Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
L'autore dei testi della band inglese "Procol Harum" Keith Reid con l'ex manager del gruppo Tony
Secunda
È il 1967: in un mondo in pieno fermento la musica rock riesce a dare voce alla
voglia dei giovani di promuovere il cambiamento, la modernizzazione e la
giustizia sociale. La band inglese Procol Harum pubblica il primo 45 giri, “A
Whiter Shade of Pale”, che entrerà nella leggenda, lasciando un segno
musicale indelebile sia sulla beat generation che sulle generazioni successive.
Tutti abbiamo ballato – e magari sognato un nuovo amore – sulle note di “A
Whiter Shade of Pale”, il “lento” che tutte le cover band hanno intonato e di cui
sono state incise centinaia di interpretazioni (da noi Mogol e i Dik Dik la
trasformarono in “Senza Luce”).
I grandi gruppi rock si caratterizzano per il tratto inconfondibile del loro sound,
del loro stile e, molto spesso, per il timbro vocale del loro cantante. Nel caso dei
Procol Harum siamo di fronte ad una band che ha come nucleo centrale il
lavoro di Gary Brooker, tastierista, compositore e vocalist, e di Keith Reid,
autore dei testi.
Nel 1966 Gary Brooker incontra Keith Reid, di un anno più giovane, che ha
abbandonato gli studi per dedicarsi alla scrittura di testi per la musica rock.
Nascono i Procol Harum: Gary Brooker compone le musiche, alternandosi
talvolta con l’organista Matthew Fisher, che nel 2006 sarà riconosciuto come
co-autore di “A Whiter Shade of Pale”, e al chitarrista Robin Trower; Keith
Reid impreziosisce i suoni con le proprie narrazioni.
Bobby Harrison, Gary Brooker, Matthew Fisher, Ray Royer e Dave Knight della band
Procol Harum – The Hollywood Archive / AGF
I Procol Harum – assieme a The Moody Blues e The Nice– sono i precursori
del rock sinfonico, il genere colto che ricerca la contaminazione con la musica
classica. La melodia di “A Whiter Shade of Pale” – è scritto sul prezioso sito
“John’s Classic Rock” – ha tre riferimenti principali: “l’Aria sulla quarta corda”
di Johann Sebastian Bach, a cui era ispirata l’intro di Hammond M 102 di
Metthew Fisher; la cantata BWW 140 “Wachet auf, ruft uns die Stimme”,
sempre del compositore di Eisenach; e infine, la hit del 1966 di Percy
Sledge “When a man loves a woman”, che influenza la scrittura del groove
dell’inciso.
Percy Sledge – Evan Agostini/Getty Images
Tutti abbiamo tentato di intonare l’inizio del brano “We skipped the light
Fandango”, senza sapere che Fandango (probabilmente) non è riferito alla
danza spagnola, bensì al nome di un locale.
Keith Reid cerca illuminazione nella letteratura. La parte in cui si narra del
mugnaio (“As the miller told his tale”) sembra essere ispirata – anche se
l’autore afferma che essa è frutto della propria immaginazione – a “Il prologo e
il racconto del mugnaio” (“The Miller’s Prologue and Tale”), la seconda storia
degli incompiuti “Racconti di Canterbury” di Geoffrey Chaucer (1343-
1400), in cui un mugnaio ubriaco racconta la storia del tradimento di un
falegname da parte della giovane moglie.
Poi la memoria corre ai vecchi tempi, in cui: “viaggiavamo con jet privati e in
limousine, ci trattavano con caviale e champagne, mentre questa sera siamo
arrivati in pullman, ci hanno offerto cibo semplice e vino Frascati”.