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I Quaderni del

Comitato Scientifico Centrale

Il racconto sulla geologia


delle nostre montagne
Elementi di divulgazione per
l’interpretazione del paesaggio geologico

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I Quaderni del
Comitato Scientifico Centrale

Il racconto sulla geologia


delle nostre montagne
Elementi di divulgazione per
l’interpretazione del paesaggio geologico

Club Alpino Italiano

Comitato Scientifico Centrale

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CLUB ALPINO ITALIANO
Via E. Petrella, 19 - 20124 Milano

ISBN 978 88 7982 139 1

Comitato Scientifico Centrale

Collana e-book:
prima edizione: novembre 2022

Proprietà letteraria riservata


Riproduzione vietata senza l’autorizzazione scritta da parte del CAI

Autore:
Michele Pregliasco

Materiale fotografico:
Tutte le fotografie e i disegni riportano il nome dell’autore. Le fotografie e i disegni uti-
lizzati da Wikipedia sono dichiarate libere da diritti d’autore. Le immagini, in parte dise-
gnate ex novo e/o modificate, provengono da pubblicazioni libere da diritti d’autore.

Consulenza e revisione editoriale:


Alessandra Demonte
Progetto grafico e impaginazione:
Giovanni Margheritini
Ringraziamenti:
Si ringraziano per la collaborazione e i suggerimenti nella stesura dell’opera: Michele
Zucali (Dipartimento di Scienza della Terra “Ardito Desio” dell’Università La Statale di
Milano), Michele Piazza (Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della
Vita dell’Università di Genova), Matteo Garofano (Presidente dell’Associazione Geo-
turismo di Genova),

Pubblicato sul sito www.csc.cai.it in febbraio 2023


in pdf scaricabile gratuitamente

In copertina: Argille policrome di Baiso (RE) - Appennino settentrionale - ph Giuliano Cervi

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Club Alpino Italiano
Sommario

SOMMARIO

Prefazione 11
Introduzione dell’Autore 13
Capitolo 1 - Le idee della geologia 15
• La storia delle idee 16
• L’errore di Scheuchzer 16
• Nettunisti contro plutonisti 19
• L’attualismo 25
• Darwin e le scogliere coralline 26
• L’occhio dell’evoluzione 29
• Estinzioni 31
• Estinti? Forse no! 36
• Come il tempo profondo agisce sulle rocce 41
• Partiamo da qui: la piega di San Rocco a Camogli 41
• Una questione di tempo: il numero di Deborah 48
• Il promontorio che cambiò la storia: Siccar Point 52
• Piombo ed età della Terra 54
• “Orologi” fossili 56
• Rocce ignee e metamorfiche 61
• La scala dei tempi geologici 63
• Terra fragile 66
• Graben 67
• Come le rocce si fratturano: le faglie 67
• Rigido e duttile 71
• Nelle profondità della Terra 73
• La litosfera 73
• La crosta 75
• Terremoti 77
• La montagna e il pendolo: densità 79
• L’Astenosfera 82
• Strati concentrici 83
• Il Mantello 84
• La tettonica delle placche 87
• Wegener: l’uomo che mosse i continenti 87
• Holmes e l’esplorazione dei fondali oceanici 88
• Oceani nascono 90

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Club Alpino Italiano
Sommario

• Sotto l’oceano 93
• Oceani muoiono 96
• Gli oceani affondano, i continenti galleggiano 100
• Il pianeta dinamico 102
• Conoscere gli oceani per capire la terra 104
Capitolo 2 - Minerali e rocce 107

• I minerali, mattoni della Terra 108


• Dagli atomi ai cristalli 111
• Le tante forme dei minerali: i silicati 118
• Atomi che si scambiano di posto: “le ragazze del radio” 122
• Le rocce ignee 125
• Dentro il granito, una questione di spazio 129
• Il basalto, una questione di velocità ma non solo 131
• Chiare o scure 133
• Classificazione delle rocce ignee 140
• Dentro l’alambicco 144
• All’interno di un vulcano italiano 147
• Il rischio vulcanico 151
• Le rocce sedimentarie 156
• Dentro i conglomerati 156
• Le rocce terrigene 158
• Rocce carbonatiche 161
• Piattaforme carbonatiche 164
• Le Dolomiti 166
• Cicli 168
• Che cosa è uno strato 171
• Terrigene o carbonatiche 173
• CCD e rocce silicee 175
• Rocce chimiche o evaporitiche 177
• La classificazione delle rocce sedimentarie 180
• Le rocce metamorfiche 181
• Il metamorfismo 181
• Temperatura, pressione e fluidi 183
• Collisione continente-continente e George Barrow 185
• Convergenza oceano-continente 190
• Tipi di metamorfismo 191
• Facies 193
• Pressioni orientate e strutture 196
• Rocce foliate 199
• Metaconglomerati 200

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Sommario

• Dentro lo gneiss 201


• Rocce “sotto pressione”: scistosità e clivaggio 202
• Metamorfismo e strutture orientate 204
Capitolo 3 - Le Alpi 207
• Eppur si muove 208
• Glarus 208
• Federico Sacco contro i tacchi a spillo 214
• Il Cervino è africano 215
• Storia geologica delle Alpi 217
• Le premesse (Triassico) 217
• Scoperte fortuite 219
• Nascita e morte delle piattaforme carbonatiche 226
• Il rifting: nasce l’Oceano ligure-piemontese (Giurassico) 232
• Rocce verdi del Monviso 235
• La subduzione: l’Oceano ligure-piemontese si chiude (Cretaceo-Paleocene) 243
• La galleria ferroviaria del Sempione 247
• L’orogenesi continua: la collisione tra Africa ed Europa (Eocene- oggi) 251
• La carta geologica delle Alpi 257
• Geologia delle Alpi 260
• Il Brianzonese: un’isola in mezzo al mare 260
• Non è così semplice 264
• Sotto le Alpi 266
• Gli affioramenti 274
Capitolo 4 - Gli Appennini 283
• Introduzione 286
• I bassi fondali della Tetide nel Triassico superiore 288
• Nasce un oceano (180 MA Giurassico medio) 292
• Una roccia venuta dallo spazio? 293
• La Terra condritica 294
• L’Appennino nel Giurassico medio 295
• La dorsale oceanica e la triade delle ofioliti 298
• Peridotiti 300
• Le peridotiti non sono per tutti: il serpentino 300
• I gabbri 301
• I basalti 302
• I continenti rallentano (160 MA Giurassico sup. - 105 MA Cretaceo inf.) 304
• Un metallo importante dal fondo dell’oceano 304
• L’Oceano Ligure-Piemontese in quiescenza 306
• Rocce dagli animali? Nell’ambiente pelagico è possibile 307

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Club Alpino Italiano
Sommario

• La maiolica 308
• I diaspri 309
• Le argille a palombini 310
• Dimmi come sedimenti e ti dirò chi sei 311
• Intanto sulle piattaforme carbonatiche 312
• Apula: anatomia di una piattaforma 312
• Chi camminò sulla piattaforma Apula 315
• Ciro, l’isolano 318
• L’Appennino tra Giurassico e Cretaceo inferiore 321
• I continenti si avvicinano (100 MA Cretaceo superiore) 323
• L’ardesia 324
• 1929, quando America ed Europa non parlarono più 326
• Intanto in Italia 327
• I depositi gradati 328
• L’Appennino nel Cretaceo superiore 329
• Da Camogli a San Fruttuoso 329
• Un nome per ogni cosa: marne o calcari? 333
• Da dove arrivano le Torbiditi? 333
• Liguridi: le rocce dell’oceano nell’Appennino 334
• Lo scontro continentale (Eocene) 339
• Il Santuario della Verna 339
• Le epiluguri a cavalcioni dell’oceano (Eocene) 340
• La rotazione della Corsica e della Sardegna (Oligocene) 342
• L’arco calabro-peloritano: un terreno esotico 342
• Le avanfosse 344
• La triade 345
• Intanto nell’Appennino meridionale: il flysch numidico 346
• Il marmo 347
• La crisi di salinità del Messiniano 348
• La scala dei Turchi 350
• Quasi un riepilogo: il Gran Sasso d’Italia 352
I Geoparchi dell’Appennino 354

Conclusioni 357

Glossario 361

Bibliografia 371

Scala cronostratigrafica 381

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[Figura 0] - Parete sud-est del Viso Mozzo - Groppo del Mon Viso – ph G. Margheritini
9
[Figura 1] - Pietra di Bismantova e, in primo piano, affioramento
10 di anidriti e gessi triassici lungo il Secchia
– ph G. Margheritini
Club Alpino Italiano
Prefazione

PREFAZIONE

La Geologia è una scienza complessa, il cui ap- Scorrendo le pagine della pubblicazione riu-
proccio necessita della conoscenza di nume- sciamo a orientarci in una realtà naturale che
rose altre discipline che, in generale, non costi- comunemente incontriamo nel corso delle no-
tuiscono appannaggio della maggior parte di stre escursioni in ambiente montano, ma che
coloro che percorrono le nostre montagne. Per spesso non siamo in grado di comprendere o
questo motivo non è facile affrontare il tema che attraversiamo con relativa indifferenza.
della divulgazione della Geologia rivolta a un Questa narrazione ci fa scoprire un mondo in
pubblico di non addetti. cui ogni singola roccia è espressione di una
Nel panorama editoriale nazionale non sono lunga storia e di molteplici processi in cui vita
molte le pubblicazioni che riescono a coniu- animale e forze endogene interagiscono sin dai
gare in modo efficace il rigore scientifico con primordi del nostro “pianeta vivente”.
le esigenze della semplificazione divulgativa. Da questa consapevolezza consegue un gran-
Questo intendimento può essere facilitato utiliz- de valore aggiunto per le nostre escursioni: quel-
zando esempi e modelli descrittivi direttamen- lo di configurarle come un autentico viaggio nel
te legati al vissuto quotidiano, rendendo in tal tempo alla scoperta di tutte quelle vicende che,
modo intuitiva la comprensione di realtà altri- attraverso migliaia o milioni di anni, hanno dato
menti di difficile approccio. origine alle rocce e che ci permettono di intuire
È questo l’obiettivo del presente quaderno come la fisionomia delle montagne sia stretta-
del Comitato Scientifico Centrale, significati- mente legata alla loro insita natura litologica.
vamente intitolato: “Il racconto sulla geologia Come tutte le discipline, anche la geologia ri-
delle nostre montagne” e realizzato da Mi- sente del processo di approfondimento conse-
chele Pregliasco con pazienza, attenzione e guente al rapido progresso delle scienze, con
capacità interpretativa, supportato da esperti l’incessante introduzione di nuovi elementi di
revisori scientifici. conoscenza che rendono talvolta rapidamen-
Questo quaderno si pone infatti come la nar- te desueti modelli teorici e concetti relativa-
razione di una lunga storia, che trova nel mito mente recenti.
di Deucalione e Pirra una delle sue prime affer- Tuttavia l’approccio di base seguito da questo
mazioni laddove le rocce sono definite le ossa quaderno, che è espressamente rivolto alla
di nostra madre Terra e che prosegue attraver- conoscenza della natura delle rocce e dei
so le molteplici esperienze del sapere umano processi fisici e chimici che le hanno generate,
dall’antichità ai giorni nostri. unitamente alla comprensione delle dinami-
Nel testo si fa inoltre spesso riferimento ad aned- che che hanno portato alla formazione delle
doti e curiosità che accattivano alla lettura, montagne, rimane il riferimento fondamentale
mentre numerosi esempi, utilizzati per facilitare per avvicinarci a questa disciplina che sin dai
la comprensione dei concetti, destano sorpresa primordi del Club Alpino Italiano è indissolubil-
per la loro semplicità ed efficacia. mente legata al nostro Sodalizio.
Il modello narrativo che ne consegue, anche
grazie all’ausilio di queste particolari tecniche
divulgative, si rivela particolarmente affascinan- Giuliano Cervi
te e in grado di avvicinarci a una scienza che Presidente
sorprendentemente scopriamo esserci molto Comitato Scientifico Centrale
più vicina di quanto non potessimo sospettare.

11
[Figura 2] - Tra Pelmetto e Monte Pelmo - Strati della12
formazione di Raibl (si tratta di vari tipi di rocce:
calcari, marne, argille, arenarie e conglomerati con qualche livello di dolomia) – ph. G. Margheritini
Club Alpino Italiano
Prefazione

Introduzione dell’Autore

Se hai il dubbio che la geologia possa in- possiamo “ascoltare” la storia geologica
teressarti, qui, ne scoprirai il fascino. dell’Italia e delle sue montagne.
Ho voluto offrirti un racconto più che un La geologia è movimento, è cambia-
manuale, con colpi di scena come nel mento, tutto il contrario di quanto po-
migliore dei romanzi, quello del pianeta trebbe apparire a un distratto osservato-
Terra, che, spero, non mancherà di susci- re e proprio per questo non mancherai,
tarti sorpresa e curiosità. sono sicuro, di creare meraviglia nelle
Qui troverai le idee che hanno animato il persone a cui racconterai tutto questo.
dibattito scientifico e scosso le coscienze In ultimo ringrazio quanti hanno collabora-
negli ultimi secoli: le idee della geologia. to alla realizzazione di questa opera: Sara
Probabilmente nasceranno in te doman- Badano per la revisione dei testi, Alessan-
de, dubbi, e la voglia di saperne molto dra Demonte per la revisione editoriale
di più. Se ciò accadrà sarò riuscito ad dell’opera e Marco Viale per i disegni.
accendere la fiamma dell’interesse per Preziosissimi sono stati Matteo Garofa-
questa materia. no dell’Associazione Geoturismo di Ge-
Vorrei consegnarti una scienza alla porta- nova, Michele Piazza (Dipartimento di
ta di tutti: fatta di idee che possono esse- scienze della terra, dell’ambiente e della
re comprese per raccontarle, a tua volta, vita dell’Università di Genova), Michele
ad altre persone. Zucali (Università La Statale di Milano),
Sarai così capace di leggere il paesaggio Jordi Barbara Orso (Commissione Scien-
geologico, capire cosa successe milioni di tifica “Nangeroni” sezione CAI di Milano)
anni fa e da dove provengono le forma- che hanno reso il testo più corretto scien-
zioni rocciose che vedi in affioramento. tificamente dandomi ottimi consigli.
Luoghi conosciuti, acquistano un rin- Sarò comunque grato a chi mi vorrà in-
novato interesse quando vengono visti dicare eventuali e ulteriori miglioramenti
con gli occhi del geologo, specialmen- per questa opera complessa, che nasce
te se è un semplice sasso a narrare la dalla mia esperienza nel campo della
storia del passato. divulgazione scientifica nell’ambito del
La geologia è estremamente dinamica: Club Alpino Italiano e del geoturismo.
parliamo di fenomeni che hanno cam- Infine ringrazio Giovanni Margheritini, idea-
biato il volto del pianeta numerose volte, tore della collana e del progetto grafi-
dove oggi c’è un bosco, milioni di anni co dei quaderni scientifici del Comitato
fa, poteva esserci un deserto o un ocea- Scientifico Centrale del Club Alpino Ita-
no: tutto è “scritto” nelle rocce e molto, liano di cui quest’opera fa parte.
ancora, sarà scritto.
È il tempo profondo a darci la misura di Michele Pregliasco
queste trasformazioni, ed è solo ragio- ONCN - CAI Savona
nando sulla scala di milioni di anni che

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[Figura 3] - Il paesaggio che si scorge lungo le falesie delle isole Lipari è il risultato di fenomeni geologici avvenuto
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nel corso del tempo: conoscere le rocce vuol dire saper riscostruire la storia di quegli eventi – ph Michele Pregliasco
Capitolo 1
Le idee della geologia
Introduzione
La storia delle idee
• L’errore di Scheuchzer
• Nettunisti contro plutonisti
• L’attualismo
• Darwin e le scogliere coralline
• L’occhio dell’evoluzione
• Estinzioni
• Estinti? Forse no!

Come il tempo profondo agisce sulle rocce


• Partiamo da qui: la piega di San Rocco di Camogli
• Una questione di tempo: il numero di Deborah
• Il promontorio che cambiò la storia: Siccar Point
• Piombo ed età della Terra
• “Orologi” fossili
• Rocce ignee e metamorfiche
• La scala dei tempi geologici

Terra fragile
• Graben
• Come le rocce si fratturano: le faglie
• Rigido o duttile

Nelle profondità della Terra


• La litosfera
• La crosta
• Terremoti
• La montagna e il pendolo: densità
• L’Astenosfera
• Strati concentrici
• Il Mantello

La tettonica delle placche


• Wegener: l’uomo che mosse i continenti
• Holmes e l’esplorazione dei fondali oceanici
• Oceani nascono
• Sotto l’oceano
• Oceani muoiono
• Gli oceani affondano, i continenti galleggiano
• Il pianeta dinamico
• Conoscere gli oceani per capire la Terra

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Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

LA STORIA DELLE IDEE

L’errore di Scheuchzer
C’erano sulla Terra i giganti a quei tempi
Genesi 6,4

La scienza è fatta di idee rivoluzionarie galleggiavano sulla superficie dell’ac-


quanto necessarie per conoscere il mondo. qua oppure si decomponevano e non è
Occorre però porre un avvertimento: se sempre possibile attribuire loro gli schele-
pensate che il cammino scientifico sia un tri che di quando in quando si ritrovano.
susseguirsi di scoperte, preparatevi a una Questa scoperta che si offre alla media-
cocente delusione. zione di studiosi e curiosi del futuro è una
delle più certe e incontestabili testimo-
È innanzi tutto una storia di uomini con i
loro successi e i loro errori. nianza del Diluvio Universale…”
Permettevi al riguardo di raccontarvi una Gli rispose il medico Antonio Vallisnieri
simpatica vicenda che riguardò due (1661-1730):
scienziati, un fossile e la Bibbia. “… io non so con qual franchezza possa
Correva l’anno 1726 quando lo zurighese affermarsi, che sit Diluvii testis, imperoc-
Johann Jakob Scheuchzer (1672-1733), mi- ché, concesso anco che fosse un uomo,
neralogista e paleontologo di chiara fama, potrebbe essere restato impietrato dopo
annunciava una scoperta sensazionale. il Diluvio, veggendosi infinite petrificazioni
dopo il medesimo.”
Nella miniera di Öhningen (in Germania)
aveva rinvenuto lo scheletro di un uomo Come si vede lo scienziato italiano è mol-
gigantesco che senza dubbio era anne- to cauto nel confutare la teoria, forse per
gato durante il diluvio universale. non rovinare i rapporti con l’amico e col-
Era l’“Homo diluvii testis”, l’uomo testimo- lega o forse per non incorrere nelle repri-
ne del diluvio. mende della Chiesa.
Grande fu lo stupore della comunità scien- Non contestava il fatto storico del diluvio
tifica: questa era la prova che conferma- quanto che quel fossile fosse umano, per
va il racconto biblico? giunta perito in quel frangente.
Ecco cosa scrisse Scheuchzer riguardo al A quel tempo, non era cosa da poco
ritrovamento: “Oltre all’incontestabile te- mettere in dubbio le sacre scritture e,
stimonianza della parola di Dio abbiamo anche se non si finiva sul rogo, il rischio
molti altri testimoni di quella spaventosa era come minimo di vedersi rovinata la
inondazione totale: piante, pesci, qua- reputazione.
drupedi, insetti, conchiglie, chiocciole D’altra parte Vallisnieri aveva già liquida-
in enorme quantità. Si sono invece fino- to, con sufficienza, un’altra affermazione
ra ritrovati ben pochi resti degli uomini dello Scheuchzer: a farne le spese era un
morti in quella occasione. I loro cadaveri pesce fossile rinvenuto tra i tanti nella

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Club Alpino Italiano
Le idee della geologia

Pesciara di Bolca vicino a Verona, enne- distanze dall’interpretazione letterale del-


sime vittime del diluvio universale secon- le sacre scritture.
do lo svizzero. George Cuvier (1769-1832) riconobbe
che lo scheletro dell’Homo diluvii testis
non apparteneva ad un essere umano,
bensì ad una salamandra gigante e stia-
mo parlando di 3 metri di lunghezza.
È qua arriva la beffa dell’intera vicenda.
A imperitura memoria del clamoroso er-
rore, alla nuova specie venne attribuito il
nome di Andrias scheuchzeri.
Andriás in greco indica ”immagine dell’uo-
mo” e quindi il nome scientifico suona
come: immagine dell’uomo di Scheuchzer.
[Figura 4] - Una visione del museo dei fossili di Bol-
ca (VR) che espone l’antico ambiente di vita della
Pesciara, con pesci e piante di 50 milioni di anni fa
– ph Michele Pregliasco

Ecco cosa disse Vallisnieri al riguardo:


“Pone, che il pesce sia diluviano lo Scheu-
chzero, ma sappiamo di certo, che il Val-
lisnieri lo fa antediluviano, avendo notizie
sicure, che colà una volta fosse il mare,
arrivandovi l’Adriatico ad irrorare que’
monti.”
Notate come Antonio, che scrive in ter-
za persona, colga l’origine di uno dei siti
paleontologici più famosi in Italia, l’inva-
sione di un mare che stavolta, il nostro
scienziato, colloca precedentemente
all’evento biblico, negando alcun nesso
con l’ira Divina.
D’altronde non fu la mano di Dio a de-
cretare la morte di quei pesci, che bontà
loro, avevano deciso di nuotare in acque
asfittiche, dove era veramente un attimo
passare a miglior vita, essere seppelliti
dai sedimenti e ritrovarsi fossili 50 milioni
di anni dopo.
La querelle ebbe termine qualche anno
dopo, mentre la scienza prendeva le [Figura 5] Andrians Schleuchzeri – ph Wikipedia

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Club Alpino Italiano
Elementi di Geologia

La specie Andrias scheuchzeri non solo sti- l’eredità scientifica di chi ci ha preceduto
molò le ricerche che portarono Cuvier ad per vedere più lontano.
una corretta interpretazione del fossile, ma, In questo capitolo ho pensato di ripercorre
costituisce un esempio evidente di come la storia delle scienze della Terra che è so-
la scienza proceda per tentativi ed errori. prattutto una storia di uomini. Le loro idee,
Noi siamo “nani sulle spalle di giganti”, anche se superate dalle scoperte più re-
disse Bernardo di Chartres, raccogliamo centi, hanno molto da insegnare perché

[Figura 6] - Stromboli, Arcipelago delle isole Eolie (ME), eruzione a carattere stromboliana – ph Michele Pregliasco

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Club Alpino Italiano
Le idee della geologia

contengono il germe da cui sono stati svi- Fu questo a screditare quelle concezioni
luppati i concetti più moderni e raffinati. teologiche e filosofiche che condiziona-
Sono intuizioni che nascono dall’osserva- rono lo studio dei fenomeni terrestri: un
zione diretta dei fenomeni naturali: porsi colpo mortale alla concezione del diluvio
domande su ciò che vediamo e cercare universale nelle scienze geologiche.
risposte è un passo essenziale per capire e
comprendere il mondo naturale.

Nettunisti contro plutonisti


“Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l’asciutto”
Genesi 1,9

Il raffreddamento delle lave e dei magmi sono appunto dei minerali) che ne incro-
produce un tipo di rocce conosciute uni- stano la superficie, l’incrostazione può es-
versalmente come ignee, un nome che sere paragonata alla solida roccia.
evoca il calore dal quale queste rocce In virtù di questo fenomeno, che i chimici
provengono. chiamano precipitazione, i nettunisti rite-
A cavallo tra Settecento e Ottocento nevano che accanto ai fossili si deposita-
questo fenomeno sembrò passare qua- rono i minerali che andavano a costituire
si del tutto inosservato, almeno per una le rocce sul fondale dell’oceano univer-
buona parte del mondo scientifico che sale, che si stava prosciugando in osse-
sembrava ignorare persino la fonte di quio al versetto di Genesi 1,9.
questo fenomeno: i vulcani. Quando le acque si ritirarono apparve il
La ragione è da ricercare nella teoria mondo come lo conosciamo oggi, com-
nettunista, supportata dalle migliori menti prese le montagne e tutte le forme del pa-
dell’epoca, che attribuiva alle acque di esaggio, una teoria che metteva eviden-
un oceano, che ricopriva tutta la Terra, temente d’accordo scienziati e credenti.
l’origine delle rocce e relegava i vulcani Anche le rocce che oggi conosciamo
al ruolo di “fuochi superficiali per auto- come ignee si ritenevano, erroneamente,
combustione dei carboni”. il prodotto della sedimentazione, in par-
Il tedesco Abraham Gottlob Werner ticolare i minerali che formano il granito
(1749-1817), voce autorevole dei nettuni- furono i primi a depositarsi sul fondale
sti, spiegava i fossili di conchiglie rinvenu- oceanico, ma in un’epoca così remota
ti sulle cime delle montagne come resti che il Signore non aveva ancora creato
di una grande inondazione che aveva le sue creature, ed ecco perché lì non si
sommerso la superficie del pianeta all’ini- trovano fossili.
zio della sua storia. Per i nettunisti alla base di una succes-
L’acqua deposita i minerali disciolti quan- sione rocciosa c’era sempre il granito,
do comincia ad evaporare, proprio quel- seguito da tutte le altre rocce che si so-
lo che succede quando evapora l’ac- vrapponevano in un ordine prestabilito.
qua salata di una pentola dimenticata sul Le cose cominciarono a cambiare quan-
fuoco: sulle pareti si depositano i sali (che do qualcuno osservò che alcune rocce

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Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 7] - Loch Laxford, Scozia, lo gneiss (grigio chiaro) è intruso da anfibolite (nera), granito e pegmatite
(rosa). Un segno di come i magmi possano raffreddarsi all’interno di altre rocce dando luogo, in particolare,
ai graniti. Hutton sicuramente aveva osservato questi tipi di affioramenti sviluppando la sua teoria rivoluzio-
naria – ph Michele Pregliasco
si erano incassate (i geologi parlano di vane nella quale tutte le rocce si erano
intrusioni) all’interno di altre più antiche, formate una volta per tutte all’inizio del-
per cui fu facile pensare che quelle intru- la storia del pianeta e mai ne sarebbero
se erano state un tempo un magma che, sorte di nuove, i plutonisti erano di idee
risalendo dalle profondità della Terra, era decisamente contrarie.
penetrato nelle fratture del corpo roccio- I seguaci di Hutton, ritenevano che il no-
so per poi, qui, raffreddarsi e consolidarsi. stro pianeta fosse molto antico e le roc-
Nasceva così la teoria plutonista in osse- ce si rinnovassero ciclicamente in un sus-
quio al dio degli inferi Plutone che costi- seguirsi di erosioni che smantellavano le
tuirà il contraltare a quella nettunista vo- montagne e sollevamenti che portavano
tata alle acque dell’oceano. in superficie nuova roccia.
Tra i capostipiti del pensiero plutonista La contesa scientifica tra nettunisti e plu-
vi fu un medico scozzese, James Hutton tonisti assunse toni aspri, dove era finita
(1726- 1797) per il quale non solo alcune tutta quell’acqua che ricopriva il mon-
rocce erano di natura ignea, ma le stes- do? chiedevano i plutonisti a gran voce.
se montagne erano il risultato del calore In grotte e caverne sotterranee risponde-
che sollevava il terreno. va la fazione avversa, tanto che Giulio
La teoria nettunista si accordava molto Verne (1828-1905) attinse a piene mani
bene con l’ipotesi di una Terra molto gio- nel suo “Viaggio al centro della terra”.

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Club Alpino Italiano
Le idee della geologia

In questo agone scientifico entrò, quasi La predazzite era il risultato di questa cottu-
casualmente e in punta di piedi un ispet- ra, una roccia che presentava grossi cristalli
tore minerario dell’Impero austro ungari- come se fossero di zucchero e per questo
co, il conte vicentino Giuseppe Marzari viene definita a struttura saccaroide.
Pencati (1779-1836). Possibile che avesse ragione Hutton?
Giunto a Predazzo in località Cava Can- Il granito era veramente il risultato di un
zoccoli, si accorse che il granito giaceva magma che si era consolidato e non del-
sopra un atro tipo di roccia, il calcare, la precipitazione chimica nel mare pri-
a dispetto delle teorie nettuniste. Non mordiale?
solo, ad accrescere l’importanza della
Per di più a Predazzo, il magma risalito
scoperta e lo scherno per i seguaci di
dalle profondità della terra, aveva intruso
Werner, il calcare era stato “cotto” nella
le rocce incassanti per poi disporsi sopra
zona di contatto con il granito.
di esse e, ora, quelle bande
di rocce granitiche all’interno
dei calcari sono lì, a perenne
scherno delle teorie nettuniste.
I nettunisti corsero subito ai ri-
pari e mandarono i loro migliori
scienziati a studiare questo fe-
nomeno: Leopold von Buch e
Alexander von Humboldt cer-
carono di confutare la nuova
teoria, ma senza riuscirci.
Tornarono a casa con molti
dubbi sulle loro certezze.
In Italia non è difficile trovare
filoni di rocce vulcaniche che
intersecano rocce sedimenta-
rie; quando li trovate ricordate
che questi affioramenti sono un
autentico colpo al cuore per
qualsiasi nettunista.
Alla luce delle idee moderne,
chi aveva ragione?
Potrei dire che, in parte, ave-
vano ragione entrambi.
I nettunisti furono i precursori
delle idee che oggi sono alla

[Figura 8] - Uno schizzo di cava Canzoc-


coli del 1846 – di autore ignoto

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 9] - Dos Capel comune di Predazzo (TN), dicchi di lava intrusi nel calcare – ph Michele Pregliasco

base di un tipo di rocce che chiamiamo sedimentaria: nel granito non si trovano
sedimentarie, sono il prodotto delle erosioni fossili proprio perché è una roccia ignea
di altre rocce i cui “frammenti” sedimen- che si forma in ambiente vulcanico.
tano, cioè si depositano per gravità, nelle Paradossalmente i plutonisti si dedicaro-
acque di mari e oceani formando nuove no proprio allo studio delle rocce ignee e
rocce. Sedimentarie sono definite anche ne riconobbero per primi la genesi. Il loro
le rocce evaporitiche che si formano gra- punto debole fu che considerarono solo
zie all’evaporazione, parziale o completa, i movimenti verticali, cioè la spinta verso
di un bacino, proprio come il modello del- l’alto dei terreni, per spiegare la nascita
la nostra pentola sul fuoco ed infine sono delle montagne. In realtà le catene mon-
sedimentarie le rocce prodotte dall’ac- tuose si spostano di parecchi chilometri,
cumulo di sostanze legate all’attività bio- cioè si muovono anche orizzontalmente.
logica nei mari. I nettunisti avevano già Fu giusta l’intuizione che è il calore della
osservato che la sedimentazione non è Terra a fornire la forza che innalza i rilievi,
casuale ma segue una precisa cronolo- ma per comprendere la reale dinamica
gia di strati che si sovrappongono gli uni bisognerà attendere ancora del tempo,
agli altri. Il loro più grande errore fu rite- quando la scienza formulerà la teoria del-
nere che tutte le rocce fossero di origine la tettonica delle placche e spiegherà i

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Le idee della geologia

[Figura 10] - Il Gran Lagazuoi del gruppo di Fanis all’interno delle Dolomiti Orientali di Badia (BL) mostra una
netta stratificazione che indica come queste rocce (Dolomia Principale) siano di origine sedimentaria – ph
Michele Pregliasco

[Figura 11] - Il monte Pico, che si vede sullo sfondo della fotografia, nelle isole Azzorre è in realtà un vul-
cano. Il geologo è sopra a un tubo di lava nel quale la roccia fusa scorreva all’interno; le lave, una volta
raffreddate, si trasformano in una roccia ignea effusiva. Tutte le rocce intorno al vulcano e Pico stesso sono
formate da basalto – ph Michele Pregliasco

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

movimenti orizzontali che spostano interi


continenti, da un capo all’altro del mon-
do, nel corso di milioni di anni.
Sarebbe stato molto difficile per i plutonisti
credere che parte dell’Italia è, geologi-
camente, un pezzo di Africa che si è spo-
stata verso l’Europa.
La tettonica a placche è un concetto
modernissimo e complesso, per arrivare a
comprenderla nel pieno del suo significa-
to e delle sue ripercussioni sul pianeta sarà
necessario familiarizzare con altre idee
della geologia.
Saranno ancora una volta i geologi del
passato ad indicarci la strada: l’attuali-
smo fu un modello che permise di capire
[Figura 12] - Il tempio di Serapide a Pozzuoli (NA)
come il tempo sia il fattore determinante, dove si scorgono nitidamente i fori di litodomi sulle
capace di moltiplicare enormemente gli colonne che indicano una temporanea sommersio-
effetti di un piccolo fenomeno che si svol- ne sotto il livello del mare dell’intera area dovuta
all’attività vulcanica che crea il fenomeno cono-
ge nel corso di milioni di anni. sciuto come bradisismo – ph Michele Pregliasco

[Figura 13] - La val di Fassa, al confine delle province di Bolzano, Trento e Belluno con i suoi tipici paesaggi
dolomitici è, insieme a gran parte dell’Italia, geologicamente una propaggine del continente africano che
i movimenti tettonici hanno avvicinato all’Europa nel corso di milioni di anni. Le sue rocce sono di natura
sedimentaria – ph Michele Pregliasco

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Le idee della geologia

L’attualismo

Come una moderna Cassandra, James


Hutton, dalla maggior parte dei suoi con-
temporanei non fu mai creduto, non per
la maledizione di Apollo ma perché i suoi
libri erano più tediosi che incomprensibili.
Bill Bryson nel suo “Breve storia di (quasi)
tutto” disse di James Hutton: “ogni riga
dei suoi scritti è un invito al sonno”.
Le sue idee sarebbero state consegnate
all’oblio se qualcuno non le avesse trasfe-
rite ai posteri usando, questa volta, una
retorica raffinata.
Proprio nell’anno della sua morte, nasce-
va, a un centinaio di chilometri, nel paesino
di Kinnordy, Charles Lyell (1797-1875), sarà
colui che, meglio di chiunque altro, racco-
glierà l’eredità del pensiero huttoniano.
Avvocato abilissimo nell’argomentare e
difendere le proprie idee scrisse un libro
che diventerà un bestseller negli am-
bienti accademici del tempo: “Principi
di geologia” (1830).
Già far precedere il titolo dalla parola
“principi” era quantomeno presuntuoso,
un secolo prima, Isac Newton, lo scienzia-
[Figura 14] - L’immagine che compare nella coper-
to definito “Prossimo agli dei, inaccessibile tina dell’opera di Charles Lyell
ai mortali”, aveva scritto i suoi “Principia”,
ma anche il libro di Lyell sarà rivoluzionario.
colonne del monumento presentavano
Il sottotitolo suona come una provoca-
fori di litodomi (un mollusco marino) fino
zione: “un tentativo di spiegare i trascorsi
ad un’altezza di circa sei metri.
mutamenti della superficie terrestre con
riferimento a cause attualmente ope- Come dice il suo nome il litodomo abita
ranti” e, a compimento della copertina, (δόμος) nella pietra (λίϑος) a poca pro-
c’era l’immagine del tempio di Serapide fondità, il che significa che in qualche
presso Pozzuoli con il suo colonnato. modo l’acqua era giunta fin lassù...
Queste scelte editoriali non furono asso- “era stato il mare ad innalzarsi o il tempio
lutamente casuali: nel suo viaggio in Ita- a inabissarsi?”
lia nel 1828 Lyell non mancò di visitare il L’ammiraglio inglese Smith osservò che, in
tempio di Serapide. Qui si accorse che le 2000 anni di storia, nessun porto o bacino

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

del Mediterraneo era stato interessato che osserviamo oggi nei Campi Flegrei,
da un importante variazione del livello è la stessa, che nel corso di 2000 anni, ha
delle acque. In altre parole il mare se ne abbassato e successivamente innalzato
è sempre stato lì buono e tranquillo. per 6 metri il tempio di Serapide e chissà
Lyell, incrociando questo dato archeo- cosa accadrà nel futuro.
logico con le sue osservazioni, concluse Si potrebbe parafrasare niente di nuo-
che è il terreno su cui sorge il tempio di vo sotto il sole, vale a dire che per capi-
Serapide che si muove, oggi, come si re cosa è avvenuto nel passato occorre
mosse nel passato. osservare cosa sta accadendo oggi, per
Questi movimenti verticali sono dovuti cogliere quei piccoli segni che produssero
all’attività vulcanica dell’area napoletana, i grandi cambiamenti.
con periodi di sollevamento dovuti ad un L’Oceano Atlantico, oggi, si sta espan-
“maggior sviluppo del calore vulcanico” e dendo alla velocità di quattro centimetri
periodi di abbassamento dovuti alla “quie- all’anno, è nato circa 165 milioni di anni
scenza delle cause ignee sotterranee”. fa, allargandosi, anno dopo anno, fino a
Ancora una volta il calore interno della raggiungere le attuali dimensioni, pari a
terra è paragonato a un motore! 6700-6800 km di larghezza nella zona ove
Nel 1883 un altro naturalista, l’italiano Artuto Cristoforo Colombo compì la sua attra-
Issel, diede il nome di bradisismo a questa versata (dato enciclopedia Treccani).
manifestazione della Terra, termine in uso. È il tempo a moltiplicare enormemente
Lyell portò il bradisismo come esemplifica- gli effetti di qualcosa che si ripete per un
zione del concetto di derivazione Hutto- tempo sufficientemente lungo. Ecco per-
niana dell’uniformitarismo chiamato anche ché per ricostruire la storia geologica di
attualismo da altri autori: i fenomeni che re- antichi sedimenti, i geologi studiano come
golano le dinamiche del pianeta oggi sono funziona la sedimentazione nei fiumi, oce-
gli stessi che hanno agito nel passato. ani e mari di tutto il mondo, misurando,
Le tracce lasciate dai nostri litodomi ci in- campionando e riportando le conoscen-
segnano che la natura del movimento, ze acquisite alla scala dei tempi passati.

Darwin e le scogliere coralline


Per il venticinquenne capitano Robert sapevole di avere come compagno
FitzRoy, pioniere della meteorologia, car- di viaggio colui che confuterà la stessa
tografo e fervido credente, il diluvio uni- creazione: si trattava di un giovane Char-
versale era un fatto e non una leggenda, les Darwin, afflitto da un perenne mal di
trovarne le prove era tra gli obiettivi del mare, ma capace di compiere quelle
suo viaggio attorno al mondo al coman- osservazioni che vent’anni più tardi lo
do del brigantino HMS Beagle. porteranno a pubblicare l’opera che
Portando in cuor suo questa devota spe- sconvolgerà le coscienze: “L’origine del-
ranza, il 27 dicembre 1831 dava l’ordine le specie per selezione naturale”.
di salpare dal porto di Plymouth, incon- Pochi però sanno che Charles prediligeva

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Le idee della geologia

la geologia e fu lo stesso FitzRoy ad aprir- di alcune decine di centimetri il che po-


gli la strada quando gli consegnò il volu- teva spiegare il perché sulle cordigliere
me “Principi di geologia” di Charles Lyell. (a più di 3000 metri di altezza) si trovas-
L’attualismo fu per Darwin la scintilla che sero depositi di conchiglie. Dopo tutto
dette il via al suo genio e si potrebbe dire si trattava di ragionare su lunghi periodi
che superò il maestro. di tempo e reiterati eventi sismici, come
Nel 1835 fu testimone del terremoto che Lyell aveva sostenuto.
rase al suolo la città di Conception in Cile: Così come il terreno si era alzato, in altre
“Mi trovavo a terra, sdraiato nella foresta parti del mondo avrebbe potuto abbas-
per riposarmi. Arrivò improvvisamente e sarsi, ed ecco che, da quella fervide men-
durò due minuti (che sembravano mol- te, nacque la teoria degli atolli corallini.
to più lunghi). La scossa sembrò a me e I reef corallini sono il risultato del lento e in-
al mio compagno venire da est. Non era cessante lavoro di organismi animali e ve-
difficile rimanere in piedi ma il movimen- getali chiamati bio-costruttori: si tratta prin-
to mi procurò un capogiro. La sensazione cipalmente di coralli ma anche spugne,
potrebbe essere paragonata a quella alghe e piccoli esseri viventi che deposita-
che si prova quando si pattina su uno no il carbonato di calcio, una sostanza dura
strato di ghiaccio molto sottile.” che protegge i loro corpi delicati e che si
Notò subito che la costa si era sollevata compatta in una roccia chiamata calcare.

[Figura 15] - L’acquario tropicale ci proietta nel mondo dove proliferano i coralli, in primo piano anemoni
di mare, Acquario di Genova – ph Michele Pregliasco

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Le scogliere si sviluppano attorno alle iso- Lo scienziato tedesco Ferdinand Freiherr


le vulcaniche che però, ahimè, tendono von Richthofen, zio di Manfred, l’asso
a sprofondare sotto il loro stesso peso dell’aviazione conosciuto come il baro-
(subsidenza). Inizia così una gara tra l’iso- ne rosso, nel 1860 si trovava in Tirolo. Qui
la che affonda e gli organismi costruttori, riconobbe gli antichi reef corallini, come
che cercano di costruire le loro impalca- quelli descritte da Darwin, solo che questi
ture di carbonato di calcio verso l’alto, erano fossili e avevano duecento milioni
dove arriva la luce necessaria alla foto- di anni. Le Dolomiti acquistarono così un
sintesi da cui dipende il loro ecosistema. fascino esotico, anche se oggi sappiamo
È noto che il corallo vive in simbiosi con che più che i coralli furono i batteri a edi-
un’alga fotosintetica: se l’alga muore per- ficarle, ma questa è un’altra storia che ci
ché la luce del sole non arriva il corallo fa capire quanto la sorpresa scientifica
potrebbe seguire la stessa sorte. sia sempre dietro l’angolo.
Seguendo il pensiero attualista, Darwin Non è difficile quantomeno sospettare
intuì che, nel corso del tempo, il corallo che fu grazie alla lettura dell’opera di Lyell
innalzò strutture carbonatiche di centina- che a Darwin si aprì la strada verso le sue
ia di metri nella rincorsa verso la luce e idee rivoluzionari, mentre i resoconti dei
finì per edificare gli atolli corallini. Anco- viaggi sulla Beagle permisero a Richtho-
ra una volta si trattava di vedere ciò che fen di riconoscere i coralli nelle Dolomiti.
accade oggi per capire il passato. Un esempio di quanto sia vera l’afferma-
Fu una grande intuizione che, trent’anni zione di “nani sulle spalle di giganti”, an-
dopo, permise a un altro scienziato di fare che se qui siamo in presenza di nani di
una scoperta. statura alquanto elevata.

[Figura 16] - Questi coralli fossili sono molto più giovani di quelli rinvenuti da Richthofen, hanno “appena” 30
milioni di anni. Beigua Geo-Park, (SV) – ph Michele Pregliasco

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Le idee della geologia

L’occhio dell’evoluzione

Oxford 30 giugno 1860, presso l’Universi- “il mastino” e Samuel Wilberforce, la cui
ty Museum of Natural History si teneva un capacità oratoria gli aveva conferito il
concitato dibattito, il tema era “l’evolu- nomignolo “il viscido”.
zione delle specie“ il recente quanto di- Facendo la tara degli eccessi umorali
scusso libro scritto da Charles Darwin. dei contendenti, la teoria della selezio-
La disputa si accese quando il vescovo ne naturale, più che con i dogmi si stava
Wilberforce prese la parola: scontrando con un ben più insidioso si-
“Il vescovo si alzò, e con un tono lieve- stema filosofico.
mente beffardo, florido e fluente, ci as- Lo stesso Charles Darwin durante gli anni
sicurò che non c’era niente nell’idea di di studio aveva letto la teologia naturale
evoluzione; il piccione torraiolo era quel- del reverendo Wiliam Paley (1743-1805).
lo che era sempre stato il piccione torra- Ecco il titolo per esteso: “Teologia natu-
iolo. Poi, rivolgendosi al suo antagonista rale o sia prove della esistenza e degli
con una sorridente insolenza, pregò di attributi della divinità ricavate dalle ap-
sapere, era attraverso suo nonno o sua parenze della natura”.
nonna che sosteneva la sua discenden- L’autore osserva che le strutture del mon-
za da una scimmia? Su questo il signor do naturale, come l’occhio, superano
Huxley si alzò lentamente e deliberata- per complessità e perfezione il più mo-
mente. Una figura alta e snella, severa e derno, preciso e complicato degli orolo-
pallida, molto tranquilla e molto seria, si gi meccanici.
fermò davanti a noi e pronunciò quelle
Ebbene, se si trova un orologio per terra,
tremende parole - parole di cui nessuno
viene spontaneo pensare che un orolo-
sembra sicuro ora, né credo, potrebbe
giaio lo abbia costruito piuttosto che si
ricordare subito dopo che furono pro-
sia assemblato da solo.
nunciate, perché il loro significato ci la-
sciò senza fiato […]. Non si vergognava Allo stesso modo gli esseri viventi, nella
di avere una scimmia per suo antenato; loro complessità, non possono essere se
ma si vergognerebbe di essere collegato non il risultato di un progetto divino, un
con un uomo che ha usato grandi doni disegno intelligente, e quindi sono la pro-
per oscurare la verità. Nessuno dubitò va della creazione.
del suo significato e l’effetto fu tremen- L’analogia dell’orologiaio non è solo un
do. Una signora è svenuta e ha dovuto espediente teologico ma è, soprattutto,
essere portata via: io, per esempio, sono una congettura che appartiene alla filo-
saltata giù dal mio posto.”(1898 Isabella Si- sofia della scienza.
dgwick, Macmillan’s Magazine) Darwin si scontrava con tutto questo e lo
Questa è l’unico resoconto, scritto 38 sapeva benissimo, tant’è che paragona-
anni dopo, della memorabile contesa tra va la sua teoria ad una pistola fumante
Thomas Henry Huxley acceso sostenitore tenuta nel cassetto. Ci mise vent’anni a
di Darwin, tanto da essere soprannominato pubblicare il suo manoscritto e lo fece

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

soltanto perché Alfred Russel Wallace periodo relativamente breve comparve-


era arrivato alle sue stesse conclusioni. ro i progenitori di tutte le specie che co-
nosciamo oggi e di altre che non ebbe-
ro discendenza. È quello che la scienza
chiama esplosione cambriana, un feno-
meno così veloce che qualcuno lo pone
ad esempio per contestare l’evoluzione
graduale di Darwin.

[Figura 17] - Il paradosso dell’orologio – ph Pixabay

Quello che Paley non poteva sapere è


che l’occhio umano così come molti orga-
ni non sono affatto perfetti: le fibre nervose
che dall’occhio portano le informazioni al
cervello passano proprio davanti alla reti-
na. È un po’ come se i fili elettrici del tele-
[Figura 18] - Trilobite: un organismo molto antico. Que-
visore passassero davanti allo schermo, un sti artropodi vissero tra il Cambriano inferiore (521 Ma)
bel guaio! e il Permiano (250 Ma) – ph Michele Pregliasco
Fortunatamente il nostro cervello è in gra-
do di pulire l’immagine, che potrebbe Andrew Parker, nel suo “In un batter d’oc-
essere più nitida se avessimo l’occhio del chio - La causa del più spettacolare even-
polipo. In questo cefalopode niente si to nella storia della vita”, afferma che fu la
frappone tra la retina e quello che per gli comparsa del senso della vista a determi-
umani è il cristallino, solo che lui vede solo nare l’accelerazione evolutiva, enuncian-
in bianco e nero! do la “teoria dell’interruttore della luce”.
La verità è che la selezione naturale e 542 milioni di anni fa gli organismi dovette-
quindi l’evoluzione non perseguono la ro ricorrere a nuovi adattamenti per sfug-
perfezione, ma la sopravvivenza della gire a predatori sempre più mobili e letali
specie: sopravvive chi si adatta e riesce proprio perché potevano vedere la preda
a tramandare i suoi geni alle generazio- che, a sua volta, ricorreva al nuovo senso
ni future, a prescindere dalla perfezione per sfuggire agli agguati.
degli occhi, per quanto l’occhio di un Questo innescò una riconcorsa agli arma-
polpo possa essere definito funzionale menti e alle difese che portò a una com-
ma del tutto privo di attrattiva. plessità e diversificazione mai vista prima.
La storia evolutiva dell’occhio pare non Per altro non è da escludere che nel Cam-
fermarsi qui. All’inizio del Cambriano ci briano i vertebrati avessero una vista a co-
fu il maggior evento conosciuto di di- lori e conseguentemente la nascita di gu-
versificazione nella storia evolutiva: in un sci e forme colorate.

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Le idee della geologia

[Figura 19] - Impronte fossili di dinosauro, Lavini di Marco (TN) – ph Michele Pregliasco

Estinzioni
Nonostante non siano attraenti, da possa manifestarsi anche oggi senza cre-
quando Sir Richard Owen (1804-1892) li are drammatiche conseguenze.
riconobbe per quelli che erano, i dino- È rassicurante pensare che la natura non
sauri hanno affascinato intere generazio- ci scatenerà addosso una inondazione
ni. Anche nel mondo accademico que- per creare una montagna e neanche ci
sti rettili rappresentano un’icona, quella cancellerà dalla faccia della terra, forse.
dell’estinzione. Anche l’evoluzione obbedisce, o dovreb-
L’improvvisa scomparsa delle forme di be obbedire, a questo precetto: natura
vita ha sempre suscitato perplessità tra i non facit saltum.
ricercatori: è possibile che la Terra sia an- Se risaliamo lungo una sequenza di rocce
data incontro nel suo passato a delle ca- sedimentarie, dalle più antiche a quelle
tastrofi naturali? più recenti, i fossili cambiano seguendo le
L’attualismo respinge categoricamente leggi dell’evoluzione: gli arti si allungano o
l’idea che nel passato si siano verificati si accorciano, scompaiono o appaiono
dei cataclismi, così come rifiuta ogni fe- organi e organelli in funzione delle muta-
nomeno che non sia graduale e che non te esigenze ambientali fino ad arrivare,

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 20] - In questa tabella sono elencati alcuni fossili che permettono di datare in modo relativo le roc-
ce. Sono elencati in ordine dai più recenti (cenozoico) ai più antichi (paleozoico), notate come la tabella
non faccia riferimento ad alcuna data assoluta – da Wikipedia

con una estrema gradualità, alle specie salto, a un certo punto un gran numero
come le conosciamo oggi. di specie fossili scompaiono improvvisa-
Grazie a ciò i geologi hanno imparato a mente per essere sostituiti nel tempo da
datare le rocce proprio in base al conte- generi completamente nuovi.
nuto fossilifero. Anche se il metodo non Che fine hanno fatto gli organismi pre-
rivela esattamente l’età, ci dice senza cedenti? Con buona probabilità si sono
ombra di dubbio se una roccia è più vec- estinti ponendo fine alla loro discenden-
chia o è più giovane di un’altra perché za. Ogni estinzione di massa è stata usata
sappiamo quali generazioni di organismi per definire dei limiti cronologici nelle se-
si sono succedute nel corso dell’evolu- quenze, come se fosse una “bandierina”
zione. Ma i geologi sanno anche che che segnala un importate evento storico
ogni tanto la sequenza stratigrafica fa un che ha rivoluzionato il mondo, come del

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Le idee della geologia

resto la scoperta dell’America segnò la di massa, si trovano solo quegli organismi


fine del Medioevo. che meglio si adattano a un’ambiente
La più recente delle estinzioni di massa ha quasi privo di risorse ma anche di preda-
sancito il limite del periodo cretacico e l’ini- tori e di competitori. Sono resistenti, capa-
zio dell’ultima era geologica, il Cenozoico ci di adattarsi alle più svariate condizioni
(65,5 milioni di anni fa), il momento in cui i ambientali e alimentari. Si assiste a una
dinosauri e molte altre creature ci hanno drastica e catastrofica riduzione della bio-
lasciato per fare posto ai mammiferi. Il Ce- diversità: solo le specie particolarmente
nozoico è conosciuto anche come Terzia- prolifiche e resistenti alle condizioni avver-
rio nei testi più datati, per cui questa estin- se aumentano incredibilmente di numero
zione è chiamata anche K-T, Cretaceo/ ed estendono il loro areale di distribuzio-
Terziaria e K/Pg Cretaceo/Paleogene nei ne, la maggior parte delle altre scompare.
testi recenti. Come vedete anche i termini È la ragione per la quale nella formazione
geologici si evolvono nel tempo. di Werfen, una serie di strati sedimentari
L’estinzione crea i presupposti per la pro- che affiora in Trentino-Alto Adige, Lom-
liferazione di nuove forme di vita, i futuri bardia orientale, Veneto e Friuli-Venezia
dominatori del pianeta, ma non prima di Giulia, testimone della più grande estin-
aver superato la “crisi biologica”. Infatti, zione della storia conosciuta, quella Per-
negli strati che seguono una estinzione miano–Triassico (251,4 milioni di anni fa),

[Figura 21] - Questo grafico mostra i picchi di estinzione avvenuti nel passato della fauna marina, l’asse
verticale mostra la percentuale delle specie perse – da Wikipedia

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 22] - La biodiversità negli ultimi 540 milioni di anni, i triangoli gialli indicano le grandi estinzioni, in
particolare notare le estinzioni al limite P/T Permiano/Triassico e al limite K/Pg Cretaceo/Paleogene, queste
hanno segnato l’ascesa e il declino dei dinosauri durante quella che fu l’era mesozoica. Nonostante le
estinzioni abbiano funestato la storia del pianeta, la biodiversità (curva rossa), cioè la varietà degli organi-
smi viventi, è in costante crescita. Anzi, non è da scartare l’ipotesi che siano proprio le estinzioni ad acce-
lerare la biodiversità creando nuovi spazi evolutivi – da Wikipedia

sono scomparsi interi gruppi di organismi Qualcuno ha affermato che la Terra si era
come: alghe calcaree, spugne, coralli, raffreddata, sfavorendo il metabolismo
brachiopodi articolati. Rimangono solo le dei rettili, a sangue freddo, e dunque for-
specie opportuniste, tra i quali ricordo un temente dipendenti dal calore del sole.
piccolo mollusco, la Claraia clarai. Secondo questa teoria, se le cose fossero
Dovranno passare parecchi milioni di andate diversamente, noi oggi saremmo
anni prima che la complessità e la spe- probabilmente delle prede.
cializzazione delle forme viventi, selezio- A questo punto dobbiamo porci una do-
nate ulteriormente dalle estinzioni che manda molto importante: in quanto tem-
seguirono, torni con le specie che oggi po avvengono le estinzioni?
popolano, numerose, il mondo. Sempre Se l’estinzione è un fenomeno che av-
che l’uomo non voglia mettere la parola viene in un tempo molto lungo la teoria
fine a tutto questo! attualista è salva, ma se l’estinzione è un
D’altra parte fu una fortuna che, dopo evento improvviso e catastrofico occorre
l’estinzione K-T, i mammiferi presero il rivedere le nostre idee perché la natura
sopravvento sui rettili, forse proprio per ha fatto un salto improvviso! A questa do-
questo noi oggi siamo qui. manda cercò di rispondere lo statunitense

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Le idee della geologia

[Figura 23] - La Claraia clarai – ph Michele Pregliasco

Walter Alvarez quando cominciò a fare in- meteoriti. Esse apportano un elemento
dagini geologiche in Umbria. rarissimo sulla superficie della Terra, l’Iridio.
La Gola del Bottaccione, incisa a nord Praticamente tutto l’Iridio che troviamo
della città di Gubbio, racconta la storia sulla superficie del pianeta è di origine me-
della Terra: ogni strato è come la pagi- teorico. Quindi, sapendo quanto iridio c’è
na di un libro che racchiude i fossili delle nelle argille del limite K/T, si può calcolare in
epoche remote, tranne un sottile strato quanto tempo lo strato è stato depositato.
di argilla che parrebbe privo di contenuti Alvarez si mise al lavoro ma quello che
fossiliferi, come se la vita si fosse spenta. scoprirà lo lascerà senza parole: il conte-
È lo strato del limite K/T tra Cretaceo e Ter- nuto di Iridio era assurdamente alto, trop-
ziario nel quale ci fu l’estinzione di massa po alto perché il calcolo avesse senso.
che portò alla scomparsa dei dinosauri. A quel punto si formulò un’ipotesi quasi
Riuscire a datare quello spessore voleva incredibile: l’Iridio proveniva da un im-
dire sapere, per Alvarez, in quanto tempo patto con un meteorite del diametro di
fosse avvenuta l’estinzione di questo im- 10 km, che avrebbe decretato la scom-
portante gruppo di rettili, ma come fare? parsa dei dinosauri e la morte della mag-
Ebbene, noi sappiamo che ogni anno gior parte delle forme di vita. In seguito
sul pianeta cadono qualcosa come 500 sarà identificato nel cratere di Chicxulub,

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

a oltre 9000 Km da Gubbio, il supposto


luogo dell’impatto.
L’ipotesi apre una breccia nella teoria at-
tualista: siamo così sicuri che la storia geo-
logica del pianeta proceda per gradi?
In linea di principio e per molti fenome-
ni potremmo dire di sì: la Terra, come la
conosciamo oggi, è il risultato di lenti pro-
cessi che avvengono sotto e sopra la sua
superficie.
La tettonica delle placche, che ci ha per-
messo di capire parte di questo meccani-
smo, è una teoria attualista, se si conside-
ra che opera fin da epoche remotissime,
da quanto la Terra possiede un involucro
chiamato Mantello e opera tuttora con
modalità analoghe.
Ciò non toglie che in passato si siano ve-
rificati degli eventi catastrofici con i quali
oggi geologi e naturalisti devono fare i
conti, tuttavia il pianeta si sta raffreddando
e certi fenomeni attualmente non possono
più accadere o accadono con una diver-
sa intensità, rispetto al passato. [Figura 24] - I dinosauri sono tra le specie estinte più
popolari, ma si sono estinti davvero? – Museo di
Scienze Naturali di Milano – ph Michele Pregliasco
Estinti? Forse no!

Se state mangiando un bel pollo allo Anche il Ticinosuchus ferox, che ha la-
spiedo, forse vi imbatterete in quell’ossici- sciato le sue impronte sull’Altopiano della
no a forma di Y chiamato osso dell’amo- Gardetta in val Maira, era un rettile ab-
re o della fortuna. Si tratta della forcula bastanza grande, quel tanto da augurar-
che deriva dalla fusione delle clavicole si di non incontrarlo mai sul proprio cam-
negli uccelli, un espediente evolutivo per mino, ma non era per nulla un dinosauro.
rinforzare la struttura toracica, indispen- I rettili preistorici più antichi avevano an-
sabile per il volo. cora un’anatomia che ricordava la loro
... se vi dicessi che anche alcuni dinosauri discendenza da creature acquatiche,
avevano la forcula? tant’è che le zampe non erano poste
Intanto sarebbe interessante stabilire che sotto ma ai lati del corpo, rivolte verso
cosa è un dinosauro, e non pensiate che l’esterno, la camminata era accompa-
sia un grande rettile dall’andatura un po’ gnata dai movimenti sinuosi del tronco
goffa, vissuto nel passato. proprio come fanno oggi le lucertole.

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Le idee della geologia

[Figura 25] - Una lucertola (Podarcis muralis) con la sua tipica postura dove le zampe sono tenute ai lati del
corpo – ph Michele Pregliasco

Insomma un’andatura che era una via di Anche i dinosauri avevano sviluppato la
mezzo tra il nuotare e il camminare. postura eretta attraverso una particolare
Nel Triassico le cose stavano cambiando, anatomia caratteristica dell’anca e furo-
alcuni animali cominciarono a sviluppare no tanto bravi che alcuni di loro divennero
una postura eretta, con quattro arti ben bipedi. Una piccola estinzione diede loro
piazzati, verticali, sotto al corpo anziché ai una mano e alla fine del Triassico nessuno
lati e orizzontali, più simili a quelli di un mam- sentì più parlare dei Rauisuchia.
mifero come un cane o un gatto che di una Ma le sorprese che ci riservano i dinosauri
lucertola. Ciò voleva dire sollevare il corpo non finiscono qui: alcuni avevano le ossa
dal terreno, vedere più distante, correre più cave, probabilmente sacchi aeriferi e, gli
veloci e stancarsi di meno, il che era un bel ultimi ritrovamenti lo confermano, piume!
vantaggio per un animale terrestre. Ora guardate il vostro bel pollo nel piat-
Il nostro Ticinosuchus apparteneva pro- to, queste caratteristiche anatomiche vi
prio a queste nuove specie, più precisa- ricordano qualcosa?
mente faceva parte dell’ordine dei Rau- Ebbene sì, secondo i paleontologi i dino-
isuchia, i superpredatori all’apice della sauri non sono estinti, almeno una linea
catena alimentare di quel periodo. evolutiva, quella dei dinosauri aviani, è

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[Figura 26] - Ticinosuchus ferox (Museo dei fossili del Monte San Giorgio, Meride), confrontate la sua postura
con quella della lucertola nella figura precedente – da Wikipedia

arrivata fino a noi con penne e piume con-


segnandoci gli uccelli, pollo compreso.
Tutto questo getta una nuova luce sull’e-
voluzione di questi esseri, anche l’Italia
ebbe i suoi dinosauri e questo fu dirom-
pente per chi sosteneva che in quell’e-
poca il bel paese era completamente
sommerso.

[Figura 27] - La particolare conformazione dell’anca


e, in particolare, come il femore si inserisce nell’ace-
tabolo sono caratteristiche distintive dei dinosauri –
ph Michele Pregliasco

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[Figura 28] - Posture dell’articolazione dell’anca e degli arti posteriori: sprawling tipica delle lucertole, pil-
lar-erect (a colonna) che contraddistingueva il Ticinosuchus e erect tipica dei dinosauri – da Wikipedia.

[Figura 29] - Cladogramma dai dinosauri agli uccelli – da Wikipedia

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[Figura 30] - Nel Parco di Portofino, sotto il paesino di San Rocco di Camogli (Ge), le formazioni rocciose
che costituiscono la falesia ci offrono un esempio della dinamica terrestre: che cosa ha piegato queste
rocce? – ph Michele Pregliasco

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COME IL TEMPO PROFONDO AGISCE SULLE ROCCE

Partiamo da qui: la piega di San Rocco di Camogli

Il Parco Naturale Regionale di Portofino, pianeta Terra. A bordo del traghetto della
nella Riviera Ligure di Levante, con le sue linea Camogli-San Fruttuoso, giunti sotto la
falesie a picco sul mare, fa bella mostra falesia sulla quale è arroccato il paesino di
di rocce incredibilmente contorte e ripie- San Rocco, si presenta di fronte a noi una
gate su sé stesse. È da qui che iniziamo delle formazioni più curiose.
il nostro viaggio nel tempo profondo del In realtà è una forma che si può incontra-

[Figura 31] - La piega sotto a San Rocco di Camogli (GE) – ph Michele Pregliasco
Da questa foto si può notare che questa formazione ha subìto, nel tempo, tre processi geologici che carat-
terizzano il ciclo di vita di tutte le rocce:
• Litogenesi: i sedimenti si sono depositati in strati sul fondo di un antico oceano e trasformati in roccia
• Orogenesi: le rocce sono state piegate, sollevate e portate a giorno, si crea un rilievo
• Morfogenesi: una volta esposta agli agenti atmosferici, la roccia viene erosa, i frammenti ritornano al
mare, il rilievo viene smantellato, la sua morfologia cambia

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re facilmente e, più o meno inconsape- Ogni strato - cosi il geologo denomina que-
volmente, ne avrete di sicuro già viste di sti livelli lunghi e appiattiti - può avere va-
simili, ma qui la spettacolarità e le dimen- rie dimensioni, ve ne sono di spessi e di più
sioni sembrano chiedere a gran voce sottili e di colori diversi. Infine il tutto è stato
una spiegazione scientifica che varrà an- piegato, donando a queste rocce la sua
che per le altre. caratteristica forma che i geologi chiama-
Intanto vi invito, se non a recarvi sul posto, no anticlinale.
a osservare la fotografia e a descrivere a La prima domanda che sorge è: che cosa
parole vostre ciò che vedete: questo è il è successo qui? Che in chiave scientifica
primo compito che un geologo in erba può essere riformulata in: qual è la storia
deve imparare a svolgere. geologica della piega sotto a San Rocco?
Certamente non vi sarà sfuggito che la roc- Quello che vi posso anticipare è che sia-
cia è composta da livelli sovrapposti gli uni mo di fronte a delle rocce sedimentarie.
sugli altri, come una pasta sfoglia, i paragoni Osservandole da vicino, con un po’ di
gastronomici possono aiutare a farsi un’im- fortuna, ci si può imbattere in piccole
magine mentale di fenomeni complessi. strutture alquanto singolari chiamate

[Figura 32] - Gli strati piegati a formare un anticlinale: gli strati più antichi formano il nucleo della piega –
disegno di Marco Viale

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elmintoidi (Helminthoidea labyrinthica): dimensioni ce ne darebbero la conferma


sono tracce fossili lasciate da organismi se potessimo vederli a occhio nudo.
che vivevano sul fondo del mare, non si In qualità di novelli Sherlock Holmes pre-
sa che tipo di animale fosse, di sicuro si stati alla geologia, le indagini proseguo-
muoveva tra i soffici sedimenti del fonda- no... da dove provengano i sedimenti che
le alla ricerca di cibo, lasciando dietro di oggi costituiscono gli strati che vediamo?
sé un labirinto di piste di pascolo mean- La lente d’ingrandimento ci mostra come
driformi che oggi ritroviamo consolidate le rocce siano talvolta costituite da granu-
negli strati della falesia. li della dimensione della sabbia o ghiaia,
È interessante osservare che, nelle rocce cementate, mentre in altre non è possibile
sedimentarie, talvolta, troviamo le impronte distinguere alcun granello senza l’uso di
lasciate dall’organismo nel terreno piuttosto un buon microscopio, perché contengo-
che l’organismo stesso (pianta o animale) o no frazioni fini costituiti da argille.
una sua parte (conchiglia) fossilizzata. Sabbie e argille sono frammenti di rocce
Abbiamo quindi la prova che queste rocce pre-esistenti, proveniente dal continente
si siano formate nelle profondità di oceano che si affacciava su questo antico ocea-
antico: altri fossili marini di microscopiche no i cui rilievi furono erosi dagli agenti

[Figura 33] - Helminthoidea Labirintica – ph Michele Pregliasco

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[Figura 34] - Argillite, una roccia costituita da granuli di argilla, troppo piccoli per essere osservati a occhio
nudo – da Wikipedia

atmosferici: vento, acqua, caldo e gelo.


Furono fiumi e torrenti, che scendevano a
valle, a trasportare i materiali fino all’oce-
ano dove abbandonarono il loro carico
di sedimenti, che si depositò sul fondale.
Qui strati più vecchi di sedimenti vennero
ricoperti da strati più recenti, in una suc-
cessione che ritroviamo oggi guardando
la stratificazione dell’affioramento. Ma non
è tutto, il mare è pieno di vita e anche gli
esseri viventi producono sedimenti: gusci e
scheletri formarono il deposito carbonati-
co, un materiale costituito da carbonato di
calcio, che si andò ad aggiungere a quel-
lo proveniente dalla terra ferma.
Il risultato fu una uova roccia sedimenta- [Figura 35] - Arenaria, roccia costituita da granuli di
ria chiamata marna. sabbia, ben visibile a occhio nudo – da Wikipedia

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[Figura 36] - Come si formarono gli strati di sedimenti – da Wikipedia, modificato

Nel caso delle rocce di San Rocco, tutto


questo è avvenuto tra i 90 e i 55 milioni di
anni fa e ci mostra che gli strati si sono for-
mati in un ambiente oceanico, e dunque
sono il risultato della deposizione di sedi-
menti che, adagiandosi sul fondale pia-
neggiante di una piana abissale, si sono
poi cementati e trasformati nelle rocce
(litificati) che oggi vediamo in affioramen-
to. La velocità di sedimentazione è stata
calcolata sui 10-20 cm ogni mille anni.
Appare evidente che gli strati più pro-
fondi sono anche i più antichi, cioè sono
quelli che si sono depositati per primi, poi
si sono sovrapposti strati via via più giovani
[Figura 37] - Le marne sono rocce costituite da una
frazione argillosa e da una carbonatica, qui si tro-
vano esposte nella Formazione del Monte Antola
presso la passeggiata a mare “Garibaldi” di Nervi
(GE) – ph Michele Pregliasco

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per arrivare a uno spessore di migliaia di proprio ginocchio. Per di più tutto quan-
metri. Pensate al peso di questi sedimenti: to è stato sollevato creando il rilievo che
tonnellate di sabbia e argilla che gravava osserviamo oggi (un fenomeno chiama-
sugli strati più profondi, al punto da trasfor- to orogenesi) che ora giace esposto agli
marli in solida roccia per via dell’azione di agenti atmosferici: è in atto l’erosione
quella grande pressione che compatta- che smantellerà quanto è stato edificato
va, saldava e cementava ogni frammen- (morfogenesi).
to espellendo l’acqua dagli interstizi. Come è possibile che le rocce si possano
Quello che però non torna da questa ri- piegare senza spezzarsi? Cosa le ha pie-
costruzione è che i sedimenti, depositati gate? E che cosa le ha sollevato portan-
e consolidati su una superficie (sub)oriz- dole in superficie?
zontale, quella di un fondale oceanico,
oggi a noi appaiono in superficie, e terri-
bilmente piegati su loro stessi.
Gli strati più antichi ora giacciono rinchiu-
si all’interno della piega (il nucleo della
piega), al contrario quelli più giovani co-
stituiscono l’esterno che noi oggi vedia-
mo esposti, come se qualcuno avesse
preso il pacco di strati e li avesse piegati
come si piega un ramo d’albero intorno al

[Figura 38] - Gli strati piegati a formare un anticlinale: gli strati più antichi formano il nucleo della piega –
disegno di Marco Viale

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[Figura 39] - Una spettacolare piega lungo la salita al monte Toraggio (IM) – ph Michele Pregliasco

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Una questione di tempo: il numero di Deborah

Le rocce possono piegarsi? Circa 3000 tra tempo e deformazione, possiamo com-
anni fa la profetessa Deborah celebrava piere un piccolo esperimento. Non temete
la vittoria sui Cananei cantando “I monti si però, si esaurisce nello spazio di alcune ore.
sciolgono come cera davanti all’Eterno” Prendete una candela, se provate a pie-
(Giudici 5,5). garla con le mani si spezzerà, risponden-
Markus Reiner (1886-1976), padre della do perciò in maniera fragile alle solleci-
reologia, la disciplina che studia le de- tazioni improvvise. Se però applicate una
formazioni nei materiali, probabilmente forza, anche minore ma su tempi lunghi,
fu folgorato sulla via di Damasco quan- ad esempio un peso che tenda a pie-
do lesse questo versetto che interpretò garla senza spezzarla (io ho usato alcuni
secondo una visione al confine tra scien- libri) nell’immediato non vedrò nulla ma,
za ed esegesi biblica: perché la roccia in capo a qualche ora o qualche giorno,
possa piegarsi è necessario un tempo tal- troverò la candela piegata come se fos-
mente lungo che solo l’Eterno può vedere se stata di plastilina. Lo sforzo applicato
questo fenomeno mentre l’uomo ha una (forza su superficie) in un tempo lungo
vita troppo breve. fa sì che la candela si comporti in modo
Reiner chiamò numero di Deborah il rap- duttile. Stessa cosa succede alla roccia,
porto matematico che dimostra come an- uno sforzo improvviso rompe il materiale,
che corpi apparentemente rigidi possano al contrario uno sforzo anche più ridotto,
deformarsi, cioè assumere incredibilmente che dura per un tempo sufficientemen-
il comportamento di un fluido se gli si dà te lungo, ne provoca una deformazione
del tempo. Per comprendere il rapporto permanente, plastica.

[Figura 40] - Il fianco di questa piega mostra la duttilità di queste rocce – ph Michele Pregliasco

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[Figura 41] - Un piombo da pesca posato su una candela: attendete qualche giorno e affonderà –
ph Michele Pregliasco

... Quanto dovremo aspettare per vede- Le cose cambiarono quando il nostro Ja-
re formarsi una piega in una roccia? mes Hutton osservò, con una certa preoc-
Milioni di anni, un tempo che facciamo cupazione, i suoi possedimenti di campa-
fatica anche solo a immaginare, com- gna. I terreni erano sottoposti all’erosione
pletamente fuori scala rispetto a quanto da parte dei fiumi e degli agenti atmosfe-
siamo abituati a sperimentare tutti i giorni. rici che trascinavano continuamente se-
dimenti nelle profondità del mare.
L’intuizione di Reiner non avrebbe avuto
ascolto tra i filosofi naturali del passato Un fenomeno che, portato alle sue estre-
perché si riteneva che la Terra fosse gio- me conseguenze, avrebbe livellato non
vane, al punto che non ci sarebbe stato solo la Scozia ma il mondo intero trasfor-
il tempo necessario perché una roccia si mandolo in una landa piatta e desola.
potesse piegare.
La storia della scoperta del “tempo pro-
fondo” fece compiere alla geologia un
balzo in avanti.
Per l’arcivescovo Anglicano James Ussher
(1581-1656) la terra aveva 6000 anni, i minu-
ziosi calcoli basati sulla cronologia biblica
non lasciavano scampo: Dio creò la Terra
il 22 ottobre 4004 a.C. Fino dall’inizio della
seconda metà del ’700 le datazioni non si
spinsero molto più in là, Georges-Louis Le-
clerc conte di Buffon (1707-1788) arrivò a
ipotizzare 75.000 anni, calcolando quanto [Figura 42] - I calanchi sono un esempio di erosione
tempo una Terra, in origine incandescente, meteorica: il terreno viene eroso e trasportato lonta-
avesse impiegato a raffreddarsi. no – ph Michele Pregliasco

C’era poco da fare, un pianeta così giova- Per quell’uomo, intriso di una forte fede
ne non consentiva ai lentissimi processi ge- nella continuità, la Terra non poteva ave-
ologici di realizzarsi, almeno come noi oggi re quel destino: senza più montagne, sen-
li conosciamo, e i naturalisti dell’epoca non za più colline, senza più un terreno soffice
potevano far altro che uniformare le loro da coltivare. Doveva esserci una forza re-
teorie a un tempo geologico così breve. stauratrice capace di opporsi all’erosione,

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in grado di innalzare ciò che era eroso, e 2. I materiali erosi vengono presi in carico
questo non poteva essere altro che il calo- dai fiumi e depositati sul fondo del mare;
re della Terra. 3. I sedimenti si consolidano grazie al
Hutton ipotizzo cicli di erosione e di solle- calore e alla pressione a cui sono sot-
vamento che si susseguivano l’un l’altro: toposti, trasformandosi in rocce;
quando un continente veniva eroso, ecco 4. Il calore solleva le rocce e crea nuo-
che quei sedimenti venivano sollevati dalle va terra emersa.
profondità marine dal calore interno della
Abbiamo già visto come questa teoria
Terra, per offrirsi nuovamente all’erosione.
sia oramai superata dalla nuova tetto-
Più tardi, l’italiano Antonio Stoppani nica delle placche, ma il colpo geniale
(1824-1891) si chiederà che cosa siano i da parte di Hutton venne da un’altra
continenti se non “brani di continenti più intuizione che aprì la strada alla moder-
antichi, scalzati dalle loro basi, ricompo- nità: da quanto duravano questi cicli di
sti in seno ad altri mari, e tratti più tardi a erosione e sollevamento? Egli risponde:
rivedere il sole delle loro cime antiche.” “non trovo indizio di un inizio né previsioni
La teoria plutonista di Hutton può essere di una fine.” In una sequenza che si ripete
riassunta in quattro fasi: all’infinito James Hutton scopre il tempo
1. La superficie terrestre è consumata profondo della Terra.
dall’erosione; Egli capì che occorrevano parecchi milioni

[Figura 43] - L’enorme piega sinclinale del Velodromo di Esclangon, l’erosione ha portato alla luce l’interno della
piega - La Robine-sur-Galabre, Geopark UNESCO di Haute-Provence, Francia – ph Michele Pregliasco

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[Figura 44] - Un’altra piega evidentemente erosa nel corso del tempo geologico, è interessante immagi-
nare come doveva essere in origine, in effetti è proprio quello che fanno i geologi quando ricostruiscono il
passato. Geopark UNESCO di Haute-Provence, Francia – ph Michele Pregliasco

di anni perché il fondo degli oceani si


sollevasse e non meno perché i sedi-
menti erosi si depositassero in grandi
quantità. E tutto questo si ripeteva dalla
notte dei tempi.
Che si trattasse di una piega o di inter-
pretare l’origine delle catene montuose,
ora la geologia aveva tutto il “tempo ne-
cessario” per poter spiegare i fenomeni
geologici del pianeta Terra.
I geologi oggi ragionano in termini di mi-
lioni di anni, ma non fu facile dimostrare
che questa era la scala temporale giusta.

