Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
InVIctus AcAdemy
Il Metodo inVictus
in azione
A questo punto… dopo aver elencato tutti questi incredibili pregi, passeremo dalla
teoria alla pratica illustrando nel concreto come applicare i principi su cui si basa
il Metodo inVictus. Le idee che verranno proposte sono “elementari” ma non banali:
funzionano ma è necessario dar loro fiducia, cercando di risolvere quelle piccole
criticità che sempre si hanno quando si opera un cambiamento di mentalità.
Il contesto di riferimento
Due sono gli aspetti che determinano il successo nell’allenamento:
Pertanto, la prima cosa che va fatta è una analisi del contesto, nel nostro caso,
della “palestra”. Esistono molti tipi di schede in palestra così come esistono molti
schemi di allenamento. Diciamo che voi siete le classiche persone che per il petto
fanno la panca con il famigerato schema 3×8-6-4 che, nella pratica, è questo:
2. Recuperate circa 2’, fate un’altra serie sempre al massimo, otterrete, che so…
6 ripetizioni.
Lo schema 3×8-6-4 di fatto descrive bene o male quello che succede. Diciamo che
avete messo 70 kg ed avete ottenuto, pertanto:
70 kg × [ 8 6 4 ]
Ciò che accade, però, è che dopo qualche volta vi annoiate, è noioso fare sempre un
allenamento del genere e così cambiate: non fate la panca, ma la panca inclinata,
o quella con i manubri e cambiando ritrovate quella “grinta” necessaria per essere
motivati ad allenarvi. Difficilmente, però, farete le croci ai cavi come primo esercizio
per il petto, o la pek dek o un qualsiasi esercizio definito “di isolamento”.
Cioè:
Non:
Se è pur vero che l’aumento del carico a parità di tutto permette un aumento
della tensione meccanica, e così dell’ipertrofia, è da comprendere che voi
non state facendo questo ragionamento ma associate, semplicemente, un
miglioramento in quello che fate in palestra non solo ad un aumento della massa
muscolare, ma ad un aumento del carico sul bilanciere.
Fate questo perché nel retrocranio avete l’immagine di uno “grosso” ma anche
“forte” o, meglio, grosso per come è forte o forte per come è grosso: strong as you
look, come dicono gli anglosassoni.
Perciò, primo punto: una scheda di allenamento è tanto più appetibile, e così
perseguibile nel tempo, se permette ai vostri carichi di migliorare in certi esercizi
a cui voi date valore. In maniera più semplice: uno schema di allenamento per la
panca piana è buono se vi fa aumentare i carichi nella panca.
Vediamo anche perché dopo un po’ nasce la noia. Si immagini 6 sedute con lo
schema proposto:
70 kg × [ 8 6 4 ]
70 kg × [ 8 7 5 ]
70 kg × [ 8 6 3 ]
70 kg × [ 8 6 6 ]
70 kg × [ 9 7 5 ]
70 kg × [ 9 7 4 ]
Cioè: a furia di fare sempre la stessa cosa è sicuro che si ottiene un miglioramento
di carico, ma comunque di poco e l’ultima serie è sempre a basse ripetizioni. In
pratica, si “galleggia” intorno al solito risultato. Questo è quello che accade, da
cui la necessità di variare, arrivando però con questo modo di fare sempre al
medesimo risultato.
Spessissimo poi, questo schema (che per inciso viene seguito per moltissimi
esercizi) viene svolto con una tecnica oltremodo discutibile. Tipico è l’aiuto dello
spotter nella panca… facendo in pratica un rematore e togliendo una percentuale
notevole del carico. Si assiste, cioè, anche ad un incremento del carico sul
bilanciere e anche ad un maggior numero di ripetizioni, ma a discapito della
tecnica esecutiva e così del lavoro proprio sul gruppo muscolare scelto. Perciò;
brutta tecnica, inutile anche per lo sviluppo muscolare e non stiamo parlando di
dettagli quanto di aspetti sostanziali quali rimbalzoni ed esecuzioni strattonate.
Perciò, riassumendo:
1° 70 kg × 8 2° 65 kg × 8 3° 60 kg × 8/10
Bene. Ma non è finita qui: serve un criterio di progressione, che è anche questo
molto semplice. Ogni allenamento si incrementano i carichi di 2,5 kg su tutte le
serie. Come potrebbero essere, pertanto, le sedute successive?
La volta successiva 2,5 kg in più non impediranno di fare 8 ripetizioni nella prima
serie, dai… è poco di più. Analogamente possiamo ipotizzare che anche le serie
successive saranno identiche, forse 1 ripetizione in meno.
1° 75 kg × 6 2° 70 kg × 6/8 3° 65 kg × 8
E dopo? Proviamo:
1° 80 kg × 4 2° 75 kg × 6 3° 70 kg × 6/8
In 5 allenamenti si sono mossi 80 kg! Ovvio, non esiste la sfera di cristallo che
permette di vedere il futuro e se tutto questo si sarà verificato, però è ragionevole
pensare che accadrà questo: un miglioramento dove le solite 18 ripetizioni del
vecchio schema sono adesso tutte a carichi più alti. Ma c’è di più: vi siete schiodati
dalla stasi, dal fare sempre le solite cose.
