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FACOLTÀ DI PSICOLOGIA
CORSO DI LAUREA IN SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE
LA P.N.L.:
COME UTILIZZARLA PER COMUNICARE
PIÙ EFFICACEMENTE ED ESSERE UN
LEADER MIGLIORE
Tesi di Laurea
Relatore:
Prof. Mario Furlan
Studente:
EUGENIO UGGENTI
Matricola 004015965
□ AUTORIZZARE
□ NON AUTORIZZARE
per quanto necessita l’università telematica e-Campus, ai sensi della legge n. 196/2003,
al trattamento, comunicazione, diffusione e pubblicazione in Italia e all’estero dei propri
dati personali per le finalità ed entro i limiti illustrati dalla legge.
Data________________ Firma__________________
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“A mia figlia”
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INDICE
INDICE ......................................................................................................... 4
INTRODUZIONE ............................................................................................. 7
4
3.8 Meta programma .............................................................................................. 28
3.8.1 Cerebrali vs Emotivi. ............................................................................... 28
3.8.2 Referenziali esterni vs Referenziali interni .............................................. 28
3.8.3 Attrattivi vs Repulsivi .............................................................................. 29
3.8.4 Familiarità vs Novità ................................................................................ 30
3.8.5 Chunk up vs Chunk down ........................................................................ 30
3.9 Linguaggio vago, persuasione ed atteggiamenti .............................................. 31
3.10 Il metamodello ............................................................................................... 34
3.11 Milton model.................................................................................................. 36
3.12 Chunking up e Chunking down ..................................................................... 38
3.13 Analisi transazionale di Bern ......................................................................... 39
3.14 Public Speaking ............................................................................................. 40
3.14.1 Fasi ......................................................................................................... 40
3.14.2 La postura ed il controllare della tensione ............................................. 41
3.14.3 Modi di comunicare ............................................................................... 42
3.14.4 Ricalco nel gruppo ................................................................................. 42
3.14.5 Ancore spaziale ...................................................................................... 43
5
5.5 Time management............................................................................................ 70
5.6 Nozioni di gruppo. ........................................................................................... 71
5.7 Bisogni ............................................................................................................. 72
5.8 Motivazione ..................................................................................................... 74
5.9 Team building .................................................................................................. 75
5.10 La persuasione nel contesto aziendale ........................................................... 77
5.11 Ottenere la collaborazione ............................................................................. 78
5.12 La critica: come farla e come riceverla .......................................................... 80
5.13 Gestione dei conflitti ...................................................................................... 81
5.14 Decision making e problem solving .............................................................. 82
5.15 Tecniche di raggiungimento dell'obbiettivo .................................................. 85
5.16 Ancorarsi al successo ..................................................................................... 86
C ONCLUSIONI ............................................................................................. 89
B IBLIOGRAFIA ............................................................................................ 91
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INTRODUZIONE
Nella presente tesi compilativa, intitolata “La PNL: come utilizzarla per
comunicare più efficacemente ed essere un leader migliore” verranno riportate le
tecniche della Programmazione Neurolinguistica utili nel campo della comunicazione e
della crescita personale per poter essere leader di se stessi e degli altri.
La Programmazione Neurolinguistica è una disciplina in cui convergono diverse
conoscenze: psicosociali, la linguistiche e neurologiche.
Le tecniche della PNL sono ampiamente utilizzate nell’ambito della
comunicazione, nella crescita personale, nella pubblicità, nel marketing e nelle aziende.
Insomma, la Programmazione Neurolinguistica è uno strumento e può essere
utilizzato in vari modi.
Uno degli aspetti interessanti consiste nel porre al centro dello studio l’essere
umano, con i suoi pensieri, emozioni, comportamenti ed atteggiamenti che si esprimono
soprattutto attraverso il linguaggio analogico, ridando spessore alla comunicazione in
tutta la sua interezza.
La tesi sarà divisa in cinque tematiche: che cos'è la PNL; il funzionamento
mentale delle persone nel modello PNL; la comunicazione interpersonale; la
comunicazione intrapersonale e la crescita personale; la leadership.