[Figura 45] - Le vette del Monte Bianco, un paesag-


gio che sembra confermare quei movimenti che
sollevano le montagne opponendosi all’erosione,
osservando in alto a sinistra il vuoto lasciato dall’an-
fiteatro di un circo glaciale ci accorgiamo che l’o-
pera di erosione da parte dei ghiacci è in azione
– ph Michele Pregliasco

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Il promontorio che cambiò la storia: Siccar Point

[Figura 46] - Siccar Point nel Berwickshire della Scozia - da wikipedia

Pochi uomini nella storia sancirono con le colleghi della bontà delle sue teorie, an-
loro idee una netta e coraggiosa scissione che perché quei gentiluomini di Edimbur-
tra pensiero scientifico e dogmi di fede. go volevano fossero suffragate da prove
Copernico e Galilei segnarono la nasci- concrete sul campo.
ta dell’eliocentrismo che porrà l’umanità Fu per questa ragione che, in una bella
fuori dal centro dell’universo. Con Darwin giornata del giugno 1788, una piccola
invece l’uomo si trovò improvvisamente imbarcazione approdò a Siccar Point sul-
a discendere da una scimmia. la costa orientale della Scozia.
Purtroppo le cronache spesso dimenticano A bordo oltre ad Hutton c’erano John
James Hutton, il precursore che manderà Playfair e James Hall alla ricerca di un
in frantumi l’idea di una Terra giovane. promontorio che avrebbe cambiato il
Non fu facile per Hutton convincere i suoi corso della storia scientifica.

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Le idee della geologia

Quello che si presentò agli occhi dei tre è degli strati che si trovarono ripiegati e
ciò che oggi i geologi chiamano una su- fuori dall’acqua.
perficie di discordanza angolare: si vede 3. A quel punto l’erosione cominciò a la-
chiaramente nella foto che vi sono due vorare e a erodere il rilievo che si era
stratificazioni sovrapposte. In quella più in creato, gli strati ora appaiono vertica-
basso gli strati sono quasi verticali, men- lizzati semplicemente perché è stata
tre nella stratificazione superiore sono de- erosa la parte superiore delle pieghe.
bolmente inclinati rispetto l’orizzontale. 4. Il mare riprese il sopravvento e una
Hutton aveva trovato un luogo nel quale nuova sedimentazione comincio a
erano evidenti due cicli di stratificazione, deporre nuovi strati.
ecco la spiegazione che diede il grande 5. Ancora una volta un sollevamen-
scienziato: to mette allo scoperto gli strati così
1. I sedimenti si stratificarono nel corso come li vediamo oggi.
di un lungo periodo di tempo sul fon- Una prova sul campo confermava la teo-
do del mare. ria di Hutton dei cicli di erosione e solleva-
2. Successivamente furano sollevati, il mento, qualcosa che richiedeva moltissi-
movimento provocò il piegamento mo tempo per realizzarsi.

[Figura 47] - Siccar Point nel Berwickshire della Scozia – da Wikipe-


dia, modificata

[Figura 48] (a destra) - L’evoluzione geologica del promontorio di


Siccar Point – disegno di Marco Viale

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Piombo ed età della Terra

Lord Kelvin (1824-1907) fu uno scienzia- In effetti, ogni tanto, qualche frammento
to prolifico, la sua mente acuta sfornò di quelle vestigie dell’origine del mondo
scoperte e brevetti nei campi della fisi- cadeva sulla Terra sotto forma di meteoriti.
ca, dell’ingegneria e della matematica. Patterson ne prese alcuni campioni e
Il suo motto era: “Se non si può misurare li analizzò, il decadimento radioattivo
qualcosa, non si può migliorarla”. dell’uranio in quei frammenti avrebbe si-
Anche lui volle cimentarsi nel misurare curamento dato la risposta che cercava.
l’età del pianeta come già aveva tenta- Come tutte le rocce, i materiali mete-
to un secolo prima Buffon. Kelvin calcolò orici sono costituiti da cristalli, in parti-
che ci vollero da 20 ai 400 milioni di anni colare gli zirconi contengono atomi di
perché la Terra si raffreddasse a partire uranio che, essendo radioattivi, tendo-
dall’ammasso di rocce fuse quale era in no col tempo a trasformarsi in isotopi di
origine. Ancora una volta ne usciva un piombo: quando si forma un cristallo di
pianeta giovane rispetto a quanto i ge- zircone esso incorpora atomi di uranio e
ologi si aspettassero. mai di piombo, da quel momento parte
Charles Darwin fu profondamente scosso il conto alla rovescia.
dal risultato di questo calcolo: alla sua te- Conoscendo il tempo di dimezzamen-
oria necessitava più tempo. to (il tempo necessario perché la metà
Qualcosa mancava e anche il Kelvin sem- degli atomi di uranio si trasformi in piom-
brò accorgersene quando affermò che bo) è facile risalire all’età del campione:
questi calcoli potevano essere inficiati da basta misurare il rapporto tra questi due
una qualche diversa fonte di calore a lui elementi.
sconosciuta... quella fonte sarà scoperta Il risultato fu che la Terra è vecchia di 4,5
all’inizio del ‘900 e sarà la radioattività. miliardi di anni, le cose però non andaro-
In verità la Terra non ha niente a che fare no così lisce.
con una immensa e immobile sfera solida Patterson continuava a riscontrare nei
che si raffredda: al suo interno le rocce del suoi campioni contaminazioni di piombo
mantello si trovano nello stato di fluido vi- che inficiavano le misure: bastava lascia-
scoso mosse da vortici convettivi e questo re i frammenti per un po’ di tempo espo-
complica enormemente i calcoli a prescin- sti all’aria aperta ed ecco che si presen-
dere dall’includere o meno il riscaldamen- tava il problema.
to indotto dal decadimento radioattivo. Non poté far altro che compiere le misure
Fu proprio la radioattività a risolvere il pro- in una camera ad atmosfera controllata,
blema grazie al lavoro dello statunitense una cleanroom, dove nessuna particella
Clair Cameron Patterson (1922-1995). inquinante poteva entrare, ma da dove
La Terra era nata come aggregato di arrivava tutto quel piombo?
polveri che vagavano nello spazio e, se La risposta arrivò dai ghiacciai della
fosse stato possibile datarne l’età, il gio- Groenlandia che, strato su strato, intrap-
co sarebbe stato fatto. polano le sostanze presente nell’atmosfera

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[Figura 49] - Le line colorate mostrano i percorsi lungo i quali gli elementi radioattivi si trasformano gli uni negli
altri. Il tempo di dimezzamento necessario per compiere le singole trasformazioni varia da un’istante a miliardi
di anni – da Wikipedia

fin dalla notte dei tempi, consegnandoci con una certa approssimazione, l’età del-
un archivio storico del clima e della com- la roccia espressa in milioni di anni.
posizione dell’aria. Sezionando e analiz- È una datazione assoluta, che equivale a
zando carote di ghiaccio la risposta non chiedere a una persona quanti anni ha.
si fece attendere, il piombo in atmosfe- Oggi, grazie al decadimento radioattivo,
ra cominciò ad aumentare a partire dal è possibile datare un gran numero di roc-
1923, anno in cui fu introdotto l’additivo ce e conseguentemente stabilire l’età
piombo tetraetile nella benzina. assoluta degli affioramenti.
A seguito di questa scoperta cominciò Ovviamente questo metodo poté essere
una battaglia nei confronti della compa- usato solamente dopo che fu scoperta
gnia che commercializzava il prodotto la radioattività, eppure sappiamo che
che si concluse con il ritiro dal mercato in passato le rocce venivano in qualche
e la cessazione dell’avvelenamento da modo datate: in qualche modo si sape-
piombo dell’aria dovuta all’additivo im- va se una era più vecchia dell’altra.
piegato in tutto il mondo industrializzato. Come facevano a quei tempi a stabilire
Il metodo che utilizzò Patterson per da- queste correlazioni temporali?
tare i suoi campioni permette di ricavare,

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“Orologi” fossili

Che pasticcio sarebbe se nessuno sapesse non potevano fare diversamente. Fino
se fosse nato prima Giulio Cesare o Gari- alla scoperta della datazione radiometri-
baldi. Non potremmo più scrivere la storia, ca gli scienziati non sono stati in grado di
il Regno d’Italia potrebbe essere stata una conoscere l’età di una roccia, sapevano
provincia romana e Cavour aver avuto a però distinguere quale strato sedimenta-
che fare con Cleopatra. rio era più antico dell’altro, e quindi pote-
Sempre per rimanere nel campo storico vano ricorrere unicamente alla datazio-
molti ricorderanno la successione al tro- ne relativa.
no dei 7 re di Roma: Romolo, Numa Pom- Essi sapevano benissimo che le rocce del
pilio, Tullo Ostilio, Anco Marzio, Tarquinio Giurassico sono più antiche di quelle del
Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo Cretaceo, ma nessuno sapeva di quanto!
tanto per rinfrescare la memoria. Il nome Giurassico deriva dalle montagne
Questo è un esempio di datazione relati- del Giura dove si ritrovano calcari più an-
va, sappiamo quale re è succeduto al pre- tichi di quelli che si depositarono nel ba-
cedente senza specificare alcuna data, il cino di Parigi, le craie, da cui prende il
che non ci impedisce di poterci muovere nome il periodo Cretaceo.
avanti o indietro nella storia facendo sem- Questo era sufficiente per ricostruire la cro-
plicemente riferimento a ognuno di questi nologia delle rocce che venivano osserva-
personaggi. te in un affioramento e per molto tempo
In altre parole, un evento accaduto sotto il questo bastò a guidare i primi passi della
regno di Romolo (la fondazione di Roma), stratigrafia.
è ovviamente più antico di quello avvenu- Ecco così che nacque la scala cronostra-
to al tempo di Tarquinio il Superbo (inau- tigrafica dove Cretaceo e Giurassico sono
gurazione del tempio di Giove Capitolino) solo una delle tante ripartizioni nelle quali è
ultimo re di Roma. stato suddiviso il tempo geologico pur sen-
Così è possibile ricostruire una generica za sapere quanto fosse vecchio il mondo.
cronologia di fatti storici senza avere cono- Fu la stratificazione (ovvero la disposizio-
scenza dell’anno in cui si svolsero ma solo ne in strati successivi delle rocce sedi-
del re che regnava quando accaddero. mentarie) a rendere possibile la datazio-
Gli storici molto volentieri parlano di epo- ne relativa.
ca Augustea o di basso e alto Medioevo, Pare che il primo a essersene accorto fu il
anche questo è un modo di indicare il danese Nicolò Stenone (1638-1686), che
tempo in modo relativo e, anche qui, le studiò a lungo un luogo particolarmente
date storiche sono state messe al bando ricco di storia e di stratificazioni: la Toscana.
per la gioia di quelli che, come me, han- Permettetemi di darne qui una succinta
no difficoltà a memorizzarle. descrizione delle sue idee tratte dalla sua
Questo modo di scandire una successio- opera:
ne temporale è stato largamente impie- “De solido intra solidum naturaliter con-
gato dai geologi per il semplice fatto che tento dissertationis prodromus”

56
Club Alpino Italiano
Le idee della geologia

Principio di sovrapposizione stratigrafica: Liguria può essere un grave errore: tra i


gli strati si sovrappongono secondo un or- due affioramenti possono essere intercor-
dine temporale, ogni strato è più giovane si tra i 50 e i 200 milioni di anni a seconda
rispetto a quello su cui poggia e più vec- dell’ambiente, dell’oceano o del mare in
chio rispetto a quello che gli sta sopra. In cui avvenne la deposizione.
altre parole, quando si osserva un affiora- Ogni luogo ha una sua storia geologica,
mento costituito da rocce sedimentarie, che complica la correlazione. Vi ricorda-
man mano che dal basso si procede ver- te la disconformità di Siccar Point?
so l’alto, si incontrano strati sempre più re-
centi. D’altra parte uno strato giovane di Interi strati possono sparire perché erosi
per sé non può scendere al di sotto di uno dagli agenti atmosferici quando, in pas-
depositato in precedenza, a meno che sato, il terreno è stato sollevato sopra al
non intervenga un fenomeno tettonico. livello del mare.
Principio dell’orizzontalità originaria: gli strati In conclusione le sequenze sedimentarie
si depositano orizzontalmente. Ci possono hanno spessori determinati dalla velocità
essere delle eccezioni, in quanto esistono di sedimentazione e di erosione del tutto
ambienti dove la deposizione avviene lun- arbitrarie, che non ci permettono di cor-
go superfici inclinate. Ma come ho detto relarle tra loro se sono distanti.
è un’eccezione, ci pensa poi la tettonica, Ciò significa poter raffrontare sul piano tem-
eventualmente, a scombinare tutto, ma lo porale solo quelle rocce che giacciono in
vedremo in seguito. strati l’una sulle altre, un bel problema!
Principio della continuità laterale: due cor- Un ingegnere minerario, William Smith
pi distanti anche chilometri, ma apparte- sopranominato Strata Smith per la sua
nenti allo stesso strato hanno la stessa età, passione per gli strati, trovò la soluzione.
anche se sono stati separati da una valle Egli si accorse che il contenuto in fossili
o da un’altra forma di erosione. Questo è poteva correlare le stratificazioni in modo
l’effetto della continuità laterale. affidabile a prescindere dalla loro distan-
Questi sono i principi che abbiamo già, za: se contenevano fossili che erano vis-
inconsapevolmente, applicato nel rico- suti nella stessa epoca, allora anche gli
struire la storia geologica della piega di strati erano coevi, ovunque essi fossero:
San Rocco, ma che del resto ci pongono seguendo la linea temporale dei fossili, si
un forte limite: non è possibile effettuare poteva datare in maniera relativa anche
una datazione assoluta, dire quanti anni affioramenti su continenti diversi.
fa quella roccia si è formata, ma per ora Ma il lavoro non si fermò qui, infatti prese-
ci accontentiamo. ro il via studi approfonditi sulla distribuzio-
Il vero problema è la grande difficoltà ne biostratigrafica negli affioramenti.
nello stabilire una correlazione tra strati Essenzialmente si trattava di trovare in
molto distanti tra loro, quando si trovano quale livello stratigrafico compariva per
in regioni, nazioni o continenti diversi. la prima volta un certo fossile (specie o
Per fare un esempio italiano, pensare genere) e di risalire in alto fino a quando
che il calcare che si trova in Alto Adige lo stesso, per selezione naturale o even-
abbia la stessa età di quello che affiora in to catastrofico, scompariva. Ripetendo il

57
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 50] - Esempio di correlazione bio-


stratigrafica: lo stesso fossile trovato in due
affioramenti diversi, anche molto distan-
ti tra loro, consente di affermare che gli
strati che lo contengono hanno la stessa
età – disegno di Marco Viale

[Figura 51] - I fossili possono datare in modo relativo uno strato, nell’affioramento sono ben visibili alcuni Nummu-
liti un genere di foraminiferi, Capo Mortola (IM) – ph Michele Pregliasco

58
Club Alpino Italiano
Le idee della geologia

lavoro per tutti i fossili contenuti nell’affio- sono famose perché riuscivano a coloniz-
ramento si otteneva la successione fau- zare vaste aree del pianeta.
nistica: quali specie si sono succedute Strata Smith visse ben prima di Darwin e
nel corso dell’evoluzione che equivale quindi ignorava il meccanismo della se-
a ricostruire la successione dei sette re di lezione naturale, egli fu un pragmatico,
Roma, per tornare al nostro esempio trat- un ingegnere che seppe vedere uno
to dalla storia antica. schema negli strati fossili, non si chiese
I fossili più interessanti sono quelli che si mai perché ciò avveniva, semplicemen-
evolvevano più rapidamente, proprio te funzionava e quindi si poteva usare!
perché ci danno modo di datare con più Questi studi compiuti in tutto il mondo
precisione l’affioramento distribuendosi in permisero di correlare con buona preci-
livelli più sottili, subito sopra troviamo i loro sione gli strati di tutto il pianeta, e di arri-
discendenti con caratteristiche nuove. È vare a definire una scala geologica del
quello che succede con le ammoniti che tempo universale. Da quel momento si
nel mesozoico subirono una evoluzione a sapeva che una roccia Giurassica era
dir poco esasperata e per questo sono precedente a una Cretacica e questo
ottimi fossili guida. Per altro le ammoniti era un assioma valido ovunque.

[Figura 52] (sopra) - Distribuzione stratigrafica dei prin-


cipali gruppi tassonomici degli Ammonoidea – da
Wkipedia

[Figura 53] - (a sinistra) - La “dalle aux ammonites”, Digne


Francia: in questo affioramento vi sono più di 1550 am-
moniti risalenti a 198 milioni di anni fa (Sinemuriano-Giu-
rassico inf.) – ph Michele Pregliasco

59
INTERNATIONAL CHRONOSTRATIGRAPHIC CHART
www.stratigraphy.org International Commission on Stratigraphy v 2022/02

on
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od

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numerical numerical numerical numerical

y
Er
Sy

Eo
Er
S
Eo
Er
Sy
Eo
Er
Sy
Eo
Series / Epoch Stage / Age Series / Epoch Stage / Age Series / Epoch Stage / Age

GSSP
GSSP
GSSP
GSSP
GSSA

age (Ma) age (Ma) age (Ma) age (Ma)


U/L Meghalayan present ~ 145.0 358.9 ±0.4 538.8 ±0.2
0.0042
Holocene M Northgrippian 0.0082 Tithonian Ediacaran
L/E Greenlandian 152.1 ±0.9 ~ 635
U/L
0.0117 Famennian Neo-
Upper Cryogenian
0.129 Upper Kimmeridgian proterozoic ~ 720
M Chibanian 157.3 ±1.0 Upper
0.774 372.2 ±1.6
Pleistocene Calabrian Oxfordian Tonian
L/E 1.80 163.5 ±1.0 Frasnian 1000
Callovian

Quaternary
Gelasian 166.1 ±1.2 382.7 ±1.6 Stenian
2.58 Bathonian
U/L Middle 168.3 ±1.3 1200
Piacenzian 3.600 Bajocian 170.3 ±1.4
Givetian Meso-
Pliocene Middle 387.7 ±0.8 Ectasian
L/E Zanclean Aalenian proterozoic
5.333 174.1 ±1.0 Eifelian 1400

Jurassic
Messinian 393.3 ±1.2 Calymmian

Devonian
U/L 7.246 Toarcian
Tortonian 182.7 ±0.7 1600
11.63 Emsian
Pliensbachian Statherian
Serravallian Lower 190.8 ±1.0 407.6 ±2.6
M 13.82 Lower Pragian 1800
Miocene 410.8 ±2.8
Proterozoic

Neogene
Langhian 15.97
Sinemurian Orosirian
199.3 ±0.3 Lochkovian Paleo-
Burdigalian Hettangian 2050
201.3 ±0.2 419.2 ±3.2 proterozoic
L/E 20.44 Rhyacian
Aquitanian Rhaetian Pridoli
23.03 423.0 ±2.3 2300

Cenozoic
Mesozoic
~ 208.5 Ludfordian
Chattian Ludlow 425.6 ±0.9 Siderian
27.82 Gorstian
Precambrian

Oligocene Upper Norian 427.4 ±0.5 2500


Rupelian Wenlock Homerian 430.5 ±0.7 Neo-
33.9 ~ 227 Sheinwoodian 433.4 ±0.8 archean
2800

Silurian
Priabonian Carnian Telychian
37.71 ~ 237 438.5 ±1.1 Meso-
Llandovery

Triassic
Bartonian 41.2 Ladinian Aeronian archean
~ 242 440.8 ±1.2
Eocene Middle Rhuddanian 3200

60
Lutetian Anisian 443.8 ±1.5
47.8 247.2 Hirnantian 445.2 ±1.4 Paleo-
Archean

Lower Olenekian 251.2 archean


Ypresian

Paleogene
Induan 251.902 ±0.024 Upper Katian
56.0 Changhsingian 453.0 ±0.7 3600
Thanetian 254.14 ±0.07 Eo-
59.2 Lopingian Sandbian
Paleocene Selandian Wuchiapingian 259.51 ±0.21
Paleozoic 458.4 ±0.9 archean

Phanerozoic
Phanerozoic
Phanerozoic
61.6
Capitanian Darriwilian 4000
Danian 264.28 ±0.16 Middle
66.0 Guadalupian 467.3 ±1.1
Wordian 266.9 ±0.4 Dapingian Hadean
Maastrichtian 470.0 ±1.4
Ordovician

Roadian ~ 4600
72.1 ±0.2 Floian
273.01 ±0.14
Campanian Lower 477.7 ±1.4 Units of all ranks are in the process of being defined by Global Boundary
Kungurian Stratotype Section and Points (GSSP) for their lower boundaries, including

Permian
83.6 ±0.2 283.5 ±0.6 Tremadocian those of the Archean and Proterozoic, long defined by Global Standard
Upper Santonian Artinskian 485.4 ±1.9 Stratigraphic Ages (GSSA). Italic fonts indicate informal units and
86.3 ±0.5 Cisuralian 290.1 ±0.26 Stage 10 placeholders for unnamed units. Versioned charts and detailed information
Coniacian ~ 489.5 on ratified GSSPs are available at the website http://www.stratigraphy.org.
89.8 ±0.3 Sakmarian Furongian Jiangshanian
293.52 ±0.17 The URL to this chart is found below.
Turonian Asselian ~ 494
93.9 298.9 ±0.15 Paibian Numerical ages are subject to revision and do not define units in the
~ 497 Phanerozoic and the Ediacaran; only GSSPs do. For boundaries in the
Cenomanian Upper Gzhelian 303.7 ±0.1
Guzhangian Phanerozoic without ratified GSSPs or without constrained numerical
100.5 Kasimovian ~ 500.5 ages, an approximate numerical age (~) is provided.

Paleozoic
307.0 ±0.1 Miaolingian Drumian
Albian Middle Moscovian ~ 504.5 Ratified Subseries/Subepochs are abbreviated as U/L (Upper/Late), M
315.2 ±0.2 Wuliuan (Middle) and L/E (Lower/Early). Numerical ages for all systems except

Mesozoic
~ 113.0
Quaternary, upper Paleogene, Cretaceous, Triassic, Permian, Cambrian

Cretaceous
~ 509
Aptian Lower Bashkirian Stage 4 and Precambrian are taken from ‘A Geologic Time Scale 2012’ by
323.2 ±0.4 ~ 514 Gradstein et al. (2012), those for the Quaternary, upper Paleogene,
~ 121.4 Series 2
Cambrian

Upper Serpukhovian Cretaceous, Triassic, Permian, Cambrian and Precambrian were provided
Barremian Stage 3 by the relevant ICS subcommissions.
330.9 ±0.2
Lower ~ 129.4 ~ 521
Hauterivian Middle Visean Stage 2 Colouring follows the Commission for the
~ 132.6

Carboniferous
~ 529 Geological Map of the World (www.ccgm.org)
Valanginian 346.7 ±0.4 Terreneuvian
~ 139.8
Fortunian
Mississippian Pennsylvanian
Lower Tournaisian Chart drafted by K.M. Cohen, D.A.T. Harper, P.L. Gibbard, N. Car
Berriasian (c) International Commission on Stratigraphy, February 2022
~ 145.0 358.9 ±0.4 538.8 ±0.2
To cite: Cohen, K.M., Finney, S.C., Gibbard, P.L. & Fan, J.-X. (2013; updated)
The ICS International Chronostratigraphic Chart. Episodes 36: 199-204.

URL: http://www.stratigraphy.org/ICSchart/ChronostratChart2022-02.pdf

[Figura 54] - La scala internazionale cronostratigrafica. La scoperta dell’atomo e del decadimento radioattivo ha permesso di datare le rocce e quindi
le suddivisioni temporali che appaiono al lato della tabella. La terra nacque 4600 milioni di anni fa - da www. stratigraphy.org
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Le idee della geologia

Rocce ignee e metamorfiche

[Figura 55] - Il vulcano attivo Stromboli, arcipelago delle isole Eolie (ME) – ph Michele Pregliasco

Fino ad ora abbiamo parlato di datazio- All’epoca erano soprattutto gli uomini
ne, tempo e stratigrafia riguardano, per nobili o facoltosi a potersi permettere
lo più, le rocce sedimentarie. Sappiamo il lusso di compiere studi scientifici e ad
però che esistono le rocce ignee (che avere il tempo di condurre costosi esperi-
abbiamo già incontrato nella disputa tra menti, non è un caso che il suo amico Ja-
plutonisti e nettunisti) e quelle metamorfi- mes Hutton, con il quale si recò a Siccar
che (il marmo ne è un esempio). Point, fosse un ricco gentiluomo di com-
Come influisce il tempo sulla genesi di pagna oltre che un medico.
queste rocce e come si fa a datarle? Nonostante un iniziale scetticismo, il suo
Per rispondere ho scelto di far ancora un contributo porterà prove sostanziali alla
tuffo nel passato e raccontarvi le espe- causa dei plutonisti: ne diventerà uno dei
rienze di un altro uomo di scienza. principali sostenitori.
Sir James Hall of Dunglass (1761-1832) IV In un suo esperimento aveva dimostrato
baronetto fu un nobile scozzese pioniere che riscaldando la roccia calcarea sotto
della petrologia sperimentale; egli fon- pressione (usò una canna di fucile come
deva le rocce per ottenere altre rocce. storta) si otteneva un marmo, proprio

61
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

come constatò in cava Canzoccoli il con- sull’origine ignea di questi materiali si ac-
te Marzari Pencati quando riconobbe la cordava con le prove sperimentali.
predazzite. Hall aveva dimostrato in labo- Un’altra prova a vantaggio dei plutonisti
ratorio ciò che nella cava accadde na- che si regge sul tempo sufficientemente
turalmente: la risalita di un magma aveva lungo richiesto dal fenomeno geologico
“cotto” e trasformato in predazzite il cal- indagato.
care in cui si era intruso, un fenomeno che
Tuttavia, la determinazione dell’età di una
si svolge sotto una certa pressione.
roccia ignea poneva diversi problemi per
Queste trasformazioni da una roccia a i geologi del passato, almeno fino alla
un’altra caratterizzano le rocce chiama- scoperta dell’atomo e della conseguente
te metamorfiche. datazione assoluta.
Furono però le sue scoperte sulla gene- L’assenza di fossili in queste rocce ne impe-
si delle rocce ignee a dare sostanza alle disce la correlazione biostratigrafica, inol-
idee Huttoniane, stiamo parlando di roc- tre i processi geologici che coinvolgono le
ce che si formano per il raffreddamento rocce ignee possono rendere problemati-
di un magma, come avevamo visto pre- co ricostruire la cronologia degli eventi.
cedentemente.
Stessa cosa accade alle rocce metamor-
I nettunisti contestavano il fatto che fa- fiche come il marmo: nel suo processo di
cendo raffreddare in un crogiolo un fuso cottura e pressione i contenuti fossiliferi
di granito o basalto (entrambe rocce vengono distrutti!
ignee), non si otteneva la stessa roccia di
Fortunatamente molte rocce, ed in parti-
partenza, ma bensì un materiale vetroso.
colare proprio quelle ignee, contengono
Questo escludeva, a loro parere, che minerali che possono essere datati per
queste rocce potessero essere di natura via radiometrica fornendo la datazione
ignea visto che, per logica conseguenza, assoluta di quando la roccia si è formata.
dal raffreddamento di un magma si ottie-
ne solo del vetro. Nelle rocce ignee “l’orologio atomico”
comincia a “battere” nel momento in cui
Hall, però, aveva un asso nella manica:
si formano i minerali dalla massa di mag-
conosceva molto bene i processi di la-
ma che si raffredda; detto in maniera più
vorazione del vetro. Egli sapeva che era
scientifica: è questo il momento in cui par-
la velocità di raffreddamento a determi-
te il cronometro che misura il decadimento
nare o meno la natura vetrosa dei mate-
degli isotopi radioattivi inclusi nei cristalli.
riali, e, dopotutto, ci vuole molto tempo
perché un magma iniettato in profondità Anche le rocce metamorfiche possono
nella roccia si raffreddi (oggi sappiamo essere datate ricorrendo alla datazione
che può impiegare milioni di anni). assoluta grazie ai nuovi minerali che si
formano durante questo processo.
E così, fondendo polvere di granito o
polvere di basalto nei suoi crogioli, sco- Infine, è possibile datare in modo radio-
prì che con un lento raffreddamento ri- metrico anche le rocce sedimentarie?
usciva a riottenere la roccia di partenza, Essendo in parte costituite da sedimen-
dimostrando come la teoria plutonista ti di rocce più antiche la loro datazione

62
Club Alpino Italiano
Le idee della geologia

assoluta è problematica: le rocce sedi- In conclusione le rocce ignee e meta-


mentarie risulterebbero, in questo caso, morfiche possono essere datata in ma-
molto più vecchie di quello che sono. niera assoluta, a ciò si aggiunge la data-
Occorrerebbe datare i nuovi minerali (chia- zione relativa delle rocce sedimentarie.
mati autigeni) che si formano contempora- Parleremo nuovamente di tutte queste
neamente alla roccia sedimentaria, cosa rocce nei prossimi capitoli dove sarà spie-
che non è sempre possibile nonostante i gata, ancor più nei dettagli, la loro genesi.
progressi della ricerca scientifica.

La scala dei tempi geologici

La scala dei tempi geologici suddivide Questo fuga ogni dubbio rispetto al fatto
i 4,6 miliardi di anni del pianeta Terra in che uomo e dinosauri non si incontrarono
unità di tempo, una di queste è il famoso mai, Homo sapiens apparve sul pianeta
Giurassico, il periodo dei dinosauri. circa 65 milioni di anni dopo la loro estin-
In realtà queste creature vissero anche zione, in pieno Quaternario... in fondo sia-
nel periodo precedente (Triassico) e in mo dei giovanotti su questa Terra!
quello successivo (Cretaceo), a dispetto Vediamo più da vicino la scala dei tempi
della filmografia hollywoodiana. geologici.
Grazie alla scoperta dell’atomo e del Innanzitutto ci sono delle grandi suddivi-
decadimento radioattivo, alla datazio- sioni del tempo, gli eoni, che hanno una
ne relativa si affianca quella assoluta. durata dell’ordine del miliardo di anni o
Ora sappiamo che il Giurassico cominciò poco di meno.
199,6 milioni di anni fa. Il più antico è l’eone Adeano (Hades,

[Figura 56] - Adeano – da Wikipedia, autore: Tim Bertelink

63
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

mondo infernale), iniziato 4,6 miliardi di della Terra comincia ad avvicinarsi a


anni fa, quando la Terra si formò e comin- quella attuale. Iniziò 2500 milioni di anni
ciò a differenziarsi in strati concentrici in fa ed è qui che l’ossigeno cominciò a
quella che viene chiamata la catastrofe diffondersi sul pianeta. Dobbiamo però
del ferro ne parleremo successivamente. attendere poco meno di 2 miliardi di
Sul finire di questo eone avremmo visto anni per arrivare a concentrazioni simili
un pianeta con una crosta solida e un’at- alle attuali e alla conseguente prolifera-
mosfera priva di ossigeno. zioni delle specie pluricellulari. È in que-
All’eone Archeano (archaios = antico), 4 sto eone che si formarono i più grandi
miliardi di anni fa, appartengono le roc- giacimenti di ferro del pianeta, ossidato
ce più antiche che abbiamo ritrovato e precipitato dalle acque degli oceani
sul pianeta e i primi organismi unicellulari dall’ossigeno atmosferico.
che sono pervenuti a noi come fossili ri- Nelle rocce degli eoni fin qui considerati
salgono a questo eone. è molto difficile trovare fossili, anche per-
Nell’eone Proterozoico (proteros = prece- ché gli eventi geologici ne hanno can-
dente e zoikos = animale), la dinamica cellato le tracce.

[Figura 57] - L’orologio del tempo geologico: le 12 ore del giorno scandiscono gli eventi accaduti in 4,5
miliardi di anni. Negli ultimi secondi si situa il Quaternario, quando inizia l’avventura umana – da Wikipedia

64
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Le idee della geologia

543 milioni di anni fa comincia l’eone Carbonifero, Permiano, Triassico, Giuras-


Fanerozoico, con una autentica esplosio- sico, Cretaceo, Paleogene e il Neogene
ne di vita del periodo cambriano. Proprio e infine i periodi sono a loro volta suddivisi
per l’abbondanza delle testimonianze in epoche.
fossili questo nome deriva dal greco pha- Anche gli altri eoni sono suddivisi in ere e
neros = visibile e zoion = animale, quindi periodi ma, mancando molti dei dati che
vita manifesta. appartengono a un passato così remo-
E non solo i fossili caratterizzano questo to, sono suddivisioni che possono essere
eone, la maggior parte delle rocce che molto più grandi.
vediamo oggi si è formata durante que- Noi oggi siamo nel:
sta unità temporale.
• Eone: Fanerozoico
Per questa ragione il Fanerozoico viene
• Era: Cenozoica
suddiviso in unità più piccole, le ere geo-
logiche: Paleozoico, Mesozoico e Ceno- • Periodo: Quaternario
zoico a loro volta suddivisi in periodi: Cam- • Epoca: Olocene
briano, Ordoviciano, Siluriano, Devoniano,

[Figura 58] - La spirale del tempo geologico – da Wikipedia

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

TERRA FRAGILE

La parola reologia deriva dal greco reo, a testimoniare un comportamento plasti-


ossia “scorrere”. co: una volta cessate le sollecitazioni il ma-
È la scienza che studia le deformazioni teriale resta deformato. D’altronde Debo-
nei materiali per effetto di sollecitazioni. rah vaticinò che le montagne si piegano.
Panta rei, tutto scorre, diceva Eraclito, Ma è sempre così che reagiscono agli
ed è proprio ciò che succede agli atomi sforzi?
quando un blocco di metallo o le rocce La risposta è no: il fatto è che le rocce
vengono sottoposte a degli stress in con- possono fratturarsi, un comportamento ri-
dizioni duttili. gido e fragile, del tutto diverso da quello
È duttile ciò che si deforma senza rompersi, duttile e plastico che crea le pieghe.
come la scogliera di Portofino e tanti altri Non aspettatevi però di vedere macerie
casi nel mondo, in cui le rocce assomiglia- e rovine, la natura è un’artista più che
no a strofinacci ripiegati, quasi fossero fat- uno spaccalegna ed è quello che vedre-
te di plastilina (un materiale estremamente mo in questo capitolo.
duttile). Forme che rimangono nel tempo,

[Figura 59] - Le rocce possono reagire agli sforzi in modo fragile – disegno di Marco Viale

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Le idee della geologia

Graben

[Figura 60] - Iran Zanjan Depression - Faglia by Bahram Sadry - da Geotourism Research Freelancer
Creative common

Osservate l’immagine, quelle linee orizzon- Cosa può essere successo?


tali colorate con toni che vanno dal co- Osservate bene, notate come gli strati
lor mattone al marroncino sono strati che all’interno delle V sono in una posizione
giacciono paralleli così come si deposita- più bassa rispetto a quelli all’esterno. Tut-
rono, notiamo che non ci sono pieghe. to il blocco è scivolato giù.
Il che ci fa pensare che siamo di fronte Ma come è possibile?
a una tranquilla sequenza deposizionale,
Per capire meglio dobbiamo fare cono-
che giace indisturbata dai tempi della sua
scenza con il concetto di faglia.
formazione, se non fosse per quel taglio a
forma di V che si vede quasi al centro.

Come le rocce si fratturano: le faglie

Sembrerà strano ma, per rispondere alla provare questa sensazione: immergendo
nostra domanda, dobbiamo pensare a la testa sott’acqua le orecchie “fischiano”.
cosa accade ai sommozzatori quando si A 10 metri di profondità, l’acqua e l’aria so-
immergono. Il loro corpo viene sottopo- pra al sub eserciteranno una pressione di 2
sto alla pressione e anche noi possiamo atmosfere che, per il principio di Pascal

67
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

si eserciterà uniformemente intorno a tut- pressione orientata secondo le frecce in


to il suo corpo, sui piedi così come sopra figura.
la testa e qualsiasi altra parte anatomica
esterna.
Lo stesso succede a un ipotetico cubo di
roccia che si trova nel sottosuolo: il peso
delle rocce sovrastanti produce una pres-
sione, detta pressione litostatica, che si
eserciterà tutta intorno al corpo roccio-
so... ciò che fa la differenza è che qui par-
liamo di migliaia di atmosfere!
A una profondità di 5 km agisce uno sfor- [Figura 62] - Cubo di roccia soggetto a una pressio-
ne orientata: il cubo si deformerà lungo le direttrici
zo di 150 MPa (mega Pascal), che equi- degli sforzi assumendo la forma di un parallelepipe-
vale a dire 15.000 T/m2 (tonnellate per do – disegno di Marco Viale
metro quadrato), quindi il cubo tenderà
a essere compresso, a ridursi di volume se
la pressione è molto alta.

[Figura 63] - Nella figura, una pallina è tenuta tra pol-


lice e indice (A), schiacciando la pallina tra le dita,
si applica una pressione orientata che la deforma
(B). Se la pallina anziché di gomma fosse di plastica
rigida si frantumerebbe (C) – ph Michele Pregliasco

In funzione del materiale, della tempe-


ratura e della velocità, che può arrivare
anche ad abbracciare un tempo di mi-
lioni di anni o di pochi istanti nel caso dei
terremoti, si avrà un comportamento dut-
[Figura 61] - Un cubo di roccia soggetto ad una
pressione litostatica, diventerà più piccolo (si com- tile o rigido.
prime) mantenendo la stessa forma cubica – dise- La roccia potrà quindi piegarsi, come
gno di Marco Viale
abbiamo già visto, per adattarsi a que-
sto stress, oppure fratturarsi, ed è qui che
Le cose cambiano se a un certo punto
dobbiamo fare un po’ di attenzione.
qualcosa altera questo equilibrio, come
ad esempio uno scontro continentale: il Il carico litostatico è sempre lì a tenere
nostro cubo di roccia questa volta si tro- insieme il corpo roccioso con la sua pres-
verà compresso tra due continenti che si sione su tutti i lati.
avvicinano, una morsa implacabile che La roccia non andrà in pezzi ma tenderà
chiudendosi sempre di più creerà una a suddividersi in due parti lungo una

68
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Le idee della geologia

superficie più o meno inclinata, come se


noi tagliassimo per sbieco un panetto di
burro con un coltello.
Ci troveremo con due blocchi di roccia,
l’uno accanto all’altro separati da un taglio
chiamato piano di faglia come nella figura.

[Figura 65] - Faglia inversa – disegno di Marco Viale

un prato verde, ebbene questo sarà più


corto. Questo è il comportamento di una
faglia inversa.
E se i due continenti anziché scontrarsi si
[Figura 64] - Una faglia è una frattura entro un cor- allontanassero in direzioni opposte?
po roccioso accompagnata dallo spostamento
delle parti lungo un piano – disegno di Marco Viale In questo caso i due blocchi di roccia,
trascinati dal movimento, tenderanno a
separarsi. Potremmo pensare che si crei
Il piano di faglia può essere più o meno
un vuoto tra le due parti in allontanamen-
inclinato, ciò che è interessante osser-
to ma, ancora una volta, la pressione lito-
vare è che, a meno che il taglio non sia
statica terrà il tutto saldamente unito.
perfettamente verticale, possiamo sem-
pre individuare un blocco sopra al pia- Ne risulta ancora una volta uno scorri-
no, chiamato tetto e uno sotto chiamato mento lungo il piano di faglia, ma questa
letto. Se avete difficoltà, fate conto che volta è il tetto che si muove verso il basso
la superficie inclinata del piano di faglia mentre il letto scorre verso l’alto.
equivalga al tetto a spiovente di una Questa è la classica faglia diretta, ed è
casa, ciò che sta sopra è il tetto, ciò che proprio il tipo di faglia che caratterizza la
sta sotto è il letto. nostra immagine con cui abbiamo aper-
E adesso qua viene il bello: immaginate to il capitolo.
che i continenti continuino a scontrar-
si, come suggerito dalla direzione delle
frecce, mentre in mezzo c’è la nostra fa-
glia, che cosa succederà?
Il tetto, pressato, inizierà a muoversi ver-
so l’alto, “scorrendo” sul piano inclinato,
mentre il letto comincerà a scendere.
I due blocchi scorrono l’uno verso l’altro [Figura 66] - faglia diretta – disegno di Marco Viale
avvicinandosi e conseguentemente si
avrà un raccorciamento della lunghezza Tornando alla nostra immagine della Iran
complessiva. Se sopra alla faglia c’era Zanjan Depression, in realtà abbiamo due

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

faglie che si congiungono a formare la


grande V, se osservate con un po’ di at-
tenzione, sia nella faglia di destra sia in
quella di sinistra è sempre il tetto a scen-
dere e il letto a salire.
Questo tipo di faglie a V forma quello che
i geologi chiamano un Graben che carat-
terizza proprio gran parte dei movimenti
distensivi della crosta terrestre e che pro-
vocano il collasso di un blocco di roccia
con questa tipica forma a V.
Concludiamo con l’ultimo tipo di faglia,
quella trascorrente: semplicemente è
quello che accade quando due blocchi
scorrono in senso orizzontale anziché ver-
ticale. La faglia San Andreas in California
è la più famosa tra questa tipologia.
[Figura 68] - Se siete in difficoltà nel capire se siete
di fronte a una faglia normale o inversa, provate a
mettere le mani una sopra l’altra come in figura,
inclinandole secondo la direzione della faglia.
Ricordatevi, la mano che poggia sul dorso dell’altra
è quella a tetto e deve avere le dita orientate ver-
so l’alto perché il nostro gioco funzioni. Se, quando
fate scivolare le mani l’una sull’altra, i gomiti - nostri
ipotetici sforzi/stress - si avvicinano, state simulando
una faglia inverso, altrimenti state mimando un mo-
[Figura 67] - Faglia trascorrente – disegno Marco vimento normale. Provare per credere – disegno
Viale Marco Viale

[Figura 69] - Faglia – ph G. Margheritini

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Le idee della geologia

Rigido e duttile

[Figura 70] - Micascisto conglomeratico, in facies scisti verdi di basso grado, quarzo, mica chiara, albite -
Giardino di Pollein (AO) – ph Michele Pregliasco

Voglio chiudere questo capitolo con un pieghe e altri fenomeni correlati come
altro esempio, questa volta riguarda la de- questi ciottoli deformati o la piega sotto
formazione duttile e ci farà capire quanto a San Rocco di Camogli?
gli stress siano penetrativi, quanto riescano Non è solo una questione di tempo, al-
a modificare fin nell’intimo le rocce. tri fattori intervengono nel rendere un
Ecco quello che la pressione può fare: gli materiale plastico e uno di questi è molto
innumerevoli inserti bianchi che si vedono evidente: il calore.
in questo micascisto hanno un aspetto de- Il fabbro riscalda il metallo per renderlo
cisamente ovalizzato, come se qualcuno malleabile e la stessa cosa accade alle
li avesse spremuti tra due dita. Si tratta di rocce, le alte temperature permettono
ciottoli quarzosi deformati dalla pressione loro di deformarsi senza rompersi, ovvia-
orientata. mente sempre rapportato alla scala dei
È interessante osservare che vi sono im- tempi geologici.
pronte deformative anche su piccola La temperatura aumenta con la profondi-
scala, a livello del campione tenuto in tà, lo sanno bene i minatori che sperimen-
mano e perfino a livello microscopico, tano un aumento di 3° C ogni 100 metri.
quando i minerali registrano lo stress alli- L’aumento di temperatura rende le rocce
neandosi lungo direzioni preferenziali. sempre più malleabili e duttili man mano
È un discorso che approfondiremo più che si scende nelle viscere della Terra.
avanti, dopo aver parlato dei minerali e Infine, è risaputo che la creta si model-
di come si formano nelle varie tipologie la facilmente al contrario del marmo, e
di rocce, per ora dobbiamo rispondere a quindi anche il tipo di materiale, di cui è
una domanda. costituita la roccia, concorre a determi-
Che cosa determina il comportamento narne il comportamento.
rigido o duttile, in altre parole... perché in Semplificando un po’ a seconda della pro-
alcuni casi lo sforzo, al quale sono sotto- fondità, del tipo di roccia e della velocità e
poste le rocce, produce fratture e in altri direzioni in cui agiscono gli stress, si possono

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

formare pieghe, faglie e tutti quei fenome- le rocce riprendono la loro forma iniziale
ni deformativi che il geologo ha imparato una volta cessato lo stress, un fenomeno
a riconoscere. che spiega la propagazione delle onde
Nel prossimo capitolo prenderemo in conside- sismiche durante i terremoti.
razione il comportamento elastico, quando

Comportamento Descrizione
Se lo sforzo applicato si mantiene intorno a valori bassi, le rocce tendono
a rispondere con un comportamento elastico; cioè riprendono la loro for-
Elastico ma iniziale quando lo sforzo cessa (è il comportamento di una molla o di
un elastico). Lo sforzo agisce in maniera istantanea. È il comportamento
tipico durante il passaggio di onde sismiche.
Se lo sforzo aumenta e si sviluppa a temperature e pressioni relativa-
mente basse, ma con notevole velocità temporale, la risposta diventa
Fragile
di tipo fragile quando viene superato il limite elastico. Le rocce si frattu-
rano e si generano le faglie.
A temperature e pressione maggiori e con sforzi prolungati nel tempo,
le rocce rispondono con un comportamento plastico: le deformazioni
Plastico
assumono un carattere permanente in assenza di fratturazioni. La for-
mazione di pieghe è un esempio manifesto di questo fenomeno.
[Figura 71] - In questa tabella troviamo il comportamento della roccia sottoposte a pressione orientate –
tratto da Morbidelli

[Figura 72] - Pieghe estreme su un tratto di litorale a Creta – ph G. Margheritini

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Le idee della geologia

NELLE PROFONDITÀ DELLA TERRA

Siamo arrivati a osservare il limite del si-


stema solare, a 11 miliardi di km, eppure il
pozzo più profondo che abbiamo scava-
to non supera i 14 Km. Poca cosa rispetto
al raggio di 6.370 Km della Terra: è come
non riuscire a vedere oltre la punta del
proprio naso.
Quindi non possiamo esaminare campio-
ni di roccia all’interno del pianeta e nep-
pure misurare la temperatura e la pressio-
ne che c’è laggiù: per i nostri strumenti è
un luogo inaccessibile.
Gli scienziati non hanno perso la speranza,
tutti questi dati possono essere estrapolati
per via indiretta, facendo delle deduzioni
in base a quanto possiamo misurare sulla
superficie esterna.
Conosciamo benissimo la densità della ter- [Figura 73] - Questa allegoria dimostra come la lito-
ra, così come molti dati astronomici, inoltre sfera sia frammentata in placche tettoniche, come
in un puzzle ogni placca confina con quelle vicine
meteoriti e rocce che provengono dal pro- lungo i margini di placca – da 123RF Archivio Foto-
fondo possono aiutare a formulare ipotesi. grafico
I principali strumenti diagnostici che met-
tono a nudo il pianeta sono tuttavia i ter-
remoti, naturali o indotti (e, nel passato,
qualche esplosione nucleare!).

La litosfera

Da che cosa sono causate le deformazio- stress che vengono registrati nelle rocce, a
ni su grande e piccola scala e in partico- sollevare le montagne e a formare oceani.
lare le deformazioni crostali per eccellen- Ma che cosa sono le placche?
za conosciute come catene montuose? Sono pezzi di litosfera.
Questa domanda è stata un mistero fino La litosfera è lo strato più esterno del pia-
a quando non si cominciò a parlare di neta, si estende fino a una profondità di
placche tettoniche, cioè della possibili- circa 100 km sotto i continenti e di soli 70
tà che la superficie terrestre sia suddivisa km sotto gli oceani, è suddivisa in fram-
in grandi zolle che si muovono l’una nei menti chiamati placche tettoniche, ce
confronti dell’altra. ne sono circa una dozzina (più altre plac-
Sono questi movimenti a creare quegli che più piccole) e, cosa sorprendente, si

73
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

muovono. Possono scorrere una a fianco • Margini divergenti: lungo i quali le


dell’altra, avvicinarsi, allontanarsi, scontrarsi. placche si allontanano l’una dall’altra.
Come le tessere di un puzzle, ogni plac- • Margini convergenti: lungo i quali le plac-
ca è delimitata dai propri confini che i che che si muovono l’una verso l’altra.
geologi chiamano margini; questi ven- • Margini trasformi: lungo i quali le plac-
gono suddivisi in: che scorrono l’una accanto all’altra.

[Figura 74] - Le placche tettoniche principali, le frecce indicano tipi di margini – da Wikipedia. Per esempio:

lungo il margine tra la placca pacifica e quella australiana si ha un margine convergente

tra la placca euroasiatica e quella nordamericana il margine è divergente

e infine un esempio di margine trascorrente è situato tra la placca pacifica e quella norda-
mericana nel tratto poco sotto la microplacca di Cocos (notare le frecce affiancate e in due
direzioni opposte)

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Le idee della geologia

[Figura 75] - Alcuni margini di placca maggiormente rappresentativi nel mondo e i loro effetti – da Wikipedia
• Il mar Rosso e la Rift Valley sono il risultato di due placche litosferiche (quella africana e quella araba)
che si stanno allontanando. Qui sta nascendo un nuovo oceano.
• La catena Alpino-Himalayana è il risultato della convergenza tra la placca euro-asiatica e quella afri-
cana, dallo scontro delle due placche è nata la catena montuosa più imponente del mondo.
• L’Italia è il risultato dello scontro tra la placca europea e quella africana, questo fenomeno ha compor-
tato la chiusura e la scomparsa di un antico oceano interposto e la nascita delle Alpi e degli Appennini.

Si noti come fenomeni quali la nascita o collegati alla dinamica delle placche,
la scomparsa di un oceano, così come nei prossimi capitoli capiremo il perché.
la genesi di una catena montuosa, siano

La crosta
Abbiamo detto che la litosfera è il guscio La crosta non è altro che la parte più
esterno del pianeta, possiamo parago- esterna della litosfera, un sottile strato sul
narla al guscio rigido dell’uovo sodo: è quale noi poggiamo i piedi e costruiamo
sottile, si può rompere e frantumarsi in le nostre case. Ha uno spessore medio di
placche tettoniche. 35 km che aumenta in corrispondenza
Ma noi abbiamo sempre sentito parlare delle montagne fino a 70 km.
di crosta terrestre, che fine ha fatto? Quando si parla di placche tettoniche i

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

geologi preferiscono parlare più propria-


mente di litosfera anziché di crosta, pro-
prio perché è l’intera litosfera a suddivi-
dersi in placche e non la sola crosta.
La crosta si differenzia dalla porzione di lito-
sfera sottostante per via della sua compo-
sizione chimica: scopriremo che viene sud-
divisa in crosta oceanica e continentale.
Per il momento fermiamoci qua, abbiamo
già messo fin troppa carne al fuoco, ricor-
diamoci che la crosta è semplicemente la
parte sommitale della litosfera a sua volta
suddivisa in placche che si muovono sulla
superficie. Nei prossimi paragrafi avremo
modo di capire meglio questi concetti e
soprattutto vedremo cosa c’è sotto al co- [Figura 76] - Il guscio di un uovo sodo rotto può pa-
fano della macchina terrestre. ragonarsi alla litosfera con una importante differen-
za: le placche tettoniche si muovono sulla superfi-
Per farlo dovremo ricorrere ai terremoti. cie terrestre - ph Michele Pregliasco

[Figura 77] - Bussana Vecchia - Resti della Chiesa di S. Egidio dopo il terremoto del 23 febbraio 1887 - ph
Michele Pregliasco

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Le idee della geologia

Terremoti

Elettrica o classica può essere suonata


con il plettro, con i polpastrelli o con le
unghie. Avrete già capito che sto parlan-
do della chitarra, uno degli strumenti più
apprezzati al mondo.
Ma sapete come fa a produrre un suono?
Quando una corda viene pizzicata inizia a
vibrare con oscillazioni sempre più piccole.
Ebbene, molti sapranno già che sono pro-
prio le oscillazioni a produrre il suono.
A noi interessa sapere che un corpo oscil-
lante produce onde che si propagano
tutt’intorno: nel legno dello strumento e
nell’aria fino a giungere al nostro orecchio.
Perché un corpo possa vibrare deve es-
sere elastico.
Quale può essere il nesso con la geologia?
Bene, se vi dicessi che la fredda litosfera
si comporta come un corpo elastico, al-
meno quando la velocità di deformazio-
ne è alta?
Questo vuol dire che una deformazione
improvvisa, produrrà delle onde che si
propagano in tutte le direzioni.
Questo è il fenomeno che conosciamo
come Terremoto. La sua origine sono le
faglie.
Abbiamo inteso le faglie come blocchi
che scorrono l’uno sopra all’altro, se fos-
se così semplice non avremmo terremoti!
In realtà sappiamo che il carico litostati-
co tende a tenere serrati i blocchi roccio-
si l’uno contro l’altro. L’attrito sarà altissi- [Figura 78] - Le onde sismiche (rappresentate dai
cerchi concentrici) si propagano in ogni direzione
mo e per di più il piano di faglia contiene perché la litosfera si comporta come un corpo ela-
asperità che tendono a bloccare gli stico - da wikipedia
scorrimenti. Le pressioni orientate non rie-
scono a vincere l’attrito, quindi i blocchi Questo processo può continuare per
anziché scorrere si deformano. centinaia di anni, i continenti spingono e

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

le pressioni diventano sempre più grandi della Terra. Rimanendo in tema musica-
accumulando grandi quantità di energia le, la litosfera agisce come la pelle di un
nelle rocce sempre più deformate elasti- tamburo che viene percossa e trasferisce
camente. le vibrazioni a tutto ciò che gli sta sotto.
È proprio come se qualcuno tirasse la Ciò significa che le onde sismiche di un
corda della chitarra sempre di più. Ad un terremoto possono essere rilevate agli
certo punto tutta quella forza accumu- antipodi rispetto al suo epicentro, ovvia-
lata riesce a vincere l’attrito e succede il mente se si ha uno strumento sufficiente-
patatrac, a forza di tirare, la corda della mente sensibile per rilevarle.
chitarra sfugge dalle nostre dita! Questo ci ha permesso di fare la radio-
Le faglie scorrono improvvisamente e l’e- grafia del pianeta.
nergia viene rilasciata tutt’intorno sotto Le onde sismiche hanno una loro per-
forma di onde che si propagano nella sonalità, non sono tutte uguali. Alcune
litosfera, ecco il terremoto. sono più veloci (7-13 km/s), diremmo che
La notizia buona è che le onde sono ca- sono le sprinter della sismologia. Per que-
paci di attraversare tutto il pianeta è così sto motivo vengono chiamate onde pri-
ci fanno capire che cosa c’è all’interno me, o, più semplicemente onde P, esse

[Figura 79] - Come nasce una faglia: nelle figure 1 e 2 la roccia sottoposta a sforzo si è deformata, all’inter-
no si stanno producendo delle piccole fratturazioni lungo una zona di debolezza del materiale roccioso,
sono i prodromi di una faglia diretta, qui si sta accumulando una grande quantità di energia elastica. Ad
un certo punto, figura 3, gli sforzi superano il limite elastico e raggiungono il punto di rottura, la roccia si
separa in due blocchi lungo la faglia e tutta l’energia viene rilasciata producendo le onde sismiche - da
wikipedia - autore Antonio Valdisturlo

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Club Alpino Italiano
Le idee della geologia

riescono ad attraversare solidi e liquidi e


ovviamente sono le prime a essere regi-
strate dai sismografi.
Passate le onde P arrivano le onde se-
conde S che viaggiano ad appena, si fa
per dire, 4-7 km/s.
Proprio la differenza di velocità tra que-
ste onde permette di calcolare la distan-
za del terremoto dal sismografo di rileva-
mento in base al tempo di ritardo che
intercorre tra le P e le S.
E non solo, si può capire la densità dei li-
velli che sono stati attraversati. [Figura 80] - L’uso delle onde sismiche permette di
compiere indagini indirette sul nostro pianeta, pur
Le onde S non si propagano nei fluidi, è senza poter analizzare direttamente i campioni di
questo ci ha permesso di scoprire zone roccia che si trovano a profondità inaccessibili. Il
liquide all’intero del pianeta, una sorta nostro pianeta è suddiviso in livelli concentrici con
diverse proprietà chimiche e fisiche che interagisco-
di indagine a raggi X fatta interpolando i no con il percorso delle onde sismiche – disegno di
dati dei sismografi. Marco Viale

La montagna e il pendolo: densità

Patologicamente timido, tanto da co- Per farlo Henry aveva pensato di utilizza-
municare per lettera con la governante, re il pendolo.
Henry Cavendish arrivò a somministrarsi Illustri cartografi erano stati imbrogliati
scariche elettriche di intensità crescen- dalle montagne e i loro pendoli, che ser-
te annotando diligentemente gli effetti... vivano per misurare la latitudine, erano
questo fu il primo esperimento di elettro- attirati dalle masse delle catene montuo-
cuzione della storia che fortunatamente
se, inficiando gravemente le misure.
non si risolse con un decesso.
È un po’ come se la montagna entrasse
Cavendish (1731-1810) fu l’eccentrico
in competizione con il campo gravitazio-
scienziato che ridusse l’universo a una
nale terrestre spostando il peso del pen-
moltitudine di oggetti che potevano es-
dolo verso di sé.
sere pesati, numerati e misurati (...d’al-
tra parte, il suo contemporaneo Benja- Per Cavendish significava confrontare la
min Franklin (1706-1790) era scampato massa della Terra con quella di una mon-
alla potenza del fulmine e condivideva tagna, e, se si conosce la massa della
con lui l’infelice esperienza della scossa montagna, diventa facile, per chi sa far-
elettrica, quando cercò di arrostire un lo, calcolare quella del mondo.
povero tacchino). In seguito il nostro scienziato arrivò a de-
Tra le cose che “pesò” ci fu anche la Terra! terminare il dato usando una bilancia di

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

torsione, avvicinandosi molto al dato at- di altezza e lo riempiamo di acqua, avre-


tuale: 5.975 miliardi di miliardi di tonnellate. mo un metro cubo di acqua, pari ad una
Fu però il reverendo John Henry Pratt massa di circa 1000 kg. In effetti la densità
(1809-1871) a scoprire qualcosa di molto dell’acqua è pari a 997 kg/m3
interessante a proposito della montagna Se anziché acqua usassimo olio, ecco che
e del pendolo. La deviazione era infe- nel contenitore ci andrebbero circa 800
riore a quello che ci si poteva aspettare kg, mentre il mercurio arriva a 13.600 kg.
se le montagne avessero avuto la stessa Il volume è sempre lo stesso, quello che
densità della Terra. cambia è la massa.
In altre parole le montagne erano più Va da sé che il mercurio è molto più den-
“leggere”. Se ne accorse allorché Geor- so dell’olio e che l’olio e meno denso
ge Everest diresse il grande rilevamento dell’acqua.
geologico dell’India, ancora una volta i
Mentre noi siamo abituati a ragionare in
dati rilevati con il pendolo erano sbagliati
termini di peso, i fisici usano la massa, di-
ma molto meno di quanto, da buon ma-
ciamo che per i nostri ragionamenti pos-
tematico, si sarebbe atteso.
siamo concederci una licenza e parlare
Pratt spiegò la cosa ammettendo che la solo di peso. Qui sulla Terra massa e peso
crosta terrestre fosse meno densa rispet- hanno lo stesso valore se espressi in kg.
to a quanto c’era sotto. In particolare le
Un cubo di piombo di dimensioni 1x1x1
montagne non solo erano costituite da
metri è molto più pesante di uno di legno.
questi materiali “leggeri” ma affondava-
Il piombo è più denso! Volgendoci verso
no le loro radici in profondità: in pratica
lo spazio, Giove ha un diametro equato-
galleggiavano su uno strato più denso.
riale 11 volte più grande della Terra ma
Ammettere che la Terra fosse costituita da una densità pari a ¼ essendo un gigante
strati a densità diversa apriva la strada all’i- gassoso, e i gas, si sa sono i materiali più
potesi che le stesse placche potessero gal- “leggeri” dell’universo.
leggiare su materiali più densi e spostarsi,
Da qui nascono delle simpatiche consi-
un po’ come fanno le navi sull’acqua.
derazioni:
Ma che cosa è la densità?
Posso diminuire la densità di un materiale
Il primo approccio con questo termine lo scaldandolo, il calore dilata il materiale
avrete sicuramente avuto in cucina: la e quindi, a parità di peso (o di massa)
salsa diventa densa quando si concen- occuperà un volume maggiore, soprat-
tra in un volume più piccolo. A parità di tutto è la densità a governare il galleg-
volume è più denso ciò che pesa di più. giamento dei corpi. Si galleggia solo se
Il rapporto tra la massa e il volume viene siamo meno densi del materiale in cui
appunto definita densità. siamo immersi. Principio che sperimenta-
In altre parole si tratta di misurare quan- no quelli che fanno il bagno nelle acque
ta massa c’è in un certo volume. Se per salatissime del Mar Morto.
esempio prendiamo un contenitore a for- Se si mescola acqua e olio, i due liquidi si
ma di cubo, le cui pareti hanno dimensio- separeranno in funzione della loro densi-
ne di un metro di larghezza per un metro tà: avremo lo strato più denso di acqua

80
Club Alpino Italiano
Le idee della geologia

sotto sul quale galleggerà quello di olio


sopra.
D’altra parte se volete far galleggiare
un uovo, aumentate la densità dell’ac-
qua aggiungendovi del sale! ... se invece
l’uovo galleggia di per sé, bè, è un brut-
to segno, i gas della putrefazione hanno
reso l’interno più simile all’atmosfera di
Giove ma non cucinatelo!

[Figura 82] - Un turista sulla sponda giordana del


Mar Morto dà una dimostrazione degli effetti dell’e-
levata salinità che aumenta considerevolmente la
densità dell’acqua – da wikipedia

Va da sé che conoscere la densità del-


le rocce, vuol dire sapere molte cose sul
loro conto: di cosa potrebbero essere
composte, in quale stato fisico si trovano
(liquido o solido), a che temperatura po-
trebbero trovarsi e a quale profondità.
Ecco perché gli studi di Cavendish e di
tutti quelli che lo seguirono furono così
importanti per capire che cosa c’è all’in-
terno del pianeta.

[Figura 81] - Un termometro galileiano, le piccole sfere


al suo interno salgono e scendono a seconda della
densità del liquido contenuto al loro interno che cam-
bia in funzione della temperatura - da wikipedia

81
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

L’Astenosfera

Quando le onde sismiche entrano in con- Qualcuno ha paragonato questo mate-


tatto con ciò che c’è sotto la litosfera, riale al gelato: le parti ghiacciate sono
ecco che improvvisamente rallentano. In circondate dal liquido di fusione, per cui
particolare le onde S, quelle che non at- ha una consistenza morbida.
traversano i liquidi. La spiegazione è che Questa zona si stende fino ad una profon-
incontrano un materiale parzialmente dità di 300 Km e costruisce l’astenosfera.
fuso, quel tanto che basta da rallentare
È uno livello plastico, sopra al quale la ri-
le onde senza però fermare le S.
gida litosfera può muoversi. Ecco su che
Si possono immaginare questi materiali cosa galleggiano le placche tettoniche.
costituiti da parti solide circondate da li-
La litosfera è meno densa e quindi più
quido, il tutto diventa un mélange molto
“leggera” rispetto alla astenosfera.
mobile, con comportamento plastico, ov-
vero che cambia forma senza rompersi.

[Figura 83] - Velocità delle onde S nei primi 800 km di profondità – disegno di Marco Viale

82
Club Alpino Italiano
Le idee della geologia

Strati concentrici

Avete mai provato a cucinare un uovo


sulla vetta del Monte Bianco?
Il passaggio di stato (solido, liquido, aeri-
forme) non è solo questione di tempera-
tura, ma è anche legato alla pressione: a
5000 metri di altezza, la pressione è netta-
mente ridotta rispetto al livello del mare,
ragione per la quale l’acqua bolle prima,
a 70 gradi e l’uovo non cuoce!
Anche le rocce all’interno del pianeta
sono soggette a queste leggi. [Figura 84] - Interno della Terra - da wikipedia - mo-
dificato
Sotto all’astenosfera la temperatura sale
fino a 2500 ° C, eppure le onde sismiche ci dopo la sua formazione, la Terra raggiunse
dicono che le rocce sono solide. Questo una temperatura critica e iniziò a fondere.
perché qui si hanno pressioni dell’ordine di I materiali cominciarono a separarsi in fun-
centinaia di miliardi di pascal (GPa o Gi- zione delle loro densità. Il ferro sprofondò
gapascal) che tiene gli atomi saldamento verso il centro del pianeta, da qui il nome
uniti. Ora stiamo scendendo nella meso- dell’evento catastrofe del ferro, per andare
sfera che arriva alla profondità di 2.900 a costituire il nucleo solido. Il nucleo esterno
km, da qui comincia uno nuovo livello, il è interpretato come formato da una lega
nucleo esterno, e sorpresa, qui la combi- ferro-nichel. I materiali più leggeri andarono
nazione tra temperatura (3000 ° C) e pres- a costituire gli strati più vicini alla superficie:
sione (140 GPa) fa sì che la lega di ferro-ni- la mesosfera è costituita da silicati di ferro e
chel che costituisce questo strato sia allo magnesio, mentre il granito, molto ricco in
stato liquido. Ed è una fortuna perché solo SiO2, che potremo definire il peso piuma tra
così si possono generare le correnti che i materiali, è il principale costituente della
alimentano il campo magnetico terrestre. crosta terrestre. Anche uno degli elementi
Scendendo ancora si incontra il nucleo so- chimici più pesanti, l’uranio, si trova nella
lido, posto ad una profondità di 5100 km, crosta terrestre, questo perché vi si trova
alla temperatura di 5.400° C/6.000 ° C e una combinato con altri elementi chimici per
pressione pari a 330–360 GPa, arriva al cen- dar luogo a sostanze molto più leggere.
tro della Terra posto a 6378 km di profondità. Può sembrare strano che le rocce possa-
È interessante osservare che questi livelli no muoversi, e ancora più assurdo che
concentrici hanno una densità crescen- possano comportarsi come dei liquidi,
te verso il nucleo che non può essere stratificandosi come l’olio, si stratifica
spiegata solamente con l’aumento della sull’acqua. Ricordatevi ancora una volta
pressione litostatica: deve essere chia- la profezia di Deborah, questo sarà un ar-
mata in causa la composizione chimi- gomento molto importante nell’ambito
ca. Si suppone che alcuni milioni di anni della dinamica del mantello terrestre.

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Il Mantello

L’84% del pianeta è costituito da silicati di vista chimico, anche la parte più profon-
ferro e magnesio. I geologi chiamano que- da della litosfera fa parte del mantello,
sto strato mantello. Niente di nuovo, è un mentre la parte che affiora in superficie,
altro modo di indicare la mesosfera e l’a- la crosta, ha composizione molto diversa,
stenosfera, per essere più semplici: è quello più acida, cioè più ricca in SiO2 (vedremo
strato posto tra crosta e nucleo esterno. poi che nella crosta di tipo continentale,
Quando parliamo di astenosfera e meso- di composizione granitica, la percentuale
sfera facciamo riferimento alle caratteri- di SiO2 è ancora più alta rispetto a quella
stiche fisiche dell’interno della Terra, ricor- oceanica di natura basaltica, ma per ora
date: l’astenosfera è parzialmente fusa, non complichiamo troppo le cose).
mentre la mesosfera è solida. Il mantello ha uno spessore di 2.890 km,
Il mantello invece fa riferimento alla com- al confine con la crosta la temperatura
posizione chimica: Si, O, Fe e Mg sono gli è di circa 900° C per raggiungere circa
elementi principali che lo costituiscono. 4.000 ° C in prossimità del nucleo. In altre
Ad essere precisi, sempre da un punto di parole più si scende è più fa caldo.

[Figura 85] - Struttura interna della Terra: dal punto di vista chimico-mineralogico e dal punto di vista fisico
– da wikipedia

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Le idee della geologia

La cosa più interessante è che, a quelle come solidi, ricordate: il tempo e il calore
profondità, le temperature dovrebbero es- rendono le rocce capaci di deformarsi e
sere più alte al punto da trovare le rocce anche di muoversi.
completamente fuse. Le onde sismiche ci Quelle più profonde (e quindi soggette a
dicono invece che non è cosi, le tempera- temperature più alte), si riscaldano, si di-
ture sono più basse rispetto alle previsioni latano, diminuiscono di densità e galleg-
teoriche e le rocce sono, per lo più, solide. giano verso l’alto. Giunte vicino alla su-
D’altra parte se così non fosse, il nostro pia- perficie del mantello (e quindi soggette a
neta sarebbe più liquido che solido. temperature più basse) si raffredderanno,
Qualcosa deve trasportare il calore in su- diventeranno più dense e affonderanno
perficie, non c’è altra spiegazione. in direzione del nucleo per riiniziare il ciclo.
La risposta può trovarsi in un modo molto Si creano così i moti convettivi, un salire e
efficiente di trasportare il calore nei fluidi: scendere dei materiali lungo percorsi cir-
la convezione termica. colari, che non solo trasportano in super-
Ora noi sappiamo che i materiali quando ficie il calore ma sono i responsabili dei
vengono riscaldati si espandono e così movimenti delle placche tettoniche: sono
diminuiscono la loro densità. in grado di trascinare porzioni di litosfera.
Nei fluidi, i corpi con densità minore galleg- Non è ancora chiaro se i moti convettivi
giano su quelli a densità maggiore. Quindi interessano l’intero mantello terrestre o
la temperatura può giocare un ruolo essen- solamente l’astenosfera (sui testi di geolo-
ziale nello stabilire chi affonda e chi galleg- gia trovate l’uno e l’altra teoria), ma a noi
gia in una miscela di liquidi freddi e caldi. poca importa, perché ci interessano gli
Ebbene, le rocce del mantello si compor- effetti che la convezione ha sulla litosfera.
tano più come liquidi molto viscosi che

[Figura 86] - Miscele di liquidi caldi e freddi: nell’immagine un contenitore con dell’acqua colorata riscalda-
ta è stato inserito in un becher contenete acqua fredda (A). L’acqua calda, meno densa, sale verso l’alto
con un pennacchio colorato(B). Quando si raffredda ridiscende verso il basso(C) - ph Michele Pregliasco

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 87] - In questa immagine il mantello è raffigurato direttamente a contatto della litosfera, questa
rappresentazione semplificata (mancano la crosta e l’astenosfera) mostra come i moti convettivi siano
direttamente responsabili del moto delle placche tettoniche - Image credit: JohanSwan - 123RF Archivio
Fotografico - modificata da Michele Pregliasco

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Le idee della geologia

LA TETTONICA DELLE PLACCHE

Wegener: l’uomo che mosse i continenti

Nel 1906, in una bella mattina di aprile, avesse scoperto che in Brasile e in Africa
un pallone aerostatico si innalzò nei cie- erano stati rinvenuti i medesimi fossili.
li di Bitterfeld, un paesino al centro del- Come poteva lo stesso rettile vivere in
la Germania, per atterrare, dopo 52 ore continenti così lontani?
passate tra il gelo a oltre 2 chilometri di Gli scienziati dell’epoca spiegavano il
altezza, in Danimarca. Era il record mon- fenomeno con ponti di terra ferma che
diale di permanenza in volo di un pallone collegavano i continenti. Quando si tro-
aerostatico dell’epoca, a bordo c’era vavano le ossa della stessa specie su
Alfred Wegener (1880-1930), un brillante continenti diversi, ecco un bel ponte che
meteorologo tedesco. risolveva il problema.
Sarà lui ad avere, quatto anni più tardi, Ponti che poi sarebbero sprofondati negli
un’intuizione che rivoluzionerà la geologia. oceani dando credito a uno dei miti più
Sul prestigioso Grande Atlante di Andrée, popolari della storia: quello di Atlantide.
osservò che i margini orientali del Sud La cosa non convinceva affatto il nostro
America combaciavano con quelli africa- meteorologo.
ni. Forse in un remoto passato erano uniti? Questo fu l’inizio di una teoria rivoluziona-
Wegener avrebbe messo da parte quell’i- ria: 300 milioni di anni fa tutti i continenti
dea bizzarra se poco tempo dopo non erano riuniti in un’enorme super-continente,

280 Ma Early Permian


Equatorial West view Equatorial Tethys view

[Figura 88] - La Pangea - Immagine: Dr. Ron Blakey, Professor Emeritus NAU Geology, modificata

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la Pangea, nella quale c’erano piante, Wegener, meteorologo affermato, esplo-


animali e rocce che oggi sono separati ratore dell’artico e primatista del volo in
da oceani. Prove a sostegno della Pan- pallone era troppo famoso per essere
gea non mancavano, si trattava solo di messo da parte, così la pubblicazione nel
ricomporre i pezzi di un giornale strappa- 1915 del suo Die Entstehung der Kontinen-
to, ma la teoria aveva un punto debole: te und Ozeane (“La formazione dei con-
presupponeva che per raggiungere le tinenti e degli oceani”) accese il dibattito
posizioni attuali i continenti si fossero mossi. scientifico sulla deriva dei continenti.
Già altri scienziati avevano proposto la Il punto debole della Teoria è che nes-
deriva dei continenti, a cominciare dal suno, nemmeno Wegener, sapeva spie-
geografo francese Antonio Snider-Pelle- gare come facessero i continenti a muo-
grini che nel suo La Creazione con i suoi versi. Per questo motivo i detrattori della
Misteri Svelati del 1858 attribuiva al diluvio deriva avevano gioco facile nel ritenere
universale la frammentazione della Pan- i continenti immobili, per di più Wegener
gea, per arrivare a ipotesi più laiche de- era un tedesco e siamo alla vigilia della
gli americani Frank B. Taylor e Howard B. prima guerra mondiale.
Baker che anticiparono Wegener di po- Questi scienziati erano i permanentisti,
chi anni. La comunità scientifica tuttavia in opposizione agli allora pochi, mobilisti
non era pronta ad accogliere idee così che abbracciavano le idee di Wegener.
radicali, per i geologi dei primi del 900 i Sarà Sir Arthur Holmes nel 1931 a dare una
continenti non potevano spostarsi e chi svolta decisiva alla questione con la sco-
sosteneva il contrario veniva semplice- perta del “motore convettivo” all’interno
mente ignorato. della Terra.

