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Teatro Vittoria
36
°
Johann Sebastian Bach
(1685-1750)
Niccolò Paganini
(1782-1840)
Astor Piazzolla
(1921-1992)
Tango Etude n. 6
Giulia Pecora, violino
Béla Bartók
(1881-1945)
3
Luciano Berio
(1925-2003)
Salim Dada
(1975)
Frida Kern
(1891-1988)
4
Padre Komitas
(1869-1935)
Ezio Bosso
(1971)
L’albero
da Io non ho paura,
quattordici danze per bambini attorno a un buco
trascrizione per 4 violini
Umberto Fantini
(1959)
X quattro
per 4 violini (prima esecuzione assoluta)
Duo Niccolò
del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino
Li Xinyu, Giulia Pecora, violino
In collaborazione con
Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino
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È sempre difficile trovare un filo rosso che possa fornire una sorta di
chiave di lettura di un programma di concerto: in questo caso pare
quasi impossibile! Il doppio Duo che si esibisce propone una quantità
di lavori e di autori che spaziano dal Seicento ai giorni nostri e non
necessariamente si limitano all’ambito della musica ritenuta stret-
tamente accademica. Se cediamo le armi di fronte alla possibilità di
affrontare in poche righe tutto il repertorio che ascolteremo, tuttavia
potrebbe valer la pena di abbozzare un’analisi complessiva di que-
sta operazione musicale sotto il segno dell’Esotismo. Parola grossa,
apparentemente, e a tutta prima forse anche poco congrua se siamo
abituati a pensare come esotico qualcosa di lontano solo spazialmen-
te, geograficamente. Ma l’estraneità che il termine evoca (“stranie-
ro”, “estraneo”, “forestiero”, “fuori dall’ordinario”, dal greco eksoti-
kos; tutto quel che non siamo noi, tutto l’Altro e l’Altrove, appunto) si
gioca anche su altri due livelli dell’esotismo musicale: quello storico e
quello di genere. I mondi lontani sono evocati dalla contrapposizione
di piani diacronici tanto quanto dalla giustapposizione di musiche
colte, coltissime e meno colte, musiche del passato (Telemann, Bach)
come contemporanee (da Berio a Fantini, al giovane Bosso) oltre che
dal sound algerino di Salim Dada, al portato nordafricano di Frida
Kern, che con la sua all women orchestra si esibisce sovente sul-
la sponda sud del Mediterraneo, all’Armenia di Padre Komitas, alla
musica dietetica di Bosso. Tutto riportato al nostro sguardo (al nostro
udito) attuale, all’oggi conservatoriale e delle sale da concerto, ma
anche all’oggi inquieto di MITO. Va da sé che l’Altro venga poi visto,
valutato e recepito da un’ottica propria, “nostra”, privilegiata, dun-
que superiore. Ciò porta a connotare l’alterità proposta dall’esotico,
inizialmente, etimologicamente neutra, in maniera affatto partigia-
na, che presuppone sempre e comunque una superiorità ontologica e
fenomenologica anche quando velata di fascinazione (o forse: proprio
anche perché velata di fascinazione). Ricordiamoci che questa sen-
sazione di stracciamento sonoro è egualmente forte anche se non ci
troviamo di fronte solo a “solite” seconde e quarte eccedenti; a linee
melodiche con arabeschi e ornamentazioni, a melismi o a un croma-
tismo sinuoso. Bensì ci confrontiamo con Bach, Paganini, Piazzolla,
Bartók, Berio, Salim Dada, Telemann, Frida Kern, Palestrina, Padre
Komitas, Ezio Bosso e Umberto Fantini in un intersecarsi di piani
di straniamento sonoro. Delocalizzazioni cronologiche, storiche, per
finire con inverarsi anche in ambienti culturali differenti, in generi
(nel senso più vasto che il termine gender ha assunto, naturalmente)
diversi, altri. È una storia di fronteggiamenti e di assimilazioni, di
appropriazioni intrasociali e intraculturali che si realizza negli am-
biti dello spazio e del tempo e che appartengono sicuramente alla
nostra contemporaneità, a un mondo che non ha ancora cessato di
esser postmoderno (e postmodernista, in musica).
Stefano A.E. Leoni
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I Duo Niccolò (Li Xinyu e Giulia Pecora) e Johann Sebastian
(Elena Bellusci e Martina Mancuso) si sono costituiti per parteci-
pare ai concerti itineranti di “MITO per la città” del 2014.
I quattro violinisti, allievi dei corsi superiori della classe di
Giacomo Agazzini al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, han-
no successivamente formato un gruppo di quattro violini che, oltre
ad esplorare il repertorio dedicato all’inconsueta formazione, ha
affrontato e adattato brani da altri repertori e provato a stimolare
la composizione di nuove musiche.
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Impaginazione e stampa: Alzani Tipografia - Pinerolo (TO)