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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO

Dipartimento di Scienze Mediche


Corso di Laurea Magistrale in Scienze e Tecniche Avanzate dello Sport
(LM-68)

RICERCA BIBLIOGRAFICA

Corso di insegnamento: Valutazione del movimento - basi della ricerca e materiali


Docente del corso: Prof. Alberto Rainoldi

Studentessa: Elena Calcagno

Anno Accademico: 2021-2022


UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO

Dipartimento di Scienze Mediche


Corso di Laurea Magistrale in Scienze e Tecniche Avanzate dello Sport
(LM-68)

RICERCA BIBLIOGRAFICA

“L’efficacia dei metodi di permanenza in altura


sulle prestazioni dei corridori di resistenza”

Corso di insegnamento: Valutazione del movimento - basi della ricerca e materiali


Docente del corso: Prof. Alberto Rainoldi
Studentessa: Elena Calcagno

Anno Accademico: 2021-2022


INTRODUZIONE
Negli anni, gli studi sul raggiungimento e sul mantenimento della massima prestazione sono cresciuti
di numero, con una ricerca sempre più orientata al singolo dettaglio.
A seconda delle molteplici discipline sportive sono stati indagati i diversi parametri fisiologici la cui
variazione maggiormente influenza il risultato prestativo. A partire dagli esiti di queste ricerche sono
stati poi analizzati i metodi e le strategie specifiche migliori per indurre i cambiamenti desiderati.
Con riferimento agli sport di resistenza, in particolare la corsa, è stata individuata una metodica basata
sullo sfruttamento dell’altitudine per indurre alcuni cambiamenti fisiologici, utili al miglioramento
delle prestazioni, senza ricorrere al doping. Nei diversi protocolli di studio i più importanti
cambiamenti fisiologici ricercati sono legati a parametri cardiorespiratori ed ematologici.
Tra i parametri cardiorespiratori sono stati presi in considerazione VO2max, ventilazione massima,
saturazione di ossiemoglobina arteriosa, funzione cardiaca (frequenza cardiaca, volume telediastolico
e telesistolico, frazione di eiezione, gittata cardiaca), ossigenazione del muscolo scheletrico
(concentrazione di ossiemoglobina, di deossiemoglobina, indice di ossigeno tissutale).
Tra i parametri ematologici sono stati invece analizzati massa dell’emoglobina, ematocrito,
percentuale di reticolociti, concentrazioni di ferritina e recettore della transferrina solubile (sTfR),
concentrazione di eritropoietina (EPO), volumi dei compartimenti intravascolari (sangue, plasma,
eritrociti).
Il passaggio successivo è stato determinare la correlazione presente tra la variazione di tali parametri
e l’eventuale miglioramento prestativo, valutato, oltre che sulla base di una prova cronometrata, anche
in base ad analisi su economia della corsa, velocità al VO2max e alla soglia del lattato, potenza di picco
(PPO), VO2 e potenza al punto di compensazione respiratoria (VO2RCP e PRCP).
La maggior parte degli studi concorda nell’affermare la validità degli effetti indotti da una
permanenza in quota. Tuttavia negli anni sono state indagate metodiche diverse, a seconda del periodo
di permanenza, dell’altitudine scelta per il soggiorno e per gli allenamenti, e del programma di
allenamento. In particolare, si possono individuare tre principali metodi: living high-training low
(LHTL), che presuppone una permanenza in quota (solitamente ad altitudini moderate, tra 1800 e
3000 m) e un programma di allenamento a basse altitudini o più frequentemente al livello del mare;
living high-training high (LHTH), che prevede permanenza e allenamenti alla stessa altitudine
(solitamente moderata, tra 1800 e 3000 m); living at moderate altitude, low-intensity base training at
moderate altitude, high-intensity interval training at low altitude (HiHiLo), che prevede permanenza
in quota (ad altitudini moderate, tra 1800 e 3000 m), allenamento di base a bassa intensità alla stessa
altitudine e allenamento ad alta intensità a bassa altitudine (tra 1000 e 1500 m).
Questa ricerca si pone l’obiettivo di confermare la validità del soggiorno in altura in una prospettiva
di miglioramento delle prestazioni di corridori competitivi sulle medie e lunghe distanze. In
particolare vengono ripresi gli studi già effettuati su atleti che seguono programmi LHTL, LHTH o
HiHiLo, tenendo in considerazione alcune variabili, tra cui la durata dell’intervento e le altitudini del
soggiorno.

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ARTICOLO 1

‘‘Living high-training low’’: effect of moderate-altitude acclimatization with


low-altitude training on performance
Levine, B. D., & Stray-Gundersen, J.
Abstract:
The principal objective of this study was to test the hypothesis that acclimatization to moderate
altitude (2,500 m) plus training at low altitude (1,250 m), "living high-training low," improves sea-
level performance in well-trained runners more than an equivalent sea-level or altitude control.
Thirty-nine competitive runners (27 men, 12 women) completed 1) a 2-wk lead-in phase, followed
by 2) 4 wk of supervised training at sea level; and 3) 4 wk of field training camp randomized to three
groups: "high-low" (n = 13), living at moderate altitude (2,500 m) and training at low altitude (1,250
m); "high-high" (n = 13), living and training at moderate altitude (2,500 m); or "low-low" (n = 13),
living and training in a mountain environment at sea level (150 m). A 5,000-m time trial was the
primary measure of performance; laboratory outcomes included maximal O2 uptake (VO2 max),
anaerobic capacity (accumulated O2 deficit), maximal steady state (MSS; ventilatory threshold),
running economy, velocity at VO2 max, and blood compartment volumes. Both altitude groups
significantly increased VO2 max (5%) in direct proportion to an increase in red cell mass volume
(9%; r = 0.37, P < 0.05), neither of which changed in the control. Five-kilometer time was improved
by the field training camp only in the high-low group (13.4 +/- 10 s), in direct proportion to the
increase in VO2 max (r = 0.65, P < 0.01). Velocity at VO2 max and MSS also improved only in the
high-low group. Four weeks of living high-training low improves sea-level running performance in
trained runners due to altitude acclimatization (increase in red cell mass volume and VO2 max) and
maintenance of sea-level training velocities, most likely accounting for the increase in velocity at
VO2 max and MSS.
Obiettivo:
Questo studio si pone l’obiettivo di dimostrare che se gli atleti potessero vivere ad altitudini moderate
(sopra i 2500 m), ma allenarsi a bassa quota (al di sotto dei 1500 m), potrebbero acquisire i vantaggi
fisiologici dell’acclimatazione all’altitudine senza subire l’effetto del detraining associato
all’esercizio in ipossia.

Campione:
Sono stati individuati 41 corridori di resistenza, 39 dei quali hanno completato tutti i test e il periodo
di formazione; di questi 27 erano uomini e 12 donne, di età compresa tra i 18 e i 31 anni. Gli atleti
selezionati dovevano essere agonisti di un buon livello e necessariamente competitivi in una distanza
compresa tra 1500 m e la maratona.
Materiali e Metodi:
Questo studio si compone di 4 fasi principali. Nella prima fase di inserimento gli atleti sono stati
portati a Dallas (150 m), dopo la stagione primaverile in pista, per 2 settimane di allenamento
supervisionato; in questo periodo sono stati misurati i livelli di ferritina sierica.
Nella seconda fase gli atleti hanno seguito un periodo di allenamento supervisionato di 4 settimane
con un incremento di volume e intensità nelle prime 3 e un leggero decremento nell’ultima settimana.
Al termine della prima e della quarta settimana è stata effettuata una prova cronometrata sui 5000 m.
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Nella terza fase gli atleti sono stati suddivisi in 3 gruppi, ognuno dei quali composto da 9 uomini e 4
donne: gli atleti del primo gruppo hanno vissuto ad altitudine moderata (2500 m) per allenarsi ad una
quota più bassa (1200-1400); quelli del secondo gruppo hanno vissuto e si sono allenati ad altitudine
moderata (2500 m); gli atleti del terzo gruppo hanno vissuto e si sono allenati al livello del mare (150
m). Questa terza fase è durata 4 settimane, con la prima di acclimatamento, le due successive con
aumento del volume e dell’intensità negli allenamenti e l’ultima caratterizzata da un leggero
decremento di questi stessi parametri. L’ultima fase ha previsto un ritorno al livello del mare per tutti
i gruppi.
Nella prima settimana di ritorno dal periodo in quota sono stati organizzati alcuni test, tra i quali due
prove cronometrate sui 5000 m il terzo e il settimo giorno. Il secondo giorno sono stati misurati
plasma, volume di sangue e livello di performance con una prova submassimale; il quarto giorno è
stato effettuato un test incrementale su cicloergometro per determinare il VO2max; il quinto giorno un
test per la capacità anaerobica. Questa sessione di test è stata confrontata con le prove eseguite prima
dei ritiri in altura. Nelle successive 2 settimane gli atleti hanno eseguito principalmente corse lunghe
facili integrate a corse brevi e veloci, con una prova cronometrata di 5000 m alla fine di ogni
settimana.

Analisi Statistica:
Il confronto statistico primario è stato fatto tra le sessioni di test prima e dopo la terza fase del campo
di addestramento (in altitudine o a livello del mare) ed è stato analizzato tramite analisi della varianza
(ANOVA) di misure ripetute. Sono state considerati statisticamente significative le variazioni con un
valore di F < 0,05; è stato poi applicato il “Student-Newman-Keul’s post-hoc test” per confronti
multipli per determinare la fonte della differenza. La relazione tra il cambiamento in VO 2max, il
cambiamento nel volume della massa dei globuli rossi, la variazione del tempo sui 5000 m sono state
comparate usando la regressione lineare e il coefficiente di Pearson.
Tutti i dati sono stati espressi come media ± SD (Deviazione Standard).

Risultati:
I primi due controlli, al basale e dopo il periodo di allenamento uguale per tutti (a livello del mare),
non hanno mostrato differenza significative tra i tre gruppi in merito al tempo sui 5000 m., alla VO 2max
e ai volumi ematici.
Il volume plasmatico tendeva ad aumentare nei gruppi high-low e high-high dopo il periodo di
allenamento a livello del mare, mentre tornava a livelli basali dopo il periodo di allenamento in altura.
Non sono state invece riscontrate differenze nel gruppo di controllo low-low. Il fatto di vivere ad
altitudine moderata, indipendentemente dall’altitudine degli allenamenti, ha determinato un aumento
del volume della massa eritrocitaria, non riscontrato nel gruppo low-low. Ad altitudine moderata,
quindi, la riduzione del volume plasmatico è stata compensata da un aumento del volume di massa
dei globuli rossi, lasciando invariato il volume totale del sangue, ma con un aumento della capacità
di trasportare ossigeno.
Il VO2max non è cambiato in nessun gruppo tra i valori iniziali e nei test eseguiti dopo le 4 settimane
di allenamento a livello del mare. A seguito delle 4 settimane di high-low e high-high, invece, gli
atleti hanno aumentato il loro VO2max del 5%. Questa variazione non è emersa per il gruppo di
controllo low-low.
Diversamente, VO2 al MSS (Maximal Steady State) è aumentato significativamente solo nel gruppo
high-low, dopo il ritiro in quota.

3
Non ci sono stati cambiamenti significativi nel deficit di ossigeno accumulato né dopo l’allenamento
al livello del mare né dopo l’allenamento in altitudine. Anche l’economia di corsa è rimasta stabile
per tutti e 3 i gruppi.
La velocità a VO2max è aumentata significativamente dopo il ritiro in quota solo nel gruppo high-low.
La prova cronometrata sui 5000 m è stata migliorata, in termini di tempo, in misura simile dopo
l’allenamento a livello del mare. È ulteriormente migliorata però, dopo il ritiro, per il gruppo high-
low (con una media di 13.4 ± 10 s). Questo miglioramento persisteva per almeno 3 settimane dopo il
ritorno al livello del mare.
Conclusioni:
Questo studio ha mostrato come l’acclimatazione ad altitudine moderata, se combinata con
l’allenamento a bassa quota, possa tradursi in un miglioramento delle prestazioni a livello del mare
per corridori di resistenza di alto livello. Lo stesso effetto non si raggiunge quando anche
l’allenamento viene svolto ad altitudine moderata, perché gli atleti in ipossia non sono in grado di
sostenere gli alti ritmi di lavoro necessari per mantenere la forma competitiva. Il gruppo high-low ha
mostrato miglioramenti nelle prove sui 5000 m grazie ad un aumento nella capacità di trasportare
ossigeno nel sangue, all’aumento del VO2max e della velocità al VO2max e al MSS.

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ARTICOLO 2

Individual variation in response to altitude training


Chapman, R. F., Stray-Gundersen, J., & Levine, B. D.

Abstract:
Moderate-altitude living (2,500 m), combined with low-altitude training (1,250 m) (i.e., live high-
train low), results in a significantly greater improvement in maximal O2 uptake (V(02)max) and
performance over equivalent sea-level training. Although the mean improvement in group response
with this "high-low" training model is clear, the individual response displays a wide variability. To
determine the factors that contribute to this variability, 39 collegiate runners (27 men, 12 women)
were retrospectively divided into responders (n = 17) and nonresponders (n = 15) to altitude training
on the basis of the change in sea-level 5,000-m run time determined before and after 28 days of living
at moderate altitude and training at either low or moderate altitude. In addition, 22 elite runners were
examined prospectively to confirm the significance of these factors in a separate population. In the
retrospective analysis, responders displayed a significantly larger increase in erythropoietin (Epo)
concentration after 30 h at altitude compared with nonresponders. After 14 days at altitude, Epo was
still elevated in responders but was not significantly different from sea-level values in nonresponders.
The Epo response led to a significant increase in total red cell volume and V(O2) max in responders;
in contrast, nonresponders did not show a difference in total red cell volume or V(O2)max after
altitude training. Nonresponders demonstrated a significant slowing of interval-training velocity at
altitude and thus achieved a smaller O2 consumption during those intervals, compared with
responders. The acute increases in Epo and V(O2)max were significantly higher in the prospective
cohort of responders, compared with nonresponders, to altitude training. In conclusion, after a 28-day
altitude training camp, a significant improvement in 5,000-m run performance is, in part, dependent
on 1) living at a high enough altitude to achieve a large acute increase in Epo, sufficient to increase
the total red cell volume and V(O2)max, and 2) training at a low enough altitude to maintain interval
training velocity and O2 flux near sea-level values.
Obiettivo:
Questo studio si pone l’obiettivo di spiegare le differenze nella risposta adattativa all’altitudine tra gli
atleti che si sono sottoposti all’esperimento, valutando in particolare la presenza o meno di un
miglioramento significativo delle prestazioni.

Campione:
Sono stati individuati 39 corridori di resistenza (27 uomini e 12 donne, di età 21.6 ± 2.9 anni) che
dovevano essere competitivi su distanze tra i 1500 m e la maratona.

Materiali e Metodi:
Gli atleti hanno completato un periodo di 6 settimane di allenamento supervisionato a livello del
mare, al termine del quale sono stati eseguiti i primi test sulla prestazione. Gli atleti sono poi stati
portati ad un’altitudine di 2500 m, alla quale hanno vissuto per 28 giorni. L’allenamento ha seguito
invece 3 strade distinte: per il primo gruppo (high-high) l’allenamento veniva eseguito ad
un’altitudine moderata (2500-3000 m); il secondo gruppo (high-low) si allenava a bassa quota (1200-
1400 m); per il terzo gruppo (high-high-low) l’allenamento base veniva eseguito ad altitudine
moderata, mentre allenamenti a intervalli ad alta intensità venivano eseguiti a bassa quota. In tutti e
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tre i gruppi erano presenti 9 uomini e 4 donne. Il programma di allenamento di 4 settimane prevedeva
volume e intensità crescenti durante le prime 3 settimane, con una leggera riduzione nella quarta
settimana, prima dei test di laboratorio e delle prestazioni.
Quando i soggetti sono tornati al livello del mare dopo il ritiro in quota, sono stati eseguiti i test: il
secondo giorno sono stati misurati il plasma e il volume di sangue; il terzo giorno è stata eseguita una
prova cronometrata sui 5000 m in pista; il quarto giorno è stato eseguito un test incrementale di
VO2max su tapis roulant.