Holmes e l’esplorazione dei fondali oceanici


È osservando una teiera in ebollizione succede a centinaia di chilometri di pro-
che possiamo farci un’idea di quello che fondità nel mantello terrestre. I materiali

[Figura 89] - I moti convettivi si possono osservare quando l’acqua è portata all’ebollizione - ph Michele Pregliasco

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Le idee della geologia

si muovono seguendo dei moti verticali Ma dov’erano le prove di tutto ciò?


e circolari, proprio come le foglie del tè Wegener riteneva i fondali oceanici fissi,
che scendono e salgono nella teiera: e questo era il tallone di Achille della sua
sono i moti convettivi. La convezione del deriva dei continenti perché le masse
mantello è sostenuta dal calore fornito continentali per spostarsi avrebbero do-
dal decadimento degli elementi radioat- vuto “arare” gli oceani, per di più senza
tivi e avviene lentissimamente, tanto da
lasciare alcun solco dietro di esse. Fu un
essere impercettibile. Nonostante ciò, il
geologo statunitense, che con il sonar
fenomeno ha notevoli effetti sulla super-
esplorò gli abissi durante il periodo belli-
ficie: sposta i continenti, lacera la crosta
co, a trovare la soluzione; il suo nome era
terrestre, le placche sprofondano nell’a-
Harry Hammond Hess (1906-1969).
stenosfera, crea le montagne. Non sap-
piamo se a Sir Arthur Holmes (1890-1965) Egli scoprì che gli oceani non sono immo-
l’idea venne in mente mentre, da buon bili, ma si espandono in corrispondenza di
inglese, sorseggiava il suo tè, ma è cer- un sistema di fratture della crosta terrestre
to è che la sua convezione del mantello localizzate lungo le dorsali oceaniche. Inol-
fornì alla geologia una chiave di lettura tre, per diventare sempre più grandi, do-
unitaria: era stato scoperto il motore che vevano necessariamente produrre nuova
metteva in moto i continenti. litosfera, il guscio esterno della Terra.

[Figura 90] - Ci sono zone sulla Terra dove le placche si separano e nuova litosfera viene creata, e poi zone dove la
stessa viene distrutta sprofondando in subduzione nelle viscere del pianeta. Sono le celle convettive nel mantello
a produrre questi fenomeni. - da wikipedia - modificato da Michele Pregliasco

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Ben presto nella teoria della deriva la li- Dove andava a finire tutta la litosfera
tosfera prese il posto dei continenti ipo- prodotta dagli oceani?
tizzati da Wegener: la superfice terrestre La risposta è semplice, sprofonda sotto
fu suddivisa in placche litosferiche, ed le placche continentali: tanta litosfera
erano queste a trasportare sul loro dorso viene prodotta dalle dorsali oceaniche
oceani e continenti. Quindi non più con- quanta ne viene distrutta e riassorbita nel
tinenti che si muovevano, ma placche mantello. È un processo lento, che dura
tettoniche sospinte dai moti convettivi: milioni di anni.
nasceva la tettonica delle placche. Questo fenomeno è chiamato subduzione
Per fare un esempio di casa nostra, 150 mi- e produce sui fondali oceanici quelle che
lioni di anni fa la placca europea e quella Hess scoprì essere le fosse oceaniche.
africana si separarono, in mezzo la litosfe- Anche il nostro Oceano Ligure Piemontese
ra fu stirata e assottigliata e nacque un non sfuggì alla subduzione, sparì nell’Eoce-
oceano chiamato Ligure-Piemontese che ne sotto la placca africana fino a quando
si espanse nel corso di 40 milioni di anni. quest’ultima entrò in collisione con quella
A furia di produrre tutto quel materiale il europea. Dallo scontro delle placche nac-
pianeta si sarebbe ingrandito? que la catena Alpina.

Oceani nascono

Che cosa succede quando una placca si


separa in due placche più piccole?
Immaginiamo la litosfera tirata in due di-
rezioni opposte dai moti convettivi. Sap-
piamo che le rocce entro certi limiti si
comportano in maniera duttile e anche la
litosfera, per, un po’ farà in questo modo.
Come se fosse la pasta della pizza al-
lungata tra le mani del pizzaiolo si assot-
tiglierà fino al punto di lacerarsi produ-
cendo una lunga fessura che separerà
due nuove placche, è qui che nasce la
dorsale oceanica dove viene prodotta
nuova litosfera.

[Figura 91] (a destra) - Tirare la pasta della pizza: si as-


sottiglia, proprio come la litosfera quando viene tirata
in direzioni opposte dalle celle convettive –
xavigm/123RF Archivio Fotografico

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Le idee della geologia

[Figura 92] - La nascita di un oceano – disegno di Marco Viale


1. La litosfera è interessata dalla risalita di materiali caldi dal mantello che ne provocano l’inarcamento.
2. Le forze distensive, prodotte dalle celle convettive, stirano e assottigliano la litosfera, fino al punto di
lacerarla.
3. A quel punto si formano due nuove placche tettoniche che cominceranno a migrare in direzioni op-
poste (margini divergenti), notare la litosfera assottigliata.
4. Man mano che le placche si allontanano nuova litosfera con crosta oceanica viene formata. Si forma
una depressione che viene riempita dalle acque oceaniche che continua a espandersi.

Se togliessimo l’acqua, quello che vedrem- I margini della valle, frastagliati e interes-
mo negli oceani sarebbe una lunga e inin- sati da intrusioni magmatiche, sono inar-
terrotta dorsale percorsa al centro da una cati verso l’alto per il calore proveniente
valle, larga una decina di chilometri e pro- dal materiale in risalita e degradano len-
fonda 2.000-3.000 m, dal quale sgorgano tamente in direzione dei continenti. Ecco
i magmi che giungono dal mantello. Sul perché assume la topografia di due ca-
suo fondo si trovano colate di basalto e tene montuose parallele con una valle in
sorgenti idrotermali dovute all’acqua di mezzo.
mare che, penetrata nelle fratture, giunge Al centro della dorsale, la fessura nella lito-
a contatto con i materiali caldi e riaffiora sfera tende ad allargarsi man mano che
con temperature dell’ordine dei 380° C. le placche continuano ad allontanarsi.

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[Figura 93] - Il profilo dell’Oceano Atlantico – da: Morphologie des continents et des reliefs océaniques – edizioni
Magnard

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Lo spazio prodotto viene riempito dalla ri- no separando) sono chiamati anche mar-
salita dei materiali caldi dell’astenosfera: gini costruttivi e sono i responsabili dell’o-
è materiale prevalentemente solido con ceanizzazione di parte del nostro pianeta.
piccolissime percentuali di fusi che raffred- Ricordatevi quindi che, per un geologo,
dandosi si trasformerà in nuova litosfera. l’oceano è il prodotto dalla separazione
I materiali in risalita sono soggetti a una delle placche, al contrario di un mare che
diminuzione della pressione (si parla di de- è un bacino conseguente a una zona
pressurizzazione adiabatica, senza perdi- depressa sulla superficie terrestre. Basalti,
ta di calore) che ne causa parzialmente gabbri e altre rocce caratteristiche sono
la fusione. Questi magmi sono responsa- la firma che gli oceani lasciano ai posteri.
bili dei fenomeni vulcanici, che alimenta- Ancora oggi, l’Europa e l’America con-
no gli espandimenti basaltici in superficie. tinuano ad allontanarsi l’una dall’altra,
Non tutto il magma viene eruttato. Quello producendo nuova litosfera oceanica
che solidifica in profondità forma il gab- tra i due continenti. Questa litosfera, sti-
bro (una roccia intrusiva) che assieme al rata e assottigliata, costituisce il fondale
basalto costituisce la crosta oceanica. dell’oceano Atlantico che si allarga ogni
anno di qualche centimetro man mano
Man mano che le placche si separano che i continenti si allontanano. Al centro
si formerà così nuova litosfera con crosta dell’oceano una lunga fessura corre lun-
oceanica, che continua a essere tirata ai go la Dorsale Medio Atlantica separando
lati. Ne risulta una profonda depressione la placca euro-asiatica da quella ameri-
sulla superficie terrestre che si va allargan- cana. Ecco spiegato perché ogni anno
do e che darà origine a un oceano. il viaggio da Parigi a Washington diventa
Poiché “produttori” di nuova litosfera, i di qualche centimetro più lungo.
margini di placche divergenti (che si stan-

Sotto l’oceano
Sotto gli oceani vi sono delle enigmatiche fondali qualche chilometro quadrato di
catene montuose: si estendono, come la nuova crosta oceanica costituita preva-
cucitura di un pallone da rugby, per più di lentemente da basalto.
60.000 km su tutto la superficie del pianeta; Per questa continua effusione di lave
larghe da 1000 a 4.000 km s’innalzano fino l’oceanografo Bruce C. Heezen definì le
a 3.000 m di altezza sopra le piane abissali dorsali come “La ferita che non cicatrizza
oceaniche tra i 2.500-2.700 m di profondi- mai”. Man mano che ci si allontana dal-
tà: sono le dorsali medio-oceaniche. la dorsale l’età delle rocce aumenta: in
Si trovano al centro degli oceani, lungo altre parole le dorsali medio oceaniche
i confini di quelle placche che si allonta- sono formate da rocce giovanissime che
nano l’una dall’altra (margini divergenti), diventano sempre più vecchie in prossi-
dai quali sgorgano i magmi che ne costi- mità dei continenti.
tuiscono l’ossatura. Lungo le dorsali me- Questo perché le giovani rocce, conso-
dio-oceaniche il pianeta rinnova la sua lidate dai magmi che risalgono lungo le
pelle, la litosfera, riversando ogni anno sui dorsali, si muovono verso i continenti

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[Figura 94] Le dorsali oceaniche - da Morphologie des continents et des reliefs océaniques – edizioni Magnard
[Figura 95] La Dorsale Medio-Atlantica – da USGS

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trasportate dai moti convettivi del man- La dorsale, disarticolata e dislocata da


tello nel corso di milioni di anni. Pertanto, una serie di faglie trasversali (faglie tra-
avvicinandoci ai continentii, troviamo gli sformi), assume un percorso a zig-zag;
stessi materiali che milioni di anni fa sgor- lungo queste faglie si verificano frequenti
gavano dalle dorsali medio-oceaniche, terremoti.
solo molto più vecchi.

Oceani muoiono

Collocate lungo i confini dell’oceano indagini geofisiche. Qui termina il viaggio


Pacifico, Indonesia, Antille, Mar Egeo, in della litosfera oceanica, quella che ab-
corrispondenza dei margini continentali, biamo visto essere prodotta dalle dorsali
si trovano profondissime depressioni. medio-oceaniche; è qui che ritorna nelle
Sono le fosse oceaniche, profonde fino profondità della Terra. Se così non fosse il
a 11.000 metri e hanno caratteristiche pianeta aumenterebbe di volume.
geologiche singolari messe in luce dalle Ci sono essenzialmente due tipi di placche,

[Figura 96] - Fossa oceanica di Portorico – United States Geological Survey

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[Figura 97] - Nella fossa la litosfera termina il suo viaggio per ritornare a far parte del mantello terrestre, nell’im-
magine si vede la fossa del Perù-Cile dove viene consumata la litosfera appartenente alla placca di Nazca, al
contrario nelle dorsali medio-oceaniche nuova litosfera viene prodotta – disegno di Michele Pregliasco

quelle che sono costituite da crosta con- Questa risalita di magmi è molto parti-
tinentale e quelle da crosta oceanica. colare perché, soprattutto quando una
Alcuni autori parlano anche di placche mi- placca oceanica si scontra con una
ste, quando sulla stessa placca coesistono placca continentale, i magmi hanno una
aree di crosta continentale e oceanica. composizione ben diversa da quelli che
Così come le placche possono allonta- risalgono lungo le dorsali.
narsi tra loro, altre possono avvicinarsi. È come se il magma venisse “distillato” a
Sono placche con margini convergenti, seguito della fusione parziale delle roc-
che si scontrano l’una conto l’altra. ce: salgono in superficie materiali più leg-
Quando le placche convergono c’è sem- geri, quelli meno densi, il resto rimane in
pre una che soccombe sotto l’altra, che profondità.
va in subduzione, ed è sempre quella più È questa sorta di distillato che crea la cro-
densa che si flette verso il basso e comin- sta continentale, più leggera, cioè meno
cia la sua discesa verso l’astenosfera dove densa (2,7 g/cm3) rispetto alla crosta
sarà fusa e rimescolata con le rocce del oceanica (2,9 g/cm3) che si raffredda
mantello. La flessione crea la fossa, con le sopra alle dorsali oceaniche.
sue incredibili profondità. Abbiamo quindi le dorsali oceaniche
Ma non è finita, durante la discesa della che producono una crosta costituita da
litosfera si innescano fenomeni di fusione basalto, densa, mentre lungo le zone di
del mantello: parte dei magmi risalgono subduzione si forma crosta continentale,
verso la superficie dando luogo a intensi meno densa con composizione media-
fenomeni vulcanici. mente granitica.

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

E adesso arriva il bello. Quando una plac- berà e sprofonderà verso l’astenosfera.
ca continentale si scontra con una plac- Al contrario la placca continentale più
ca oceanica chi andrà in subduzione? leggera e meno densa della stessa aste-
Ebbene, la placca oceanica, costituita da nosfera tenderà a galleggiare, e spin-
una crosta più densa e pesante, soccom- gerà sotto di sé quella oceanica.

[Figura 98] - Collisione Oceano-Continente

Che cosa succede invece quanto sono L’unica soluzione è sovrapporsi, la crosta
due placche continentali a scontrarsi? si inspessirà anziché sprofondare, scaglie
Per un po’ si avrà la subduzione di una di crosta continentale cominceranno ad
delle due placche, ma ad un certo pun- accavallarsi le une alle altre e il tutto si
to avverrà lo scontro tra le due croste solleverà verso l’alto spinto dalle forze di
continentali. A quel punto nessuna vorrà galleggiamento.
andare in subduzione, troppo leggere Il risultato è la nascita di una nuova cate-
per affondare nell’astenosfera. na montuosa (orogenesi).

[Figura 99] - Collisione Continente-Continente

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Le idee della geologia

E se a scontrarsi fosse una placca mista entreranno in contatto le due croste con-
con una continentale? tinentali. A questo punto cambierà tutto,
In questo caso potrebbe accadere che perché rientreremo in una dinamica di
sia la parte costituita da crosta oceanica scontro continente-continente, avremo
della placca mista a scontrarsi per prima cioè un’orogenesi, come abbiamo visto
con quella continentale. Essa andrà in precedentemente con il conseguente
subduzione e si consumerà fino a quando sollevamento di una catena montuosa.

[Figura 100] - Collisione mista


Tutti i disegni delle pagine 98 e 99 sono di Marco Viale

Ecco così svelato come si creano le ca- resta invariato. In verità è un caso raro.
tene montuose, ma non si creda che gli Più comunemente quando la subduzio-
oceani siano eterni, loro sono coinvolti in ne non tiene il passo con l’apertura di un
un ciclo di nascita e di morte. oceano, l’oceano si espande, viceversa
Solo se la velocità della subduzione egua- l’oceano può chiudersi fino a scomparire
glia quelle con cui le dorsali oceaniche del tutto per subduzione.
costituiscono nuova litosfera, l’oceano

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Gli oceani affondano, i continenti galleggiano

Gli oceani si aprono, si chiudono, na- anni, mentre i continenti portano tracce
scono e muoiono perciò sono molto più di epoche remotissime della Terra e pos-
giovani rispetto ai continenti. Un oceano sono aver impiegato miliardi di anni per
ha mediamente “appena” 150 milioni di formarsi.

[Figura 101] - Le dorsali medio-oceaniche (in rosso) in corrispondenza degli oceani attuali. Notare l’età
delle rocce: dalle più recenti (rosse) alle più antiche (verdi) – by NAU Geology

Nella figura sono rappresentati gli oceani ignee basaltiche (chiamate più propria-
attuali, in particolare osservate l’oceano mente basiche e ultrabasiche). Si tratta
Atlantico. In colore rosso sono evidenzia- di una sequenza tipica di rocce: gabbro
te le rocce più giovani prodotte dall’a- e basalto sulle quali riposano le rocce se-
zione effusiva lungo la dorsale medio-at- dimentarie. È la famosa crosta oceanica,
lantica. I colori giallo, verde e celeste densa e quindi pesante, che facilmente
indicano rocce sempre più antiche man sprofonda (subduzione) nel mantello ter-
mano che ci si avvicina alle coste dei restre dove viene riciclata.
continenti, a evidenziare come i materia- Quando il geologo trova questa sequen-
li prodotti dalle dorsali si allontanano da za di rocce, sa di essere in presenza di
esse e si espandono verso i continenti nel crosta oceanica: il prodotto dei margini
corso di milioni di anni. di placche divergenti. È questo il motivo
Il fondo degli oceani è costituito da rocce per il quale sappiamo che 150 milioni di

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Le idee della geologia

anni fa si aprì l’Oceano Ligure-Pie-


montese tra Europa e Africa: tro-
viamo frammenti di quell’antica
crosta oceanica sfuggita alla sub-
duzione su tutta la penisola italia-
na, in altre parole pezzi di oceano
sulle montagne!
È un approccio attualista: studia-
mo il presente per capire come
funzionavano le cose negli ocea-
ni del passato.
Al contrario i continenti sono costi-
tuiti da crosta continentale: chiare
rocce meno dense e più leggere
e per questo motivo sono prati-
camente “inaffondabili”: si spez-
zano, si spostano, si scontrano, si
saldano, ma non sprofondano nel
mantello. Le rocce che caratteriz-
zano la crosta continentale sono
molto eterogenee: in parte ignee
(graniti) e in parte metamorfiche
(filladi, micascisti, gneiss) a cui si
sovrappone una copertura sedi-
mentaria. In profondità si trovano
rocce basiche più dense: gabbri,
granuliti ed eclogiti.
Il metamorfismo testimonia quanto
queste rocce siano stati coinvolte
nella dinamica dei margini di plac-
che convergenti (quando le plac-
che si scontrano per intenderci):
portate in profondità con la sub-
duzione e poi riesumate portano i
segni di questo percorso che le ha
pesantemente trasformate.
Infine il mantello superiore è costi-
tuito da peridotite, una roccia ca-
ratterizzata da una densità molto
alta che ritroveremo nelle prossime [Figura 102] - Crosta oceanica e continentale a confronto, si ve-
pagine. dono le rocce che caratterizzano i due tipi di crosta - da Wikipe-
dia modificato

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Il pianeta dinamico

[Figura 103] - Questa immagine e il testo deriva da USGS.gov “THIS DYNAMIC PLANET: A TEACHING COMPA-
NION”, i testi sono stati tradotti in lingua italiana e adattati all’uso per questa pubblicazione

Ecco, riassunto nell’immagine qui sopra, tut- 2. Sotto le placche litosferiche si trova
to quello che abbiamo detto fino ad ora. l’astenosfera, uno strato del mantel-
1. Ci sono due tipi di litosfera: con crosta lo composto da roccia molto calda.
continentale e con crosta oceanica. Dato che le placche sono meno den-
La crosta continentale è composta se rispetto all’astenosfera sottostante,
da minerali relativamente leggeri e ha esse galleggiano sull’astenosfera.
una bassa densità. La crosta oceani- 3. In profondità l’astenosfera è sog-
ca è più densa di quella continentale getta a pressioni e temperature così
perché composta da minerali pesan- alte che le rocce risultano plastiche
ti. Una placca può essere interamente e parzialmente fuse. Queste rocce si
fatta di litosfera con crosta oceanica comportano come un fluido viscoso
o continentale, ma molte sono in par- che può fluire lentamente sospinto
te oceaniche e in parte continentali. da correnti convettive.

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Le idee della geologia

4. Una volta formatesi, le correnti con- 9. Per il principio di Archimede, i mate-


vettive portano i materiali caldi del riali più densi affondano, ed è esat-
mantello profondo verso la superficie. tamente quello che succede alla
5. Arrivate in prossimità della superficie, placca oceanica: incomincia ad af-
le correnti convettive divergono alla fondare nella astenosfera. Dove una
base della litosfera. Le correnti diver- placca affonda sotto un’altra si for-
genti esercitano una debole trazio- ma una zona di subduzione.
ne e stiramento sulla placca solida 10. Il pesante bordo in subduzione (cioè
sovrastante. La tensione e il flusso di che affonda) della placca oceanica
calore indeboliscono la placca che si tira dietro di sé il resto della placca
rompe in due. I due lati della placca (molte evidenze suggeriscono che
si allontanano formando un margine questo fenomeno sia il principale ar-
di placche divergenti. tefice della subduzione).
6. Lo spazio tra queste placche di- 11. Le zone di subduzione avvengono lun-
vergenti è riempito da roccia fusa go i margini di placca convergente,
(magma) che arriva dal basso e dal dove le placche si scontrano l’una con
mantello astenosferico che risale. Il l’altra. Si noti che, mentre la fredda
contatto con le acque dell’oceano placca oceanica affonda, la pur fred-
raffreddano il magma che solidifica da ma meno densa placca continen-
rapidamente, formando nuova cro- tale (litosfera con crosta continentale)
sta oceanica. Questi processi, che galleggia come una tappo di sughero
operano da milioni di anni, hanno co- sulla densa astenosfera.
struito catene di vulcani sottomarini e 12. Quando le placche oceaniche in
fosse chiamate media dorsale ocea- subduzione affondano sotto la super-
nica o zona di divergenza. ficie terrestre, le alte temperature, le
7. Nuova roccia fusa è continuamente grandi pressioni in profondità e l’ac-
estrusa dalla dorsale medio oceani- qua che si libera dalle rocce, liberano
ca per formare nuova litosfera ocea- fluidi dalla placca in subduzione che,
nica (litosfera con crosta oceanica), risalendo in superficie, permettono di
mentre la parte più vecchia (formata fondere localmente il mantello sovra-
in precedenza) della placca ocea- stante, formando tasche di roccia li-
nica si allontana dalla dorsale dove quida (magma).
era stata originariamente creata. 13. Il magma è meno denso delle rocce
8. La placca oceanica si raffredda sovrastanti e risale verso la superficie.
gradualmente mentre si allontana La maggior parte del magma si raf-
sempre di più dal caldo margine in fredda e si solidifica come grandi cor-
apertura della dorsale. La placca raf- pi di rocce plutoniche (intrusive) mol-
freddandosi diviene sempre più den- to al di sotto della superficie terrestre.
sa fino al punto che il bordo più lon- Questi grandi corpi, quando vengono
tano dalla dorsale diviene più denso esposti nel corso del tempo all’erosio-
della sottostante astenosfera. ne, formano i nuclei di molti grandi

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

catene montuose come la Sierra Ne- repentinamente e formare le rocce


vada (California) o le Ande (Sud Ame- vulcaniche. Nel corso del tempo, lave
rica) creati lungo le zone di subduzio- e ceneri eruttate si accumulano stra-
ne, dove convergono le placche. to dopo strato. Il magma “distillato”
14. Parte della roccia fusa può raggiun- lungo i margini convergenti forma la
gere la superficie terrestre ed erutta- crosta continentale.
re grazie ai gas liberati dal magma

[Figura 104] - Modello tettonica a placche – da Wikipedia modificato

Conoscere gli oceani per capire la Terra

Per quale motivo abbiamo parlato degli Ecco dunque perché comprendere que-
oceani, quale interesse possono avere sti fatti è importante quando si vuole co-
per un escursionista di montagna? noscere e raccontare la storia geologica
Sembra paradossale pensare che ocea- con un certo rigore scientifico.
ni e montagne siano legati insieme, ep- Nel prossimo capitolo vedremo ancora
pure è proprio così. Oceanizzazione, sub- più in dettaglio i prodotti di questi feno-
duzione e orogenesi sono fenomeni che meni: come il geologo classifica le rocce
interessano le rocce che osserviamo, ne e ne interpreta i messaggi che giungono
avremo una prova certa quanto parlere- dal profondo della Terra.
mo della geologica della nostra penisola.

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Le idee della geologia

[Figura 105] - Parco Nazionale del Gran Paradiso, osservazione di un affioramento, quale storia svelano i
minerali di questa roccia? – ph Michele Pregliasco

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[Figura 106] - Noduli su arenaria - Appennino settentrionale - Monte Giovo - ph G. Margheritini
Capitolo 2
Minerali e rocce

I minerali, mattoni della Terra


• Dagli atomi ai cristalli
• Le tante forme dei minerali: i silicati
• Atomi che si scambiano di posto: “le ragazze del radio”

Le rocce ignee
• Dentro il granito, una questione di spazio
• Il basalto, una questione di velocità ma non solo
• Chiare o scure
• Dentro l’alambicco
• All’interno di un vulcano italiano
• Il rischio vulcanico

Le rocce sedimentarie
• Dentro i conglomerati
• Le rocce terrigene
• Rocce carbonatiche
• Piattaforme carbonatiche
• Le Dolomiti
• Cicli
• Che cosa è uno strato
• Terrigene o carbonatiche
• CCD e rocce silicee
• Rocce chimiche o evaporitiche
• La classificazione delle rocce sedimentarie

Le rocce metamorfiche
• Il metamorfismo
• Temperatura, pressione e fluidi
• Collisione continente-continente e George Barrow
• Convergenza oceano-continente
• Tipi di metamorfismo
• Facies

Pressioni orientate e strutture


• Rocce foliate
• Metaconglomerati
• Dentro lo gneiss
• Rocce “sotto pressione”: scistosità e clivaggio
• Metamorfismo e strutture orientate

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

I MINERALI, MATTONI DELLA TERRA

[Figura 107] - Il ciclo del carbonio, senza addentrarci nei dettagli, mostra come questo elemento viene
scambiato tra la geosfera (rocce e minerali), l’idrosfera (mari e oceani) e la biosfera (gli esseri viventi) – da
Wikipedia

“È lecito parlare di “un certo” atomo di forma di roccia calcarea: ha già una lun-
carbonio? Per il chimico esiste qualche ghissima storia cosmica alle spalle ma la
dubbio, perché non si conoscono fino ad ignoreremo… Ma appunto per la fortuna
oggi (1970) tecniche che consentano di di chi racconta, che in caso diverso avreb-
vedere, o comunque isolare, un singolo be finito di raccontare, il banco calcareo
atomo; nessun dubbio esiste per il narra- di cui l’atomo fa parte giace in superficie.
tore, il quale pertanto si dispone a narrare. Giace alla portata dell’uomo e del suo
Il nostro personaggio giace dunque da piccone (onore al piccone e ai suoi più
centinaia di milioni di anni, legato a tre moderni equivalenti: essi sono tutt’ora i
atomi d’ossigeno e a uno di calcio, sotto più importanti intermediari nel millenario

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Minerali e rocce

dialogo fra gli elementi e l’uomo): in un nucleare o della carica dell’elettrone, ma


qualsiasi momento, che io narratore deci- la cosa non cambia, stiamo sempre par-
do per puro arbitrio essere nell’anno 1840, lando delle fondamenta della materia.
un colpo di piccone lo staccò e gli diede Ovviamente anche le rocce sono fatte di
l’avvio verso il forno a calce, precipitan- atomi, li ritroviamo combinati nei minera-
dolo nel mondo delle cose che mutano. li, i mattoni della Terra, e anche i minerali
Venne arrostito affinché si separasse dal si scambiano atomi tra loro e scambiano
calcio, il quale rimase per così dire con i atomi con il mondo circostante.
piedi per terra e andò incontro a un desti- Se guardiamo da vicino una roccia, la
no meno brillante che non narreremo; lui, prima cosa che scorgiamo, magari usan-
tuttora fermamente abbarbicato a due do una lente o un microscopio quando
dei tre suoi compagni ossigeni di prima, le dimensioni lo richiedono, sono proprio i
uscì per il camino e prese la via dell’aria. La
minerali di cui è fatta.
sua storia, da immobile, si fece tumultuosa.
Impossibile andare oltre: gli atomi sono in-
Fu colto dal vento, abbattuto al suolo,
visibili, almeno senza usare apparecchi del
sollevato a dieci chilometri. Fu respirato
tutto al di fuori dalle nostre disponibilità.
da un falco, discese nei suoi polmoni pre-
cipitosi, ma non penetrò nel suo sangue Anche per noi è venuto il momento di
ricco, e fu espulso. Si sciolse per tre volte affrontare il nostro viaggio nell’infinita-
nell’acqua del mare, una volta nell’ac- mente piccolo, dove neanche il micro-
qua di un torrente in cascata, e ancora scopio riesce ad arrivare e le sorprese
fu espulso. Viaggiò col vento per otto non mancheranno.
anni, ora alto, ora basso, sul mare e fra
le nubi, sopra foreste, deserti e smisura-
te distese di ghiaccio; poi incappò nella
cattura e nell’avventura organica.”.
Primo Levi “La storia di un atomo di car-
bonio” dal libro “Il sistema periodico”.
Primo Levi, chimico e scrittore, ci insegna
a considerare gli atomi come dei viag-
giatori: si muovono e possono passare da
una roccia a un organismo.
Gli esseri umani non sfuggono a questa
regola, nel nostro corpo ci sono qualco-
sa come 7,000,000,000,000,000,000,000,
000,000 di atomi che noi continuiamo a
scambiare con il resto del mondo, non ci
sarebbe da stupirsi se qualcuno di que-
sti fosse appartenuto a Napoleone o a
Gandhi nel passato! [Figura 108] - L’atomo secondo il modello Ruther-
ford: un nucleo atomico positivo attorno al quale
Possiamo chiamarli anche “elementi chi- orbitano gli elettroni caricati negativamente – da
mici” se non vogliamo occuparci di fisica Wikipedia.

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 109] - Visione ingrandita di una roccia ignea, si vedono i minerali di cui è costituita, si tratta di quarzo,
biotite e K-feldspato.
I minerali sono a loro volta costituiti da atomi, il quarzo ad esempio è costituito da atomi di ossigeno (O)
e silicio (Si) che noi non possiamo vedere, ma che comunque caratterizzano l’aspetto e le caratteristiche
fisiche e chimiche di questo minerale.
I cristalli in questa foto hanno dimensioni che vanno dal mm al cm.
da: R. Weller/ Cochise College (2011) in Karla Panchuk Physical Geology 2019

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Minerali e rocce

Dagli atomi ai cristalli

[Figura 110] - L’oro è tra i più preziosi elementi chimici del pianeta, si riconosce facilmente per il suo aspet-
to, queste pagliuzze sono state setacciate lungo i corsi dei torrenti da un moderno cercatore d’oro – ph
Michele Pregliasco

In una gelida mattina del 1869 a San Pie- con altri elementi, si ripetevano con re-
troburgo, un uomo con barba e capelli golarità se metteva in ordine i suoi fogliet-
trasandati stava giocando a carte. Era il ti seguendo il peso atomico, dall’atomo
classico solitario: le carte dovevano esse- più leggero a quello più pesante.
re disposte su colonne in base al seme e Per altro si accorse che nella sequen-
ordinate secondo il valore. za mancavano degli elementi, nessuno
Solo che quelle che aveva in mano non problema, lasciò degli spazi vuoti, quegli
erano carte da gioco, ma bensì foglietti atomi saranno scoperti anni dopo.
con il nome e le caratteristiche di ogni ele- Nasceva così la tavola periodica di Dmi-
mento chimico fino ad allora conosciuto. trij Ivanovic Mendeleev (1834-1907), qual-
Lo scienziato russo aveva scoperto che le cosa della quale i chimici non avrebbero
proprietà chimiche, come la temperatu- più potuto fare a meno.
ra di fusione o la capacità di combinarsi Nella tavola periodica moderna, ogni

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

elemento viene ordinato in base al nu- gli atomi si combinano. Per fare un esem-
mero atomico in righe orizzontali e suddi- pio, due atomi di ossigeno (O) si legano
viso ulteriormente in colonne a seconda a uno di silicio (Si) per formare un compo-
delle proprietà chimiche. Con una tavola sto che nel mondo minerale costituisce il
periodica si può determinare se e come quarzo SiO2.

[Figura 111] - La tavola periodica degli elementi – da Wikipedia

L’oro e l’argento invece tendono a com- uomo che anticipò i tempi, ma c’è qual-
binarsi solo con sé stessi e ancora più cosa che la tavola periodica non ci dice,
esclusivo è il gruppo dei gas nobili che, almeno apertamente: come gli atomi
se fossero umani, potremmo definire dei sono disposti nello spazio per dar luogo al
tipi davvero snob. legame chimico.
Un bel risultato per Ivanovič che non ave- Cosa piuttosto spiacevole, specie quan-
va alcuna idea del perché gli atomi si do siamo in presenza di cristalli. Sono si-
comportassero in quella maniera. A quel curamente gli atomi a creare queste
tempo, perfino la stessa esistenza dell’a- architetture meravigliose, ma non c’era
tomo era messa in discussione e solo nel modo di esserne certi finché qualcuno
1897 sarà scoperta la prima particella non fece una inconsapevole scoperta.
subatomica, per giunta responsabile dei Nel 1912 Max Theodor Felix Von Laue in-
legami chimici: l’elettrone. dirizzò un fascio di raggi X su di un cristal-
Tutto ciò conferma la genialità di un lo di solfato di rame e ne ottenne una

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Minerali e rocce

[Figura 112] - Cristalli: prismi esagonali del quarzo (sinistra), cristalli cubici della pirite (centro) e cristallo do-
decaedrico del granato (destra) – da Steven Earle, Physical Geology

immagine radiografica che provava, La tecnica evidenziò che ci sono solidi


inequivocabilmente, che gli atomi erano amorfi con atomi disposti in modo casua-
disposti secondo dei reticoli geometrici. le, tra i quali annoveriamo i vetri.
Von Laue non aveva alcuna intenzione Poi ci sono i solidi cristallini con atomi di-
di esplorare la struttura cristallina, in effet- sposti in modo ordinato e periodico a for-
ti stava cercando di capire la natura dei mare una struttura geometrica ben defini-
raggi X, ma la cosa fece compiere alla ta (cubica, esagonale, monoclina, ecc.).
chimica dei passi da gigante e a lui valse
il premio Nobel.

[Figura 113] - L’ossidiana è un vetro, per essendo un [Figura 114] - la cella elementare ripetuta indefini-
solido i suoi atomi sono disposti casualmente – ph tamente nel reticolo tridimensionale, costituisce il
Michele Pregliasco cristallo visibile ad occhio nudo – da Wikipedia

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 115] - La struttura del cloruro


di sodio il comune sale da cucina, un
solido cristallino. Gli ioni sono disposti
all’interno di una struttura geometrica
cubica. In giallo sono evidenziate le
interazioni elettrostatiche che tengo-
no uniti gli ioni (in verde ioni di cloro
negativi e in viola ioni di sodio positivi).
Ogni ione di sodio (Na+) è circondato
da 6 ioni di cloro (Cl-) – da Wikipedia

[Figura 116] - Cloruro di sodio


– da Wikipedia

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Minerali e rocce

[Figura 117] – da Wikipedia


Il diamante (a sinistra) è costituito da atomi di carbonio legati covalentemente (ognuno è legato ad altri
quattro) a formare una struttura atomica tridimensionale cubica. I diamanti si formano a profondità molto
elevate, nell’ ordine 100-300 Km dove ci sono pressioni tra i 5,5 e i 6 GPa con temperatura che possono va-
riare tra i 1100 °C e i 1300 °C. Quando giungono in superficie trovano pressioni e temperature di gran lunga
più basse, ecco perché tendono a trasformarsi in un minerale più stabile: la grafite. Fortunatamente è una
trasformazione molto lenta: richiede milioni di anni per essere portata a compimento.
Nella grafite (a destra) gli atomi di carbonio, sempre legati covalentemente, formano dei piani. Ogni piano
è legato all’altro da deboli forze chiamate di van der Waals e pertanto possono separarsi facilmente.
Ecco perché usiamo la grafite per fabbricare le mine delle matite.
Quando scriviamo, le lamelle di grafite di separano lungo i piani di sfaldatura in corrispondenza delle deboli
forze Van der Waals e rimangono imprigionate nei pori della carta.
La grafite si forma a profondità minore rispetto al diamante e dunque con temperature e pressioni inferiori.

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 118] - Carbonati – da Karla Panchuk (2018) CC BY-SA 4.0. Photos by Rob Lavinsky, iRocks.com, CC
BY-SA 3.0

I legami chimici creano forze di natura Sicuramente avete più volte dolorosa-
elettrostatica che, nei solidi cristallini, im- mente sperimentato la carica elettrica,
prigionano gli atomi all’interno di una quando, toccando un’altra persona ave-
struttura regolare, la cella elementare, te preso la scossa. Il motivo è perché uno
ripetuta miliardi di volte forma il cristallo di vuoi due era elettricamente carico,
che possiamo ammirare (vedi Figura 114). proprio come i nostri atomi.
Un esempio che può chiarire meglio è Gli atomi, anziché darsi la scossa, si attira-
quello del cloruro di sodio, il comune sale no, come una bacchetta di vetro strofina-
da cucina o salgemma, che forma tipici ta con un panno di lana può attirare dei
cristalli cubici. pezzetti di carta.
Gli atomi acquistano una carica elettrica, Quando gli atomi acquistano una o più
negativa o positiva e questa è la ragione cariche elettriche sarebbe più corretto
per la quale ognuno attira verso di sé ato- chiamarli ioni negativi e positivi.
mi di carica con segno opposto, generan- Se assaggiate il sale da cucina (salgem-
do una forza di natura elettrica che tiene ma), non sentirete il gusto del sodio (un
entrambi, ben saldi, all’interno del retico- metallo luccicante) o del cloro (un gas
lo cristallino di forma cubica (vedi Figura verde dall’odore acre e pungente),
115 “La struttura del cloruro di sodio”). quanto degli ioni proveniente dai cristalli

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Minerali e rocce

[Figura 119] - Uno dei possibili modi per sperimentare le forze di attrazione elettrostatica è quello di usare
una bacchetta elettrizzata. Strofinando la bacchetta con un panno di lana, viene caricata elettrostatica-
mente ed è in grado di attirare verso di sé dei pezzetti di carta. Nel mondo infinitamente piccolo dell’ato-
mo queste forze possono tenere saldamenti uniti gli atomi all’interno dei minerali – da Wikipedia

di sale passati in soluzione nella saliva, in Il diamante è un minerale che giunge dal-
particolare è lo ione positivo sodio (Na+), le profondità della Terra, è molto stabile
ad attivare il gusto del salato. ma non è eterno.
Non pensiate che tutti i solidi cristallini si- State comunque tranquilli: sono necessari
ano costituiti da ioni, questo non avviene milioni di anni prima che si trasformi in gra-
quando siamo in presenza del legame fite, minerale più stabile alle condizioni di
covalente. pressione e temperatura della superficie.
Nel diamante gli atomi sono legati cova- Nel diamante ogni atomo è legato cova-
lentemente ed elettricamente neutri, né lentemente ai quattro atomi più vicini, a
positivi né negativi, ragione per la quale formare una rete che li unisce tutti quanti.
non si scioglie sotto alla pioggia come fa- Il suo cristallo è costituito da una sola,
rebbe il salgemma. grande, molecola dove gli atomi, ancora
L’acqua scioglie con maggiore facilità i una volta, formano un reticolo cristallino
solidi costituiti da ioni. tridimensionale.
Il legame chimico influisce sulla stabilità I legami covalenti nel diamante sono mol-
dei minerali, quelli più stabili resistono me- to forti: è il minerale più duro che si cono-
glio all’erosione meteorica e si conserva- sca e nessun altro minerale naturale può
no più a lungo. scalfirlo e men che meno tagliarlo.

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Scambiereste un diamante con una matita? dopo la sua morte. Nonostante ciò divenne
Eppure grafite e diamante sono costitui- un pioniere della cristallografia. Egli era fa-
ti entrambi, esclusivamente, da atomi di moso per aver impiegato criteri matematici
carbonio (simbolo chimico C). e geometrici nello studio della morfologia
La ragione per la quale utilizziamo la prima dei cristalli e deve aver investito molto del
per scrivere (di questo sono fatte le mine suo tempo a misurarne gli angoli caratteri-
delle matite) e il secondo come pietra stici tra le facce.
preziosa, risiede nel modo in cui gli atomi C’è anche da dire che il Sella, scienziato,
di carbonio si dispongono nel reticolo cri- politico e fondatore del Club Alpino Ita-
stallino. È proprio questo a creare caratteri- liano, fu forse l’unico tra i ministri dell’eco-
stiche fisiche così diverse (vedi Figura 117). nomia, nella storia d’Italia, ad aver sana-
Quintino Sella (1827-1884) non poté ricorrere to il bilancio dello stato e quindi sapeva
alla tecnica radiografica che sarà scoperta davvero fare i conti.

Le tante forme dei minerali: i silicati


“Un minerale è una sostanza solida cristallina,
reperibile in natura, generalmente inorganica,
con una composizione chimica specifica”
da Capire la Terra, Zanichelli

La società ipertecnologica si regge su note, non può lasciarvi indifferenti. Se vi


di un indispensabile elemento chimico: ricordate abbiamo già trovato un minera-
il silicio. Se dovesse esaurirsi, l’industria le con questa formula chimica: il quarzo,
elettronica si arresterebbe per mancan- uno dei tanti modi in cui la silice cristallizza.
za della sua principale materia prima: Il cristallo di quarzo si distingue subito per
smartphone e TV sparirebbero assieme la forma a prisma esagonale sormontato
alle più importanti e, oramai indispensa- da una piramide. È il risultato di come gli
bili, tecnologie del pianeta. atomi si sono disposti geometricamente
Fortunatamente il silicio lo si trova, combi- nello spazio all’interno del reticolo cristal-
nato con l’ossigeno, nelle rocce più ab- lino (vedi Figura 112).
bondanti della crosta terrestre: i silicati. La struttura fondamentale è costituita
Si ottiene a partire dalla silice, un com- dal tetraedro: immaginate una piramide
posto dove un atomo di silicio (Si) si com- con base a tre lati, ai cui vertici sono posti
bina con due di ossigeno (O), per gli atomi di ossigeno mentre al centro c’è il
amanti delle formule: SiO2, usatissima per silicio (vedi Figura 120).
la produzione di un altro materiale onni- Tutti i silicati sono caratterizzati dalla pre-
presente nella nostra vita: il vetro. senza del tetraedro (SiO4)4-, ciò che può
Fondi la silice, la raffreddi velocemente e cambiare è come si unisce ad altri tetrae-
ottieni il vetro trasparente. dri e ad altri atomi per costituire il cristallo.
Se la parola silice non vi dice nulla, sicura-
mente, una delle sue forme cristalline più

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Minerali e rocce

[Figura 120] - Il tetraedro (SiO4)4- è la struttura costitutiva di tutti i minerali silicati, a sinistra la formula di struttu-
ra, a destra la figura geometrica del tetraedro: gli atomi di ossigeno si dispongono geometricamente nello
spazio ai vertici di una piramide a tre lati mentre il silicio si dispone al centro. Un tetraedro può unirsi ad altri
tetraedri mettendo in comune gli atomi di ossigeno – da Steven Earle, Physical Geology 2015

[Figura 121] - Struttura di A-cristobalite SiO2, un


polimorfo della silice, si osserva come gli atomi
siano inseriti all’interno di tetraedri (SiO4)4- colle-
gati tra loro. Ogni atomo di ossigeno(rosso) lega
due atomi di silicio(grigio) al centro del tetrae-
dro. Contando all’interno del riquadro si nota
che gli atomi di ossigeno sono doppi rispetto a
quelli di silicio. Questa struttura ricorda quella del
diamante, dove però abbiamo unicamente ato-
mi di carbonio – da Wikipedia

[Figura 122] - Struttura del quarzo che mostra


possibili difetti ed impurità, si noti come il Si può
essere sostituito da atomi di Al, Ti e Ge al cen-
tro dei tetraedri, in rosso atomi di ossigeno – da
Wikipedia

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 123] - Struttura dell’olivina. Si tratta di te-


traedri isolati tra i quali si trovano collocati gli ato-
mi di ferro e magnesio – Wikipedia

Nel quarzo i tetraedri sono collegati l’uno È interessante osservare che la parola mi-
con l’altro tramite i vertici: ogni atomo di nerale deriva dal francese minière, cioè
ossigeno fa da ponte tra due atomi di sili- miniera e si capisce quanto sia legata
cio (vedi Figura 121 “Struttura di A-cristo- alla Terra.
balite”, Figura 122 “Struttura del quarzo”). Ecco perché i diamanti sintetici non do-
La cosa diventa interessante quando vrebbero essere considerati minerali ma
atomi di alluminio si trovano nelle vici- cristalli creati dall’uomo artificialmente.
nanze dei cristalli in formazione. L’allumi- Anche i vetri naturali, pur essendo i
nio e il silicio hanno dimensioni atomiche costituenti di alcune rocce, non sono
simili, in effetti sono contigui nella tavola minerali: mancando di una struttura cri-
periodica, questo permette ai tetraedri stallina sono solidi amorfi.
di scambiare gli atomi: alcuni avranno il
silicio al centro altri avranno l’alluminio.
Ne risulta un nuovo gruppo di minerali, i
feldspati.
Abbiamo parlato di minerali: è venuto il
momento di fare un po’ di chiarezza su
questo termine.
Minerali e solidi cristallini sono la stessa
cosa?
La risposta è: a patto che siano solidi cri-
stallini per lo più inorganici, non siano di
origine artificiale e abbiano una specifi- [Figura 124] - Campione di granito con cristalli di
ca composizione espressa da una formu- feldspato monoclino dalla collezione mineralogica
la chimica. dell’Università degli Studi di Padova – da Wikipedia

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Minerali e rocce

I feldspati hanno una struttura cristallina, i plagioclasi potremmo dire che stanno
sono composti inorganici naturali e dun- nel mezzo, propendendo per la crosta
que sono minerali a pieno titolo! Hanno oceanica o continentale a seconda che
una particolarità: sono soluzioni solide. contengano più calcio o più sodio.
Questo vuol dire che la loro composizio- Non è solo la composizione chimica a
ne chimica può variare entro certi limiti, poter variare: anche il modo con cui i te-
proprio come noi, al mattino, mescolia- traedri (SiO4)4- si legano tra loro sono mu-
mo delle soluzioni liquide: latte e caffè. tevoli, il che implica avere reticoli cristal-
Possiamo mettere più latte o più caffè, lini e conseguentemente caratteristiche
ma rimane sempre un caffelatte. fisiche differenti.
La natura fa una cosa simile: prende due La silice, per esempio, può cristallizzare
feldspati e li mescola per ottenerne uno in modi diversi proprio in questo modo,
a composizione intermedia. dando luogo, per esempio, al quarzo e
Il plagioclasio che incontreremo prossi- alla cristobalite: la composizione chimica
mamente è un esempio. È una miscela rimane la stessa, cambia il modo in cui i
tra un feldspato che contiene sodio (Na) tetraedri si dispongono nello spazio. Ma
e uno che contiene calcio (Ca): può ci sono minerali che cambiano ancora
essere più ricco in sodio o in calcio, ma più radicalmente questa struttura.
sempre plagioclasio rimane. Il caso che vi porto per esempio è quello
Al di fuori dei feldspati, tra le soluzione so- delle miche, una famiglia di minerali che
lide, troviamo un minerale che ci accom- incontreremo a breve.
pagnerà in questo capitolo, l’olivina, un Qui i tetraedri silicatici (SiO4)4- formano
silicato con percentuali variabili di ferro delle strutture planari, come se fossero
(Fe) e magnesio (Mg): per gli amanti del- dei foglietti tenuti assieme da deboli for-
le formule (Mg,Fe)2SiO4. ze di natura elettrostatica. Infatti questi
La chimica sembra prendersi qualche li- minerali si separano facilmente lungo
cenza quando si parla di miscele solide quelli che vengono chiamati i piani di
ma sono sempre le regole della tavola sfaldatura, come si può vedere nella foto
periodica a stabilire come e quali atomi che riproduce una muscovite.
si combinano tra loro, anche se con pro- È qualcosa che abbiamo già visto par-
porzioni variabili. lando a proposito della grafite.
Nelle rocce ignee sono la temperatura, la L’industria elettrica utilizza foglietti di mica
velocità di raffreddamento e la composi- per il loro grande potere isolante, mentre
zione dei magmi a determinare questi mix. la cosmetica ne utilizza le proprietà riflet-
Conoscendo i minerali si può capire in tenti per dare un aspetto più luminoso e
quale ambiente e con quali modalità la giovanile alla pelle.
roccia si è formata. Ci sarebbe da dire ancora molto sui mine-
Il magnesio e il ferro, per esempio, carat- rali - il Dana’s New Mineralogy ne descrive
terizzano le rocce della crosta che giace più di 3.700 - ma miche, feldspati e quar-
sotto agli oceani dove troveremo le olivi- zo sono i minerali costituenti di una nostra
ne, mentre la silice caratterizza la crosta vecchia conoscenza, il granito che ci in-
continentale dove troveremo il quarzo, trodurrà nel mondo delle rocce ignee.

121
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 125] - La struttura delle miche (biotite e muscovite nell’esempio). I tetraedri, uniti tra loro, formano
foglietti sovrapposti. I tetraedri sono rappresentati in verdolino, a sinistra viene mostrato un foglietto, a de-
stra vengono mostrati i vari foglietti sovrapposti l’uno sopra all’altro.
Nell’immagine di destra i grossi cerchietti in grigio rappresentano gli ioni potassio (K), è qui che la muscovite
si sfalda in quanto sono presenti legami deboli, che uniscono i foglietti costituiti da un “sandwich” di strati di
tetraedri (SiO4)4- (verdolino) e di idrossido di alluminio (azzurro e bianco) - da Wikipidia

Atomi che si scambiano di posto: “le ragazze del radio”

Prima di chiudere questo breve capitolo L’atomo di radio fu scoperto dai coniugi
e passare a esplorare il mondo delle roc- Curie nel 1898 e valse loro un Nobel. Pare
ce ignee, voglio raccontarvi una storia. purtroppo che proprio il radio fosse stato
Non è a lieto fine, ma ci insegna qualcosa la causa di morte di madame Curie e che
di importante soprattutto dal punto di vi- non fu l’unica vittima di questo elemento.
sta umano, oltre che sul piano scientifico. Tra le proprietà del radio vi è la lumine-
Il radio è un elemento radioattivo. Ci vo- scenza: dipingete una figura con una ver-
gliono in media poco più di 1602 anni nice a base di radio e brillerà nell’oscurità,
perché una quantità di 226Ra si dimezzi il problema è che sarà anche radioattiva.
(decadimento) trasformandosi nel più in- Questo i proprietari della U.S. Radium
nocuo piombo. corporation, una società produttrice di

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Minerali e rocce

vernici radioluminescenti, lo sapevano un altro, e questo succede spesso nei cri-


benissimo ma tennero nascosta la cosa stalli, come abbiamo visto con l’atomo di
alle settanta ragazze assunte per dipin- alluminio e silicio.
gere con un pennellino i numeri e le lan- L’epilogo fu tragico. Le operaie si amma-
cette degli orologi luminescenti. larono e morirono, ma non prima di aver
Tra il 1917 e il 1926 le ragazze, ogni gior- fatto causa alla compagnia: all’operaia
no, non solo vennero a contatto con la Flora Grazia Fryer e alle sue colleghe ci
sostanza, ma l’ingerivano letteralmente vollero due anni per trovare un avvocato
leccando le setole del pennello per ren- che patrocinasse la loro causa, ma non
derlo appuntito. si arresero.
Se osserviamo la tavola periodica degli ele- Nell’autunno del 1928 il processo si con-
menti, la collocazione del radio è quanto- cluse, la società dovette risarcire le sue
meno inquietante. Finisce proprio nella co- dipendenti, a cui però non restava molto
lonna del calcio, stesso gruppo, e questo da vivere.
vuol dire che condivide le stesse proprietà Fu proprio a causa di questa tragedia e
chimiche al punto che il nostro organismo del caso giudiziario che le cose nel mon-
può scambiare un atomo per un altro. do cominciarono a cambiare, perché
Le nostre ossa sono fatte di calcio, anzi nacque il concetto di “malattia profes-
per essere più precisi, sono la riserva di sionale” che apportò una rivoluzione sia
calcio del corpo umano. Ed è proprio qui nel campo sanitario, nella prevenzione
che finivano gli atomi di radio ingeriti dal- sul lavoro e in campo giuridico.
le nostre ragazze, dopodiché la radioat- Il sacrificio di quelle ragazze non fu vano,
tività cominciava a fare danni. Purtroppo dobbiamo al loro coraggio il fatto che
nel mondo dei legami chimici è usuale oggi vi siano tutta una serie di strumenti
che un atomo possa prendere il posto di che tutelano il nostro lavoro.

[Figura 126] - Annuncio


della scoperta del Ra-
dio – da Wikipedia

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 127] - Vulcano Pico Isole Azzorre, sulle sue pendici sono visibili colate di basalto – ph Michele Pregliasco

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Minerali e rocce

LE ROCCE IGNEE

Con diciotto guide e il suo cameriere per- Uno degli argomenti geologici più di-
sonale Têtu al seguito, Horace-Bénédict scussi del ‘700 era la genesi delle rocce,
De Saussure (1740-1799) saliva, nel lon- e non fu un caso se Saussure riportò dal
tano 1787, la vetta più alta delle Alpi: il Monte Bianco un pezzo di granito, lo stes-
Monte Bianco (4.810 m). so che oggi orna la mazza dorata della
Portava con sé barometri, termometri, Repubblica del Cantone di Ginevra. Chi
palloni di vetro, tavole logaritmiche e og- o che cosa avesse creato il granito era
getti personali tra i quali un ombrello e due la domanda del secolo XVIII per la quale
scrittoi. Per questo scienziato ginevrino la Abraham G. Werner e James Hutton sug-
montagna era un irresistibile laboratorio en gerirono la risposta; ma, ahimè, si tratta-
plein air e il Monte Bianco era la chiave per va di due idee inconciliabili.
ricostruire la storia geologica delle Alpi.

[Figura 128] - Horace Bénédict de Saussure, ascensione al Monte Bianco – da Wikipedia

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Era il prodotto della sedimentazione dell’o- 3. Il granito è costituito da cristalli com-


ceano primordiale per i nettunisti mentre penetranti, come le tessere di un
per i plutonisti, si trattava del lento raffred- puzzle, un fenomeno che, come ve-
damento di un magma. dremo presto, è tipico di un lento raf-
Come sappiamo furono quest’ultimi a freddamento.
spuntarla anche perché Hutton raccolse 4. In alcuni affioramenti il granito si tro-
diverse prove inoppugnabili: vava sopra al calcare.
1. Filoni di granito attraversavano e Questo mise la parola fine alla diatriba
interrompevano la stratificazione con i nettunisti, ma la questione del gra-
delle rocce sedimentarie, come se nito non finì qui: bisognava capire come
quest’ultime fossero state attraversa- si formano i magmi.
te da un liquido fuso. All’escursionista che si inerpica sui sentie-
2. Le rocce sedimentarie risultavano ri dell’Argentera sarà capitato di notare
“cotte” dalle alte temperature e si delle rocce alquanto singolari. La roccia,
trasformavano in marmi, con grana pur essendo solida, sembra “sciogliersi” in
saccaroide. rivoli che rimangono impressi, quasi che

[Figura 129] - Migmatite, una roccia a metà strada tra le rocce metamorfiche e le rocce ingnee - val Gesso – ph
Michele Pregliasco

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Minerali e rocce

fossero congelati, sulla pietra. Si osserva- creando aree a composizione granitica.


no vene di cristalli a bande chiare e scu- Il risultato è appunto una migmatite.
re intensamente deformate e piegate.
All’epoca della Reynolds questo feno-
Sono le migmatiti (dal greco Mïyμa = me-
meno era sconosciuto ma qualcuno co-
scolanza), rocce che si trovano nei mas-
minciò a fare esperimenti di laboratorio,
sici cristallini e in altre parti del Mondo e
in particolare a fondere le rocce con un
sulle quali negli anni cinquanta si accese
dispositivo capace di ricreare le pressioni
un aspro dibattito tra l’inglese Doris Rey-
all’interno della crosta terrestre. Si trattava
nolds (1899-1985) e il canadese Norman
del geologo Norman Bowen che consta-
Bowen (1887-1956).
tò quanto fossero alte le temperature per
La migmatite è in realtà in parte roccia ottenere la fusione dei minerali all’interno
ignea (granito) e in parte roccia meta- del suo vaso pressurizzato, troppo alte per
morfica (gneiss), che sfumano e si confon- essere compatibili con quelle presenti nella
dono l’uno nell’altro attraverso pieghe e crosta. Finché aggiunse alle sue rocce ac-
vene, al punto che a volte è difficile capi- qua, presente nella crosta, e ottenne tem-
re dove inizia l’una e termina l’altra. perature e dati che confermavano il ruolo
La dottoressa Reynolds, forte dei suoi dei magmi nella genesi delle migmatiti e di
studi geochimici, spiegò tutto ciò come tutte le rocce ignee, graniti compresi.
trasformazione chimica allo stato solido. Nonostante l’evidenza, sulla genesi del
Ancora una volta al magma veniva ne- granito si schierarono due fazioni dai
gato il suo ruolo fondamentale e al suo nomi curiosi, i “granitizzatori” che segui-
posto un fantomatico agente, che al- vano le idee della Reynolds e i “magma-
cuni chiamarono ichor, avrebbe trasfor- tisti” guidati da Bowen.
mato lo gneiss in granito senza necessità Gli studi di Bowen proseguirono e porta-
della fusione dei materiali; il processo fu rono a osservare che le rocce non fon-
chiamato granitizzazione. dono solo per un aumento di tempera-
In parole povere, la Reynolds negava tura ma anche per un abbassamento
che lo gneiss potesse fondere per dare della pressione che induce una fusione
luogo, raffreddandosi, al granito e gli a temperature più basse. Quando le roc-
esperimenti di laboratorio sembravano ce vengono spinte verso la superficie, e
darle ragione. questa può essere la conseguenza del
Abbiamo già incontrato una roccia me- movimento delle placche, esse si trova-
tamorfica: il marmo e sappiamo che è il no a pressioni decisamente minori rispet-
risultato del surriscaldamento di una roc- to a quelle che c’erano in profondità. Per
cia preesistente, il calcare. Ebbene esi- questo motivo possono iniziare a fondere
stono condizione all’interno della Terra totalmente o parzialmente e si ha quel-
per cui, alcune rocce metamorfiche (ad la che i geologici chiamano una risalita
esempio gli gneiss), possono surriscaldar- adiabatica: in altre parole le rocce fon-
si fino a raggiungere il punto di fusione dono nonostante la temperatura riman-
(fenomeno chiamato anatessi) di par- ga costante. Sotto le dorsali oceaniche, i
te di esse. Questi fusi si raffreddano e ri- materiali in risalita dal mantello fondono
cristallizzano all’interno della roccia stessa proprio grazie a questo fenomeno.

127
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Sono tre le principali zone tettoniche La Reynolds si era sbagliata, ma i suoi studi
dove vengono generati i magmi: portarono a capire come gli atomi si muo-
1. lungo le zone di convergenza, dove vono all’interno delle rocce solide gettan-
una placca affonda in subduzione e do una luce sui fenomeni metamorfici.
le rocce, trovandosi a temperatura Grazie a Bowen sappiamo perché le roc-
molto alte in profondità, in presenza ce fondono e anche come i minerali cri-
di fluidi, cominciano a fondere; stallizzano all’interno di un fuso che si sta
2. lungo le zone con margini divergenti raffreddando, un fenomeno che ci por-
per risalita adiabatica; terà a conoscere ancora meglio il granito.
3. in presenza di punti caldi, dove si ha
una risalita di materiali dal mantello.

[Figura 130] - I magmi si formano in corrispondenza delle zone interessate dai movimenti delle placche
tettoniche. A) - Margini convergenti, B) - Hot Spot (punti caldi), C) - Margini divergenti – da Wikipedia
modificato

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Minerali e rocce

Dentro il granito, una questione di spazio

È venuto il momento di scendere nei det- clasio e di feldspato potassico, ma per il


tagli, dobbiamo osservare i minerali del momento non entriamo in troppi dettagli
nostro affioramento. Per farlo abbiamo mineralogici, quello che vorrei farvi nota-
bisogno di un attrezzo indispensabile: un re è che a prima vista qui di cristalli non
martello. ce ne sono proprio, almeno come noi
Sì, perché dobbiamo spaccare la roccia ce li immaginiamo, specialmente se cer-
per guardare come è fatta all’interno, chiamo il più famoso di tutti, il quarzo.
abbiamo bisogno del campione a mano. Non si vedono che masse grigie informi...
Lo spaccato di fresco, così si chiama la dove è finita la bella forma trigonale del
superficie rocciosa messa a nudo, si pre- quarzo?
senta senza quelle patine di alterazione Solo la biotite, se si osservano con una
prodotte dall’esposizione all’aria aperta. lente i granuli scuri, conserva le facce ti-
Diventa così facile cogliere tutti gli indizi piche, mostra cioè il suo abito cristallino
per capire come quella roccia si è forma- ed è l’unica ad avere l’aspetto di un cri-
ta, da dove proviene, come si chiama. stallo per come noi ce lo aspettiamo.
Visto che un esempio vale più di mille pa- La verità è che i cristalli per formarsi han-
role, ecco a voi, nella foto, un campione no bisogno di tempo e di spazio. Di tempo
di granito. ne hanno tantissimo, il granito proviene
da un magma che ha impiegato moltissi-
mo tempo a raffreddarsi, anche milioni di
anni, quello che può mancare è lo spazio.
Man mano che il magma si raffredda
la temperatura scende e cominciano a
formarsi i cristalli, a partire da quelli che
cristallizzano a temperature più alte (fu
Bowen a sperimentarlo).
La prima a formarsi è la biotite, ed è anche
la più “fortunata”, tutto lo spazio all’inter-
no del fuso è a sua disposizione, ecco per-
[Figura 131] - Granito – ph Michele Pregliasco
ché riesce a formare dei bei cristalli scuri,
La prima cosa che notiamo è una molti- con il tipico abito cristallino, caratterizzato
tudine di granuli, bianco latte, neri e grigi. da facce piane che si possono espande-
Si tratta di minerali, nel granito sono ben re senza ostacoli in ogni direzione.
evidenti, quelli grigi sono di quarzo, quelli I geologi chiamano questi cristalli nelle
bianchi di feldspato e quelli neri sono un rocce idiomorfi, proprio perché hanno
tipo di mica scura: la biotite. una forma propria dettata dalle intera-
I più esperti vi diranno che in realtà i cri- zioni atomiche.
stalli di feldspato sono in parte di plagio- Se si riesce con una lente a osservarli

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

bene, si noterà che il cristallo è formato no alle tessere di un puzzle, compenetrati


da tante lamelle di aspetto esagonale. Le l’uno nell’altro, come già aveva capito
cose si complicano quando, scendendo Hutton che indicava questa caratteristi-
la temperatura, cominciano a formarsi gli ca come la firma delle rocce ignee.
altri minerali. L’ultimo a formarsi è il quarzo proprio
Ecco che nel fuso comincia a crearsi una perché è il minerale che cristallizza alla
competizione per accaparrarsi lo spa- temperatura più bassa ed è anche quel-
zio, i nuovi cristalli trovano la biotite già lo che deve rinunciare completamente
formata, e non solo, devono necessaria- al suo abito cristallino tipico, è anedrale,
mente competere anche tra di loro. ovvero privo di morfologia propria.
Ogni cristallo che si accresce finisce per All’interno del granito il quarzo va a riempire
scontrarsi con un altro che si sta forman- gli spazi vuoti rimasti, si insinua tra gli altri cri-
do o si è formato precedentemente e stalli già formati, il suo aspetto è granuloso e
anziché espandersi in tutte le direzioni non presenta le tipiche facce del cristallo.
per costituire il tipico abito cristallino va Il quarzo all’interno del granito è ancora
ad occupare lo spazio che trova disponi- un solido cristallino?
bile. Il risultato è che i cristalli assomiglia- Abbiate pazienza, lo vedremo tra poco.

[Figura 132] - Granito fotografato al microscopio polarizzato, si nota la compenetrazione dei cristalli – da
Wikicommon

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Minerali e rocce

Il basalto, una questione di velocità ma non solo

Una delle obiezioni che venivano mosse Come sappiamo, fu James Hall a com-
ai plutonisti era che se si faceva fondere il prendere per primo la natura di questo
basalto e poi lo si raffreddava si otteneva fenomeno: le rocce per formare cristalli
una roccia vetrosa: l’ossidiana. hanno bisogno di tempo, più ne hanno e
A differenza delle rocce cristalline, l’ossi- più i cristalli diventano belli grossi e visibili.
diana ha una struttura amorfa, non c’è Gli atomi devono raggiungere i siti ai ver-
alcun reticolo cristallino perché gli atomi tici dei reticoli cristallini, per farlo ci vuole
sono disposti casualmente. La roccia as- del tempo, e se il raffreddamento è trop-
sume l’aspetto di un vetro scuro, che si po veloce rimangono “congelati” lì dove
scheggia (frattura concoide), insomma sono. Il risultato sono cristalli molto piccoli
qualcosa molto più simile a un oggetto o addirittura nessun cristallo nel caso dei
di arredamento che ad una roccia... e in solidi amorfi come l’ossidiana.
effetti l’isola di Lipari è famosa per questo Caso ben diverso è quello del granito.
tipo di gadget che si estrae dalle pendici
È il risultato di un magma che solidifica a
del suo vulcano.
grandi profondità all’interno della roccia,
che è un pessimo conduttore di calore.
Ecco perché si raffredda con tempi che
vanno da migliaia a milioni di anni, più
che sufficiente per sviluppare cristalli che
vediamo facilmente ad occhio nudo.
Il quarzo nel granito, pur non mostrando
il tipico aspetto cristallino (i geologi par-
lano di abito cristallino), è tutt’altro che
amorfo, i granuli sono costituiti da atomi
ordinati geometricamente nella tipica
cella elementare che si ripete e assumo-
no dimensioni decisamente grandi. Solo
che, esternamente, la forma geometrica
interna non ha trovato spazio per espri-
mersi, ma è e rimane un solido cristallino.
Insomma: è un cristallo ma non ne ha affat-
to l’aspetto per quello che noi siamo abi-
tuati a vedere nei musei e nelle gioiellerie.
Il basalto è una roccia che si consolida
in superficie o poco sotto. In questo caso
il raffreddamento avviene in pochi gior-
ni, al più nel giro di qualche mese, ecco
[Figura 133] - Ossidiana proveniente dall’isola di Li-
perché presenta cristalli molto piccoli,
pari – ph Michele Pregliasco molti dei quali visibili solo mediante una

131
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

lente di ingrandimento. E non è escluso si possono trovare dei bei cristalli di olivi-
trovare nel basalto granuli costituiti da na che spiccano lucenti nella pasta di
vetro che non si sono cristallizzati affatto fondo microcristallina nera. L’olivina è un
e pertanto non possono nemmeno esse- minerale femico (ne parleremo tra poco)
re considerati dei minerali. che si forma in profondità, potremmo dire
che è un “messaggero dal profondo”.
Esiste poi una roccia che prende addirittura
il nome dalla sua tessitura porfirica: si tratta
del porfido su cui probabilmente cammi-
niamo tutti i giorni, in Italia è molto apprez-
zato quello della Val d’Adige con cui sono
lastricate vie e piazze in tutta la penisola.

[Figura 134] - Basalto – ph Michele Pregliasco

L’ossidiana è il caso estremo in termini di


velocità di raffreddamento. Qui nessun
minerale è riuscito a formarsi, nulla è riu-
scito a cristallizzare, ci troviamo di fronte
a un solido completamente amorfo, un
vetro, dove gli atomi non sono soggetti [Figura 135] - Il porfido, si vede chiaramente come
ad alcuno schema geometrico. i fenocristalli siano immersi in una pasta di fondo di
colore rosso – ph Michele Pregliasco
C’è poi il caso intermedio, le rocce con
tessitura porfirica che presentano cristalli La sua nascita è avvenuta nel Permiano,
visibili a occhio nudo chiamati fenocri- in una quantità tale da ricoprire 2.500 Km2
stalli, immersi in una pasta di fondo micro- di territorio, la Piattaforma Porfirica Atesi-
cristallina o, addirittura, vetrosa... un po’ na. È il risultato di nubi di gas e materiali
come l’uvetta nel panettone. piroclastici eruttati dai vulcani in forma di
I fenocristalli si sono formati lentamente nubi ardenti. Quando i materiali solidi si
e liberamente in un magma che giace- depositarono sul terreno, a causa dell’al-
va in profondità nella crosta terrestre, si ta temperatura, si saldarono insieme for-
tratta di quei minerali che si formano alle mando il porfido nel quale si riconoscono
temperature più alte. Successivamente il fenocristalli di plagioclasio, quarzo, bioti-
magma ha cominciato a risalire verso la te e altri minerali inclusi in una pasta di
superficie durante l’eruzione e il fuso si è fondo vetrificata generalmente di colore
raffreddato velocemente sviluppando la rosso. A sottolineare la genesi piuttosto ro-
pasta di fondo con cristalli invisibili a oc- vente, questa roccia è conosciuta in ge-
chio nudo o vetri. ologia con il nome di Ignimbrite dal latino
Alcuni basalti sono porfirici, al loro interno ignis (fuoco) e imber (pioggia).

132
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Minerali e rocce

Quindi più siamo vicini alla superficie più calda si beve e i due fenomeni, degas-
la roccia tende a vetrificarsi o a formare sazione e diminuzione della temperatura,
cristalli più piccoli, mi sembra evidente. concorrono ad aumentare la viscosità del
Questo comportamento è anche dovuto magma. In pratica atomi e ioni si trovano
a un’altra caratteristica dei magmi: il loro sempre più ostacolati, con minore possibi-
contenuto di gas. lità di spostarsi per raggiungere i siti delle
strutture cristalline e se tutto ciò avviene
I magmi ne contengono in abbondanza; molto velocemente il risultato è un vetro.
i gas aiutano a mantenerli fluidi, perciò
gli atomi e gli ioni sono liberi di muoversi La polenta è decisamente più viscosa
senza ostacoli. della minestra, possiamo accorgercene
dalla fatica che facciamo quando la ri-
Quando il magma risale verso la super- mescoliamo. Ma i paragoni gastronomici
ficie, la diminuzione della pressione, fa non sono finiti: come si formano vetri e
liberare una gran quantità di gas e, di minerali nei magmi viscosi così si forma-
conseguenza diminuisce la fluidità. no grumi nella polenta e che dire degli
Ovviamente anche alla diminuzione di scoppiettii che udiamo provenire dal
temperatura consegue una diminuzione calderone? Sono i gas che si liberano dal
della fluidità, proprio come la cioccola- nostro impasto.
ta fredda si può mangiare mentre quella

Chiare o scure

Il 18 maggio 1980 con un grande boato e


una nube ardente il fianco nord del vulca-
no conosciuto come monte Saint Helens,
situato negli USA occidentali, lungo la ca-
tena dei monti Cascade, precipitò a valle
travolgendo tutto ciò che incontrava.
Evidentemente quella eruzione era diver-
sa da altre che si annunciavano con bron-
tolii e fuoruscite di lava incandescente e
che tutto sommato si limitavano a questo.
Ebbene, la risposta a questo diverso
comportamento la si può ritrovare nelle
rocce ignee.
Quando un magma si raffredda ecco
che il liquido rovente diventa una roccia
ignea... sì, ma che tipo di roccia sarà?
Abbiamo visto che a seconda della ve-
locità di raffreddamento si possono svi-
luppare cristalli più o meno grandi, solidi [Figura 136] Il Saint Helens il 18 maggio 1980 alle
amorfi e tessiture porfiriche. Queste 08:32 ora locale – da Wikipedia

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

caratteristiche non sono sufficienti per le altre, o per dirla in termini scientifici, sono
classificare un campione, occorre anche meno dense. Sono chiamate felsiche per
sapere quali minerali contiene. ricordare che contengono principalmen-
È chiaro che i minerali saranno il risultato te feldspati (fel), silice (s) e alluminio.
della composizione chimica del magma, Molti chiamano queste rocce acide, ciò
il che è come dire che una pietanza è il non significa che corrodono le mani di chi
risultato dei sui ingredienti: un magma che le maneggia, tutt’altro. Non ci stiamo rife-
contiene silicio, alluminio e ossigeno come rendo all’acidità delle soluzioni acquose,
gas disciolto è molto probabile che, con quanto ad un sistema in voga nei primi
l’aiuto di altri atomi, formerà del feldspato. del 900 per classificare i minerali basato
Per semplificare un po’ il problema della sulle reazioni acido-base. Si riteneva che
classificazione delle rocce ignee possiamo le rocce ignee derivassero dall’acido sili-
suddividerle tra rocce chiare e rocce scure. cico, da qui il loro nome di rocce acide
se contenevano più del 65% di silice. Al
Questa suddivisione rispecchia il conte-
contrario se ne contenevano meno del
nuto di SiO2(un atomo di silicio combi-
52% venivano classificate come basiche
nato con due di ossigeno), questa è la
e intermedie quando il valore si poneva
composizione chimica del quarzo, ma in
tra il 52 e il 65%.
realtà questa molecola entra prepoten-
temente nella composizione di tutti i mi-
nerali silicati e per questo la chiameremo Acida > 65%
genericamente silice.
Silice: SiO2 Intermedia 52% - 65%
I geologi sanno che le rocce chiare con-
tengono alte percentuali di SiO2, per que- Basica < 52%
sto sono anche più leggere rispetto a tutte

Granito Basalto
Roccia acida Roccia basica

[Figura 137] - Granito e basalto, osservate il colore chiaro del granito, chiaro indice di una roccia acida,
ricca in minerali felsici, mentre l’aspetto scuro del basalto, roccia basica, è dovuto ai minerali femici che
contiene – ph Michele Pregliasco

134
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Minerali e rocce

Questa nomenclatura, nonostante sia ob- occasione unica per capire che cosa c’è
soleta, è ancora usata, forse perché ab- là sotto. Sono le rocce con meno percen-
bastanza facile da ricordare, d’altronde tuale di silice in assoluto.
anche le rocce basiche hanno un termi- Sia le rocce femiche sia quelle ultrafemi-
ne scientificamente più corretto: femiche. che sono costituite prevalentemente da
Una roccia è definita femica (fe=ferro e olivina e pirosseno, silicati ricchi di ferro
m=magnesio) perché ha meno SiO2 e e magnesio ed è anche un modo per ri-
maggiori quantità di altri elementi qua- conoscerle visto che questi minerali si di-
li appunto il ferro e il magnesio, ragione stinguono abbastanza bene, al di là del
per cui ha un aspetto scuro. fatto che il peso della roccia ci dovreb-
Ma il primato in questo campo spetta alle be mettere sulla buona strada vista l’alta
rocce ultrafemiche del mantello terrestre, densità del ferro.
non facili da trovare perché amano star- L’olivina ha un bel colore verde bottiglia e
sene in profondità visto che sono le rocce risalta particolarmente tra i pirosseni scuri,
più dense del pianeta, ma nei rari casi olivine particolarmente grandi sono usate
in cui affiorano in superficie sono una come gemme.