Nel primo capitolo “che cos'è la PNL” si riporteranno le origine storiche, i
fondatori ed i benefici della P.N.L.
Nel secondo capitolo “il funzionamento mentale delle persone nel modello pnl”
verrà affrontato il modo in cui l'individuo si crea la propria mappa mentale e come
vengono filtrate le sensazioni dell'ambiente circostante.
Nel terzo capitolo la “comunicazione interpersonale” si riporteranno i vari
linguaggi: verbale; paraverbale e non verbale, cosa significa stato di “rapport” e come
ottenerlo.
Si spiegherà in cosa consiste il processo di ancoramento, si comprenderà come
gestire lo spazio durante la comunicazione e come avvengono gli scambi comunicativi.
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Ancora, si affronteranno le tematiche di un linguaggio avanzato, come quello
vago e persuasivo e come smascherarlo.
Nella parte conclusiva del capitolo, affronteremo la comunicazione in pubblico.
Nel quarto capitolo “la comunicazione intrapersonale e la crescita personale” si
affronteranno le tematiche del dialogo interiore e di come influenzare lo stato d'animo
provato.
Comprenderemo come l'interpretazione degli eventi sia determinante nel modo di
reagire ad essi e come programmarsi per ottenere le reazioni desiderate.
Ancora, comprenderemo come il nostro potenziale è influenzato dal nostro
sistema credenziale e espandere le proprie capacità senza lasciarsi sopraffare dallo
stress!
Nel quinto capitolo “la leadership” si riporteranno tutte le abilità necessarie per
essere leader di un gruppo, soprattutto nel contesto organizzativo.
Si comprenderanno quali sono le qualità necessarie per essere un leader efficace.
Si comprenderà cosa significhi essere intelligente emotivamente, essere empatico,
assertivo.
Si riporteranno le nozioni basilari del gruppo e della leadership.
Ancora, si affronteranno le tematiche sulla gestione del tempo, sui bisogni
individuale e sulla motivazione, su come persuadere ed ottenere la collaborazione altrui,
su come gestire critiche e conflitti.
Soprattutto si toccherà la tematica del processo decisionale, del raggiungimento
dell'obbiettivo.
Chiuderemo il capitolo finale con il significato soggettivo del "successo" e sulle
tecniche utili per ancorarsi al successo.
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Capitolo 1
LA P.N.L.
P ROGRAMMAZIONE N EURO -LINGUISTICA
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Le rappresentazioni mentali determineranno i comportamenti assunti e le
emozioni provate e i rispettivi risultati.
La PNL studia come programmare tali rappresentazioni per eliminare eventuali
stati d'animo e comportamenti disfunzionali per sostituirli con quelli più funzionali.
L'uomo non è la creatura delle circostanze; sono le circostanze, le creature
dell'uomo (Benjamin Disraeli, come migliorare il proprio stato mentale, fisico,
finanziario, pag.29).
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Capitolo 2
IL FUNZIONAMENTO MENTALE DELLE PERSONE NEL
MODELLO PNL
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La costruzione della mappa, come affermato in precedenza, avviene
discriminando le diverse sub-modalità di una sensazione (due sensazioni cinestesiche
potrebbero differire per intensità, pressione, ecc.).
Identificare il sistema rappresentazionale dell'interlocutore favorirebbe una
migliore comprensione della sua mappa e favorire una comunicazione più efficace.
Le persone visive - creandosi la propria mappa per immagini - tendono a
percepire il territorio e ragionare tramite quest'ultime.
Per stare a passo con il rapido flusso di immagini che scorre nella mente, essi
utilizzano un eloquio frettoloso commettendo spesso errori di pronuncia, un tono alto
ed una gesticolazione accentuata.
Il linguaggio verbale di un visivo è ricco di espressioni che richiamano il senso
della vista come “vedo", "chiaro”, “guarda”, mentre a livello paraverbale, utilizzano
una voce acuta, forzata e nasale.
A livello fisiologico, presentano una respirazione toracica, una postura ben
eretta ed il capo diritto in avanti.