Analisi Statistica:
Per esaminare la variabilità individuale in risposta a 4 settimane di esposizione all’altitudine e
all’allenamento, gli atleti sono stati suddivisi in gruppi classificati come rispondenti (con
miglioramento sui 5000 m ≥ 14,1-s) e non rispondenti (con miglioramento sui 5000 m ≤ 0-s) agli
effetti dell’altitudine. I 7 atleti con un miglioramento compreso tra 0 e 14,1 sono stati esclusi
dall’analisi. Le variabili di concentrazione di Epo, volume di sangue e volume eritrocitario sono state
analizzate prima usando la statistica D D’Agostino come test di normalità. Le stesse variabili sono
state poi analizzate usando sia test parametrici (T-Students) che non parametrici (Wilcoxon per coppie
appaiate e Kruskal-Wallis).
Per tutti i confronti la significatività statistica è stata fissata a P ≤ 0,05.
Risultati:
Tra i non rispondenti sono rientrati 15 atleti (7 high-high, 4 high-high-low, 4 high-low); tra i
rispondenti sono rientrati 17 atleti (3 high-high, 6 high-high-low, 8 high-low). La concentrazione di
EPO è aumentata significativamente in entrambi i gruppi dopo 30 ore a 2500 m. Tuttavia i rispondenti
hanno un significativo maggiore aumento della concentrazione media di EPO, che è rimasta più alta
(rispetto ai valori iniziali) anche dopo 14 giorni, a differenza dei non rispondenti, nei quali è tornata
a livelli basali. Entrambi i gruppi hanno avuto un aumento significativo della concentrazione di
emoglobina e dell’ematocrito da prima a dopo il periodo in quota, aumento che si è ridotto però più
velocemente nei non rispondenti. Il volume di sangue inoltre era significativamente più basso nei non
rispondenti dopo 4 settimane in altitudine. Il volume totale di sangue dei rispondenti non aveva subito
variazioni, ma era determinato da una diminuzione del volume plasmatico e da un aumento del
volume eritrocitario.
I valori di VO2max e di VO2 al MSS (Maximal Steady State) sono aumentati significativamente tra i
rispondenti all’altitudine, mentre non ci sono state variazioni tra i non rispondenti.
L’aumento di SaO2 da prima a dopo il periodo in altura è stato significativo in entrambi i gruppi
dimostrando un grado simile di acclimatazione ventilatoria nei rispondenti e nei non rispondenti.

Conclusioni:
Questo studio ha individuato due meccanismi che è fondamentale tenere in considerazione nel
valutare quanto un soggetto risponda fisiologicamente ad un periodo in altura: l’effetto di
acclimatazione all’altitudine, con un aumento della capacità di trasporto di O2 e un incremento di
VO2max, e il mantenimento di questi effetti una volta tornati al livello del mare, con un miglioramento
delle prestazioni in gara. Gli effetti che hanno differenziato i rispondenti dai non rispondenti sono
stati: l’aumento di concentrazione di Epo (mantenuto anche dopo 14 giorni), l’aumento nel volume
totale dei globuli rossi, l’incremento della VO 2max e della VO2 al MSS con un conseguente
miglioramento significativo nel tempo di esecuzione dei 5000 m. Questo studio ipotizza inoltre che
il numero di persone che non rispondono positivamente al periodo di formazione in quota può essere
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ridotto al minimo tramite assegnazione individuale di abitudini di vita e di allenamento, sulla base
dello screening della risposta eritropoietica e degli effetti prodotti dall’esposizione ad altitudine
moderata.

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ARTICOLO 3

“Living high-training low” altitude training improves sea level performance in


male and female elite runners
Stray-Gundersen, J., Chapman, R. F., & Levine, B. D.
Abstract:
Acclimatization to moderate high altitude accompanied by training at low altitude (living high-
training low) has been shown to improve sea level endurance performance in accomplished, but not
elite, runners. Whether elite athletes, who may be closer to the maximal structural and functional
adaptive capacity of the respiratory (i.e., oxygen transport from environment to mitochondria) system,
may achieve similar performance gains is unclear. To answer this question, we studied 14 elite men
and 8 elite women before and after 27 days of living at 2,500 m while performing high-intensity
training at 1,250 m. The altitude sojourn began 1 wk after the USA Track and Field National
Championships, when the athletes were close to their season's fitness peak. Sea level 3,000-m time
trial performance was significantly improved by 1.1% (95% confidence limits 0.3-1.9%). One-third
of the athletes achieved personal best times for the distance after the altitude training camp. The
improvement in running performance was accompanied by a 3% improvement in maximal oxygen
uptake (72.1 +/- 1.5 to 74.4 +/- 1.5 ml x kg(-1) x min(-1)). Circulating erythropoietin levels were near
double initial sea level values 20 h after ascent (8.5 +/- 0.5 to 16.2 +/- 1.0 IU/ml). Soluble transferrin
receptor levels were significantly elevated on the 19th day at altitude, confirming a stimulation of
erythropoiesis (2.1 +/- 0.7 to 2.5 +/- 0.6 microg/ml). Hb concentration measured at sea level increased
1 g/dl over the course of the camp (13.3 +/- 0.2 to 14.3 +/- 0.2 g/dl). We conclude that 4 wk of
acclimatization to moderate altitude, accompanied by high-intensity training at low altitude, improves
sea level endurance performance even in elite runners. Both the mechanism and magnitude of the
effect appear similar to that observed in less accomplished runners, even for athletes who may have
achieved near maximal oxygen transport capacity for humans.
Obiettivo:
L’obiettivo di questo studio è verificare se il metodo living high-training low, che ha dimostrato avere
effetti positivi sulla prestazione di atleti di livello collegiale, produca effetti anche su atleti d’élite,
molto più vicini al loro potenziale di prestazione finale rispetto agli atleti studiati in precedenza.

Campione:
Sono stati individuati 26 corridori d’élite, specializzati in corsa di resistenza (17 uomini e 9 donne)
di livello nazionale, competitivi su una distanza compresa tra i 1500 m e la maratona. Di questi 22
(14 uomini e 8 donne) hanno completato con successo il protocollo; in 4 si sono fermati per infortunio
o malattia.
Materiali e Metodi:
Gli atleti sono stati valutati la settimana prima e la settimana dopo il periodo di formazione,
caratterizzato da 27 giorni trascorsi ad un’altitudine moderata di 2500 m. Agli atleti è stato
somministrato un allenamento ad alta intensità e ad alta velocità a 1250 m. Tutti gli altri allenamenti
sono stati svolti tra 1250 e 3000 m (in particolare tra 2000 e 2800). Questo modello viene chiamato
“living at moderate altitute, low-intensity base training at moderate altitude, high-intensity interval
training at low altitude” (“HiHiLo”) e differisce in alcuni aspetti dal precedente “HiLo”.
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A livello del mare le prestazioni sono state valutate tramite prova cronometrata su 3000 m, sia il
giorno prima sia 3 giorni dopo il soggiorno in quota. Un altro test è stato eseguito su tapis roulant a
velocità costante e aumento di pendenza fino all’esaurimento. Oltre ai risultati prestativi sono stati
registrati anche i livelli di frequenza cardiaca, saturazione percentuale di ossiemoglobina arteriosa,
consumo di ossigeno e ventilazione.
Sono stati inoltre esaminati campioni di sangue prelevati in quattro occasioni: 3 giorni prima del
soggiorno in quota, dopo la prima notte in quota (20 h), dopo 19 giorni in quota e dopo il ritorno al
livello del mare.
Analisi Statistica:
Tutti i dati sono stati espressi come media ± SD (Deviazione Standard). La performance e il VO 2max
sono stati confrontati mediante t-test per campioni appaiati. I dati ematologici sono stati confrontati
mediante ANOVA unidirezionale. Le differenze di genere sono state analizzate usando ANOVA a
due vie. La significatività è stata fissata a P ≤ 0,05. I dati significativi sono stati poi sottoposti ad
un’analisi post-hoc tramite Student-Newman-Keuls test per identificarne le differenze.
Risultati:
Poiché non sono state rilevate differenze di genere in risposta al soggiorno in quota, i dati per uomini
e donne sono considerati insieme.
Le prestazioni sulla distanza di 3000 m effettuata al livello del mare, a seguito del soggiorno in quota,
sono sensibilmente migliorate (in media di 5.8 s). Il VO2max è significativamente aumentato del 3%
dopo il periodo in quota, così come la ventilazione massima. È emersa inoltre una relazione tra la
variazione di VO2max e la variazione di massima ventilazione.
La frequenza cardiaca massima è rimasta invece invariata rispetto alla prima valutazione, così come
la saturazione percentuale di ossiemoglobina arteriosa. La concentrazione di emoglobina è aumentata
durante il periodo in altura, è rimasta elevata durante il campo ed era ancora significativamente
elevata al ritorno al livello del mare, così come i livelli di ematocrito. L’eritropoietina, aumentata
notevolmente nei primi giorni in altitudine, è poi tornata a livelli basali una volta concluso il periodo
in quota.
Conclusioni:
I risultati di questo studio hanno confermato la validità del metodo “HiHiLo” anche negli atleti d’élite,
che hanno registrato miglioramenti nei test sui 3000 m. Tale miglioramento, similmente a quanto già
visto in altri studi, è dovuto ad un incremento della VO2max e della ventilazione massima e – a livello
ematico – ad un aumento della concentrazione di emoglobina e dei livelli di ematocrito.

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ARTICOLO 4

Living high-training low: tolerance and acclimatization in elite endurance


athletes
Brugniaux, J. V., Schmitt, L., Robach, P., Jeanvoine, H., Zimmermann, H., Nicolet, G., Duvallet,
A., Fouillot, J. P., & Richalet, J. P.
Abstract:
The ‘‘living high-training low’’ (LHTL) model is frequently used to enhance aerobic performance.
However, the clinical tolerance and acclimatization process to this intermittent exposure needs to be
examined. Forty one athletes from three federations (cross-country skiers, n=11; swimmers, n=18;
runners, n=12) separately performed a 13 to 18-day training at the altitude of 1,200 m, by sleeping
either at 1,200 m (CON) or in hypoxic rooms (HYP), with an O2 fraction corre sponding to 2,500 m
(5 nights for swimmers and 6 for skiers and runners), 3,000 m (6 nights for skiers, 8 for swimmers
and 12 for runners) and 3,500 m (6 nights for skiers). Measurements performed before, 1 or 15 days
after training were ventilatory response (HVRe) and desaturation (DSaO2e) during hypoxic exercise,
an evaluation of cardiac function by echocardiography, and leukocyte count. Lake Louise AMS score
and arterial O2 saturation during sleep were measured daily for HYP. Subjects did not develop
symptoms of AMS. Mean nocturnal SaO2 decreased with altitude down to 90% at 3,500 m and
increased with acclimatization (except at 3,500 m). Leukocyte count was not affected except at 3,500
m. The heart function was not affected by LHTL. Signs of ventilatory acclimatization were present
immediately after training (increased HVRe and decreased DSaO2e) and had disappeared 15 days
later. In conclusion, LHTL was well tolerated and compatible with aerobic training. Comparison of
the three patterns of training suggests that a LHTL session should not exceed 3,000 m, for at least 18
days, with a minimum of 12 h day-1 of exposure.

Obiettivo:
L’obiettivo principale di questo studio consiste nel determinare l’influenza di alcuni fattori, tra i quali
il grado e la durata dell’ipossia in un programma LHTL per valutare se e quanto gli effetti positivi
aumentino rispetto a quelli negativi. In particolare ci si chiede se LHTL consenta agli atleti di
sopportare un programma di allenamento sufficientemente intenso (almeno 3h e 30 al giorno) e in
che modo l’esposizione all’ipossia influenzi l’acclimatazione ventilatoria e lo stato clinico. Inoltre si
indaga se il probabile aumento di HVRe persista ancora 15 giorni dopo la fine del programma LHTL
o se invece scompaiano gli effetti nocivi.
Campione:
I soggetti presi in esame, di tre discipline diverse, sono stati considerati atleti d’élite per la loro
partecipazione a concorsi nazionali e internazionali e l’iscrizione ad una lista d’élite francese. Sono
stati scelti 11 atleti per lo sci di fondo, suddivisi in 6 per il gruppo in ipossia (LHTL) e 5 per il gruppo
di controllo, con 3 donne per ciascun gruppo. I nuotatori erano invece 18, 9 per il gruppo in ipossia,
9 per il gruppo di controllo, con una donna per ciascun gruppo. Per quanto riguarda la corsa, dei 12
atleti selezionati 6 hanno fatto parte del gruppo in ipossia, 6 del gruppo di controllo.

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Materiali e Metodi:
Gli atleti sono stati suddivisi in due gruppi, un gruppo sottoposto al programma living high-training
low (LHTL), ovvero a ipossia (HYP) e un gruppo di controllo (CON). L’esperimento si componeva
di 3 fasi: pre-formazione, formazione e post-formazione.
I test di valutazione sono stati condotti nella fase pre, appena conclusa la formazione (POST1) e 15
giorni post-formazione (POST2). Nel periodo di pre-formazione gli atleti sono stati sottoposti a test
di conta leucocitaria, ecocardiografia, prelievo di sangue, test di prestazione e HVRe test. Il periodo
di formazione, per gli atleti sottoposti a LHTL, si è svolto ad altitudini tra i 2500 e i 3000 metri per
11/16 h al giorno per 13/18 giorni. Gli allenamenti sono stati organizzati per entrambi i gruppi ad una
altitudine di 1200 m. Al termine del periodo di formazione è stato eseguito un primo test e poi un
secondo dopo 15 giorni, nei quali sono stati valutati gli stessi parametri del test pre-formazione. Il
test di prestazione è stato svolto utilizzando un tapis roulant per fondisti e corridori e una prova in
piscina per i nuotatori. Con il HVRe test è stata invece valutata la risposta ventilatoria ipossica
all’esercizio; si tratta di un test da sforzo submassimale eseguito a una potenza corrispondente al 30%
della VO2max (misurata prima dell’esperimento).
Analisi Statistica:
Tutti i dati sono stati espressi come media ± SD (deviazione standard). In ciascun gruppo sono stati
utilizzati test non parametrici, poiché il numero di soggetti coinvolti non era sufficientemente grande.
Per confrontare i risultati prima e 15 giorni dopo il periodo di formazione è stato usato il Wilcoxon
test. Invece, per confrontare i due gruppi (LHTL e CON) è stato usato il U-Mann Whitney test. Per
tutte le analisi statistiche, è stato accettato come livello di significatività statistica un valore di P ≤
0,05.