[Figura 138] - Rocce ultrafemiche, le peridotiti, sono costituite da cristalli di olivina verdi e pirosseni scuri,
l’affioramento che vedete in questa immagine è situato in Valle d’Aveto (GE) – ph Michele Pregliasco

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 139] - Spaccato di fresco di una peridotite proveniente dal sito di Balmuccia (VC) – ph Michele
Pregliasco

Già nel paragrafo “Oceani muoiono” che crosta continentale mentre la crosta
abbiamo fatto la conoscenza di due oceanica è basica o femica se preferiamo
tipi di crosta: quella oceanica e quella considerare il contenuto importante di fer-
continentale. ro e magnesio.
Vi ricordate? Le dorsali generano soprat- A questo punto diventa anche facile
tutto basalto che tappezza i fondali oce- capire dove sono i vulcani che eruttano
anici mentre in corrispondenza delle zone magmi acidi: saranno in corrispondenza
di subduzione o collisione si formano i gra- delle zone di subduzione, dove le plac-
niti, l’ossatura dei continenti. che convergono: è qui che nascono le
Non resta che fare due più due per capi- rocce felsiche. Al contrario le lave basi-
re che le rocce acide, o felsiche comun- che sono il risultato dell’attività vulcani-
que si voglia chiamarle, non sono altro ca lungo le dorsali oceaniche, dove le

Tipi di crosta Margini Magmi Colore Minerali


Continentale Convergenti Acidi Rocce chiare Felsici
Oceanica Divergenti Basici Rocce scure Femici

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Minerali e rocce

placche si separano e nuove rocce femi- viscosità del magma perché costruisce
che si formano. legami tra i suoi tetraedri, ciò tende a im-
Insomma un modo più chimico per dire le brigliare i gas all’interno del fuso, come in
stesse cose, ma che ci consente una no- una rete da pesca, fino al punto in cui la
tevole precisione nell’identificare la prove- pressione riesce ad avere ragione di que-
nienza delle rocce e ci fa capire il perché i sto ostacolo. Accade così che i fusi acidi,
vulcani in zona di subduzione sono più peri- che ricordo essere ricchi di silice, produ-
colosi degli altri proprio perché, i loro mag- cano eruzioni particolarmente esplosive e
mi, contengono molta SiO2 essendo acidi. pericolose, proprio come quando si stap-
pa una bottiglia di champagne dopo
I magmi non sono costituiti solo da roc-
averla agitata per bene: le pressioni in
ce fuse ma anche da gas che, una volta
gioco da parte dei gas sono veramen-
raggiunta la superficie, non più confinati
te alte e nel caso dei vulcani vanno ben
dalla pressione, si liberano in atmosfera.
oltre a far saltare il tappo. Magmi viscosi
Pensate che un metro cubo di magma possono addirittura tendere a sigillare il
confinato in profondità, una volta giunto in condotto vulcanico, il che può innescare
superficie, può arrivare ad eruttare 670 m3 di una dinamica ancora più esplosiva.
lava; direi che c’è stata una bella espan-
Al contrario i fusi basici generano lave più
sione di materiali e di gas compressi.
fluide che sgorgano in abbondanza dai
Tutto andrebbe per il meglio se non per coni vulcanici, ma con limitati fenomeni
un problema di carattere chimico con i esplosivi, perché i gas si liberano a bas-
tetraedri di SiO2. se pressioni, ci sono meno legami SiO2 a
La silice aumenta considerevolmente la trattenerli.

Caratteristiche Magma basico Magma acido


Profondità di origine in km 100 - 150 650 - 800
Viscosità Bassa Alta
Densità (g/cm3) 2,6 - 2,9 2,2 - 2,5
Contenuto in SiO2 Basso Alto
Prodotti Basalto e gabbro Riolite e granito
Tratto da A. Bosellini

Il monte St. Helens è posto sulla conver- effusivo. Ciò è dovuto alla camera mag-
genza della placca Juan de Fuca e del- matica, posta a una profondità che va
la placca nord-americana, è un vulcano dai 6 ai 14 km, che contiene magmi più
posto in una zona di convergenza. acidi sopra e magmi più basici sotto.
Le sue rocce variano dalla riolite (felsica) Quando sono i magmi acidi a dar luogo
al basalto (femico), ciò evidenzia come all’eruzione questa si fa più violenta ed
le eruzioni in passato abbiano cambiato esplosiva, come successe nel 1980.
più volte il loro carattere, da esplosivo a

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 140] - Monte Sant Helens e assetto geologico – da Wikipedia

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Minerali e rocce

[Figura 141] - Una sezione trasversale della parte superiore della crosta sotto al mt. St. Helens che mostra la
camera magmatica suddivisa in zone – da Steven Earle, Physical Geology 2015

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Classificazione le rocce ignee

Ora abbiamo tutti gli elementi per ten- lice che contengono, suddividendole in
tare una sommaria classificazione delle rocce felsiche, femiche e intermedie tra
rocce ignee. Ci aiuterà a fare un po’ di questi due estremi.
ordine tra le idee esposte fino ad ora. Anche qui il granito è un bell’esempio di
Distinguiamo innanzi tutto le rocce effu- roccia felsica, mentre il basalto è femica.
sive, che se si sono raffreddate veloce- Il gabbro ha la stessa composizione del
mente in superficie, a seguito di una eru- basalto ma, essendo una roccia intrusiva,
zione e tra queste annoveriamo, come sviluppa dei bei cristalli visibili di plagiocla-
rappresentante, il basalto. sio e di pirosseni. Ciò vuol dire che anche
Sono rocce intrusive invece quelle che sono il basalto è costituito da plagiocasi e piros-
cristallizzate in profondità, in tempi lunghi. Il seni ma molto più piccoli essendo effusivo.
granito è in questo caso un valido esempio. La tabella qui riportata aiuta a fare un
Poi possiamo vedere la percentuale di si- po’ di chiarezza.

Rocce intrusive Rocce effusive Minerali più rappresentativi


Granito Riolite Kfeldspato, quarzo, plagioclasio
Diorite Andesite Quarzo, plagioclasio, anfibolo
Gabbro Basalto Plagioclasio, pirosseno
Peridotite Komatiite Olivina, pirosseno

Granito Gabbro Riolite Basalto

Diorite Peridotite Andesite Komatiite


[Figura 142] - Minerali più rappresentativi - Rocce intrusive e rocce effusive – da Wikipedia

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Minerali e rocce

[Figura 143] - Classificazione mineralogica delle rocce ignee. Notate come il granito abbia un’alta per-
centuale di quarzo, feldspato potassico e plagioclasio (ricco in sodio), è una roccia felsica; la riolite ha la
stessa composizione ma si forma in condizioni effusive. Stessa cosa per le rocce mafiche: il gabbro contiene
molto pirosseno e plagioclasio (ricco in calcio), ma in condizioni effusive abbiamo il basalto – da Wikipedia

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Quanto abbiamo visto fino ad ora ci per- Il sistema più usato è quello di Streckeisen,
mette di individuare le caratteristiche più detto anche QAPF, che prende quattro
importanti delle rocce ignee. In realtà vi gruppi di minerali di riferimento. Non voglio
sono altre rocce di questo tipo. però addentrarmi troppo nell’argomento,
Molte rocce che chiamiamo generica- basti ricordare che, in funzione della per-
mente graniti, dal punto di vista petro- centuale di questi minerali rinvenuti sul
grafico, sono rocce diverse. campione, si dà il nome alla roccia.
Abbiamo visto che il granito, quello vero, è
formato da minerali di quarzo, feldspati e
miche. Esistono delle rocce che hanno una
composizione simile ma che contengono
pochissimo, per non dire praticamente
nessun cristallo di quarzo. Sono le monzoniti
che si trovano sull’omonimo monte Monzo-
ni nel gruppo della Marmolada.
Intendiamoci, sempre di rocce intrusive si
tratta, un po’ meno acide rispetto al gra-
nito perché contengono un po’ meno
quarzo, magari perché provenienti da un
magma un po’ più povero in silice.

[Figura 145] - Tonalite, proveniente dalla Presanella


(TR), si tratta di un plutone messo in posto tra l’Eoce-
no e l’Oligocene, fa parte di quello che viene defi-
nito il magmatismo periadriatico. Si caratterizza per
essere povera di k-feldspato – ph Michele Pregliasco

Il problema nasce con le rocce effusive.


Chi riesce a vedere i cristalli a occhio
[Figura 144] - Monzonite, proveniente dalle mon- nudo?
tagne del gruppo del Monzoni (TR) – ph Michele
Pregliasco La risposta è nessuno, fenocristalli a parte
quando ci sono.
Questo esempio ci fa capire come possa In questo caso bisogna ricorrere alle ana-
essere relativamente facile classificare le lisi chimiche o al microscopio.
rocce ignee in funzione delle percentuali di
minerali che contengono, la carta d’identi-
tà della monzonite ad esempio indica per il
quarzo un percentuale inferiore al 5%.

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Minerali e rocce

[Figura 146] - Diagramma di da Streckeisen a forma di diamante in figura. Si nota come il granito (Granite)
abbia un contenuto in quarzo Q tra il 20% e il 60%. Il gabbro al contrario contiene meno del 20% di quarzo,
più del 90% di plagioclasi (P) e meno del 10% di kfeldspati (A). Non fatevi intimidire dai nomi, a noi basta
sapere che sono i minerali a costituire i diversi tipi di rocce. Quarzo(Q), kfeldspati(A), plagioclasi(P) e feld-
spatoidi(F) sono i minerali che sono stati scelti per classificare, su base mineralogica, le rocce ignee intrusive
felsiche – da Wikipedia

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Dentro l’alambicco

Permettetemi di portarvi ancora una volta nel nostro idioma e, in effetti, il muro che
in giro per il mondo, in un sito speciale che vediamo dinanzi sembra davvero una
ci racconta la storia di un vulcano. Siamo barriera costruita dall’uomo. In realtà si
sulle sponde del fiume Hudson, vicino a tratta di basalto di 200 milioni di anni fa,
New York sul continente americano e pre- quindi risalente a un’epoca a cavallo tra
cisamente siamo di fronte alla scogliera Triassico e Giurassico quando da quelle
delle Palisades, le palizzate se traduciamo parti giravano i dinosauri.

[Figura 147] - Hudson River Palisades in Palisades Interstate Park in Fort Lee, New Jersey – da Wikipedia

Il basalto è intruso all’interno di una roc- anziché una roccia intrusiva come il gab-
cia sedimentaria, in altre parole è il ri- bro ma, osservando più attentamente e
sultato di un fuso che è stato iniettato da vicino, le cose sembrano essere un
all’interno della roccia incassante, feno- po’ più complicate.
meno che avevano già osservato Hutton Alla base la roccia è costituita da abbon-
e Marzari Pencati, solo che qui è su una danti minerali di olivina, che viene sostitu-
scala incredibilmente più grande. ita da plagioclasio e pirosseni al centro
Il raffreddamento è stato comunque per sfumare in plagioclasio alla sommità.
abbastanza veloce da formare basalto Che cosa può significare questa sorta

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Minerali e rocce

di stratificazione minerale di una roccia e il potassio per citare i più abbondanti,


ignea? Andiamo con ordine. il problema è che sono mescolati e, se si
Abbiamo detto che il fuso basaltico è sta- raffreddasse di colpo, ne verrebbe fuori
to iniettato nella roccia sedimentaria (are- un unico blocco di basalto.
narie), quindi si è trovato a contatto con Ed è qui che entra in funzione il nostro
le pareti fredde di questo materiale, che alambicco distillatore.
oggi ritroviamo alla base e in alto dell’af- Anche il liquido al centro della roccia in-
fioramento come in figura. Qui il fuso si è cassante ha cominciato a raffreddarsi,
raffreddato rapidamente sviluppando pic- ma più lentamente: Bowen aveva già ca-
coli cristalli, un basalto appunto. pito che non tutto si cristallizza contempo-
È un fuso che contiene silicati di ferro e raneamente, l’olivina è il minerale con il
magnesio ovviamente, ma anche altri punto di fusione più alto e quindi è anche
elementi quali il calcio, l’alluminio, sodio quello che solidifica prima.

[Figura 148] – Serie di Bowen – da Wikipedia


Norman Bowen aveva trovato sperimental-
mente che, raffreddando un fuso, i minerali
non si formano tutti contemporaneamen-
te ma secondo un ordine ben preciso che
dipende dalla temperatura. Durante il raf-
freddamento i cristalli che si sono formati a
temperatura più alta diventano instabili e
reagiscono con il magma per formare cri-
stalli stabili a temperatura più bassa.
Nella serie discontinua, che interessa i mi-
nerali femici, il primo minerale a formarsi è
l’olivina, a temperature dell’ordine dei 1000
°C. Mano a mano che il liquido si raffredda
cominceranno a formarsi tutti gli altri. L’ulti-
mo è il quarzo, a circa 600 °C.
Nella serie continua è il plagioclasio a cri-
stallizzare: avremo un plagioclasio ricco in
calcio alle temperature più alte, circa la
stessa a cui cristallizza l’olivina, cui seguirà
un plagioclasio sempre più ricco in sodio al
diminuire della temperatura.
La sequenza di Bowen è ideale, nella realtà
la composizione del magma può variare: un
magma povero in silicati non riuscirà a cri-
stallizzare il quarzo ad esempio, per altro la
serie si completa solo se il raffreddamento è
sufficientemente lento. Per altro i cristalli neo
formati possono separarsi dal fuso (galleg-
giare o depositarsi sul fondo della camera
magmatica) cambiando il chimismo del
magma. Nonostante ciò la seria fornisce
preziose indicazioni su come avviene la cri-
stallizzazione frazionata. Bowen ci insegna
che la composizione mineralogica di una roccia ignea dipende sia dalla composizione del fuso iniziale sia
dal modo in cui si svolge il processo di cristallizzazione.

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Ecco che cominciano a formarsi i cristalli quella che viene chiamata la cristalliz-
di olivina che, per la loro densità, cado- zazione frazionata: il fuso che proviene
no sul fondo di questa sorta di pentolone dall’interno della Terra subisce dei proces-
magmatico andando a creare un livello si di cristallizzazione, all’interno della ca-
di olivina sopra al basalto. Il raffredda- mera magmatica, che ne vanno a cam-
mento è più lento perché siamo distanti biare la composizione mentre si raffredda.
dalle pareti delle rocce incassanti e quin- Questo spiega come mai si trovano delle
di si sviluppano dei bei cristalli. rocce ignee disposte in letti a composizio-
Sappiamo che olivina vuol dire silicati di ne mineralogica diversa, e spiega come
ferro e magnesio e quindi, man mano che sia possibile partire da un fuso basaltico
si formano, il fuso conterrà sempre meno per arrivare a rocce di composizione mol-
ferro e sempre meno magnesio, quello to diversa, che tendono a essere sempre
che resta è un liquido con una concentra- più acide, un fenomeno che ci aiuterà
zione più elevata di silice, alluminio, cal- a capire come funzionano i vulcani e a
cio, gli ingredienti per il plagioclasio. quali rischi ci espongono.
A questi si accompagna una pioggia di Di fatto è una cristallizzazione frazionata
pirosseni che sottrae il ferro e il magnesio che, in qualche modo, ci ricorda la più
rimasto, a questo punto il liquido non ne semplice distillazione della grappa: si fa
contiene quasi più e la temperatura scen- evaporare prima la parte più volatile me-
de ancora lentamente. Si separano que- tilica, poi si raccoglie e si condensa l’alco-
sta volta cristalli di plagioclasio ricchi in ol etilico, e infine ciò che rimane è la parte
calcio per poi proseguire con plagioclasi meno evaporabile e pregiata: l’acqua.
ricchi in sodio. Ecco spiegati i livelli inter- Ebbene acqua, alcool etilico e metili-
medi: plagioclasi ricchi in pirosseni e cal- co erano tutti contenuti negli acini delle
cio, sormontati da un livello di plagioclasi vinacce all’interno dell’alambicco, noi
ricchi in sodio. li abbiamo solo separati con l’aiuto del
Non fatevi intimidire dai nomi di tutti questi calore. Stessa cosa può fare la camera
minerali che si formano: essi stanno sola- magmatica di un vulcano, solo che fun-
mente rispettando un rigoroso ordine su ziona a rovescio: anziché scaldare raf-
chi si forma per primo, man mano che il fredda un fuso che deposita sul fondo i
fuso si raffredda. suoi prodotti: i cristalli.
È come trovarsi difronte a un cuoco che Insomma è un alambicco che funziona
ha a disposizione acqua, farina, uova, sal- alla rovescia.
sa di pomodoro e mele. Dapprima con la
farina, acqua e pomodoro fa delle pizze,
poi finisce il pomodoro e allora con farina
e uova fa delle crepes e infine, una vol-
ta finite anche le uova, prepara un dolce
con le mele.
Al di là dei paragoni gastronomici, Le Pa-
lisades sono diventate un modello per

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Minerali e rocce

[Figura 149] - L’alambicco delle Palisades – disegno di Marco Viale

All’interno di un vulcano italiano

È venuto il momento di tornare in Italia e viscere più profonde del vulcano fino ad
mettere alla prova le nostre conoscenze arrivare ai materiali eruttati in superficie.
con qualcosa un po’ più complicato, ma Infatti è successo che grazie alle spinte
molto più vicino alle dinamiche profonde prodotte dall’Orogenesi Alpina, le rocce
che generano le rocce ignee. che costituivano l’intero complesso vulca-
Andiamo a scoprire i “resti fossili” del su- nico sono venute a giorno.
pervulcano che si trova tra la Valsesia e la Ma procediamo con ordine. Questo vulca-
Valsessera nelle Alpi occidentali. no è il prodotto di movimenti distensivi della
Qui, milioni di anni fa, è accaduto un fat- crosta terrestre, sono i prodromi che porte-
to eccezionale. No, non mi riferisco alla ranno alla separazione del supercontinente
grande eruzione di questo gigante, quan- Pangea e alla nascita di nuovi oceani.
to piuttosto al fatto che oggi è possibile 280 milioni di anni fa in Valsesia avremmo
passeggiare letteralmente nel suo interno. visto un grande edificio vulcanico, ma
Percorrere la strada che da Balmuccia ar- nessun dinosauro perché sarebbero com-
riva a Prato Sesia (NO) vuol dire risalire dalle parsi 50 milioni di anni più tardi.

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Da dove arrivava il magma eruttato dalla darebbe luogo ai basalti, solo che siamo
montagna di fuoco? ancora a una profondità di 25 Km nel sot-
Ovviamente dal mantello terrestre, di tosuolo e ce n’è ancora di strada da fare.
quella parte superficiale che a causa del- Il fuso era meno denso della peridotite
la separazione dei continenti si trovò a originaria, quindi cominciò a risalire ver-
una pressione decisamente bassa, al pun- so l’alto, fino a che non incontrò le rocce
to che, seguendo le previsioni di Bowen, acide della crosta terrestre. Qui il gioco di
cominciò a fondere. chi è più leggero e chi più pesante si ar-
Ebbene a Balmuccia troviamo proprio i restò: il fuso aveva la stessa densità delle
resti del mantello, una roccia che si chia- rocce incassanti, per cui creò una came-
ma peridotite. ra magmatica nella quale soggiornare.
Questo nome viene dal vecchio nome, Parte del fuso basaltico cominciò a raf-
il peridoto, con cui erano chiamati i cri- freddarsi molto lentamente, e...
stalli di olivina. Le peridotiti sono fatte di Quale è la roccia proveniente da un liqui-
olivina e pirosseni e ne contengono in do basico di tipo intrusivo?
quantità tali da essere annoverate tra le Sicuramente il gabbro, con i suoi cristalli di
rocce ultrafemiche. pirosseni e plagioclasio, che ritroviamo tra
La percentuale dei minerali e la tessitura Balmuccia e Varallo in quello che viene
si accordano molto bene con la densità chiamato il complesso basico.
del mantello riscontrata dalle onde si- Ma è un gabbro in cui si possono ancora
smiche, alle temperature e pressioni che vedere bande di pirossenite intercalate
ci sono sotto la crosta. Da qui a pensare nella sua struttura. Quello che pare un po’
che le rocce del mantello superiore siano strano è che il complesso basico ha uno
peridotiti il passo è breve, il che è corretto spessore di dieci chilometri per un’esten-
secondo i più moderni studi anche se, re- sione di trenta. Un po’ troppo.
centemente, si sta mettendo in discussio- Furono James Quick e Silvano Sinigoi a
ne il fatto che questa peridotite sia effet- trovare una risposta raffrontando questo
tivamente un pezzo del mantello ma ciò gigante fossile con qualcosa di analogo
che ne resta. rinvenuto in Oman.
I pirosseni fondono a temperature più bas- Ebbene la camera magmatica era molto
se rispetto all’olivina, per cui la peridotite più piccola ma, in virtù del fatto che era
fonde solo parzialmente, quella che vedia- posta tra due continenti che si stavano
mo è ciò che ne è rimasto: una peridotite separando, continuava a formare strati di
impoverita dei suoi componenti più fusibili. gabbro lungo le pareti che si distanziava-
Quei filoni scuri che si vedono sull’affiora- no sempre di più, ecco perché oggi sem-
mento sono proprio i rivoli di pirossenite bra che sia così grande.
fusa che risalivano verso l’alto, la fusione Immaginate i cristalli che non solo si depo-
parziale della peridotite produsse un fuso sitavano sul fondo ma anche ai lati della
basaltico, con basso contenuto di silice e camera magmatica, un po’ come quan-
dunque un liquido basico. do il sugo si attacca alla pentola, ma con
Ora noi sappiamo che questo tipo di fuso una grossa differenza: mentre il sugo si

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Minerali e rocce

[Figura 150] - Affioramento di peridotite presso Balmuccia (VC), lo spaccato di fresco mette in evidenza i
cristalli di olivina color verde bottiglia e i pirosseni scuri – ph Michele Pregliasco

[Figura 151] sopra - Bande di pirossenite intercalate nel gabbro pres-


so Isola di Vocca (VC) – ph Michele Pregliasco

[Figura 152] a sinistra - Affioramento di peridotite presso Balmuccia


(VC) – ph Michele Pregliasco

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Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

attacca perché il metallo della pentola è nura posta a ovest si incontrano i mate-
rovente, le pareti della camera magmati- riali eruttati dal vulcano. Sono rocce ef-
ca, a contatto con la roccia incassante, fusive, che testimoniano il “botto finale”,
sono più fredde, ed è qui che il magma si quando si aprì una gigantesca caldera.
può raffreddare formando gli strati di gab- Qui si trovano le rioliti, rocce effusive fel-
bro, mentre al centro il calore è sostenuto siche proprio perché sono il prodotto dei
dal “focolare” del magma che risale. magmi acidi venuti a giorno.
Quella che si venne a formare era una È interessante pensare che siamo partiti da
sorta di “struttura a mezza cipolla”, strati un magma squisitamente basico per arri-
di gabbro con la camera magmatica al vare in superficie con rocce decisamente
centro, che continuavano a sovrapporsi. acide. Ma questo è il potere dei vulcani
È la teoria del gabbro glacier proprio per- che funzionano non solo come distillatori
ché i ghiacciai sono alimentati in modo ma anche come mixer delle rocce.
simile: la loro dimensione è dovuta a con-
tinui apporti di neve, di certo non si sono
formati di colpo, in un singolo evento.
Ma il fuso basico non si limitò a formare
le rocce gabbriche, cominciò a fonde-
re la sovrastante crosta continentale. La
crosta formò un fuso acido, ancora più
leggero, che risalendo a quote più alte
darà luogo al re delle rocce acide intru-
sive: il granito.
Sembra strano pensare che da un margi-
ne divergente possano aver luogo rocce
acide come i graniti, ma questo succede
quando i fusi in risalita fondono e si me-
scolano a pezzi di crosta continentale
formando dei magmi ibridi.
Intanto nella camera magmatica i fusi aci-
di si mescolavano a quelli basici e il liquido
si separava per densità man mano che le
reazioni di formazione dei cristalli procede-
vano. Fu questa la ragione della creazione
di una roccia nota come diorite.
La cosa interessante è che in Valsesia
questi processi sono stati congelati: si
vedono affioramenti di dioriti con sciami [Figura 153] - Aniceti (VC) - Rocce con sciami di inclusi
di gabbri al suo interno. Niente male per di gabbro (parte più scure) nella diorite (parti più chia-
rocce che risalgono al Permiano. re); è un fenomeno che avviene quando un magma
basaltico intrude un magma più acido in avanzato
Infine discendendo la valle fino alla pia- stato di cristallizzazione – ph Michele Pregliasco

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Minerali e rocce

Il rischio vulcanico

[Figura 154] - Napoli all’ombra del Vesuvio – ph Michele Pregliasco

“Arrivò così il 18 marzo, un sabato. Fu quel giorno che il Vesuvio entrò in eruzione. Una gigantesca colonna
di fumo saliva molto in alto... Si sfilacciava, ondeggiava, si spandeva per riformarsi di nuovo, e in quella
massa esplodevano lampi. Da casa della signora Ruggieri non si vedeva affatto il vulcano, non si vedeva
altro che la fumata accompagnata da un sordo mugghiare. Intorno a noi esclamazioni, invocazioni al
patrono della città San Gennaro, mentre le vecchie mormoravano preghiere con il rosario fra le dita.”
Descrizione dell’eruzione del Vesuvio del 1944 di Emmanuel Roblès

L’Italia è paese di vulcani, si sa, e il Vesuvio Il Vesuvio pone un grosso problema, è un


ogni anno è preso d’assalto da torme di vulcano orogenico con tutte le preroga-
turisti, ma quanto è pericoloso? Potrebbe tive del caso: esplosioni, nubi ardenti e
risvegliarsi improvvisamente come fece abbondanti prodotti piroclastici, per di
nel 1944 o peggio ancora nel 79 d.C.? più è piuttosto vicino ai centri abitati.
Ebbene, la pericolosità è il prodotto tra la Non vorrei essere lì e sentire un tremen-
probabilità che avvenga un fenomeno e do boato mentre una colonna di ceneri
i danni che provocherebbe. e gas si innalza per decine di chilometri,

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

formando quello che si chiama la colon- di lava come avvenne, fortunatamente,


na pliniana. Del resto fu proprio ciò che nel 1944. Molto dipende dal tappo. Sì,
vide il giovane Plinio nel 79 d.C. e nessu- perché il condotto vulcanico può esse-
no si aspettava quello che sarebbe suc- re ostruito o aperto e questo cambia so-
cesso. stanzialmente la dinamica dell’eruzione.
Questo è solo l’inizio, i problemi seri co- Provate a pensare cosa succederebbe
minciano quando la colonna collassa se il condotto fosse chiuso: la pressione
sotto il suo stesso peso. Ecco allora che indotta dai gas comincerebbe a cre-
dai fianchi della montagna si riversano scere, fino a quando, a un certo punto
verso valle i flussi piroclastici, materiali e il “tappo salta” e si avrebbe l’esplosio-
gas che viaggiano ad alta velocità, por- ne, l’evento parossistico che produce
tando morte e distruzione. la colona pliniana con tutto ciò che ne
Se poi il flusso incontra acqua o neve, consegue.
tutto quanto si trasforma in una valanga Del resto gli abitanti di Ercolano e Pom-
di fango, il risultato del lahar è sempre lo pei fecero proprio le spese di un’eruzione
stesso: una furia distruttrice. a condotto ostruito che si concluse con
Ma il Vesuvio è anche un vulcano parti- una colata di fango (un lahar) che si ab-
colare, può eruttare con violenza esplosi- batté sulle città.
va oppure esprimersi con blande eruzioni Quello che ci conforta è che oggi il

[Figura 155] - Il sito archeologico di Ercolano (NA) – ph Michele Pregliasco

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Minerali e rocce

Vesuvio è uno dei vulcani più monitorati Vuoi vedere che c’è un rapporto diretto tra
al mondo: ogni sussulto, ogni respiro, ogni placche tettoniche e vulcani? Certo che sì.
movimento della montagna è misurato Quando abbiamo due margini divergen-
per avvertirci, quanto prima, del risveglio ti (con le placche che si allontanano)
del gigante di fuoco che dorme. quello che fonde è una parte del man-
Ma quindi la pericolosità di un vulcano tello terrestre e il liquido arriva in superfi-
è dovuta al fatto che il suo condotto sia cie senza grossi ostacoli. Si hanno vulcani
chiuso o aperto? sottomarini che un po’ per la natura ba-
In realtà il discorso è più complesso, ne sica del fuso, un po’ perché sono immersi
abbiamo già parlato a proposito dei nelle profondità oceaniche non fanno
magmi acidi ed è qualcosa che ha a danni. Cominciano ad assumere un ca-
che fare con la tettonica a placche. rattere esplosivo quando ad allontanarsi
sono due placche continentali, nel mix
La fusione del mantello produce un fuso
del liquido fuso fondono anche pezzi di
basaltico fluido che, in superficie, dà
crosta continentale e questo, ovviamen-
luogo a tranquille eruzioni effusive. Ne
te, ne aumenta l’acidità.
sono un esempio le isole Hawaii, vulcani
che eruttano letteralmente fiumi rossi di La pericolosità aumenta quando i margi-
lava incandescente, al punto da essere ni sono convergenti, ad esempio quando
chiamati vulcani rossi. È uno spettacolo una placca oceanica e una continenta-
veramente infernale. Sono alimentati da le si scontrano. È sempre la pesante plac-
un pennacchio di magma che arriva dal ca oceanica ad andare in subduzione
mantello profondo, un hot spot o punto e a fondere. Nella sua discesa verso gli
caldo che mette in comunicazione la su- inferi, porterà con sé acqua dell’oceano
perficie con il profondo. che c’è sopra – come ci ha insegnato
Bowen – essa abbasserà il punto di fusio-
Le cose si complicano quando il fuso in- ne delle rocce.
contra un ostacolo lungo la risalita, ecco
che si forma la camera magmatica, il no- Ma qui, oltre al basalto, fondono anche
stro alambicco chimico. Qui il fuso cam- le rocce sedimentarie che ricoprono il
bia i connotati, più il soggiorno in camera fondo dell’oceano, quindi partiremo già
magmatica è lungo più il liquido assume con un magma più acido.
un carattere acido e quando trova la Nella sua risalita verso l’alto il magma in-
strada per la superficie, questa volta l’e- contrerà la placca continentale, magma
ruzione sarà violenta. Stiamo parlando acido e roccia continentale che hanno
dei vulcani grigi, grigio diventa il paesag- circa la stessa densità, l’ascensione si in-
gio ricoperto dalle ceneri e dai prodotti terrompe, il fuso ristagna.
piroclastici lanciati a chilometri di altezza Si forma una camera magmatica: l’a-
dalla potenza esplosiva. lambicco chimico entra in funzione e
Vi sono ambienti geodinamici che favo- rocce continentali cominciano a fonde-
riscono i grigi e altri che creano le con- re e a entrare nella “ricetta” del fuso.
dizioni per i rossi, ma è interessante os- Il risultato è un liquido ancora più acido
servare che gran parte dei vulcani sono che, quando risalirà in superficie, darà
allineati lungo i margini delle placche. luogo a un vulcano esplosivo.

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Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 156] - Vulcano, isole Eolie – ph Michele Pregliasco

Come ricorderete i margini convergenti una zona di assottigliamento crostale: il


innalzano montagne, sono cioè il moto- bacino di retro-arco riempito da quello
re dell’orogenesi, ecco perché i vulcani che oggi è il Mar Tirreno.
associati a questo tipo di tettonica sono I vulcani eoliani e gran parte dei vulcani
chiamati orogenici. Per contro i vulcani orogenici peninsulari, similmente ai vul-
associati a una meccanica distensiva, cani andini sono andesitici: producono
dove le placche si separano, sono definiti una roccia effusiva l’andesite costituita
anorogenici, nessuna montagna si alzerà principalmente da plagioclasi e pirosse-
mai a parte il vulcano stesso! ni. D’altronde le Ande con i suoi vulcani
Ebbene molti vulcani Italiani sono oroge- sono il prodotto della placca oceanica
nici, e tra questi il Vesuvio così come il vul- di Nazca che si scontra e affonda sotto
canismo eoliano. Sono fenomeni dovuti la placca sudamericana, qualcosa ab-
allo scontro tra la placca africana che va bastanza simile a quanto avviene da noi.
in subduzione sotto a quella euroasiatica. A Stromboli si hanno esplosioni strombo-
Questo scontro produce in successione, liane persistenti, in pratica non si raggiun-
da est verso ovest, l’innalzamento degli gono livelli di pressione da parte dei gas
Appennini, l’arco vulcanico eolico e infine tali da presentare un pericolo per la

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Minerali e rocce

popolazione, perché il condotto si “svuo- che si trovano sotto il Tirreno: il Vavilov e il


ta” frequentemente. Questo però non Marsili per farvi due esempi.
toglie che la storia eruttiva dello Strom- Anche l’Etna è anorogenico, ma qui i
boli sia stata funestata da eventi paros-
magmi risalgono da una serie di frattu-
sistici distruttivi che non sappiamo se e
quando si potrebbero ripetere. re della crosta terrestre che interessano
la Sicilia, dovute probabilmente ai movi-
Il bacino di retro-arco è una zona di assot-
menti delle placche. Si tratta di magmi
tigliamento della crosta terrestre che si for-
ma alle spalle di una zona di subduzione. basici che arrivano direttamente dalla
Poiché qui la crosta diventa più sottile vie- fusione parziale del mantello. Ecco per-
ne interessata da fratture e risalite di mag- ché tutto sommato l’Etna è un tranquillo
ma, ed ecco i vulcani di tipo anorogenico e grosso vulcano effusivo.

[Figura 157] - Stromboli, il vulcano in eruzione – ph ANSA

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

LE ROCCE SEDIMENTARIE

Abbiamo incominciato parlando proprio di peso (pressione litostatica), tutto quel-


loro, per via delle stratificazioni, ovvero la di- lo che c’è lì sotto. In questo modo i se-
sposizione a strati degli affioramenti rocciosi. dimenti si trovano a essere compressi e
Sono le rocce sedimentarie che, come spremuti dal peso di altri sedimenti che
un manto, ricoprono il 75% della superfi- si accumulano sopra. I vuoti si riduco-
cie terrestre. Non sono abbondanti come no, l’acqua viene espulsa dai pori, e il
le rocce ignee che si spingono nelle vi- calore dovuto alla pressione comincia
scere del pianeta – rappresentano solo a farsi sentire. Nuovi minerali si formano
8% del volume della crosta – ma sicura- per ricristallizzazione, negli interstizi e nei
mente sono le più accessibili e prima o pori si depositano carbonati o silice che
poi tutti le abbiamo calpestate. cementano il tutto. Si ha così quella che
viene chiamata la diagenesi: i materia-
Si suddividono in terrigene, carbonatiche li incoerenti si trasformano in una roccia
ed evaporitiche a seconda della loro gene- dura e compatta che, da un punto di
si e sono il risultato di frammenti di roccia e vista meccanico, ha poco da spartire
di sostanze chimiche che si sono depositate con ciò che era prima. Da un ammasso
sul fondo di un mare o di un oceano antico. di detriti nasce una roccia: una lezione
L’accumulo di questi materiali nel corso di riciclo intelligente che madre natura
di milioni di anni schiaccia, con il proprio sembra volerci insegnare.

Dentro i conglomerati

“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel vedere nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”
Marcel Proust

L’immagine che segue a lato (Fig.158) è muretto fatto dall’uomo, in realtà è un af-
stata scattata in località Punta Chiappa, a fioramento di roccia del tutto naturale e vi
poca distanza dalla piega di San Rocco, du- invito ancora una volta a fare le vostre con-
rante un’escursione nel Parco di Portofino. siderazioni prima di proseguire nella lettura.
Il geologo sta osservando quelli che sem- Si tratta di un agglomerato di ciottoli, da
brano essere dei banali ciottoli in una qui il suo nome scientifico di conglomera-
spiaggia. to, più precisamente questo è il Conglo-
Ebbene la pratica del turismo a tema merato di Portofino, sulla quale si è svi-
geologico, o Geoturismo secondo la mo- luppata una vegetazione adattata a un
derna accezione dei termini, ci insegna ambiente decisamente inospitale, vista
che anche i sassi hanno da raccontare anche l’abbondante insolazione. Fino a
cose molto interessanti, si tratta solo di un po’di tempo fa i conglomerati erano
vederli con gli occhi della geologia. chiamati puddinge, proprio in riferimento
Quello che in apparenza può sembrare un al pudding, il classico budino inglese che

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Minerali e rocce

Un muratore non avrebbe potuto fare


di meglio. I ciottoli, grandi e piccoli, non
sono disposti a caso: seguono dei piani
orizzontali, come se qualcuno li avesse
disposti in quel modo. Per capire questo
fenomeno, ora passiamo a osservare i
singoli sassi.
Sasso è un nome che non piace molto ai
geologi, meglio chiamarlo clasto, perché
proviene dall’aggettivo greco “rotto”,
pensate al vocabolo iconoclasta, colui
che è un distruttore di immagini sacre.
Ma i clasti, almeno la maggior parte, non
sembrano affatto rotti, anzi sono quasi tutti
ben arrotondati, al massimo qualche col-
petto, qualche botta che ci ricorda che si
sono depositati in un ambiente turbolento.
Eppure non c’è alcun dubbio, sono fram-
menti di basalti, calcari e altre rocce che
provengono dallo smembramento delle
montagne circostanti. Vengono da lonta-
no, sono stati trasportati da un fiume o da
un torrente che li ha arrotondati e leviga-
ti come farebbe il migliore degli artigiani
[Figura 158] - Il geologo sull’affioramento del Conglo- della pietra, fino a depositarli sul fondo di
merato di Portofino – ph Michele Pregliasco
un antico mare trenta milioni di anni fa.
Immaginiamo la foce di un fiume che sca-
incorpora pezzi di uvetta e frutta candi- rica nel mare i sedimenti: è lì che si forma-
ta. Uno dei tanti riferimenti gastronomici no i nostri conglomerati, dove le correnti
della geologia. dispongono i clasti lungo direttrici prefe-
Tra i ciottoli si può vedere della sabbia, renziali e dove il cemento calcareo sug-
che, sigillando ogni vuoto, costituisce la gella il tutto a perenne ricordo di questo
matrice del conglomerato: la Terra tende evento geologico.
a riempire ciò che non è colmo, anche Ma non tutti i clasti finiscono per essere
grandi o piccole fratture e faglie sono dei conglomerati: quando il loro percor-
state sigillate da vene di calcite. so è breve e si sono cementati sul posto,
Dalla foto non si può capire, ma vi as- ecco che appaiono con angoli spigolosi,
sicuro che il tutto è stato legato da un un indizio importante per capire da dove
cemento naturale, di natura calcarea, arrivano queste rocce. Per questo i geo-
che rende la roccia decisamente solida logi preferiscono chiamare questo tipo di
nonostante il suo aspetto disarticolato. roccia breccia.

157
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Alcune brecce sono molto apprezzate basaltica quei fluidi che hanno cemen-
dagli architetti, possono essere lucidate tato i frammenti trasformandoli nella roc-
di modo da diventare un apprezzatissimo cia che vediamo oggi.
oggetto di arredamento come questa Ma che succede se i clasti diventano pic-
Oficalce. In questo caso sono stati i vul- coli piccoli? Ecco che abbiamo un’altra
cani a far circolare tra i clasti di natura roccia.

[Figura 159] - Oficalce, affioramento in Val Graveglia – ph Michele Pregliasco

Le rocce terrigene

I conglomerati sono costituiti dai frammenti emerse. Le altre rocce sedimentarie in ef-
prodotti dalla disgregazione di altre rocce. fetti si formano totalmente all’interno di mari
Per questo motivo sono catalogati all’in- e oceani. Questo vuol dire che una roccia
terno delle rocce clastiche per distinguerle terrigena ci porta un messaggio provenien-
da quelle che sono il prodotto della depo- te da un antico continente e dalle catene
sizione chimica o dell’attività biologica. montuose che ci stanno sopra.
Alcuni autori al termine rocce clastiche Più il terreno viene spinto verso l’alto, più
preferiscono quello di rocce terrigene, per le rocce sono esposte all’azione erosi-
restringere la loro provenienza alle terre va del clima: caldo, freddo, ghiaccio e

158
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Minerali e rocce

acqua per citare i principali attori della La roccia che vediamo in figura è una
degradazione meteorica, dopodiché la arenaria, si distingue dai conglomerati
gravità fa il resto per trasportare i mate- perché i clasti hanno la dimensione del-
riali nei punti più profondi della terra: mari le sabbie, con un diametro compreso
e oceani. tra i 2 mm e 1/16 di mm. È una roccia

[Figura 160] - Un clasto di arenaria con al centro un dente di squalo fossilizzato – ph Michele Pregliasco

[Figura 161] - Ingrandendo un particolare si vede che l’arenaria è costituita da minuti granelli di sabbia ce-
mentati tra loro – ph Michele Pregliasco

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

facile da riconoscere, se ci passiamo la Dobbiamo dare uno sguardo sull’intero af-


mano sopra sembra proprio di tocca- fioramento, occorre vedere come sono di-
re la sabbia del mare. La prima cosa da sposte le stratificazioni se sono presenti.
guardare è la composizione: dobbiamo os- Gli strati ci dicono se i sedimenti sono stati
servare i granelli di sabbia per scoprire che depositati dalla turbolenza di un torrente
possono essere costituiti dal disfacimento di o se si sono posati sul fondo di una laguna.
un granito. Si tratta di osservare quello che i geologi
In questo caso troveremo granuli di quar- chiamano la struttura di un affioramento.
zo, di feldspato e miche. In verità pos- Alcune strutture ci riportano ad ambienti
siamo ritrovare i granuli provenienti da desertici nel quale il vento ha creato stra-
qualsiasi tipo di roccia, sedimentarie com- tificazioni incrociate, altre si sono forma-
prese, che abbia avuto la sorte di produr- te in ambienti litoranei, dove le onde del
re i sedimenti che stiamo osservando. mare hanno impresso delle ondulazioni
Possiamo trovare i minerali costituenti così nella sabbia chiamate ripple, e ancora
come piccoli frammenti delle rocce madri. laminazioni incrociate lasciate dai sedi-
Poi possiamo osservare i granuli: se hanno menti dei fiumi.
spigoli vivi o arrotondati, tale caratteristi- La classificazione delle rocce terrigene è
ca ci indica se il sedimento abbia subìto abbastanza semplice, si tratta di determi-
un trasporto più o meno lungo. nare il diametro dei clasti (tabella a lato):

[Figura 162] - Ripple marks, Val Maira (CN) – ph Michele Pregliasco

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Minerali e rocce

Diametro dei clasti Sedimento Roccia


> 2 mm ghiaia Conglomerato
< 2 mm sabbia Arenaria
< 1/16 mm silt Siltiti
< 1/256 mm argille Argilliti

Rocce carbonatiche

[Figura 163] - Borgio Verezzi (Sv), cava di Pietra del Finale dismessa – ph Michele Pregliasco

Sulla parete c’è qualcosa che attira la differente di rocce sedimentarie. Sono le
nostra attenzione, è lì proprio al centro rocce carbonatiche che rappresentano
dell’immagine: non c’è alcun dubbio, un ponte tra il mondo degli esseri viventi
quelle sono proprio delle conchiglie in- e quello dei minerali.
castonate nella roccia. Devono il loro nome alla chimica che le
Scalare questa parete è il miglior modo per costituisce basata sui carbonati, quell’u-
fare la conoscenza con un tipo veramente nione tra atomi di carbonio e ossigeno

161
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

che dà luogo a due minerali molto impor- colonizzato i mari di tutto il mondo.
tati: la calcite CaCO3 se si legano al calcio La calcite è il carbonato più sintetizza-
e la dolomite CaMg(CO3)2 quanto entra in to dagli organismi viventi assieme al suo
gioco anche l’atomo di magnesio. polimorfo, l’aragonite, che si differenzia
Nelle calde acque tropicali, ricche di solamente nella struttura cristallina, ma
questi elementi in soluzione, è abbastanza entrambi sono dei carbonati di calcio.
facile spostare l’equilibrio chimico per ot- Ecco che così la vita marina ha comin-
tenere un granello di calcite. L’evoluzione ciato a lavorare come una grande indu-
lo ha capito presto, e così gli animali con stria che produce carbonati.
un corpo molle hanno imparato a servirsi
di questo espediente chimico per dotarsi E dove vanno a finire una volta che l’or-
di uno scheletro o di un guscio carbonati- ganismo che li ha prodotti muore?
co. E fu tutto un fiorire di gusci, conchiglie, La maggior parte torneranno in soluzione,
spine che, in un mondo dove la preda- semplicemente si disciolgono, ma qual-
zione è all’ordine del giorno, costituì una cosa sfugge a questo processo e si de-
vera assicurazione sulla vita. I primi a farlo posita sul fondo del mare o dell’oceano
furono i microorganismi unicellulari, molti dove, in seguito alla diagenesi diventerà
dei quali, ancora oggi, sono racchiusi in una roccia, il calcare. Il processo diage-
una teca dalla quale fuoriescono sola- netico difficilmente cancella le tracce la-
mente le loro appendici necessarie alla sciate dalla vita sommersa, ecco perché
locomozione e alla predazione. Tra questi troviamo così tanti fossili come le conchi-
i più famosi sono i foraminiferi che hanno glie nell’immagine.

[Figura 164] - Foraminiferi, Rocchetta Nervina (IM) – ph Michele Pregliasco

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Minerali e rocce

[Figura 165] - Sezione di ammonite, l’interno è stato completamento riempito da cristalli di calcite che si sono
depositati durante il processo di fossilizzazione. Le camere della conchiglia separate da setti sono pienamen-
te visibili – ph Michele Pregliasco

Va detto però che quando sono i micror- Quindi, quando vediamo una parete alta
ganismi a produrre il calcare, per vedere mille metri di calcare, pensiamo che quel-
i loro gusci è necessaria una lente se non lo sia stato il lavoro di milioni di organismi
un buon microscopio. nel corso del tempo geologico, e alcuni
avevano dimensioni microscopiche.
I foraminiferi ne sono un esempio e, per il
Le rocce carbonatiche ci portano dei
loro numero e la loro storia evolutiva, sono
messaggi provenienti dai mari e dagli
degli ottimi fossili guida.
oceani in cui si sono formate. Dalla loro
Sono particolarmente utili nella datazione analisi si può capire se il mare era freddo
relativa delle rocce; sono una sorta di Vir- o caldo, se era profondo o basso, vicino
gilio che ci guida negli abissi del tempo. alla costa o in pieno oceano.

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Piattaforme carbonatiche

Attorno a un’isola vulcanica, i coralli eri- Sotto il peso del reef corallino l’isola vul-
gono il loro muro difensivo: la scogliera canica comincia a sprofondare, ed
corallina. Lo fanno entro 20-30 metri di ecco i coralli cercare di tenere il passo
profondità massima, dove arriva luce con la subsidenza (figura 2), continuano
sufficiente e dove i frangenti portano nu- a costruire verso l’alto, finché del vulca-
trimento: insomma non è un caso che si no non rimane quasi più traccia.
siano sistemati proprio lì. Quello che emerge (figura 3) è un atollo,
Ciò che appare in superficie è un anello con una laguna al centro, bordata dalla
di corallo che circonda il vulcano men- scogliera corallina (indicata dalle palme
tre sotto la scogliera si congiunge con il nel disegno), da dove inizia il pendìo che
fondale. si immerge nelle profondità oceaniche
In questa vecchia illustrazione viene mo- con un caratteristico profilo a trapezio.
strata la sezione di un atollo corallino du- Ora guardate queste foto, è il Latemar,
rante tutte le fasi del suo sviluppo, secon- il gruppo montuoso che si estende tra le
do quanto Darwin aveva suggerito. provincie di Trento e Bolzano.
Vi ricorda qualcosa?

[Figura 167] - Il Latemar – ph Michele Pregliasco

Ebbene sì, si tratta di un atollo ma con


una genesi un po’ diversa da quella dei
suoi fratelli dell’oceano Pacifico.
Innanzi tutto qui il vulcano non c’è, al suo
posto abbiamo un piastrone carbonatico
adagiato sul fondo di un mare tropicale.
[Figura 166] - Questa sezione illustra la formazione di A causa di movimenti avvenuti nell’Anisi-
barriere e atolli coralline da Atlantic reef corals, a co il piastrone si ruppe e alcuni blocchi si
handbook of the common reef and shallow-water
corals of Bermuda, Florida, the West Indies, and Bra-
inclinarono al punto che una parte riuscì a
zil (1948) – da Wikipedia (pubblico dominio) emergere da un mare basso e caldo.

164
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Minerali e rocce

Quindi vediamo delle isole sulle quali, È come fare un tuffo in quell’epoca re-
tutt’attorno, cominciarono ad attecchire mota per ritrovarsi su quella antica “sco-
gli organismi costruttori. gliera” in mezzo al mare e ai batteri.
Siamo nel Triassico medio, 245 milioni di La “scogliera” del Latemar era molto bas-
anni fa e i mari non si erano ancora ripresi sa rispetto a quelle attuali, praticamente
dalla catastrofica estinzione di massa a non era niente di più di un margine che
cavallo tra il Trias e il Permiano. Il corallo contornava la laguna, da qui è d’obbligo
è un organismo altamente specializzato, usare il termine “scogliera” tra virgolette.
sensibilissimo alle più piccole variazioni
All’interno del margine ecco la laguna,
ambientali come, purtroppo, i cambia-
una zona di acque tranquille, al riparo
menti climatici ci stanno dimostrando.
dalle onde dove, complice l’evaporazio-
Quei pochi sopravvissuti non potevano
ne, si depositarono sedimenti stratificati.
essere gli artefici di un atollo, in compen-
so abbondavano alghe e batteri, più op- Cosa ben diversa era il margine esterno,
portunisti, adattabili alle nuove condizio- quello che si affacciava direttamente sul
ni di vita e capaci di aggregare cristalli mare che veniva colpito da onde e tem-
di calcite. peste e da cui pezzi di “scogliera” finivano
Ecco trovati gli organismi bio-costruttori per rotolare verso il fondale. Si creò così
del Latemar. una scarpata che raccordava il margine
al fondo oceanico con i sedimenti strati-
Dobbiamo usare il microscopio per tro-
ficati, strati che seguivano l’andamento
varne le tracce, non scorgiamo strati ma
del pendìo inclinati, o come direbbe un
solo particolari depositi carbonatici, mi-
crobialiti, create da comunità di batteri, geologo, clinostratificati.
che hanno depositato in situ il carbonato Nell’immagine si vedono le linee bianche
di calcio “in maniera incrostante”. Inca- orizzontali che raffigurano le stratificazio-
stonati nel calcare massivo troviamo po- ni della laguna interna e le linee bianche
chi coralli e piccole spugne, nella stessa inclinate relative alle clinostratificazioni
posizione in cui erano milioni di anni fa. della scarpata.

[Figura 168] - Il Latemar sul quale è stata disegnata una fantasiosa rappresentazione dell’antico “atollo” co-
rallino con la sua laguna –disegno di Marco Viale

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Elementi di Geologia

Nell’Anisitico vi fu un fiorire di piattaforme • una laguna interna stratificata oriz-


carbonatiche, così i geologi ci hanno in- zontalmente
segnato a chiamare queste strutture che • un margine che bordava la laguna di
costellano il nostro paese. calcare massivo
In un primo momento la subsidenza del- • la scarpata clinostratificata
le piattaforme spinse gli organismi a svi-
Nel Giurassico le piattaforme sprofonda-
luppare verso l’alto le loro costruzioni.
rono all’interno di un nuovo oceano in
Si ebbe cioè una aggradazione delle
formazione, l’Oceano Ligure-Piemonte-
piattaforme.
se. Questo annegamento le portò ben al
Poi la subsidenza diminuì e allora si co- di sotto della zona dove arrivava la luce
minciò ad allargare la piattaforma, una del sole, decretando la fine degli organi-
progradazione verso il mare aperto. smi costruttori. In seguito furono coinvolte
Ecco che oggi il Latemar come altri grup- e riesumate dall’orogenesi alpina per tro-
pi montuosi italiani ha tutte le caratteristi- varsi dove le vediamo oggi.
che di un atollo:

Le Dolomiti

Déodat Guy Silvain Tancrède Gratet de


Dolomieu non pensava di diventare uno
scienziato, almeno fino a quando non gli
capitò un fatto che diede una svolta alla
sua vita. Fin dall’infanzia era stato desti-
nato a diventare cavaliere dell’Ordine
di Malta. Proprio quando raggiunse il suo
scopo, uccise un uomo in un duello. A
quei tempi non c’era molto da scherzare,
neanche per un nobile: un tale delitto era
punito con la pena di morte. L’epilogo fu
il carcere a vita che solo con l’intervento
di Papa Clemente XIII si concluse con la
ritrovata libertà. L’esperienza del carce-
re e l’intera vicenda che avrebbe potuto
concludersi in modo decisamente peggio-
re, senza l’intervento papale, produsse un
cambiamento nella vita del giovane: ave-
va scoperto la sua vocazione per la scien-
za. Rimase comunque un avventuriero fino
alla fine. Nel 1789 egli si trovava in Tirolo e
sapeva che le rocce di quelle montagne,
[Figura 169] - Dolomiti viste dalla baita Segantini, pas- chiamati Monti Pallidi e noti per il colore ros-
so Rolle (TN) – ph Michele Pregliasco so al tramonto, erano costituite da calcare.

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Minerali e rocce

Nicolas suggerì di chiamare dolomite


quel nuovo minerale che lo spirito di os-
servazione di un cavaliere votato alla
scienza aveva scoperto.
Saranno poi gli inglesi Josiah Gilbert e
George Churchill, a dare una svolta alla
toponomastica, nel 1864 pubblicheran-
no un loro resoconto di viaggio nei Monti
Pallidi dal titolo “The Dolomite mountains”.
Da quel momento quei monti saranno co-
nosciuti come Dolomiti da tutto il mondo.
[Figura 170] - Una goccia di acido cloridrico diluito su Dolomieu abbracciò la causa di Napo-
una roccia calcarea produce effervescenza –
ph Michele Pregliasco
leone, d’altronde il suo animo irrequieto
non gli avrebbe permesso di voltare le
E da buon geologo sapeva anche che spalle all’avventura, cosa che purtroppo
qualche goccia di acido cloridrico su lo porterà alla morte.
quella roccia produce un’effervescenza Fortunatamente la dolomite è sopravvissu-
dovuta all’anidride carbonica che si li- ta al suo scopritore, e questo è certamente
bera in atmosfera. D’altronde sappiamo un vantaggio a essere un minerale.
bene che nella molecola della calcite tre La formula della dolomite l’abbiamo già
atomi di ossigeno sono legati a uno di car- vista precedentemente ma può giovare
bonio, basta un po’ di acido, per liberare ripeterla: CaMg(CO3)2
l’atomo di carbonio legato a due di ossi-
Qui il magnesio può sostituire il calcio nel
geno, l’anidride carbonica appunto CO2.
reticolo cristallino, e, guarda caso, calcio e
Il fatto era che i campioni, provenienti dai magnesio sono nella stessa colonna della
Monti Pallidi, di reagire con l’acido cloridri- tavola periodica e dunque stesso gruppo.
co proprio non ne volevano sapere.
L’atomo di magnesio è più piccolo rispet-
La cosa era quantomeno curiosa, e un av- to a quello del calcio e questo fa assume-
venturiero prestato alla scienza non pote- re alla roccia, chiamata dolomia delle
va che interrogarsi su un simile fenomeno. caratteristiche meccaniche e chimiche,
Mandò i campioni al chimico Nicolas un po’ diverse rispetto al calcare. Infatti è
de Saussure, figlio del famoso Horace una roccia più resistente agli acidi come
Bénédict e il responso non si fece atten- abbiamo visto e che tende a fratturarsi
dere, quella roccia non era costituita da creando delle pareti verticali, le stesse
calcite ma da un carbonato doppio di che hanno reso famose le Dolomiti.
calcio e magnesio che non liberava così Ma non solo, i cristalli di dolomite sono più
facilmente la CO2. grandi e possono riflettere la luce del sole
Nel 1791, in piena Rivoluzione Francese, e lo fanno particolarmente bene spe-
pubblicherà sul Journal de physique l’ar- cie quando le Dolomiti assumono il loro
ticolo: “Su un genere di pietre calcaree caratteristico colore rosa che sfuma nel
molto poco effervescente con gli acidi e viola, riflettendo la luce del tramonto, la
fosforescente per collisione”. enrosadira.

167
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Purtroppo la dolomitizzazione tende an- si concluse… bè, si concluse con un so-


che a cancellare le tracce fossili, cristal- stanziale fallimento! La questione è an-
li più grandi vuole anche dire perdere i cora aperta.
dettagli impressi sulla roccia, e tra questi Per alcuni sono ancora i batteri a forni-
ci sono anche le impronte fossili. re la marcia in più per compiere il mira-
Quindi stiamo attenti: colo della trasformazione e se così fosse
Dolomite è il minerale di cui è fatta la le dolomiti sarebbero, ancora una volta,
roccia dolomia che ha dato origine alle figlie di questi piccoli esseri viventi. Per al-
Dolomiti. tri intervengono le acque dolci o ancora
Ma come nasce la dolomia? acque ipersaline che aggiungono il ma-
È molto probabile che la roccia dolomiti- gnesio al cocktail chimico dei calcari, av-
ca, almeno una parte, sia stata in prece- viando una sostituzione tra atomi di calcio
denza un calcare. e magnesio.
In laboratorio è impossibile produrre do- Al problema poi si aggiunge il fatto che
lomia, almeno a temperature compati- certe dolomie sono primarie, cioè sono
bili con quelle ambientali, il calcare non rocce nate direttamente dalla deposi-
ne vuole proprio sapere di trasformarsi zione di cristalli di dolomite. Ma anche
in dolomia. Ci provò Lynton S. Land con in questo caso nessuno sa esattamente
un esperimento che durò 32 anni e che dire come e perché.

Cicli

[Figura 171] - Alpinista sulle pareti delle tre Cime di Lavaredo, sono ben evidenti le stratificazioni – ph Michele
Pregliasco

168
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Minerali e rocce

L’immagine precedente ritrae una delle fondo tramite il caratteristico uncino è


pareti delle Tre Cime di Lavaredo, siamo un fossile molto comune da queste parti,
al confine tra Veneto e Alto Adige, nelle tanto da meritarsi l’appellativo di zocco-
Alpi Orientali. lo del diavolo.
La roccia è dolomia e si vede chiaramen- Proseguendo invece verso l’alto si incon-
te che è stratificata. Con un po’ di spirito trano i resti di tappeti algali, le stromatoliti,
di osservazione si nota un’altra cosa, gli che ci raccontano di un ambiente diverso:
strati si ripetono con la stessa sequenza: una spiaggia soggetta alla marea (i geo-
fateci caso, si alternano in maniera ripe- logi chiamano questo luogo piana di ma-
titiva e ritmica livelli di colore e composi- rea). E ancora più in alto, dove lo strato fini-
zione diversa. sce, strutture di essicamento ed erosioni, ci
Andando a osservare meglio uno qualsiasi fanno capire che il terreno era completa-
di questi strati si può provare a capire me- mente emerso, la spiaggia non c’era più.
glio il fenomeno. Questo vuol dire che il mare non è sem-
La parte inferiore è testimone di un am- pre stato lì: si è ritirato ed è avanzato più
biente di mare basso, nel quale prospe- volte, lasciando impresso negli strati que-
ravano gasteropodi e bivalvi. Il Mega- sto suo andare e venire.
lodon, con la conchiglia ancorata sul Sono quelli che i geologi chiamano cicli

[Figura 172] - Un ciclo peritidale nel dettaglio – ph Michele Pregliasco

169
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

peritidali che hanno una durata compre- Fu proprio qui che il nostro scienziato ela-
sa tra 10.000 e 100.000 anni. bora una idea che coniuga la geologia
Dunque ogni strato di questa dolomia con l’astronomia: il clima terrestre è in-
corrisponde ad un ciclo di innalzamen- fluenzato dalle oscillazioni dell’asse del
to (trasgressione) e prosciugamento (re- pianeta.
gressione) di un mare che lambiva una Le variazioni periodiche dell’inclinazione
piattaforma carbonatica. assiale, l’eccentricità orbitale e la pre-
Il problema è capire come mai questi cessione dell’orbita terrestre comporta-
cicli sembrano essere regolari quanto lo no ripercussioni sul clima e, secondo lo
sono gli spessori degli strati. Il mistero po- scienziato, potrebbero anche essere la
trebbe essere stato svelato da uno scien- causa delle glaciazioni. Queste variazioni
ziato serbo: Milutin Milankovitch. hanno una ciclicità che potrebbe esse-
Anche qui la storia si ripete, siamo nel re messa in relazione con gli strati della
1914, era appena scoppiata la guerra nostra dolomia, e quindi con le variazioni
tra Austria e Serbia, e troviamo Milutin pri- del livello del mare causate da periodi di
gioniero degli austriaci. Come Dolomieu clima caldo seguiti da climi più rigidi.
ci ha insegnato sembra che la prigionia Clima freddo vuol dire maggior volume
faccia del bene alla scienza anche se di ghiaccio concentrato ai poli e, con-
questa volta più che di carcere duro si seguentemente un abbassamento del
trattò di arresti domiciliari. livello del mare.

[Figura 173] - I Cicli di Milankovitch – da Wikipedia

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Minerali e rocce

Che cosa è uno strato

[Figura 174] - Gli strati erosi nelle Gole della Breggia nel Canton Ticino della Svizzera, sono costituiti da alter-
nanze di solido calcare e marne più tenere, le marne sono più facilmente erodibili per cui sono state incise
lasciando dei vuoti tra gli strati di calcare – ph Michele Pregliasco

Per scoprire che cosa sono gli strati la È ovvio che sul fondo sarà sedimentata la
cosa più semplice è crearli. Ovviamen- sabbia che abbiamo versato per prima
te non potremo attendere milioni di anni e in cima avremo gli strati più recenti, da
per cui abbrevieremo di parecchio i tem- qui è facile capire che cosa sia una suc-
pi ricorrendo anche un po’ all’immagina- cessione sedimentaria.
zione. Ciò che occorre è un recipiente Nella realtà i sedimenti si accumulano per
trasparente pieno d’acqua in cui si ver- milioni di anni e per migliaia di metri, ragio-
serà della sabbia di diversi colori e diver- ne per la quale il peso del materiale com-
sa granulometria. Si otterranno così pro- patta i granuli che, espellendo l’acqua,
prio degli strati che si sovrapporranno gli lasciano al suo posto i sali minerali che ce-
uni agli altri a seconda della successione mentano il sedimento, trasformandolo in
di colori e granulometrie che abbiamo una roccia compatta.
versato, ben visibili attraverso le pareti Quindi quello che vediamo oggi nelle
trasparenti del contenitore. rocce sedimentarie stratificate è questa

171
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

alternanza di granulometrie, colori e tipo-


logie di roccia che dà luogo agli strati.
È interessante osservare che, nel corso
del tempo e della storia geologica, gli
strati possono emergere ed essere espo-
sti agli agenti atmosferici. Si avrà un’ero-
sione che cancellerà una parte o la tota-
lità degli strati esposti.
L’alternanza tra erosione e sedimentazio-
ne è qualcosa da tenere ben presente
quando si osservano gli strati: qualcosa
può mancare nella sequenza stratigrafi-
ca proprio perché erosa in epoche pre- [Figura 175] - Stratificazioni in un contenitore traspa-
cedenti. rente – disegno Marco Viale

[Figura 176] - Arenarie nel “Far West” del Monte Cervarola (Appennino settentrionale) – ph G. Margheritini

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Minerali e rocce

Terrigene o carbonatiche

Quando un paesaggio è costituito da roc- Vicino alla costa o in corrispondenza dei


ce sedimentarie non è difficile distinguere delta dei fiumi la sedimentazione è terri-
le rocce terrigene da quelle carbonatiche. gena. Sono sedimenti che spesso ci rac-
La roccia carbonatica è meno solubile, contano del sollevamento e della conse-
tende solitamente a creare versanti ripidi guente erosione di una catena alpina.
e pareti verticali come se fossero tagliati Sono i fiumi e i torrenti a prendere in cari-
con il coltello, tutto il contrario dei dolci co questi materiali e a depositarli nei ba-
pendii coperti da vegetazione sotto alla cini marini e oceanici.
quale troviamo le rocce terrigene. A completare il panorama delle differen-
I calanchi sono l’esempio più eclatante di ze tra terrigeno e carbonatico, sembra
come può diventare una roccia terrigena che vi siano delle rocce che proprio non
costituita da argille sotto l’azione erosiva e sanno da che parte stare.
dilavante dell’acqua. Una fitta rete di sol- Quando i carbonati si mescolano con le
chi scende dai fianchi dell’affioramento. argille, quello che ne risulta è una roccia
Anche il colore può aiutare, mentre i calcari nuova chiamata marna.
hanno tinte neutre, sul grigio, le rocce terri- Le marne che abbiamo già incontrato
gene non solo sono più scure ma possono all’inizio di questo testo, non è difficile ri-
anche assumere una varietà di colorazioni conoscerle, la loro superficie spaccata
dovute all’alterazione del sedimento. di fresco sembra polverosa, reagiscono
Ovviamente non mancano le eccezioni, poco con l’acido, e quando lo fanno
un calcare fittamente stratificato o inten- si vedono particelle scure di argilla che
samente fratturato può essere il motivo emergono dalla schiuma bianca. Toc-
di una dolce collina erbosa, così come cando la superficie si percepisce la “pol-
un’arenaria potrebbe essere la ragione vere” sotto le dita.
di una parete di roccia. Le marne sono il prodotto dell’incon-
Quando siamo nel dubbio non resta che tro dei sedimenti delle terre emerse con
ricorrere allo stesso espediente che usò Do- quelli del mare, un connubio che può av-
lomieu: una boccetta di acido cloridrico di- venire a seguito delle frane sottomarine
luito, basta qualche goccia, se il campione che rimescolano i sedimenti e li trasporta-
“frigge” siamo in presenza di calcare. Ma no nelle zone più profonde dell’oceano.
dobbiamo anche capire quali messaggi
dal tempo profondo ci mandano le rocce.
Le rocce carbonatiche si formano in un
ambiente marino dove i sedimenti con-
tinentali non riescono ad arrivare. È qui
che si formano i calcari puri, a volte co-
stituiti da microrganismi che vivono al lar-
go, i foraminiferi.

173
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 177] - Calanchi in Appennino settentrionale – ph G. Margheritini

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Minerali e rocce

CCD e rocce silicee

La sigla CCD sta per profondità di com- In questo modo molti organismi unicellu-
pensazione dei carbonati, e ci dice una lari si rivestono di un guscio di silice, tra
cosa molto semplice: al di sotto di una queste potrei annoverare le diatomee, i
certa profondità di circa 4.500-5.000 me- radiolari e le spugne.
tri, il carbonato di calcio viene disciolto. I loro sedimenti producono una roccia
È una questione di chimica e di pressione molto usata dall’uomo primitivo: la selce.
che si raggiungono a quelle profondità.
Proprio perché fatta interamente di quar-
Questo vuol dire che in quelle zone non zo microcristallino si scheggia facilmente
può esistere alcuna roccia organogena, ed è possibile creare strumenti da taglio
fabbricata da un organismo? e frecce. Alte rocce simili sono i diaspri,
In realtà no, perché oltre ai carbonati gli caratteristici per le loro colorazioni.
organismi possono sintetizzare molecole
basate sul silicio, un elemento abbon-
dantissimo nelle acque dei mari.

[Figura 178] - Nodulo di selce rinvenuto presso le Marocche di Dro (TN) – ph Michele Pregliasco

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 179] - Diaspri ematici del Monte Treggin (GE) – ph Michele Pregliasco

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Minerali e rocce

Rocce chimiche o evaporitiche

[Figura 180] – Courtesy Ron Blakey, NAU Geology modificato, Messiniano

Immaginate di partire da Genova e di cascata e così ebbe termine l’isolamen-


arrivare a Tunisi a piedi, e quando dico a to del Mediterraneo dall’oceano e la sua
piedi intendo tracciando una linea retta lenta agonia per mancanza di ricambio
che passa per la Sardegna. d’acqua!
5 milioni di anni fa probabilmente lo si po- Questo è quanto accade quando l’eva-
teva fare, il mare Mediterraneo era eva- porazione supera l’apporto da parte dei
porato, avremmo camminato tra distese fiumi e soprattutto degli oceani attigui.
di gesso e salgemma o al più avremmo La testimonianza di quell’evento è giunta
nuotato in una sorta di salamoia. Tutto fino a noi attraverso le rocce evaporitiche
sommato sarebbe stato come passeggia- che affiorano in alcune regioni italiane o
re sul fondo di una pentola dimenticata che giacciono nelle profondità del Tirre-
sul fuoco. no. La formazione Gessoso Solfifera, anche
La crisi di salinità del messiniano finì quan- chiamata “vena del gesso”, è una di que-
do si riaprì lo stretto di Gibilterra e l’Atlanti- ste con i suoi affioramenti nel bolognese e
co ritrovò la strada verso il Mediterraneo, in Romagna. In Italia abbiamo affioramen-
probabilmente lo fece con una grande ti evaporitici anche molto più antichi: la

177
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 181] - Un campione di gesso della formazione Gessoso Solfifera – ph Michele Pregliasco

[Figura 182] - Gessi bolognesi: la formazione Gessoso Solfifera facilmente erodibile crea numerosi calanchi –
ph Michele Pregliasco

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Minerali e rocce

[Figura 183] - Formazione a Bellerophon sul Sentiero Geologico Valles-Venegia nel Parco Naturale Paneveg-
gio - Pale di San Martino (TN) – ph Michele Pregliasco

formazione a Bellerophon, dal nome della dolomie di natura evaporitica, anziché


tipica conchiglia che la caratterizza, è il ri- organogeni come avviene quando sono
sultato dell’intensa evaporazione delle la- prodotti direttamente dall’azione degli
gune formate dall’ingressione dell’ocea- organismi marini.
no di Tetide durante il Permiano superiore Poi comincia a precipitare il gesso, che è
(260 milioni di anni fa). Oggi ne troviamo un solfato di calcio.
traccia dalla valle dell’Adige alla Carnia. Segue il salgemma e in questa salamoia,
Ma che cosa è una roccia evaporitica? rimangono sali di potassio e magnesio che
Deriva dall’evaporazione parziale o tota- sono i più solubili e quindi gli ultimi a de-
le di un mare o di un lago, ciò che resta positarsi.
sono i sali che erano disciolti nell’acqua: il Quindi, se si osserva un affioramento di roc-
comune sale da cucina (cloruro di sodio), ce evaporitiche, si troveranno alla base i
ma anche il gesso così come i carbonati. calcari e le dolomie, quindi seguono i gessi
Anche qui si formano cristalli e la loro di- sopra ai quali troviamo il banco di halite,
mensione è in ragione della velocità con così i geologi chiamano il salgemma.
cui il processo si è svolto: più è lento e Proprio perché il salgemma è all’apice del-
con condizioni climatiche costanti, più i la sequenza ed è molto solubile è difficile
cristalli diventano belli grossi. trovarlo in affioramento, più comune è rin-
I primi a formarsi e a sedimentare sono venire sequenze che finiscono con i gessi.
i cristalli di calcite e dolomia, che sono È chiaro che quando si trovano queste
dei carbonati poco solubili. Da qui si ca- sequenze vuol dire che lì un mare si è riti-
pisce che esistono dei calcari e delle rato o un lago si è prosciugato.

