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Interno stanza buio

Luce a intermittenza dall’angolo in alto a sinistra

( Musica ) Inquadratura della donna di profilo, solleva e abbassa leggermente il


capo con lenti movimenti

Inquadratura frontale (termina musica)

La protagonista è stata condotta in centrale, si tocca nervosamente gli


orecchini. Sguardo fisso sull’obiettivo.

LEI

Aspetto questo momento da quando

Avevo tredici anni...

(breve pausa)

Io non dovrei essere qui, loro sì

(Loro chi?)

LEI

Come loro chi? Vuol dire...

Non li avete presi?

(sgranando gli occhi e spingendosi in avanti)

Sono fuggiti, abbandonata, di nuovo!

(I bambini hanno chiesto di lei)

LEI

Li avete presi tutti?

(Una mano alla bocca, poi alle tempie)

Erano spaventati, sono ancora spaventati

(istanti di silenzio)

LEI

(sbattendo i piedi)

(Affondando le dita nelle guance)

Guardatemi, sono la vittima qui dentro

(Risate sommesse)

LEI

(sguardo perplesso, digrigna i denti e la mascella)

(dilata le narici)

(urlando, con la voce rotta)

Che cazzo ridi a fare?

(marcando la lettera “c”)


Che cazzo ridi a fare?

Quindici anni, quindici anni…

(la invitano alla calma, si dimena, le bloccano le braccia e la invitano a


parlare)

LEI

(breve pausa)

Sareste riusciti a sopravvivere, a piangere

Senza la paura di morire

(alzando la voce in un crescendo)

In una stanza cucita addosso a me

(porta nervosamente le mani alla bocca)

(prova a mordicchiare le unghie)

(più calma)

E io volevo farlo, guardarmi vivere altrove…

Cos’altro avevo nella mia vita?

(ridendo)

Ma esistevo, gettata nel mondo

(stringendo le labbra e guardando altrove)

e non sono

(Sorridono come davanti ad un delirio di un bambino)

LEI

(Sollevando la testa)

Sarete fieri del vostro lavoro

Continuate pure a sorridere, non avete colpe

(Sbadiglia, sembra stia per addormentarsi)

LEI

(sottovoce)

Potreste mai immaginare….

(Sollevandosi dalla sedia, barcollando)

(con la mascella tremante)

Potreste mai immaginare??!


(la mettono nuovamente a sedere)

LEI

(in tono ironico)

Già, sono ad un interrogatorio

Non ricordo mai nulla, anche che forma avesse

una lacrima

(Sospirando profondamente)

Mi insegnavano ad essere felice tra quelle mura

(scrollando le spalle)

Ma io cosa ve lo racconto a fare?

(mantiene un’espressione perplessa)

(Lei deve parlare, sappiamo noi come procedere)

LEI

(sorridendo forzatamente)

(la bocca è più grande e stretta possibile)

Si, voi non potete saperlo

(Deglutendo a fatica)

Nemmeno un singhiozzo, non dovevano accorgersi

di me, né pensare fossi umana….

(breve pausa)

(Impartendo un ordine perentorio)

“Fai il tuo lavoro”

(Può essere più precisa?)

LEI

(Con aria interrogativa e sinceramente interessata)

Le fa schifo ciò che dico? Più precisa….

(Prende pochi secondi per riflettere)

Dovevano crescere gentili, sommessi…plasmabili

(Ampi gesti con le dita in aria)

Secondo le loro volontà, nemmeno uno sguardo


(Socchiudendo e sgranando gli occhi, con la solennità di una rivelazione)

E dovevano obbedire

(le mani cadono inerti sulle gambe)

(alzando la voce. Scandendo ogni lettera con decisione)

Perché non sapevano a chi sarebbero andati incontro,

chi avrebbe detto loro di sopportare l’umiliazione di

un viso capace di fissare un moscerino (prende fiato)

per giorni e ancora giorni

(silenzio, respira affannosamente)

(Una voce sussurra “cani”)

L’atteggiamento dell’interrogata diventa più remissivo, una bambina impaurita,


si guarda attorno, quasi avesse dimenticato dove si trova, gli occhi cercano
qualcosa, ma non guardano mai dritti davanti a sé

LEI

(Come se avesse ricevuto una spallata)

Perché li chiamate cani?