Risultati:
I test hanno confermato che il VO2max al POST1 tendeva ad aumentare sia per i nuotatori sia per i
corridori (+7,1%, n=5) sottoposti ad ipossia, ma non per gli sciatori. Al POST2 i valori di VO 2max
tendevano a tornare a livello basale per i nuotatori, mentre continuavano ad essere più alti del PRE
per i corridori HYP (+3,4%, n=5). I valori di VO2max sono invece rimasti invariati per i gruppi di
controllo.
Il volume dei globuli rossi non ha subito variazioni tra i gruppi HYP, se non per i nuotatori, in cui è
aumentato; invece, nei gruppi CON, tendeva a diminuire al POST2. I valori di emoglobina ed
ematocrito non hanno subito variazioni significative.
Per quanto riguarda gli effetti nocivi, nessun atleta ha sviluppato mal di montagna acuto.
La conta dei leucociti non ha prodotto particolari risultati perché tutti i valori sono rimasti su limiti
normali, nonostante qualche piccola variazione alle altitudini più alte (3500 m).
L’ecocardiografia non ha registrato alterazioni pericolose per i gruppi HYP.
Per quanto riguarda i valori di HVRe e ΔSaO2 non ci sono stati cambiamenti per i fondisti tra PRE e
POST2. I nuotatori del gruppo HYP hanno registrato un aumento di HVRe (30%) e una diminuzione
di ΔSaO2 (31%) al POST1 rispetto al PRE. I corridori del gruppo HYP hanno registrato un aumento
di HVRe (74%) e una diminuzione di ΔSaO2 (19%) da PRE a POST1.

Conclusioni:
Questo studio conferma che il protocollo di formazione dei soggetti sottoposti a ipossia non crea
disturbi, ma è comunque necessario un periodo di acclimatazione ad altitudini intermedie ed è
preferibile non superare i 3000 m. Il fatto che tutti i parametri siano rimasti all’interno di intervalli
11
fisiologici e ci sia stato un aumento dei valori di VO 2max permette di confermare i vantaggi che si
possono ottenere per prestazioni di tipo aerobico. Per conseguire tali vantaggi sembrano essere
necessarie almeno 12 ore al giorno in ipossia per almeno 18 giorni. Inoltre dopo un periodo di 15
giorni dall’intervento gli effetti di acclimatazione tendono a scomparire.

12
ARTICOLO 5

Eighteen days of “living high, training low” stimulate erythropoiesis and


enhance aerobic performance in elite middle-distance runners
Brugniaux, J. V., Schmitt, L., Robach, P., Nicolet, G., Fouillot, J. P., Moutereau, S., Lasne, F.,
Pialoux, V., Saas, P., Chorvot, M. C., Cornolo, J., Olsen, N. V., & Richalet, J. P.
Abstract:
The efficiency of “living high, training low” (LHTL) remains controversial, despite its wide
utilization. This study aimed to verify whether maximal and/or submaximal aerobic performance
were modified by LHTL and whether these effects persist for 15 days after returning to normoxia.
Last, we tried to elucidate whether the mechanisms involved were only related to changes in oxygen-
carrying capacity. Eleven elite middle-distance runners were tested before (Pre), at the end (Post1),
and 15 days after the end (Post2) of an 18-day LHTL session. Hypoxic group (LHTL, n = 5) spent 14
h/day in hypoxia (6 nights at 2,500 m and 12 nights at 3,000 m), whereas the control group (CON, n =
6) slept in normoxia (1,200 m). Both LHTL and CON trained at 1,200 m. Maximal oxygen uptake
and maximal aerobic power were improved at Post1 and Post2 for LHTL only (+7.1 and +3.4% for
maximal oxygen uptake, +8.4 and +4.7% for maximal aerobic power, respectively). Similarly oxygen
uptake and ventilation at ventilatory threshold increased in LHTL only (+18.1 and +12.2% at Post1,
+15.9 and +15.4% at Post2, respectively). Heart rate during a 10-min run at 19.5 km/h decreased for
LHTL at Post2 (−4.4%). Despite the stimulation of erythropoiesis in LHTL shown by the 27.4%
increase in serum transferrin receptor and the 10.1% increase in total hemoglobin mass, red cell
volume was not significantly increased at Post1 (+9.2%, not significant). Therefore, both maximal
and submaximal aerobic performance in elite runners were increased by LHTL mainly linked to an
improvement in oxygen transport in early return to normoxia and probably to other process at Post2.

Obiettivo:
Il primo obiettivo di questo studio è verificare se il miglioramento apportato dal metodo LHTL (living
high-training low) riguardi solo le prestazioni aerobiche massimali o solo submassimali o entrambe.
Il secondo obiettivo consiste nell’individuare se i possibili miglioramenti persistano anche dopo 2
settimane dalla fine del soggiorno in altura. In ultimo si vogliono indagare i meccanismi coinvolti
nelle modificazioni fisiologiche responsabili dei miglioramenti prestativi.

Campione:
Hanno partecipato allo studio 12 corridori uomini d’élite, tutti impegnati in competizioni di livello
nazionale e internazionale su medie e lunghe distanze. Di questi, 11 hanno completato tutto il
programma. Gli atleti sono stati divisi in due gruppi, 5 assegnati alla tipologia di formazione LHTL
e 6 assegnati al gruppo di controllo.
Materiali e Metodi:
Il protocollo di studio ha previsto inizialmente un periodo di pre-formazione di 4 giorni in cui sono
stati eseguiti i pre-test. A questo è seguito un periodo di formazione di 18 giorni, in cui il gruppo
LHTL ha trascorso 14 ore al giorno in stanze ipossiche tarate prima a 2500 m e poi a 3000 m; il
gruppo di controllo (CON) ha trascorso invece l’intero soggiorno ad altitudine di 1200 m.
Una volta concluso il periodo, nei primi 3 giorni, sono stati eseguiti alcuni test (post1) e, dopo 15
giorni trascorsi al livello del mare, gli atleti sono tornati a 1200 m per eseguire gli stessi test (post2).
13
In ciascuna delle tre fasi è stato effettuato un test incrementale (di velocità o di pendenza) su tapis
roulant per valutare VO2max, frequenza cardiaca, saturazione dell’ossigeno arterioso, ventilazione.
Sono stati monitorati anche i valori di emoglobina (Hb) e i volumi dei compartimenti intravascolari
(sangue, plasma, eritrociti) e sono state effettuate analisi del sangue per quantificare i livelli di EPO,
di recettore solubile della transferrina e di ferritina. Gli atleti hanno anche assunto giornalmente
un’integrazione orale di ferro.
Analisi Statistica:
Tutti i dati sono stati espressi come media ± SD (deviazione standard). È stato eseguito il test
Kolmogorov-Smirnov per confermare che i dati facessero parte di distribuzioni normali. È stata poi
utilizzata un’ANOVA a due vie per misure ripetute nel tempo tra i due gruppi e successivamente
un’ANOVA unidirezionale per misure ripetute nel tempo per ogni gruppo. Per identificare differenze
significative è stato impiegato il test post-hoc Student-Newman-Keuls. La significatività è stata
fissata a P ≤ 0,05.

Risultati:
Durante la prova su tapis roulant sono stati rilevati valori maggiori di VO2max per gli atleti che avevano
seguito il programma LHTL sia al post1 (9,6%), sia al post2 (5,2%) rispetto al pre; per gli atleti del
gruppo di controllo non ci sono stati cambiamenti significativi. La potenza a VO 2max è aumentata
durante il periodo in quota, con il valore massimo misurato a post1, mentre è rimasta invariata nel
gruppo CON. L’assorbimento di ossigeno in ST2 è risultato maggiore a post1 e post2 rispetto a pre
nel gruppo LHTL (da 3.08 ± 0.3 l/min in pre a 3.57 ± 0.4 l/min in post1 e 3.51 ± 0.3 l/min in post2),
così come la potenza in ST2 (+14.6% a post1 e +18.9% a post2 rispetto a pre); questi parametri sono
rimasti invece stabili per il gruppo CON. Anche il livello di ventilazione è aumentato per il gruppo
LHTL al post1 (+12.2%) e al post2 (+15.4%) rispetto al pre.
I valori di HR (frequenza cardiaca) durante lo sforzo sono progressivamente diminuiti fino a
raggiungere una variazione significativa al post2 per il gruppo LHTL, cambiamento che non si è
verificato per il gruppo CON. Non ci sono stati invece cambiamenti nei valori di HR max.
I valori di Hb, per il gruppo in quota, sono aumentati significativamente al post1 (+10.1%), ma sono
tornati al livello basale al post2; non ci sono state variazioni significative nel gruppo di controllo.
Non sono state trovate differenze significative nei volumi di sangue, di plasma e di eritrociti.
I livelli di EPO non hanno subito modifiche durante lo studio. Ferritina sierica e sTfR hanno
mantenuti gli stessi valori inziali nel gruppo CON; nel gruppo LHTL la ferritina non è
significativamente variata, mentre è aumentato il sTfR durante lo studio rispetto a pre (+27.4% a
post1, e +24.2% a post2).

Conclusioni:
Questo studio ha dimostrato che il metodo LHTL può determinare un miglioramento sia nelle
prestazioni massimali, sia submassimali, con queste ultime che tendono a mantenere un alto livello
anche dopo 15 giorni, mentre le alterazioni di VO2max tendono a diminuire. Parte del miglioramento
è sicuramente dovuta all’aumentata capacità di trasporto dell’ossigeno, anche grazie all’incremento
di emoglobina, sTfR e all’integrazione di ferro.

14
ARTICOLO 6

Influence of ‘‘living high–training low’’ on aerobic performance and economy of


work in elite athletes
Schmitt, L., Millet, G., Robach, P., Nicolet, G., Brugniaux, J. V., Fouillot, J. P., & Richalet, J. P.
Abstract:
This study tested the effects of ‘‘living high-training low’’ (Hi–Lo) on aerobic performance and
economy of work in elite athletes. Forty endurance athletes (cross-country skiers, swimmers, runners)
performed 13–18 consecutive days of training at 1,200 m altitude, by sleeping at 1,200 m (LL, n =
20) or in hypoxic rooms with 5–6 nights at 2,500 m followed by 8–12 nights at 3,000–3,500 m (HL,
n = 20). The athletes were evaluated before (pre-), one (post-1) and 15 days (post-15) after Hi–Lo.
Economy was assessed from two sub-maximal tests, one non-specific (cycling) and one specific
(running or swimming). From pre- to post-1: V_ O2max increased both in HL (+ 7.8%, P < 0.01) and
in LL (+ 3.3%, P < 0.05), peak power output (PPO) tended to increase more (P=0.06) in HL (+ 4.1%,
P < 0.01) than in LL (+ 1.9%). At post-15, V_ O2max has returned to pre-values in both groups, PPO
increased more (P < 0.05) in HL (+ 8.3%, P < 0.01) than in LL (+ 3.8%), V_ O2 and power at
respiratory compensation point (RCP) increased more (P < 0.05) in HL (+ 9.5%, P < 0.01 and +
11.2%, P < 0.01) than in LL (+ 3.2 and + 3.3%). Cycling mechanical efficiency (8–5%) and economy
during specific locomotion (7–7%) increased (P < 0.05) in both groups. This study shows that, for a
similar increase in V_ O2max; HL had a greater increase in PPO than LL. The efficiency of Hi–Lo
is also evidenced 15 days later by higher V_ O2 and power at RCP. This study emphasizes that during
the post-altitude period, economy of work greatly increases in both groups.
Obiettivo:
Questo studio si pone un primo obiettivo di determinare gli effetti del metodo “living high-training
low” (Hi-Lo) sulle prestazioni di resistenza e sull’economia del gesto degli atleti di sci di fondo, nuoto
e corsa. Di questi la corsa sarà lo sport più interessante ai fini della review. Il secondo obiettivo è
valutare la persistenza di questi stessi effetti 15 giorni dopo l’esperienza Hi-Lo.

Campione:
I soggetti presi in esame sono stati considerati atleti d’élite per la loro partecipazione a concorsi
nazionali e internazionali e l’iscrizione ad una lista d’élite francese. Sono stati quindi individuati 11
atleti per lo sci di fondo, suddivisi in 6 per la sessione living high-training low (HL) e 5 per la sessione
living low-training low (LL), con 3 donne per ciascun gruppo. I nuotatori erano invece 18, 9 per la
sessione HL, 9 per la LL, con una donna per ciascun gruppo. Per quanto riguarda la corsa, degli 11
atleti selezionati 5 hanno preso parte alla HL, 6 alla LL.
Materiali e Metodi:
Gli atleti sono stati suddivisi in due gruppi, living high-training low (HL) e living low-training low
(LL). L’esperimento prevedeva 3 fasi: test prima del periodo di allenamento, periodo di allenamento
seguendo i due modelli distinti HL e LL, test dopo un giorno e dopo 15 giorni dalla fine del periodo
di allenamento. Durante il periodo di allenamento (13-18 giorni) gli atleti assegnati a HL hanno
dormito in stanze ipossiche tarate su un’altitudine di 2500 m e poi di 3000/3500 m, mentre gli atleti
assegnati a LL hanno dormito a 1200 m, altitudine alla quale tutti i partecipanti hanno svolto gli
allenamenti. Gli atleti in HL hanno trascorso tra le 11 e le 16 ore al giorno nelle stanze ipossiche.
15
Al termine dei giorni stabiliti e dopo il primo test post esperienza, tutti i soggetti sono tornati al livello
del mare per 2 settimane e hanno mantenuto i loro programmi di allenamento.
Al termine delle due settimane sono tornati a 1200 m per il secondo test post esperienza. In entrambi
i test è stata svolta una prima prova incrementale fino all’esaurimento di locomozione specifica (corsa
e nuoto) per determinare VO2max, potenza di picco (PPO), VO2 e potenza al punto di compensazione
respiratoria (VO2RCP e PRCP) ed energia aerobica; è stata poi somministrata una seconda prova
submassimale di locomozione aspecifica (bici) per determinare l’efficienza meccanica.

Analisi Statistica:
Tutti i dati sono stati espressi come media ± SD (deviazione standard). È stato utilizzato lo Student t-
test per analizzare le differenze tra i test e il Mann-Whitney test per comparare le caratteristiche dei
due gruppi. Sono stati poi analizzati la normalità e l’omogeneità di varianza dei campioni testati.
Successivamente l’influenza dei due metodi di allenamento sulle variabili misurate è stata analizzata
usando il sistema bidirezionale di analisi della varianza (ANOVA). Gli effetti significativi sono stati
poi analizzati utilizzando il test post-hoc di Scheffe. Inoltre, per tutte le analisi statistiche, è stato
accettato come livello di significatività statistica un valore di P ≤ 0,05.
Risultati:
I risultati hanno dimostrato che i valori di VO2max sono aumentati nel post-1 sia in HL sia in LL nella
stessa misura; sono invece tornati a valori normali nel post-15 in entrambi i casi.
PPO è aumentata nel post-1 in HL (da 295 ± 65 in pre a 309 ± 52 a post1), con una tendenza a una
differenza significativa di cambiamento (P = 0,09, F = 2,2) ma non è aumentata in LL. Allo stesso
modo PPO è aumentata nel post-15 in HL (319 ± 69) con una significativa differenza di variazione
(P = 0,03, F = 4,6), ma questo non è successo in LL. La VO2RCP (P = 0,01, F = 4,1) e la PRCP (P =
0,01, F = 6,4) hanno avuto un miglioramento tra pre (44.6 ± 5.1) e post-15 (48.7 ± 6.9)
significativamente maggiore in HL rispetto a LL.
ECspe, al post-1, era invariato sia in HL sia in LL (P = 0,81, F = 0,1). La diminuzione di EC spe tra
post-1 e post-15 è stata invece significativa in entrambi i gruppi (HL: 7,0 ± 12,6%; LL: 6,8 ± 12,0%)
e senza differenze significative tra i due, HL e LL (P = 0,97, F = 0,1). MEbic non ha avuto un aumento
significativamente diverso tra HL e LL (P = 0,56, F = 0,35). Tuttavia, a post-15, MEbic è risultato
superiore a pre solo in HL (+ 8,2 ± 12,5%).
Conclusioni:
Questo studio conferma l’efficienza del metodo living high-training low per gli atleti d’élite
impegnati negli sport di resistenza, in particolare per sciatori fondisti, nuotatori e corridori. Infatti,
coloro che sono stati sottoposti al HL hanno avuto miglioramenti significativi rispetto ai compagni
(sottoposti al LL) per quanto riguarda PPO, PRCP e VO2RCP.