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

La classificazione delle rocce sedimentarie

Rocce sedimentarie
Terrigene Provengono dalla disgregazione e frammentazione di rocce pree-
sistenti. Area continentale
Carbonatiche Bio-costruite, provengono dall’attività biologica degli organismi
Evaporitiche Precipitazione di sali
Silicee Costituite da detriti silicei

In geologia troverete classificazioni diver- abbiate un buon bagaglio di conoscen-


se a seconda dell’autore e della finalità ze per comprendere classificazioni più
che si propone. Questa è molto sempli- complicate di questa.
ficata, ma penso che a questo punto

[Figura 184] - Vena del Gesso romagnola - Riva San Giacomo – ph Maria Teresa Castaldi

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Minerali e rocce

LE ROCCE METAMORFICHE

Non c’è pace per le rocce, sono in un Manca però ancora qualcosa per com-
continuo divenire trasformandosi le une pletare il ciclo di vita delle rocce.
nelle altre. Cosa succede quando i corpi rocciosi si
Dalla disgregazione può nascere una trovano a chilometri di profondità?
nuova roccia sedimentaria così come Qualcosa dovrà ben succedere!
dalla fusione e successivo raffreddamen-
to può nascere una roccia ignea.

Il metamorfismo

Che il cammello sia un animale partico- sformare la stessa roccia in qualcosa di


larmente adattato all’ambiente deserti- nuovo, una roccia metamorfica.
co è evidente. Anche le rocce, pur non La roccia di partenza è chiamata protoli-
essendo organismi viventi, devono adat- te: un calcare (roccia sedimentaria), per
tarsi quando trovano nuove condizioni esempio, che si trasforma in un marmo
ambientali. (roccia metamorfica). In questo caso la
E non è solo il calore a spingerle verso il composizione mineralogica rimane inal-
cambiamento: giocano un ruolo impor- terata: cristalli di calcite avevamo e cri-
tante anche la pressione e i fluidi. stalli di calcite troviamo nel marmo. Ciò
Per fare un esempio, quando la subdu- che può cambiare è la loro grandezza:
zione arriva a una profondità di 15 km, piccoli nel calcare, grandi nel marmo.
la roccia può raggiungere temperature
dell’ordine dei 450° C e una pressione
4.000 volte superiore a quelle della super-
ficie e, lì sotto, viene liberata acqua.
Più si scende in profondità, più la tempe-
ratura e la pressione aumentano, e non
è solo questo il caso in cui una roccia si
riscalda o viene compressa: può entrare
in contatto con un fuso proveniente da
un’eruzione vulcanica, o essere coinvol-
ta dall’orogenesi.
È la tettonica delle placche la principale
causa di tutto ciò.
Possono essere rocce ignee o sedimen-
tarie, il risultato non cambia, i minerali
devono trovare un equilibrio con le nuo-
[Figura 185] - Campione di marmo, son ben visibi-
ve condizioni ambientali: si trasformano, li i cristalli di calcite – da Karla Panchuk, Physical
cambiano aspetto fino al punto da tra- Geology

181
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Quando il calcare va incontro al meta- La tipica stratificazione delle rocce se-


morfismo, i cristalli si accrescono contem- dimentarie scompare, in questo caso è
poraneamente e stabiliscono dei rappor- sia la composizione mineralogica che la
ti caratteristici tra cristallo e cristallo, delle struttura a cambiare.
nuove geometrie. Quello che può essere
perso è il contenuto fossilifero. Qualcosa
si acquista e qualcosa si perde, ma ciò
che otteniamo è un prodotto molto ap-
prezzato dagli scultori e di qualità mec-
caniche superiori alla roccia di partenza.
Caso ancora diverso è quello dell’argil-
lite, una roccia sedimentaria terrigena
che può trasformarsi in scisto quando tro-
va le giuste condizioni metamorfiche: qui
si creano grandi cristalli di mica che pri-
ma non c’erano. A farne le spese sono i
minerali argillosi che si riorganizzano dan- [Figura 186] - Campione di micascisto, sono ben vi-
do luogo al nuovo minerale. sibili i cristalli di mica dalla caratteristica lucentezza
madreperlacea – da Wikipedia

Metamorfismo in base alla natura del Protolite


Rocce Rocce metamorfiche
Argillite, marna Ardesia, fillade, micascisto, gneiss, migmatite
Basalto, gabbro, andesite, diorite Metabasalto, scisto verde, anfibolite, scisto blu, eclogite
Peridotite Serpentinite
Calcare, dolomia Marmo
Granito, riolite, granodiorite, arco-
Metagranito, metariolite, gneiss
se, grovacca
Arenaria quarzosa, selce Quarzite

Le rocce metamorfiche possono subire a metamorfiche piuttosto comuni.


loro volta metamorfismo? Metamorfico deriva da una parola greca
La risposta è sì, in pratica qualsiasi roc- metamorphoùn che significa trasformare.
cia può trasformarsi in una nuova roccia Ma a che profondità avvengono questi
metamorfica quando trova le giuste con- processi?
dizioni di pressione, temperatura e fluidi Mentre le rocce sedimentarie apparten-
che catalizzano il processo. gono ad ambienti di superficie e quelle
Così un metagranito può diventare uno ignee provengono da fusi che giungo-
gneiss quando le condizioni ambientali no dal mantello e dalla crosta inferiore,
si fanno più estreme, entrambe rocce i processi metamorfici si svolgono a

182
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Minerali e rocce

profondità comprese tra la crosta supe- delle dorsali oceaniche che alterano le
riore e quella inferiore, tipicamente tra i rocce e il metamorfismo di contatto, do-
10 e i 30 km di profondità. Va poi ricor- vuto alla risalita di magmi che scaldano
dato il metamorfismo idrotermale: acque le rocce circostanti. 
calde, come quelle in corrispondenza

Tappe significative relative ai primi studi sul metamorfismo


Hutton in “Theory of the Earth” ipotizza l’influenza del calore nelle trasformazioni
1795
di rocce sedimentarie in metamorfiche
Hall riscaldando il calcare in condizioni di pressioni elevate ottiene un marmo,
1801
dimostrando sperimentalmente l’ipotesi di Hutton
1833 Lyell in “Principles of Geology” diffonde lo studio delle rocce su base attualistica
Il tedesco Grubenmann ipotizza un costante aumento della temperatura con la
1904
profondità
Barrow descrive la zoneografia del basamento metamorfico delle Highlands
1912
Il norvegese Goldschmidt introduce principi termodinamici nel calcolo della
temperatura di formazione di un materiale metamorfico
1920 Il filandese Eskola definisce le Facies metamorfiche

Temperatura, pressione e fluidi

Come un mantra, mi sentirete più volte Come risultato possono formarsi nuovi
parlare di temperatura, pressione e fluidi minerali o riorganizzarsi quelli preesistenti
in questo capitolo. con cambiamento della forma, della di-
Date del tempo alle rocce (qualche mi- mensione e della loro disposizione.
lione di anni), scaldatele, aumentate la Queste trasformazioni avvengono sen-
pressione e aggiungete acqua. Esse si za arrivare alla fusione della roccia e alla
trasformeranno. formazione di magma, in questo caso si
Perché? otterrebbe una roccia ignea. Il metamorfi-
Temperature elevate rendono più mobili i smo avviene a temperature intermedie tra
componenti delle strutture cristalline. Il ca- quelle alle quali si formano le rocce sedi-
lore fornisce quell’energia che indebolisce mentarie e quelle dei processi magmatici.
le interazioni elettrostatiche che imprigio- È un processo che riguarda i corpi solidi.
nano gli atomi nei reticoli cristallini (ne ab- Semplificando il discorso, gli atomi posso-
biamo parlato nel capitolo sui minerali). no muoversi all’interno dei solidi se hanno
Abbiamo così atomi che possono muo- sufficiente tempo e calore per riorganiz-
versi per stabilire nuovi legami e nuove zarsi e formare nuovi minerali all’interno
interazioni più stabili. delle rocce.

183
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

L’altro ingrediente del metamorfismo è la I fluidi possono trasportare i componenti


pressione: minerali stabili a pressioni ordi- delle strutture cristalline in maniera molto
narie diventano instabili quando sottopo- efficiente e veloce (sempre rapportato
sti a pressioni molto alte. ai tempi geologici necessari per queste
Infine i fluidi (come acqua e biossido di trasformazioni).
carbonio) e altri fattori catalizzano il fe- Temperatura, pressione e fluidi: è tutto
nomeno, accelerano il metamorfismo qua il segreto del metamorfismo.
come se spingessero sull’acceleratore.

I fattori che regolano il metamorfismo

La composizione della roccia originaria determina, ovviamente, quella del-


la roccia metamorfica che ne deriva. Atomi e ioni della roccia originaria si
Protolite
troveranno, diversamente combinati e dislocati nei reticoli cristallini, nella
roccia metamorfica.
I minerali sono stabili entro un preciso range di temperature, al di fuori del
quale si trasformano in nuovi minerali stabili. Per fare un esempio abbastan-
Temperatura
za comune, la maggior parte dei minerali argillosi sono stabili fino a circa
150° o 200°C, al di sopra, si trasformano in miche.
La pressione determina, come la temperatura, la stabilità dei minerali. Inol-
tre può influenzare la struttura del materiale. Le rocce metamorfiche sono
Pressione
generalmente più dense di quelle originali perché i grani minerali si organiz-
zano in strutture più compatte.
I fluidi, ad esempio l’acqua, aumentano la velocità con cui gli ioni (atomi
caricati elettricamente) possono trasferirsi da un minerale all’altro. Pertanto
l’acqua non necessariamente cambia il processo metamorfico ma bensì la
Fluidi velocità con cui esso avviene.
L’acqua è inoltre responsabile di un tipo di metamorfismo chiamato idroter-
male, quando le rocce entrano a contatto di acque molto ricche di mine-
rali disciolti e, interagendo con esse, subiscono fenomeni di metamorfismo.

Tempo Le reazioni metamorfiche sono molto lente e richiedono milioni di anni.

184
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Minerali e rocce

Collisione continente-continente e George Barrow

Verso la fine dell’800 George Barrow ven- sfuggì qualcosa che costituirà una pietra
ne incaricato di eseguire il rilevamento miliare negli studi sul metamorfismo.
di una parte degli altopiani scozzesi, le Occorre premettere che questi territori
Highlands. Sembrava un lavoro come un furono testimoni di un’orogenesi molto
altro, ma a quel geologo britannico non antica, quella Caledoniana.

[Figura 187] - Schema delle diverse catene della orogenesi Caledoniana e Acadiana, nel Devoniano. La
linea di costa attuale è indicata in grigio. Successivamente, con l’apertura dell’Atlantico, parti della catena
caledoniana furono divise – da Wikipedia

Sembra incredibile ma, 500 milioni di anni Ebbene Barrow trovò, inconsapevolmen-
fa, Scozia e Inghilterra non erano unite: te, le rocce testimoni della collisione tra i
facevano parte di continenti diversi, la due continenti.
Laurentia e l’Avalonia e, in mezzo, c’era Egli si accorse che la roccia cambiava
l’oceano di Giapeto. la sua composizione mineralogica, man
100 milioni di anni dopo le placche entra- mano che avanzava sul terreno riscontrò:
rono in convergenza: l’oceano scompar- clorite, biotite, granato, staurolite, cianite e
ve, nacque la catena montuosa Caledo- sillimanite e non solo, anche la grana dei
niana e la Gran Bretagna si unì. minerali aumentava progressivamente.

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Barrow (1883) - Highlands of Scotland - in metapelite

Clorite Granato Cianite


Biotite Staurolite Sillimanite
(chlorite) (garnet) (kyanite)

Aumento della grana -------->

Aumento della temperatura -------->

Che cosa era successo? Quello che mi chiedo è che cosa ha cam-
Gli studi di laboratorio di insigni petrologi, biato la temperatura della roccia in ma-
quelli che come Hall facevano esperi- niera progressiva per creare questa singo-
menti “arrostendo” le rocce nei crogioli, lare sequenza?
dimostravano che quella sequenza di mi- Per rispondere a questa domanda dob-
nerali si forma quando una certa roccia, biamo trasferirci in Canada, nella Nuova
per esempio un’argillite, viene sottoposta Scozia.
a temperature sempre più alte. Anche qui 400 milioni di anni fa avvenne
All’aumentare della temperatura i minera- un’orogenesi, quella Acadiana, che innal-
li diventano instabili e altri prendono il loro zò i monti Appalachi e anche qui si trova
posto, usando gli atomi e gli ioni che si sono una situazione molto simile a quella su cui
resi liberi. Barrow camminò.

[Figura 188] - La Staurolite, si


presente spesso in cristalli a
forma di croce greca o di
sant’Andrea – da Wikipedia

186
Club Alpino Italiano
Minerali e rocce

[Figura 189] - Metamorfismo


regionale nel Meguma Terra-
ne Nuova Scozia. Come si può
notare abbiamo una succes-
sione di rocce (rappresentate
in diversi colori) caratterizzate
dal fatto di contenere diversi
minerali che vanno dalla dalla
clorite (verde) alla sillimanite
(viola) – da Physical Geology
by Steven Earle.

[Figura 190] - Temperature di


metamorfismo dei minerali in-
dice – da Physical Geology by
Steven Earle.

Quello che si può notare dalla cartina è la loro temperatura è di scendere in pro-
che, partendo dalla zona con le rocce fondità nella crosta terrestre: più si scen-
contenenti clorite (verde), i terreni si avvi- de più il calore aumenta.
cendano con rocce costituite da minerali La sillimanite, ad esempio, dovrebbe esser-
che si formano a temperature crescenti, si formata a circa 20-25 km di profondità.
riproponendo, all’incirca, la sequenza di È l’orogenesi in questo caso a darci una
Barrow: qui troviamo l’andalusite al po- mano: quando si formarono i rilievi mon-
sto di staurolite e cianite. La Terra riserva tuosi durante una convergenza tra plac-
sempre qualche sorpresa. che tettoniche.
Un modo che hanno le rocce di aumentare La crosta terrestre si inspessisce man mano

187
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

che le montagne si sollevano. Ipotizzando getta a una temperatura di circa 270° C


che, per ogni km di roccia, la temperatura (fate i conti, 30° C per ogni chilometro di
salga di circa 30° C, sotto alle montagne profondità).
fa molto più caldo che sotto alle pianure. Dopo la formazione del rilievo, la stessa roc-
cia si trova sotto a 18 km di materiale roc-
cioso (aggiungiamo i 9.000 metri di altezza
del rilievo Himalayano ai precedenti 9 Km di
profondità), il che vuol dire essere sottopo-
sta a una temperatura di circa 500° C.
La crosta, sotto alla catena montuosa, au-
menta la sua temperatura e lo fa in modo
progressivo in funzione della profondità.
In poche parole: più la crosta è spessa,
più fa caldo.
Questo spiega ciò che avvenne nel Megu-
[Figura 191] - Il tunnel del San Gottardo passa sotto le ma Terrane della Nuova Scozia, nel corso
Alpi. Le rocce al suo interno raggiungono tempera- dell’orogenesi Acadiana: sotto alla neo-
ture dell’ordine dei 50° C – da wikipedia nata catena montuosa degli Appalachi,
si formarono nuovi minerali nella roccia, in
Pensate all’Himalaya e ai suoi 9.000 metri relazione alle condizioni di pressione e tem-
di quota e proviamo a fare qualche con- peratura sempre più alte mano a mano
to in una situazione ideale. che si scendeva in profondità.
Quando l’Himalaya non esisteva ancora, Il disegno seguente ci dà un’idea più
una roccia a 9 km di profondità era sog- precisa.

[Figura 192] - Nell’Immagine


vengono mostrate le isoterme,
le zone metamorfiche sono rap-
presentate utilizzando colori simili
a quelli della figura precedente.
Notare come la crosta inspessita
a causa della collisione conti-
nentale (le montagne ne sono
un’evidenza) affondi nel man-
tello – da Physical Geology by
Steven Earle.

188
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Minerali e rocce

Ma come fecero tutti questi livelli a veni- mento di una nave carica di carbone e
re alla luce? più alta rispetto alla stessa nave vuota.
In questo caso venne in soccorso l’ero- Ciò che vediamo oggi è ciò che c’era lì
sione: stiamo parlando di catene mon- sotto: una volta tolto il carico delle mon-
tuose di 400 milioni di anni che sono sta- tagne, smantellate dall’erosione, la cro-
te in parte smantellate dall’azione degli sta è tornata a galleggiare verso l’alto,
agenti atmosferici. portando alla luce le rocce più profonde
Il carico della catena montuosa aveva con i loro minerali, testimoni delle tempe-
spinto la crosta un po’ più in basso, in rature raggiunte durante l’orogenesi.
pratica era affondata nel mantello allo È come lasciare andare un tappo di su-
stesso modo in cui la linea di galleggia- ghero immerso in una vasca d’acqua.

[Figura 193] - Nuova Scozia, se-


zione schematica attuale at-
traverso il Meguma Terrane. Le
montagne sono state erose.
Quando hanno perso massa, la
base della crosta si è sollevata
gradualmente, spingendo verso
l’alto il nucleo della regione me-
tamorfica in modo che le zone
metamorfiche un tempo sepolte
in profondità siano ora esposte in
superficie – da Physical Geology
by Steven Earle

Ma perché una volta tornata in prossimi- peratura a catalizzare il fenomeno me-


tà della superficie la roccia non è torna- tamorfico, mentre una diminuzione della
ta alla sua configurazione mineralogica stessa tende a inibirlo. Per questo motivo
originale? quando le rocce risalgono verso la super-
In effetti sembrerebbe intuitivo pensare ficie, venendosi a trovare a temperature
che, ripristinando le condizioni di tempe- sempre più basse, molti dei nuovi minera-
ratura a cui si formò il protolite, i nuovi mi- li riescono a conservarsi, portandoci una
nerali dovrebbero scomparire per lascia- testimonianza di ciò che avvenne in pro-
re posto a quelli stabili a temperature e fondità.
pressioni minori, un fenomeno chiamato Ecco perché certi minerali sono conside-
metamorfismo retrogrado. rati dei geotermometri o dei geobarometri
È così solo in parte: è l’aumento di tem- quando consideriamo anche la pressione

189
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

alla quale le rocce sono soggette. Il termo- riconoscendo un basso, medio e alto
metro con cui misuriamo la febbre indica grado caratterizzato da temperature
la temperatura massima raggiunta anche crescenti.
quando è portato a temperatura inferio- Quello che Barrow sbagliò è ritenere che
re. Stessa cosa fanno i geotermometri. queste trasformazioni fossero causate dal
Non solo, grazie al metamorfismo retro- riscaldamento indotto da un plutone che
grado, è possibile ricostruire il percorso si era intruso nelle rocce (metamorfismo di
che la roccia ha compiuto durante la ri- contatto), un fenomeno di portata troppo
salita verso la superficie. limitata per giustificare un evento su scala
Tornando nel vecchio mondo della Scozia così ampia (metamorfismo regionale).
e a Barrow, fu questa la prima volta che Ciò non impedì a Barrow di ricevere la
venne messa in relazione l’aumento di tem- medaglia d’onore da parte della Royal
peratura con l’intensità del metamorfismo. Geological Society of Cornwall nel 1912
Barrow lo chiamò grado metamorfico, per la sua intuizione.

Convergenza oceano-continente

Direi che è oramai chiaro come tutti i più dente: nella collisione tra placche conti-
importanti processi metamorfici possano nentali le rocce hanno circa la stessa den-
essere messi in relazione con la tettonica sità, al contrario le placche oceaniche
delle placche, come abbiamo visto nel sono molto più dense e quindi, quando
caso precedente: una convergenza tra convergono verso una placca continen-
placche continentali e la conseguente tale tendono a immergersi sotto di essa.
formazione di un rilievo. Queste rocce, che si trovano su di una
Ma che cosa succede quando a entrare sorta di scala mobile, scendono a pro-
in collisione sono una litosfera continen- fondità considerevoli abbastanza velo-
tale e una oceanica? cemente, almeno secondo gli standard
In altre parole che succede quando un dei tempi geologici, e non hanno il tem-
oceano sparisce sotto a un continente? po di riscaldarsi.
È qualcosa che successe nel passato: vi ri- Il risultato è che a parità di profondità le
cordate l’Oceano Ligure-Piemontese che temperature sono più basse, quindi le
sparì sotto la placca africana? Ed è qual- rocce si trovano in condizioni di pressione
cosa che succede ancora oggi in alcuni molto alte con temperature relativamen-
luoghi della Terra. te basse rispetto alla norma.
Abbiamo già visto che la densa litosfera Ecco che si ha un metamorfismo di alta
oceanica andrà in subduzione sotto a pressione e bassa temperatura.
quella continentale, portando in profon- In queste condizioni si forma un minerale
dità le rocce della crosta e i sedimenti conosciuto come glaucofane (Na2(Mg3Al2)
che si sono depositati sopra di essa. Si8O22(OH)2), di colore blu-azzurro; è un
È un caso molto diverso rispetto al prece- componente importante di una famiglia

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Minerali e rocce

[Figura 194] - Metamorfismo


della crosta oceanica in subdu-
zione, seguendo le curve delle
temperature (isoterme) si nota
una zona più fredda in corrispon-
denza della subduzione: a parità
di profondità la temperatura è
minore rispetto ai terreni che non
sono stati subdotti – da Physical
Geology by Steven Earle

di rocce conosciute come facies degli


scisti blu. Se non hai mai visto gli scisti blu
ti potrei dire che è normale: solitamente
queste rocce continuano la loro discesa
lungo il piano di subduzione trasforman-
dosi in eclogiti a circa 35 km di profon-
dità, per poi terminare il loro viaggio nel
mantello.
Tuttavia può accadere che queste roc-
ce trovino la strada per tornare in super-
ficie, portandoci messaggi dal profondo.
È quello che è successo in alcune zone
delle Alpi dove si riscontrano i relitti di
questo fenomeno. [Figura 195] - Scisti blu a glaucofane – da Wikipedia

Tipi di metamorfismo

Quando si cammina sui sentieri delle Alpi mentre in prossimità dei plutoni (magmi
si entra in contatto con rocce che han- incassati nella roccia) si ha quello che
no subìto metamorfismo: è un fenomeno viene definito metamorfismo di contat-
che si produce nelle radici delle catene to. Infine in corrispondenza delle grandi
montuose. Nei livelli più profondi delle faglie si ha il metamorfismo cataclastico.
catene si ha il metamorfismo regionale, Non sfuggono al metamorfismo anche

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Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

terreni che, poco o nulla, hanno a che ma la causa è dovuta a eventi più loca-
fare con l’orogenesi. L’apertura di un lizzati. L’intrusione di corpi magmatici è il
oceano può, per esempio, creare quello caso classico, quando un magma che
che viene chiamato il metamorfismo di risale verso la superficie riscalda e pro-
fondo oceanico. duce metamorfismo nelle rocce che gli
Il metamorfismo regionale è il processo stanno attorno (dette incassanti). È un
metamorfico più importante, quello in caso in cui si hanno basse pressioni e alte
cui è più facile imbattersi, per i grandi temperature.
volumi di roccia coinvolta e l’ampiezza Il metamorfismo idrotermale è causato
delle trasformazioni. dalle acque che entrano in contatto con
Interessa rocce che sono state portate a le rocce innescando un serie di reazioni
profondità maggiori rispetto a dove si tro- chimiche che le trasformano. Ne parle-
vavano precedentemente, con un con- remo in maniera più approfondita nel
seguente aumento delle temperature e capitolo dedicato all’Appennino quan-
delle pressioni a cui sono state soggette. do tratteremo il metamorfismo di fondo
Ecco perché il grado metamorfico au- oceanico.
menta con la profondità. Infine va ricordato il metamorfismo cata-
È una chiara testimonianza del dinamismo clastico che si sviluppa lungo le faglie e
causato dalla tettonica delle placche. le zone di frizione in genere piuttosto su-
Le zone di convergenza e di collisione sono perficiali. È come sfregare due rocce una
un tipico esempio di come la tettonica pos- contro l’altra: si producono frammenti a
sa indurre questo fenomeno geologico. spigoli vivi ma, con l’aumentare della
Il metamorfismo di contatto è un altro pressione, anche fenomeni metamorfici
tipo di metamorfismo a cui la roccia può relativi ai minerali e ai granuli che costitu-
andare incontro. Abbiamo sempre pres- iscono la roccia.
sioni e temperature a guidare il fenomeno Tra queste vorrei ricordare le cataclastiti,

[Figura 196] - Gli ambienti in cui si verifica il metamorfismo – da Physical Geology by Steven Earle modificato
a - Metamorfismo di collisione continentale (orogenesi)
b - Metamorfismo dei fondi oceanici o idrotermale
c - Metamorfismo in zona di subduzione
d - Metamorfismo di contatto localizzato in zone nella quali avvengono intrusioni magmatiche

192
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Minerali e rocce

miloniti e ultramiloniti, che costituiscono In realtà, le miloniti, sono legate ai pro-


una serie metamorfica a grado crescen- cessi duttili in zone di faglia, in altre paro-
te. Il termine milonite deriva dal termine le la roccia si deforma anziché rompersi.
greco mulino, in quanto si riteneva che Siano ancora una volta in presenza di fe-
queste rocce derivassero da processi fra- nomeni dovuti a pressioni orientate.
gili, che tendono a frantumare le rocce.

Facies
Il riequilibrio delle rocce a nuove condizio- di specifici minerali indice. La facies de-
ni di pressione e temperatura non avviene gli scisti verdi, ad esempio è situata tra i
in maniera continua ma a “scatti”: i mine- 350° C - 450° C di temperatura e pressioni
rali prodotti dal metamorfismo sono sta- dell’ordine di 0.35 GPa - 0.6 GPa. Tra i suoi
bili in un certo intervallo P/T. Solo quando minerali indice troviamo actinolite, clorite
i minerali escono dal campo di stabilità, ed epidoto che donano il colore verde a
atomi e ioni si ridistribuiscono per formare queste rocce.
nuove specie minerali. La facies degli scisti blu, comporta pres-
È dunque possibile identificare un nume- sioni decisamente rilevanti e il glaucofane
ro limitato di facies (aspetto) a cui cor- conferiscono alle rocce il tipico colore blu.
rispondono intervalli di pressione e tem- In altre parole dimmi che colore hai e ti
peratura, caratterizzati dalla presenza dirò chi sei.

[Figura 197] - Gneiss minuto in facies


scisti verdi - Giardino delle rocce di
Pollein (AO) – ph Michele Pregliasco
Minerali: quarzo, albite, mica chiara,
clorite, epidoto, attinolite
Protolite: Granito di età Permiana
I graniti sono stati metamorfosati e de-
formati durante l’orogenesi alpina

193
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 198] - Anfibolite glaucofanica


– ph Michele Pregliasco
Facies: scisti blu con retrocessioni a
scisti verdi
Minerali: glaucofane, anfibolo
blu-verde, epidoto, albite
Protolite: basalti Oceano Ligure-Pie-
montese. I basalti furono portati in
profondità dalla subduzione (evento
Eoalpino, 130-65Ma) dove subirono
un primo metamorfismo ad alta pres-
sione in facies scisti blu, successiva-
mente ne seguì un secondo (evento
mesoalpino 55-30 Ma) dove subirono
un metamorfismo in facies scisti verdi

[Figura 199] - Facies metamorfiche – da Wikipedia

194
Club Alpino Italiano
Minerali e rocce

Al geologo interessa non solo classificare pressioni molto basse (minori di 0,2 GPa).
le rocce metamorfiche ma anche capire È questo il caso in cui un magma si intrude
da quale ambiente geodinamico pro- all’interno di un’altra roccia trasforman-
vengono, se si tratta di metamorfismo di dola, appunto, in una cornubianite.
contatto o regionale ad esempio. Ecco Ogni facies metamorfica descrive un per-
perché sono state create le facies che corso pressione/temperatura riconducibi-
dicono anche di più di questo. le a un diverso ambiente geodinamico.
Le aree colorate nel grafico rappresenta- Questo vuole dire poter capire la storia del-
no le facies, a cui corrispondono gli inter- la roccia: dove è stata, a quale profondità,
valli di pressione e temperatura riportati se in regimi di tettonica compressiva o se è
sulle ascisse e ordinate, vi è anche una stata a contatto di un magma caldo.
scala relativa alla profondità in cui si rea-
lizzano i processi metamorfici.
La facies delle zeoliti si estende in un cam-
po di temperature tra i 100 e 200 °C e pres-
sioni che variano da circa 0,1 a 0,4 GPa, in-
dica un metamorfismo a bassisimo grado.
Aumentando la temperatura, si passa
alle facies degli scisti verdi, delle anfiboliti
e delle granuliti. Questo è il metamorfi-
smo associato alla collisione tra placche
continentali e dunque al sollevamento di
un orogene. Qui le temperature si esten-
dono dai 300 °C a quasi 1000 °C con
pressioni che arrivano a 1,2 GPa nella fa-
cies granulitica.
Al contrario, condizioni di temperature
moderate e pressioni rilevanti portano
alla facies degli scisti blu, una condizione
tipica delle zone di subduzione, parlia-
mo di temperature inferiori ai 300° C con
pressioni che arrivano a 0,9 GPa.
La campionessa di profondità, e dunque
di pressioni massime raggiunte (1,2 GPa), è
la facies delle eclogiti. Comprende rocce
formate a temperature medio-alte (tra 200
e 900 °C) e pressioni elevate, è qui che la
subduzione arriva alle maggiori profondità.
Infine la facies delle cornubianiti indica
un metamorfismo di contatto, dove pre- [Figura 199/1] - Dettaglio di Eclogite glaucofanica
valgono condizioni di alta temperatura e nella zona di Sesia-Lanzo – da Wikipedia

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

PRESSIONI ORIENTATE E STRUTTURE

Vi ricordate quando abbiamo parlato di o lamellari (come le miche) e si dispon-


pieghe e deformazioni duttili? gono in modo da offrire alla pressione la
Ora è venuto il momento di osservare loro superficie più ampia.
molto più da vicino questi fenomeni che Quando si entra nel campo del metamorfi-
hanno delle interessantissime ripercussio- smo è la ricristallizzazione a orientare questi
ni sulla struttura delle rocce, qualcosa di minerali: si avrà una crescita orientata di
molto intimo che coinvolge i minerali. quelli preesistenti. Oppure se ne formeran-
Per deformare una roccia è necessa- no di nuovi a spese dei precedenti.
rio sottoporla a una pressione orientata, Il risultato non cambia: saranno appiattiti
come quando schiacciamo una pallina perpendicolarmente rispetto alla pressione.
di argilla tra pollice e indice. Ebbene, a causa di questi fenomeni, la
Mentre la pressione litostatica (quella che roccia può acquisire delle caratteristiche
agisce in tutte le direzioni) si limita a com- meccaniche e una tessitura costituita da
pattare le strutture e rendere la roccia più piani sovrapposti; quest’ultima non sem-
densa, la pressione orientata fa molto di pre distinguibile ad occhio nudo, ma se
più: orienta i cristalli nella stessa direzione. ne può constatare gli effetti quando la
Parrebbe un sergente che mette in fila i roccia si suddivide facilmente in lastre.
suoi soldati, tutti rivolti verso di sé. In realtà Immaginate i minerali tabulari come tante
riesce ad orientare solo quei minerali che tessere disposte su di una superficie l’una
hanno una forma particolare: sono piatti accanto all’altra, si formerà un piano e

[Figura 200] - Isoorietazione dei minerali


lamellari sottoposti a stress
(A) Campione originale non sottoposto
ad alcuno stress: i minerali non hanno
alcuna direzione preferenziale e sono di-
stribuiti in maniera casuale nel campione
di roccia
(B) Campione sottoposto a pressione
orientata: i minerali appiattiti e lamellari
vengono orientati tutti nello stesso modo
(perpendicolarmente alla direzione del-
la pressione indicata dalle frecce) – im-
magine di Michele Pregliasco

196
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Minerali e rocce

una roccia ne può contenere moltissimi: nella complessità, il clivaggio contraddi-


tanti piani, sovrapposti l’uno sull’altro. stingue quelle rocce che si suddividono
È chiamata foliazione, rende l’idea di lungo dei piani paralleli a causa della
qualcosa che si sovrappone come le pa- foliazione, mentre nella scistosità i piani
gine di un libro, o una risma di fogli impi- sono ben visibili perché i minerali sono
lati, anche gli autori riconoscono nel ter- visibile a occhio nudo e indicano un più
mine foglia la sua etimologia. alto grado metamorfico.
Quando il fenomeno è molto evidente Non solo, sempre come un sergente, la
pressione orientata può raggruppare i mi-
la roccia può ricordare l’aspetto della
nerali a seconda che siamo felsici o femici,
pasta sfoglia.
per cui troveremo dei lettini di minerali chiari
Altri minerali si allungano e nella roccia si e dei lettini di minerali scuri che si alternano
produce una lineazione di minerali. nella roccia. È la struttura a banding tipica
La scistosità e il clivaggio sono due tipi di alcune rocce come gli gneiss.
di foliazione, senza addentrarsi troppo

[Figura 201] - Foliazione – da Peter Davis in “An Introduction to Geology” Salt Lake Community College CC
BY-NC-SA – modificato

197
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 202] - Lineazione: i minerali sono allineati come se fossero un insieme di matite o cannucce per
bibite. È un fenomeno generalmente dovuto all’isorientazione di minerali aghiformi, ma può essere anche
il risultato di pieghe o dell’intersezione di due piani di scistosità – da Peter Davis in “An Introduction to Geo-
logy” Salt Lake Community College CC BY-NC-SA – modificato

Rocce deformate a livelli crostali medi e profondi sono caratterizzati da

Deformazioni duttili Pieghe piuttosto che faglie


Metamorfismo Formazione di nuovi minerali e ricristallizzazione di quelli esistenti
Foliazione e lineazione Formazioni di nuove strutture planari (foliazione) e lineari (lineazione)

Tipi di foliazione

Proprietà di una roccia a dividersi secondo un sistema di su-


Clivaggio
perfici parallele
Allineamento di minerali (di forma tabulare o planare) visibili
Scistosità
a occhio nudo
Superfici con importanti variazioni composizionali, con livelli di
Layering gneissico o banding
minerali scuri e livelli di minerali chiari

198
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Minerali e rocce

Rocce foliate

[Figura 203] - Fillade – da Karla Panchuk (2018) CC BY-NC-SA 4.0

Una roccia metamorfica foliata chiamata stalli di quarzo che non mostrano l’allinea-
fillade (nella figura in alto a sinistra). mento. In alto a destra cristalli di mica im-
La lucentezza satinata deriva dai cristalli pilati l’uno sull’altro. In basso a destra: un
accresciuti sulla foliazione. In basso a si- cristallo di quarzo.
nistra: una vista dello stesso tipo di roccia Questa immagine mostra come lo stress
al microscopio che mostra cristalli di mica (frecce nere), applicato alla roccia, non
(colorati sotto luce polarizzata) allineati in si comporti allo stesso modo per tutti i mi-
bande. La regione delineata in una linea nerali: solo quelli piatti e lamellari, come le
tratteggiata rossa mostra una lente di cri- miche, sono orientati.

199
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Metaconglomerati

[Figura 204] - Metaconglomerato – da Karla Panchuk (2018) CC BY-NC-SA 4.0. Foto di R. Weller/Cochise
College

Nella figura precedente (Figura 203) si nota I ciottoli hanno sviluppato “ali” in varia misu-
come i cristalli di quarzo (racchiusi nella li- ra (ad esempio, ellisse tratteggiata bianca).
nea rossa tratteggiata) nell’insieme for- È il risultato della ricristallizzazione del quar-
mano una lente che segue l’allineamento zo sulla superficie di foliazione.
delle miche.
Il quarzo viene disciolto in corrispondenza
Questa forma geometrica è ancora il risul- delle zone sottoposta a maggiore stress,
tato della pressione orientata, che sottopo- da dove se ne allontana per ricristallizza-
ne la roccia allo stress indicato dalle frecce. re formando le caratteristiche ali.
Il fenomeno si può spiegare molto bene
utilizzando come esempio questo meta-
conglomerato.
Anche i conglomerati possono andare in-
contro a fenomeni metamorfici, da qui il
nome di metaconglomerati. In questa im-
magine (Figura 204) si vede un metacon-
glomerato con ciottoli di quarzo allungati.

200
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Minerali e rocce

Dentro lo gneiss

[Figura 205] - A sinistra Granito – ph Michele Pregliasco, a destra Gneiss – da Wikipedia

La foto (Figura 205) a sinistra illustra una vec- solido e come risultato oggi vediamo mine-
chia conoscenza, lo avrete sicuramente rico- rali scuri e minerali chiari distribuiti in bande.
nosciuto, è il nostro granito, la foto sulla destra Le bande si sono distribuite perpendicolar-
invece fa veder ciò che gli capita quando mente alla pressione orientata, e in que-
incontra pressioni e temperature più alte. sto modo la roccia ha risposto allo stress
Vi ricordate Doris Reynolds, la capostipite a cui è stata sottoposta. Inoltre al centro
dei “granitizzatori”, aveva capito che gli dell’immagine, un occhio, così si chiama-
ioni potevano muoversi all’interno della no quelle grosse macchie che altro non
sostanza solida, solo che pretese di appli- sono se non cristalli di feldspato o quarzo.
care la teoria alla roccia sbagliata. La nuova roccia è uno gneiss, un termi-
Ora però la roccia è quella giusta, e sia- ne che deriva dal tedesco, anzi in que-
mo anche nelle condizioni di pressione e sto caso si parla di ortogneiss, perché
temperatura ideali perché si compia la deriva da una roccia magmatica, il gra-
trasformazione da lei prospettata. nito appunto.
Tutti i cristalli sono stati riorganizzati, gli ioni Se il suo protolite fosse stata una roccia
hanno cominciato a migrare all’interno del sedimentaria si parlerebbe di paragneiss.

201
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Rocce “sotto pressione”: scistosità e clivaggio

[Figura 206] - Calcescisto proveniente dal bacino di Pila, versante destro della media Valle d’Aosta (AO)
minerali: calcite, mica chiara e quarzo - foto scattata nel giardino delle rocce di Pollein – ph Michele Pregliasco

Questa roccia nelle Alpi è legata all’o- planari e tabulari orientandoli perpendi-
rogenesi. Si tratta di un calcescisto. Lo si colarmente alla pressione.
riconosce subito perché l’affioramento Il risultato è che si formano dei piani che
sembra stratificato, ma guardando me- non solo modificano l’aspetto ma anche
glio, si tratta in realtà di qualcosa di molto le proprietà meccaniche della roccia. In-
più pervasivo e di dimensioni più piccole fatti alcune rocce metamorfiche si suddi-
rispetto agli strati. vidono facilmente lungo questi piani per
Quello che però è determinante per ca- dare ottime lastre da rivestimento.
pire che non siamo difronte a una sempli- L’ardesia, dalla quale si ricavano lastre per
ce sedimentazione è la ricristallizzazione ricoprire i tetti delle case, ne è un ottimo
dei minerali lungo i piani di foliazione. esempio. Qui però non è una orientazio-
Infatti siamo in presenza della scisto- ne quanto la deformazione dei minerali
sità, il fenomeno per il quale le rocce dovuta alle forze compressive a formare
metamorfiche ricristallizzano i minerali i piani. Il fenomeno è conosciuto dai

202
Club Alpino Italiano
Minerali e rocce

geologi come clivaggio ardesiaco, i cri- ardesiaco, è necessario che la pressione


stalli sono molto piccoli, e la roccia si sud- sia orientata, cioè che non sia una pres-
divide in lastre molto sottili. sione litostatica applicata uniformemen-
Per avere una scistosità, così come una te attorno al corpo roccioso.
struttura gneissica a bande o clivaggio Da dove arriva questa pressione?

[Figura 207] - Cava di ardesia in provincia di Genova – ph Michele Pregliasco

203
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Metamorfismo e strutture orientate

Il metamorfismo regionale, al contrario di Due placche si avvicinano e compri-


quello di contatto, può essere caratteriz- mono tutto quello che c’è nel mezzo, la
zato da pressioni orientate. Le zone di con- pressione orientata è causata da questa
vergenza non sono la causa di tutti gli stress “morsa” che sta serrando le rocce.
deformativi, sono però l’esempio classico, Quando il fenomeno agisce in profon-
facile da comprendere, quando si parla di dità, alla deformazione prodotta dallo
pressioni orientate prodotte dalla tettonica. stress si aggiunge il metamorfismo.

[Figura 208] - Strutture orientate


e metamorfismo, al crescere del-
la profondità e delle condizioni
di temperatura e pressione le
rocce sono soggette a strutture
deformative sempre più intense
dalle quali prendono nome le
rocce – da Physical Geology by
Steven Earle

Esiste un rapporto tra metamorfismo e Un ulteriore aumento della pressione pro-


strutture orientate. voca isorientazione (si orientano nella stes-
Per comprenderlo possiamo osservare che sa direzione) dei minerali lamellari, si forma
cosa accadde alle argille, sedimenti finis- una roccia che può suddividersi natural-
simi di dimensioni microscopiche, quando mente lungo questi piani di debolezza, una
sono sottoposti a processi metamorfici. caratteristica chiamata clivaggio.
Le argille sono costituite da vari minerali. Conosciamo già l’ardesia, un argilloscisto
I più interessanti sono i silicati idrati di allu- che rappresenta molto bene questo tipo
minio a struttura lamellare, piccole scaglie di rocce, considerate al limite tra le roc-
appiattite che si imbibiscono di acqua. ce sedimentarie e quelle metamorfiche.
Le argille costituiscono depositi fangosi Aumentando ancora la temperatura e la
sul fondo dei bacini sedimentari; quando pressione cominciano a formarsi nuovi mi-
sono ricoperti da altri sedimenti la pressio- nerali: siamo entrati nel campo del meta-
ne compatta ed espelle l’acqua. morfismo. Le lamelle argillose si trasformano

204
Club Alpino Italiano
Minerali e rocce

in miche, indistinguibili a occhio nudo. In punto di fusione più basso). Si origina così
compenso la roccia assume una lucen- un’altra nostra vecchia conoscenza, una
tezza tipica. La roccia metamorfica è migmatite, mescolanza di gneiss e por-
una fillade, che si suddivide in lastrine sot- zioni cristallizzate del materiale fuso.
tili lungo i piani di foliazione. Abbiamo già
incontrato questo tipo di roccia.

[Figura 210] - Micascisto grafitoso


Facies: Scisti verdi - basso grado
Minerali: quarzo, mica chiara, grafite, albite
Protolite: sedimenti pelitico-sabbiosi
Il colore scuro è dovuto alla grafite derivata dalle
sostanze organiche contenute nel sedimento di
[Figura 209] - Minerali: costituita principalmente da età carbonifera-superiore (320-290 Ma). Giardino
mica microcristallina – ph di James St. John (CC by 2.0) delle rocce di Pollein (AO) – ph Michele Pregliasco

La roccia scende sempre di più in profon-


dità, la temperatura aumenta, si ha ricri-
stallizzazione dei minerali, sia quelli lamel-
lari che quelli massivi, che diventano più
grandi fino a rendersi visibili. Si è formato
un micascisto, con piani, questa volta ben
visibili. Siamo in presenza di una scistosità.
Entriamo nel metamorfismo di grado me-
dio-alto, dalla mica e dal quarzo si forma-
no grossi cristalli di feldspato, aumenta la
percentuale di minerali granulari rispetto
a quelli lamellari. I minerali felsici si separa-
no da quelli femici, si formano lettini di mi-
nerali chiari e dei lettini di minerali scuri. La [Figura 211] - Gneiss anfibolico
Facies: scisti verdi
roccia già la conosciamo, è uno gneiss. Minerali: anfibolo, clorite, quarzo, albite
Infine, aumentando ancora la tempe- Presenta un’alternanza di bande scure a anfibolo e
clorite e di bande chiare a quarzo e albite.
ratura, i letti di quarzo e feldspato co- Giardino delle rocce di Pollein (AO) – ph Michele
minciano a fondere (sono minerali con Pregliasco

205
206del Cadore - ph Scutterstock_53193346
[Figura 212] - Alba alle Tre Cime di Lavaredo - Dolomiti
Capitolo 3
Le Alpi

Eppur si muove
• Glarus
• Federico Sacco contro i tacchi a spillo
• Il Cervino è africano

Storia geologica delle Alpi


• Le premesse (Triassico)
• Scoperte fortuite
• Nascita e morte delle piattaforme carbonatiche
• Il rifting: nasce l’Oceano Ligure-Piemontese (Giurassico)
• Rocce verdi del Monviso
• La subduzione: l’Oceano Ligure-Piemontese si chiude
(Cretaceo-Paleocene)
• La galleria ferroviaria del Sempione
• L’orogenesi continua: la collisione tra Africa ed Euro-
pa (Eocene- oggi)
• La carta geologica delle Alpi

Geologia delle Alpi


• Il Brianzonese: un’isola in mezzo al mare
• Non è così semplice
• Sotto le Alpi
• Gli affioramenti

207
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

EPPUR SI MUOVE

Glarus

[Figura 213] - Il foro di San Martino, Glarona – ph Michele Pregliasco

208
Club Alpino Italiano
Le Alpi

Siamo in Svizzera, nel cantone di Glarona, È un affioramento che ci racconta di un re-


tra gli incantevoli paesini di Elm e Flims af- moto passato, il Permiano, in cui in una re-
fiora il Tschingelhörner con l’inconfondi- gione desertica, fiumi e corsi d’acqua de-
bile foro di San Martino dal quale, ogni positavano sabbie e ciottoli, gli stessi che
11 novembre, i raggi del sole illuminano troviamo oggi, in questo conglomerato.
il campanile del paesino che si trova ai Il colore rosso, che si vede avvicinandosi
suoi piedi. all’affioramento, è dovuto proprio all’e-
A prima vista quello che appare è un sposizione all’aria aperta e alla conse-
“sandwich”, dove le parti scure superiore guente ossidazione dei minerali.
e inferiore della montagna racchiudono La sua età è 250 milioni di anni e ora, se-
uno strato chiaro, con degli sbuffetti di condo il principio di sovrapposizione stra-
roccia scura all’interno. tigrafica, ci dovremmo aspettare che le
Fin qui non ci sarebbe niente di interes- rocce su cui poggia questo strato siano
sante, a parte la singolarità paesaggisti- più antiche.
ca che sembra il prodotto di un abile ar- La roccia alla base della formazione è
chitetto più che della geologia. La cosa una roccia scura chiamata flysch, una
diventa intrigante quando ci si interroga parola che significa “china scivolosa”, a
sull’età delle rocce. rimarcare quanto il versante sia instabi-
La parte scura superiore è una roccia le, dal quale si estrae l’ardesia insieme
molto conosciuta dai geologi, si chiama a un’altra ricchezza: i pesci fossili. Per i
verrucano, vi sono estesi affioramenti sul geologi di fine 800, fu facile correlarli con
monte Verruca vicino a Pisa, anche se il periodo in cui vissero: Oligocene, 28 mi-
più giovani rispetto al nostro. lioni di anni fa.

[Figura 214] - Il Tschingelhörner, Glarona – ph Michele Pregliasco

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 215] - Il verrucano con il suo caratteristico colore rosso è un conglomerato – ph Michele Pregliasco

[Figura 216] - Cava di ardesia a Engi, un piccolo comune nel cantone di Glarona. Qui sono stati estratti pesci
e altri animali fossili – ph Michele Pregliasco

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Le Alpi

[Figura 217] - Cava di ardesia a Engi, un fossile racchiuso nella lastra di ardesia – ph Michele Pregliasco

Tutti rimasero sbalorditi: come era possibile vogliano indicarci la strada che hanno
che strati così antichi fossero sovrapposti percorso: 35 km in direzione nord.
a ciò che era decisamente più giovane? La cosa si fa ancora più interessante quan-
I più eminenti esperti della Svizzera cerca- do si osserva la parte chiara centrale.
rono di dare una risposta, e lo fecero con Si tratta del calcare di Lochseiten; avvi-
le conoscenze dell’epoca, una piega che cinandosi si osserva chiaramente come
aveva ribaltato lo strato vecchio su quello questo strato sia piegato e contorto sotto
più giovane, come quando si piega un vec- il verrucano. Non solo, nel punto di con-
chio materasso sopra alle lenzuola nuove. tatto si vede una faglia, e tutto intorno le
Questa teoria non aveva bisogno di am- rocce sono finemente frammentate, fino
mettere grossi spostamenti orizzontali, tut- a dar luogo a un tipo particolare di roc-
to sommato le rocce rimanevano lì dove cia: la milonite.
erano state create e le pieghe risolveva- L’abbiamo già incontrata, è il prodot-
no il problema. to della frizione tra blocchi rocciosi che
Osservando un po’ meglio e ancora “più scorrono l’uno sull’altro.
in grande” la regione, questi strati sem- Questi indizi portano a sostenere che il
brano saltare da una vetta all’altra, te- blocco del verrucano sia sovrascorso sul
stimoniando una continuità degli affiora- flysch, come un treno è avanzato sulla
menti, nonostante l’erosione ne avesse roccia sottostante utilizzando il calcare
rimossi una parte. Sembra proprio che come binario. Un binario che ha agito

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Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 218] - In a) la doppia piega per spiegare la singolarità di Glarus, in b) viene supposto lo scorrimento di
una falda sullo strato sottostante più giovane – Fonte ignota

[Figura 219] - Il calcare di Lochseiten, che affiora nel sito di Lochsite presso Glarona, fortemente piegato – ph
Michele Pregliasco

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Le Alpi

come una sorta di lubrificante, di cusci- Saper leggere queste pieghe vuol dire ca-
netto, sul quale il verrucano è riuscito a pire in quale direzione si muovono i terreni
scorrere. e comprendere anche l’intima struttura
Il debole calcare non è soltanto stato rot- dei cristalli che risulta disposta a favore di
to, ripiegato dal peso e dalla frizione del- questi sforzi tettonici.
la gigantesca massa in movimento, ma si Emile Argand (1879-1940), un altro tra i
vede chiaramente che, in alcuni punti, il grandi geologi svizzeri, affermò che ba-
flysch sottostante è penetrato nel calcare stava svolgere le grandi pieghe delle Alpi
lasciandovi delle indelebili impronte scure. per ritrovare le falde affiancate le une
Il verrucano è partito da lontano e ha alle altre come doveva essere in origine.
terminato la sua corsa finendo sul dorso In pratica si trattava di ridistendere la tova-
del flysch, ed ecco spiegato perché una glia, stirandone le pieghe, per ricostruire la
formazione antica si sovrappone ad una posizione originale.
più recente. Era così possibile non solo risalire alla sto-
Fu Marcel Alexandre Bertrand (1847-1907) ria, ma addirittura restaurare la posizione
ad arrivare a questa conclusione nel 1884, geografica dei singoli terreni.
suscitando il malumore di Albert Heim, fau- Nasceva così la teoria faldista o mobilista,
tore della piega. Per di più Marcel l’aveva una teoria unificante che spiegava diversi
basata sui rilievi effettuati dai suoi colleghi: fenomeni che fino ad allora erano ritenuti
non aveva mai messo piedi a Glarus! prodotti da anomalie ed effetti locali.
Fu tra i pochi a non rinnegare la propria Insomma era la fine di tutta una serie di
idea mobilista e con ragione direi: i sovra- interpretazioni che venivano spazzate
scorrimenti non si limitarono a interpreta- via con un “colpo di falda”.
re la falda di Glarus ma l’intera dinamica
della catena alpina, che da sud avanzò
verso nord.
Questi terreni capaci di grandi sposta-
menti furono chiamati nappe, che in
francese significa tovaglia, noi italiani tra-
duciamo con falda. Provate a stendere
una tovaglia su un tavolo e a spingere un
lato verso quello opposto: si formeranno
delle pieghe che avanzeranno lungo la
direzione della spinta e che si accavalle-
ranno le une sulle altre.
È proprio ciò che accade nel corso di
uno sovrascorrimento: nelle rocce si pro-
durranno pieghe accavallate ben visibili
che nelle Alpi svizzere tenderanno a incli-
narsi verso nord seguendo la direzione di
avanzamento delle falde (vergenza).

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Federico Sacco contro i tacchi a spillo

A inizio secolo l’autorità del piemontese Fe- uno scienziato, Wegener, che non stimava
derico Sacco (1864-1948), illustre geologo un granché. Eppure Sacco fu un grande
e paleontologo, non si metteva in discus- geologo, a lui si devono i rilievi per la prima
sione. Con il volume “Le Alpi” era anche edizione di più di 30 fogli della Carta Geolo-
stato uno dei primi divulgatori scientifici, gica d’Italia alla scala 1: 100 000.
precursore del turismo geologico. Fu pre- Ne “Le Alpi” dà una descrizione delle
sidente della Società Geologica Italiana, pieghe e degli accavallamenti riuscen-
del Comitato Geologico Italiano, del Co- do a rappresentare, con una certa vena
mitato Glaciologico Italiano; membro del drammatica, il sollevamento delle Alpi.
Consiglio Superiore delle Miniere dell’Ac-
”La nascita delle Alpi fu una vera tempe-
cademia dei Lincei e dell’Accademia
sta che si abbatté sul continente euro-
delle Scienze di Torino... un curriculum di
peo: le onde di corrugamento crostale si
tutto rispetto.
formarono sempre più numerose, si innal-
Nel 1929 pubblicò un testo dal titolo evo- zarono, si addensarono, si sospinsero, sino
cativo “Aberrazioni”, una pungente critica a rovesciarsi, ad accavallarsi, a sovrap-
a tutto campo che puntava il dito non solo porsi, sempre più sollevandosi ed esten-
su certe questioni scientifiche, ma anche dendosi nel complesso. Ma siccome non
sulla recente moda femminile piemontese. erano onde d’acqua ma rughe di roccia,
E così i tacchi salivano sul banco degli esse rimasero là dove e come furono for-
imputati: “ci fanno apparire le donne mate, costituendo nell’insieme la grande,
come camminanti sui trampoli” insieme alta ed estesa regione alpina. E come
alle scollature: “semplicismo con denu- vediamo tra le onde marine di tempesta
damento superiore facilitante le bronco- alcune ampie altre strette, alcune alte ed
polmoniti ed accorciamenti inferiore sin altre depresse, certune innalzarsi e spin-
sopra le ginocchi in modo da lasciare più gersi avanti a rompersi nella loro arcuata
poche illusioni sul corpo femmineo”. ed elevata regione di cresta, sino a rove-
Ma il clima in cui un geologo mobilista po- sciarsi sulle onde antistanti, così in modo
teva trovarsi quando aveva a che fare analogo si comportano le rughe alpine.”
con lui, lo percepiamo da questo passag- Peccato che in tutto questo non ci fu spa-
gio nel quale commenta la teoria faldista zio per le idee faldiste. Sacco si sbagliava
come “ultranappismo, l’estensione iperbo- affermando che le pieghe “rimasero là
leggiata di una buona teoria”: pur ricono- dove e come furono formate”, le falde si
scendo che qualcosa si poteva muovere spostarono a dispetto del fissismo, tant’è
e piegarsi, difficilmente si poteva spostare che alcune dall’Africa giunsero in Europa!
più di tanto. Le idee moderne riuscirono a passare con
La stessa deriva dei continenti non sarà difficoltà il vaglio della scienza, forse è giu-
risparmiata dalle critiche, affermando sto così, e possiamo capire il buon Felice
che la mente “rimane quasi attonita per Giordano quando, anni addietro, scalò il
l’arditezza dell’ipotesi wegeneriana”, in Cervino rinunciando a qualsiasi specula-
pratica una bocciatura a tutto campo di zione mobilista.

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Le Alpi

Il Cervino è africano

[Figura 220] - Il Cervino – ph Michele Pregliasco

La conquista del Cervino del 1865 fu una andavano a braccetto, si scalavano le


sfida tra l’inglese Edward Whymper e l’ita- montagne per conquistarle prima degli
liano Jean Antoine Carrel. Più che la sfida inglesi e per studiarle.
tra due uomini, la corsa alle maggiori vet- Furono questi gli intenti che, tre anni
te europee rappresentava la sfida tra due dopo l’impresa di Whymper, portarono
nazioni: il giovane Regno d’Italia aveva Giordano sulla vetta e, mentre attende-
già lasciato agli inglesi la conquista del va che l’immancabile barometro “por-
Monviso e orgogliosamente rivendica- tato lassù intatto con notevole fatica” si
va per sé la Gran Becca. Tutti sappiamo stabilizzasse, “saziava un appetito canino
come finirono le cose: con grande disap- divorando un’ottima beccaccia in con-
punto di Carrel e del ministro Quintino Sel- serva presa in Torino”.
la, Whymper arrivò per primo.
Da quella posizione privilegiata che do-
In questo agone nazionalistico i conten- minava sulle Alpi, non poté certo sfug-
denti trascuravano forse qualcosa: il Cer- girgli che strati più giovani giacevano
vino non è una vetta “europea”. Come su strati più vecchi e per logica conse-
tante altre cime delle Alpi la sua origine
guenza una giovane falda si era mossa
è africana.
per mettersi a cavalcioni di una più an-
Se ne accorse il geologo Felice Giorda- tica. Ma i tempi non erano ancora maturi
no, o forse sarebbe meglio dire: “rischiò” e così Giordano commentò la sua stessa
di accorgersene. idea: “Simile spaventoso riversamento
Erano i tempi in cui scienza e alpinismo con cui soltanto potrebbersi spiegare

215
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

le indicazioni delle carte geologiche…, europee, e di ciò che rimane di quanto,


diventa una supposizione non solo ri- all’epoca dei dinosauri, separava l’Africa
schiatissima ma inutile.” dall’Europa: l’Oceano Ligure-Piemonte-
E così l’Italia perse l’occasione di vantare se. Il destino degli oceani è strettamente
l’invenzione della teoria faldista, a vantag- intrecciato a quello delle montagne: per
gio degli svizzeri che, anni dopo, annunce- ogni oceano che scompare, una nuova
ranno di averne trovato le prove a Glarus. catena montuosa nasce. A questa rego-
la non fa eccezione l’oceano dei dino-
Eppure il Cervino restò caparbiamente sauri che oggi non esiste più perché al
africano nonostante nessuno volesse rico- suo posto ci sono le Alpi. Ma per raccon-
noscerlo, e così anche molte montagne tare la storia geologica della catena al-
mèta degli odierni sciatori domenicali. pina dobbiamo fare un salto nel passato
Con gran disdegno dei confini geografici, e portarci al periodo precedente il domi-
la catena alpina porta in sé le tracce di nio dei grandi rettili e più precisamente a
un antico passato, di rocce africane ed 250 milioni di anni fa.

[Figura 221] - Visione aerea del Cervino. La differenza di colori e delle morfologie fa intuire che qui siamo in
presenza di affioramenti rocciosi con storie geologiche diverse – da Google Earth.

216
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Le Alpi

STORIA GEOLOGICA DELLE ALPI

Siamo pronti a partire con la storia geolo- hanno aperto la strada alla geologia
gica delle Alpi. moderna. Sarà un’occasione per getta-
Come si formò la catena alpina? re uno sguardo su ambienti totalmente
Che cosa c’era prima? diversi da quelli in cui, noi oggi, cammi-
Saranno ancora le idee a guidarci, tra niamo. Eppure si tratta degli stessi territori
scoperte recenti e teorie del passato che di milioni di anni fa.

Le premesse (Triassico)

[Figura 222] - Scala geologica - Mappamondi

250 milioni di anni fa la Terra vista dallo


spazio ci sarebbe apparsa incredibilmen-
te diversa: un unico super-continente, la
Pangea, includeva tutte le terre emer-
se. Questa configurazione del pianeta
comportava un clima caldo e arido e gli
animali terrestri potevano spostarsi da un
capo all’altro della Pangea senza incon-
trare mari o oceani da attraversare: una
bella comodità!
Il vulcanico periodo Permiano stava vol-
gendo al termine: il più efferato e gran-
dioso delitto della storia segna l’inizio
del periodo Triassico. L’estinzione di mas-
sa del 90% delle specie conosciute ha
rappresentato per i pochi sopravvissuti
un’occasione straordinaria per impadro-
nirsi del pianeta. [Figura 223] - La Terra nel Triassico superiore (220
M.a.), si noti la lacerazione al centro del continente:
Il clima torrido favoriva i rettili, che per es- la Pangea sta per separarsi in due blocchi continen-
sere attivi hanno bisogno del calore del tali – da R.Blakey US geology, modificato

217
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

sole. Non si trattava ancora dei grandi di- Il Triassico avrebbe fatto la fortuna degli
nosauri, ma di una molteplicità di specie stabilimenti balneari: un mare tropicale dal
di taglia più piccola e molto diversifica- nome suggestivo (Golfo della Tetide) lam-
te per meglio rispondere all’imperativo biva le coste europee e africane all’altez-
della sopravvivenza. La natura cominciò za dell’equatore.
a fare esperimenti: c’era chi si evolveva Si trattava di una paleo-Europa e una
per correre, chi per camminare, chi per paleo-Africa diverse da quelle attuali e
nuotare; i predatori sviluppavano nuove la Tetide non era certo il Mediterraneo.
strategie per cacciare, e le prede nuove
Dal basso fondale emergevano isolotti
difese. I fossili dei rettili triassici si ritrovano
vulcanici e atolli tra i quali si aggiravano
oggi nelle Dolomiti, sul Monte San Gior-
grandi rettili marini, come gli Ittiosauri che
gio (al confine tra la provincia di Varese
oggi possiamo osservare nel museo di Be-
e il Cantone Ticino) e, occasionalmente,
sano (VA).
in ristrette aree dell’arco alpino (ad es. al
Passo della Gardetta, in Piemonte) sono Peccato che l’Italia non ci fosse, o meglio
presenti le impronte del loro passaggio su non era ancora stata “assemblata”: le Do-
quelle che furono antiche spiagge fan- lomiti, così come tutte le altre piattaforme
gose solcate dalle onde del mare. carbonatiche, sono il ricordo di quel mare

[Figura 224] - Gole delle Breggia, nel Cantone del Ticino (Svizzera). Gli strati incisi nel Calcare di Moltrasio
documentano la storia geologica che risale a 200 milioni di anni. È l’acqua ad aver messo in evidenza la
stratificazione erodendo e asportando i materiali più teneri – ph Michele Pregliasco

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Le Alpi

basso e caldo, in cui gessi, anidriti, calcari L’Italia non c’era ancora, era sotto il livello
e dolomie sedimentavano turbati, di tan- del mare e gran parte di quel poco che
to in tanto, dalle eruzioni vulcaniche. era emerso, le piattaforme carbonatiche,
Alla fine del Triassico due fatti inaspettati affondò, ma è certo che i grandi rettili
mescolarono nuovamente le carte: una passeggiarono su alcune spiagge giuras-
nuova piccola estinzione si consumò e siche italiane, come testimoniano le roc-
una profonda lacerazione s’insinuò pro- ce esposte presso i Lavini di Marco (TN),
prio al centro della Pangea. qualcosa si era salvato.
Si apre così, 200 milioni di anni fa, un nuo- Il mare avanzò anche sui continenti, i loro
vo periodo geologico. Nel corso del Giu- margini stavano sprofondando a causa
rassico la Pangea si frammentò: Africa ed dell’oceanizzazione, la linea di costa ar-
Europa si allontanarono l’una dall’altra e retrò e i mari divennero sempre più pro-
in mezzo a loro si aprì l’Oceano Ligure-Pie- fondi. Una storia molto ben documenta-
montese, mentre sulla terraferma i dino- ta nelle rocce stratificate delle gole della
sauri erano, oramai, all’apice della cate- Breggia, un pezzo dell’antica costa afri-
na alimentare. cana nella Svizzera italiana.

Scoperte fortuite

L’evoluzione non smette mai di lavorare, Nel 1989 il roveretano Luciano Chemini
e fece un ottimo lavoro non solo con i di- segnala delle orme di dinosauro impresse
nosauri ma anche con chi li aveva pre- su una spiaggia che risale a 200 milioni di
ceduti. Anche l’Italia conserva tracce di anni fa. Da allora le impronte dei Lavini di
questi rettili, alcune risalgono proprio al Marco (TN) saranno seconde solo al sito
periodo Triassico o poco più in là. di Altamura (BA).

[Figura 225] - Impronte fossili di Dinosauro, Lavini di Marco (TN) – ph Michele Pregliasco

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

È un sito più piccolo rispetto al suo analo- Il ritrovamento di impronte fossili in Italia è
go meridionale ma molto più antico, agli dovuto più al caso che a un preciso piano
albori del periodo Giurassico, e anche qui di ricerca. Si tratta di ritrovamenti acciden-
si trovano delle vere e proprie piste su cui tali, il più delle volte neanche effettuati da
gli animali hanno camminato che ci dico- esperti, ma da semplici “appassionati di
no molto delle loro abitudini. natura” come il nostro Chemini. Questo
Il valore dell’impronta sta proprio in que- vuol dire che anche tu che stai leggendo
sto: ci dà informazioni su come l’animale queste righe potresti imbatterti nell’orma
si muoveva, se correva, a quale veloci- sconosciuta di un antico rettile, ovvia-
tà, le sue abitudini “sociali”, se viveva in mente se sei nel posto giusto, al momento
gruppo o se era un solitario, quali prede giusto e se la sai riconoscere.
cacciava e con quali strategie. Ed è quello che successe nel 2008 a Enrico
Pensate che il mito per il quale i dinosauri Collo, geologo e divulgatore scientifico,
trascinavano la coda sul terreno è stato sull’Altopiano della Gardetta: era proba-
sfatato proprio perché non c’è traccia bilmente passato in quel luogo migliaia di
della sua impronta nelle piste fossili. La volte, accompagnando i turisti, me com-
coda era tenuta ben distante dal terreno preso, ma quel giorno successe qualcosa.
e allineata al resto del corpo per bilancia- Una lastra di quarzite si era da poco stac-
re l’animale durante la locomozione e la cata dalla parete e un’orma a cinque
corsa, una cosa che faceva la differenza dita era apparsa con tanto di quello che
con le più goffe e antiche lucertole. poteva essere un pollice. Può non essere

[Figura 226] - L’impronta fossile rinvenuta sull’Altopiano della Gardetta, Alpi Cozie (CN) – ph Michele
Pregliasco

220
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Le Alpi

[Figura 227] - La controimpronta, si tratta del calco [Figura 228] - Il geologo Enrico Collo sul sito dove
in rilievo dell’impronta fossile – ph Michele Pregliasco sono state ritrovate le impronte, alle sue spalle un
ripple mark testimone di una spiaggia fossile – ph
semplice distinguere un’impronta fossi- Michele Pregliasco
le da un qualche accidente, pensate
che, prima dell’intuizione di Chemini, si della Facoltà di Geologia dell’Università
pensava che i “buchi” del Lavini di Mar- di Genova, coinvolsero un esperto: Heinz
co fossero la conseguenza delle bombe Furrer dell’Università di Zurigo.
esplose durante la guerra, o almeno così Il risultato fu che non si trattava di un di-
si raccontava. Fu questa la ragione per nosauro ma di qualcosa di più antico:
cui Enrico e il professor Michele Piazza era un giovane Ticinosuchus ferox, lungo

[Figura 229] - L’Altopiano della Gardetta, con una veduta della Rocca la Meja, un esempio di formazione
triassica nel Brianzonese – ph Michele Pregliasco

221
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

appena, si fa per dire, un metro e mezzo gamba crus e la caviglia tarsos che as-
(gli adulti arrivano a due metri e mezzo e i sieme alla postura eretta (sulle quattro
cugini argentini arrivano a 7), che si avven- zampe) dava a questi animali una buo-
turò sulle spiagge triassiche della Gardetta. na capacità di locomozione, per stare al
Proprio perché le impronte assomiglia- passo con le loro prede. I dinosauri saran-
no fortemente a quelle lasciate da una no ancora più evoluti in fatto di capacità
mano sono chiamate “chiroteriane” (da di movimento, delle autentiche Ferrari!
Chirotherium = mano bestiale). Che fine fecero i Ticinosuchus?
In passato queste impronte misero in un La risposta è che si estinsero alla fine del
serio imbarazzo gli scienziati. Triassico, i discendenti dei Crurotarsi sono
Quello che sembrava il pollice risultava oggi gli attuali coccodrilli che condivido-
essere al posto del mignolo, come se l’a- no pertanto un antenato in comune con
nimale avesse camminato incrociando questi rettili estinti.
le zampe lasciando l’impronta del polli- Torniamo alla nostra spiaggia che oggi co-
ce esternamente. Fortunatamente per il stituisce una parte delle rocce dell’altopia-
nostro rettile i paleontologi capirono più no della Gardetta e cerchiamo di capire
tardi che quello era effettivamente un mi- l’evoluzione geologica di questo luogo
gnolo o, per dirla scientificamente, il quin- rappresentativo del periodo Triassico, nel
to dito. Cose che capitano, d’altra parte quale il nostro superpredatore abitava.
andò peggio al primo dinosauro conosciu-
Le prime testimonianze geologiche ci par-
to, l’Iguanodonte: il suo pollice fu posto sul
lano di una intensa attività vulcanica che
suo naso a guisa di corno!
formò le rocce effusive chiamate andesiti
Ma lasciamo da parte questi Frankenstein (prodotte da lave più fluide), rioliti (lave
paleontologici per concentraci su ciò che più viscose) e porfiroidi (fenomeni esplo-
le orme della Gardetta ci raccontano. sivi). Sono le fasi conclusive di un’oroge-
Il nostro Ticinosuchus, ossia “coccodrillo nesi precedente a quella alpina, l’oro-
del Ticino”, poiché i primi fossili di questo genesi ercinica, iniziata più di 300 milioni
rettile sono stati rinvenuti sul Monte San di anni fa. Le antiche catene montuose
Giorgio (Patrimonio Mondiale dell’Une- furono erose, ciottoli e detriti trasporta-
sco), nel sud del Canton Ticino in Svizze- ti dai fiumi verso le pianure formarono i
ra, era probabilmente a caccia sulla cal- conglomerati, qualcosa di analogo al
da spiaggia tropicale, magari in cerca verrucano che abbiamo già incontrato.
di qualche carogna o di qualche preda 250 milioni di anni fa, all’inizio del Triassi-
che si avventurava in cerca di cibo. Era co, il mare avanzò su questo ambiente
probabilmente seguito da altri animali continentale che cominciò a essere so-
opportunisti, che non vedevano l’ora di stituito dalle spiagge che procedevano
partecipare al banchetto. Non è diverso verso l’interno. Sulle sabbie quarzose ri-
da quanto succeda oggi nella Savana masero impresse piccole dune create dai
tra leoni, iene e gazzelle. moti ondosi (ripple marks) ed è qui che
Il Ticinosuchus è un crurotarso, possede- abbiamo trovato le impronte dei nostri
va una articolazione particolare tra la rettili, in rocce chiamate quarziti.

222
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Le Alpi

[Figura 230] - La raffigurazione del Ticinosuchus nel piccolo Museo Geologico della Gardetta a Marmora e
Canosio (CN) - ph Michele Pregliasco

In questo ambiente arido dal clima cal- lasciato traccia delle loro gallerie nei cal-
do, si formarono delle lagune nelle quali cari vermicolati. Infine c’era chi si nutriva
si depositarono le evaporiti, con gessi e filtrando l’acqua di mare: sono i crinoidi,
calcari. Le carniole o calcari a cellette simili agli attuali gigli di mare; questi fossili,
sono le bizzarre rappresentanti di quel spesso rotti dalle tempeste, si rinvengono
periodo, qui il calcare ci appare cariato assieme a piccole conchiglie e alghe.
perché da quei vuoti manca il gesso che Questo mondo di spiagge e bassi fondali
si è sciolto nel tempo. E arriviamo all’ul- scomparirà nel Giurassico, precisamente
tima tappa del nostro viaggio, quando circa 150 milioni di anni fa, quando l’Ocea-
un mare basso tropicale, 230 milioni di no Ligure-Piemontese sommergerà questa
anni fa, nel Triassico medio, invade la piattaforma carbonatica. Avrete notato
piattaforma continentale e ci lascia gli come questa storia ricalchi quella che ho
affioramenti di dolomie e calcari oltre a già esposto nel capitolo “le premesse”: in
delle particolarissime tracce fossili a for- effetti si tratta degli stessi eventi che ven-
ma di tubo (Rhyzocorallium), probabil- gono registrati nelle rocce delle diverse
mente appartenute ad antichi crostacei località italiane. Ecco perché conoscere
che setacciavano il sedimento in cerca la storia geologica aiuta a capire quello
di cibo; altri piccoli organismi hanno che vediamo.

223
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 231] - Calcare a cellette o carniola, Museo Geologico della Gardetta, testimonianza di un bacino che
si stava prosciugando – ph Michele Pregliasco

[Figura 232] - Tracce fossili Rhyzocorallium lasciate, probabilmente, da crostacei decapodi; Altopiano della
Gardetta, Alpi Cozie (CN) – ph Michele Pregliasco

224
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Le Alpi

[Figura 233] - Calcari vermicolati, un altro segno della presenza di organismi che popolavano il mare che si
trovava dove ora c’è la Gardetta 200 milioni di anni fa – ph Michele Pregliasco

[Figura 234] - I crinoidi sono una classe di echinodermi che abitavano i mari del Triassico, Altopiano della
Gardetta – ph Michele Pregliasco

225
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 235] - Una panoramica del paesaggio geologico ai piedi della Rocca la Meja, nell’immagine le for-
mazioni sono più recenti procedendo nel verso della freccia (da destra verso sinistra). Si noti anche come
si passi da un ambiente costiero (spiagge e pianure) a uno francamente marino (barriere coralline), segno
che, nel corso del tempo, il mare invadeva questo territorio. È stata l’erosione a mettere a giorno le rocce, la
stessa che ha creato la valle glaciale indicata dalla freccia – da Geologia e Turismo in provincia di Cuneo,
volume 2, 2010

Nascita e morte delle piattaforme carbonatiche


Abbiamo già parlato delle piattaforme La sua storia iniziò nell’Anisico, 247 milioni
carbonatiche nel capitolo relativo alle roc- di anni fa, ma già nel Ladinico, fu scon-
ce sedimentarie. Non possiamo lasciare il volto da una serie di eruzioni vulcaniche,
Triassico senza contestualizzare la loro sto- probabile conseguenza di una Pangea
ria che si svolge proprio in questo periodo. che si stava frantumando.
Le Dolomiti sono il luogo simbolo di queste Tonnellate di ceneri vulcaniche e lave si
strutture innalzate da organismi costruttori riversarono nei mari e sulle isole, non fu un
quali: patch-reef a coralli, spugne e un gran bel momento per gli organismi costruttori.
numero di organismi incrostanti dell’antico In compenso oggi il paesaggio dolomiti-
mare della Tetide. Ne risultò un arcipelago di co è arricchito dal contrasto tra i dolci
isole tropicali che avrebbe tranquillamente pendii delle scure rocce vulcaniche e le
potuto far concorrenza all’attuale Polinesia. strapiombanti pareti chiare dei calcari e

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Le Alpi

[Figura 236] - Pale di san Martino, assieme al Latemar, il gruppo Sciliar-Catinaccio, le Odle, il gruppo Marmola-
da-Costabella e la Civetta per citarne solo alcune, rappresentano le piattaforme carbonatiche dolomitiche
più antiche, che si formarono nei bacini fra l’Anisico e il Ladinico. Si caratterizzano per un pronunciato svilup-
po verticale (aggradazione) – ph Michele Pregliasco

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 237] - Dal lago di Carezza si ha una panoramica sui gruppi montuosi del Latemar e del Catinaccio –
ph Michele Pregliasco

delle dolomie. Due corpi vulcanici, della Siano così giunti al periodo Carnico (da
grandezza del Vesuvio, emersero dalle 237 a 227 Ma) e alle sue, spettacolari,
acque, uno nei pressi di Predazzo e l’altro piattaforme caratterizzate dalla progra-
poco più a ovest della Marmolada. Oggi dazione (vedi capitolo II, “Piattaforme
non sono più visibili, smantellati dall’ero- carbonatiche”).
sione, solo le rocce intrusive (sui monti La parte inferiore del gruppo del Sella è
Monzoni) ed effusive rimangono a testi- un evidente esempio di queste strutture
moniare le antiche eruzioni. sedimentarie, caratterizzate da un impor-
Terminato l’evento vulcanico, una se- tante sviluppo orizzontale: con un nucleo
conda generazione di piattaforme car- centrale attorno al quale sedimentò il
bonatiche cominciò a crescere, alcune calcare che si trasformò in dolomia.
continuarono su ciò che restava delle Intanto la sedimentazione proseguiva, gli
precedenti, le isole si allargarono sem- atolli continuavano a ingrandirsi e a scari-
pre di più e anche i coralli stavano co- care sedimenti nel mare che comincia a
minciando a riprendersi dopo l’estinzio- riempirsi. Si creò così una grande pianura,
ne del Permiano. qualcosa che assomigliava alle Bahamas.