Vi siete dati dei criteri di progressione e avete organizzato il lavoro della panca non
per UN allenamento ma per un gruppo di allenamenti, mantenendo però il valore
dell’impegno in ogni singolo allenamento dove avete tirato tutto al massimo.
Di fatto, avete inserito una organizzazione del lavoro su un periodo di tempo
più lungo della singola seduta. Non mi sembra che però tutto questo sia così
complicato.
Ecco la seduta per il petto, che vale per 5 allenamenti. Dopo la progressione
principale si ha la panca con manubri:
• A questo punto avete comunque ancora delle energie, però non per sollevare
molto o su esercizi complessi, pertanto ecco la chest press, un movimento
guidato dove sceglierete un carico appropriato per fare 10 ripetizioni nella
prima serie, cioè un numero elevato. Che carico utilizzerete? Lo sapete,
perché non siete principianti ma anche se ne vengono 8 va bene lo stesso,
siamo a spremersi: puro bodybuilding, movimenti lenti e controllati e
squeezing muscolare alla fine.
• Con un gruppo muscolare si può scegliere fra più esercizi, e per ogni
esercizio fra più schemi di lavoro
• Con un programma per tutto il corpo si può scegliere fra più ripartizioni dei
gruppi muscolari su più sedute e per ogni gruppo muscolare si può scegliere
fra più esercizi, e per ogni esercizio fra più schemi di lavoro
• Esistono poi delle sinergie: allenare il petto con la panca implica allenare
anche i tricipiti, allenare le trazioni alla sbarra implica allenare anche i bicipiti,
allenare la schiena con lo stacco implica allenare gli stessi erettori spinali e la
stessa catena cinetica posteriore dello squat.
Immaginiamo che voi vi possiate allenare 3 volte a settimana per massimo un’ora,
un’ora ed un quarto: questo è un forte vincolo, no? Forse per l’ipertrofia sarebbero
meglio 4 volte a settimana di 2 ore ma che senso ha impostare un programma del
genere se poi non lo potete seguire? Avreste un protocollo a bassissima aderenza,
pertanto inutile.
LUN
Petto Braccia Gambe Addome
Scheda A
MER
Spalle Dorso Gambe Addome
Scheda B
VEN
Petto Braccia Spalle Dorso
Scheda C
L’idea è di avere due schede mentalmente più impegnative della terza dove ci si
può “sbracare” di più: la differenza è data, appunto, dall’allenamento delle gambe
che è notoriamente pesante per chi va in palestra.
3× Min12/Max16
Chest press 1'
carichi discendenti
2× Min8/Max12
Curl con manubri 1'
1× Min8/Max12 @ -5kg
Braccia
French press Ppa 2'
2× Min8/Max12
Spinte in basso ai cavi 1'
1× Min8/Max12 @ -5kg
2 × Min8/Max12
Panca alta 60° 1'30"
1 × Min8/Max12 @ -5kg
Spalle
Superset
Alzate frontali
3 × Min8/Max12 1'
Alzate laterali
Alzate posteriori
Petto 2 × Min6/Max8
Panca inclinata 2 × Min8/Max10 @ -5kg 1'30
1 × Min10/Max12 @ -5kg
Dorso 2 × Min6/Max8
Pulley basso 2 × Min8/Max10 @ -5kg 1'30
1 × Min10/Max12 @ -5kg
2 × Min6/Max8
Lento in piedi da sedere 2 × Min8/Max10 @ -5kg 1'30
1 × Min10/Max12 @ -5kg
Spalle
Superset
Alzate frontali
3 × Min8/Max12 1'
Alzate laterali
Alzate posteriori
2 × Min8/Max12
Curl con manubri 1'
1 × Min8/Max12 @ -10kg
Braccia
2 × Min8/Max12
French press 1'
1 × Min8/Max12 @ -10kg
Nel giorno A la parte del petto è già stata commentata, con PPa indico la
progressione principale vista, 3 serie con carichi a scalare di 5 kg a serie,
incremento di 2,5 kg ogni allenamento, primo allenamento con un carico nella
prima serie che permette 8 ripetizioni tirate. Poi:
2. Per le gambe, squat in schema PPb, che è così definito: 4 serie a carico
decrescente di 10 kg se avete più di 100 kg, di 5 kg se avete meno di 100 kg,
nel primo allenamento usate un carico che permette di tirare 8 ripetizioni.
Poi pressa, 3 serie da minimo 10 e massimo 14 ripetizioni. Qui è tutto
durissimo, ho aumentato i recuperi.
Nel giorno B:
1. Si inizia con la military press con schema PPa per muovere carichi
interessanti e poi la panca alta a 60°, un esercizio abbastanza old school con
carichi medi e ripetizioni medie. Infine, 3 superset di alzate frontali, laterali
e posteriori eseguite di fila con minimo 8 e massimo 12 ripetizioni, dovete
essere vicini alla rastrelliera per avere a disposizione i manubri.