16
ARTICOLO 7

Reproducibility of Performance Changes to Simulated Live High/Train Low


Altitude
Robertson, E. Y., Saunders, P. U., Pyne, D. B., Aughey, R. J., Anson, J. M., & Gore, C. J.
Abstract:
Elite athletes often undertake multiple altitude exposures within and between training years in an
attempt to improve sea level performance.
Purpose: To quantify the reproducibility of responses to live high/train low (LHTL) altitude exposure
in the same group of athletes.
Methods: Sixteen highly trained runners with maximal aerobic power (VO2max) of 73.1 +/- 4.6 and
64.4 +/- 3.2 mL x kg(-1) x min(-1) (mean +/- SD) for males and females, respectively, completed 2
x 3-wk blocks of simulated LHTL (14 h x d(-1), 3000 m) or resided near sea level (600 m) in a
controlled study design. Changes in the 4.5-km time trial performance and physiological measures
including VO2max, running economy and hemoglobin mass (Hb(mass)) were assessed.
Results: Time trial performance showed small and variable changes after each 3-wk altitude block in
both the LHTL (mean [+/-90% confidence limits]: -1.4% [+/-1.1%] and 0.7% [+/-1.3%]) and the
control (0.5% [+/-1.5%] and -0.7% [+/-0.8%]) groups. The LHTL group demonstrated reproducible
improvements in VO2max (2.1% [+/-2.1%] and 2.1% [+/-3.9%]) and Hb(mass) (2.8% [+/-2.1%] and
2.7% [+/-1.8%]) after each 3-wk block. Compared with those in the control group, the runners in the
LHTL group were substantially faster after the first 3-wk block (LHTL - control = -1.9% [+/-1.8%])
and had substantially higher Hb(mass) after the second 3-wk block (4.2% [+/-2.1%]). There was no
substantial difference in the change in mean VO2max between the groups after the first (1.2% [+/-
3.3%]) or second 3-wk block (1.4% [+/-4.6%]).
Conclusions: Three-week LHTL altitude exposure can induce reproducible mean improvements in
VO2max and Hb(mass) in highly trained runners, but changes in time trial performance seem to be
more variable. Competitive performance is dependent not only on improvements in physiological
capacities that underpin performance but also on a complex interaction of many factors including
fitness, fatigue, and motivation.
Obiettivo:
L’obiettivo di questo studio è quantificare la riproducibilità dei cambiamenti fisiologici e
prestazionali in atleti di alto livello dopo due blocchi abbinati di 3 settimane di metodo LHTL.
Campione:
Hanno partecipato allo studio 16 corridori di alto livello (uomini e donne, di età 30.6 ± 4.6 anni)
competitivi su medie e lunghe distanze. Tutti gli atleti si allenavano e partecipavano a competizioni
da almeno 5 anni. Sono stati poi suddivisi in due gruppi, 8 hanno fatto parte del programma LHTL e
8 hanno costituito il gruppo di controllo.
Materiali e Metodi:
Seguendo il protocollo di studio, il gruppo LHTL ha svolto 3 settimane in una struttura ipossica
simulata a 3000 m di altitudine per due volte; tra i due periodi in altitudine sono trascorse 5 settimane.
Il gruppo di controllo ha sempre vissuto al livello del mare.

17
Un giorno prima e uno dopo ogni blocco di 3 settimane è stata eseguita una prova cronometrata di
4,5 km su strada, con registrazione di intertempi e tempo finale. Con la stessa frequenza è stato poi
utilizzato un test incrementale su tapis roulant per determinare VO2max, economia di corsa, soglia del
lattato e velocità a VO2max.
La massa dell’emoglobina (Hbmass) è stata misurata due volte prima del campo, una volta durante e
una settimana dopo il campo in ipossia, utilizzando il rebreathing test (con monossido di carbonio,
CO). Ogni atleta è stato poi sottoposto ad analisi del sangue prima di entrambi i blocchi per l’analisi
di: concentrazione di emoglobina, livello di ematocrito, percentuale di reticolociti, concentrazioni di
ferritina e recettore della transferrina solubile (sTfR), concentrazione di eritropoietina (EPO). A tutti
gli atleti è stata somministrata un’integrazione di ferro in modo che eventuali adattamenti
eritropoietici non fossero compromessi da disponibilità di ferro insufficiente.
Sono stati sempre monitorati i dati relativi a distanza, durata, intensità degli allenamenti.
Analisi Statistica:
È stato utilizzato il metodo statistico “magnitude-based inferences” per le dimensioni dell’effetto e il
limite di confidenza (CL) del 90% per valutare le differenze all’interno e tra i gruppi. Il “unequal
variances t-test” è stato utilizzato per valutare le differenze all’interno dei singoli gruppi durante il
primo e il secondo blocco e tra il gruppo LHTL e il gruppo di controllo. Le misure sono state
trasformate in logaritmo per ridurre il bias che deriva dalla non uniformità degli errori e poi sono state
ritrasformate per ottenere le variazioni delle medie e le variazioni standard in percentuali. L’errore
delle misurazioni è stato calcolato tramite deviazione standard, diviso poi per √2 e presentato in
percentuale.
Risultati:
Dopo i due blocchi in ipossia di 3 settimane per il gruppo LHTL ci sono stati aumenti medi
riproducibili di VO2max (2.1% ± 2.1% e 2.1% ± 3.9%) e Hbmass (2.8% ± 2.1% e 2.7% ± 1.8%). Tuttavia
i cambiamenti nelle prestazioni della prova cronometrata sui 4,5 km su strada sono risultati meno
coerenti nel gruppo LHTL, più veloce dopo il primo blocco (-1.4% ± 1.1%) ma più lento dopo il
secondo (0.7% ± 1.3%). Il gruppo di controllo invece non ha avuto cambiamenti significativi. Il
gruppo LHTL è risultato quindi sostanzialmente più veloce rispetto al gruppo di controllo dopo il
primo blocco ma potenzialmente più lento (non ci sono state differenze significative) dopo il blocco
2.
La prova su tapis roulant ha determinato una variazione media di VO 2max riproducibile per entrambi
i gruppi. Il gruppo LHTL non ha avuto miglioramenti sostanziali nell’economia di corsa o nella
velocità a VO2max dopo entrambi i blocchi. Per il gruppo LHTL la velocità di soglia del lattato (a 4
mM) è stata significativamente maggiore solo dopo il blocco 1 e la concentrazione di lattato post-test
è risultata inferiore dopo entrambi i blocchi 1 e 2. Il gruppo di controllo non ha subito variazioni
significative se non una concentrazione di lattato post-test superiore solo dopo il blocco 1. Rispetto
al gruppo di controllo, il gruppo LHTL è risultato sostanzialmente più veloce al punto di soglia del
lattato, mentre non ci sono state differenze in VO2max, velocità al VO2max ed economia di corsa.
Il gruppo LHTL ha mostrato uno schema riproducibile di incrementi settimanali di Hbmass in entrambi
i blocchi 1 e 2. Il gruppo di controllo ha mostrato un cambiamento non statisticamente significativo.
Sono state evidenziate prove di eritropoiesi accelerata nel gruppo LHTL con concentrazione di EPO
sostanzialmente più alta nei giorni 2 e 6 di ciascun blocco; l’aumento di sTfR al giorno 6 è rimasto
elevato fino al giorno 20; è stata rilevata una diminuzione della ferritina durante entrambi i blocchi

18
di ipossia; la percentuale di reticolociti è sostanzialmente aumentata in entrambi i blocchi 1 e 2. Il
gruppo di controllo non ha subito variazioni significative dei parametri ematologici, se non una
diminuzione della concentrazione di EPO ai giorni 20 e 27 del blocco 1 e un aumento di reticolociti
ai giorni 6, 20 e 27.

Conclusioni:
Il metodo LHTL (simulato) di 3 settimane può indurre aumenti riproducibili di Hb mass e VO2max in
corridori di alto livello. Tuttavia, queste capacità fisiologiche non hanno determinato la stessa
riproducibilità nel miglioramento delle prestazioni cronometrate sui 4,5 km. Tale condizione è
probabilmente imputabile alla variabilità delle risposte individuali e ai molteplici fattori da cui
dipendono le prestazioni, tra cui stato di allenamento e affaticamento, condizione psicologica e quindi
non solo dati fisiologici.

19
ARTICOLO 8

Effectiveness of intermittent training in hypoxia combined with live high/train


low
Robertson, E. Y., Saunders, P. U., Pyne, D. B., Gore, C. J., & Anson, J. M.
Abstract:
Elite athletes often undertake altitude training to improve sea-level athletic performance, yet the
optimal methodology has not been established. A combined approach of live high/train low plus train
high (LH/TL+TH) may provide an additional training stimulus to enhance performance gains.
Seventeen male and female middle-distance runners with maximal aerobic power (VO2max) of 65.5
+/- 7.3 mL kg(-1) min(-1) (mean +/- SD) trained on a treadmill in normobaric hypoxia for 3 weeks
(2,200 m, 4 week(-1)). During this period, the train high (TH) group (n = 9) resided near sea-level
(approximately 600 m) while the LH/TL+TH group (n = 8) stayed in normobaric hypoxia (3,000 m)
for 14 hours day (-1). Changes in 3-km time trial performance and physiological measures including
VO2max, running economy and haemoglobin mass (Hb(mass)) were assessed. The LH/TL+TH
group substantially improved VO2max (4.8%; +/-2.8%, mean; +/-90% CL), Hb(mass) (3.6%; +/-
2.4%) and 3-km time trial performance (-1.1%; +/-1.0%) immediately post-altitude. There was no
substantial improvement in time trial performance 2 weeks later. The TH group substantially
improved VO2max (2.2%; +/-1.8%), but had only trivial changes in Hb(mass) and 3-km time-trial
performance. Compared with TH, combined LH/TL+TH substantially improved VO2max (2.6%; +/-
3.2%), Hb(mass) (4.3%; +/-3.2%), and time trial performance (-0.9%; +/-1.4%) immediately post-
altitude. LH/TL+TH elicited greater enhancements in physiological capacities compared with TH,
however, the transfer of benefits to time-trial performance was more variable.
Obiettivo:
L’obiettivo di questo studio è quantificare gli adattamenti fisiologici e i cambiamenti nelle prestazioni
degli atleti dopo 3 settimane di training high (allenamenti in alta quota, TH) o un approccio combinato
di living high-training low + training high (LH/TL + TH).

Campione:
Sono stati selezionati 17 atleti di alto livello di sesso maschile e femminile, impegnati nelle corse di
media e lunga distanza. I corridori sono poi stati assegnati a due gruppi: il primo, di 8 atleti, impegnato
nel programma LH/TL + TH; il secondo, di 9 atleti, impegnato nel programma TH.
Materiali e Metodi:
Il gruppo LH/TH + TH ha trascorso 14 ore al giorno in ambiente normobarico con impianto ipossico
(simulato a 3000 m) per 3 settimane, mentre il gruppo TH viveva a 600 m. Oltre al loro allenamento
regolare al livello del mare, entrambi i gruppi hanno eseguito 4 allenamenti a settimana in ambiente
ipossico (2.200 m). L’allenamento in ambiente ipossico era costituito da una sessione di lunga durata,
una di durata moderata e due sessioni a intervalli o ad alta intensità su tapis roulant. Tutte le sessioni
di allenamento in ipossia sono state monitorate nelle variabili tempo (min), distanza (km), intensità
(% HRmax).

Gli atleti hanno dovuto completare anche una prova di 3 km cronometrata, su pista di atletica di 400
m, entro 2 giorni e poi di nuovo 2 settimane dopo l’intervento. Inoltre, un test progressivo

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incrementale su tapis roulant è stato utilizzato per determinare VO 2max, economia di corsa, velocità
in soglia di lattato e velocità in VO2max. Questi test sono stati completati 1-2 giorni dopo la prova in
pista cronometrata.
Sono stati poi utilizzati anche gli esami del sangue per valutare i parametri ematologici e il rebreathing
test per quantificare la massa dell’emoglobina.
Analisi Statistica:
È stato utilizzato il metodo statistico “magnitude-based inferences”. Le misure sono state trasformate
in logaritmo per ridurre il bias che deriva dalla non uniformità degli errori e poi sono state
ritrasformate per ottenere le variazioni delle medie e delle percentuali. La variazione della media e il
limite di confidenza del 90% sono stati stimati tramite il “unequal variances t-test” per valutare le
differenze tra pre e post intervento nei casi LH/TL+TH e TH. L’errore delle misurazioni è stato
calcolato tramite deviazione standard, diviso poi per √2 e presentato come coefficiente di variazione
(%).

Risultati:
Il gruppo LH/TL+TH ha migliorato le prestazioni nella prova di 3 km al post1 (-1,1%; ±1,0%), ma 2
settimane dopo, nel post2, non sono state osservate sostanziali differenze rispetto al pre-intervento.
Le variazioni del gruppo TH sono risultate invece insignificanti dal punto di vista statistico.
La prova su tapis roulant ha evidenziato miglioramenti importanti in VO2max in entrambi i gruppi, ma
è stata registrata una variazione maggiore per il gruppo LH/TL+TH (2.6% ± 3.2%). Non sono state
registrate invece significative variazioni sull’economia di corsa, velocità al VO 2max o velocità alla
soglia del lattato. È stata dimostrata una correlazione molto ampia tra i valori in percentuale di
miglioramento delle prestazioni e aumento di VO2max per il gruppo LH/TL+TH.
La massa dell’emoglobina (Hbmass) è sostanzialmente aumentata nelle tre settimane di formazione per
il gruppo LH/TL+TH (3.6% ± 2.4%), mentre non ci sono state variazioni significative per il gruppo
TH.
I valori di EPO rilevati dagli esami del sangue sono aumentati nel gruppo LH/TL+TH per i primi
giorni (34% ± 30%), per poi tornare a livelli basali una volta terminato il periodo di formazione. Non
hanno invece subito sostanziali cambiamenti per il gruppo TH. I valori di sTfR (recettore solubile
della transferrina) nel gruppo LH/TL+TH sono aumentati alla settimana 1, diminuiti alla settimana 2
e poi ritornati verso valori basali 1 settimana dopo il periodo di formazione (settimana 4); nel gruppo
TH c’è stata una diminuzione alla settimana 2 e un ritorno ai valori iniziali alla settimana 4. Il sTfR
è risultato più elevato nel gruppo LH/TL+TH rispetto a TH per le settimane 1,2 e 3.
Conclusioni:
Questo studio dimostra come 3 settimane di LH/TL+TH possono indurre aumenti significativi di
VO2max e di Hbmass in corridori di alto livello, che determinano un miglioramento delle prestazioni a
breve termine. Gli effetti tuttavia si riducono drasticamente nelle 2 settimane successive
all’intervento. Il modello TH prolungato per 3 settimane determina un incremento dei valori di
VO2max, ma non produce un aumento dei valori di Hb mass e un miglioramento significativo delle
prestazioni.