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Le Alpi

[Figura 238] - Monzoni, il contatto netto e ben evidente tra le rocce di origine vulcanica (scure) e le rocce
calcaree della Marmolada testimoniano le eruzioni triassiche nelle piattaforme carbonatiche dolomitiche –
ph Michele Pregliasco

[Figura 239] - In questa visione dall’alto, il gruppo del Sella (al centro), Marmolada (sotto) e Sasso Lungo (a
sinistra). Si può facilmente immaginare il mare (la Tetide) che occupava le valli dal quale emergevano isole e
arcipelaghi rappresentati, oggi, dai gruppi dolomitici. Il Sella si riconosce per la sua forma: un nucleo centrale
attorno al quale si sedimentò il calcare trasformato in dolomia – da Google Earth

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Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 240] - Il gruppo del Sella, rappresenta le piattaforme carbonatiche più recenti delle Dolomiti. La parte
inferiore si formò nel Carnico (Dolomia Cassiana) ed è caratterizzata da un pronunciato sviluppo orizzontale
(progradazione), sopra si stratificò la Dolomia Principale – ph Michele Pregliasco

[Figura 241] - Torri del Sella dal passo Gardena (piattaforma Carnica) – ph Michele Pregliasco

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Le Alpi

[Figura 242] - Le Tre Cime di Lavaredo, costituite dalla Dolomia Principale formatasi nel periodo Norico (228
M.A.), osservate l’evidente stratificazione della dolomia – ph Michele Pregliasco

[Figura 243] - L’isola di Andros, nelle Bahamas, caratterizzata da paludi costiere, periodicamente invase dal
mare. È in un ambiente simile a quello in cui, nel Norico, si depositarono i carbonati che diedero luogo alla
Dolomia Principale – da Google Earth.

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Le ultime piattaforme carbonatiche del qui eravamo in un caldo clima tropicale.


Norico (da 227 a 208 Ma) sono quelle co- Con il finire del Triassico finisce anche il
stituite dalla Dolomia Principale, una do- periodo delle piattaforme carbonatiche,
lomia spesso organizzata in cicli peritidali la subsidenza riprende, un nuovo ocea-
(vedi capitolo II, “cicli”). Non erano atolli no sta nascendo, e le piattaforme “affo-
corallini ma paludi costiere, periodica- gheranno” nelle acque del mare.
mente invase dal mare, qualcosa di simile
alle barene della laguna Veneta, solo che

Il rifting: nasce l’Oceano Ligure-Piemontese (Giurassico)

[Figura 244] - Il margine europeo si separò da quello africano (costituito da un suo prolungamento chiamato
Adria), in mezzo si aprì l’Oceano Ligure-Piemontese. Sulla crosta oceanica in espansione cominciarono a
depositarsi i sedimenti di quell’oceano caldo e profondo – disegno di Michele Pregliasco

Siamo giunti al Giurassico, ed è il momen- La formazione di un oceano è il risultato


to di parlare di come avvenne l’oceaniz- della lacerazione della crosta terrestre do-
zazione della nostra Tetide, quel golfo di vuta all’allontanamento di due placche.
mare basso tropicale nel quale stava na- L’Oceano Ligure-Piemontese nacque tra
scendo l’Oceano Ligure-Piemontese. la placca africana (più precisamente un

232
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Le Alpi

suo prolungamento chiamato Adria) e Nuova litosfera stava nascendo e una


quella europea, quando iniziarono a se- dorsale medio-oceanica si era formata.
pararsi a una velocità di un paio di cen- Sopra la crosta oceanica poi sedimen-
timetri l’anno. tarono i materiali prodotti dall’attività de-
Con questo ritmo, nell’arco di milioni gli organismi che vivevano in quel mare
di anni, l’Oceano Ligure-Piemontese si caldo (eravamo vicino all’equatore), e in
espanse all’interno della Tetide fino a rag- seguito arrivarono anche i sedimenti pro-
giungere un’estensione di circa mille chi- venienti dalle terre emerse.
lometri. Mentre le placche si allontanava- Oggi tutto questo lo ritroviamo in alcuni
no, dalla lacerazione della crosta terrestre tratti della catena alpina, sul Monviso,
fuoriuscivano materiali vulcanici prove- nelle Alpi Liguri e in Val d’Aosta, ma con
nienti dal mantello che, raffreddandosi, un aspetto completamento diverso: que-
andarono progressivamente a formare sti materiali sono stati trasformati dall’oro-
nuova crosta oceanica di tipo basaltico. genesi in rocce metamorfiche.

[Figura 245] - Giurassico inferiore, la Pangea si sta frantumando, al centro si notato le lacerazioni che porte-
ranno alla separazione del blocco occidentale (Laurasia) da quello meridionale(Gondwana) – da R.Blakey
US geology, modificato

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 246] - Giurassico superiore. L’Oceano Ligure-Piemontese (OLP) è in piena espansione, è un braccio
di mare che separa una propaggine del continente africano chiamata Adria dall’Europa. Si noti la Corsica
e la Sardegna (Sd) sul continente europeo, mentre la Sicilia è francamente africana. Notare come il tutto
sia governato dall’apertura dell’Oceano Atlantico - da R. Blakey US geology, modificato

Cosa avremmo visto?


Questo è ciò che avremmo potuto vedere tra i duecento e i centocinquanta milioni di anni
fa, nel corso del Giurassico.
La frammentazione del supercontinente Pangea e la conseguente apertura dell’Oceano
Atlantico, fece sì che l’Africa si allontanasse dall’Europa.
Fu così che nel mare delle Tetide si aprì l’Oceano Ligure-Piemontese.
Separava l’Europa da una propaggine del continente africano, l’Adria.
Questo braccio oceanico continuò a espandersi per tutto il Giurassico arrivando a profondi-
tà superiori ai 2500-3000 m.
È interessante osservare che la Corsica e la Sardegna sono situate sul margine del continente
europeo, mentre la Sicilia è in territorio africano.
Come abbiamo già anticipato l’Italia non c’è, i territori dove sorgerà il nostro paese sono
sommersi dal mare.
Dovremo aspettare il Cretacico perché qualcosa cominci a emergere dalle acque.

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Rocce verdi del Monviso

Torino, 15 agosto 1863


“Carissimo amico,
Siamo riesciti; ed una comitiva d’italiani è finalmente salita sul Monviso!”

Così Quintino Sella annunciava all’amico detto a proposito di un altro pioniere del
Bartolomeo Gastaldi l’ascensione, per la sodalizio, Felice Giordano, considera-
prima volta da parte di italiani, della vet- vano l’alpinismo come stampella della
ta del Monviso in una lettera pubblicata scienza.
su l’Opinione nel settembre del 1863. In effetti, quello che mi colpisce della let-
Fu questo l’evento che ispirò al Sella la tera del Sella è la mole di dati scientifici
costituzione di un Club Alpino su modello e geologici che riporta minuziosamen-
di quello inglese e che di fatto ne sancì te. Ovviamente, tra l’equipaggiamento,
la nascita il 23 ottobre dello stesso anno. non poteva mancare il barometro, l’u-
Erano persone che passavano dalle idee nico strumento che a quei tempi poteva
ai fatti rapidamente e che, come ho già misurare con una certa precisione l’altezza

[Figura 247] - Il Monviso – ph Michele Pregliasco

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 248] - Cima del Monviso – da Wikipedia, modificata

delle montagne; ma doveva essere por- montese. Le rocce del Monviso apparten-
tato sulla vetta. La misura scientifica era gono alle metaofioliti, crosta oceanica che
lo scopo degli alpinisti della prima ora. fu coinvolta dall’orogenesi (vedi capitolo I,
Pensate che il medico Michel Gabriel Pac- “Oceani nascono” e “Oceani muoiono”).
card era talmente avvilito per aver sba- Alcune di queste rocce sono screziate da
gliato l’altezza del Monte Bianco (una bol- sfumature e colori verdognoli.
la d’aria aveva guastato il suo barometro) Per questo qualcuno le ha paragonate
che lasciò al suo compagno, il cercatore alla pelle dei serpenti chiamandole ofio-
di cristalli Jaques Balmat, il primato della liti, un termine che proviene dalla parola
conquista della vetta l’8 agosto del 1786. greca serpente.
In realtà fu lui probabilmente a preceder- Di fatto si tratta di basalti e gabbri – roc-
lo di alcuni passi con tanto di strumenti in ce magmatiche originate dalla solidifica-
spalla... erano veramente altri tempi! zione di magmi provenienti dalla fusione
Ma che tipo di rocce trovò il nostro geo- parziale del mantello – e da pezzi del
logo sul Monviso? mantello stesso che costituiscono un altro
Se Felice Giordano calpestò inconsapevol- tipo di roccia, la peridotite.
mente il suolo africano del Cervino e Pac- L’intensa attività effusiva che accompagna
card quello europeo del Monte Bianco, l’oceanizzazione quando le placche si
Quintino Sella mise i piedi su ciò che rimase separano e si allontanano sempre di più
di un antico oceano: l’Oceano Ligure-Pie- l’una dall’altra, dà luogo a questa tipica

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Le Alpi

sequenza di rocce basiche e ultrabasiche. La superficie è particolarmente liscia spe-


Quelle che ricordano i serpenti han- cie dove il passaggio dell’uomo leviga la
no subìto una trasformazione: l’acqua superficie. In effetti basta il primo scivolo-
dell’oceano, così come altri eventi me- ne per riconoscere la roccia!
tamorfici, le hanno trasformate in rocce Anche i basalti possono avere un aspetto
chiamate serpentiniti, con minerali un- singolare a causa delle acque dell’ocea-
tuosi al tatto e superfici screziate di verde no: formano dei cuscini, gli autori anglo-
e di nero. sassoni li chiamano “cuscino di lava” pil-
Passeggiare sulle serpentiniti richiede low lava.
attenzione: sono rocce scivolose, insidiose
quando bagnate dalla pioggia.

[Figura 249] - Serpentiniti nel geo-parco del Beigua (GE) (SV) – ph Michele Pregliasco

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 250] - Serpentinoscisto. Minerali: crisotilo e magnetite con subordinati diopside (pirosseno) e tremolite
(anfibolo). Quando la serpentinite (protolite) viene deformata si trasforma in serpentinoscisto, con una evi-
dente scistosità che pervade la roccia – Giardino delle Rocce di Pollein (AO) – ph Michele Pregliasco.

Sulle Alpi difficilmente vediamo queste Ora è l’orogenesi a prendere in carico


rocce nel loro aspetto originale. il destino della crosta oceanica con le
Il loro viaggio continuò in profondità du- sue rocce: sprofondate a chilometri di
rante il Cretacico superiore, quando l’o- profondità, sottoposte a diversi valori di
ceano andò parzialmente in subduzione, pressione e temperature e infine risalite,
sotto quel pezzo di Africa chiamato Adria, in parte, in superficie (esumazione).
durante il movimento di convergenza tra
Questi fenomeni comportarono la tra-
le placche europea e africana (ne parle-
sformazione metamorfica delle peridotiti,
remo meglio nelle prossime pagine).
gabbri e basalti. Si formarono nuovi mi-
Gli oceani nascono per poi morire: la
nerali, nuove strutture e nuove rocce: le
loro morte si compie quando le placche
metabasiti e le ultrametabasiti conosciu-
tettoniche invertono il loro movimento.
te più genericamente come metaofioliti.
Semplificando, si avvicinano e stringono
l’oceano in una morsa fino a quando Il prefisso greco meta indica che le rocce
sparisce sotto una delle due placche, a (basiche e ultrabasiche nel nostro caso)
chilometri di profondità. andarono incontro al metamorfismo.

238
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Le Alpi

A questa sorte non sfuggirono le rocce se-


dimentarie che si formarono nell’oceano,
i metasedimenti.
Rimanendo tra le metabasiti, le prasiniti
sono un esempio presente nella catena
alpina. Le troviamo anche in Liguria, nel
geoparco del Beigua. Sono basalti (o al-
tre rocce basiche della crosta oceanica)
che hanno subìto un metamorfismo (in
facies scisti verdi) quando furono coin-
volte nella collisione tra Adria ed Europa.
Il loro nome deriva dalla parola greca
prásinos (verde porro), in allusione al co- [Figura 251] - Campione di prasinite, Gran Paradiso –
lore verde acceso, contengono grossi ph Michele Pregliasco
cristalli bianchi di albite all’interno di una
massa di cristalli verdi più piccoli di clorite,
actinolite ed epidoto. Spesso i minerali
sono allineati lungo piani preferenziali. È
la foliazione che abbiamo già visto pre-
cedentemente: un segno delle deforma-
zioni prodotte dai movimenti delle plac-
che convergenti.

[Figura 252] - Un gruppo di Operatori Naturalistici e Culturali del CAI stanno osservando un affioramento di
prasiniti nel Parco Nazionale del Gran Paradiso – ph Michele Pregliasco

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 253] - Un campione di meta-


gabbro proveniente dalla falda del
Queyras – da Wikipedia

[Figura 254] - Basalti a cuscino – ph


Michele Pregliasco

[Figura 255] - Calcescisto


Minerali: calcite, mica bianca, quar-
zo, albite, ankerite e grafite.
Deriva dal metamorfismo alpino di
marne (sedimenti argillosi e calca-
rei) originariamente presenti sul fon-
dale dell’Oceano Ligure-Pimontese
(Giurassico sup. – Cretaceo).
Affioramento: Media Valle d’Aosta
Foto scattata nel Giardino delle
Rocce di Pollein (AO) – ph Michele
Pregliasco.

240
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Le Alpi

[Figura 256] - Scorcio sul Monviso fotografato dal Colle di Sampeyre, i colori indicano i principali gruppi di rocce.
Si sono formate all’interno dell’Oceano Ligure-Piemontese, quando le placche continentali si separarono nel
Giurassico. In un secondo tempo (Cretacico) i continenti invertirono la direzione, le placche si avvicinarono
(convergenza) e l’oceano, stretto nella morsa, sparì sotto Adria. È questa la causa del metamorfismo nelle
rocce che vediamo oggi in affioramento. Vediamo in dettaglio da dove arrivano.
Le peridotiti idratate a serpentiniti derivano da pezzi del mantello terrestre (peridotiti) che, durante l’espan-
sione del fondo oceanico, risalirono in superficie, dove furono serpentinizzati per effetto del metamorfismo
idrotermale. Poco trasformate dall’orogenesi alpina sono anche chiamate ultrabasiti a sottolineare il loro
carattere ultrafemico (poverissimo in silice) tipico della roccia del mantello terrestre.
I metagabbri appartengono alla più generica famiglia delle metabasiti e provengono dal metamorfismo
dei gabbri. Il gabbro (livello in verde chiaro nella figura in basso) è una roccia intrusiva; si formò nelle camere
magmatiche, sotto alla dorsale oceanica, per consolidamento dei magmi provenienti dalla fusione parziale
del mantello. Durante la convergenza continentale i gabbri furono portati a profondità notevoli dalla subdu-
zione e si trasformarono, per metamorfismo, in metagabbri. Quando raggiungono profondità molto elevate
subiscono un metamorfismo di alta pressione in facies eclogitica.
I metabasalti sono metabasiti che derivano dal metamorfismo dei basalti. Quanto i magmi riuscirono a rag-
giungere la superficie si raffreddarono a contatto con l’acqua dell’oceano consolidandosi in una roccia
effusiva, il basalto (livello in verde scuro sopra ai gabbri). Anche queste rocce subirono gradi diversi di meta-
morfismo durante la convergenza continentale. Nella facies metamorfica degli scisti verdi possono diventare
delle prasiniti. Sul Monviso è possibile trovare un tipo particolare di basalti prodotti dalle eruzioni sottomarine
dell’oceano: per la loro conformazione particolare vengono chiamate lave a cuscino.
I calcescisti o marmi a silicati derivano dalle coperture sedimentarie dell’oceano (livello azzurro in figura). Si
tratta di sedimenti carbonatici misti a fango. Con il metamorfismo il fango si disidrata e i minerali si riequili-
brano in mica bianca (che conferirà la scistosità alla roccia) e quarzo. Il carbonato di calcio si trasforma in
marmo. Ecco perché la roccia risultante è anche chiamata marmo a silicati oltre che calcescisto – disegno
di Michele Pregliasco.

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Abbiamo visto che sull’intera sequenza tutto questo fu mandato nel “macero”
ofiolitica (basalti, gabbri e peridotiti) si de- della subduzione, appilato e portato in
positarono sedimenti provenienti dall’o- superficie. Tutto ciò comportò una trasfor-
ceano (rocce carbonatiche e rocce di mazione di queste rocce, le stesse che
natura chimica e biochimica) e dalle ter- ora ritroviamo sul Monviso e che chiamia-
re emerse (sedimenti terrigeni). mo facendo seguire il prefisso “meta” al
La sequenza ofiolitica e la sua copertura loro nome (vedi Figura 256).
sedimentaria caratterizzano le rocce pro- Ebbene è venuto il momento di approfon-
dotte dagli oceani in espansione, ne parle- dire la storia geologica di questi fatti alpini,
remo ancora quando la ritroveremo, quasi ripartendo dalla subduzione, quando le
intatta, negli Appennini. Al contrario, nelle rocce iniziarono il loro viaggio in profondità.
Alpi, durante la convergenza delle placche,

[Figura 257] - Serpentiniti di Pratoro-


tondo - Parco del Beigua – ph Parco
del Beigua

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Le Alpi

La subduzione: l’Oceano Ligure-Piemontese si chiude (Cretaceo-Paleocene)

[Figura 258] - La chiusura dell’Oceano Ligure-Piemontese e il prisma di accrezione posto sopra alla placca
oceanica in subduzione. In figura sono riportati i nomi dei domini (Elvetico, Pennidico, Austroalpino), la ri-
partizione usata dai geologi che ci ricorda che queste rocce hanno alle spalle una lunga storia geologica,
molto complessa, che le accomuna. Visione semplificata (il mantello litosferico non è rappresentato), scala
verticale esagerata – disegno di Michele Pregliasco

Il Cretaceo fu un periodo di cambiamenti. che restava dell’antica Pangea, oramai


145 milioni di anni fa i rettili erano diventa- smembrata dalla deriva dei continenti.
ti più grossi ed evoluti che mai, li troviamo Africa e Sud America, che fino a quel
sia sulla terra ferma sia nei mari, almeno momento erano uniti, si stavano sepa-
fino a quando, con la fine del Cretacico, rando (nasceva l’Atlantico meridionale).
si estinsero. La placca africana compiva una rotazio-
Addio Tyrannosaurus rex sulla terra, addio ne antioraria e di fatto si muoveva verso
Mososaurus nei mari, addio ai grandi rettili. nord, contro l’Europa. Questo ebbe delle
Ma questo è anche un periodo di impor- conseguenze sulla storia geologica del
tanti cambiamenti geografici di quello nostro paese: ora Africa ed Europa erano

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

in rotta di collisione e il nostro oceano giuras- relativamente fredde vista la velocità


sico stava per essere “inghiottito” da Adria. con cui si inabissavano. Non poterono far
Stretto tra i due continenti, l’Oceano Li- altro che subire un processo metamorfi-
gure-Piemontese avanzò verso Adria per co di alta pressione e bassa temperatura
sprofondare lentamente sotto di essa (300-400° C e 7-9 Kbar).
(subduzione). Il margine di Adria agì Fu questa la ragione per la quale, 140
come un bulldozer, raschiando i sedi- milioni di anni dopo, Horace Bénédict
menti sulla superficie del fondo oceanico de Saussure osservò gli scisti blu in Valle
che gli scorreva sotto e accumulandoli ai d’Aosta. Il colore blu delle rocce, da cui
suoi piedi in quello che i geologi chiama- prendono il nome gli scisti, è dato dai mi-
no “prisma di accrezione”. nerali glaucofane e lawsonite, ed è un
Nel frattempo, la fredda litosfera oceani- buon sistema per distinguere queste roc-
ca, appesantita dalla sua crosta basaltica ce metamorfosate. Nulla però che possa
(vedi Figura 258), scese a chilometri di pro- eguagliare il fascino dei granati.
fondità e lì sotto le rocce, pur trovandosi a I semi rossi del melograno rassomigliano
pressioni altissime, continuarono a restare ai cristalli di granato e forse è proprio da

[Figura 259] - ] L’attualismo ci insegna che gli stessi fenomeni geologici agiscono oggi come nel passato. A sud
dell’arco indonesiano la placca australo-indiana sta scendendo in subduzione sotto alla placca asiatica. È una
situazione simile a quella in cui l’Oceano Ligure-Piemontese si trovò nel Cretacico. Si noti la fossa di subduzione,
la regione in cui la placca oceanica si immerge sotto a quella asiatica. Alle sue spalle, si nota il prisma di ac-
crezione: i sedimenti “raschiati” dalla crosta oceanica e accumulati contro al continente asiatico. Lo spessore
dei sedimenti, in alcuni punti, è talmente grande da formare alcune isole emerse dal prisma di accrezione. Nel
Cretacico, queste isole, rappresentarono i primi rilievi alpini in formazione – da Google Earth - modificato

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Le Alpi

[Figura 260] - Glaucofanite grana-


tifera
Facies: scisti blu
Minerali: glaucofane, granato, anfi-
boli, zoisite, clorite, cloritoide e mica
chiara
Zona: Piemontese, unità Zermatt-Saass
Metamorfismo di alta pressione del-
la crosta oceanica dell’Oceano Li-
gure-Piemontese
Giardino delle Rocce di Pollein (AO)
– ph Michele Pregliasco

[Figura 261] - Eclogite glaucofanica


con granati rossi dalla forma esa-
gonale. Zona Sesia-Lanzo. Località:
presso Bocchetto Sessera, Valle Cer-
vo (Biella) – da Wikipedia

qui che deriva il loro nome, dal latino gra- nano il loro viaggio: fondono ed entrano
natum, cioè melograno. Si trovano ab- a far parte del mantello terrestre.
bondanti nelle eclogiti che si formano ad Non le vedremo mai più.
altissime pressioni, quando le falde scen-
Diverso destino hanno invece le più “leg-
dono molto in profondità. Misurando con
gere”, meno dense, rocce sedimentarie.
metodi radiometrici l’età di questi minerali
scopriamo quando la litosfera oceanica Si tratta dei Flysch, che abbiamo già in-
è stata subdotta: tra i 130 e i 90 milioni di contrato: potenti sequenze di sedimenti
anni fa. Ecco un altro messaggio dal pro- (sabbie, argille e marne) che colmarono
fondo che racconta la storia delle Alpi. le fosse dell’oceano in subduzione.
Una buona parte della litosfera oceanica L’Europa a nord e l’Adria a sud erano an-
proseguì la sua discesa, oltre alla facies cora distanti, ma, già dal bordo meridio-
delle eclogiti, dove il mantello prende il nale dell’oceano, cominciavano a com-
nome di astenosfera. Qui le rocce termi- parire isole. La subduzione stava impilando

245
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

scaglie e accavallamenti a ridosso del colossali che si staccavano dai pendii


margine continentale africano. oceanici – si andavano a depositare nei
Dall’altra parte dell’oceano il margine punti più profondi dell’oceano: fosse e
europeo era percorso da fiumi e torren- bacini marini.
ti che scaricavano nell’oceano grandi Furono questi sedimenti a costituire il flysch
quantità di sedimenti. cretacico che oggi troviamo nelle Alpi
Mentre le rocce della crosta oceanica Occidentali (Flysch a Elmintoidi) e nelle
sprofondavano, ai margini delle terre Alpi Meridionali (Flysch Lombardo).
emerse si stavano accumulando grandi Ne parleremo a proposito dell’Appenni-
masse di detriti che, scivolando lungo le no, dove possono essere osservati con
scarpate sottomarine – immaginate frane estrema facilità.

[Figura 262] - L’area del Mediterraneo nel Cretaceo, Corsica e Sardegna (Sd), Calabria (Ca), Sicilia (Si) – da
R.Blakey US geology, modificato

246
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Le Alpi

Cosa avremmo visto?


La geografia dell’area che oggi conosciamo come Mediterraneo ai tempi del Cretaceo è
decisamente diversa da quanto uno possa aspettarsi. Si nota la Sardegna, la Corsica (Sd)
e la Calabria (Ca) che, pressoché ancora sommerse, si pongono sulla continuazione della
penisola Iberica. Ne avranno di strada da percorrere prima di collocarsi dove sono ora.
Per il resto, al centro, c’è solo la Tetide e l’Oceano Ligure-Piemontese, giunto al massimo
della sua espansione.
Ora il moto si era invertito: l’oceano si stava chiudendo, L’Africa si avvicinava all’Europa e
l’oceano sparirà consumato dalla subduzione sotto Adria.

La galleria ferroviaria del Sempione

Siamo giunti al momento clou, quando la questo è quanto, a fine ‘800, avrebbe
catena alpina cominciò a sollevarsi. affermato qualsiasi geologo con un po’
Non fu facile per gli scienziati compren- di buon senso. La teoria fissista sembra-
dere questo fenomeno, ma una teoria va dare ottime spiegazioni ed era accol-
fece compiere un balzo in avanti alle ta dalle menti più eccelse, ma un fatto,
scienze geologiche. accaduto al confine tra Svizzera e Italia,
Si tratta della teoria faldista di Emile Ar- mise in discussione molte certezze.
gand, vale la pena di accennare la sua Nel 1898 si dava l’avvio al traforo del
storia perché gettò le basi della moder- Sempione, una nuova linea ferroviaria
na geologia, capace di spiegare la ge- avrebbe collegato la Val d’Ossola alla
nesi delle catene montuose. valle del Rodano passando sotto il monte
“La catena alpina è il risultato del solle- Leone, un’occasione unica per studiare
vamento prodotto da spinte verticali” e la geologia di quella regione.

[Figura 263] - Gli studi geologici del Comitato per il Sempione della Compagnie Suisse Occidentale-Simplon
con il contributo di Taramelli dell’Università di Pavia, risentono delle idee dominanti di fine 800. Sopra agli scisti
(Sky) è rappresentato la cupola degli gneiss di Antigorio (Gn. A.) - da fonte ignota

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Per costruire un tunnel bisogna sapere una tovaglia: le pieghe tendono a un


che tipo di roccia si dovrà perforare e il certo punto a cadere sul loro fianco, a
fissismo corse in aiuto dei geologi: dove rovesciarsi.
l’affioramento scompariva sotto alla La cupola di gneiss era diventata una
montagna si ricorreva al modello teori- piega coricata, qualcosa che era stata
co, “non si vede ma è probabile che sia evidentemente spinta da un lato piutto-
così”, avrebbero detto quegli scienziati. sto che sollevata verso l’alto.
Quello che si vede nelle sezioni dell’epo- Per mettere ulteriormente in crisi il model-
ca è una grande cupola di gneiss di An- lo fissista, la piega poggiava su calcari e
tigorio (Gna). gessi più recenti a dispetto del principio
Si pensava che si fosse sollevata a causa di sovrapposizione stratigrafica: come
di spinte verticali come tutta quanta la era possibile che rocce più antiche fos-
catena alpina. Qualcosa aveva solleva- sero sopra a quelle più recenti?
to le rocce senza turbare l’ordine in cui Fu difficile darne una spiegazione con
si formarono: antiche sotto, più recenti una spinta verticale: come era già stato
sopra. Un concetto molto semplice che intuito nel 1884 a Glarus, gli gneiss si era-
aveva i giorni contati. no spostati e si erano sovrapposti alle roc-
Quando la galleria fu scavata, e si poté ve- ce più giovani.
dere che cosa c’era veramente la sotto, ci Nuove carte furono disegnate, nuove pie-
fu una sorpresa. La cupola non aveva al- ghe presero forma e qualcuno cominciò
cuna continuazione in profondità, anzi, gli a formulare delle ipotesi. Fu Emile Argand
gneiss formavano una grande piega che si a farne una sintesi in chiave mobilista: le
chiudeva su sé stessa, quella che i geologi Alpi sono il risultato di spinte orizzontali che
chiamano una piega coricata. produssero enormi pieghe allungate e co-
Qualcosa di molto simile alle pieghe che ricate chiamate falde tettoniche. La falda
si formano quando si spinge il lembo di di Antigorio è proprio una di queste.

[Figura 264] - Diverse tipologie di piega, che tendono a rovesciarsi verso destra, l’ultima piega è coricata.
Sono i movimenti orizzontali, dovuti alle spinte tettoniche, a creare questi fenomeni – da Wikipedia

248
Club Alpino Italiano
Le Alpi

[Figura 265] - Profilo geologico secondo Schardt e Argant, si noti come tutto è stato interpretato come grandi
pieghe, inoltre le falde sono state numerate secondo la loro posizione strutturale (I,II,III,IV). La cupola degli
gneiss di Antigorio è interpretata come una grande piega coricata ed è la falda numero (I), quella che rima-
ne sotto a tutte le altre - da Fonte ignota

[Figura 266] - L’interpretazione dell’orogenesi alpina attraverso la teoria mobilista delle pieghe-falde di Argand
(1911). Le Falde si sono riversate e accavallate sul continente europeo (parte sinistra delle figure) - da Wikipedia

249
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Detto in modo molto più semplice, qual- Congresso Geologico Internazionale del
cosa aveva spinto la “tovaglia”. 1903 a Vienna. Da una parte si schierarono
Sono l’Adria e l’Europa, che spinsero fino gli austro-ungarici, difensori dell’ortodossia
ad accavallare le falde le une sulle altre, fissista, e dall’altra svizzeri e francesi fautori
si formò una pila di falde, la crosta diven- dell’eresia mobilista. Secondo le cronache
ne più spessa, ed ecco innalzarsi i rilievi. la battaglia non fu solo verbale!
Pensate che si riuscì a numerare le falde Da lì a poco il modello mobilista di Argand
Pennidiche, a cominciare da quella che finì ebbe un largo consenso tanto da essere,
sotto a tutte le altre, la falda I, fino a quella in parte, ancora attuale. Comunque sia,
che ricopriva tutte le altre, la falda IV. nessuno geologo di buon senso osò più
Quante cose si possono capire dallo sca- metter in dubbio l’esistenza delle falde.
vo di un tunnel! Ma come andarono effettivamente le
Con questa idea innovativa Argand pro- cose all’epoca in cui si formarono le Alpi?
pose una ricostruzione della formazione È venuto il momento di trasferirci nell’Eoce-
delle Alpi basata su falde, impilate le une ne, dove abbiamo lasciato ciò che rimane
sulle altre, a formare l’edificio della ca- del nostro Oceano Ligure-Piemontese e
tena alpina. La prova del fuoco fu il IX mettere alla prova il modello di Argand.

[Figura 267] - Monte Leone, Alpi Lepontine. Si notino le falde numerate in successione rispetto a come si sono
sovrapposte. 1: ortogneiss della Falda Antigorio; 2: paragneiss della Falda del Lebendum; 3: ortogneiss della
Falda del Monte Leone;4: Falda del Gran San Bernardo. Da notare la doppia piega coricata visibile al centro
dell’immagine, sulla cime del Monte Leone, in corrispondenza dell’elemento 4 – da Wikipedia modificato

250
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Le Alpi

L’orogenesi continua: la collisione tra Africa ed Europa (Eocene-Oggi)

Quando l’Oceano Ligure-Piemontese sparì così le rocce metamorfiche (calcescisti,


sotto Adria, nulla più si frapponeva tra que- micascisti) che caratterizzano la dorsale
sto pezzo d’Africa e l’Europa (ad eccezio- della catena alpina estesa dalla Ligu-
ne del prisma di accrezione) e i due con- ria alla Valle d’Aosta e nota ai geologi
tinenti entrarono in collisione, dando il via come “Dominio Pennidico” (in azzurro e
all’ultima fase dell’orogenesi alpina. Siamo verde in (Figura 271).
nell’Eocene e Adria stava avanzando sull’ Non è raro trovare in questi terreni porzio-
Europa che cercò, inutilmente, di opporsi ni del fondo oceanico basaltico sfuggite
all’ invasione dello straniero. Immaginate alla subduzione, anch’esse profonda-
di spingere con le mani la solita tovaglia: mente trasformate dal metamorfismo in
le rocce cominciarono a piegarsi e ad metaofioliti. Qui si trovano anche unità co-
avanzare formando pieghe e falde che nosciute come Brianzonese e Vallesano,
si sovrapponevano le une alle altre. ma non anticipiamo nulla, ne parleremo
Adria andò ad occupare le quote più ele- prossimamente.
vate di questo edificio: come direbbe Fe- Quando l’Europa si presentò di fronte al
derico Sacco, le falde africane si rovescia- margine di Adria qualcosa cambiò an-
rono e accavallarono come onde sopra che nel modo in cui la litosfera scendeva
a quelle europee, proprio come vediamo in profondità, sono le rocce a dircelo.
nel disegno di Argand (Figura 271B).
La subduzione fece fatica a inghiottire la
I geologi moderni direbbero che le falde crosta continentale del margine europeo,
africane sono sovrascorse su quelle euro- meno densa e quindi più “leggera” di quan-
pee, sottolineando come si mossero dai to c’era sotto e cominciò a fare resistenza.
luoghi d’origine, scorrendo sopra le altre.
Questo rallentamento produsse un me-
Il risultato non cambia: oggi in Austria e tamorfismo di media pressione e media
Svizzera affiorano, curiosamente, terreni di temperatura nelle falde, stiamo parlando
pertinenza africana. dell’ordine di 500° C e di 5-7 Kbar, che
Ma che fine fece il prisma di accrezione oggi riscontriamo negli scisti verdi fino ad
e tutto l’oceano? arrivare a un metamorfismo di alta tem-
Tra l’africana Adria e l’Europa rimasero peratura (tra i 500° C - 700° C), quella che
“pinzati” e “stritolati” i sedimenti oceanici i geologi chiamano la “facies anfiboliti-
che, dopo essere stati subdotti, ritornaro- ca” nell’Ossola Ticino. Ancora una volta
no in superficie completamente trasfor- le rocce ci portano dei messaggi dal pro-
mati dalle pressioni e dalle temperature fondo, sono i termometri e i barometri del
a cui erano stati sottoposti. Si formarono remoto passato.

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 268] - Facies metamorfi-


che – da Wikipedia, modificato

[Figura 269] - Il Cervino visto dal lago Blu – ph Michele Pregliasco

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Le Alpi

Ma come si sollevarono le Alpi?


Lo scontro comportò un accavallamen-
to delle falde e un inspessimento della
crosta terrestre.
Questa crosta più spessa, che galleggia sul
sottostante mantello, si comportò come un
iceberg in mezzo all’oceano: cominciò a
sollevarsi per via della spinta isostatica. Più
la crosta è spessa più la spinta di galleggia-
mento la fa sollevare verso l’alto.
Nascevano così le Alpi e, sotto la spinta di
India e Asia, anche la catena dell’Himalaya.
Il sollevamento espose le cime delle
montagne, lasciandole in balìa della
gravità e degli agenti atmosferici che, a
loro volta, cominciarono a smantellare la
catena, in un’eterna lotta tra la velocità
di sollevamento e l’azione disgregatrice
degli elementi.
A mano a mano che la catena alpina si
sollevava, l’erosione la smantellava: ac-
qua, ghiaccio, caldo e freddo lavorarono
incessantemente e asportarono gran par-
te delle falde, scolpendo e modellando i
rilievi delle Alpi (Figura 271 C).
Così presero forma il Cervino, il Monte
Bianco, il Monte Rosa e tutte le montagne
delle Alpi.
Il Cervino, ottimo esempio dell’efficienza
della disgregazione meteorica, è ciò che
resta della falda africana che era sovra-
scorsa in direzione dell’Europa: il tempo
l’ha asportata palmo a palmo, fino a
riesumare i sottostanti sedimenti oceanici.
È questa la ragione per la quale oggi il
Cervino ci appare come un pezzo di
Africa “appoggiato sopra” a un antico
oceano. Nell’edificio alpino la placca
europea si è incuneata sotto a quella
africana di Adria. In mezzo alle due vi è
quanto è rimasto dell’antico oceano. [Figura 270] - Il Rifugio Carrel e la scistosa via italiana
sulla Cresta del Leone al Cervino – da Wikipedia

253
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Figura 3.3

[Figura 271] - La storia geologica delle Alpi riassunta in tre immagini attraverso la sezione riprese da Émile
Argand (1924)
A) GIURASSICO: apertura dell’Oceano Ligure-Piemontese
B) CRETACICO-MIOCENE: chiusura dell’oceano e collisione continentale, appilamento delle falde secondo
il modello di Argand. La falda africana (Adria) avanza sulla falda oceanica (Pennidico) e l’Europa, è quello
che i geologi chiamano un sovrascorrimento. Si creano grandi pieghe che avanzano verso l’Europa
C) QUATERNARIO: erosione e modellamento dei rilievi alpini, il Cervino e la falda della Dent Blanche è ciò che
rimane del continente africano, tutto il resto è stato portato via dall’erosione
Si nota anche che del Pennidico, oltre ai resti dell’oceano e i suoi sedimenti, fanno parte il Brianzonese e il
Vallesano, ne parleremo tra poco – da A. Bosellini, modificato

254
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Le Alpi

[Figura 272] - Il Cervino visto dal sentiero che corre lungo la vecchia ferrovia Decauville.
La linea rossa separa la falda oceanica (Pennidico) dalla falda di pertinenza africana (Austroalpino), il Cervi-
no si trova, visibilmente, dalla parte Africana.
Nella falda oceanica troviamo ofioliti e calcescisti, ben distinguibili per il colore più scuro.
Di estremo interesse sono gli gneiss e i paragneiss della falda africana, è visibile anche un grosso corpo gab-
brico che vi si è intruso durante il Permiano.
Vediamo di conoscere un po’ meglio queste rocce africane: siamo sulla crosta continentale di Adria.
Le rocce del basamento crostale, le troviamo in questa immagine, sui rilievi più alti.
Si tratta di gneiss occhiadini, come appunto gli gneiss di Arolla: è il risultato del metamorfismo di antichi graniti,
intrusi nella roccia, dei basamenti cristallini. Il metamorfismo li ha trasformati in ortogneiss (orto perché deriva-
no da un protolite granitoide).
I paragneiss che osserviamo sulla cima del Cervino, il “cappello”, sono derivati da precedenti rocce sedi-
mentarie o vulcano-sedimanteria (per questo si usa il prefisso para) metamorfizzate. Nel Cervino sono anche
presenti gneiss minuti, anch’essi derivano da preesistenti rocce sedimentarie.
I micasciti, che non compaiono in questa immagine, derivano da un protolite molto argilloso. Durante il me-
tamorfismo forma molta mica che dà luogo a una intesa scistosità.
Infine i Gabbri possono essere il risultato di intrusione da parte del mantello sottostante. Nelle Alpi le troviamo
anche come rocce metamorfiche, ad esempio le anfiboliti.
Si nota anche che del Pennidico, oltre ai resti dell’oceano e i suoi sedimenti, fanno parte il Brianzonese e il
Vallesano, ne parleremo tra poco – da A. Bosellini modificato.

[Figura 273] - Affioramento di gneiss


occhiadino, massiccio del Gran Pa-
radiso, Val di Cogne. Si notano grossi
cristalli bianchi di feldspato potassico,
già presenti in antichi graniti di 360 Ma
da cui deriva la roccia – ph Michele
Pregliasco

255
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 274] - L’area del Me-


diterraneo nell’Eocene, si noti
come l’apertura dell’oceano
Atlantico evidenziato dalle frec-
ce abbia comportato l’avvici-
namento dell’Africa all’Europa
(si notino le frecce che eviden-
ziano la direzione verso la quale
i due continenti entrano in colli-
sione) – da R. Blakey US geolo-
gy, modificato

[Figura 275] - L’area del Mediter-


raneo nel Oligocene – da R.Bla-
key US geology, modificato

256
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Le Alpi

Cosa avremmo visto?


Dallo scontro tra Europa e Africa sono nate le Alpi. Per la verità l’orogenesi alpina ha inte-
ressato non solo le Alpi, ma tutto ciò che si trova compresso tra la placca africana e quella
euroasiatica, generando l’innalzamento di tutto il sistema alpino-himalayano.

La carta geologica delle Alpi

Figura 3.4

[Figura 276] - Schema geologico semplificato delle Alpi, sono rappresentati i principali domini paleogeogra-
fici – da A. Bosellini, modificato

È venuto il momento di mettere sulla carta come quello in figura, può rispondere a
geografica tutto quanto abbiamo detto queste domande.
fino ad ora. La cartina riporta gli stessi colori delle se-
Dove saranno ubicati i lembi dell’Africa zioni precedenti “La storia geologica del-
e dell’Europa e dove si troveranno i resti le Alpi”, di modo che possiamo fare dei
dell’Oceano Ligure-Piemontese? raffronti.
Uno schema geologico, molto semplificato I geologi più che di falde di origine africana,

257
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

europea od oceanica preferiscono par- raccontato all’inizio della nostra storia, in


lare di domini. un’alternanza di rocce vulcaniche e se-
Sono rocce che hanno la stessa storia dimentarie (si pensi ad esempio alle Do-
geologica: si sono formate in una certa lomiti). Sudalpino è anche il super vulca-
area geografica – continentale od ocea- no della Valsesia, balzato all’onore delle
nica – e hanno subito delle trasformazioni cronache geologiche per esser stato
nel corso degli eventi. messo completamente a nudo nelle sue
profondità dall’orogenesi alpina, un caso
Troviamo quattro domini: l’Elvetico, il Pen-
forse unico al mondo.
nidico, l’Austroalpino e il Sudalpino.
A nord della Linea Insubrica troviamo an-
L’Elvetico, chiamato anche Delfinese-Pro-
cora Adria, si tratta dell’Austroalpino (in
venzale nella sua porzione sud-occiden-
arancione).
tale, rappresenta il continente europeo,
lo troviamo sulla cartina indicato in verde. Qui le falde africane sono sovrascorse su
tutte le altre: sono avanzate in direzione
Tutte le montagne in questo settore sono
del continente europeo, ecco perché la
dunque di pertinenza europea, come lo
zona colorata si estende all’Austria e alla
sono le rocce dei suoi massicci cristallini
Svizzera e ricopre gran parte del settore
(gneiss e graniti) o le coperture sedimen-
nord-orientale della catena alpina.
tarie. L’Argentera e il gruppo del Monte
Bianco, che rientrano nei nostri confini Detto in parole povere, l’Austroalpino è
nazionali, assieme al Pelvoux-Belledon- quelle parte di Adria che, come un rul-
ne, Aiguilles Rouges, Aar-Gottardo, costi- lo compressore, avanzò verso l’Europa,
tuiscono i massicci cristallini esterni della spingendo sotto di sé tutto quello che tro-
catena alpina. Nell’Elvetico le rocce non vava. È qui che troviamo il Cervino, che
hanno subìto metamorfismo (al più si ha ora si erge al di sopra della sottostante
una leggera impronta metamorfica) per falda oceanica.
cui si sono preservati i caratteri più antichi. Sotto all’Austroalpino fu mandato in sub-
Se qui c’è l’Europa dov’è l’Africa, o me- duzione tutto quello che c’era in mezzo
glio dove è la sua propaggine chiamata tra Adria ed Europa; sono rocce che su-
Adria? birono un intenso metamorfismo e oggi
ne ritroviamo i resti nel Pennidico dove,
La troviamo nel SudAlpino (nella cartina
non possono mancare, in verdolino, i resti
in marroncino). Si estende a sud di quella
dell’antico Oceano Ligure-Piemontese.
linea rossa che vediamo: la Linea Insubri-
ca, un sistema di faglie che corrono pre- Ma tra Adria ed Europa non c’era solo
valentemente da est a ovest tagliando in l’oceano!
due la catena alpina. Le zone in azzurro sono ancora Pennidico:
Queste rocce sono state le ultime a esse- vi troviamo i massicci del M. Rosa, Gran
re coinvolte dalla collisione continentale Paradiso e Dora-Maira: sono i massicci
e sono state interessate pochissimo dal cristallini interni, dove si trovano rocce
metamorfismo legato all’orogenesi alpi- che risalgono a ben prima che l’oceano
na. Per questo ci riportano, quasi intatto, si aprisse. Ma c’è anche qualcosa di an-
a quel Triassico e Permiano che abbiamo cora più singolare, ciò che rimane di un

258
Club Alpino Italiano
Le Alpi

micro-continente chiamato Brianzonese. nare dai nomi geologici che derivano dal-
Che ci fa tutto questo nel Pennidico? la posizione geografica che hanno oggi i
domini: si tratta sempre di Adria, Europa e
Mi sarei aspetto di trovarvi solo i resti
di quanto era interposto che ho indicato
dell’Oceano Ligure-Piemontese.
come Pennidico.
Non solo, in quello che viene chiamato
Non ho potuto chiamare semplicemen-
Pennidico inferiore sembrano esserci i re- te oceano la parte colorata in azzurro
sti di un altro oceano più piccolo, quello proprio perché contiene rocce che, per
vallesano. Il mistero si infittisce. il momento, non sappiamo ancora da
È un problema a cui i geologi stanno la- dove provengono.
vorando da tempo: sono pezzi di Europa, Nel settore nord-est delle Alpi il Pennidico
di Africa o è qualcosa che stava in mez- affiora nelle finestre tettoniche dell’Enga-
zo all’oceano? dina e dei Tauri. È stata l’erosione accom-
Non complichiamo troppo le cose per il pagnata dalla tettonica che ha innalzato
momento, avremo modo di parlarne più questi rilievi a mettere in luce quanto è sta-
avanti. E soprattutto, non fatevi impressio- to ricoperto dall’Austroalpino che avanzò.

[Figura 277] - Veduta dell’arco alpino dalla terrazza del Museo della Montagna del Club Alpino Italiano (TO)
– ph Michele Pregliasco

259
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

GEOLOGIA DELLE ALPI

Caro lettore, la formazione delle Alpi è un È una teoria che si presta bene a essere
argomento molto complesso e dibattuto. spiegata con facilità, ma è anche una te-
Ti ho presentato una estrema sintesi, una oria datata che tralascia molto di quanto
storia geologica semplificata basata sul- è veramente accaduto. È venuto il mo-
le idee di Emile Argand (1879-1940). mento di complicarla un po’ e gettare un
Africa e Europa entrano in collisione e gran- occhio sui concetti attuali che ci porteran-
di pieghe si accavallarono, l’oceano rimase no nelle profondità della crosta terrestre.
“pinzato” tra le due placche continentali. Sei pronto?
L’erosione, poi, asportò parte delle coper- Cominciamo!
ture esponendo le cime che vediamo oggi.

Il Brianzonese: un’isola in mezzo al mare

[Figura 278] - Modello paleogeografico del Cretacico superiore (sezione A-B, vedi figura seguente) – elabo-
razione grafica di Michele Pregliasco basato su G.Stampfli

260
Club Alpino Italiano
Le Alpi

[Figura 279] - Ricostruzione paleogeografica dell’area dove oggi si trova il Mediterraneo nel Cretaceo – ela-
borazione grafica di Michele Pregliasco basato su G.Stampfli

Nel Cretacico si aprì un altro oceano a ripetute sommersioni ed emersioni, una


occidente del nostro Oceano Ligure-Pie- conseguenza del movimento delle plac-
montese, quasi volesse fargli “concor- che. Quando il mare avanzava sul con-
renza”. Si tratta dell’Oceano Vallesano tinente, le aree sommerse erano sede di
che separò la placca iberica dal resto sedimentazione e della conseguente for-
dell’Europa. L’Iberia si trovò così a essere mazione di rocce sedimentarie. Durante
un’isola della quale a noi interessa parti- i periodi di emersione, la sedimentazione
colarmente la sua propaggine orientale. cessava e cominciavano i processi ero-
Si tratta della micro-placca Brianzonese, sivi. Ecco perché oggi, nel Brianzonese,
che oggi occupa una parte importan- possiamo trovare strati di limitato spesso-
te delle Alpi tra Italia, Francia e Svizzera. re ma depositati in periodi molto lunghi.
Queste rocce sono caratterizzate da am- In alcuni casi mancano le rocce che do-
bienti sedimentari triassici-giurassici e vul- cumentano un certo lasso di tempo, pro-
canici Permiani, meravigliosamente esposti prio perché o non si sono formate o sono
in Val Maira, trovano nella Liguria di Ponen- state completamente erose.
te il loro limite meridionale. Alcune rocce sono caratterizzate dal
La micro-placca Brianzonese fu soggetta metamorfismo, segno che, alcune por-
ai cambiamenti del livello del mare: subì zioni di questa micro-placca, furono

261
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

successivamente coinvolte dall’orogenesi Gli stessi massicci cristallini del Dora Mai-
e mandate in subduzione. ra, del Gran Paradiso e del Monte Rosa,
Il Brianzonese spiega in parte perché sono stati attribuiti da alcuni autori al
troviamo rocce continentali o comun- Brianzonese per spiegare perché, anche
que non di pertinenza dell’Oceano Ligu- loro, si trovino in pieno Pennidico.
re-Piemontese nel Pennidico. Il Pennidico è un dominio eterogeneo e
Non dovrebbe esserci stato l’oceano tra la sua origine è oggetto di discussione:
Adria ed Europa? oggi i resti dell’Oceano Ligure-Piemon-
La risposta è che c’era anche la micro-plac- tese si trovano in mezzo al Brianzonese,
ca Brianzonese e altro ancora. mentre il Pennidico inferiore, dove trovia-
L’oceano e la micro-placca erano molto mo i resti dell’Oceano Vallesano, contie-
vicini, l’orogenesi ha ulteriormente avvici- ne, pezzi del margine continentale euro-
nato queste unità e oggi troviamo il Brian- peo (Figura 276 e Figura 283).
zonese, con la sua crosta continentale e Come vedete il Pennidico è molto di più
le sue coperture sedimentarie, all’interno di un oceano!
del Dominio Pennidico.

[Figura 280] -
a) Ricostruzione semplificata della sezione delle Alpi occidentali prima della convergenza tra Africa ed Eu-
ropa (Cretacico). Si noti la posizione del continente Brianzonese e dell’Oceano Vallesano. Si noti che qui gli
autori attribuiscono al Monte Rosa una pertinenza Brianzonese. Il Pennidico è stato suddiviso in superiore,
medio e inferiore a seconda di come le falde si sono accavallate le une sulle altre.
b) Sezione delle Alpi Occidentali ai giorni nostri: il Brianzonese giace sotto la falda oceanica (Zermatt-Saas),
sotto è posizionato il Pennidico inferiore, l’Austroalpino ricopre tutto. Notare che la sezione riporta anche la
parte sommitale erosa, per visualizzare la continuità delle falde.
– da Vaughan-Hammon, J. D., Candioti, L.G., Duretz, T., & Schmalholz, S. M. 2022 (CC BY 4.0)

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Le Alpi

[Figura 281] - Un tipico esempio delle coperture permo-triassiche brianzonesi. Val Maira, Rocca la Meja – ph
Michele Pregliasco

[Figura 282] - Il Cervino visto dal lato svizzero. Ci racconta la storia della falda autroalpina posta sulla falda
oceanica. La linea rossa segna il contatto tra questi due elementi.La falda oceanica entra in contatto, a de-
stra, con gli gneiss del continente brianzonese (falda di Siviez-Mischabel), a significare che entrambe queste
falde sono subordinate alla sovrastante falda africana (falda della Dent Blanche) – foto di Lyle Beaudoin CC
BY-NC 2.0 modificata

263
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Non è così semplice

[Figura 283] - Schema tettonico delle Alpi. In questa cartina si vede molto bene la falda Brianzonese. L’autore
ha attribuito al Brianzonese i massicci cristallini interni (Gran Paradiso, Dora-Maira e Monte Rosa). Quello che
qui l’autore indica con piemontese è il pennidico superiore riconducibile all’ Oceano Ligure-Piemontese,
mentre le Alpi Meridionali sono il sudalpino – da Wikipedia

La geologia non è una materia complica- Adria che alcuni chiamano anche Apu-
ta, o almeno non lo è più di altre scienze, lia. Sull’origine di Adria non si hanno noti-
specie se parliamo dell’apprendimento zie certe: sembra che sia una microplac-
da parte di giovani studenti e appassio- ca che si separò dall’Africa per avanzare
nati. Quello che può disorientare è che verso l’Europa ma può anche essere inter-
può non esserci una uniformità di vedute pretata come una propaggine o un pro-
su fenomeni di recente oggetto di studio. montorio dello stesso continente africano.
Questo riguarda la ricostruzione paleo- Probabilmente Adria, a partire da cen-
geografica delle Alpi. to milioni di anni fa, si staccò progressi-
In questo capitolo ho parlato di scontro vamente dall’Africa, muovendosi lungo
tra Europa e Africa. In realtà abbiamo vi- una grande faglia dice Marthaler (in “Il
sto che non fu l’intera Africa a chiudere Cervino è africano?”) che corre lungo lo
l’Oceano Ligure Piemontese. Si tratta di stretto di Messina.

264
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Le Alpi

[Figura 284] - Monte Rosa al tramonto, fotografato dalla Val Sesia. Questo massiccio cristallino si eleva dai
terreni ofiolitici dell’Oceano Ligure-Piemontese che si osservano nel fondovalle (vedi cartina Figura 283) –
da Wikipedia

Se così fosse, la Sicilia sarebbe ancora Quanto vi ho esposto è un punto di par-


africana, mentre il resto della penisola tenza per comprendere altre autorevoli
italiana apparterrebbe ad Adria che afri- ipotesi su questo complesso argomento.
cana non è più. Tuttavia non è questa la sede per mettere
Anche il nostro Brianzonese non è di facile a confronto i modelli scientifici se non ri-
interpretazione. Quella che vi ho offerto in mandandovi ai lavori dei singoli autori che
questa pubblicazione è quella elaborata trovate in bibliografia.
da Stampfli. Gli svizzeri in particolare se- Del resto ho voluto rimanere in un ambito di-
guono questa ricostruzione paleogeogra- vulgativo e di facile comprensione, almeno
fica. Altri pensano che il Brianzonese sia un per quanto mi è stato possibile: i geologi e
margine europeo o addirittura africano. gli esperti potrebbero trovare questo testo
Anche la collocazione paleogeografica alquanto riduttivo e con numerose lacune.
dei massici cristallini interni è piuttosto incer- È l’eterno dilemma tra rigorosità scienti-
ta: per alcuni autori il Monte Rosa così come fica e semplicità, non è facile trovare un
il Dora-Maira sono di pertinenza africana. equilibrio specie quando si parla di fenomeni

265
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

molto distanti dall’esperienza quotidiana o Enrico Fermi era solito offrire una spiega-
molto discussi dalla comunità scientifica. zione semplicistica ma facilmente com-
Nei paragrafi successivi complicherò un prensibile ai suoi studenti. Poi andava ad
poco le cose, avvicinandomi ancora di arricchirla, smontando e argomentando
più ai modelli attuali che cercano di spie- ciò che era impreciso e sommariamente
gare l’evoluzione della catena alpina. accennato.
Ma non temente cercherò, ancora una È questa la filosofia che ho adottato, rima-
volta, di rendere le cose facili. nendo comunque in un ambito divulgativo.

Sotto le Alpi

Prima dell’avvento della sismica a riflessio- si spinsero molto più in profondità di quanto
ne, l’unico modo per sapere che cosa c’e- la cupola di Verampio poteva offrire.
ra sotto le montagne era toccare le rocce Il modello di Argand non è sbagliato, l’in-
con mano, o per meglio dire prenderle a tuizione mobilista, falde che sono state tra-
martellate per osservare lo spaccato. slate verso l’Europa o verso Adria, è stata
Ecco perché i geologi hanno cercato le confermata. Il problema è la sua visione
falde più profonde. accentrata su pieghe enormi che corro-
Nelle Alpi il record di profondità lo de- no lungo tutta la catena alpina.
tiene il Pennidico inferiore. Sono le fal- Le cose in realtà sono più complesse e
de che sono scese più di tutte durante più frammentate. Non tutte le falde sono
la subduzione e ora si trovano alla base costituite da enormi pieghe coricate ma
dell’edificio alpino. da scaglie tettoniche che si sono scollate
Per la gioia dei geologi, le unità pennidi- dal basamento scorrendo l’una sull’altra.
che inferiori affiorano nella finestra tetto- Nel Sudalpino, ad esempio, non sono
nica dell’Ossola-Ticino. Le conosciamo presenti falde di ricoprimento, ma sca-
già, sono le stesse in cui è stato scavato il glie tettoniche che si sono accavallate.
traforo del Sempione. Mettendo a confronto il modello di Ar-
Argand qui vi trovò l’elemento zero delle gand con una moderna sezione geologi-
Alpi, la falda più profonda di tutte, la cu- ca si vede, nettamente, quanto le cono-
pola di Verampio, visibile in superficie ed è scenze siano progredite, soprattutto per
qui che ideò la teoria mobilista basata sul- quanto riguarda i livelli più profondi della
le pieghe-falde, come ben già sappiamo. crosta terrestre.
Però già negli anni ‘60 qualcuno mise in I geologi del passato conoscevano la
discussione la teoria: qualche cosa non parte più superficiale della struttura alpi-
tornava. na; oggi possiamo spingerci più in profon-
La scienza è fatta così, le teorie resistono dità, arrivando al limite con il mantello.
fino a quando qualcuno non trova il punto Anche per noi è giunto il momento di ab-
debole, e le moderne tecniche di indagine bandonare la vecchia teoria e i vecchi

266
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Le Alpi

[Figura 285] - Mentre nell’Austroalpino si riconoscono ampie falde di ricoprimento, il Sudalpino è strutturato in
scaglie tettoniche.

[Figura 286] - Il Modello di Argand (B) messo a confronto con una moderna sezione geologica (b). Si noti
come le falde nella sezione si articolino in un sistema più complesso rispetto alle pieghe a scala regionale del
modello di Argand. Inoltre, nella sezione, viene proposta una modellizzazione dei livelli più profondi sulla base
dei rilievi geofisici

267
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 287] - Nel Giurassico la pacca europea e quella adriatica si separano, nasce l’Oceano Ligure-Pie-
montese.

[Figura 288] - Nel Cretaceo le placche si avvicinano (convergenza), l’Oceano va in subduzione sotto Adria.
La falda Austroalpina e il prisma di accrezione vanno ad impilarsi sotto ad Adria, trascinati dalla subduzione.
Il prima di accrezione è costituito dai sedimenti raschiati dal fondale dell’oceano e da pezzi di litosfera oce-
anica (sono unità oceaniche)

268
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Le Alpi

[Figura 289] - L’oceano sta per scomparire sotto ad Adria, la pila di falde (prisma+Austroalpino) è risalito. Il
Brianzonese è prossimo ad entrare a far parte di questa struttura.

[Figura 290] - Collisione: l’oceano si è chiuso. Si è formato un appilamento di falde, una sopra l’altra, valle-
sano+brianzonese+oceaniche+austrolapino. Alcuni autori chiamano questa struttura prisma orogenico, da
non confondere con il prisma di accrezione che interessa solo la litosfera oceanica.
Legenda - Unità Austrolpine: Dent Blanche(DB), Zona Sesia-Lanzo (SL). Unità Oceaniche: prisma di accrezione
(UO). Unità Brianzonese: Monte Rosa (MR), Gran San Bernardo (SB) – da Freppaz M., Caimi A., Filippa G., Dal
Piaz G.V., Dal Piaz G., Schiavo A., modificato

269
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

modelli per guardare una moderna se- bulldozer, avvicinandosi, comprimendo e


zione geologica in tutto il suo spessore. mandando in subduzione tutto ciò che si
È così possibile indagare sulle falde: come trovava lì in mezzo, compreso i loro stessi
si sono sovrapposte, come hanno migra- margini quando entrarono in collisione.
to le une sulle altre, da quale profondità Cerchiamo di capire meglio come tutto
provengono su una scala che arriva a ciò avvenne.
comprendere l’intera litosfera. Le prime falde ad andare in subduzio-
I primi modelli erano basati sulle carte gra- ne furono quelle del margine africano
vimetriche: si trattava di misurare l’acce- (Austroalpino) sotto le quali si immersero
lerazione di gravità per capire quali masse quelle dell’Oceano Ligure-Piemontese,
ci sono nel sottosuolo. È qualcosa di mol- seguirono poi quelle brianzonesi e infine
to più sofisticato di quanto fece nell’800 quelle vallesane (queste ultime tre le tro-
John Henry Pratt, ma il concetto è lo stes- viamo oggi nel Dominio Pennidico - vedi
so: la forza con cui la Terra attira verso di Figure da 287 a 290).
sé un peso può farci capire la densità del- In altre parole, queste aree geografiche
le rocce presenti nel sottosuolo. del passato (i geologi parlerebbero di
Oggi la sismica a riflessione si spinge molto unità o elementi paleogeografici), inizial-
più in profondità e con maggiori dettagli: mente disposte l’una accanto all’altra,
consente di fare una sorta di “radiografia” vanno a incastrarsi l’una sotto all’altra, un
della Terra utilizzando le onde sismiche. fenomeno che Michel Marthaler nel suo
Lo studio condotto da G.M. Stampfli e “Il Cervino è africano?” descrive come
collaboratori si basa proprio su quest’ul- una “lenta e profonda carambola”.
timo tipo di indagine, la sezione che vi Si formò una pila di falde che continuan-
presento è quella in Figura 291. do a muoversi verso nord (Adria era sem-
Confrontando la sezione paleogeografi- pre lì a spingere in direzione della placca
ca, di 90 milioni di anni fa (Cretacico), con europea) andò incontro all’Europa.
la sezione attuale appare evidente quan- Si vede molto bene (Figura 291 C) come
to la crosta si sia inspessita e raccorciata la litosfera non solo è raccorciata, ma è
durante l’orogenesi alpina: Europa e Adria anche decisamente più spessa (notate
avvicinandosi hanno prodotto falde e sca- che le sezioni B e C hanno la medesima
glie tettoniche che si sono sovrapposte. scala sia verticale che orizzontale).
Quella che, all’inizio del Cretaceo, era Le falde sono state accavallate l’una sulle
un’area che si estendeva per una lun- altre. Partendo da sinistra, si vede come
ghezza di circa 1000 km (sezione B), oggi la crosta europea (violetto) e la suo man-
è compressa in appena 300 km di lun- tello litosferico (grigio chiaro) sono state
ghezza (sezione C). spinte sotto a tutto il resto. Un fenomeno di
Se da Torino andiamo a Berna, per un subduzione che, evidentemente, ha coin-
percorso di 318 Km, attraversiamo tutta volto parte della placca europea. È una
la sezione incontrando rocce di pertinen- lunga rampa che arriva a infilarsi sotto alla
za africana, oceanica ed europea. placca africana, pare che li sotto Africa
Adria ed Europa hanno agito come dei ed Europa arrivino, finalmente a toccarsi.

270
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Le Alpi

Evidentemente, mano a mano che l’A- Si tratta di crosta superiore (violetto palli-
dria avanzava verso l’Europa, la pila di do con crocette), meno densa e dunque
falde cominciò a scorrere sul continente più leggera rispetto al mantello e a tutto
europeo: agì come un rullo compresso- ciò che restò sotto di essa.
re, ricoprendo tutto quello che incontra- Queste risalite europee, che danno luo-
va, mentre il pesante mantello litosferico go al Dominio Elvetico, comprendono
(quello grigio chiaro) trascinava in basso le falde di copertura, costituite da sedi-
la placca europea sotto ad Adria. menti depositati a partire dal Permiano,
Confronta anche la Figura 280 o l’omologa che sedimentarono sopra a rocce molto
Figura 286 dove le sezioni semplificate ri- più antiche: il basamento cristallino.
portano le porzioni asportate dall’erosione: L’Aar, come abbiamo già visto, fa parte
si vede, ancora più chiaramente, come la dei massici cristallini esterni: Monte Bian-
pila di falde (vallesane, brianzonesi, ocea- co e Argentera sono gli esempi nazionali.
niche e austroalpine) ricopra la sottostante Si tratta di basamento cristallino: rocce
crosta europea subdotta. Sembra quasi di che portano i segni delle orogenesi pre-
percepirne il movimento: mentre la placca cedenti a quella Alpina, stiamo parlando
europea scendeva in subduzione, le falde dell’orogenesi Varisica (compresa tra i
le scorrevano sopra in direzione opposta. A 380 e i 280 milioni di anni fa) e di altre an-
un certo punto qualcosa inceppò l’ingra- cora più remote.
naggio: la “leggera” e spessa crosta con- Al contrario, il metamorfismo dovuto all’oro-
tinentale stava opponendo una strenua genesi alpina non ha lasciato alcun segno.
resistenza alla subduzione.
Questo perché la subduzione si arrestò
Sono le conseguenze della collisione con- contro il “carapace” dei massici cristal-
tinente-continente, tra Europa ed Adria lini esterni, che costituirono una barriera
(vedi capitolo I, “Oceani muoiono”). all’avanzata delle falde spinte da Adria
Per di più, la densa e “pesante” plac- sul continente europeo.
ca oceanica, che fino a quel momento Un’ipotesi che richiama alla memoria
aveva trascinato con sé l’Europa in sub- l’affermazione di Eduard Suess sui “mas-
duzione, si separò dalla placca continen- sicci ostacolo” che frenarono il corruga-
tale (i geologi chiamano questo fenome- mento della crosta.
no slab break off), per continuare la sua “Da qui l’estesa fratturazione fragile, come
discesa negli inferi geologici. Vedi Figura conseguenza alle spinte subite, e la forma-
292 “Da convergenza e collisione”. zione di strutture caotiche, con picchi aguz-
Era giunto il momento di fermare la sub- zi e profondi canaloni, tutte caratteristiche
duzione, o quantomeno rallentarla e far delle meravigliose montagne dei massicci
emergere i materiali più leggeri. cristallini esterni”. (da Franco Rossi).
Il massiccio dell’Aar è un esempio di quan- Occorre spostarsi verso l’Adria per tro-
to accadde: si sollevò, lo trovate piegato vare la vera Europa subdotta, sotto al
verso l’alto, in direzione opposta alla sub- pennidico le falde di Antigorio e Veram-
duzione, sotto alla scritta dominio Pennidi- pio sono tra quanto di più profondo oggi
co nella sezione della (A) Figura 291. possiamo trovare. Affiorano nella finestra

271
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

dell’ Ossola-Ticino, appartengono al Pen- In queste rocce è stato trovato un mine-


nidico inferiore e l’autore di questa sezio- rale eccezionale: la coesite. È il testimone
ne le attribuisce alla crosta europea. della subduzione a 100 km di profondità,
Sono vecchie conoscenze, è qui che cor- cristallizzato a medie temperature (400-
re il traforo del Sempione. Ma ci sono al- 500°C) e ad altissime pressioni (20 Kbar).
tri campioni di immersione, li troviamo in Al contrario dei massicci cristallini esteri,
quel rosa del Brianzonese al centro della qui il metamorfismo dovuto all’orogenesi
sezione. Si tratta del Monte Rosa e della Alpina si è fatto sentire parecchio.
falda Siviez-Mischabel, che, oggi, come Siamo nel Pennidico, rocce che hanno
tappi di sughero, galleggiano verso l’alto. raggiunto profondità considerevoli, si
Il Monte Rosa assieme al Dora-Maira e al vede molto bene nella sezione: seguen-
Gran Paradiso costituiscono i massici cri- do le falde del Monte Rosa, Camughera
stallini interni (l’autore li include nel Brian- e Moncucco, queste si immergono sotto
zonese ma non tutti sono d’accordo, l’arancione dell’Austroalpino.
come abbiamo già visto). R. Fortey, molto poeticamente, paragona

[Figura 291] - Sezione geologica della Alpi occidentali e ricostruzione paleogeografica semplificata – da
“Western Alps geological constraints on western” di G.M. Stampfli, G.D. Borel, R. Marchant & J. Mosar, mo-
dificato

272
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Le Alpi

queste strutture al genio che esce dalla In questa moltitudine di pieghe e di rocce
lampada di Aladino, sotto forma di volute metamorfiche troviamo, in marroncino, al-
di fumo. cuni lembi dell’Oceano Ligure-Piemonte-
Più prosaicamente, la crosta colorata di se, questa volta densa e “pesante” crosta
rosa sembra essere stata spremuta fuori dal oceanica sfuggiti alla subduzione, come la
canale di subduzione, come se si trattasse falda profonda Zermatt-Saas.
di un tubetto di dentifricio, è stata esuma- Incastrato fra tutto questo e la placca adria-
ta e ora si ritrova in superficie con una serie tica, troviamo, in arancione, l’Austroalpino
di pieghe che culminano con il gruppo del mentre, una sua piccola porzione svetta sul
Monte Rosa. Pennidico, nel Klippe della Dent-Blanche:
Indubbiamente ha fatto un lungo viaggio: l’Africa arrivò fin qui e anche oltre.
dal profondo è risalita con un movimento a Torna utile ricordare che l’Austroalpino
ritroso rispetto alla subduzione. fu la prima falda a essere stata coinvolta
Una riprova che la “leggera” crosta conti- dalla subduzione, si parla del Cretacico,
nentale si oppose alla subduzione al punto seguita, poi, da tutte le altre che si incu-
di esserne estrusa fuori. nearono sotto di essa.

[Figura 292_Orogenesi_950_2] - Da
convergenza e collisione.
Questa immagine tratta da Alfonso
Bosellini, mostra la convergenza tra
due placche continentali. La “pe-
sante” litosfera oceanica dell’o-
ceano interposto va in subduzione
sotto alla placca continentale (fi-
gura in alto) e trascina con se la più
leggera litosfera continentale.
Quando tutto l’oceano è stato
consumato si ha la collisione tra
croste continentali.
Nella figura in basso, si vede come
la la litosfera oceanica si stacca e
prosegue la sua discesa (è quello
che i geologi con un anglicismo
chiamano slab break off). Al con-
trario, la “leggera” crosta continen-
tale, metamorfosata e deformata
dalle pressioni orientate, tende a
galleggiare verso la superficie, for-
mando delle pieghe rovesciate in
direzione contraria alla subduzione
– da A.Bosellini, modificato

273
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Emile Argand chiama l’Austroalpino “traîn- del Cervo di Biella (in rosso). Nell’Oligoce-
eau écraseur”, in effetti è il rullo compres- ne se ne contano parecchi lungo quella
sore che ha compresso le falde sotto di sé, che oggi è la Linea Isubrica o Lineamento
e parliamo di spessori chilometrici prima Periadriatico. Sono i plutoni di Traversella,
che fossero erosi. Biella, Bregaglia, Adamello, Vedrette di
Il Sudalpino, pur facendo parte di Adria, Ries. Si tratta di corpi granitici e gabbrici
non seguì le sorti austroalpine. Il meta- con coperture vulcaniche.
morfismo alpino non lo interessò e fu Per chi volesse esercitare le sue cono-
l’ultima unità a entrare in collisione con scenze riguardo al metamorfismo di con-
l’Europa. Lo troviamo all’estrema destra tatto, l’Adamello è il luogo ideale.
della sezione: un cuneo che si inserisce Bene, è giunto il momento di riemergere
nel costrutto alpino. dalle profondità per vedere cosa osser-
Tra l’Austroalpino e il Sudalpino, troviamo, viamo in superficie.
intruso, il plutone oligocenico della Valle

Gli affioramenti

“Nelle Alpi sono rappresentate tutte le è più complicato imparare a distinguere


principali famiglie delle rocce sedimen- le rocce, intensamente deformate sono
tarie, eruttive e metamorfiche della cro- tuttavia alquanto affascinanti oltreché,
sta continentale e oceanica e del man- geologicamente, molto interessanti.
tello litosferico.” Sono i cicli orogenetici ad aver trasfor-
Così recita la guida geologica regiona- mato le rocce. Noi abbiamo fatto la co-
le delle Alpi. Attenzione però, non basta noscenza con l’orogenesi alpina, ma in
guardare in basso per trovarle: si sono passato vi è stata quella ercinica (300-
formate in ambienti che oggi non ci sono 340 Ma) e non è escluso trovare i segni di
più, molte hanno viaggiato a lungo, an- eventi ancora più remoti.
che all’intero della crosta terrestre. Alcune rocce riportano le tracce di en-
Vanno cercate nei luoghi in cui affiorano. trambi i cicli. È qui che sono stati ritro-
Le rocce ignee e sedimentarie vanno ri- vati i cristalli più antichi: gli zirconi di età
cercate nell’Elvetico, nel Brianzonese e precambriana dispersi nel basamento
nel Sudalpino, nelle Dolomiti ad esem- elvetico e austroalpino. Provengono dal-
pio, dove affiorano rocce carbonatiche, lo smantellamento di catene montuose
dolomie, marne e argilliti. Non dimenti- che hanno preceduto le Alpi.
chiamo i plutoni emersi durante il mag- È incredibile pensare che le rocce possa-
matismo oligocenico, l’Adamello ne è no racchiudere dei messaggi che ci arri-
un classico esempio. Infine sedimentarie vano da un passato di oltre 500 milioni di
sono le serie marine e continentali recen- anni, in alcuni casi arriviamo a riconosce-
ti, posteriori all’orogenesi. re tracce di 4560 milioni di anni fa.
Tutto il resto è, più o meno, caratterizza- La cartina in Figura 293 ci dà una visione
to dal metamorfismo, motivo per il quale della carta tettonica delle Alpi.