A livello di apprendimento, imparano facilmente se li viene mostrato come
agire, mostrano difficoltà nel ricordare le istruzioni verbali.
Sono tipicamente delle persone attive tuttavia si spazientiscono velocemente.
Le persone auditive - creandosi la propria mappa attraverso stimoli sonori -
memorizzano gli eventi attraverso i suoni implicati.
Utilizzano un linguaggio verbale molto selettivo circa le parole da utilizzare, a
livello paraverbale mostrano un eloquio lento e scandito perfettamente nella pronuncia
delle parole.
Utilizzano espressioni verbali che richiamano il senso dell'udito, come “senti” e
“mi suona meglio".
A livello fisiologico hanno una respirazione più profonda rispetto ai visivi,
tendono a spostarsi in avanti, durante la comunicazione ruotano la testa per spostare
l'orecchio in avanti ed ascoltare meglio ciò che viene comunicato.
Il loro apprendimento è facilitato da una buona capacità di ascolto, comprendendo
più facilmente le istruzioni orali.
Le persone cinestesiche costruiscono la propria la mappa attraverso le sensazioni
tattili, olfattive e gustative.
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Interpretano i fatti tramite le sensazioni provate interiormente.
A livello verbale e paravarbale mostrano un eloquio lento, profondo e pieno di
pause, scegliendo con cura le parole da associare ai propri stati interiori.
A livello fisiologico sono lenti nei movimenti, respirano a livello diaframmatico,
portano una postura più incurvata sempre pronti a leggere le proprie sensazioni.
Le espressioni verbali maggiormente utilizzate richiamano le sensazioni
cinestesiche quali “è spigoloso”, "bisogna stringere i denti", "mi sfugge", "afferrato".
Apprendono più velocemente se lasciati liberi di provarci, prediligono l’azione.
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Nell’esperienza cinestesica i movimenti degli occhi verso il basso ed a destra
presuppongono l'accedere alle sensazioni cinestesiche memorizzate mentre i movimenti
in basso a sinistra indicano la presenza di un dialogo interiore.
Nei mancini, l'interpretazione dei movimenti oculari verso destro o verso sinistra,
hanno un significato invertito.
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Capitolo 3
LA COMUNICAZIONE INTERPERSONALE
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Il linguaggio verbale avviene coerentemente con l'aspetto logico della mente per
spiegare le relazioni causa-effetto e giustificare le proprie azioni, tuttavia ricopre solo
una minima parte della comunicazione.
Nel processo comunicativo risulta determinante l'aspetto paraverbale e non
verbale.
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3.2.3 Linguaggio del corpo
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continuamente espresso, rappresenta una carenza di tipo affettivo;
spostamenti in avanti del busto indica un andare incontro al punto di vista
espresso;
avvicinare gli oggetti sulla scrivania verso sé senza un particolare motivo indica un
avvicinamento alle posizioni dell’interlocutore.
toccare una persona è un segnale di forti implicazioni affettive, sintomo di
amicizia o desiderio di instaurare un rapporto più stretto;
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Anche le mani hanno un proprio linguaggio e veicolano dei segnali inconsci in
base alle posizioni che assumono:
le mani nascoste, inconsciamente, vengono interpretate come una minaccia e chi le
nasconde viene giudicato insincero;
le mani aperte suscitano sincerità;
esibire il palmo della mano suscita sensazioni ed emozioni positive negli altri;
esibire il dorso della mano suscita sensazioni di chiusura e di ostilità;
l’indice puntato trasmette un'azione impositiva enfatizzato quando si mostra il
dorso, trasforma qualunque richiesta (verbale) gentile in un ordine;
il pollice ostentato segnala superiorità, enfatizzato quando le mani vengono
appoggiate sul gilet o quando le mani vengono infilate nelle tasche mantenendo il
pollice esterno.