21
ARTICOLO 9

Defining the “dose” of altitude training: how high to live for optimal sea level
performance enhancement
Chapman, R. F., Karlsen, T., Resaland, G. K., Ge, R. L., Harber, M. P., Witkowski, S., Stray-
Gundersen, J., & Levine, B. D.
Abstract:
Chronic living at altitudes of ∼2,500 m causes consistent hematological acclimatization in most, but
not all, groups of athletes; however, responses of erythropoietin (EPO) and red cell mass to a given
altitude show substantial individual variability. We hypothesized that athletes living at higher
altitudes would experience greater improvements in sea level performance, secondary to greater
hematological acclimatization, compared with athletes living at lower altitudes. After 4 wk of group
sea level training and testing, 48 collegiate distance runners (32 men, 16 women) were randomly
assigned to one of four living altitudes (1,780, 2,085, 2,454, or 2,800 m). All athletes trained together
daily at a common altitude from 1,250-3,000 m following a modified live high-train low model.
Subjects completed hematological, metabolic, and performance measures at sea level, before and
after altitude training; EPO was assessed at various time points while at altitude. On return from
altitude, 3,000-m time trial performance was significantly improved in groups living at the middle
two altitudes (2,085 and 2,454 m), but not in groups living at 1,780 and 2,800 m. EPO was
significantly higher in all groups at 24 and 48 h, but returned to sea level baseline after 72 h in the
1,780-m group. Erythrocyte volume was significantly higher within all groups after return from
altitude and was not different between groups. These data suggest that, when completing a 4-wk
altitude camp following the live high-train low model, there is a target altitude between 2,000 and
2,500 m that produces an optimal acclimatization response for sea level performance.
Obiettivo:
L’obiettivo di questo studio è l’identificazione di un’altitudine ottimale nel metodo “HiHiLo” in
modo da ottenerne i maggiori benefici in termini di prestazione.
Campione:
Hanno partecipato allo studio 48 corridori di alto livello (32 uomini e 16 donne, di anni 21 ± 2),
competitivi su pista o in gare di cross. Dei 48 atleti selezionati, 45 hanno completato il protocollo di
studio: 3 uomini hanno dovuto interrompere il programma a causa di motivi personali o di salute.

Materiali e Metodi:
Il protocollo di studio ha previsto una prima fase di allenamento a livello del mare per 4 settimane,
durante le quali sono stati eseguiti test da sforzo, esposizione simulata in quota per 24 h ed esami del
sangue. Nella seconda fase gli atleti sono stati suddivisi in 4 gruppi e hanno vissuto per 28 giorni in
quota, alle diverse altitudini di 1780 m, 2085 m, 2454 m e 2800 m. Ogni gruppo era costituito da 4
donne e 8 uomini. In questa fase è stato seguito il metodo “HiHiLo”, ovvero “moderate altitude living,
moderate altitude low-intensity base training, and high-intensity training at low altitude”: gli
allenamenti a bassa intensità sono quindi stati eseguiti a quota 1780-3000 m, mentre quelli ad alta
intensità sono stati eseguiti ad un’altitudine più bassa, di 1250 m. A tutti gli atleti è stata somministrata
una dose integrativa di ferro, tarata sui valori riscontrati negli esami del sangue. Nella terza fase di
studio gli atleti sono tornati al livello del mare per 3 settimane.
22
Tra i test eseguiti, sono state effettuate 4 volte sia la valutazione su tapis roulant per ricavare il
consumo di ossigeno submassimale e il VO2max, sia la prova cronometrata sui 3000 m: all’inizio, dopo
4 settimane di allenamento a livello del mare, entro le prime 48 h al ritorno dall’altitudine al livello
del mare, 2 settimane dopo il ritiro in quota.
Sono stati poi indagati anche i valori ematologici (volume plasmatico, volume del sangue, volume
eritrocitario) una volta prima del campo in altitudine e due volte a conclusione dello stesso. Sono stati
inoltre controllati i valori di EPO, ossigenazione durante il sonno e saturazione arteriosa di
ossiemoglobina (SaO2).
Analisi Statistica:
Tutti i dati sono stati espressi come media ± SD (deviazione standard). Il test Shapiro-Wilk è stato
utilizzato per tutte le variabili dipendenti ed è stata impiegata la statistica parametrica in tutte le
ulteriori analisi. Per determinare le differenze nelle misure dipendenti in diversi momenti all’interno
dei gruppi è stata utilizzata ANOVA a due vie e l’analisi post-hoc di Fisher. La stessa procedura è
stata sfruttata per determinare le differenze nelle misure tra i gruppi di altitudine nello stesso momento
temporale. È stato utilizzato il test ANOVA unidirezionale per determinare le differenze nelle
caratteristiche del soggetto tra i gruppi di altitudine. La significatività è stata fissata a P ≤ 0,05.

Risultati:
La prestazione della prova cronometrata sui 3000 m è migliorata significativamente dopo
l’allenamento in quota per gli atleti che hanno vissuto a 2085 m e 2454 m, sia nell’immediato sia nel
test eseguito dopo 2 settimane. Non ci sono stati invece cambiamenti significativi per i gruppi che
hanno soggiornato a 1780 m e a 2800 m. Il VO2max è migliorato significativamente da prima a dopo
il periodo in quota per i tre gruppi alle altitudini maggiori ed è rimasto più alto anche 2 settimane
dopo il ritorno al livello del mare, mentre non ci sono state variazioni per il gruppo a 1780 m. Durante
la prova submassimale su tapis roulant il VO2max allo steady state non è cambiato per i 4 gruppi.
Le differenze di saturazione dell’ossigeno durante il sonno (SaO2) sono state rilevate soprattutto tra i
due gruppi ad altitudine più alta (più bassa saturazione) rispetto ai due gruppi ad altitudine più bassa
(più alta saturazione).
Le concentrazioni di EPO sono aumentate in tutti i gruppi dopo 24 e 48 h in quota; tuttavia, dopo la
prima settimana non ci sono più state differenze significative rispetto alla condizione iniziale. Una
volta tornati a livello del mare i valori di EPO erano significativamente inferiori nei gruppi di 2085
m e 2800 m.
Il volume degli eritrociti è significativamente aumentato immediatamente concluso il periodo in quota
(rispetto ad inizio protocollo) per tutti i gruppi, ma è tornato a livelli basali dopo 2 settimane a livello
del mare. Non sono emerse differenze nel volume degli eritrociti, del sangue o del plasma tra i gruppi.
Conclusioni:
Il risultato di questo studio conferma l’ipotesi secondo cui esistono delle altitudini ottimali alle quali
vivere per ottenere benefici in termini di prestazioni. I gruppi che più hanno confermato l’utilità del
metodo “HiHiLo”, migliorando i propri tempi sui 3000 m, sono stati quelli che hanno vissuto alle due
altitudini intermedie. Si può quindi affermare che un’altitudine compresa tra 2000 e 2500 m produce
una risposta di acclimatazione ottimale per le prestazioni a livello del mare. Dai risultati si può anche
affermare che il miglioramento delle prestazioni non ha una correlazione lineare con l’aumento della
massa eritrocitaria (simile per tutti i gruppi), che sembra essere necessaria ma non sufficiente.

23
ARTICOLO 10

Altitude Exposure at 1800 m Increases Haemoglobin Mass in Distance Runners


Garvican-Lewis, L. A., Halliday, I., Abbiss, C. R., Saunders, P. U., & Gore, C. J.

Abstract:
The influence of low natural altitudes (< 2000 m) on erythropoietic adaptation is currently unclear,
with current recommendations indicating that such low altitudes may be insufficient to stimulate
significant increases in haemoglobin mass (Hbmass). As such, the purpose of this study was to
determine the influence of 3 weeks of live high, train high exposure (LHTH) at low natural altitude
(i.e. 1800 m) on Hbmass, red blood cell count and iron profile. A total of 16 elite or well-trained
runners were assigned into either a LHTH (n = 8) or CONTROL (n = 8) group. Venous blood samples
were drawn prior to, at 2 weeks and at 3 weeks following exposure. Hbmass was measured in
duplicate prior to exposure and at 2 weeks and at 3 weeks following exposure via carbon monoxide
rebreathing. The percentage change in Hbmass from baseline was significantly greater in LHTH,
when compared with the CONTROL group at 2 (3.1% vs 0.4%; p = 0.01;) and 3 weeks (3.0% vs -
1.1%; p < 0.02, respectively) following exposure. Haematocrit was greater in LHTH than CONTROL
at 2 (p = 0.01) and 3 weeks (p = 0.04) following exposure. No significant interaction effect was
observed for haemoglobin concentration (p = 0.06), serum ferritin (p = 0.43), transferrin (p = 0.52)
or reticulocyte percentage (p = 0.16). The results of this study indicate that three week of natural
classic (i.e. LHTH) low altitude exposure (1800 m) results in a significant increase in Hbmass of elite
distance runners, which is likely due to the continuous exposure to hypoxia. Key pointsTwo and three
weeks of LHTH altitude exposure (1800 m) results in a significant increase in HbmassLHTH altitude
exposure increased Hbmass by 3.1% after 2 weeks, and 3.0% after 3 weeks of exposureLHTH altitude
exposure may be a practical method to increase Hbmass in well-trained athletes.
Obiettivo:
L’obiettivo di questo studio consiste nell’esaminare gli effetti di 3 settimane di living high-training
high (LHTH) ad una bassa altitudine di 1800 m1 sui valori dell’emoglobina (HBmass), sul volume degli
eritrociti e sul livello di ferro nei corridori d’élite di resistenza.

Campione:
Hanno partecipato allo studio 16 corridori (uomini e donne) d’élite o di alto livello competitivi su
lunghe distanze, in un periodo di preparazione a gare di livello nazionale e internazionale. Sono stati
assegnati in 8 al metodo LHTH e in 8 al gruppo di controllo. Del gruppo LHTH solo 5 atleti hanno
completato tutte e 3 le settimane, mentre 3 si sono fermati dopo le prime 2.
Materiali e Metodi:
Da protocollo il gruppo LHTH ha vissuto ad un’altitudine naturale di 1800 m e ha svolto gli
allenamenti ad altitudini comprese tra 1700 e 2200 m (due volte a settimana anche a 1000 m per
allenamenti di alta intensità); il gruppo di controllo ha vissuto e si è allenato vicino al livello del mare
(600 m). A tutti gli atleti è stata somministrata un’integrazione di ferro in modo che eventuali
adattamenti eritropoietici non fossero compromessi da disponibilità di ferro insufficiente.

1
Negli studi in esame una quota intorno a 1800 m è qualificata come “low altitude”.
24
Sono state effettuate analisi del sangue e analizzati i valori di massa dell’emoglobina di tutti i
partecipanti in 3 diverse occasioni: all’inizio, dopo 2 settimane di formazione e al termine
dell’intervento di 3 settimane. L’Hbmass è stata misurata utilizzando il rebreathing test (con monossido
di carbonio, CO).

Analisi Statistica:
Età dei partecipanti, massa corporea, Hbmass prima del periodo di formazione sono stati confrontati
utilizzando il t-test per campioni indipendenti. Alterazioni di ferritina sierica, reticolociti, transferrina,
emoglobina, ematocrito e Hbmass sono stati confrontati utilizzando l’ANOVA a due vie. Laddove sono
state osservate variazioni significative è stato utilizzato il test post-hoc Tukey. La significatività è
stata fissata a P ≤ 0,05.

Risultati:
I valori di massa corporea e Hbmass prima del periodo di formazione non sono risultati
significativamente diversi tra i due gruppi. L’aumento di Hb mass rispetto al basale è stato
significativamente maggiore nel gruppo LHTH rispetto al gruppo di controllo sia dopo 2 che dopo 3
settimane dall’esposizione in quota.
È stato registrato un livello di ematocrito più alto nel gruppo LHTH sia a 2 sia a 3 settimane rispetto
al gruppo rimasto a 600 m. La conta dei reticolociti è risultata maggiore in LHTH rispetto al gruppo
di controllo ma solo dopo 2 settimane. Non sono state osservate invece alterazioni significative di
ferritina sierica e transferrina.

Conclusioni:
I risultati di questo studio hanno dimostrato che anche ad un’altitudine di 1800 m due settimane sono
sufficienti per aumentare la massa dell’emoglobina e i livelli di ematocrito; questo è possibile grazie
alla completa esposizione all’altitudine, ovvero per tutte le 24 ore del giorno.

25
ARTICOLO 11

Living altitude influences endurance exercise performance change over time at


altitude
Chapman, R. F., Karlsen, T., Ge, R. L., Stray-Gundersen, J., & Levine, B. D.
Abstract:
For sea level based endurance athletes who compete at low and moderate altitudes, adequate time for
acclimatization to altitude can mitigate performance declines. We asked whether it is better for the
acclimatizing athlete to live at the specific altitude of competition or at a higher altitude, perhaps for
an increased rate of physiological adaptation. After 4 wk of supervised sea level training and testing,
48 collegiate distance runners (32 men, 16 women) were randomly assigned to one of four living
altitudes (1,780, 2,085, 2,454, or 2,800 m) where they resided for 4 wk. Daily training for all subjects
was completed at a common altitude from 1,250 to 3,000 m. Subjects completed 3,000-m
performance trials on the track at sea level, 28 and 6 days before departure, and at 1,780 m on days
5, 12, 19, and 26 of the altitude camp. Groups living at 2,454 and 2,800 m had a significantly larger
slowing of performance vs. the 1,780-m group on day 5 at altitude. The 1,780-m group showed no
significant change in performance across the 26 days at altitude, while the groups living at 2,085,
2,454, and 2,800 m showed improvements in performance from day 5 to day 19 at altitude but no
further improvement at day 26. The data suggest that an endurance athlete competing acutely at 1,780
m should live at the altitude of the competition and not higher. Living ∼300-1,000 m higher than the
competition altitude, acute altitude performance may be significantly worse and may require up to 19
days of acclimatization to minimize performance decrements.
Obiettivo:
L’obiettivo di questo studio consiste nell’indagare il declino delle prestazioni di resistenza tra il
livello del mare e una bassa altitudine (1780 m), considerato come funzione di due variabili: la
differenza tra l’altitudine a cui si è vissuto e quella della gara (uguale o inferiore) e il numero di giorni
di permanenza in altitudine.
Campione:
Sono stati individuati 48 corridori di alto livello (32 uomini e 16 donne, di anni 21 ± 2), competitivi
su pista o in gare di cross. Di 48 atleti selezionati in 43 hanno completato il protocollo di studio: 4
uomini e 1 donna hanno dovuto interrompere il programma a causa di motivi personali o di salute.

Materiali e Metodi:
Il protocollo di studio ha previsto una prima fase di 4 settimane di formazione supervisionata al livello
del mare, durante le quali sono stati eseguiti test da sforzo, esposizione simulata in quota per 24 h ed
esami del sangue. Nella seconda fase gli atleti sono stati suddivisi in 4 gruppi e hanno vissuto per 28
giorni in quota, alle diverse altitudini di 1780 m, 2085 m, 2454 m e 2800 m. Ogni gruppo era costituito
da 4 donne e 8 uomini. In questa fase è stato seguito il metodo “HiHiLo”, ovvero “moderate altitude
living, moderate altitude low-intensity base training, and high-intensity training at low altitude”: gli
allenamenti a bassa intensità sono quindi stati eseguiti a quota 1780-3000 m, mentre quelli ad alta
intensità sono stati eseguiti ad una quota più bassa, di 1250 m. A tutti gli atleti è stata somministrata
una dose integrativa di ferro, tarata sui valori riscontrati negli esami del sangue.