274
[Figura 293] - Mappa tettonica delle Alpi occidentali (modificata da Berthelsen, 1992b - Ao = Adamello in-
trusione; DB = falda della Dent Blanche; Go = massiccio del Gottardo; GP = massicio del Gran Paradiso; LE =
Finestra dell’Engadina; MB = massiccio del Monte Bianco; MR = falda del Monte Rosa; Pr = bacino Provenzale;
TW = Finestra Alti Tauri; VVL = linea Villalvernia-Varzi-Levanto

275
Età Dominio
Rocce principali Colore Domini - Falde
stratigrafica paleogeografico

Oligocene
Europa a nord
Miocene Sedimenti detritici alluvvionali Molassa
Adria a sud
Pleistocene

Triassico Sedimenti marini: calcari, Austroalpino


Eocene dolomie, brecce
Sudalpino
Adria
Basamento: gneiss, graniti, Austroalpino
Paleozoico
gabbri (crosta continentale) Sudalpino

Giurassico Metasedimenti oceanici e lembi


Pennidico superiore Oceano Ligure-Piemontese
Cretaceo ofiolitici (crosta oceanica)

Triassico Sedimenti marini: calcari,


Eocene dolomie
Pennidico medio Brianzonese

276
Basamento: gneiss, micascisti
Paleozoico
(crosta continentale)
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Cretaceo Metasedimenti oceanici, flyschs, Pennidico


Bacino vallesano
Eocene rare ofioliti inferiore

Trias-
Sedimenti marini: calcari, marmi
Oligocene
Elvetico Europa
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Basamento: gneiss, graniti,


Paleozoico
(crosta continentale)

Austro e Sudalpino
Oligocene Graniti intrusivi post-orogenici Origine magmatica profonda
(per la maggior parte

[Figura 294] – Tabella tratta da Michel Marthaler - modificata - Michele Pregliasco


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Le Alpi

È una carta molto semplificata che co- Potremmo immaginare che sopra al ba-
pre un’area enorme, per muoverci sul samento troviamo le coperture, come
terreno servirebbe un dettaglio decisa- quando sopra al pane (basamento)
mente maggiore, come quello di una spalmiamo burro e marmellata (copertu-
carta geologica 1:50.000. ra), in realtà difficilmente è così.
Ci è comunque utile: gli affioramenti non Copertura e basamento hanno reagito
sono affatto messi a caso, cosa non faci- in maniera diversa all’orogenesi alpina,
le da intuire sulle carte a scala più grande complici dei livelli di scollamento alla
dove si rischia di perdere la visione generale. base delle coperture costituiti da rocce
Ma vediamo cosa ci dice la carta a co- molto plastiche, in genere evaporiti, che
minciare dalla sua legenda. hanno agito da “lubrificante” se non, ad-
Nelle Alpi si distinguono due famiglie di dirittura, da “cuscinetti a sfera”.
rocce, formatesi in epoche diverse: le uni- Su questi livelli “lubrificanti” le coperture
tà di basamento e le unità di copertura. sono scivolate via dai basamenti spinti
Già questi nomi ci suggeriscono il signifi- dall’Africa che avanzava, come quando
cato: le unità di copertura sono costituite la lama del coltello raschia via la spalma-
dai sedimenti che, nel corso del tempo, tura di burro e marmellata per lasciarci
hanno, per l’appunto, ricoperto le rocce una, nuda, fetta di pane. Un fenomeno
del basamento più antiche. che ci ricorda quanto è avvenuto nella
falda di Glarus, dove una falda antica è
Il basamento è costituito da rocce per arrivata da lontano sovrapponendosi a
lo più granitiche e metamorfiche che si una più recente.
sono formate in tempi molto arcaici che
si spingono al Paleozoico (da 542 a 252 I geologi definiscono le falde di copertu-
Ma) e al Precambriano (da 4600 a 541 ra scollate dal loro basamento e traslate
Ma), il cui metamorfismo risale a oroge- verso l’avampaese, la regione verso la
nesi precedenti quella alpina. Sono roc- quale le falde si spostano. Si tratta di mo-
ce che hanno visto scorrere una buona vimenti su lunghezze di decine o centina-
fetta di storia del mondo. ia di chilometri.
La copertura è costituita da rocce sedi- I basamenti al contrario, più massicci e
mentarie formatesi nell’arco di tempo che più restii agli spostamenti, si sono mossi
va dal Carbonifero (359 Ma) ai giorni nostri con maggiore difficoltà.
e dalle rocce effusive, testimoni dei feno- Ecco perché oggi troviamo le coperture
meni vulcanici che effusero lave e ceneri traslate vero l’Europa, ed è molto difficile
su queste rocce. Ci parlano di bacini en- capire a quale basamento esse appar-
tro i quali sedimenti terrigeni e carbonatici tenessero. In effetti può capitare che co-
si adagiavano sul fondo, in ambienti e a perture formatesi sopra a un basamen-
latitudini molto diversi da quelli attuali. to siano state sradicate per finire la loro
Nel Triassico è il mare della Tetide, bas- corsa sopra un altro basamento. Un po’
so e caldo, a lambire le coste europee e come se due persone si fossero scambia-
africane, poi nel Giurassico entra in sce- te il cappello.
na l’Oceano Ligure-Piemontese. Per fare un esempio, la falda Mischabel,

277
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

a cui appartengono il Monte Rosa e il D’altronde vi troviamo falde oceaniche


Gran Sanbernardo, è ricoperta da una e continentali con i loro basamenti e le
falda di schistes lustrés (calcescisti) che loro coperture.
ha sostituito l’originaria copertura brian- Nella carta sono indicati i massicci cri-
zonese, sradicate e migrata a sua volta stallini interni: Dora-Maira, Gran Paradi-
nelle Prealpi in una sorta di carambola so e Monte Rosa. Siamo in presenza del
geologica (da G. Gasperi). basamento. L’autore ne attribuisce una
È interessante sapere che i geologi chia- pertinenza Brianzonese caratterizzata da
mano autoctone quelle coperture che un basamento continentale.
ancora oggi si trovano sui propri basa- La copertura è costituita da depositi car-
menti, lì dove si erano depositate, mentre bonatici di piattaforma: calcari, dolomie,
sono definite alloctone quelle che sono evaporiti che risalgono al Triassico, ben pri-
state traslate. Le coperture scollate ma ma che si aprisse l’Oceano Ligure-Piemon-
ancora in parte presenti sui propri basa- tese. Poi, cominciarono a depositarsi i sedi-
menti sono definite parautoctone. menti oceanici (nel Giurassico-Cretaceo).
Ma torniamo ancora alla cartina e ve- Spostandoci sull’area interessata dall’O-
diamo di indentificare dove sono ubica- ceano Ligure-Piemontese, entriamo in
te queste unità. quello che i geologi chiamano la falda
Nel Dominio Elvetico le unità di basamen- Piemontese. Non è visibile su questa car-
to sono rappresentate, magnificamente, ta, lo troviamo però nelle pagine prece-
dai massicci cristallini esterni: Argentera, denti in Figura 283.
Pelvoux-Belledonne, Monte Bianco-Aiquil- Qui troviamo una classica sequenza sedi-
les Rouges, Aar-Tavetsch-Gottardo. mentaria tipica dell’ambiente oceanico:
Costituiti per lo più da gneiss e micascisti, selci, radiolariti, calcari e argille a palom-
formatesi prevalentemente durante le fasi bini che il metamorfismo ha trasformato
metamorfiche erciniche, arrivano a far re- in quarziti, marmi e calcescisti.
gistrare rocce ancora più antiche, databili
Questa copertura riposa sopra al basa-
tra i 600 e i 700 Ma.
mento oceanico costituito da basalti,
Dal Triassico all’Oligocene si depositarono i gabbri e peridotiti - rocce associate all’e-
sedimenti all’interno di bacini che si anda- spansione oceanica - che oggi ci appa-
rono via via a formare nel corso del tempo iono spesso metamorfosate in metagab-
e che si trasformarono in rocce: calcari, bri e metabasalti.
marne a volte metamorfosate in marmi,
Non voglio complicare troppo le cose
che oggi costituiscono le coperture.
con ciò che è o non è autoctono, dico
Sono autoctone, alloctone e parautoc- soltanto che nell’oceano in chiusura si
tone, in particolare le Alpi occidentali depositò anche il flysch, lo stesso che
svizzere sono il tipico esempio dove ab- oggi troviamo sradicato e traslato per
biamo uno scollamento a livello delle andare a costituire la falda dei flysch a
evaporiti triassiche. elmintoidi nelle Alpi Marittime (da Gian-
Il Dominio Pennidico è forse tra i più franco Gasperi). Si vede molto bene
complessi. sempre in figura Figura 283.

278
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Le Alpi

Con l’Austroalpino arriviamo ai terreni Il sudalpino, infine, rappresenta i terreni


africani o, per essere più precisi, della africani che non sono stati coinvolti dal
micro placca Adria. Notiamo subito a metamorfismo.
nordest il gruppo delle Alpi Calcaree Set- Con questo chiudiamo il capitolo sulle
tentrionali. Si tratta, come dice il nome, Alpi, nel prossimo affronteremo l’Appen-
di rilievi prettamente carbonatici che nino, sarà anche un’occasione per rive-
vanno dal Permiano al Paleogene, ca- dere, in maniera più approfondita, alcuni
ratterizzati dall’assenza di metamorfismo temi di cui ho già parlato.
o comunque da un metamorfismo molto
blando. Queste falde di coperture sono In effetti la storia geologica delle Alpi non
state sradicate dal proprio basamento si differenzia molto da quelle degli Appen-
posto a meridione, per sovrascorrere sul nini, anche se troveremo marcate diffe-
pennidico e posizionarsi dove sono ora, renze nel modo in cui gli eventi lasciarono
sopra al bacino della Molassa. traccia nelle rocce.
Si nota comunque come l’austroalpino Tutto sommato è ancora un’opportunità
sia, in massima parte, costituito dal basa- per parlare della geologia di un paesag-
mento costituito da rocce metamorfiche. gio unico e inimitabile.

[Figura 295] - Il ghiacciaio del Miage nel gruppo del Monte Bianco (val Veny), si nota sulla sinistra lo gneiss
mentre a destra il granito, tipiche rocce che contraddistinguono i massicci cristallini – ph Michele Pregliasco

279
[Figura 296] - Val Veny, alle pendici del Monte Bianco. I dolci pendii costituiti da rocce sedimentarie metamorfosate
280
delle coperture contrastano con le vette costituite dal basamento cristallino – ph Michele Pregliasco
281
[Figura 297] - Monte Cimone - Appennino settentrionale
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Capitolo 4

Gli Appennini
Introduzione
Sui bassi fondali della Tetide nel Triassico superiore
Nasce un oceano (180 MA Giurassico medio)
• Una roccia venuta dallo spazio?
• La Terra condritica
• L’Appennino nel Giurassico medio
• La dorsale oceanica e la triade delle ofioliti
• Le peridotiti
• Le peridotiti non sono per tutti: il serpentino
• I gabbri
• I basalti

I continenti rallentano (160 MA Giurassico sup. - 105 MA Cretaceo inf.)


• Un metallo importante dal fondo dell’oceano
• L’Oceano Ligure-Piemontese in quiescenza
• Rocce dagli animali? Nell’ambiente pelagico è possibile
• La maiolica
• I diaspri
• Le argille a palombini
• Dimmi come sedimenti e ti dirò chi sei
• Intanto sulle piattaforme carbonatiche
• Chi camminò sulla piattaforma Apula?
• Ciro, l’isolano
• L’Appennino tra Giurassico e Cretaceo inferiore

I continenti si avvicinano (100 MA Cretaceo superiore)


• L’ardesia
• 1929, quando America ed Europa non parlarono più
• Intanto in Italia
• I depositi gradati
• L’Appennino nel Cretaceo superiore
• Da Camogli a San Fruttuoso
• Un nome per ogni cosa: marne o calcari?
• Da dove arrivano le Torbiditi?
• Liguridi: le rocce dell’oceano nell’Appennino
• Umbria: le gole del Bottaccione

Segue

283
Lo scontro continentale (Eocene)
• Il Santuario della Verna
• Le epiluguri a cavalcioni dell’oceano (Eocene)
• La rotazione della Corsica e della Sardegna (Oligocene)
• L’arco calabro-peloritano: un terreno esotico
• Le avanfosse
• La triade
• Intanto nell’Appennino meridionale: il flysch numidico
• Il marmo
• La crisi di salinità del Messiniano
• La scala dei Turchi
• Quasi un riepilogo: il Gran Sasso d’Italia

I Geoparchi dell’Appennino

284
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Gli Appennini

[Figura 297/1] - Schema generale della catena appenninica. SV= Linea Sestri-Voltaggio; AA=Linea Ancona
-Anzio, LS=Linea di Sangineto. La linea rossa addentellata indica il fronte attivo della catena – da A. Bosellini

285
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Introduzione

L’Appennino è il regno delle rocce sedi-


mentarie. Le troviamo come madre na-
tura le ha fatte, praticamente non hanno
subìto alcun processo metamorfico; solo
alcuni lembi della Toscana e del Lazio
sono stati interessati da un blando me-
tamorfismo, che nelle Apuane creò quei
marmi tanto cari a Michelangelo.
Tutto il contrario delle Alpi, dove il caos
sembra regnare tra rocce contorte e
profondamente modificate nel loro in-
timo, difficile distinguerle in certi casi se
non si è esperti.
Ecco spiegato perché la geologia degli
Appennini è, almeno per i profani, tutto
sommato più semplice.
Anche il paesaggio, dolce e arrotonda-
to, esprime la gentilezza delle montagne
appenniniche, con grandi pieghe che ci
dicono che la subduzione ha deformato
le rocce con garbo, senza scendere mol-
to in profondità.
Solo le rocce dei vulcani, antichi e presen-
ti, irrompono nel paesaggio sedimentario,
portandoci gli echi dell’interno della Terra.
Qui troviamo le ofioliti dell’Oceano Ligu-
re-Piemontese, quelle preservate dall’o-
rogenesi, quasi come se fossero state
create ieri. Eppure sono passati almeno
145 milioni di anni e ancora ci racconta-
no molte cose di quel tempo che fu.
Una passeggiata in questi luoghi è come
una visita sul fondo dell’oceano Giurassico.
[Figura 298] - Le rocce del Triassico superiore che af-
Ma altre rocce ci raccontano di tempi an- fiorano nella penisola italiana ci riportano alla Tetide,
cora più antichi, quando nel golfo della un mare caldo, poco profondo. Testimonianze di
Tetide si formarono le piattaforme carbo- zone emerse le troviamo nella Toscana tirrenica, per
il resto il paesaggio era dominato da piane marine
natiche triassiche. costiere soggette a periodiche inondazioni e lagu-
ne sottoposte ad una intensa evaporazione
evaporazione –- da A.
Bosellini 2005

286
Club Alpino Italiano
Gli Appennini

287
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Sui bassi fondali della Tetide nel Triassico superiore

Ogni racconto è ambientato in un luogo, Ampie lagune salate e bassi fondali mari-
in un certo tempo. Quello dell’Appenni- ni caratterizzavano un paesaggio costie-
no possiamo farlo iniziare circa 237 milioni ro che potrebbe ricordare l’attuale Gran
di anni fa e si svolse su Adria. Lago Salato nello Utah, un posto decisa-
La parte sud occidentale di questo pro- mente inospitale.
montorio africano è chiamata Apulia, in Le acqua delle Tetide ristagnavano sul-
omaggio al nome con cui era conosciu- le spiagge: con poche possibilità di ri-
ta la penisola salentina nell’antichità. cambio erano soggette al caldo clima
Nel periodo in cui comincia la nostra tropicale e dunque a un’intensa evapo-
storia, il Triassico superiore, queste regio- razione. Le rocce che si formarono sono
ni calde e aride erano sommerse da un conosciute come evaporiti.
mare di profondità assai bassa. Avremmo visto grandi e desolate super-
In effetti ci troviamo al largo della costa fici costituite da depositi di sale e fatto il
orientale della Pangea e a nord dell’e- bagno in acque ipersaline.
quatore, nel golfo della Tetide. Oggi dobbiamo accontentarci di quello

[Figura 299] - I “Gessi triassici” della Val Secchia appartengono alla Formazione evaporitica di Burano, una
successione di età tardo triassica di spessore fino a 2200 m costituita da alternanze di gesso-anidrite, dolo-
mie e raro salgemma. Le evaporiti sono state oggetto di una complessa serie di modificazioni indotte dal
seppellimento, da eventi termici (con temperature fino a 510°C) e da profonde deformazioni tettoniche
in conseguenza della orogenesi appenninica, durante la quale hanno rappresentato il principale livello di
scollamento di potenti successioni sedimentarie – ph G. Margheritini

288
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Gli Appennini

[Figura 300] - I “Grezzoni” della parte bassa del Monte Procinto presso le Regine delle Panie nelle Alpi Apuane
– ph Marco Bastogi

che resta di questi ambienti scomparsi: cristallino, molecole d’acqua che scom-
le Anidriti di Burano, una formazione che paiono quando la temperatura aumen-
prende il nome dal Burano, piccolo fiu- ta trasformandosi in anidrite. Il che ci por-
me delle Marche, nella cui valle l’AGIP ta a pensare che sia stato seppellito dal
ha perforato un pozzo attraversando un sedimento che si accumulava. In quel-
ingente spessore di anidriti. le condizioni (sotto a più di 300 metri di
Si tratta di rocce antiche, seppellite da spessore) le temperature aumentano e il
quanto si formò in tempi più recenti e da gesso, disidratandosi, diventa anidro.
quanto si accavallò sopra durante l’o- La storia di queste rocce continuò quando
rogenesi appenninica. Si rinvengono nel furono riportate in superficie e qui entraro-
sottosuolo della Toscana, delle Marche, no in contatto, nuovamente, con l’acqua,
della Puglia e talvolta affiorano in superfi- quella della pioggia. Le cose, questa volta,
cie (Punta delle Pietre Nere, Lesina - FG). andarono diversamente perché il gesso
Sono costituite da alternanze di sedimenti anidro scomparve in gran parte. Le pre-
carbonatici (dolomie) ed evaporitici (ges- cipitazioni meteoriche sciolsero letteral-
si e anidridi). L’ambiente evaporitico fa- mente l’anidrite, lasciando delle cavità,
vorì la deposizione di gesso (CaSO4 2H2O) ed ecco che questa, nuova roccia va-
ma questo non spiega come mai oggi tro- cuolare prende il nome di carniola o cal-
viamo nella formazione di Burano un suo care a cellette.
prodotto: l’anidrite (CaSO4). Mentre nelle lagune si formavano le ani-
Il gesso contiene, all’interno del suo reticolo driti di Burano, in aree adiacenti della

289
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Tetide si depositavano grossi spessori di superficie e riemergere dallo strato di se-


dolomie stratificate (Dolomia Principale dimento. Si venivano così a creare delle
e rocce simili) con una sedimentazione lamine molto sottili di sedimenti carbona-
diversa da quella evaporitica. tici inglobati nei feltri batterici che oggi
Siamo su ampie piane marine costiere, a conosciamo come stromatoliti.
volte paludose, invase periodicamente Questi ambienti sedimentari si alternarono
dalle maree e onde di tempesta, orlate nel corso del tempo (cicli peritidali), per-
da secche sabbiose e scogliere. mettendo alla Dolomia Principale, i Grez-
Sono chiamate piane di marea, ricor- zoni toscani e alle rocce che costituisco-
dano le attuali Bahamas, qui è l’attività no le antiche piattaforme carbonatiche
biologica a sedimentare anziché l’eva- del Triassico superiore di formarsi.
porazione: piccoli organismi che fissano In altre parole: prendete un insieme di
carbonato di calcio. ambienti tropicali di mare poco profon-
Se preferite potete ricorre a un inglesismo do, date il tempo agli organismi marini di
chiamando questi ambienti piane tidali sedimentare i carbonati e attendete che
(dall’inglese tidal = marea). si trasformino in dolomie e calcari – ci vor-
ranno milioni di anni – e avrete la vostra
Situate sul pelo dell’acqua, con una topo-
piattaforma carbonatica.
grafia piatta o poco inclinata, erano sog-
gette a variazioni del livello del mare (vedi Oggi le ritroviamo nelle Alpi meridionali
capitolo II, “cicli”) e alla subsidenza causa- (le più famose sono le Dolomiti) ma an-
ta dal proprio peso e dalla deriva dei con- che in Friuli, Apuane, Appennino centra-
tinenti; la crosta terrestre si stava laceran- le, Appennino meridionale, in Calabria e
do, la fine della Pangea era vicina. in Sicilia.
Disponendo della macchina del tempo, In queste rocce è possibile trovare le im-
e facendo attenzione a predatori di di- pronte dei primi dinosauri che, nel Trias-
mensioni considerevoli e una dentatura sico, camminarono nel fango degli am-
di tutto riguardo, avremmo potuto im- bienti sopratidali. Sono state rinvenute sul
mergerci nelle zone di mare più profondo Monte Pisano (Toscana), nei pressi di Le-
(subtidali) delle piane di marea – parlia- rici (La Spezia), nelle Dolomiti (Altopiano
mo di qualche metro – e raccogliere le del Puez, Pelmetto, Tre Cime di Lavare-
valve di grandi molluschi bivalvi (mega- do) e nelle Prealpi Carniche.
lodontidi) dal fondale fangoso. Con l’inizio del Giurassico Medio, il mondo
Tornando sul posto (dopo qualche mi- delle piattaforme carbonatiche dovrà fare
gliaio di anni), avremmo trovato zone i conti con un cambiamento epocale.
emerse (sopratidali), soggette alle maree L’Oceano Ligure-Piemontese si aprirà e
(intertidali), ricoperte da tappeti algali o, la placca africana Adria-Apula sarà se-
per essere più precisi, da cianobatteri. parata dal continente europeo.
I batteri fotosintetici non avevano vita Il livello del mare si alzerà, sommergendo
facile: la marea, uragani e tempeste tro- le piattaforme, e si passerà a una sedi-
picali li ricoprivano di fanghi carbonatici. mentazione sempre più legata a mari pro-
Per non soffocare dovevano riconquistare la fondi. Solo le piattaforme carbonatiche

290
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Gli Appennini

dell’Italia centro-meridionale continue-


ranno a prosperare, le altre “affogheran-
no” inesorabilmente.
E gli Appennini?
Per il momento non c’è ancora traccia
di loro. Bisognerà attendere ancora mol-
to tempo prima che si sollevino e pare
che le anidridi di Burano abbiano dato
una mano: hanno agito come sorta di
lubrificante permettendo lo scorrimento
e l’accavallamento di molte falde ap-
penniniche.
Arrivarono anche una parte delle falde
che si formarono nell’Oceano Ligure-Pie-
montese, traslate dal luogo di origine si
accavallarono sulle altre.
Si potrebbe dire che, a un certo punto,
le rocce dell’oceano si incontrarono con
quelle del mare.
Ed ecco perché in questo capitolo ripar-
tiamo proprio dalle rocce oceaniche.
Questa è la storia degli eventi che porta-
rono alla formazione del rilievo appenni-
nico e delle sue rocce. Sono gli stessi che
modellarono le Alpi, ma che qui produs-
sero effetti e paesaggi molto diversi.

[Figura 301] - I “Grezzoni” della parte bassa del Mon-


te Procinto presso le Regine delle Panie nelle Alpi
Apuane – ph Marco Bastogi

291
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Nasce un oceano (180 MA Giurassico medio)

[Figura 302] - Pietra Borghese - Borzonasca (GE) – ph Michele Pregliasco

La storia dell’Appennino incomincia Di quel periodo remoto ci è pervenuta


con una nascita, quella dell’Oceano Li- una roccia molto particolare, ancora più
gure-Piemontese, che compare nel bel antica, che collega la Terra allo spazio.
mezzo del tempo in cui vissero i dinosauri,
il Giurassico.

292
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Gli Appennini

Una roccia venuta dallo spazio?

L’escursionista che sale sul Monte Aiona, A cosa si deve questa roccia che sembra
alle spalle di Santo Stefano D’Aveto, in Pro- essere uno scherzo della geologia?
vincia di Genova, rimarrà stupito dai pa- Le bande sono costituite dall’alternarsi di
norami che si godono dalla cima e ancor due minerali che sono il marchio di fab-
di più da un fatto sorprendente: la bussola brica di queste rocce: il pirosseno scuro
non indicherà più il nord, ma sarà devia-
e la verde olivina, entrambi costituiti da
ta di qualche grado! Per scoprire il mistero
silicati di ferro e magnesio. I pirosseni sono
che si cela dietro questo fenomeno, biso-
minerali molto resistenti, per cui formano
gna giungere in località Pratomollo, sotto
bande in rilievo e caratteristici bubboni
le pendici del monte, dove si scorge un
a scapito delle bande a olivina decisa-
affioramento davvero bizzarro: la Pietra
Borghese. Suddivisa in centinaia di prismi mente più erodibili. Un’altra stranezza
la “Pria Burgheisa” – così la chiamano i ge- possiamo sperimentarla se abbiamo con
novesi – affiora sul prato verde con le sue noi un martello: colpendo la roccia essa
bande parallele costellate di bubboni che risuonerà come una campana.
la rendono ancora più singolare. Che sia fatta di ferro? Proprio così! Il ferro

[Figura 303] - Pietra Borghese, Borzonasca (GE); particolare della bande a olivine e pirosseni – ph Michele
Pregliasco

293
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

contenuto in queste rocce è in quantità Allora la Pietra Borghese è un bolide ve-


tale da deviare l’ago della bussola, men- nuto dallo spazio?
tre il magnesio, quando è presente in ab- Sarebbe stato un gran bel botto, pari a
bondanza, nocivo per le piante, rende una bomba atomica!
queste valli assai povere di vegetazione. ... In realtà non è successo nulla del gene-
I geologi hanno chiamato questo tipo di re: la nostra peridotite viene da un luogo
roccia Peridotite lherzolitica (dal massiccio ancora più misterioso, l’interno del nostro
di Lherz nei Pirenei francesi) e ha un lega- pianeta.
me con certe meteoriti che cadono sulla
Terra, le condriti.

La Terra condritica

[Figura 304] - I pianeti rocciosi del sistema solare sono il prodotto dell’aggregazione di un tipo di meteoriti
chiamate condriti. Le condriti sono formate principalmente da ferro, magnesio, ossigeno e silicio che hanno
creato il mantello terrestre peridotitico. Contengono poi nichel ferro e zolfo che nella Terra sono sprofondati
nel nucleo mentre i materiali più leggeri hanno formato la crosta – disegno di M.Pregliasco; credits Johan
Swan, Sebastien Decoret, licenza 123RF

Le condriti sono meteoriti rocciose ca- quando si formò il sistema solare, si ag-
ratterizzate da inclusioni sferiche costitu- gregarono per formare i pianeti rocciosi,
ite principalmente da olivina e pirosseni compresi il nostro. Ecco perché si pensa
legate da feldspati e minori quantità di che la Terra abbia una composizione
ferro, nichel e solfuro di ferro. condritica, o almeno questo è quello che
Secondo gli astronomi, questo cocktail di dice la teoria proposta negli anni ‘50.
minerali ha la stessa composizione chimi- Ai tempi della sua formazione (4,6 miliardi
ca dei planetesimi, i corpi rocciosi che, di anni fa) il nostro pianeta – come tutti

294
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Gli Appennini

quelli rocciosi – appariva come una gros- si solidificò in parte: la zona più vicina alla
sa palla di polvere cosmica, costituita da crosta (litosfera) divenne solida, fredda e
planetesimi. Consolidandosi un po’ alla rigida; mentre scendendo di 150 km sot-
volta cominciò ad assomigliare a una pe- to la superficie terrestre il mantello si fece
sca, con una buccia solida e una polpa più “morbido” (astenosfera). Ecco svela-
ancora morbida. La superficie del piane- to il vero rapporto tra la Pietra Borghese
ta era composta da una crosta granitica e le meteoriti: la composizione chimica,
fatta dai materiali più leggeri, mentre la ricca in ferro e magnesio, delle peridoti-
polpa, o mantello, diventerà peridotite ti ci riporta alle condriti da cui ha avuto
ricca di ferro e magnesio. Il materiale più origine il nostro pianeta. In particolare
pesante di ciò che rimaneva dell’origi- la Pietra è un pezzo di mantello terrestre
nale palla condritica, una lega di ferro, che ha trovato la strada per affiorare in
nichel e forse zolfo, sprofondò nel centro superficie.
del Terra e formò il nucleo, il nocciolo del- Come è stato possibile?
la nostra pesca. Il mantello peridotitico, La risposta ce la fornisce la storia geologi-
con il progressivo raffreddarsi del pianeta, ca di un oceano.

L’Appennino nel Giurassico medio

[Figura 305] - Due placche si separano: nasce un oceano – disegno di M.Pregliasco da A.Bosellini, modificato

180 milioni di anni fa i dinosauri si aggi- nella nascita delle Alpi, ora però ci inte-
ravano sul pianeta Terra, ma l’Italia non ressano i fenomeni vulcanici che si svolse-
era ancora nata. Al suo posto una lunga ro nel neonato oceano.
spaccatura della crosta terrestre segna- Nel punto in cui le due placche si sepa-
va la separazione del continente africa- rarono la litosfera si assottigliò, nello stesso
no da quello europeo. La tettonica delle modo in cui si assottiglia la pasta della piz-
placche stava spingendo l’Africa e l’Eu- za quando il pizzaiolo la tende tra le mani.
ropa in direzioni opposte e un oceano I continenti tesero la litosfera fino a rag-
stava per aprirsi tra i due continenti. giungere il punto di rottura: la litosfera si
È una storia che abbiamo già raccontato lacerò e i due continenti si ritrovarono

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Figura 306] - Il Mediterraneo nel Giurassico sup. OLP=Oceano Ligure Piemontese – da R.Gelati
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Gli Appennini

[Figura 307] - Ricostruzione semplificata dell’Oceano Ligure-Piemontese nel Giurassico e dei fenomeni effusivi
collegati. Le celle convettive spingono le placche ad allontanarsi. In corrispondenza del centro di espansione
si ha una risalita di rocce calde del mantello che, per decompressione adiabatica, cominciano a fondere.
Questo produce i magmi che in parte si raccolgono nella camera magmatica e in parte si riversano sul fondo
oceanico. I sedimenti oceanici ricoprono il tutto. Ne risulta una sequenza tipica: gabbri, basalti e sedimenti.
– disegno di Michele Pregliasco

definitivamente separati l’uno dall’altro. rono per riversarsi e consolidarsi nella


Con la litosfera assottigliata e lacerata, il conca lasciata dall’allontanamento dei
sottostante mantello astenosferico si ritro- due continenti. Contemporaneamente,
vò molto vicino alla superficie, libero del questa conca iniziò a riempirsi d’acqua,
peso delle rocce sovrastanti, la pressione creando un bacino molto profondo e in
dell’astenosfera diminuì sensibilmente e continua espansione: era nato l’Oceano
le rocce cominciarono a fondere (in fe- Ligure-Piemontese, od Oceano della Te-
nomeno conosciuto come depressurizza- tide Alpina. Dalle numerose fratture del-
zione adiabatica). la crosta terrestre non emergevano solo
I magmi provenienti dalla fusione par- magmi, ma anche frammenti del man-
ziale della peridotite cominciarono a tello terrestre. Potrebbe essere questa la
risalire in superficie, alcuni formarono ragione che ha esposto in superficie la
una camera magmatica, altri continua- pietra Borghese.

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

La dorsale oceanica e la triade delle ofioliti

[Figura 308] - Le rocce oceaniche, da dove arrivano? – disegno di Michele Pregliasco

Quando un europeo decide di andare in parano, spezzando la litosfera. Qui ha


America, o viceversa un americano si reca sede un’intensa attività vulcanica, dovu-
in Europa, non sa che ogni anno il percorso ta alla fusione del mantello sottostante.
si allungherà di qualche centimetro. Il riscaldamento della crosta produce un
In effetti, l’Atlantico è un oceano in inarcamento verso l’alto dei margini del-
espansione perché America ed Europa le zolle, creando due catene montuose
si stanno allontanando lentamente ma parallele conosciute come dorsale oce-
inesorabilmente l’una dall’altra. anica o medio atlantica.
Se potessimo immergerci a oltre 2000 È una situazione molto simile a quella di
metri di profondità nel bel mezzo dell’o- 180 milioni di anni fa, quando l’Africa iniziò
ceano Atlantico vedremmo sotto i nostri ad allontanarsi dall’Europa.
occhi uno spettacolo infernale: una lun- Proprio osservando l’odierna dorsale at-
ga e profonda fossa, la rift valley, segna lantica gli scienziati hanno capito che
la linea lungo la quale le placche si se- nella storia del nostro pianeta questi

298
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Gli Appennini

[Figura 309] - Sequenza ofiolitica e camera


magmatica – da Wikipedia.
1. camera magmatica
2. sedimenti che ricoprono la sequenza
3. basalti a cuscino
4. strato di basalto e dicchi di gabbri
5. gabbri
6. peridotiti e peridotiti impoverite

fenomeni si sono succeduti più volte e an-


cora accadono, proprio mentre ne stia-
mo parlando.
Le rocce dell’Atlantico, come quelle ri-
trovate nelle antiche dorsali oceaniche,
sono caratterizzate da una sequenza ri-
corrente: in profondità troviamo le peri-
dotiti, poi i gabbri e infine i basalti. Questa
triade è nota come sequenza ofiolitica.
Le ofioliti giurassiche dell’Oceano Li-
gure-Piemontese sono oggi osservabili
nell’arco alpino centro-occidentale,
nell’Appennino ligure e tosco-emiliano
fino in Val Tiberina, in Toscana meridio-
nale e nell’arcipelago toscano; nuclei
disgiunti affiorano anche nell’Appenni-
no calabro.
Ma come si formano le ofioliti?
Sono formate dai magmi generati nel
mantello terrestre, cioè dalla fusione dei
pirosseni della peridotite (la temperatura
e insufficiente per avere la fusione totale).
Questi fusi risalendo verso l’alto si raffred-
dano e si consolidano in basalti in superfi-
cie e in gabbri in profondità formando le
rocce della sequenza ofiolitica, che ora [Figura 310] - Gli affioramenti di ofioliti nella Alpi e nel
cercherò di illustrare brevemente. nord Appennino – disegno di Michele Pregliasco

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Le peridotiti

[Figura 311] - Peridotite di Pietra Borghese, Borzonasca (GE) - fotografia ravvicinata – ph M.Pregliasco

La Pietra Borghese è un frammento della strano che questa roccia si è formata a


roccia più profonda della sequenza ofioli- chilometri di profondità da un magma
tica: la peridotite che la compone ha un che si è raffreddato molto lentamente
elevato contenuto di ferro e magnesio, (forse nell’arco di milioni di anni).
che le donano un bel colore scuro. Le analisi radiometriche fanno risalire la for-
Questa sua particolare composizione la mazione di alcune di queste rocce a un’e-
iscrive di buon diritto entro la ristretta cer- poca molto remota (miliardi di anni fa).
chia delle rocce ultrafemiche, ossia con un La superficie delle peridotiti esposte all’aria
contenuto eccezionale – rispetto a tutte le è generalmente rossastra-aranciata, “rug-
altre rocce – di ferro e magnesio. ginosa” a causa dell’ossidazione del ferro;
Continuiamo ora a esaminare la nostra spaccando la roccia si può ben osservare
peridotite: i grandi cristalli di olivina e piros- il suo “cuore” scuro e i cristalli di olivina e di
seno, evidentissimi a occhio nudo, dimo- pirosseno nel loro aspetto originale.

Le peridotiti non sono per tutti: il serpentino

[Figura 312] - I minerali di serpentino formano la roccia chiamata serpentinite; geoparco del Beigua (SV-
GE) – ph M. Pregliasco

Sulle catene alpine e appenniniche è Per spiegare questo scambio di identità


difficile trovare la peridotite, o meglio la è necessario scendere dai monti e os-
si trova completamente trasformata in servare da vicino le dorsali oceaniche,
un’altra roccia: la serpentinite. stirate, deformate e percorse da attività

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Gli Appennini

vulcanica e sismica. Questi fenomeni pro- metasomatosi, il minerale serpentino so-


ducono fratture nella crosta, che consen- stituisce il minerale olivina, anche se in
tono all’acqua di penetrare in profondità, verità il serpentino può anche sostituire i
dove i cristalli delle rocce scambiano i pirosseni. La roccia formata dal serpen-
propri ioni, cercando di costruire un edifi- tino, la serpentinite, diventa più leggera
cio sempre più solido. I chimici definiscono e aumenta di volume, mentre gli atomi
questo processo scambio metasomatico. del serpentino si dispongono su dei pia-
La fredda acqua oceanica contiene mol- ni, formando dei foglietti impilati l’uno
ti gas disciolti capaci di innescare reazio- sull’altro (sono dei fillosilicati), ragione per
ni chimiche nei minerali con cui viene a cui i minerali del serpentino si sfaldano fa-
contatto: l’ossigeno si combina con il fer- cilmente lungo dei piani e spesso hanno
ro dell’olivina formando l’ematite, mentre un aspetto scaglioso.
l’idrogeno e lo ione solfato danno origine Questi foglietti di atomi sono talmente
alla magnetite e alla pirite. Infine, l’ani- sottili che possono ripiegarsi come si pie-
dride carbonica forma la calcite. Ma la ga una foglia di tabacco per creare un
reazione regina degli scambi metasoma- sigaro, formando microscopici cristalli aci-
tici è quella che dà origine al minerale culari: l’amianto, responsabile di una gra-
serpentino: vissima malattia ai polmoni, l’asbestosi.
Olivina + Acqua --> Magnetite + Serpentino Fortunatamente l’amianto non è fre-
Ecco dunque che nelle peridotiti, alme- quente in natura, ma è chiaro che si può
no in tutte quelle che non sfuggono alla accompagnare alle serpentiniti.

I gabbri

[Figura 313] - Gabbro; Val Graveglia presso il Ponte di Lagoscuro Zerli (GE) – ph M. Pregliasco

Durante la loro risalita i magmi provenien- vulcaniche che i geologi chiamano intru-
ti dalla fusione della peridotite possono sive, il lento raffreddamento permette ai
raffreddare e solidificare prima di rag- magmi di sviluppare grossi cristalli che nel
giungere la superficie del fondale ocea- gabbro sono di plagioclasio e di pirosse-
nico. Restano cioè intrappolati a diversi no. Un oceano in espansione è necessa-
chilometri di profondità dentro le camere riamente caratterizzato da continui mo-
magmatiche o all’interno dei basalti for- vimenti, terremoti e instabilità nella zona
matesi in precedenza. Sono quelle rocce di allontanamento delle due placche.

301
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

I basalti della dorsale oceanica risultano a quelli presenti nei magmi che raffredda-
così molto fratturati. Il magma risale da no ben distanti dalle pareti. Nelle camere
queste fratture e si consolida in gabbro. magmatiche può avvenire un fenomeno
A contatto con le pareti della frattura i ancora diverso: i cristalli più pesanti scen-
magmi raffreddano più velocemente e dono per gravità sul fondo della camera
quindi sviluppano cristalli più piccoli rispetto formando rocce particolari, le cumuliti.

I basalti

[Figura 314] - Basalti a cuscino; Bargone, comune di Casarza Ligure (SV) – ph M. Pregliasco

Quando finalmente il magma riesce a Il basalto ha una composizione chimi-


raggiungere la superficie del fondale ca simile a quella del gabbro che però,
oceanico il raffreddamento è pressoché come abbiamo visto, raffredda in pro-
immediato: si formano cristalli molto pic- fondità. Quando sul fondale oceanico il
coli, caratteristici delle rocce effusive. magma incontra l’acqua può accadere

302
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Gli Appennini

[Figura 315] - Lava a cuscini, particolare – ph M. Pregliasco

un fenomeno abbastanza curioso: la lava osservazioni molto interessanti: la crosta


raffredda immediatamente, formando esterna è di colore diverso rispetto all’in-
una crosta esterna vetrificata ma anco- terno perché il raffreddamento a con-
ra calda e quindi deformabile. La parte tatto con l’acqua è stato così veloce da
interna invece rimane ancora liquida e creare un vetro.
continua a essere alimentata da nuova In sostanza gli atomi non hanno avuto il
lava che proviene dalle profondità della tempo di disporsi in un reticolo cristallino
roccia. Si gonfia così una sorta di pallonci- e si sono disposti in modo disordinato,
no o si forma un tubo di lava cha avanza dando luogo a un solido amorfo. Al con-
nell’oceano con un involucro semirigido trario, all’interno del cuscino il raffredda-
e un interno ancora liquido. Quando il fe- mento è stato più lento e quindi si sono cre-
nomeno cessa perché il palloncino rotola ati dei cristalli, per quanto molto più piccoli
e si stacca dal condotto di alimentazione, rispetto a quelli visibili in rocce raffreddate
queste strutture solidificano mantenendo in profondità come il gabbro, e difficilmen-
la loro forma. Il fenomeno prende il nome te visibili a occhio nudo. Il raffreddamento
di lava a cuscini. del cuscino è avvenuto in pochi giorni; il
Guardando più nel dettaglio il cuscino, raffreddamento delle rocce intrusive può
nella foto sopra, si possono fare delle richiedere milioni di anni.

303
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

I continenti rallentano (160 MA Giurassico superiore - 105 MA Cretaceo inferiore)

Nel Giurassico superiore e per tutto il Creta- Che cosa era successo?
ceo inferiore nell’Oceano Ligure Piemon- La dinamica delle placche era cambiata:
tese sopra alle ofioliti cominciano a depo- l’Europa e l’Africa si stavano fermando.
sitarsi spessori chilometrici di sedimenti.

[Figura 316] - Miniera di Gambatesa, comune di Ne (GE) - ph M. Pregliasco

Un metallo importante dal fondo dell’oceano

Se qualcuno ci chiedesse qual è la lega Per oltre un secolo tutto il manganese


più importante per i paesi industrializzati, italiano è stato estratto da una miniera
risponderemmo senza esitare: “l’acciaio”. situata in Val Graveglia, a pochi chilome-
Pochi però sanno che per produrre buon tri da Chiavari (GE). Chi ha la ventura di
acciaio è indispensabile il manganese. capitare da quelle parti non può fare a

304
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Gli Appennini

[Figura 317] - Braunite, minerale di man-


ganese – da Wikipedia commons

meno di notare le pareti di diaspro rosso due piedi scavarono in gran segreto una
dalle quali generazioni di minatori grave- nuova galleria per intercettare il minerale.
glini hanno estratto la braunite, il prezioso Fu così che venne scoperta la più gran-
minerale di manganese. Il presunto esauri- de lente di manganese d’Europa. “Glielo
mento del giacimento negli anni Sessanta dice Lei o glielo dico io alla proprietà della
portò la miniera sull’orlo della chiusura. Il miniera che abbiamo scoperto il filone?”
giacimento si era interrotto in corrispon- - chiese Cafferata al direttore. La scoper-
denza di una faglia che sembrava aver ta assicurò anni di lavoro a tutti i minatori,
messo fine allo sfruttamento. Ma le faglie e a Cafferata la promozione a nuovo di-
sono i luoghi dove le rocce scorrono le rettore delle miniere di Gambatesa.
une sulle altre: un blocco si alza mentre Non sempre le storie delle miniere sono a
l’altro si abbassa. Lo sapeva bene il mina- lieto fine, così come accadrà per Gam-
tore Giovanni Cafferata, convinto che il batesa: diaspro e manganese sono legati
giacimento potesse proseguire dall’altra indissolubilmente l’uno all’altro e i dia-
parte della faglia, solo che poteva esse- spri sono fatti di un minerale che lega un
re stato spostato un po’ più su o un po’ atomo di silicio a due di ossigeno (SiO2).
più giù. Cafferata, con altri pochi fedelis- Questo composto, che per la sua formu-
simi, decise quindi di seguire il suo fiuto e la chimica è anche chiamato diossido
di disubbidire ai ferrei ordini del direttore. di silicio, è la silice che nel diaspro ha di-
Correndo il rischio di un licenziamento su mensioni piccolissime (microcristallina),

305
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

che purtroppo si libera durante lo scavo tempi passati, una delle principali fonti di
delle gallerie fissandosi irrimediabilmente reddito della Val Graveglia: il manganese.
nei polmoni dei malcapitati minatori che Ma da dove arriva tutto ciò? Arriva ov-
lo respirano. La conseguenza è l’insorgen- viamente dal passato, in un tempo in cui
za di una gravissima malattia, la silicosi. nell’oceano giurassico stavano avvenen-
Quindi il diaspro è fatto di silicio e ossigeno do grandi cambiamenti.
e contiene la ricchezza di ciò che fu, nei

L’Oceano Ligure-Piemontese in quiescenza

Se con la macchina del tempo potessimo


tornare indietro di 160 milioni di anni (Giu-
rassico superiore) per gettare uno sguar-
do sull’area dove oggi è situata la minie-
ra di Gambatesa, vedremmo l’Oceano
Ligure-Piemontese frapporsi tra l’Africa e
l’Europa. Rispetto all’Atlantico si tratta un
oceano piccolo, largo non più di 500-600
km e profondo alcune migliaia di metri.
Nelle sue profondità stavano sedimentan-
do le rocce che fecero la fortuna della
Val Graveglia. Nella storia geologica d’I-
talia qualcosa stava cambiando.
I continenti, che fino a qual momento si
stavano allontanando, a un certo punto
rallentarono la loro corsa, per poi fermar-
si. È un preludio a quello che succederà
dopo e che porterà alla collisione con-
tinentale. Nell’Appennino ligure questo
periodo di quiescenza, così i geologi defi-
niscono l’assenza di attività da parte del-
le placche, inizia nel Giurassico superiore
e si protrae per tutto il successivo Creta-
ceo Inferiore.
Durante questa fase, lungo la dorsale
oceanica, ai fenomeni vulcanici si affian-
cò e probabilmente si sostituì un’intensa
attività idrotermale: l’acqua dell’oce-
ano s’insinuava in profondità nel pavi-
mento oceanico diffusamente fratturato
e scendendo incontrava temperature [Figura 318] - Black smoker – da Wikipedia

306
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Gli Appennini

sensibilmente più alte. Si trattava di ac- possiamo trovare nell’oceano Atlantico e


qua rovente nel vero senso del termine nell’oceano Pacifico: bocche idrotermali
poiché a quelle profondità e a quelle dalle quali fuoriescono colonne di acque
pressioni la temperatura poteva supe- rese scure dalla presenza di minerali con-
rare i 200 gradi centigradi. L’acqua così centrati in soluzione. È così che sul fondo
super-riscaldata riusciva a mandare in oceanico l’attività idrotermale depositò
soluzione notevoli quantità di specie mi- strati di manganese che nelle rocce sa-
nerali (questo fenomeno è chiamato li- rebbero diventate lenti di manganese, di
sciviazione) e risaliva in superficie con il rame e di ferro. Tutto intorno andavano
suo carico di materiale disciolto. A con- ad accumularsi i fanghi formati dai resti
tatto con il freddo oceano, l’acqua rila- di miliardi e miliardi di microorganismi, i
sciava i metalli sul pavimento oceanico. radiolari, che nel corso di milioni di anni
Probabilmente anche su quel fondale avrebbero costituito rocce spesse anche
avremmo visto i black smoker che oggi migliaia di metri: i diaspri.

Rocce dagli animali? Nell’ambiente pelagico è possibile

Chi l’avrebbe mai detto che alcune roc- diolari, microscopici organismi che pro-
ce hanno origine nel mondo animale? speravano nei mari tropicali e, morendo,
Eppure le rocce organogene, come i lasciavano sul fondo dell’oceano i frutti
calcari che tutti conosciamo, sono for- di una vita di lavoro: i loro gusci silicei.
mate da ciò che resta di miliardi di orga- Non mancavano sicuramente neanche
nismi del passato. organismi costruttori di gusci calcarei, ma
Tutti gli animali hanno il problema di sfug- di loro, spesso, non rimane traccia. Forse
gire ai loro predatori: alcuni, nel corso erano meno numerosi, forse i loro gusci si
dell’evoluzione, hanno sviluppato gam- sono semplicemente disciolti.
be lunghe o una vista acuta, altri hanno Questo potrebbe essere facilmente avve-
imparato a mimetizzarsi con l’ambiente nuto perché gli oceani possono raggiun-
circostante, infine c’è chi si è costruito gere profondità notevolmente elevate,
una solida corazza. Per poterlo fare ser- tanto da superare la cosiddetta curva di
ve la materia prima: carbonato di calcio compensazione del carbonato di calcio,
o silicio, due sostanze presenti in grandi oltre la quale la calcite si scioglie.
quantità nel mare. Quindi, nei punti più profondi dell’ocea-
Basta una goccia d’acqua e poco sfor- no, solo i gusci silicei possono conservarsi
zo per ottenere dal carbonato di calcio e trasformarsi in una roccia chiamata ra-
un granello di calcite, o dal silicio un gra- diolarite, mentre i carbonati si sono preser-
nello di silice. Se le temperature sono ab- vati solo nelle zone meno profonde, tra-
bastanza alte, come nei mari tropicali è sformandosi progressivamente in calcare.
persino più facile. Nell’Oceano Ligure-Piemontese tutti que-
L’Oceano Ligure-Piemontese nel Creta- sti organismi vivevano in mare aperto (o
ceo inferiore è un luogo ideale per i ra- zona pelagica). Qui, sospesi e trasportati

307
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

dalle correnti, radiolari, diatomee, fora-


miniferi, e altri microorganismi lasciavano
cadere un’incessante pioggia di gusci.
Si creava così sul fondo dell’oceano un
fango carbonatico o siliceo, che era ri-
coperto da altri strati di fango, con spes-
sori di più di mille metri. Il peso e la pres-
sione di tutti questi strati di fango su quelli
sottostanti, un poco alla volta li compat-
tarono tra loro, spremendo fuori tutta
l’acqua e unendo tra loro i minerali che li
compongono, trasformandoli così in roc-
ce, secondo un processo che i geologi
chiamano diagenesi.
È quasi incredibile pensare che, nel Cre-
taceo, rocce dello spessore di centinaia
di metri vennero create da organismi
che, per la maggior parte, erano unicel-
lulari. Il nanoplancton è costituito da or-
ganismi formati da un’unica cellula rive-
stita da uno scheletro protettivo.
Gli esemplari più grandi, tanto per avere
un’idea, arrivavano a misurare pochi mi-
cron, eppure questi microscopici esserini
diedero un contributo fondamentale per
la costituzione di una formazione roccio-
sa abbondantemente diffusa nel nostro
[Figura 319] - Radiolari – da Wikipedia Paese: la maiolica.

La maiolica

[Figura 320] - Maiolica in affioramento a Cantiano (PU) – da Wikipedia

308
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Gli Appennini

In tutta Italia, dalle Alpi meridionali alla facilmente in forme arrotondate dovute
Sicilia, è possibile osservare una formazio- all’erosione. La maiolica è forse la forma-
ne geologica di colore bianco, con sfu- zione carbonatica più caratteristica del
mature dal marroncino al verdastro, che periodo di quiescenza dell’Oceano Li-
contiene noduli o lenti di selce di colore gure-Piemontese, se non altro per la sua
variabile dal rosato, al grigio, al nero. Si diffusione in tutto lo stivale. Nelle varie re-
tratta di calcari a grana finissima, forma- gioni la formazione assume nome diversi:
ti da frammenti dei gusci carbonatici di biancone, lattimusa, calcare rupestre,
organismi pelagici con dimensioni deci- mentre in Liguria si trova un’analoga for-
samente microscopiche (nanoplacton). mazione sedimentaria chiamata Calcari
Per questa ragione la roccia è particolar- a Calpionelle.
mente uniforme, priva di asperità, levigata e

I diaspri

Le impurità di ferro presenti nei diaspri e solitamente contengono microfossili, in


conferiscono ai loro affioramenti vivaci particolare spicole di spugna e radiolari
colorazioni, rosse (se il ferro è ossidato) visibili solo al microscopio. Si formano per
e verdi (se il ferro è allo stato ridotto). I compattazione dei fanghi di quarzo (che,
diaspri sono stati le prime rocce a se- ricordiamo, è diossido di silicio) e per la
dimentare nell’Oceano Ligure-Piemon- sedimentazione degli scheletri silicei di ra-
tese e sono costituiti esclusivamente diolari, diatomee, spugne. I diaspri formati
da quarzo microcristallino. Hanno una unicamente da gusci di radiolari prendono
grana finissima (dell’ordine del micron) il nome di radiolariti.

[Figura 321] - Diaspri del monte Treggin; Bargone , comune di Casarza Ligure (SV) – ph M. Pregliasco

309
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Le argille a Palombini

Nella Liguria di Levante, guardando sopra Le Argille a Palombini, invece, chiudono il


ai diaspri è possibile osservare i Calcari a periodo di quiescenza dell’Oceano Ligu-
Calpionelle e sopra ancora una forma- re-Piemontese, che nel Cretaceo si pre-
zione chiamata Argille a Palombini. Que- parava a entrare in una nuova fase: gran-
sta sequenza non è affatto casuale, ma di quantità di sedimenti terrigeni venivano
come sempre accade in geologia, ci rac- trasportati dai fiumi e dai torrenti formatisi
conta una storia del passato più remoto. sulle terre emerse, e si mescolavano ai
I Calcari a Calpionelle, l’omologo ligure fanghi carbonatici nelle profondità oce-
della maiolica, testimoniano la fine della aniche. Ne risultò un’argillite alternata a
sedimentazione dei radiolari, che a fine livelli di calcare di colore grigio, simile al
Giurassico furono sostituiti dagli organismi piumaggio delle colombe, da cui il sug-
carbonatici. gestivo nome di “Argille a Palombini”.

[Figura 322] - La Val Graveglia (GE) è un tesoro geologico nella quale è possibile osservare l’intera sequenza
ofiolitica con la sua coperture sedimentaria – ph M. Pregliasco.

310
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Gli Appennini

[Figura 323] - Il Rosso ammonitico, con i suoi calcari rossi nodulari e la ricca fauna ad ammoniti, testimonia
l’approfondimento dell’Oceano Ligure Piemontese nel Giurassico medio, evento che precede il periodo di
quiescenza. Affiora nelle Alpi meridionali, nell’Appennino umbro-marchigiano e nell’Appennino meridiona-
le fino alla Sicilia – ph M.Pregliasco

Dimmi come sedimenti e ti dirò chi sei

Lo studio delle rocce che costituiscono il I fossili hanno un altro straordinario meri-
sedimento di un fondo oceanico permet- to: la loro presenza consente di datare il
te di ricostruire l’ambiente al tempo in cui campione di roccia nella quale si trova-
quel materiale si è deposto. no, in particolare le ammoniti sono il fossile
La sedimentazione silicea (di materia- guida per eccellenza del Mesozoico (dal
li composti da silice come ad esempio Triassico al Cretaceo).
il quarzo) quando dà origine a diaspri e Le argille e le sabbie generalmente arri-
selci indica un ambiente di mare più pro- vano dalle terre emerse e sono il risultato
fondo, mentre la sedimentazione pretta- dello smantellamento dei rilievi a opera
mente carbonatica indica un ambiente degli agenti atmosferici. I detriti vengono
di minore profondità, ma sicuramente trasportati da fiumi e torrenti fino in mare
marino. Il contenuto fossilifero all’interno aperto dove le correnti li trasportano a
dei sedimenti permette di avanzare ipo- grande distanza, fino nelle fosse ocea-
tesi sull’ambiente di deposizione. Tutti gli niche. Questi tipi di sedimenti sono chia-
organismi viventi, infatti, si sono specializ- mati silicoclastici o terrigeni. Analizzandoli
zati a vivere in un determinato contesto: è possibile scoprire da dove vengono, e
in ambienti caldi o freddi, in mari bassi o quale rotta hanno seguito.
profondi, in laghi e fiumi o sulle terre emerse.

311
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Intanto sulle piattaforme carbonatiche

Nel corso del Cretacico-Eocene le piat- configurare un vasto arcipelago di iso-


taforme carbonatiche continuarono a le di tipo bahamiano, con aree di mare
svilupparsi in quella che oggi è la regione basso separate da bacini profondi, col-
Friulana, nel Appennino meridionale e in locate ai margini dell’Oceano Ligure-Pie-
quella che viene definita la piattaforma montese. Questa è la loro storia.
Apula. Nel golfo della Tetide si venne a

[Figura 324] - Le rocce del Cretaceo inferiore testimoniano la sedimentazione all’interno di un mare profon-
do: l’apertura dell’Oceano Ligure-Pimontese aveva determinato lo sprofondamento delle precedenti aree
costiere, qui si depositarono i calcari silicei (la maiolica). Tutto attorno persistono i banchi carbonatici tropicali
– disegno tratto da Alfonso Bosellini 2005

Apula: anatomia di una piattaforma

L’apertura dell’Oceano Ligure-Piemon- le piattaforme carbonatiche continuarono


tese aveva affogato parte delle piatta- a svilupparsi nella regione friulana, nell’Ap-
forme carbonatiche, al loro posto ora pennino meridionale e nella Puglia.
vi era un mare profondo nel quale sedi- Avremmo visto vasti arcipelaghi di tipo
mentava la maiolica. bahamiano con aree di mare basso sepa-
Qualcosa però si era salvato e continua- rato da zone di mare profondo.
va a prosperare. Senza nulla voler togliere alle piattaforme
Nel corso del Cretaceo e fino all’Eocene campano-lucana e laziale-abruzzese (ne

312
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Gli Appennini

parleremo a proposito di Ciro), la piat- Al bordo della piattaforma i margini era-


taforma Apula può essere presa come no esposti alle correnti e ai frangenti del
esempio, d’altra parte si tratta del più mare aperto, un luogo ricco di risorse nu-
grande tra i banchi tropicali cretacei pre- tritive, ideale per gli organismi costruttori
senti in Appennino. che qui eressero la “scogliera” o barriera
Questo tavolato calcareo affiora in corri- corallina degli attuali atolli.
spondenza del Gargano, delle Murgie e Troviamo i loro resti nella successione di
del Salento ma si estende nel sottosuolo margine dei territori murgiano e salenti-
della Fossa bradanica e dell’Appennino no: coralli e rudiste in particolare.
orientale e al largo della costa. Le rudiste, comparse nel Giurassico ed
La piattaforma Apula era un promonto- estinte alla fine del mesozoico, non era-
rio della zolla africana, compresa tra due no organismi coloniali ma individui indi-
zone di mare profondo (1000-2000 m), il pendenti che vivevano a stretto contat-
Bacino Ionico a est e quello Lagonegre- to e questo è una delle tante differenze
se-Molisano a ovest, oggi ci offre l’occa- rispetto ai coralli.
sione per fare l’anatomia di una piatta- Erano molluschi bivalvi (lamellibranchi)
forma carbonatica. un po’ particolari: la conchiglia è ine-
Si trattava di un edificio calcareo, in gran guale, una valva è più grande dell’altra,
parte sottomarino, prodotto dall’attività e una sola poteva aprirsi (opercolo).
di milioni di organismi marini che fissarono Alcune assomigliavano a un vaso con un
il carbonato di calcio disciolto nelle ac- coperchio e potevano raggiungere di-
que per produrre scheletri e gusci. mensione ragguardevoli.
Aveva l’aspetto di un altopiano, esteso per Gli organismi costruttori legavano, conso-
chilometri, a pelo d’acqua, cinto da pen- lidavano ed edificavano con i loro sche-
dii sottomarini che si raccordavano con il letri carbonatici la struttura della scoglie-
fondale a centinaia di metri di profondità. ra biocostruita, che oggi ci appare con

[Figura 325] - Disposizione degli am-


bienti deposizionali nella Piattafor-
ma carbonatica Apula – da Guide
Geologiche Regionali (1999)

313
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 325] - Rudiste, Cretaceo degli Emirati Arabi – da Wikipedia

un aspetto massiccio (non stratificato) e ste: l’erosione produsse detriti che si anda-
con organismi fossili in posizione di vita. rono a depositare ai piedi del pendio della
Questa barriera perimetrale (chiamata piattaforma carbonatica che si ingrandiva.
margine) isolava dal mare aperto l’in- Le successioni di rampa carbonatica o di
terno della piattaforma dove si formava pendio, sono costituite da frammenti di
una laguna di mare protetto dall’azione rudiste (bioclastiti) che affiorano nei ter-
delle onde. ritori murgiano e salentino.
Qui c’erano acque calme e tranquille Infine, in territorio garganico, troviamo il
dove sedimentavano successioni car- fondale della Tetide, quel mare da dove
bonatiche ben stratificate, interrotte da affiorava la piattaforma Apula. È una
periodiche emersioni e soggette al moto successione di bacino costituita dalla for-
delle maree. mazione della maiolica e della scaglia.
Oggi affiorano estesamente in corrispon- La rampa, la laguna e il margine costitui-
denza del Promontorio del Gargano, del- scono diversi tipi di habitat e di ambienti
le Murge e delle Serre Salentine. sedimentari dove si sono formate le roc-
Dalla parte opposta, il lato prospicente il ce della piattaforma carbonatica Apula.
mare aperto del margine della scogliera, Ma quali animali camminarono sulla sua
era alla mercé delle onde e delle tempe- superficie?

314
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Gli Appennini

Chi camminò sulla piattaforma Apula?

La piattaforma Apula era un vasto ban-


co tropicale di mare basso, circondato
da bracci di mare profondo, con isole,
lagune e paludi, un paesaggio molto si-
mile alle Bahamas.
Qualcuno qui lasciò le sue impronte.
Nel 1999 due geologi si trovavano nel
cuore delle Murge, verificavano la pre-
senza di idrocarburi, ed entrarono in una
cava di inerti nelle campagne di Altamu-
ra (BA): il cancello era aperto.
Illuminati dalla luce radente del sole, si
trovarono di fronte a uno scenario del
tutto inaspettato: centinaia di impronte
di dinosauro erano impresse sul terreno.
75-85 milioni di anni fa (Creataceo su-
periore), adrosauri e sauropodi avevano
pascolato su quella che all’epoca era
una piana di marea.
Furono probabilmente alghe e cianobat-
teri a rendere quel fango molle capace
di conservare la forma dell’impronta nel
calcare di Altamura.
Successivamente altre impronte furono
rinvenute sul Gargano tra San Giovanni [Figura 326] - Orme di Dinosauri di Cava Pontrelli.
Rotondo e San Marco in Lamis, risalenti a L’affioramento di Altamura è stato il primo ad essere
120 milioni di anni fa (Cretacico inferiore) scoperto in Puglia – da Wikipedia CC BY- SA 4.0
alle quali si aggiunse il ritrovamento sul
molo di Mattinata. vano un cervello poco sviluppato (se pa-
Questa volta agli erbivori (ornitopodi) si ragonato a quello dei futuri mammiferi)
affiancavano le tracce dei loro predato- la selezione naturale non aveva bisogno di
ri, i carnivori (teropodi). favorire individui particolarmente ingegno-
si, il QI di quei tempi era più che sufficiente
Cosa ci dicono le impronte? per sopravvivere visto che la maggior par-
Molte cose, ad esempio che non era l’in- te degli animali passava il tempo a cibarsi
telligenza a premiare la sopravvivenza di piante. Il che rendeva i predatori ap-
quanto la capacità di muoversi agevol- pena più intelligenti delle loro prede: il fa-
mente sul terreno. moso Velociraptor aveva con buone pro-
In un ambiente dove tutti gli animali ave- babilità un QI inferiore a quello di un pollo,

315
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

quel tanto che bastava per avere vista e predatori o raggiungere le prede, in altri
sensi sviluppati per la caccia. termini: vivere o morire.
Questo a dispetto di quanto la filmogra- Tutte le impronte di dinosauro sono stret-
fia hollywoodiana vorrebbe far credere e te, l’animale camminava in posizione
di quanti immaginano di addomesticare eretta con le zampe tenute sotto al pro-
un dinosauro! prio corpo e non aperte in fuori come
È quanto ci dicono gli studi che metto- fanno le lucertole, il ventre non strisciava
no in relazione le dimensioni del cervello e la coda era tenuta lontana dal suolo.
con quelle del corpo di questi bestioni Questo sottolinea una camminata molto
del passato. elegante, e la capacità di correre per
Ma le tracce fossili ci dicono molto di più. brevi tratti, probabilmente alcuni di que-
Fu la capacità di muoversi agevolmente sti animali erano degli scattisti, specialisti
sul terreno l’elemento su cui puntò l’e- nella fuga o nella caccia.
voluzione, il che voleva dire sfuggire ai Che ci facevano tutti quegli animali su

[Figura 327] - Carta paleogeo-


grafica del settore centro-oc-
cidentale dell’area mediterra-
nea durante il Cretaceo con
indicazione dei siti ove sono
state ritrovate impronte di dino-
sauri (mod., da Bosellini, 2002) –
Cotecchia V. 2014

316
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una desolata piattaforma carbonatica, dei dinosauri pugliesi. Una variegata flora
arida e inospitale? fossile del Cretaceo superiore con sequoie,
La soluzione più probabile è che la piat- conifere, angiosperme, felci, giganteschi
taforma Apula era collegata all’Africa equiseti, piante simili alle palme (cicadi),
e in effetti fossili di dinosauri simili a quelli querce e magnolie.
pugliesi sono stati ritrovati in Egitto, Ma- Questa poteva essere la ragione delle
rocco, Libia e Tunisia. incursioni dei dinosauri sulla piattaforma
Apulia era un promontorio della Cirenaica, Apula: un banchetto prelibato.
che durante i ripetuti cicli in cui il mare della Non solo, questo ritrovamento ci porta a
Tetide era particolarmente basso, emerge- riconsiderare l’ambiente nel quale questi
va come una penisola collegata all’Africa. animali si cibavano: non più un arcipela-
Nel 2003 nei dintorni di Apricena (FG), è go di aride isolette desolate ma qualco-
stato scoperto qualcosa che ci porta a sa di più grande, un paradiso tropicale
rivedere le nostre conoscenze sul mondo come la penisola della Florida.

[Figura 328] - Distribuzione schemati-


ca delle piattaforme carbonatiche
cretacee nell’area adriatica con in-
dicazione dei siti ove sono state ritro-
vate impronte di dinosauri (mod., da
BosellinI, 2002) – Cotecchia V. 2014

317
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Ciro, l’isolano

[Figura 329] - Scipionyx samniticus - ricostruzione museale - Matteo De Stefano/MUSE – da Wikipedia CC


BY-SA 3.0

“È un rettile... È molto piccolo... Ma ha tre Ciro visse 113 milioni di anni fa, nel Cre-
dita nell’arto anteriore” taceo inferiore, in un isolotto in mezzo al
È questo che si sentì dire al telefono Cristia- mare, ben distante dalle coste africane.
no Dal Sasso e, per un paleontologo, rettile Gli scienziati come possono sapere che
a tre dite equivale a dire “è un dinosauro”, Ciro era un isolano?
il primo che fu trovato nel nostro paese. Per essere un Coelurosauria (un vicino pa-
Fu un tecnico calzaturiero veronese a rente del ben più celebre Velociraptor)
scoprirlo, Giovanni Todesco, che si tro- aveva una corporatura piuttosto minuta.
vava ad Avellino per lavoro. La passione Era un cucciolo, aveva probabilmente
per i fossili lo spinse a recarsi a Pietraroia, meno di una settimana di vita quando
nel massiccio del Matese; in una vicina morì, la specie adulta avrebbe raggiunto
cava di calcare saltò fuori l’inaspettato. le dimensioni di un piccolo predatore bi-
Ci volle un po’ di tempo perché Giovanni pede: un metro e mezzo di lunghezza per
comprendesse il valore della scoperta. 20-25 Kg di peso.
Il piccolo Ciro (Scipionyx samniticus) è Le specie terrestri che si evolvono sulle iso-
forse il dinosauro più famoso d’Italia. le, e in particolare i predatori come Ciro,

318
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devono infatti fare i conti con il cibo dispo- polava un mare caldo e basso delle quali
nibile limitato dal confine della terra emer- Ciro è un testimone che ci arriva dal pas-
sa o dallo spazio a disposizione. Per questo sato. Ma c’è molto di più in questo esserino
motivo si sviluppano specie con una cor- che ha destato la curiosità dei paleontolo-
poratura minuta, più piccole ma capaci di gi di tutto il mondo.
sopravvivere con più scarse risorse alimen- Così scrive Cristiano Dal Sasso in Dinosauri
tari e con meno esigenze territoriali. italiani, “si direbbe che Ciro abbia preso
Molto probabilmente ai confini dell’Ocea- una strada tutta sua”. Che si sia evoluto
no Ligure-Piemontese una serie di isole po- in modo simile ai suoi parenti teropodi

[Figura 330] - Un diagramma che mostra gli organi conservati nell’olotipo di Scipionyx – da Wikipedia CC
BY-SA 4.0

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(dinosauri carnivori) “ma con una origina- dell’intestino, vasi sanguigni, cartilagini,
lità ‘latina’, andando un po’ alla deriva”. fegato, tendini, muscoli, stomaco, tra-
In effetti in Ciro convivono i caratteri an- chea, esofago e il suo ultimo pasto.
cestrali dei suoi antenati, con caratteri Questo miracolo è dovuto alla tragedia
che potremmo definire moderni, secon- che accompagnò la morte del nostro
do la “moda” della sua epoca. piccolo dinosauro.
Nel Cretacico la Pangea è oramai fram- Fu trascinato e probabilmente annegò
mentata e i dinosauri si trovano isolati su all’interno di una laguna. Lì una volta rag-
terre che prima era comunicanti. giunto il basso fondale, il corpicino venne
sepolto dai sedimenti che impedirono ad
L’isolamento geografico è il motore della
altri animali di farne un banchetto e lo
speciazione.
preservarono dalla putrefazione.
Quando una specie viene separata, ecco
Condizioni anossiche (in totale assenza di
che le popolazioni non possono più scam-
ossigeno) sul fondo della laguna contri-
biarsi i geni e cominciano a evolversi in
buirono a conservare il corpo che andò
maniera indipendente (questo fenomeno
incontro alla fossilizzazione: ogni parte or-
è chiamato deriva genetica).
ganica fu sostituita da minerali di calcite
Da qui la comparsa dei più grandi, e e apatite.
oggi più famosi, dinosauri di tutti i tempi Solo gli artigli conservano ancora la che-
come il Tyrannosaurus rex, comparso nel ratina che è arrivata, miracolosamente,
Cretacico e non nel Giurassico. fino a noi assieme a qualche altra mole-
Gli antenati del nostro Ciro, i Celurosauri, cola organica.
si trovarono isolati sulla Piattaforma Ap- Ancora una volta, questo fossile ci par-
penninica, una piattaforma carbonatica la di lagune, dove le maree e le tempe-
la cui parte emersa poteva essere gran- ste riversavano i fanghi provenienti dalle
de quanto la Corsica. zone emerse e dalle piane tidali della
Un bacino la separava dalla piattaforma piattaforma carbonatica.
Apula e da quella Laziale. Una pioggia di sedimenti che ricopriva
Ecco perché l’evoluzione di questa spe- tutto quanto finiva sul fondo della lagu-
cie seguì un percorso tutto suo. na, dinosauri compresi!
Alcuni caratteri ancestrali rimasero inal- Durante i periodi di quiete, quando, nel
terati mentre l’evoluzione spinse questi corso del tempo, i bacini venivano isola-
animali ad acquisirne di nuovi molto simili ti dal mare aperto, sul fondo della lagu-
a quelli presenti nei loro cugini che vive- na si instauravano condizioni anossiche:
vano sul resto del pianeta (un fenomeno il surriscaldamento ciclico dell’acqua in
di convergenza adattativa). fase di stagnazione, l’assenza di ossige-
no e lo sviluppo di idrogeno solforato a
Ma le sorprese non finiscono qui.
opera dei cianobatteri in decomposizio-
Ciro è uno dei pochi fossili nel quale si sia- ne, provocavano fenomeni di mortalità
no conservati i tessuti molli. in massa delle faune acquatiche, una
In altre parole possiamo osservare parti proliferazione di alghe e la fossilizzazione

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Gli Appennini

di quanto finiva in questo “pentolone” alla ricerca di cibo (bioturbazioni) e livelli


fetido. In queste condizioni anche i bat- in cui l’assenza di ossigeno provocava la
teri della putrefazione non riuscivano a morìa e la successiva fossilizzazione dei
sopravvivere. suoi abitanti.
Ciò che lì cadeva si conservava. Oggi questo ambiente ci ha consegnato
Si creavano così nei calcari di Pietraroia uno dei fossili meglio conservati di dino-
livelli più ossigenati, dove la vita rimesco- sauro al mondo.
lava di continuo il fondo della laguna

[Figura 331] - Scipionyx samniticus, conosciuto come Ciro – credits Alessandro Zocchi, licenza 123RF

L’Appennino tra Giurassico e Cretaceo inferiore

Verso la fine del Giurassico alla sedimen- zione continentale assunse caratteri “ca-
tazione dei diaspri si sostituì quella dei tastrofici”: stava iniziando una nuova era
calcari. Gradualmente aumentò l’ap- di terremoti, segno che i tempi stavano
porto dei materiali provenienti dalla ter- cambiando. Africa ed Europa avevano
ra ferma, che si consolidarono in rocce ripreso a muoversi, ma questa volta in
sempre più argillose. Nel Cretaceo supe- senso opposto: si stavano avvicinando.
riore (100 milioni di anni fa) la sedimenta-

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[Figura 332] - Nel Cretaceo si svilupparono


le prime piante con fiori (1), che in segui-
to si differenzieranno in un gran numero di
specie di erbe, arbusti e alberi. In questo
ambiente vivevano dinosauri dei generi Sal-
tasaurus (2), Protoceratops (3), Nyctosaurus
(4), Styracosaurus (5), Tarbosaurus (6), Maia-
saurus (7), Stegoceras (8) e Euplocephalus
(9), uccelli come Ichthyornis (10) e i piccoli
ed elusivi mammiferi come Deltathridium
(11) – da A. Bosellini, La Storia della Terra

[Figura 333] - I mari del Cretaceo erano po-


polati da giganteschi rettili marini come il
Mosasaurus (1), il Kronosaurus (2), l’Elasmo-
saurus (3) e l’Ichtyosaurus (4), predatori di
belemniti (5) e ammoniti (6). In prossimità
della costa si aggiravano grandi tartarughe
del genere Archelon (7) e squali (8) – da A.
Bosellini - La Storia della Terra

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Gli Appennini

I continenti si avvicinano (100 MA Cretaceo superiore)

La convergenza continentale, ossia il Aptiano, 125 MA). I movimenti di con-


nuovo avvicinamento tra Africa ed Eu- vergenza sono sempre accompagnati
ropa, non avvenne ovunque nello stesso da terremoti lungo i margini continentali.
modo. La zona degli Appennini iniziò pre- Questi terremoti provocano frane sotto-
sumibilmente a convergere nel Cretaceo marine accompagnate da “correnti di
superiore (100 MA), mentre nelle Alpi lo torbida” che sono il vero e proprio mar-
scontro continentale era già avvenu- chio dei processi convergenti.
to qualche tempo prima (nel periodo

[Figura 334] - Il rosone delle Basilica di San Salvatore dei Fieschi, costruita con l’impiego di marmo e ardesia;
Cogorno (GE) – ph M. Pregliasco.