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Nella comunicazione non verbale rientra anche il linguaggio dei piedi, anch'essi
portano con se significati specifici ed inconsci:
il piede pilota - quello più scarico - indica la direzione del proprio interesse ed è
molto evidente nell'osservare la direzione reciproca in due persone che mostrano un
reciproco interesse e di come questi ultimi potrebbero aprire (o meno) i piedi verso
una terza persona che sopraggiungere nella comunicazione (in caso di rifiuto
indicheranno la loro chiusura mantenendo i piedi nella posizione precedente);
i piedi ravvicinati - durante la postura eretta - è sintomo di insicurezza;
i piedi allontanati con gambe divaricate sono sintomo di arroganza.
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L'incongruenza, nei casi delle menzogne, potrebbe essere causata dall'accumulo
della tensione data dalla paura di essere scoperti, causando una serie di reazioni
involontarie:
una diminuzione improvvisa della gestualità attivata dall’inconscio per paura di
tradirsi attraverso il linguaggio corporeo;
il toccarsi spesso il naso;
il parlare con la mano sulla bocca, indica un voler nascondere quanto detto;
il muovere il corpo frequentemente soprattutto nelle persone che generalmente
rimangono immobili.
Chi mente modifica inconsciamente il suo linguaggio non verbale, per questo è
molto difficile mentire con il corpo o con il tono di voce che con le parole.
3.3 Ancore
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prodotto diventerà l'ancora che richiama tali sensazioni piacevoli nel telespettatore
rendendolo un potenziale cliente.
Qualunque sia la tipologia dell'ancora - quindi visiva, auditiva o cinestesica -
quella determinata immagine, suono, odore, gusto o sensazione tattile, farà riprovare lo
stesso stato d'animo associato al ricordo.
Vediamoli nel dettaglio le varie tipologie di ancore:
l'ancora visiva si basa sull’immagine mentale, ad es. vedere per la prima volta una
persona che somiglia ad un’altra conosciuta precedentemente, a seconda del
rapporto stabilito con quest'ultima, la persona “nuova” susciterà le medesime
sensazioni;
l'ancora auditiva si basa su uno stimolo sonoro, musicale o verbale che richiama
un ricordo specifico e lo stato d'animo associato;
l'ancora cinestesica sono considerate le ancore più potenti, in grado di trasmettere
immediatamente le sensazioni ad esse associate, potrebbe essera di tipo tattile (es. il
sentire una mano sulla spalla che in passato ha offerto conforto) di tipo olfattiva (es.
un determinato odore richiama un determinato ricordo) oppure di tipo gustativo (es.
un determinato gusto richiama un determinato ricordo).
Più il ricordo è significativo per la persona e più l’ancora sarà intensa e duratura.
Le parole sono ancore potentissime e richiamano una sensazione specifica -
positiva o negativa - per questo occorre utilizzare i termini giusti:
utilizzare “e” al posto di “ma”, “però” e “tuttavia”
la congiunzione "e" unisce, coordina e collega due soggetti, frasi del tipo
“la tua idea non è niente male e dobbiamo lavorarci su” porta
l'interlocutore a non sentirsi criticato,
le congiunzioni "ma", "però" e "tuttavia" indicano una contrapposizione e
mettono l’interlocutore sulla difensiva, ad es. la frase “la tua idea non è
niente male ma dobbiamo lavorarci su” lancia un messaggio avversativo,
come se l'idea non fosse per niente buona, inoltre tali congiunzioni hanno
una funzione cancellativa, basti pensare a come cambia il significato della
frase “sei simpatico, ma lavori male” o “lavori male, ma sei simpatico”.
il nome proprio è un ancora potentissima, le persone provano piacere che gli altri
lo pronuncino, talune vivono la situazione come un affronto se vengono chiamate in
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modo errato;
parole/nomi di valori, sono ancora potenti perché legate ai sentimenti, ovviamente
occorre approfondire la mappa di ogni soggetto per capire la valenza di un
determinato valore per quell'individuo specifico (la parola amore potrebbe essere
un ancora positiva per la maggioranza e anche un'ancora negativa per qualcuno);
aggettivi e avverbi hanno un forte impatto emotivo, caratterizzano le parole neutre
ed enfatizzano il discorso: “ho conosciuto una persona” e “ho conosciuto una
persona davvero straordinaria".