26
Una prova cronometrata sui 3000 m è stata eseguita all’inizio dello studio, 6 giorni prima di partire
per il ritiro in quota e poi all’altitudine stabilita nei giorni numero 5, 12, 19 e 26. È stato somministrato
agli atleti anche un test su tapis roulant per misurare il consumo d’ossigeno massimale e
submassimale all’inizio e alla fine delle 4 settimane di allenamento a livello del mare.
Sono stati poi indagati anche i valori ematologici (volume plasmatico, volume del sangue, volume
eritrocitario) una volta prima del campo in altitudine e una al termine dello stesso. Sono stati inoltre
controllati i valori di ossigenazione durante il sonno e di saturazione arteriosa di ossiemoglobina
(SaO2).
Analisi Statistica:
Tutti i dati sono stati espressi come media ± SD (deviazione standard). È stato utilizzato il test
Shapiro-Wilk per confermare che tutte le variabili dipendenti facessero parte di distribuzioni normali.
È stata quindi utilizzata la statistica parametrica in tutte le ulteriori analisi. La regressione dei minimi
quadrati è stata impiegata per determinare il cambiamento nelle prestazioni dei 3000 m in funzione
del tempo trascorso in quota. Per determinare le differenze nelle misure dipendenti in diversi momenti
all’interno dei gruppi è stato utilizzato il test ANOVA a due vie e l’analisi post-hoc di Fisher. La
stessa procedura è stata sfruttata per determinare le differenze nelle misure tra i gruppi di altitudine
nello stesso momento temporale. È stato utilizzato il test ANOVA unidirezionale per determinare le
differenze nelle caratteristiche del soggetto tra i gruppi di altitudine. La significatività è stata fissata
a P ≤ 0,05.

Risultati:
Come previsto, le prestazioni della prova sui 3000 m sono risultate significativamente più lente con
l’esposizione acuta all’altitudine (giorno 5) in tutti i soggetti (587.0 ± 54.4 rispetto a 625.9 ± 62.0 s o
6.7 ± 3.4% di aumento nel tempo), ma con un calo maggiore delle prestazioni per i gruppi a 2454 m
e 2800 m. Tuttavia, con l’esposizione cronica all’altitudine, ci sono stati alcuni cambiamenti per i
gruppi di 2085 m e 2454 m, che hanno mostrato miglioramenti prestativi a partire dal giorno 19 in
quota, mentre il gruppo di 2800 m ha mostrato un miglioramento tra il giorno 5 e il giorno 12. Il
gruppo ad altitudine più bassa, ovvero 1780 m, non ha mostrato alcun miglioramento. Nessuno dei 4
gruppi ha mostrato un significativo miglioramento dal giorno 19 al giorno 26 di permanenza in
altitudine.
Le differenze di saturazione dell’ossigeno durante il sonno (SaO2) sono state rilevate soprattutto tra i
due gruppi ad altitudine più alta (più bassa saturazione) rispetto ai due gruppi ad altitudine più bassa
(più alta saturazione).
Il valore di VO2max è aumentato da pre a post ritiro in quota per i gruppi a 2085 m e a 2454 m, mentre
non ci sono state differenze per i gruppi a 1780 m e a 2800 m. Il volume eritrocitario è aumentato per
tutti i gruppi da pre a post ritiro in quota.
Conclusioni:
Questo studio è riuscito ad individuare le strategie migliori per atleti che sono abituati a vivere e ad
allenarsi a livello del mare ma devono svolgere una competizione ad una bassa altitudine. Un
corridore di resistenza che deve gareggiare ad un’altitudine di 1780 m dovrebbe vivere all’altitudine
della competizione (non più in alto) se la competizione avviene entro pochi giorni. Se l’atleta sceglie
di vivere ad un’altitudine 300-500 m più alta di quella della competizione deve avere il tempo
necessario (fino a 19 giorni) per sviluppare le risposte di acclimatazione in modo da ridurre al minimo
il decremento delle prestazioni.
27
ARTICOLO 12

Application of “living high-training low” enhances cardiac function and skeletal


muscle oxygenation during submaximal exercises in athletes
Park, H. Y., & Nam, S. S.
Abstract:
Purpose: The aim of this study was to determine the efficiency of the application of living high-
training low (LHTL) on cardiac function and skeletal muscle oxygenation during submaximal
exercises compared with that of living low-training low (LLTL) in athletes.
Methods: Male middle- and long-distance runners (n = 20) were randomly assigned into the LLTL
group (n = 10, living at 1000-m altitude and training at 700-1330-m altitude) and the LHTL group (n
= 10, living at simulated 3000-m altitude and training at 700-1330-m altitude). Their cardiac function
and skeletal muscle oxygenation during submaximal exercises at sea level before and after training
at each environmental condition were evaluated.
Results: There was a significant interaction only in the stroke volume (SV); however, the heart rate
(HR), end-diastolic volume (EDV), and end-systolic volume (ESV) showed significant main effects
within time; HR and SV significantly increased during training in the LHTL group compared with
those in the LLTL group. EDV also significantly increased during training in both groups; however,
the LHTL group had a higher increase than the LLTL group. ESV significantly increased during
training in the LLTL group. There was no significant difference in the ejection fraction and cardiac
output. The skeletal muscle oxygen profiles had no significant differences but improved in the LHTL
group compared with those in the LLTL group.
Conclusion: LHTL can yield favorable effects on cardiac function by improving the HR, SV, EDV,
and ESV during submaximal exercises compared with LLTL in athletes.

Obiettivo:
L’obiettivo di questo studio consiste nell’indagare l’efficienza dell’applicazione di LHTL (living
high-training low) sulla funzione cardiaca e sull’ossigenazione del muscolo scheletrico durante test
submassimali a livello del mare.
Campione:
Hanno partecipato allo studio 20 corridori uomini di media e lunga distanza. Gli atleti sono stati poi
divisi in due gruppi, 10 assegnati al programma LLTL (living low-traning low) e 10 assegnati al
programma LHTL (living high-training low).
Materiali e Metodi:
Il protocollo di studio ha previsto 4 settimane in cui il gruppo LLTL ha vissuto a un’altitudine di 1000
m, mentre il gruppo LHTL ha vissuto in ambienti ipossici capaci di simulare un’altitudine di 3000 m.
Entrambi hanno però svolto gli stessi allenamenti ad un’altitudine compresa tra 700 e 1330 m.
Gli allenamenti sono stati monitorati e in particolare è stata osservata la funzione cardiaca (frequenza
cardiaca, volume telediastolico e telesistolico, frazione di eiezione, gittata cardiaca) e l’ossigenazione
del muscolo scheletrico (concentrazione di ossiemoglobina, mioglobina O 2Hb, concentrazione di
deossiemoglobina e mioglobina e indice di ossigeno tissutale) durante gli esercizi submassimali su
cicloergometro.

28
Analisi Statistiche:
Tutti i dati sono stati espressi come media ± SD (deviazione standard). È stata utilizzata ANOVA a
due vie per determinare l’interazione e i principali effetti nel tempo tra i gruppi. È stato poi effettuato
un test post-hoc nel tempo e tra i gruppi e un t-test prima per campioni appaiati e poi per campioni
indipendenti. La significatività è stata fissata a 0,05.
Risultati:
Dopo le 4 settimane di formazione nell’ambiente assegnato a ciascun gruppo, è stato riscontrato un
aumento significativamente più alto del volume sistolico nel gruppo LHTL rispetto al gruppo LLTL.
Il volume telediastolico è aumentato significativamente in entrambi i gruppi, mentre il volume
telesistolico è aumentato significativamente solo nel gruppo LLTL. Non è stata invece registrata
alcuna differenza significativa a proposito di frazione di eiezione e gittata cardiaca.
I livelli di ossigenazione del muscolo scheletrico non hanno mostrato differenze significative.
Tuttavia la concentrazione di ossiemoglobina è aumentata, mentre quella non ossigenata è diminuita
nel gruppo LHTL rispetto al gruppo LLTL.
Conclusioni:
Questo studio ha dimostrato che il metodo LHTL ha un effetto positivo sulla funzione cardiaca e
potenzialmente può migliorare l’ossigenazione del muscolo scheletrico durante gli esercizi
submassimali nei corridori di media e lunga distanza.

29
ARTICOLO 13

Training Quantification and Periodization during Live High Train High at 2100
M in Elite Runners: An Observational Cohort Case Study
Sharma, A. P., Saunders, P. U., Garvican-Lewis, L. A., Périard, J. D., Clark, B., Gore, C. J.,
Raysmith, B. P., Stanley, J., Robertson, E. Y., & Thompson, K. G.
Abstract:
The questionable efficacy of Live High Train High altitude training (LHTH) is compounded by
minimal training quantification in many studies. We sought to quantify the training load (TL)
periodization in a cohort of elite runners completing LHTH immediately prior to competition. Eight
elite runners (6 males, 2 females) with a V̇O2peak of 70 ± 4 mL·kg-1·min-1 were monitored during 4
weeks of sea-level training, then 3-4 weeks LHTH in preparation for sea-level races following descent
to sea-level. TL was calculated using the session rating of perceived exertion (sRPE) method,
whereby duration of each training session was multiplied by its sRPE, then summated to give weekly
TL. Performance was assessed in competition at sea-level before, and within 8 days of completing
LHTH, with runners competing in 800 m (n = 1, 1500 m/mile (n = 6) and half-marathon (n = 1).
Haemoglobin mass (Hbmass) via CO rebreathing and running economy (RE) were assessed pre and
post LHTH. Weekly TL during the first 2 weeks at altitude increased by 75% from preceding sea-
level training (p = 0.0004, d = 1.65). During the final week at altitude, TL was reduced by 43%
compared to the previous weeks (p = 0.002; d = 1.85). The ratio of weekly TL to weekly training
volume increased by 17% at altitude (p = 0.009; d = 0.91) compared to prior sea-level training.
Hbmass increased by 5% from pre- to post-LHTH (p = 0.006, d = 0.20). Seven athletes achieved
lifetime personal best performances within 8 days post-altitude (overall improvement 1.1 ± 0.7%, p
= 0.2, d = 0.05). Specific periodization of training, including large increases in training load upon
arrival to altitude (due to increased training volume and greater stress of training in hypoxia) and
tapering, were observed during LHTH in elite runners prior to personal best performances.
Periodization should be individualized and align with timing of competition post-altitude.
Obiettivo:
L’obiettivo di questo studio è quantificare la periodizzazione del carico di allenamento durante il
metodo living high-training high (LHTH) e descrivere come cambiano le variabili fisiologiche e
prestative dopo il ritiro in quota a 2100 m.
Campione:
Sono stati individuati 8 corridori mezzofondisti d’élite (6 maschi e 2 femmine, di età 25 ± 6 anni), 5
dei quali avevano partecipato ai Giochi Olimpici di Rio 2016 o ai Campionati Mondiali del 2015.
Degli 8 atleti selezionati, in 7 avevano già partecipato più volte a ritiri e allenamenti in quota.
Materiali e Metodi:
Questo studio ha previsto il monitoraggio di ogni atleta per 7-8 settimane in due fasi distinte. Nella
prima fase gli atleti hanno completato 4 settimane di allenamento al livello del mare. In seguito sono
stati condotti ad un’altitudine di 2100 m per completare 3-4 settimane di living high-training high
(LHTH). A tutti gli atleti è stata somministrata un’integrazione di ferro in modo che eventuali
adattamenti eritropoietici non fossero compromessi da disponibilità di ferro insufficiente.

30
I corridori hanno poi gareggiato in competizioni ufficiali entro una settimana dal completamento del
programma LHTH. Durante l’esperimento sono stati svolti test per valutare l’economia della corsa e
quantificare la massa dell’emoglobina all’inizio e alla fine del ritiro in quota (entro 24-48 h). Durante
il periodo in altura gli allenamenti, pur mantenendo una direzione comune, sono stati personalizzati
per i singoli atleti, anche in base alle simili esperienze passate. Nell’ultima settimana in quota è stato
ridotto il carico di allenamento in vista delle gare imminenti ed è stata effettuata una sessione di passo
gara a 1400; la restante formazione si è svolta tra 2100 e 2700 m.
Per ogni atleta sono stati registrati distanza, durata, sforzo percepito, volume di allenamento. Le
prestazioni di corsa sono state valutate prima e dopo il campo LHTH. Al livello del mare, prima di
partire per il campo in quota, è stato svolto un test incrementale su tapis roulant per determinare il
VO2peak. All’inizio e alla conclusione della fase in altitudine è stato completato un test su tapis roulant
di corsa submassimale per valutare l’economia di corsa. Negli stessi momenti è stata misurata anche
la massa dell’emoglobina utilizzando il rebreathing test (con monossido di carbonio, CO).

Analisi Statistica:
Volume e carico di allenamento sono stati quantificati utilizzando la differenza media standardizzata,
per cui la differenza dei valori dei parametri è stata divisa per la deviazione standard. Le variazioni
delle misure di laboratorio e delle prestazioni sono state analizzate utilizzando t-test appaiati e le
variazioni percentuali calcolate con il 90% come limite di confidenza. Tutti i dati sono stati espressi
come media ± SD (deviazione standard). La significatività è stata fissata a P ≤ 0,05.

Risultati:
L’andamento dell’allenamento in termini di volume e carico, seppur non standardizzato, è stato
definito da un aumento dei due parametri nelle prime 3 settimane in altura (rispetto alle settimane al
livello del mare) e da una diminuzione nell’ultima settimana. Degli 8 atleti, 7 hanno raggiunto il loro
personal best nelle competizioni che si sono svolte nei giorni successivi (una media di 3.7 giorni dopo
il campo in altura), mentre uno ha raggiunto il suo miglior risultato 57 giorni dopo. Il miglioramento
complessivo degli atleti rispetto al miglior tempo della stagione precedente è stato di 1,1 ± 0,7%.
Sia la massa totale sia quella relativa di emoglobina sono aumentate significativamente (totale: da
785 ± 203 a 826 ± 210 g; relativa: da 12.5 ± 1.9 a 13.2 ± 1.9 gꞏkg-1) dopo LHTH per tutti gli atleti.
La ventilazione submassimale misurata grazie al test su tapis roulant è aumentata (da 3.5 ± 0.5 L.
min-1, a 3.4 ± 0.5) a seguito del programma LHTH.
Conclusioni:
Questo studio ha dimostrato che una strategia caratterizzata da un aumento nel carico e nel volume
di allenamento nelle prime settimane in altura, seguita da una settimana di riduzione di carico e
volume all’interno di un programma LHTH, stimola la produzione degli adattamenti che hanno
permesso a corridori d’élite di raggiungere i loro migliori risultati pochi giorni dopo. In particolare è
stato rilevato un aumento della massa dell’emoglobina. Molto importante per i risultati prestativi è
stata la scelta di personalizzare gli allenamenti in base alle caratteristiche di ogni singolo atleta.

31
ARTICOLO 14

Living High-Training Low for 21 Days Enhances Exercise Economy,


Hemodynamic Function, and Exercise Performance of Competitive Runners
Park, H. Y., Park, W., & Lim, K.
Abstract:
Living high-training low (LHTL) is performed by competitive athletes expecting to improve their
performance in competitions at sea level. However, the beneficial effects of LHTL remain
controversial. We sought to investigate whether 21 days of LHTL performed at a 3,000 m simulated
altitude (fraction of inspired oxygen [FIO2]=14.5%) and at sea level can improve hematological
parameters, exercise economy and metabolism, hemodynamic function, and exercise performance
compared with living low-training low (LLTL) among competitive athletes. All participants (age =
23.5 ± 2.1 years, maximal oxygen consumption [VO2max] = 55.6 ± 2.5 mL·kg-1·min-1, 3,000 m time
trial performance=583.7 ± 22.9 seconds) were randomly assigned to undergo LHTL (n = 12) or LLTL
(n = 12) and evaluated before and after the 21 days of intervention. During the 21-day intervention
period, the weekly routine for all athletes included 6-day training and 1-day rest. The daily training
programs consisted of >4 hours of various exercise programs (i.e., jogging, high-speed running,
interval running, and 3,000 m or 5,000-m time trial). The LHTL group resided in a simulated
environmental chamber (FIO2 = 14.5%) for >12 hours per day and the LLTL group at sea level under
comfortable conditions. The hematological parameters showed no significant interaction. However,
LHTL yielded more improved exercise economy, metabolic parameters (oxygen consumption=-
152.7 vs 32.4 mL·kg-1·30min-1, η 2 = 0.457, p = 0.000; tissue oxygenation index=6.18 vs .66%, η 2 =
0.250, p = 0.013), and hemodynamic function (heart rate = -234.5 vs -49.7 beats·30min-1, η 2 =
0.172, p = 0.044; stroke volume = 136.4 vs -120.5 mL/30 min, η 2 = 0.191, p = 0.033) during 30
minutes of submaximal cycle ergometer exercise corresponding to 80% maximal heart rate before
training than did LLTL. Regarding exercise performance, LHTL also yielded more improved
VO2max (5.40 vs 2.35 mL·kg-1·min-1, η 2 = 0.527, p = 0.000) and 3,000 m time trial performance (-
34.0 vs -19.5 seconds, η 2 = 0.527, p = 0.000) than did LLTL. These results indicate that compared
with LLTL, LHTL can have favorable effects on exercise performance by improving exercise
economy and hemodynamic function in competitive runners.