2. Per il dorso non ho voluto ipotizzare alcuna prestazione sulle trazioni alla
sbarra, perciò una bella lat machine in schema PPa che di sicuro fatta così è
molto ipertrofica, e poi un rematore su 3 serie con la solita filosofia.
3. Per le gambe, ho messo lo stacco che tanto non è possibile definirlo né per le
gambe né per la schiena, diciamo che allena gli stessi muscoli dello squat ma
su angoli diversi, lo schema PPc è così definito: 4 serie a carico decrescente
di 10 kg perché si presume che abbiate più di 120 kg di massimale, nel primo
allenamento usate un carico che permette di tirare 6 ripetizioni. Poi lo stacco
a gambe tese
Nel giorno C:
2. Si noti come per il petto si utilizza con progressione principale PPa la panca
con manubri, analogamente per il dorso il rematore in progressione PPa:
in questo allenamento, cioè, gli esercizi di base che sono il termometro
dell’allenamento sono quelli che in A e B erano complementari. In altre
parole, qui in C in questi esercizi si cura il carico, in A e B si “pompa di brutto”.
E poi?
Che accade dopo le 5 settimane previste? Intanto, nulla vieta di proseguire
l’allenamento per altre 2 o 3 settimale, tutto sta a vedere che succede nelle
progressioni principali: tipicamente queste finiscono quando le ripetizioni
nella prima serie scendono a 2, ma fino a che questo non succede è possibile
andare avanti. Questo significa che il programma può arrivare a 8 settimane
senza problemi. Poi, di sicuro non raggiungerete le 2 ripetizioni in prima serie
contemporaneamente in tutti gli esercizi!
• Vi prendete una pausa di una settimana dove fate quello che vi pare, dal non
andare in palestra a fare le cose più assurde ma non dovete usare questi
schemi qua.
Potete poi ripetere per una 3°volta ma il giochino non funziona più bene e sarete
comunque saturi delle solite cose. 2 volte è l’ideale, 3 molto meno.
Alcuni suggerimenti
“Che succede se nel primo allenamento si fanno
più di 8 ripetizioni (cioè più di quanto previsto) nella
progressione principale?”
“E se uno si allena 4 volte? O 2 sole?” Ecco, qui non è così semplice perché il tutto
è tarato su 3 volte. È comunque possibile fare qualcosa che abbia un senso e che
funzioni.
“Si potrebbe fare di meglio? Più petto, meno braccia o il contrario? Ma questa è
monofrequenza, multifrequenza, o che?” Si potrebbe fare sicuramente di meglio,
perché tutto è perfettibile, ma è solo un esempio di come su 3 volte a settimana
da massimo 1 ora e 15’ si possano creare programmi che rispondano a pieno alle
esigenze della persona, che siano interessanti e così motivanti e che rispondano
non solo alle “regole dell’ipertrofia” ma in generale alle “regole della teoria
dell’allenamento” che, come sottoinsieme della teoria dell’adattamento, sono
sicuramente universali perché lo è quest’ultima.
E poi… again!
Sono passate 16 settimane, “e poi?” Poi… poi tante cose: voi avrete capito molto
più di voi stessi, avrete studiato il Metodo inVictus e così vi accorgerete che questa
domanda è sbagliata: a quel punto avrete iniziato a capire e potrete benissimo
inventarvi i vostri schemi, provandoli, imparando dagli errori degli altri ma dando
anche le vostre testate contro il muro dello stallo dei progressi… che poi ripartono.
E poi, cioè, avrete gli strumenti per capire questo bellissimo gioco che è
l’allenamento, tanto bello che una volta iniziato a giocarci non si smette più per
tutta la vita.
POSTI LIMITATI
ISCRIZIONI APERTE
bit.ly/3CPkJ3M
InVIctus AcAdemy
Conclusioni
Dalla lettura di tutto questo risulta adesso davvero chiaro che i capisaldi
del Metodo inVictus sono tutti noti... da sempre: o perché́ derivati dalla
Fisiologia, Anatomia, Biomeccanica o perché́ noti nella Teoria e Metodologia
dell’allenamento, o perché dedotti e selezionati dalla pratica sul campo.
Sono appunto, sempre le stesse cose note da tempo ma allora perché poi, in
fondo, in palestra la stragrande maggioranza delle persone fa fatica ad ottenere
ciò che vuole? Se la domanda è semplice, la risposta è complessa sicuramente,
perché concorrono moltissimi fattori. C’è chi non si impegna, chi invece focalizza
i suoi sforzi nella direzione sbagliata, chi si appoggia a teorie errate e chi dà
importanza a cose che per lui sono nei fatti del tutto irrilevanti.
Il Metodo inVictus vuole fornire una struttura razionale per evitare tutti questi
errori, rispondendo alle esigenze di tutti tramite una visione organizzata di
principi noti a tutti ma... parzialmente a tutti. Per questo motivo la rilettura di ciò̀
che funziona nel Metodo inVictus è di sicuro una novità.
POSTI LIMITATI
ISCRIZIONI APERTE
bit.ly/3CPkJ3M