Li avete presi? Posso vederli? Loro… (pausa)

La mia casa….

(La incitano ad essere più rapida)

Non minacciatemi, non potete minacciare una bambina

(gettando la testa all’indietro)

Non sono mai cresciuta, forse sono nata così, adulta,

i piccoli…

(annuisce ritmicamente)

(Ci dica dove viveva, le chiediamo di non divagare)

LEI

(inclinandosi in avanti)

Loro uscivano col capo abbassato e io restavo

senza più rivederli, alcuni sembravano famigliole

(inorridita, un breve sussulto)

dagli occhi e dalle teste enormi, slavati

e cadaverici, mi consolavo al pensiero


che sarebbero caduti in un sogno eterno

(battendo le mani sulle ginocchia, su un tavolo)

(Scoppia in una risata a denti scoperti)

“Brava”. Che era merito mio se erano diventati

Appetibili, dicevano

(Che intende con appetibili, sa cosa sta dicendo?)

(Ci possiamo fidare?)

LEI

(Noncurante di quel che hanno appena detto gli agenti)

(Un rapido gesto come a scacciare una mosca)

Nascondevamo i piccoli che non avrebbero mai potuto

(esita)

soddisfarli

(MA chi, chi? Parli cazzo)

Che nessuno avrebbe scelto

(resta con la bocca socchiusa, poi semiaperta)

(si accascia sulla sedia)

Li avrei portati con me, se solo avessi potuto

Uscire

(Si dà dei colpi in petto come per punirsi)

(ride flebilmente, tossisce con violenza)

(sorridendo scostandosi i capelli)

(guardandosi alle spalle)

So come ci avete trovati

(Con aria più sicura di prima)

Quell’uomo dal cappello sgualcito, che sembrava così

Esperto, camminando con avidità tra i corridoi, è stato

arrestato

(Mima i passi con le dita, che si accasciano e si chiudono)

(Si stringe nelle spalle e si scioglie i capelli)

L’interrogata appare disinteressata completamente


(Sussurrano)

(Condannato a morte per pedofilia, non ha accennato alcun bagliore di


pentimento)

LEI

(Agitandosi visibilmente, torcendosi le mani in un sorriso a metà)

Per lui, per colpa sua….

E dissero non possiamo attendere molto,

ci dimenticheranno e sarei morta di fame

(lunga pausa, sguardo fisso, riprende fiato)

E avete salvato me, ancora una volta

(Da chi? Per Dio chi? Non abbiamo trovato nessuno oltre lei, è lei l’unica
coinvolta!)

LEI

(Girando leggermente la testa)

Sapete da dove provengo?

(Il tono si fa sempre più forte, spezzato)

Dalle campagne, smunta, c’ero io nelle loro sagome

Scorsi quella luce bluastra e caddi

senza che nemmeno i vermi si spaventassero

della mia presenza

(I gesti si fanno sempre più confusi)

(Le mani scavano tra i capelli, provano a spezzarli)

(Sei così strana, ringrazia che ti nutriamo come un animaletto)

(Come in trance)

E la campagna sembrò sterminata, finché

Non mi trovai al posto giusto

Nell’ora giusta

Da quando mi presero non ricordo più nulla

(si fa più circospetta, teme qualcuno stia origliando)

(I palmi delle mani rivolti verso l’alto, a sfregarsi)

(con tono materno)

Crescevo e non si accorgevano di me


Era sufficiente ciò che facevo, non ero

da scartare, potevo essere utile,

(Breve pausa)

per la prima volta

(Digrignando i denti, come per far ritornare un


ricordo da tirare fuori con tutte le forze)

Far pietà alle ombre rachitiche degli orfanotrofi,

guardavo ricchezze lasciate accanto ai topi,

(Si scuote sulla sedia, con i pugni chiusi)

E sarei potuta scappare, morire di fame, ma dov’ero

Non avevano nessuno oltre me, una madre non ha diritti

(Tossisce)

Ma come si chiamano, nessuno può saperlo

dove sono i loro genitori?