Obiettivo:
L’obiettivo di questo studio è verificare se un programma di 21 giorni di living high-training low
(LHTL) con più di 12 ore al giorno a 3000 m e allenamenti a livello del mare possa indurre un
miglioramento delle prestazioni in corridori agonisti. In particolare si valutano eritropoiesi, economia
dell’esercizio, metabolismo e funzione emodinamica in una prova submassimale.
Campione:
Hanno partecipato 24 corridori maschi di buon livello, impegnati nelle medie e lunghe distanze. Sono
stati assegnati casualmente e in numero uguale ai due gruppi living high-traning low (LHTL) e living
low-training low (LLTL).

Materiali e Metodi:
La prima fase dello studio ha previsto, per tutti gli atleti, un periodo di 7 giorni in cui sono stati
eseguiti i test di riferimento al livello del mare (tre giorni di test e due di riposo tra ognuno di essi).
32
In tale periodo sono stati valutati i parametri ematologici, tra cui conta degli eritrociti, concentrazione
di emoglobina, ematocrito, conta dei reticolociti, concentrazione di eritropoietina, volume
corpuscolare medio.
Su cicloergometro è stato poi eseguito un test submassimale di 30 minuti in cui sono stati misurati:
VO2max, economia dell’esercizio, concentrazione di lattato nel sangue, ossigenazione del muscolo
scheletrico, emoglobina e mioglobina ossigenate e deossigenate, indice di ossigenazione dei tessuti,
funzione emodinamica, frequenza cardiaca, volume telediastolico, volume telesistolico, gittata
cardiaca. È stata poi sottoposta agli atleti una prova cronometrata sui 3000 m.
Nella seconda fase dello studio, della durata di 21 giorni, gli atleti del gruppo LHTL hanno vissuto
in camere ipossiche per 12 ore al giorno con altitudine simulata di 3000 m. Gli atleti del gruppo LLTL
hanno invece vissuto al livello del mare. Durante tale periodo la routine settimanale prevedeva per
tutti gli atleti 6 giorni di allenamento (più di 4 ore al giorno) e 1 di riposo. A tutti gli atleti è stata
somministrata un’integrazione di ferro liquido orale sulla base della concentrazione plasmatica di
ferritina di ciascuno. Al termine dei 21 giorni gli atleti sono tornati al livello del mare e, dopo 3 giorni,
hanno ripetuto la settimana di test (tre giorni di test e due di riposo tra ognuno di essi).
Analisi Statistica:
Tutti i dati sono stati espressi come media ± SD (deviazione standard). La normalità della
distribuzione di tutte le variabili è stata verificata utilizzando il test Kolmogorov-Smirnov.
Un’ANOVA a due vie è stata utilizzata per analizzare gli effetti dei programmi di formazione su
ciascuna variabile dipendente. In caso di interazione è stato utilizzato il test post-hoc di Bonferroni
per identificare i cambiamenti nel tempo all’interno dello stesso gruppo. Il t-test per campioni appaiati
è stato utilizzato per confrontare i valori pre e post allenamento di variabili dipendenti. La
significatività è stata fissata a priori a 0,05.
Risultati:
Non sono state riscontrate differenze significative nei parametri ematologici (conta degli eritrociti,
concentrazione di emoglobina, ematocrito, conta dei reticolociti, concentrazione di eritropoietina,
volume corpuscolare medio) tra il gruppo LHTL e il gruppo LLTL. Non sono state rilevate variazioni
significative neppure nell’emoglobina ossigenata e deossigenata. Dopo il programma di 21 giorni il
gruppo LHTL ha mostrato una diminuzione significativa del VO 2 (in media -152.7) e un aumento
dell’indice di ossigenazione dei tessuti (in media 6.18).
In merito alla funzione emodinamica è stata registrata una diminuzione significativa della frequenza
cardiaca e un aumento della gittata sistolica nel gruppo LHTL rispetto al gruppo LLTL. Nessuna
interazione significativa è stata osservata a proposito di volume telediastolico, volume telesistolico e
gittata cardiaca.
Sono emersi significativi miglioramenti in VO2max (LHTL in media 5.40; LLTL in media 2.35) e sul
tempo nei 3000 m (LHTL in media: -34.0; LLTL in media: -19.5) in entrambi i gruppi, ma con un
miglioramento prestativo maggiore per il gruppo che ha vissuto in quota.
Conclusioni:
Questo studio ha dimostrato che un periodo di 21 giorni utilizzando il metodo LHTL è molto efficace
nel migliorare le prestazioni di corridori di resistenza, producendo un incremento del VO2max e un
abbassamento del tempo sui 3000 m. Questi effetti positivi sono stati generati grazie a una migliore
economia di esercizio, con aumento dell’ossigenazione dei tessuti e una più efficiente funzione
emodinamica.
33
TABELLA SINOTTICA DEGLI STUDI ESAMINATI
CAMPIONE MATERIALI E METODI OGGETTO DI VALUTAZIONE STATISTICA RISULTATI CONCLUSIONI

4 fasi di studio: prima fase di inserimento, seconda di allenamento


supervisionato al livello del mare, terza in altura, quarta di ritorno al livello L'utilizzo del metodo LHTL, ovvero acclimatazione ad altitudine moderata
41 corridori di resistenza di età Prestazione, valutata tramite prova ANOVA di misure ripetuta, Aumento del volume della massa eritrocitaria e VO2max per i
del mare. Nella terza fase sono stati individuati 3 gruppi: LHTL ha vissuto combinata con allenamento a bassa quota, può permettere ai corridori di
compresa tra i 18 e i 31 anni. In 39 cronometrata sui 5000 m e test incrementale su “Student-Newman-Keul’s post-hoc gruppi high-high e high-low. Aumento del VO2 al MSS e della
1 2500 m per allenarsi a 1200-1400 m; LHTH ha vissuto e si è allenato a resistenza di migliorare le prestazioni a livello del mare grazie ad un
(27 uomini e 12 donne) hanno cicloergometro (VO2max). Parametri test", regressione lineare e velocità a VO2max per high-low. Miglioramento (mantenuto 3
2500 m; LLTL ha vissuto e si è allenato a livello del mare (150 m). Test aumento nella capacità di trasportare ossigeno nel sangue, all’aumento del
completato l'esperimento. ematologici, valutati tramite esami del sangue. coefficiente di Pearson. settimane) del tempo sui 5000 m per il gruppo high-low.
eseguiti prima e dopo il periodo in altura per valutare la prestazione e i VO2max e della velocità al VO2max e al MSS.
parametri fisiologici.

2 fasi di studio: prima fase di allenamento supervisionato al livello del Atleti suddivisi in rispondenti (con miglioramento sui 5000 m ≥ 14,1- Nel valutare quanto un soggetto risponda fisiologicamente ad un periodo in
mare, seconda fase di campo in altura. Nella seconda fase sono stati Statistica D D'Agostino com test di s) e non rispondenti (con miglioramento sui 5000 m ≤ 0-s). altura bisogna considerare l’acclimatazione all’altitudine (aumento delle
Prestazione, valutata tramite prova
individuati 3 gruppi: high-high si è allenato a 2500-3000 m; high-low si è normalità, test parametrici (T- Concentrazione di EPO, aumentanta in entrambi i gruppi, è rimasta capacità di trasporto di O2, incremento di VO2max) e il mantenimento di
39 corridori di resistenza (27 uomini cronometrata sui 5000 m e test incrementale su
2 allenato a 1200-1400 m; high-high-low ha eseguito allenamenti base a Students) e non parametrici più alta rispetto al basale anche dopo 14 giorni solo nei rispondenti. questi effetti una volta tornali a livello del mare con un miglioramento delle
e 12 donne) di età 21.6 ± 2.9 anni tapis roulant (VO2max). Parametri ematologici,
2500-3000 m e allenamenti ad alta intensità a 1200-1400 m. Test eseguiti (Wilcoxon per coppie appaiate e Emoglobina ed ematocrito aumentati in entrambi i gruppi, ma poi prestazioni in gara. Le caratteristiche individuali hanno una grande
valutati tramite esami del sangue.
prima e dopo il periodo in altura per valutare la prestazione e i parametri Kruskal-Wallis)- ridotti più velocemente nei non rispondenti. VO2max e VO2 al influenza e per questo è necessaria una personalizzazione dei programmi
fisiologici. MSS (Maximal Steady State) aumentati tra i rispondenti. di allenamento per ridurre al minimo i non rispondenti.

Prestazione, valutata tramite prova Prestazioni sui 3000 m migliorate dopo il soggiorno in quota.
26 corridori d’élite, specializzati in Programma di 27 giorni trascorsi a 2500 m, con allenamenti base tra 1250 cronometrata sui 3000 m e test incrementale su T-test per campioni appaiati, VO2max e ventilazione massima aumentati. Concentrazione di Il metodo "HiHiLo" ha permesso anche agli atleti d'élite di ottenere
corsa di resistenza (17 uomini e 9 e 3000 m e allenamento ad alta intensità a 1250 m ("HiHiLo"). Test tapis roulant (VO2max, saturazione di ANOVA unidirezionale, ANOVA a emoglobina ed ematocrito aumentati durante il campo e rimasti miglioramenti sul test dei 3000 m, grazie a un incremento della VO2max e
3 donne) di livello nazionale. In 22 eseguiti prima e dopo il periodo in altura per valutare la prestazione e i ossiemoglobina, consumo di ossigeno e due vie, analisi post-hoc tramite ancora elevati al ritorno al livello del mare. Eritropoietina della ventilazione massima e ad un aumento della concentrazione di
hanno completato l'esperimento. parametri fisiologici. ventilazione). Parametri ematologici, valutati Student-Newman-Keuls test. aumentata durante il periodo in quota, ma tornata a livelli basali al emoglobina e dei livelli di ematocrito.
tramite esami del sangue. ritorno.

3 fasi di studio: pre-formazione al livello del mare, formazione e post-


Il metodo LHTL non crea disturbi creati dall'altitudine, anzi induce alcuni
formazione al livello del mare. Nella fase di formazione sono stati definiti Prestazione, valutata tramite un test su tapis
VO2max aumentato nei nuotatori e nei corridori del gruppo LHTL miglioramenti, come l'aumento del VO2max; tuttavia è necessario un
11 atleti di sci di fondo, 18 nuotatori, 2 gruppi: LHTL ha vissuto a 2500-3000 m e si è allenato a 1200 m; il roulant per fondisti e corridori e una prova in Statistica non parametrica, Wilcoxon
4 e rimasto alto anche dopo 15 giorni nei corridori. Aumento di periodo di acclimatazione, consigliato per almeno 18 giorni (e almeno 12
12 corridori: tutti atleti d'élite. gruppo di controllo ha vissuto e si è allenato a 1200 m. Test eseguiti prima piscina per i nuotatori. Risposta ventilatoria test, U-Mann Whitney test.
HVRe e diminuzione di ΔSaO2 nei corridori di LHTL. ore al giorno) a non più di 3000 m. Inoltre dopo 15 giorni dall'intervento gli
e dopo il periodo in altura per valutare la prestazione e i parametri ipossica all'esercizio tramite il HVRe test.
effetti dell'acclimatazione tendono a scomparire.
fisiologici.

3 fasi di studio: pre-formazione al livello del mare, formazione e post-


Il metodo LHTL può determinare un miglioramento sia nelle prestazioni
12 corridori uomini d’élite formazione al livello del mare. Nella fase di formazione sono stati definiti Prestazione, valutata tramite un test su tapis Kolmogorov-Smirnov test, ANOVA VO2max, assorbimento di ossigeno e ventilazione aumentati negli
massimali, sia submassimali, con queste ultime che tendono a mantenere
specializzati nelle medie e lunghe 2 gruppi: LHTL ha vissuto a 2500-3000 m e si è allenato a 1200 m; il roulant (VO2max, saturazione dell'ossigeno, a due vie, ANOVA unidirezionale, atleti di LHTL nell'immediato e rimasti alti 15 giorni dopo.
5 un alto livello anche nei 15 giorni successivi (VO2max tende a diminuire).
distanze. In 11 hanno completato gruppo di controllo ha vissuto e si è allenato a 1200 m. Test eseguiti prima ventilazione). Parametri ematologici, valutati analisi post-hoc tramite Student- Emoglobina aumentata per LHTL dopo il campo in quota, ma
Il miglioramento è dovuto soprattutto agli incrementi di capacità di
l'esperimento. e dopo il periodo in altura per valutare la prestazione e i parametri tramite esami del sangue. Newman-Keuls test. tornata a livelli basali entro 15 giorni. sTfR aumentato in LHTL.
trasporto dell’ossigeno, emoglobina, sTfR.
fisiologici.

Prestazione, valutata tramite una prova


3 fasi di studio: pre-formazione al livello del mare, formazione e post- incrementale di locomozione specifica (corsa e
formazione al livello del mare. Nella fase di formazione sono stati definiti nuoto) per determinare VO2max, PPO, Student t-test, Mann-Whitney test, VO2max aumentato in HL al post1, ma tornato a livelli basali al
11 atleti di sci di fondo, 18 nuotatori, Viene confermata l'efficienza del metodo LHTL per le categorie di atleti
6 11 corridori: tutti atleti d'élite.
2 gruppi: HL ha vissuto a 2500-3000 m e si è allenato a 1200 m; LL ha VO2RCP, PRCP ed energia aerobica. Una ANOVA a due vie, test post-hoc di post2. PPO aumentata in HL nel post1 e nel post2. VO2rcp e Prcp
d'élite studiate, in particolare con miglioramenti di PPO, Prcp e VO2rcp.
vissuto e si è allenato a 1200 m. Test eseguiti prima e dopo il periodo in seconda prova submassimale di locomozione Scheffe. migliorati tra pre e post15.
altura per valutare la prestazione e i parametri fisiologici. aspecifica (bici) per determinare l’efficienza
meccanica

VO2max e Hbmass aumentati in maniera riproducibile. Prestazione


Prestazione, valutata tramite una prova
Per il gruppo LHTL 2 periodi di campo in altura di 3 settimane (3000 m Metodo statistico “magnitude-based sui 4,5 km s strada risultata più veloce solo dopo il primo blocco.
16 corridori di alto livello (uomini e cronometrata di 4,4 km su strada e test
simulati) separati da 5 settimane al livello del mare. Il gruppo di controllo inferences” , “unequal variances t- Per LHTL la velocità di soglia del lattato maggiore solo dopo il Il metodo LHTL (simulato) di 3 settimane può indurre aumenti riproducibili
donne, di età 30.6 ± 4.6 anni) incrementale su tapis roulant (VO2max,
7 è sempre rimasto a livello del mare. Un giorno prima e uno dopo ogni test”, trasformazione in logaritmo blocco 1, mentre concentrazione di lattato post-test inferiore dopo di Hbmass e VO2max in corridori di alto livello, ma a tali aumenti non ha
competitivi su medie e lunghe economia di corsa, soglia del lattato, FC e
blocco in altura sono stati eseguiti alcuni test. Sono stati controllati anche delle misure e poi ritrasformazione in entrambi i blocchi. LHTL più veloce al punto di soglia del lattato. corrisposto un miglioramento riproducibile nella prova di 4,5 km.
distanze. velocità a VO2max). Parametri ematologici,
altri parametri fisiologici in diversi momenti dello studio. percentuali. Durante i periodi in altura aumenti di concentrazione di EPO, sTfR
valutati tramite esami del sangue.
e percentuale di reticolociti per LHTL.