È possibile installare volontariamente ancore - soprattutto positive - ed
utilizzarle per provare un determinato stato d'animo - come l'essere motivato -
semplicemente associando la sensazione di tale stato ad un gesto unico come stringere il
pugno o premendo pollice e mignolo.
Per creare questa associazione basta eseguire e ripetere il gesto desiderato durante
l'emozione desiderata in tutta la sua durata.
La verifica della corretta installazione consiste nell'aspettare che l’emozione passi
e poi eseguire il gesto e verificare se si manifesta la stessa emozione.
L'ancora sarà più efficace quanto più intensa sia l’emozione desiderata e quanto
più informazioni sensoriali vengono abbinati (associare un gesto tattile con uno stimolo
auditivo, visivo, ecc.).
Le ancore - soprattutto quelle negative - possono essere eliminate semplicemente
contrapponendo un'ancora positiva.
Se un soggetto prova disagio in una situazione specifica allora dovrà scegliere
l'ancora positiva da eseguire nella situazione di disagio.
Ancorarsi ai momenti belli dell'esistenza e richiamarli tutte le volte che ci si
trova in situazioni difficili porta ad acquisire la capacità di modificare la situazione
presente per renderla più desiderabile.
Ed è uno degli ingredienti principali per essere efficacemente leader di se stesso e
degli altri!
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Grazie alla P.N.L. è possibile portare le proprie capacità comunicative ad un
livello alto.
3.4.1 Rapport
3.4.2 Mirroring
La tecnica del mirroring è utile per far percepire al proprio interlocutore che si è
simile a lui andando a rispecchiarlo in alcuni aspetti:
la postura generale, se è inclinato, se tiene una mano in tasca, se è appoggiato al
muro, due persone in sintonia tra loro tendono ad assumere la stessa postura;
la gestualità;
il tono della voce, generalmente chi parla con un tono alto considera insicuro chi
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parla a bassa voce, allo stesso modo chi parla a bassa voce considera arrogante e
maleducata una persona che parla ad alta voce;
l'eloquio, se frettoloso o con lunghe pause, chi parla frettolosamente si spazientisce
di un parlatore lento e chi parla lentamente entra in agitazione con chi parla
velocemente;
adattare la comunicazione verbale al sistema rappresentazionale
dell'interlocutore utilizzando i predicati sensoriali appropriati;
ritmo della respirazione.
Una volta eseguito il mirroring ed aver "mostrato" all'interlocutore che si è simile a
lui, quest'ultimo – come abbiamo detto - si sentirà predisposto ad accettare le nostre
idee e si potrà "guidarlo" verso ciò che è funzionale per noi.
3.4.3 Pacing
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Anche nelle situazione in cui è necessario stabilire un rapport con una persona
adirata o angosciata, si dovrà ricalcare lo stato umorale, i gesti e la voce, per poi
guidarla verso un livello di comunicazione più adatto tramite graduali aggiustamenti.
3.5 Prossemica
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approvazione con il capo;
stabilire il contatto visivo, soffermandosi sull'occhio sinistro il quale è collegato
all’emisfero celebrale destro (dominante nella sfera emotiva) per infondere
sensazioni positive nell'interlocutore;
mostrare interesse portando l’indice alla tempia;
accarezzarsi il mento;
mormorare “hm", "certo” o “infatti”.
Esistono anche gesti che esprimono disinteresse e portano l'altra persona a
bloccare la comunicazione quali appoggiare il capo su tutte le dita o appoggiare il mento
nel cavo della mano.
Quando occorre parlare di sé bisogna evitare toni di esaltazione o compassione.
Una persona che vanta in maniera esaltante i propri successi verrà considerata
antipatica da chi lo ascolta, allo stesso modo chi si compiange sarà considerato una
noiosa lagna.
In linea con quanto asserito precedentemente, quando si parla di sé occorre
prestare attenzione ai segnali analogici di chi ascolta, quindi se egli gradisca o meno
l'argomento trattato.
Inoltre, se l'interlocutore si distrae e viene meno il contatto visivo sarà sufficiente
portare il proprio indice al centro dei propri occhi per catturarne l’attenzione.