(LA prego si calmi, chiamate un dottore voialtri)

LEI

(Divertita)

Sono pericolosa? Avete più paura di me?

Chi vi dice che non tenevo al loro bene?

(Muovendo a destra e a sinistra la mascella)

E a me chi pensava? (sollevando il mento)

Voi, voi ora…

(Si ferma spezzando le parole, come se avesse ricevuto


un colpo alle spalle)

ma mi hanno salvata,

(Si guarda le dita)

come posso essere la loro vittima…?

(Scrolla la testa, a tratti violentemente)

(Mani giunte. Compie movimenti circolari con le dita)

Li imploravano di andare con loro

Qualcuno li chiamava papà, almeno così raccontavano…

(Indica punti nel vuoto piegando le dita)

(Esita a continuare, muove la testa verso il basso

con circospezione)

Ma vi fidate di me? Chi vi garantisce cosa?


(cercando di convincerli)

Avranno mentito a chiunque

E sono vivi, stanno ridendo, dovessi liberarmi

(Guarda in basso, il respiro è irregolare)

Non riuscirei a camminare, la febbre, la febbre

E tutta la corrente di ritorno

(Inizia a muoversi in cerchio sulla sedia)

Non sparisce

(Si accascia come una marionetta, un lieve tremito del

labbro, lo sguardo diventa più aggressivo)

Cosa guardate, anzi fissatemi, fatemi parlare

(cerca di darsi uno schiaffo in viso, ma la bloccano)

LEI

(si asciuga la bocca con il polso)

Sdraiata sul linoleum ghiacciato, lasciatemi! lasciatemi

Parlare!

(Ansimando, il fiato è più roco)

Dimenticavo cosa fosse il mondo, mi guardavo, chi era

Quella donna, non apriva bocca da mesi, mi conosceva

(Le parole diventano un rantolo sordo)

Così bene, perché sentiva il mio corpo al posto mio

E non avevo percezione nemmeno dei lividi che pulsavano

Bussavano, due tre volte – sei una professionista cazzo-

(Ogni parola è più un grido di dolore che detta)

Le mani strappavano il camice, inerte, notti intere

(Guarda ancora le mani come se non fossero sue)

A contare i secondi dei loro pianti e le mani erano

sporche, inspiegabilmente sporche

(Alza lo sguardo e fissa gli agenti chiedendo loro risposte)

Perché non li avevo picchiati io, ma dormivo,

le impronte nella neve, l’unico colore che scorgevo

(Vertigini alla testa, chiede dell’acqua)

Mi conoscevano così bene…


(Da sconsolata a furiosa)

Ero io, ero io, dicevano, perché erano cresciuti con me

Con le strisce e i topi sulla schiena, muti,

(battendo pugni sulle braccia)

senza sapere come parlare né camminare

Solo loro in testa, solo quel che facevano e quello solo

eravamo capaci di fare

(Pausa, un agente si schiarisce la voce)

(Con voce quasi robotica)

LEI

E tutte regole che non conoscevo giudicavano le mie

parole, non ho fatto nulla per loro,

ho osservato, lasciato andare, non sentire fitte in petto

era più importante di scappare

E sono tutti con me, non uno, parlo con loro ogni giorno

Anche se non li vedo

(Sbuffi di impazienza degli agenti)

(Purtroppo non abbiamo alcuna prova sufficiente per scagionarla e lei sembra
essere l’unica persona coinvolta nella vicenda)

(Ha altro da aggiungere?)

Ma l’interrogata li guarda spaesata, accenna un sorriso e torna a guardare in


basso, dritta verso i suoi piedi

Qualsiasi domanda le viene posta, sembra non sentirla o aver perso la facoltà di
parlare, non oppone alcuna resistenza ad essere trascinata via
no)

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