Prestazioni sui 3000 m per il gruppo LH/TL+TH migliorate


Per il gruppo LH/TH+TH protocollo di 3 settimane con almeno 14 ore al Prestazione, valutata tramite prova
Metodo statistico “magnitude-based nell'immediato, ma misurati gli stessi tempi del pre intervento dopo
17 atleti di alto livello di sesso giorno in stanze ipossiche (simulate a 3000 m); per il gruppo TH cronometrata di 3000 m e test incrementale su Il metodo LH/TL+TH di 3 settimane può indurre aumenti significativi di
inferences” , “unequal variances t- 2 settimane. VO2max aumentato in entrambi i gruppi con maggiore
maschile e femminile, impegnati soggiorno a 600 m. Entrambi i gruppi hanno svolto, oltre al loro tapis roulant (FC, VO2max, economia di corsa, VO2max e Hbmass in corridori di alto livello, che determinano un
8 test”, trasformazione in logaritmo variazione per il gruppo LH/TL+TH. Hbmass e EPO aumentati
nelle corse di media e lunga allenamento regolare al livello del mare, allenamenti in ambiente ipossico velocità in soglia di lattato e velocità in miglioramento delle prestazioni a breve termine. Questi effetti si riducono
delle misure e poi ritrasformazione in durante il soggiorno in altura ma poi tornati a valori basali al livello
distanza. (2200 m). Test eseguiti prima e dopo il periodo in altura per valutare la VO2max). Parametri ematologici, valutati nelle 2 settimane successive all'intervento in quota.
percentuali. del mare. sTfR aumentato nella prima settimana in altura, poi
prestazione e i parametri fisiologici. tramite esami del sangue.
tornato al basale una settimana dopo il ritorno.

3 fasi di studio: prima fase di allenamento a livello del mare con test da
Prestazione sui 3000 m migliorata dopo l'allenamento in quota per i
sforzo, esposizione simulata in quota per 24 h; seconda fase di
48 corridori di alto livello (32 uomini Prestazione, valutata tramite prova gruppi a 2085 m e 2454 m, sia nell'immediato sia dopo 2 settimane.
permanenza in quota; terza fase di test a livello del mare. Nella seconda
e 16 donne, di anni 21 ± 2), cronometrata sui 3000 m e test su tapis roulant Test Shapiro-Wilk, ANOVA a due VO2max aumentato dopo il periodo in quota per i tre gruppi alle
fase sono stati creati 4 gruppi per il metodo "HiHiLo" in base all'altitudine Con il metodo "HiHiLo" le altitudini ottimali alle quali vivere per ottenere
9 competitivi su pista o in gare di (consumo di ossigeno submassimale, VO2max). vie e analisi post-hoc di Fisher, altitudini maggiori. Concentrazioni di EPO aumentate in tutti i
di riferimento (1780 m, 2085 m, 2454 m e 2800 m), con allenamenti a benefici in termini di prestazioni sono comprese tra i 2000 e i 2500 m.
cross. In 45 hanno completato Parametri ematologici, valutati tramite esami ANOVA unidirezionale. gruppi dopo 24 e 48h in quota, poi tornate alla condizione iniziale.
bassa intensità a quota 1780-3000 m e allenamenti ad alta intensità a 1250
l'esperimento. del sangue. Volume degli eritrociti aumentato immediatamente dopo l'altura, ma
m. Test eseguiti prima e dopo il periodo in altura per valutare la
tornato a valori basali nelle 2 settimane al livello del mare.
prestazione e i parametri fisiologici.

16 corridori (uomini e donne) d’élite Per il gruppo LHTH soggiorno ad altitudine di 1800 m e allenamenti tra
Aumento di Hbmass e di ematocrito rispetto al basale
o di alto livello competitivi su lunghe 1700 e 2200 m (a 1000 m allenamenti di alta intensità). Per il gruppo di T-test per campioni indipendenti, Ad un’altitudine di 1800 m due settimane sono sufficienti per aumentare la
Parametri ematologici, valutati tramite esami significativamente maggiore nel gruppo LHTH, sia dopo 2 sia dopo
10 distanze. Del gruppo LHTH in 5 controllo soggiorno e allenamenti vicino al livello del mare. Test eseguiti ANOVA a due vie, test post-hoc massa dell’emoglobina e i livelli di ematocrito, con una esposizione
del sangue. 3 settimane dal campo in quota. Conta dei reticolociti maggiore in
(su 8) hanno completato prima e dopo il periodo in altura per valutare la prestazione e i parametri Tukey. completa di 24 h al giorno.
LHTH rispetto al gruppo di controllo ma solo dopo 2 settimane.
l'esperimento. fisiologici.

2 fasi di studio: prima fase di allenamento a livello del mare con test da
Prestazione, valutata tramite prova Prestazione sui 3000 m più lenta con l'esposizione acuta
48 corridori di alto livello (32 uomini sforzo, esposizione simulata in quota per 24 h; seconda fase di
cronometrata sui 3000 m e test su tapis roulant all'altitudine, ma con un calo maggiore per i gruppi a 2454 m e 2800
e 16 donne, di anni 21 ± 2), permanenza in quota. Nella seconda fase sono stati creati 4 gruppi per il Test Shapiro-Wilk, ANOVA a due Un corridore di resistenza che deve gareggiare ad un'altitudine di 1780 m
(consumo di ossigeno massimale e m. Miglioramenti con l'esposizione cronica all'altitudine, prima per i
11 competitivi su pista o in gare di metodo "HiHiLo" in base all'altitudine di riferimento (1780 m, 2085 m,
submassimale, VO2max). Parametri
vie e analisi post-hoc di Fisher,
gruppi 2085 m e 2454 m e più avanti per 2800 m. VO2max
può farlo entro pochi giorni se è rimasto a quella altitudine; ha bisogno di
cross. In 43 hanno completato 2454 m e 2800 m), con allenamenti a bassa intensità a quota 1780-3000 m ANOVA unidirezionale. un tempo fino a 19 giorni se ha vissuto ad altitudini superiori di 300-500 m.
ematologici, valutati tramite esami del sangue. aumentato da pre a post ritiro in quota per 2085 m e 2454 m.
l'esperimento. e allenamenti ad alta intensità a 1250 m. Test eseguiti prima e dopo il
Ossigenazione durante il sonno e SaO2. Volume eritrocitario aumentato per tutti i gruppi da pre a post.
periodo in altura per valutare la prestazione e i parametri fisiologici.

Parametri prestativi e fisiologici, valutati tramite Aumento del volume sistolico maggiore per il gruppo LHTL.
Per il gruppo LLTL soggiorno a 1000 m, per il gruppo LHTL soggiorno a ANOVA a due vie, test post-hoc, t- Il metodo LHTL ha un effetto positivo sulla funzione cardiaca e
20 corridori uomini di media e lunga test submassimale su cicloergometro (funzione Aumento del volume telesistolico in LLTL. Concentrazione di
12 3000 m; entrambi i gruppi hanno svolto gli allenamenti ad altitudine 700- test per campioni appaiati e per potenzialmente può migliorare l’ossigenazione del muscolo scheletrico
distanza. cardiaca e ossigenazione del muscolo ossiemoglobina aumentata, di emoglobina non ossigenata diminuita
1330 m. Test eseguiti per valutare i parametri fisiologici e prestativi. campioni indipendenti. durante gli esercizi submassimali.
scheletrico). nel gruppo LHTL.

2 fasi di studio: prima fase di allenamento al livello del mare; seconda fase Aumento nel carico e nel volume di allenamento nelle prime settimane in
8 corridori mezzofondisti d’élite (6 Prestazione, valutata tramite risultati delle gare Raggiungimento del personal best per tutti gli atleti (7
di LHTH a 2100 m, con allenamenti personalizzati. Test eseguiti prima e altura, seguita da una settimana di riduzione di carico e volume all’interno
13 maschi e 2 femmine, di età 25 ± 6 e test incrementale su tapis roulant. Hbmass t-test per campioni appaiati. nell'immediato, 1 dopo 57 giorni). Hbmass totale e relativa
dopo il periodo in altura per valutare la prestazione e i parametri di un programma LHTH stimola la produzione degli adattamenti che
anni). tramite rebreathing test. aumentata in tutti gli atleti. Ventilazione submassimale aumentata.
fisiologici. Sono stati considerati i risultati delle gare imminenti. hanno permesso agli atleti di raggiungere i loro risultati migliori.

3 fasi di studio: prima fase di test al livello del mare; seconda fase in
Prestazione e parametri prestativi, valutati Test Kolmogorov-Smirnov, Diminuzione del VO2 e aumento dell'ossigenazione dei tessuti per il
24 corridori maschi di buon livello, camere ipossiche (simulate a 3000 m) e allenamenti al livello del mare per 21 giorni di metodo LHTL sono molto efficaci nel migliorare le prestazioni,
tramite prova cronometrata sui 3000 m e test ANOVA a due vie, test post-hoc di gruppo LHTL. Diminuzione della FC e aumento della gittata
14 impegnati nelle medie e lunghe il gruppo LHTL, soggiorno e allenamenti al livello del mare per LLTL; producendo un incremento del VO2max e un abbassamento del tempo sui
incrementale su cicloergometro. Parametri Bonferroni, t-test per campione sistolica per LHTL. Miglioramenti di VO2max e del tempo sui
distanze. terza fase di test al livello del mare. Test eseguiti prima e dopo il periodo 3000 m.
ematologici, valutati tramite esami del sangue. appaiati. 3000 m per entrambi gruppi, ma maggiore per LHTL.
in altura per valutare la prestazione e i parametri fisiologici.

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CONCLUSIONI
Questa ricerca conferma la validità dell’esposizione all’altitudine come metodo utile al
miglioramento della prestazione. Infatti, tutti gli studi nei quali sono state effettuate prove
cronometrate [1] [2] [3] [7] [8] [9] [11] [13] [14] hanno misurato tempi inferiori in seguito ai soggiorni
in quota. Tuttavia, gli studi [1] [9] hanno mostrato miglioramenti anche dopo 2/3 settimane dopo il
soggiorno in quota, mentre lo studio [8] ha registrato gli stessi tempi della pre-formazione dopo 2
settimane trascorse al livello del mare.
In merito alla prestazione, il VO2max è aumentato in seguito alla formazione in altura in tutti gli studi
in cui è stato misurato, attraverso test su tapis roulant o cicloergometro [1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] [8]
[9] [11] [14]. Anche in questo caso sono state però osservate differenze nella permanenza di tale
aumento; negli studi [5] [9] l’aumento significativo di VO2max è rimasto invariato anche dopo 2
settimane, mentre è tornato a valori basali nello studio [6]. L’economia della corsa non è migliorata
negli studi [1] [7] [13], ma ha avuto un piccolo miglioramento nel [14].
Tra i parametri cardiorespiratori, la ventilazione massimale o submassimale è aumentata in tutti gli
studi in cui è stata presa in esame, cioè in [3] [5] [13]. La frequenza cardiaca è rimasta invariata in
[3], ma è risultata inferiore per il gruppo sperimentale in [5] [14]. L’ossigenazione del muscolo
scheletrico si è dimostrata maggiore dopo il periodo in quota negli studi [1] [5] [14]; sebbene lo studio
[12] non rilevi una differenza significativa a tal proposito, l’aumento di concentrazione di
ossiemoglobina e la diminuzione di quella non ossigenata fanno ritenere che possa essere comunque
rilevato un miglioramento dell’ossigenazione del muscolo in studi successivi.
Tra i parametri ematologici, la massa dell’emoglobina (misurata tramite rebreathing test) è cresciuta
per gli atleti in altura rispetto alla situazione iniziale negli studi [2] [3] [7] [8] [10] [13], ma non in
[4] [14]. Di questi otto studi, cinque hanno misurato anche i valori di ematocrito, più elevati rispetto
alla condizione basale in [2] [3] [10]; similmente a quanto visto per l’emoglobina, gli studi [4] [14]
non hanno rilevato variazioni significative nei livelli di ematocrito. La percentuale di reticolociti dopo
il periodo in quota è aumentata in [7] [10], ma non in [14]. Il recettore della transferrina solubile
(sTfR) è stato misurato in quantità maggiori post-intervento in [5] [7] [8]. La concentrazione di
eritropoietina (EPO) è incrementata durante il soggiorno in altitudine negli studi [2] [7] [8] [9], ma
non in [5]; tuttavia solo nel [2] i valori sono rimasti significativamente più alti anche diversi giorni
dopo il ritorno al livello del mare. Il volume eritrocitario è risultato in misura maggiore per il gruppo
sperimentale in [1] [2] [9] [11], spesso associato a una diminuzione del volume plasmatico, senza
quindi indurre una modifica nel volume totale di sangue; non è stata registrata alcuna variazione
significativa negli studi [4] [5].
Da questi risultati si può confermare non solo la validità di queste metodiche, ma anche la
correlazione tra il miglioramento della prestazione e l’aumento di alcune variabili fisiologiche, tra cui
in particolare la ventilazione e l’ossigenazione del muscolo. Tale aumento è reso possibile
sicuramente dall’incremento di altri parametri, di tipo ematologico, tra i quali soprattutto la massa
dell’emoglobina, la concentrazione di eritropoietina e il volume eritrocitario.
Inoltre, delle tre metodiche studiate (LHTH, LHTL, HiHiLo), sembra che LHTL e HiHiLo siano
quelle più indicate ai fini del raggiungimento della miglior prestazione possibile. Infatti, negli studi
in cui è stato indagato il metodo LHTH, nonostante gli adattamenti fisiologici, questi non sempre si
sono tradotti in un miglioramento prestativo, in quanto gli allenamenti in altura non hanno potuto
mantenere le stesse intensità degli allenamenti al livello del mare. Si può inoltre individuare un range
di altitudine preferibile, compreso tra 2000 e 2500 m circa, idoneo a indurre i cambiamenti dei
parametri sopra citati senza incorrere in problematiche dovute all’elevata altitudine. Tuttavia è
fondamentale specificare che gli adattamenti fisiologici necessitano di un periodo di acclimatazione

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di almeno tre settimane in quota. Infatti, in caso di competizioni organizzate a bassa altitudine, l’atleta
dovrebbe vivere all’altitudine di gara (non più in alto) se questa è prevista entro pochi giorni. Se
l’atleta scegliesse di vivere a un’altitudine 300-500 m superiore rispetto a quella della competizione,
dovrebbe avere il tempo necessario per sviluppare le risposte di acclimatazione in modo da ridurre al
minimo il decremento delle prestazioni.
Le metodiche studiate sono risultate efficaci sia nei corridori di resistenza di medio e alto livello, sia
nei corridori d’élite, di sesso maschile e femminile ed età compresa tra i 18 e i 30 anni circa.

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