Il 19 febbraio 1953, lo stato della Georgia istituì la Georgia Literature Commission, che sopravvisse per oltre
20 anni, finché l’allora governatore Jimmy Carter non ne decretò la dipartita.
Sin dall’inizio il presidente della Commissione, tale James P. Wesberry, insisté sul fatto che la Commissione fosse un semplice comitato di studio, la cui ratio era fornire supporto ai pubblici ministeri locali nella lotta contro le oscenità. Wesberry dichiarò che i membri della Commissione non erano censori, ma semplici cittadini uniti da uno scopo precipuo: mettere in luce il problema dell’oscenità nella letteratura e depositarlo nelle mani di giudici e giurie. La Commissione era composta da tre membri: Wesberry, pastore della Morningside Baptist Church di Atlanta, Hubert L. Dyar, editore del quotidiano Royston e William Boswell, proprietario del teatro Greensboro. I tre si riunivano mensilmente per cercare ombra di oscenità nella letteratura dell’epoca. Qualsiasi pubblicazione ritenuta dannosa per la morale dei cittadini poteva essere inibita dalla Commissione. I tre avvisavano il distributore e nel giro di 30 giorni raccomandavano al procuratore competente di agire. Molti editori e distributori, per placare la sete di censura della Commissione, iniziarono a collaborare con essa, ritirando volontariamente taluni libri che avrebbero potuto essere oggetto di censura. Hugh Hefner, fondatore della rivista Playboy, inviò alla Commissione una lettera nella quale ringraziava i censori per non aver incluso la propria rivista tra quelle definibili come volgari. Sul finire degli anni ’50, ben quattro case editrici fecero causa alla Commissione, adducendo come motivazione che lo statuto della Commissione fosse incostituzionale. Il tribunale che assunse la causa decretò che lo statuto era stato correttamente interpretato, non esisteva alcuna questione costituzionale e che la Commissione non aveva poteri di censura. Essa poteva solo suggerire ai distributori di non vendere una pubblicazione e ai procuratori di accusare un distributore. Nel ’57 ci fu la prima vera “sentenza” della Commissione. I tre censori si scagliarono contro il God’s Little Acre di Erskine Caldwell, un romanzo a fumetti. Nonostante le insistenze della Commissione, nessun procuratore agì per proibire il libro. L’anno dopo, il legislatore dello stato conferì maggiori poteri alla Commissione. La portata della censura si ampliò, coinvolgendo anche i periodici. La Commissione ebbe anche il potere di emettere ingiunzioni giudiziarie per impedire la vendita del materiale incriminato. I tre censori utilizzarono quest’ultimo potere per impedire la distribuzione di Turbulent Daughters, di Reese Hayes, e Rambling Maids di Betty short. Nel corso di quell’anno i distributori ritirarono più di 119 pubblicazioni per evitare un’azione della Commissione. Ben presto i legislatori cominciarono a porsi il problema che la Commissione stesse violando la Carta dei diritti. Questo portò la Corte Suprema degli Stati Uniti ad annullare certi suoi divieti. Accadde così che Sin Whisper di Alan Marshall, sul quale la Commissione si scagliò, non fu mai bandito, e questo particolare veto costituì un brutto colpo per i censori. Con l’elezione a Governatore di Carter, nel 1971, le cose cambiarono. Carter tagliò lo stanziamento annuale che la Commissione percepiva e ne ridimensionò le competenze, riducendola a semplice dipartimento per i reclami e decretandone la fine.