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L’ardesia

Esiste un mestiere che, nella sua apparen- Tanto per cominciare lo spacchino sa bene
te semplicità, ha qualcosa di prodigioso: che il cuneo deve essere appoggiato dal
è quello dello ’spacchino’, l’artigiano che lato giusto della roccia, altrimenti sono
divide in sottili lastre il blocco di ardesia guai! Egli osserva attentamente il blocco
che proviene dalla cava. per individuare il verso di rottura (tecnica-
Egli percuote con un mazzuolo un cu- mente chiamato clivaggio) nel quale il
materiale si suddivide senza rompersi in mil-
neo affilato appoggiato sulla pietra, di-
le pezzi. Il clivaggio è la proprietà di alcune
videndola perfettamente in due parti.
rocce a dividersi naturalmente secondo
Non importa se il blocco è grande quan-
piani paralleli. Nelle ardesie, come in molte
to un’automobile, alla fine sarà suddivi-
rocce metamorfiche, questa caratteristica
so dal piccolo cuneo appoggiato su di
è particolarmente accentuata. Il clivaggio
una estremità della pietra. Lo spacchino è infatti l’esito delle temperature e delle
ripete l’operazione più volte, percuoten- pressioni alle quali le rocce sono state sog-
do il cuneo sapientemente appoggiato gette quando giacevano in profondità, se-
sull’ardesia, fino a trasformare il blocco in polte sotto strati di sedimenti.
un insieme di lastre dello spessore di alcu-
Come se non bastasse, le ardesie sono sta-
ni millimetri. La perfezione dello spacco è
te ulteriormente deformate e compresse
tale che le lastre di ardesia, una volta le-
dai movimenti delle placche che stavano
vigate, possono essere impiegate come chiudendo l’Oceano Ligure-Piemontese.
piani per le lavagne e i tavoli da biliardo. Tutto ciò ha orientato i cristalli lamellari sot-
Come è possibile che una roccia possa tili e appiattiti nella stessa direzione. È un
essere sezionata in lastre sottili senza impie- po’ come prendere le tessere di un puzzle
gare alcuna lama o sega, ma solo percuo- da una scatola e metterle sul tavolo: nella
tendo con un cuneo la sua superficie? scatola le tessere sono disordinate, mentre

[Figura 335] - Mestiere dello spacchino – per gentile concessione Ardesia Mangini snc, Cicagna (GE).

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sul tavolo hanno tutte la superficie piana trasformati in argilliti e altri ancora di natu-
rivolta verso l’alto a meno di voler fare gio- ra sabbiosa, che hanno dato luogo alle
chi di equilibrismo. I cristalli hanno così for- arenarie. Per questo motivo i cavatori, che
mato dei piani paralleli sovrapposti, come ogni giorno estraggono blocchi di materia-
le pagine di un libro o la pasta sfoglia, che le dalle cave, devono fare i conti con ciò
suddividono il blocco di ardesia. Basta ca- che c’è sotto e ciò che c’è sopra l’ardesia,
pire in quale direzione sono disposti i piani che non ha alcun valore commerciale.
per dividere la roccia in fogli sottilissimi, solo Ciò che viene più o meno rapidamente
con l’ausilio di un semplice cuneo. eliminato come scarto di cava è in realtà
Nel fango cretaceo, oltre ai livelli argillo- il prodotto di milioni di anni di attività dei
so-calcarei dai quali hanno avuto origine continenti, delle acque e dei terremoti.
le ardesie, vi erano livelli argillosi che si sono

[Figura 336] - Cava di Ardesia in Val Fontanabuona (GE) – ph M.Pregliasco.

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1929, quando America ed Europa non parlarono più


Nel novembre del 1929 al largo della pe- La piattaforma ha una debole pendenza
nisola di Terranova, nell’oceano Atlan- che si raccorda con la profonda piana
tico, si consumò un fenomeno catastro- abissale attraverso una ripida scarpata,
fico che mandò in tilt le comunicazioni vero e proprio scivolo naturale. Durante
tra nuovo e vecchio continente. Dopo l’evento sismico i sedimenti furono spinti
una scossa di terremoto di magnitudo verso la scarpata e scivolarono giù come
7.2, tredici cavi telegrafici transoceani- una valanga, raggiungendo la velocità di
ci si ruppero in successione l’uno dopo 100 Km/h e dilagando nella piana abissa-
l’altro. Inizialmente si pensò che il disa- le dove erano posti i cavi telegrafici. S’in-
stro fosse attribuibile al terremoto stesso, nescò così una corrente sottomarina ca-
ma alcuni cavi furono recisi ben tredici ratterizzata da una densa sospensione di
ore dopo l’evento sismico e a oltre 700 detriti e acqua. Questa turbolenza investì
km di distanza dall’epicentro. Il terremo- ed erose tutto quello che le si trovava da-
to doveva aver innescato qualcosa che vanti, incidendo profondi canyon sotto-
avanzava sulla piana oceanica come marini prima di rallentare e depositare il
una cesoia; ma di che cosa si trattava? suo carico di sabbia e fango. La corrente
In base alla distanza tra i cavi e l’ora in può viaggiare per chilometri grazie alla
cui furono tranciati venne calcolata la differente densità tra la sospensione tor-
velocità di propagazione: oltre 25 Km/h, bida e l’acqua che, complice la gravità,
quindi ben al di sopra della velocità delle crea energia di movimento anche lungo
correnti marine, che solitamente non su- pendii poco acclivi. Questi flussi turbolen-
perano i 9-10 Km/h. ti sono conosciuti come correnti di torbi-
Colpevoli del disastro risultarono i sedi- da, e i depositi da loro lasciati sono detti
menti depositati dalle foci dei fiumi che torbiditi o flysch, termine svizzero che in-
normalmente riposano nella parte sommer- dica una china scivolosa, perché queste
sa dei continenti, provvisoriamente “par- formazioni sono particolarmente instabili
cheggiati” sulla piattaforma continentale. e franose.

[Figura 337] - Schema delle “Correnti di Torbida” – da NOOA.GOV

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Gli Appennini

Intanto in Italia
Lungo l’Appennino è facile imbattersi in un’altra particolarità: i granuli hanno di-
pareti costituite da alternanze di strati mensioni maggiori mano a mano che si
di rocce chiare e scure. Avvicinandosi si procede verso il basso (1936). La scoper-
può notare che le rocce chiare sono co- ta di questi “strati gradati” mise sulla buo-
stituite da piccoli granuli di sabbia, men- na strada il collega Migliorini che proprio
tre quelle scure hanno un aspetto più in quel periodo stava studiando le forma-
uniforme perché formate da invisibili gra- zioni del Macigno appenninico.
nuli di argilla. Le rocce chiare, o arenarie, Contemporaneamente in Olanda un
sono più compatte e resistenti delle roc- altro geologo, Kuenen, riuscì a ricreare
ce scure, chiamate argilliti o peliti (dal depositi gradati in laboratorio, facendo
greco πηλός = fango, argilla), per questo fluire miscele di acqua, argilla e sabbia
appaiono in rilievo. in una vasca e simulando così gli effetti
Queste sequenze erano già conosciute catastrofici delle correnti di torbida.
fin dall’inizio dell’Ottocento, ma nessuno Migliorini, geologo di terreno, e Kuenen,
sapeva spiegarne l’origine. Furono due ricercatore di laboratorio, s’incontrarono
geologi italiani di scuola toscana, Carlo casualmente a Londra in occasione del
Ippolito Migliorini e Roberto Signorini, a ri- XVIII Congresso Internazionale di Geologia.
solvere il mistero. Non ci misero molto a tirare le somme dei
Signorini fu il primo ad accorgersi che loro rispettivi lavori: le rocce del Macigno
le arenarie di queste formazioni hanno appenninico sono di origine torbiditica.

[Figura 338] - Rocce di Macigno in Appennino settentrionale (Monte Giovo-Rondinaio) – ph G. Margheritini

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

I depositi gradati

[Figura 339] - La tipica sequenza di deposizione nelle correnti di torbida, conosciuta anche come sequenza di
Bouma: A. Sabbie da grossolane a fini (inizio della torbida) - B. Sabbie con laminazione parallela (la corrente
ha un velocità elevata) - C. Sabbie con laminazioni convolute (la velocità della corrente diminuisce) - D.
Fanghi fini (si deposita la parte ultima della torbida) – da Wikipedia

Quando le correnti di torbida raggiungo- nella coda della corrente di torbida, a


no la base della scarpata continentale si volte per mesi o per anni, fino a quando
espandono e invadono la piana oceanica; la corrente perde ogni energia. Il depo-
qui perdono progressivamente energia e sito che ne risulta è quindi gradato, con
velocità e un poco alla volta comincia- depositi grossolani in basso seguiti da de-
no a rilasciare sul fondo il loro carico di positi sempre più fini verso l’alto degli stra-
sedimenti. Quelli più grossolani e pesanti, ti. Questi depositi ai piedi delle scarpate
come ciottoli e ghiaie grosse, si deposita- continentali hanno una tipica forma lo-
no per primi, mentre i sedimenti più fini e bata, simile a un’unghia, e sono chiamati
leggeri rimangono ancora in sospensione conoidi sottomarine.

328
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Gli Appennini

L’Appennino nel Cretaceo superiore

L’era dei dinosauri volgeva ormai al tra- diventava sempre più piccolo, la litosfera
monto. Africa e Europa si fronteggiavano, oceanica si consumava sotto la placca eu-
separate dall’Oceano Ligure-Piemonte- ropea e il cuneo di accrezione s’ispessiva,
se: sulla costa europea già si intravede- accrescendosi in direzione dell’Africa.
vano terre che un giorno sarebbero di- In questo prisma di accrezione finirono i
ventate la Corsica, la Sardegna e più a sedimenti oceanici: diaspri, argille, cal-
sud la Calabria e la Penisola Iberica. La cari, ma anche brandelli del basamento
costa africana si protendeva sull’oceano ofiolitico che sfuggivano alla subduzione.
con una microplacca, Adria, destinata – L’accumulo dei materiali innalzò il fondo
col passare del tempo – a scontrarsi con- oceanico portando in alto i sedimenti.
tro il blocco sardo-corso. Contemporaneamente, però, l’avvicina-
Il viaggio di Adria verso l’Europa comin- mento delle placche innescò terremoti
ciò nel Cretaceo superiore. Al momento lungo tutto il fronte di subduzione. I terre-
dello scontro tra le due placche, la lito- moti scrollavano il cuneo di accrezione,
sfera oceanica, più pesante e più densa, innescando le correnti di torbida, le impo-
cominciò a sprofondare sotto la litosfera nenti frane sottomarine che accumulava-
continentale (“subduzione”): poco alla no grandi volumi di sedimenti ai piedi delle
volta, l’Oceano Ligure-Piemontese s’in- scarpate continentali e dei bacini marini.
filò sotto all’Europa (probabilmente sotto Da questa descrizione avrete sicuramen-
alla Corsica); intanto, il fronte della plac- te notato che mentre per quanto riguar-
ca europea come un bulldozer raschia- da l’orogenesi alpina è l’Africa o l’Adria a
va il fondo dell’oceano, accumulando sprofondare sotto all’Europa, per quanto
tutto il sedimento che trovava in prismi concerne gli Appennini, avvenne l’esat-
di accrezione. Mano a mano che l’Afri- to contrario: fu l’Europa a soccombere, o
ca avanzava l’Oceano Ligure-Piemontese meglio, a subdurre sotto l’Africa.

Da Camogli a San Fruttuoso

Imbarcarsi sui vaporetti che salpano da Monte Antola che si susseguono dalla
Camogli per raggiungere l’abbazia di partenza fino a Punta Chiappa, dove
San Fruttuoso è il modo più semplice per iniziano i conglomerati. È la formazione
raggiungere uno dei monasteri più affa- che abbiamo trovato nel primo capitolo,
scinanti del levante ligure, immerso nello nella famosa piega di Camogli: è venuto
scenario del Parco Naturale di Portofino. il momento di capire di che cosa è fat-
Dal battello, che ci evita una lunga an- ta. Il monte di Portofino è famoso per la
che se suggestiva scarpinata sul margine varietà della sua flora, dovuta alla coesi-
della scogliera, si può ammirare lo spet- stenza di due mondi posti a nord e a sud
tacolare affioramento dei Calcari del del promontorio.

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 340] - La suggestiva veduta sui Calcari di Monte Antola dalla passeggiata Anita Garibaldi di Nervi
(GE) – ph M. Pregliasco.

Il versante meridionale è caratterizzato I Calcari del Monte Antola hanno una sto-
da un ambiente mediterraneo con un ria tutta particolare da raccontarci: altro
clima caldo e particolarmente siccitoso che semplici calcari! La nettissima alter-
d’estate, a tal punto che le euforbie (Eu- nanza di marne chiare, arenarie e argilliti
phorbia dendroides) invertono il ciclo ve- scure, evidenziate dall’erosione e dalle
getativo: perdono le foglie nella stagione numerose pieghe, suggerisce all’osserva-
secca per mantenerle durante l’inverno. tore più attento che siamo in presenza di
Sul versante settentrionale invece la ve- una formazione prodotta da una corren-
getazione è tipica del clima atlantico, più te di torbida. I Calcari dell’Antola sono
freddo e umido, che favorisce castagni, quindi, in realtà, dei flysch, delle torbiditi
querce, carpini e altre specie mesofile depositate nell’Oceano Ligure-Piemon-
(amanti dei climi freschi e umidi). Questa tese verso la fine del Cretaceo superiore
ricca biodiversità suggerisce l’importante (Campaniano). Questa roccia ha anche
impatto della geomorfologia sulla vege- un altro nome: flysch a elmintoidi, per-
tazione, capace di adattarsi alla diversa ché in alcuni punti è possibile osservare
esposizione dei versanti e a climi netta- le tracce di un animaletto che scavava
mente differenti tra loro. gallerie nel fango depositato sul fondale

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Gli Appennini

[Figura 341] - Lo scenario che si vede dal vaporetto che collega Camogli con San fruttuoso; Calcari di Monte
Antola piegati dall’orogenesi – ph M. Pregliasco.

[Figura 342] - Euphorbia Arborescens – da Wikipedia

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

oceanico. Questo organismo perlustrava


accuratamente e in modo geometrico il
terreno alla ricerca di nutrimento lascian-
do caratteristiche impronte chiamate
elmintoidi. Bisogna sbarcare dal battello
e avvicinarsi al flysch, senza confonderlo
con i conglomerati con i quali confina,
per tentare di scorgere veri e propri labi-
rinti in rilievo sulla pietra.
Anche la magnifica abbazia di San Frut-
tuoso ci consente qualche osservazione
geologica. La sua copertura è costituita
da ardesie collocate nel tipico stile ligure:
in particolare vale la pena di soffermarsi a
osservare la copertura a “scaglie di pesce” [Figura 343] - Elmintoidi sul Calcare del Monte Antola
della torre campanaria. – ph M. Pregliasco

[Figura 344] - Basilica di San Fruttuoso – ph M. Pregliasco

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Gli Appennini

Un nome per ogni cosa: marne o calcari?

I geologi sono persone notevolmente scru- carbonato di calcio si parlerà di calcare.


polose e hanno sempre un termine appro- Esistono anche le vie di mezzo: i Calcari
priato per ogni cosa. Il detrito oceanico del Monte Antola sono, dal punto di vista
e continentale che compone i flysch, ad petrografico, calcari che si avvicinano alla
esempio, può avere un contenuto variabi- composizione delle marne (calcari-marno-
le di carbonato di calcio e argilla. Quando si) perché, quando si sono formati, hanno
la composizione degli affioramenti è mista ricevuto apporti di tipo carbonatico e in
si parlerà di “marna”, quando prevale il misura minore di tipo argillitico.

[Figura 345] - Fase di chiusura dell’oceano nel Cretaceo sup.; si notino le provenienze dei depositi di torbide:
nord per le torbiditi calcaree (E) che hanno depositato i flysch a elmintoidi; ovest, dove era situato il massiccio
sardo-corso, per quelle terrigene (S) che, tra le altre cose, hanno dato luogo alle ardesie della Val Fonta-
nabuona. La placca oceanica (P) sta andando in subduzione sotto l’Europa; sono anche rappresentati i
depositi ofiolitici (O) – da Gianfranco Gasperi 1995 modificato.

Da dove arrivano le Torbiditi?

I sedimenti delle correnti di torbida pote- torbiditi (flysch a elmintoidi del Monte An-
vano provenire da tre regioni: dalle Alpi tola) suggerisce una loro possibile prove-
a nord, dal massiccio sardo (che in segui- nienza dalle piattaforme carbonatiche
to alla chiusura dell’Oceano Ligure-Pie- africane o da quelle antistanti le neonate
montese, si stava sollevando a ovest), e catene alpine settentrionali. Una compo-
dalle piattaforme carbonatiche africane sizione terrigena (chiamata anche silico-
a est. Tra Africa ed Europa, ovviamente, clastica) indica invece una provenienza
c’era ancora il profondo Oceano Ligu- dai massicci alpini della Corsica e della
re-Piemontese. La subduzione della plac- Sardegna; nella Liguria di ponente sono
ca aveva creato tutta una serie di bacini un esempio il Gruppo del Lavagna, del
sul fondo oceanico che raccoglievano e quale fanno parte le ardesie della Val
tenevano separati, gli uni dagli altri, i diversi Fontanabuona. Ci sono poi torbiditi che
apporti sedimentari che oggi costituiscono hanno ricevuto sedimenti da entrambe le
le sequenze torbiditiche. La composizione direzioni e sempre nella Liguria di Ponente
prevalentemente carbonatica di alcune ne è un esempio il Complesso di Casanova.

333
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Liguridi: le rocce dell’oceano nell’Appennino

Non è difficile trovare in Appennino le storia dell’Oceano Ligure Piemontese. Per


rocce che l’Europa ha raschiato sul fon- completare la nostra breve carrellata dei
do dell’antico Oceano Ligure-Piemon- domini, la zona di confine tra quella che
tese: ciò che resta dell’antico prisma di era la crosta oceanica e l’Africa è chia-
accrezione può essere osservato dalla mato Dominio Subligure e confinava con
Liguria di Levante fino alla Pianura Pada- il Dominio Tosco-Umbro-Marchigiano sul
na. Il termine Dominio Ligure o Unità Ligu- suolo palesemente africano. I terreni eu-
re richiama le ofioliti e la loro copertura di ropei sono presenti sulle Alpi, nel blocco
sedimenti, e tutta la lunga e travagliata sardo-corso e in Calabria!

[Figura 346] - Ofioliti a Cam-


potrera - Rossena (RE) – ph G.
Margheritini

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Gli Appennini

Le Liguridi sono terreni che sono stati sra- Le Liguridi con il flysch e le ofioliti costituì
dicati dalla loro posizione originaria, lad- il traineau écraseur, il gigantesco rullo
dove si erano formati, traslati e addossati compressore, sotto il quale ora giacciono
su Adria. tutte le altre falde.
Parafrasando i geologi di fine ‘800 l’Ap- È uno scenario che abbiamo già visto
pennino risulterebbe così un pays de nelle Alpi, solo che questa volta è l’Africa
nappes, cioè un paese costituito da fal- a essere finita sotto l’Europa.
de di ricoprimento che si sono accaval-
late su Adria.

Umbria: la gola del Bottaccione

Il 99% delle specie che popolavano la Non è sempre stato così, ci sono stati dei
Terra si sono estinte e altre si estingue- momenti in cui l’estinzione ha preso deci-
ranno. Un giorno, anche l’ultimo rappre- samente il sopravvento.
sentante della specie umana (Homo sa- Si tratta delle estinzioni di massa.
piens) seguirà le sorti della tigre dai denti
Interi gruppi di organismi si estinsero in
a sciabola (Smilodon populator) o del
breve tempo interrompendo la propria
mammut (Mammuthus).
linea evolutiva, nessuno avrebbe più in-
Detta così sembrerebbe che la Terra sia contrato né loro né un loro discendente
destinata a spopolarsi. se non come fossili.
Fortunatamente la spinta evolutiva crea Un vantaggio per i superstiti, senza pre-
nuove specie, un fenomeno chiamato datori e competitori per il cibo, comin-
speciazione. Chissà se anche noi riusci- ciarono a riprodursi e a evolvere: nel giro
remo a evolverci prima di lasciare que- di milioni di anni colonizzarono il pianeta
sto mondo. con nuove specie (radiazione).
Se avremo fortuna, una nuova specie di- Mors tua vita mea si potrebbe sentenziare.
scenderà da noi sapiens, sempre che ci sia
ancora un pianeta disposto a ospitarci. Alla fine del Cretacico, vi fu una delle cin-
que estinzione di massa che hanno fune-
In caso contrario la nostra linea evolutiva
stato il pianeta, non fu la più tragica, sparì
sarà interrotta, il genere Homo estinto e
“soltanto” il 75% delle specie viventi, ma
un altro organismo prenderà il nostro po-
è la più famosa e celebrata dal cinema.
sto nell’olimpo dei superpredatori o degli
animali intelligenti. Gli scienziati la indicano come estinzione
K/T (al limite Cretacico-Terziario).
Nel recente passato geologico il tasso di
speciazione è stato maggiore di quello di Tra gli estinti vi furono i gruppi delle am-
estinzione. Nuove e numerose specie oc- moniti, delle rudiste, dei pterosauri (rettili
cuparono le nicchie ecologiche abban- volanti), dei plesiosauri (rettili acquatici)
donate da quelle estinte ed ecco perché e, ovviamente, dei dinosauri.
oggi abbiamo così tanta biodiversità. Anzi no, a dire il vero, un gruppo di dinosauri

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

chiamati aviani sopravvisse all’estinzione È una stretta valle scavata dal torrente
e giunse a fino a noi: oggi li chiamiamo Camignano nella quale scorre la stata-
uccelli, ma questo già lo sappiamo. le 298, non vi aspettate però di trovarvi
Insieme agli aviani un altro gruppo di or- scheletri di dinosauri qui.
ganismi famosi si avvantaggiò: i mammi- Le rocce sedimentarie, a grana finissima
feri. Presenti sul pianeta fin dal Triassico, con maioliche e scaglia rossa (una mar-
una volta scomparsi i dinosauri, colsero na calcarea), formatesi in zone di mare
l’occasione per diventare grandi, nume- aperto (ambiente pelagico), contengo-
rosi e intelligenti. no conchiglie fossili di piccole dimensioni:
Incredibilmente alcuni gruppi di animali i foraminiferi.
sembrano aver passato indenni l’apoca- Sono i resti di organismi unicellulari che
lisse: coccodrilli, tartarughe, lucertole e vivevano in un oceano scomparso, lo
serpenti non sembrano essere stati toc- stesso in cui si formarono queste rocce in
cati dall’estinzione alla stregua dei mam- un periodo di tempo che va dal 115 a 50
miferi placentati e di altri gruppi. Questo milioni di anni fa.
è uno dei tanti misteri delle estinzioni. Fanno parte dell’Appennino Umbro-Mar-
Pochi paesi al mondo hanno luoghi dove chigiano dove, 250 milioni di anni fa,
l’evento K/T lasciò una traccia, in Italia le quest’area era caratterizzata da un am-
gole del Bottaccione, presso Gubbio (PG), biente di piattaforma carbonatica. I mo-
costituiscono uno dei siti più conosciuti. vimenti tettonici fratturarono la piattaforma

[Figura 347] - La Gola del Bottaccione - Gubbio (PG) – da Wikipedia

336
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Gli Appennini

e alcune sue parti si inabissarono. Su que- fine all’era dei dinosauri e di tutti gli altri or-
sti bacini profondi si depositarono calcari, ganismi che si estinsero in quell’occasione.
marne e argille e proliferarono i foraminiferi. Non tutti sono d’accordo con questa teoria.
Sollevati dall’orogenesi alpina, oggi que- Per alcuni l’estinzione fa causata da im-
sti strati costituiscono le pagine di un libro ponenti eruzioni vulcaniche avvenute nel
che raccontano la storia geologica a Decan (India) che avrebbero avuto del-
cavallo dell’estinzione Cretacica. le tragiche ripercussioni su scala mondia-
Seguendo l’evoluzione dei foraminiferi, il le, portando all’estinzione di massa.
paleontologo svizzero Otto Renz e la pa- Pensate a un pianeta senza luce, con mari
leontologa italiana Isabella Premoli Silva, acidi, temperature polari, avvolto da una
si accorsero che gli strati documentava- gigantesca nube di polvere. Così si pre-
no l’estinzione di massa K/T. sentava la Terra durante la catastrofe.
Gli strati cretacei precedenti l’estinzione Con grandi eruzioni vulcaniche è stato
contengono conchiglie abbastanza gran- messo in relazione un’altra particolarità
di da essere visibili a occhio nudo, mentre, dell’Appennino Umbro-Marchigiano, il
salendo verso gli strati superiore più recenti, livello Bonarelli. Si tratta di uno strato sedi-
a un certo punto i fossili lasciano il posto a mentario datato Cretacico superiore. Al
esemplari minuscoli, poco diversificati, visi- contrario della scaglia, ossidata dall’os-
bili solo con l’ausilio di un microscopio. sigeno contenuto nelle acque del mare
Come i grandi dinosauri lasciarono il po- e dunque di colore rosso, i sedimenti del
sto a piccoli mammiferi e aviani, così i livello Bonarelli hanno un colore nero.
foraminiferi cretacei furono sostituiti dai Questo indica che si sono formate in un
loro simili più piccoli dopo la grande ambiente dove di ossigeno non ce n’era
estinzione di massa. affatto. Questo livello ha un riscontro in tutto
Fu decimata il 78% della biodiversità dei il mondo, e indica un evento anossico che
foraminiferi planctonici ma, dai sopravvis- interessò i mari del Cretacico superiore.
suti, partì una nuova linea evolutiva dalla Una fortuna per paleontologi perché è
quale si differenziarono le specie che po- in questo condizioni che si conservano
polarono i mari odierni. e giungono fino a noi i fossili nel migliore
Gli strati del Bottaccione fotografano il stato di conservazione.
mondo prima e il mondo dopo l’evento
catastrofico attraverso la storia evoluti-
va di questi minuscoli esseri. Non solo, tra
questi due affioramenti, un sottile strato di
argilla scura, questa volta privo di fossili, se-
gna il momento esatto in cui avvenne l’e-
stinzione, 66 milioni di anni fa.
Come sappiamo, gli Alvarez trovarono
grandi quantità di iridio in questo strate-
rello, cosa che avvalora l’ipotesi che sia
stata la caduta di un meteorite a porre [Figura 348] - Il livello Bonarelli – da Wikipedia

337
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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 349] - Luis, a sinistra e suo figlio Walter Alvarez, a destra, al Limite K/T di Gubbio,1981 – pubblico dominio

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Gli Appennini

Lo scontro continentale (Eocene)

Il Santuario della Verna

[Figura 350] - Santuario della Verna, Chiusi della Verna (AR) – ph M. Pregliasco

La roccia ha da sempre avuto rapporti cano un legame con la spiritualità, il tra-


molto profondi con la storia, l’economia scendente e il soprannaturale. Perfino a
e la religiosità dell’uomo. Luoghi come il Dante non passò inosservata la rupe che
Monte Penna della Verna (AR) poi, con così venne descritta nel XI canto del Para-
pareti solcate da burroni e precipizi, evo- diso “Crudo sasso intra Tevero et Arno...”.

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Qui, tra diavoli e dei pagani, trovò rifugio Alla placca calcarea della Verna viene
San Francesco d’Assisi e il monte divenne così a mancare letteralmente il terreno
luogo di elezione della spiritualità france- sotto i piedi, la placca si fraziona in bloc-
scana. Tornando alle cose terrene, per i chi che si abbassano e creano quelle
geologi la rupe della Verna è in realtà un suggestive e ampie fratture verticali nella
colosso con i piedi di argilla, costituita da roccia tra le quali trovò rifugio il Poverello
calcari (Unità Epiliguri) che poggiano sul- di Assisi e che piacquero tanto al diavolo
le infide argilliti (Unità Liguri). con cui Francesco ebbe qui più di uno
Il peso della placca della Verna grava scontro.
sulle argilliti che sono letteralmente spre- Non è soltanto Francesco ad aver ali-
mute dal blocco che le sovrasta. È come mentato le pagine della storia: anche le
calpestare la gomma da masticare: il rocce della Verna hanno un viaggio mol-
materiale, plastico e flessibile, cede sotto to antico da raccontare.
il peso e viene estruso fuori.

Le epiliguri a cavalcioni dell’oceano

[Figura 351] - Le Epiliguri – Fonte ignota

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Gli Appennini

Nell’Eocene medio l’Oceano Ligure-Pie- Questi bacini erano letteralmente a ca-


montese non c’era più, consumato e in- vallo del cuneo di accrezione, per cui con
ghiottito sotto l’Europa. Ora a scontrarsi scarsa fantasia i geologi li hanno chiamati
erano direttamente le due placche con- semplicemente piggyback, dall’inglese
tinentali europea e africana. “a cavalluccio”. Di fatto i piggyback era-
Sul cuneo di accrezione però continua- no “in spalla” alle Unità Liguri, e per questo
vano a depositarsi sedimenti e nei baci- sono stati chiamati Unità Epiliguri.
ni creati dal loro peso si depositavano le Attenzione però! Il cuneo di accrezione si
torbide. Erano mari più bassi rispetto ai era formato lungo le coste europee, che
fondali oceanici, ma comunque in grado a quel tempo erano le coste della Corsi-
di contenere grandi quantità di materiali. ca e della Sardegna.
Proprio qui si formò, tra le altre, la sequen- Come hanno fatto le Epiliguri a finire sot-
za sedimentaria su cui sorge il Santuario to il Santuario della Verna in provincia di
della Verna. Arezzo?

[Figura 352] - (A) Oligocene:, la rotazione della Corsica e della Sardegna; (B) Miocene, situazione delle terre
emerse, la catena appenninica avanza spinta dalla rotazione del blocco sardo-corso – da R. Gelati, A. Bo-
sellini modificato

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

La rotazione della Corsica e della Sardegna (Oligocene)

Nell’Oligocene (28-30 milioni di anni fa) Provenza e dalla Catalogna. Lo sposta-


avvenne qualcosa di rivoluzionario. La mento terminò nel Miocene inferiore (16-
Corsica e la Sardegna, che fino a quel 18 milioni di anni fa), quanto le isole rag-
momento se n’erano state buone buone giungono l’attuale posizione.
attaccate al continente europeo, deci- L’africana Adria vide arrivarsi addosso il
sero di migrare verso oriente. Il motivo di blocco europeo sardo-corso: le due plac-
questo spostamento è l’apertura del Ba- che, che già si erano avvicinate, si scon-
cino Balearico-Provenzale, un neonato trarono e da questa collisione prese il via
oceano che cominciò con l’assottigliare l’orogenesi appenninica.
e fratturare la litosfera continentale euro- Assieme al blocco sardo-corso ruotò an-
pea (fase di rifting) per poi aprirsi sepa- che l’antistante cuneo di accrezione che,
rando il blocco sardo-corso dalla Cata- con le sue Unità Epiliguri, finì sopra Adria,
logna e dalla Provenza. La Corsica e la raggiungendo aree che oggi si trovano
Sardegna ruotarono come un tergicristal- nella Pianura Padana, in Toscana e in Emi-
lo, con un movimento che faceva perno lia-Romagna. Ecco perché sotto il San-
sul golfo di Genova, e si staccarono dalla tuario della Verna ci sono le argilliti.

L’arco calabro-peloritano: un terreno esotico


Osservando l’Italia da un punto di vista Peloritano) non ha alcun riscontro nel re-
geologico, qualcosa sembra non essere sto dell’Appennino Campano-Lucano e
al suo posto nella parte estrema dell’Ap- della Sicilia, ma è simile a quello presente
pennino meridionale. in Sardegna.
Sto parlando dell’Arco calabro-pelorita- Inoltre l’Arco calabro-peloritano è delimi-
no, una provincia geologica che va dal- tato da due grandi faglie: la Linea di San-
la Piana di Sibari allo stretto di Messina e gineto a nord e quella di Taormina a sud.
comprende la punta nord-orientale della L’interpretazione che hanno dato i ge-
Sicilia (i Monti Peloritani). ologi per spiegare tutto questo è che il
È un’area ad alta intensità sismica, la sua blocco calabro- peloritano venga da un
crosta si è mossa in tempi molto recenti. “altro mondo”, è un terreno “esotico” ar-
Nonostante queste montagne facciano rivato qui dopo un lungo viaggio.
geograficamente parte dell’Appennino, Si tratta di un frammento delle Alpi, che
le rocce sembrano affermare il contrario. anticamente si trovava vicino alla Sar-
Il basamento granitico di età Paleozoica degna e alla Corsica.
(Sila, Serre, Capo Vaticano, Aspromonte, Può sembrare strano, ma la geografia a

342
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Gli Appennini

quei tempi era molto diversa e richiede Calabro-Peloritano è evidente che la


un po’ di immaginazione. parte settentrionale, fino a Catanzaro è
Durante il Cretaceo-Paleogene la ca- geologicamente un po’ diversa da quel-
tena alpina si estendeva con continuità la meridionale.
da Vienna fino a Gibilterra, questa fascia Nell’area settentrionale si ritrovano i resti
orogenetica rappresentava la cicatrice dell’Oceano Ligure-Piemontese, le ofioliti,
(sutura) della collisione tra Adria e Euro- o se volete le Pennidi delle Alpi alle quali
pa, dove l’Oceano Ligure-Piemontese assomigliano molto. Sopra di esse si acca-
era scomparso. valla il basamento cristallino di pertinenza
La geologia della parte settentrionale africana, paragonabile all’Austroalpino
della Corsica (il cosiddetto “dito”), del- delle Api e il tutto ricopre le rocce sedi-
le Baleari, della cordigliera Betica, indi- mentarie del vero e proprio Appennino.
ca che, un tempo, la catena Alpina, si Nell’Area meridionale non vi è traccia di
estendeva fino a qui. ofioliti, mancano le tracce dell’“oceano
A partire dall’Oligocene con la rotazione giurassico”, qui si trovano falde molto si-
del blocco sardo-corso la catena venne mili a quelle che si possono osservare in
smembrata. Sardegna, il che ci porta a pensare che
I suoi lembi dispersi verso sud-est, oggi siamo dinnanzi a crosta europea.
si trovano al di sotto del Tirreno, altri fu- Insomma, la Calabria e i Monti Peloritani
rono accavallati sulla catena appenni- fanno più parte delle Alpi che non dell’
nica e costituiscono le falde dell’Arco Appennino secondo i geologi, mentre
calabro-peloritano e altri costituiscono l’area meridionale dell’Arco calabro-pe-
la kabilie algerine. loritano è più europeo del Trentino-Alto
Andando a ritrovare queste rocce nell’Arco Adige.

[Figura 353] - L’area del mediterraneo nel Cretaceo-Paleogene e messa a confronto con la situazione attuale
– Da DEWEY et al.,1989

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Le avanfosse

L’orogenesi appenninica, intanto, stava so avanzò verso est, l’avanfossa iniziò a


formando questa catena che si innalza- riempirsi con i sedimenti provenienti dalle
va sotto la spinta del blocco sardo-corso. terre emerse. Il peso dei sedimenti pre-
La litosfera, plastica, si piegò sotto il peso meva ulteriormente sulla litosfera, pro-
delle nascenti montagne e formò un pro- vocando l’apertura di un avanfossa suc-
fondo bacino nella zona antistante a quel- cessiva. Si spiega così la serie di torbiditi
la in cui stava avvenendo l’orogenesi. che dall’estremo levante ligure si spinge
Una enorme avanfossa (così i geologi fino alle Marche, in una successione di
chiamano questa depressione) si frappo- flysch che i geologi definiscono amiche-
se così tra Adria e gli Appennini. volmente come “la triade”.
Mano a mano che il blocco sardo-cor-

[Figura 354] - La Formazione marnosa-arenacea, una delle più note torbiditi di avanfossa, in affioramento al
Passo dei Mandrioli alle Scalacce (AR) – foto Wikipedia, Nicola Andrucci.

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Gli Appennini

[Figura 355] - Il flysch in affioramento sull’Appennino Tosco-Romagnolo; veduta dal Monte Falterona sulla
pianura romagnola – ph M. Pregliasco

La triade
Il nostro viaggio nella geologia dell’Ap- della subduzione dell’africana Adria sot-
pennino, iniziato con l’Oceano Ligure-Pie- to il blocco sardo-corso europeo.
montese, prosegue ora verso est, in Tosca- Lo scontro tra placche continentale
na e nell’area Umbro-Marchigiana, dove aprì l’avanfossa a ovest degli Appenni-
a partire dall’Oligocene arriva “l’onda” ni, avanfossa in cui l’adiacente catena
dell’orogenesi appenninica. alpina riversava i suoi sedimenti. Le Alpi,
All’inizio dell’Oligocene la sedimentazio- che nell’Oligocene si erano già sollevate,
ne delle torbiditi cambia. Nel periodo iniziavano a essere erose dai fenomeni
precedente (Cretaceo-Eocene) i flysch atmosferici. I frammenti di rocce vulcani-
delle Unità Liguri erano sedimentati sulla che, di gneiss, e di rocce metamorfiche
crosta oceanica dell’Oceano Ligure-Pie- che arrivavano da nord testimoniano la
montese, ed erano legati alla subduzione loro origine alpina.
della crosta oceanica sotto i continenti. Si formarono così tre grandi successioni
Una volta scomparso l’oceano, i flysch terrigene (o silicoclastice se preferiamo
delle Unità Toscane e Umbro-Marchigia- riferirci al contenuti in silicati) distribuite
ne cominciarono a sedimentare sulla nell’arco di 250 chilometri tra l’Appenni-
placca continentale di Adria, testimoni no emiliano e l’Umbria. Sono tre torbiditi

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

[Figura 356] - La Marnosa-Arenacea in affioramento nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, mostra la
sequenza di Bouma – ph M. Pregliasco.

di età sempre più giovane mano a mano anni fa) e la torbidite Marnosa-Arenacea
che ci si sposta verso est: il Macigno si nel Serravalliano-Tortoniano (13 milioni di
è formato nel Tardo Oligocene-Aquita- anni fa). Abbiamo così fatto conoscenza
niano (33 milioni di anni fa), il Cervarola della celeberrima “triade” (cfr. Gelati R.
nell’Aquitaniano-Langhiano (23 milioni di “Storia geologica del paese Italia”).

Intanto nell’Appennino meridionale: il flysch numidico

Durante la sedimentazione della “triade” Secondo Gelati si distingue per l’alta per-
dell’Appennino settentrionale, il meridio- centuale di quarzo proveniente dall’ero-
ne d’Italia non stava certo a guardare. sione delle Arenarie Nubiane del cratone
Qui sedimentò un flysch che affiora per africano.
200 chilometri da Gibilterra all’Appen-
nino meridionale passando attraverso il
Marocco, l’Algeria, la Tunisia e la Sicilia.

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Gli Appennini

Il marmo

Michelangelo Buonarroti era una per- Michelangelo avrebbe dovuto cerca-


sona che non lasciava nulla al caso. Si re il suo marmo da qualche altra parte
recava personalmente nelle Apuane, in perché nessuno avrebbe potuto tirarlo
Alta Versilia, per scegliere personalmen- fuori dal profondo della crosta terrestre.
te i blocchi di marmo dai quali avrebbe A dargli una mano ci pensò l’apertura
ricavato le sue opere. Michelangelo non del Mar Tirreno, nel Miocene superiore
voleva brutte sorprese: voleva essere si- (8 milioni di anni fa). Sotto la spinta dei
curo che il materiale non presentasse di- moti dell’astenosfera la crosta terrestre
fetti di colore e di qualità. posta tra il blocco sardo-corso e la neo-
La storia dei marmi scelti da Michelangelo nata catena appenninica comincio ad
è avvincente, e lo è ancora di più se si pen- assottigliarsi fino ad aprire il mare Tirreno.
sa che la storia di quei blocchi è un’avven- Si assottigliò anche la crosta che interes-
tura di oltre duecento milioni di anni. sava il margine occidentale della Tosca-
na, che venne intensamente fratturata.
Nel Giurassico la Toscana era una scogliera
Alcune zone cominciarono ad abbas-
corallina con un caldo mare tropicale. Sui
sarsi mentre altre si alzarono, in un gioco
suoi fondali si depositavano copiosamente
di alti e bassi che portò all’innalzamento
i fanghi carbonatici destinati a diventare
delle Alpi Apuane. Sottoposte all’azione
presto un bel calcare massiccio. Mare cal-
del vento, all’acqua e al gelo le Apua-
do e poco profondo erano le condizioni
ne persero rapidamente la recente co-
ideali perché il calcare potesse, in seguito,
pertura sedimentaria esponendo così le
trasformarsi in una roccia ancora più com-
antiche rocce giurassiche trasformate in
patta e uniforme, particolarmente apprez-
marmi bianchi. Questo scorcio su quanto
zata dagli scultori: il marmo.
avvenne in un lontano passato è definito
Questo paesaggio così simile a quello dai geologi finestra tettonica.
delle Bahamas sparì nel corso dell’oroge-
nesi appenninica, finendo a più di 20 km
di profondità sotto il peso dei materiali
che si accumularono successivamente.
Ed è qui che si compì la meravigliosa
trasformazione, il metamorfismo trasfor-
mò quei calcari in marmi. A temperatu-
re dell’ordine dei 350°C-450°C, i minerali
aumentarono le dimensioni dei loro cri-
stalli, che divennero più resistenti a quelle
pressioni, ogni vuoto venne chiuso, ogni
imperfezione cancellata: la roccia era
oramai pronta per offrirsi alle mani capa-
ci degli scultori.
Tuttavia, se le cose fossero rimaste cosi,

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

La crisi di salinità del Messiniano

[Figura 357] - Il messiniano – grafica M. Pregliasco da Ron Blakey

Circa 5,9 milioni di anni fa la placca euro- conseguente emersione di vaste aree. I
pea e africana, dopo un lento avvicina- fiumi cominciarono a erodere zone pro-
mento, entrarono in collisione. Contem- fonde. A quei tempi è probabile che il
poraneamente una glaciazione causò Rodano e il Nilo formassero cascate di
l’abbassamento del livello marino e i mo- 1500 metri di altezza!
vimenti tettonici innalzarono tutta l’area Circa 4,8 milioni di anni fa l’acqua comin-
mediterranea. Lo Stretto di Gibilterra si re- ciò nuovamente a entrare dallo stretto di
strinse e il Mediterraneo divenne un mare Gibilterra. Di tutto questo oggi ci resta-
chiuso, soggetto a una intensa evapora- no imponenti sequenze evaporitiche, in
zione che determinò un ulteriore abbas- particolare gessi messiniani che affiorano
samento del livello delle acque, con la dalla Sicilia fino al Monferrato.

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[Figura 358] - L’Italia nel Pliocene – disegno tratto da Alfonso Bosellini 2005

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

La scala dei Turchi

[Figura 359] - Scala dei Turchi Agrigento Sicilia – Gigi L. Filice da Wikipedia

“Passato un promontorio, la Scala dei Turchi gli apparse ‘mprovisa. Se l’arricordava assai più imponenti,
quanno si è nichi tutto ci appare più granni della realtà. Ma anche accussì ridimensionata conservava
la sua sorprendente billizza. Il profilo della parte più alta della collina di marna candida s’incideva contro
l’azzurro del cielo terso, senza una nuvola, ed era incoronato da siepi di un verde intenso. Nella parte più
bassa, la punta formata dagli ultimi gradoni che sprofondavano nel blu chiaro del mare, pigliata in pieno
dal sole, si tingeva, sbrilluccicando, di sfumature che tiravano al rosa carrico. Invece la zona più arretrata
del costone poggiava tutta sul giallo della rina. Montalbano si sentì sturduto dall’eccesso dei colori, vere e
proprie grida, tanto che dovette per un attimo inserrare l’occhi e tapparsi le orecchie con le mano. C’era
ancora un centinaio di metri per arrivare alla base della collina, ma preferì ammirarla a distanza: si scanta-
va di venirsi a trovare nella reale irrealtà di un quadro, di una pittura, d’addivintare lui stesso una macchia
– certamente stonata – di colore. S’assittò sulla sabbia asciutta, affatato. E accussì stette, fumandosi una
sigaretta appresso all’altra, perso a taliare le variazioni della tinteggiatura del sole, via via che andava
calando, sui gradoni più bassi della Scala dei Turchi. Si susì al tramonto”.
Andrea Camilleri, “La prima indagine di Montalbano” (2004)

La Scala dei Turchi è una bianchissima no tra i luoghi più celebri della Sicilia.
falesia a picco sul mare lungo la costa di Per accedervi ci si arrampica per una sa-
Realmonte (AG). lita somigliante a una grandinata naturale
Oggi la bellezza e la popolarità acqui- che fa di questa scogliera qualcosa di
stata dai romanzi di Andrea Camilleri, unico. Dal punto di vista geologico si trat-
quelli che hanno come protagonista il ta di una testimonianza di ciò che avven-
commissario Montalbano, la consacra- ne dopo la crisi di salinità del Mediterraneo,

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Gli Appennini

quando si riaprì lo Stretto di Gibilterra. Stia- argille - grigie se provenienti dall’Europa,


mo vedendo i primi sedimenti che si de- beige se provenienti dal Sahara - e pochi
positarono nelle acque oceaniche che si carbonati. Al contrario le rocce bianche
riversavano nel bacino del mediterraneo. sono calcari costituiti quasi interamente
Si trattava di un ambiente di mare pro- da micro fossili carbonatici.
fondo, abitato da piccoli organismi pe- Questo implica che nel corso del tem-
lagici - foraminiferi e coccolitofori - che, po (parliamo di 2 milioni di anni) il clima
con i loro gusci calcari, costituiscono è cambiato e con esso le condizioni di
queste rocce unitamente ai minerali ar- vita all’interno di quel mare profondo, fa-
gillosi che arrivarono dalla terra ferma vorendo la sedimentazione delle argille
trasportate dal vento. quando l’abbondanza degli organismi
pelagici diminuiva.
Questa formazione pliocenica è chiama-
È un fenomeno che già conosciamo,
ta Trubi e riposa sulla sottostante forma-
sono i cicli di Milankovitch legati alla
zione Gessoso solfifera Messiniana.
precessione degli equinozi, all’obliquità
Quelli che sembrano scalini naturali sono dell’eclittica e alla variazione della ec-
in realtà gli strati che si sono depositati nel centricità dell’orbita terrestre ad aver in-
tempo, si nota il susseguirsi di colori diver- fluito sul clima in modo così regolare.
si: grigio, bianco, beige e bianco che si La Scala dei Turchi è oggi un ottimo
ripetono ciclicamente. esempio di fenomeno geologico e astro-
Le rocce grigie e beige sono delle marne nomico che ha dato i natali a una spet-
e contengono una maggiore quantità di tacolare formazione.

[Figura 360] - Vista panoramica della Scala dei Turchi mostrante la ripetizione ciclica di strati di calcari mar-
nosi e marne, che rispondo- no in modo diverso all’erosione determinando la formazione di una spettacolare
gradinata. In sommità, le calcareniti pleistoce- niche, di colore bruno, poggiano in discordanza sui livelli più
alti – da monografia “L’Oro del diavolo” - CSC dicembre 2022

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Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

Quasi come un riepilogo: il Gran Sasso d’Italia

[Figura 361] - Il Gran Sasso – ph Michele Pregliasco

La situazione geografica del Gran Sasso sembra fatta apposta per conferirgli valore simbolico e rappresenta-
tivo dei due caratteri più tipici, il montano e il marino, del nostro Paese: è il gruppo centrale e maggiormente
elevato della catena che percorre tutta la Penisola. Dalle sue cime è visibile non solo il vicino Adriatico ma,
nelle giornate terse, anche il lontano Tirreno. Complesso montuoso che si differenzia per caratteristiche, in-
dividualità e interesse alpinistico da tutti gli altri gruppi appenninici, il Gran Sasso richiama da lungo tempo
escursionisti e arrampicatori sia dalle città e province prossime, sia da altre regioni italiane e straniere. Come
può non risultare straordinaria, infatti, l’attrazione esercitata da una montagna che si eleva a quasi tremila
metri in un contesto ambientale, paesistico e climatico così mediterraneo, così “meridionale”?
Da Grazini L., Abbate P. “Guida dei Monti d’Italia”

Ogni montagna, isola e località della Peni- fa), questo territorio faceva parte di una
sola, con le sue vicissitudini del passato anti- piattaforma carbonatica estesa quanto
co e recente, appartiene a una storia geolo- l’Appennino centrale.
gica più grande, quella dell’Appennino. Nelle piane di marea, passanti nel
Le rocce del gruppo montuoso del Gran tempo e nello spazio a lagune e bas-
Sasso raccontano bene le vicende geo- si fondali, si depositava la successione
logiche che continuano, ancora oggi, a ciclica della Dolomia Principale, ma-
svolgersi senza che noi ce ne accorgiamo, gnificamente esposta alla base della
se non per quegli eventi di tipo catastrofi- parete Sud-Est del Corno Grande, sul
co che talvolta funestano il nostro Paese. Monte Prena e altri rilievi a sud di Cam-
Nel Triassico superiore (223 milioni di anni po Imperatore.

352
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Gli Appennini

Nel Lias inferiore (200 M.a.) in un ambien- e nel bacino. Il margine e la scarpata
te di piattaforma carbonatica con ampie erano sede di frane sottomarine e conse-
lagune protette da margini bio-costruiti si guenti correnti di torbida che deposita-
depositò il Calcare Massiccio, oggi espo- vano detriti nel bacino antistante.
sto sui settori più elevati del Corno Gran- Questo paesaggio sottomarino era tutt’al-
de e in diverse altre zone della catena. tro che uniforme: blocchi di piattaforma
Un bacino embrionale (Bacino del Mon- si elevavano dal fondale, formando atolli
te Camicia) interrompeva la continuità e isole emerse sui quali si interrompeva la
dell’antica piattaforma carbonatica: Afri- sedimentazione.
ca e Europa si stavano separando e alcun
Nel Cretaceo inferiore, con la deposizione
zone della Tetide sprofondarono a causa
della Maiolica, l’apporto torbiditico dimi-
della tettonica distensiva.
nuisce e, nel Cretaceo superiore, con le
È qui che si formarono le Dolomie Bitumi- grandi Rudiste si ebbe lo sviluppo di nuo-
nose del Norico, in un mare profondo e ve scogliere organogene mentre in mare
asfittico, che divenne sempre più aperto aperto veniva depositata la scaglia.
e ossigenato, fino a entrare a far parte
di quello che i geologi chiamano Bacino La sedimentazione carbonatica, inizia-
Umbro-Marchigiano-Sabino. ta nel Trias, prosegue fino a quando,
nel Miocene superiore, questo settore
Le Dolomie bituminose, ricche in mate-
dell’Appennino si trasformò in un deposi-
riali organici, sono considerate le princi-
to di avanfossa, con una sedimentazione
pali rocce madri del petrolio attualmente
terrigena torbiditica che oggi costituisce
estratto nell’Adriatico.
la Formazione della Laga.
Nel Lias medio continua la tettonica disten-
siva, l’Oceano Ligure-Piemontese si stava Era iniziata la storia orogenetica del Gran
espandendo, la piattaforma carbonatica Sasso, con un certo ritardo se si tiene con-
si frammentò e alcune parti annegarono. to che le Alpi erano già state strutturate
L’area corrispondente all’attuale Appenni- da 50 milioni di anni, mentre da circa 15
no centrale si trovò suddiviso in due grandi milioni di anni era iniziata l’edificazione
settori: la Piattaforma carbonatica Lazia- della catena appenninica a partire dai
le-Abruzzese a sud e il profondo bacino settori occidentali.
Umbro-Marchigiano-Sabino a nord. Questa ricostruzione, molto semplificata,
Ebbene, l’area del Gran Sasso venne a mostra come attraverso l’analisi delle ca-
trovarsi proprio a cavallo tra questi due ratteristiche geologiche delle successio-
domini paleogeografici, dove una zona ni sedimentarie sia possibile ricostruire la
di scarpata profonda 200-300 metri rac- storia geologica del nostro paese.
cordava la piattaforma al mare profon- Per chi volesse approfondire le cono-
do del bacino. scenze sulla geologia del Gran Sasso,
Oggi ritroviamo i calcari bio-costruiti, for- consiglio il volume “Il gigante di pietra” di
matesi in ambiente di acque basse e os- Leo Adamoli, dal quale ho attinto a pie-
sigenate sui margini della piattaforma e i ne mani per scrivere questo paragrafo e
fanghi carbonatici di mare profondo che le note illustrative della carta geologica
sedimentavano al piede della scarpata al 50.000 dell’Ispra.

353
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

I Geoparchi dell’Appennino

Per ammirare da vicino questa lunga e La Primula di Palinuro (Primula palinuri) e il


straordinaria avventura, possiamo visitare i Pino loricato (Pinus heldreichii) sono i sim-
sette geoparchi degli Appennini. Il Tuscan boli rispettivamente del Geoparco del
Mining Geopark, in provincia di Grosseto, Cilento e del Geoparco del Pollino.
è uno dei due parchi geominerari italiani Nel Geoparco della Rocca di Cerere in
riconosciuti nella rete mondiale dei geo- Sicilia affiorano i depositi evaporitici del-
parchi. Il Geoparco delle Apuane è inve- la crisi messiniana, mentre nel Geoparco
ce legato ai marmi che fin dai tempi dei delle Madonie si scoprono i 200 milioni di
romani hanno rappresentato una ricchez- anni di storia dell’isola.
za economica per la Toscana.

[Figura 362] - Il Geoparco del Cilento – da Unesco

354
Club Alpino Italiano
Gli Appennini

[Figura 363] - Rocce ofiolitiche nel Geoparco del Beigua – ph Michele Pregliasco

355
[Figura 364] - Civetta - Formazioni nei dintorni della 356
Torre Trieste – ph. G. Margheritini
Conclusioni

357
[Figura 365 e 366 a destra] - “Funghi giganti” nella Riserva
358 dei Ciciu del Villar (CN) – ph. G. Margheritini
Club Alpino Italiano
Gli Appennini

Conclusioni

E siamo così giunti alla fine di questa af-


fascinante storia, 200 milioni di anni in cui
l’uomo è apparso all’ultimo momento:
un battito di ciglia se rapportato al tem-
po geologico.
Speriamo solo che le attività umane non
cambino, per sempre, questo pianeta
con la stessa velocità.
Il mio augurio è di viaggiare per il mondo
con nuovi occhi, quelli della geologia, e a
proteggere ciò che la natura ha creato.
Un’ultima avvertenza, è possibile che in
questo testo vi possano essere errori e
omissioni, in parte dovuti alle esigenze di
semplificazione e di divulgazione scienti-
fica e in parte dovuti a errori, obsolescen-
za e interpretazioni errate delle fonti. Vi
sarei molto grato se poteste segnalarmi
quanto vi risulti non corretto.
Tenete comunque conto che questo è, e
rimarrà, un testo divulgativo per il quale
è necessario un certo grado di appros-
simazione per non complicare troppo
l’argomento e contenerlo in un numero
ragionevole di pagine.
Troverete in bibliografia testi più comple-
ti, tra cui quelli con un taglio divulgativo.
La redazione e io abbiamo cercato di
tutelare al massimo il diritto d’autore del-
le immagini e delle citazioni: un lavoro
di non poco conto che abbiamo fatto
volentieri perché è giusto riconoscere i
meriti di ognuno. Ciò non toglie che pos-
siamo aver leso, involontariamente, il di-
ritto d’autore di qualcuno. Nel caso fos-
se successo vi invitiamo a segnalarcelo:
provvederemo immediatamente a mo-
dificare l’opera per ovviare al problema.

359
[Figura 367] - Appennino settentrionale - I Sassi di Roccamalatina (MO) – ph. G. Margheritini
360
Glossario

Questo glossario è ispirato al G.B. Vai, Guide Geologiche Re-


gionali della Società Geologica Italiana, adattato e modificato
alle esigenze di questo testo dall’autore.

361
362
[Figura 368] - Appennino settentrionale - Calanchi a Canossa – ph G. Margheritini
Club Alpino Italiano
Glossario

A Attualismo: in filosofia della scienza, è il


Accrescimento: porzioni continentali stac- principio secondo il quale i processi natu-
cati dalla placca in subduzione e incor- rali che hanno operato nei tempi passati
porate in quella sovrascorrente. sono gli stessi che possono essere osser-
vati nel tempo presente.
Acido, basico o intermedio: classificazione
chimica delle rocce ignee basata sul con- Autoctono: corpo roccioso che non ha
tenuto in silice (SiO2). Acide >62% (graniti, subìto trasporto tettonico dopo la sua
rioliti), intermedie 62-56% (sieniti, andesiti), formazione.
basiche 55%-45% (gabbri, basalti) e ultra- Avanfossa: area subsidente allungata,
basiche <45% (peridotiti). posta al fronte di una catena montuosa.
Adria: microplacca ad affinità africana, B
in passato attaccata al Nordafrica (Pro- Basalto: roccia effusiva basica, costituita
montorio Africano). da fenocristalli di pirosseno, plagioclasio
Alloctono: corpo roccioso, coltre di rico- e olivina (in misura variabile) immersi in
primento, ecc. rimosso meccanicamen- una pasta di fondo fine, talvolta vetrosa.
te (sradicato) dal luogo di formazione Costituisce il livello superiore della crosta
per trasporto tettonico. oceanica ed è pertanto uno dei termini
Anatessi: fusione parziale di una roccia delle ofioliti.
causata dal calore terrestre. Basamento cristallino: la parte più antica
Andesiti: rocce ignee effusive di compo- e profonda della crosta, costituita da roc-
sizione intermedia, a struttura general- ce cristalline.
mente porfirica. Biotite: minerale micaceo scuro (femico),
Anfiboliti: rocce metamorfiche basiche in comune in rocce ignee acide e interme-
facies anfibolitica e scisti verdi; derivano, die e in rocce metamorfiche derivate da
in genere, dal metamorfismo di basalti e granitoidi e peliti.
gabbri. Breccia: roccia sedimentaria costituita da
Anidrite: minerale costituito da solfato frammenti angolosi di misura superiore ai
di calcio anidro che si forma in contesti 2 mm.
evaporitici; in presenza di acqua si tra- C
sforma in gesso (solfato di calcio), con Carbonatiche: detto di rocce sedimenta-
aumento di volume. rie composte essenzialmente da calcite-
Anticlinale: piega con il nucleo formato CaCO3 o dolomite CaMg(CO3)2
dagli strati più antichi. Carniole: rocce sedimentarie di tipo car-
Appilamento: sovrapposizione meccani- bonatico vacuolari e brecciate, spesso
ca di unità tettoniche in successione, a gessose, derivate da originarie alternan-
costituire una pila di coltri di ricoprimento. ze di dolomie e anidridi per dissoluzione e
Astenosfera: sottile strato fluido-viscoso, riprecipitazione di evaporiti.
situato al disotto della litosfera, ad una Catena Orogenetica: cintura stretta e al-
profondità compresa tra 100 e 300 km. lungata, indicata in superficie da un rilie-
Fa parte del mantello superiore. vo montuoso e caratterizzata in profondità

363
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

da inspessimento crostale e litosferico. di separazione fra due corpi rocciosi suc-


È prodotta da forze compressive che cessivi che marca un mancato paralleli-
causano accavallamento di unità tet- smo di giacitura (discordanza angolare),
toniche e appilamento di coltri tra due una lacuna temporale (non continuità),
placche convergenti. una differenza di stato deformativo (non
Clasto: frammento di roccia di qualsiasi conformità).
natura e dimensione. Dorsale oceanica: centro di espansione
Clivaggio: proprietà di una roccia di rom- dei fondali oceanici che segna il limite
persi lungo fratture secondarie allineate o tra due placche divergenti, vi corrispon-
altra tessitura planare fittamente spaziata. de un rilievo montuoso costituito da effu-
sioni basaltiche.
Clorite: minerale, fillosilicato idrato di fer-
ro magnesio. Duttile: comportamento plastico, senza
perdita di coesione, di una roccia sotto-
Collisione continentale: scontro di porzio- posto a sforzo.
ni continentali di placche litosferiche.
E
Copertura stratigrafica: successione di roc-
ce sedimentarie o/e vulcaniche che rico- Eclogite: roccia derivata da un basalto o
da un gabbro per metamorfismo di pres-
pre il substrato roccioso in seguito a sedi-
sione molto elevata; è costituita da piros-
mentazione o a effusione.
seno onfacite e da granato.
Copertura tettonica: massa rocciosa so-
Elmintoidi: tracce fossili di forma serpeggian-
vrapposta ad altre masse in seguito a di-
te lasciate sui sedimenti del fondale marino
slocazione.
da organismi probabilmente limivori.
Corrente di torbida: massa d’acqua che
Ercinico: ciclo orogenetico datato al Pa-
contiene in sospensione materiali terri-
leozoico superiore (tra 360 e 330 Ma cir-
geni; per gravità discende lungo i pendii
ca), è preceduto da quello Caledoniano
sottomarini originando depositi gradati e
e seguito da quello Alpino.
laminati (torbiditi).
Evaporite: roccia prodotta dalla precipi-
Cristallino: riferito alla crosta continentale
tazione di sali per evaporazione di masse
essenzialmente metamorfica.
d’acqua.
Crosta terrestre: il più esterno degli involu- F
cri concentrici che costituiscono la Terra, si
differenzia dal sottostante mantello per via Facies: associazione di alcune caratteristi-
della composizione chimica-mineralogica. che fisiche, chimiche e o biologiche che
permettono di differenziare e quindi distin-
D guere un corpo roccioso da un altro.
Deformazione: qualsiasi cambiamento di Facies metamorfica: associazione di mi-
forma o di volume di un corpo roccioso. nerali metamorfici stabile entro determi-
Diagenesi: processi fisici, chimici e biolo- nati intervalli di pressione e temperatura.
gici capaci di trasformare un sedimento Faglia: Frattura di una roccia che com-
sciolto in una roccia coerente. porta un movimento relativo dei due
Discordante: detto della superficie primaria blocchi.

364
Club Alpino Italiano
Glossario

Falda tettonica: lembo di crosta terrestre Gradato: strato in cui le dimensioni dei gra-
che ha subito uno spostamento e una tra- nuli diminuiscono dal basso verso l’alto.
slazione lungo una superficie di scorrimento. Gradiente geotermico: tasso di aumen-
Femico: detto di rocce ricche di minerali to della temperatura all’aumento della
scuri (silicati di ferro e magnesio) come profondità nella crosta terrestre. Normal-
biotite, anfiboli, pirosseni e olivina. mente è di 30° C/Km.
Feldspati: gruppo di minerali silicati. Grado metamorfico: intensità del meta-
morfismo subite dalla roccia riferito alle
Fenocristallo: minerale con forma cristalli-
condizioni di pressione e temperatura.
na propria e dimensione notevoli rispetto
ai cristalli della matrice di fondo. H
Fillade: roccia metamorfica di basso gra- Horst: rilievo tettonico delimitato da fa-
do costituita da: miche chiare, clorite, glie dirette.
quarzo e albite (in proporzioni variabili). I
Protolite: sedimenti pelitico-arenitici. Idiomorfo (euedrale): cristallo la cui forma
Finestra tettonica: zona in cui l’erosione e/o è definita dalle facce cristalline tipiche
il denudamento tettonico hanno smantel- della specie mineralogica.
lato le coltri superiori, mettendo a giorno le Ignimbrite: deposito vulcanico derivato
unità che ne erano ricoperte. da un flusso piroclastico di alta tempe-
Flysch: successione di rocce sedimenta- ratura emesso dal cratere durante un’e-
rie clastiche, che si deposita nel corso di ruzione esplosiva che si espandi veloce-
un’orogenesi, costituita tipicamente da mente su ampie superfici (nubi ardenti).
alternanze cicliche di livelli di arenaria, e Intertidale: compresso tra i livelli medi di
di argilla o marna. alta e bassa marea, quindi si trova a es-
Foliazione: struttura planare e penetrati- sere periodicamente emerso o immerso.
va presente all’interno delle rocce. Intrusione: messa in posto di una massa
Fossa oceanica: bacino marino profon- magmatica all’interno della crosta terestre.
do, di forma allungata, posto in corri- L
spondenza della zona di subduzione di Lineazione: allineamento lungo una par-
un margine convergente. ticolare direzione, solitamente perpen-
Fragile: comportamento rigido di una dicolare a quella di massimo stress della
roccia che, sottoposto a sforzo, si rompe. roccia, di elementi lineari di vario genere.
G Litosfera: l’involucro più esterno, rigido,
Gabbro: roccia intrusiva basica costituita della Terra, comprende il mantello litosfe-
da plagioclasio calcico, pirosseni, olivina rico e la crosta. Si differenzia dalla sotto-
e anfibolo. Costituisce il livello più profon- stante astenosfera per via delle sue ca-
do della crosta oceanica. ratteristiche fisiche.
Graben: depressione tettonica delimita- M
ta da faglie dirette in un regime di tetto- Mantello Terrestre: involucro terrestre com-
nica distensiva. preso tra il nucleo e la crosta. Rappresenta

365
Club Alpino Italiano
Il racconto sulla geologia delle nostre montagne

circa l’84% del volume del Pianeta ed è Orogenesi: l’insieme dei fenomeni geolo-
costituito da roccia ultrafemica. gici che portarono alla formazione delle
Margini convergenti: sono margini delle catene montuose.
placche lungo le quali esse si avvicinano Ortogneiss: roccia metamorfica derivata
l’una all’altra. da un protolite intrusivo di composizione
Margini divergenti: sono i margini delle acida o intermedia.
placche lungo le quali esse si allontana- P
no l’una dall’altra. Paleogeografia: distribuzione degli oce-
Marmo: roccia metamorfica (metamorfi- ani, mari e delle terre emerse nei diversi
smo regionale o di contatto) proveniente periodi della storia della Terra.
da un protolite sedimentario carbonatico.
Paragneiss: roccia metamorfica di me-
Massiccio: blocco crostale costituito da dio-alto grado di origine pelitico-arenitica.
rocce metamorfiche e/o magmatiche
Perisuturali: bacini allungati all’esterno
del basamento autoctono.
del fronte di una catena orogenetica.
Metamorfismo: insieme delle trasforma-
Piattaforma carbonatica: corpo roccio-
zioni mineralogiche e/o strutturali allo sta-
so omogeneo formato in un mare basso
to solido che una roccia subisce quando
(<10m) e clima caldo di natura calcarea
viene a trovarsi, nel sottosuolo, in ambien-
e di origine organica.
ti fisico-chimici diversi da quelli in cui si è
originata. È associato a eventi tettogene- Piattaforma continentale: estensione ge-
tici/orogenetici, distensivi e trasformi e a ologica del continente in ambiente sot-
margini di corpi intrusivi. tomarino sino a profondità di circa 200 m.
N È delimitata dalla scarpata continentale.
Nicchia ecologica: spazio occupato da Piega: deformazione duttile di masse roc-
una specie o da una popolazione all’inter- ciose nella quale alcune superfici, in ori-
no del suo habitat, inteso come modo di gine planari, vengono piegate o curvate.
vivere, strategie di sopravvivenza, esigenze Pirosseni: minerali silicati di calcio, ma-
alimentari, territoriali e caratteristiche chi- gnesio e ferro costituenti fondamentali
miche, fisiche e biologiche che ne condi- dei basalti, gabbri e peridotiti.
zionano l’esistenza in quel ambiente. Placca: porzione di litosfera terrestre, in
O movimento relativo sopra l’astenosfera.
Oceano: mare caratterizzato da un Nel tempo si accresce per espansione
fondale formato da crosta oceanica e oceanica (margini divergenti) o si consu-
dall’esistenza di una dorsale sommersa ma per subduzione (margini convergenti).
dalla quale vengono emessi i basalti. Plagioclasi: minerali, feldspati sodico-cal-
Ofioliti: lembi di crosta e mantello oceanico cici. Componenti fondamentali di tutte
sovrascorsi su aree continentali di catena. le rocce magmatiche e metamorfiche,
Olivina: minerale silicato di ferro e magnesio, comune in quelle sedimentarie.
componente principale del mantello terre- Protolite: l’originaria roccia prime che su-
stre. Comune in alcuni tipi di gabbri e basalti. bisse un fenomeno di metamorfismo.

366
Club Alpino Italiano
Glossario

Plutone: corpo magmatico intruso e con- Sequenza: termine generico per succes-
solidato in profondità. sione; termine specifico per indicare una
Porfirica: struttura di roccia vulcanica o di successione di strati o corpi rocciosi ripe-
filone, caratterizzata da minerali ben cri- tuti nello stesso ordine.
stallizzati (fenocristalli) entro una matrice Sinclinale: piega con il nucleo formato
vetrosa o di cristalli molto piccoli. dagli strati più recenti.
Pressione: forza che agisce su una super- Sopratidale: che si trova al di sopra del
ficie, può essere orientata, cioè con valo- livello medio dell’alta marea, viene rag-
ri diversi in differenti direzioni; idrostatica, giunto dall’acqua solo in caso di mareg-
con valori uguali in tutte le direzioni; lito- giata, o durante le maree sizigiale.
statica, legata alla profondità e dunque Stress: Tensione dovuta all’applicazione
al peso delle rocce sovrastanti. di una forza che, agendo su una massa
Prisma di accrezione: struttura formata rocciosa, tende a deformarla.
da unità rocciose sovrascorse le une sulle Stromatolite: Struttura a lamine piane o
altre (coltri e accavallamenti) alla fronte ondulate subparallele mm-cm osservabili
di un margine attivo di placca durante la in rocce carbonatiche, formate da preci-
subduzione. pitazione di carbonato di calcio e intrap-
R polamento di micrite a opera di tappeti
Raccorciamento crostale: riduzione are- battericie algali.
ale della crosta terrestre determinata da Subditale: che si trova al di sotto del livello
compressione, con formazione di coltri, medio di bassa marea.
accavallamenti e pieghe. Subduzione: scorrimento di una placca
Rift, Rifting: una fossa stretta, limitata da litosferica sotto un’altra placca e il suo
faglia normali o trascorrenti, lungo una conseguente trascinamento in profondi-
fascia estensiva di assottigliamento e tà nel mantello.
spaccatura della litosfera continentale. Subsidenza: abbassamento del fondo di
Riolite: roccia ignea effusiva acida, com- un bacino.
posizione analoga al granito. Successione stratigrafica: sequenza ordina-
S ta di unità rocciose di ogni tipo (ignee, me-
Scaglia tettonica: corpo roccioso relati- tamorfiche e sedimentarie) in rapporto strati-
vamente sottile limitato sopra e sotto da grafico di sovrapposizione una sopra l’altra o
superfici di scorrimento in una zona di ac- di intersezione, caratteristica di una regione.
cavallamento. T
Scisti verdi: facies metamorfica caratte- Tegumento: insieme di formazioni che ri-
rizzata da associazioni di albite, clorite vestono un basamento cristallino, con il
miche chiare, ecc. quale si deforma in maniera solidale.
Scistosità: tessitura planare delle rocce Terrigeno: detto di materiali detritici pro-
metamorfiche causata dall’isorientazio- venienti dall’erosione delle terre emerse
ne dei minerali di neoformazione di for- e deposti in mare.
ma lamellare o tabulare. Tessitura: aspetto o caratteristiche fisiche

367
di una roccia derivata da dimensione,
forma disposizione spaziale e rapporti re-
ciproci dei granuli o minerali costituenti.
Tetide: grande insenatura dell’oceano
Pantalassa entro la Pangea. Nel Mesozoi-
co separava prima i supercontinenti Lau-
rasia e Gondwana, poi Eurasia e Africa.
Tettonica: disciplina che studia la defor-
mazione delle rocce.
Tettonica a placche: supermodello geo-
dinamico globale che interpreta in ma-
niera unitaria e semplice la maggior par-
te dei processi geologici, per mezzo della
dinamica delle placche litosferiche.
Tidale: detto delle variazioni del livello
marino causato dalle maree.
Torbidite: deposito di corrente di torbida,
solitamente gradato e con caratteristica
sequenza di strutture sedimentarie.
Trasgressione: innalzamento del livello mari-
no e avanzata del mare sulle terre emerse.
U
Ultrafemico: detto di corpo roccioso co-
stituito per più del 90% da minerali fer-
ro-magnesiferi (femici) scuri.
Unità tettonica: corpo roccioso delimita-
to rispetto alle altre unità di una catena
orogenetica da superfici di sovrapposi-
zione meccanica; spesso si distingue dal-
le altre anche per posizione geometrica
occupata nella pila di unità tettoniche
sovrapposte, per età delle formazioni
componenti, per tipo di successione stra-
tigrafica, per area di provenienza inferita
e per caratteri deformativi e metamorfici.
V
Varisico: porzione europea centro-occi-
dentale della catena orogenetica ercinica.

368
369
[Figura 369] Appennino settentrionale - Il crinale per Monte Giovo - ph G. Margheritini
370
[Figura 370] Dolomiti - Successione di rocce sedimentarie nel gruppo delle Tofane – ph Marco Cabbai
Bibliografia

Bibliografia scientifica
Bibliografia divulgativa
Sitografia

371
372
[Figura 371] - Dolomiti - Il Cor nelle Pale dei Balconi (zona Pale di San Martino) - ph G. Paulis
Club Alpino Italiano
Bibliografia

Bibliografia scientifica

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