3.7 Metalinguaggio
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Ha carattere (vuol dire che è prepotente);
I metaprogrammi sono dei filtri percettivi creati dalla mente per fronteggiare
l'immensa mole di informazioni sensoriali che sopraggiungono al sistema nervoso.
I metaprogrammi sono degli schemi automatici che selezionano le informazioni
sensoriali più importanti ed influenzano i comportamenti.
La P.N.L. ha individuato i metaprogrammi più importanti per poter individuare
come è programmata la mente del proprio interlocutore ed entrare in rapport.
Ora esamineremo i diversi tipi di metaprogrammi consapevoli che in ogni persona
è presente un mix di metaprogrammi tra cui uno più dominante.
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gradualmente verso la meta stabilita, altrimenti rischiano di sentirsi in dubbio sul fatto
di aver compiuto un buon lavoro.
Per motivarli basta ricorrere a frasi che rimarchino l'importanza dell'opinione
altrui, come “Faresti un figurone/una figuraccia se…”.
I referenziali interni riguardano le persone sicuri di sé che traggono la
legittimazione delle proprie azioni direttamente dal proprio sistema valoriale.
Decidono autonomamente in base ai propri criteri di valutazione dato che sono
disinteressati a quello che pensano gli altri, l’unico parere che conta è quello della
propria coscienza.
Utilizzano frasi del tipo “Io la penso cosi”, “Ho deciso di…”, “Devo capire
se…”.
Rischiano di chiudersi in se stessi per la poca considerazione degli altri punti di
vista.
I referenziali interni si rivelano eccellenti nei lavori indipendenti dato che hanno
difficoltà ad accettare la supervisione degli altri.
Per motivarle un referenziale interno è necessario fargli capire come si sentirebbe
meglio se agisse in quel determinato modo.
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Entrambe le personalità - attrattivi e repulsivi - sono utili in un team di lavorativo
dato che è necessario avere persone orientate verso la meta ed individui repulsivi
orientato via dalle situazioni da evitare.
In ambito della selezione del personale occorre considerare attentamente
metaprogrammi, per scegliere la persona più adatta ad un dato impiego, persone
attrattive e orientate “verso” vanno bene nei lavori rivolti al raggiungimento di obiettivi,
le persone repulsive e orientate “via da” sono più adatte ad un controllo di qualità.
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Con essi bisogna evitare di perdere tempo spiegando i minimi dettagli perchè
preferiscono giungere velocemente alle conclusioni.
Le persone col metaprogramma chunk down pongono l'attenzione sui dettagli.
Con essi occorre essere minuziosi nelle argomentazioni ed essere quanto più
dettagliati possibili perché detestano la superficialità.
Nel contesto lavorativo, i chunk up sono più abili ad osservare e analizzare
l'intero processo a livello di macro attività mentre i chunk down sono più abili ad
analizzare le micro attività.
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la funzione strumentale è poco legata all'argomentazione razionale, la
componente cognitiva si riferisce a valori ed ideologie mentre la componente
emotiva riguarda il grado di piacevolezza o sgradevolezza in merito ad un
determinato oggetto/evento, consentendoci di massimizzare le ricompense e
minimizzare le perdite;
la funzione di espressione si basa sulla componente comportamentale e ci
consente di manifestare la propria identità, i propri valori e la propria visione del
mondo.
Come affermato precedentemente, l'atteggiamento altrui può essere modificato
tramite la persuasione.
La persuasione è una forma d'influenza sociale volta a cambiare l'atteggiamento
altrui attraverso l'utilizzo di messaggi verbali e complessi.
Il processo persuasivo presenta sei fasi consequenziale:
la presentazione del messaggio consistente nell’erogazione del messaggio
persuasivo al destinatario;
la focalizzazione del messaggio da parte del ricevente;
la comprensione dei contenuti mediante attraverso l'estrazione dei contenuti da
parte del destinatario;
l'accettazione della posizione della fonte che influenza il grado di maggiore o
minore accettazione dei contenuti estratti;
la memorizzazione dell'idea accettata;
la traduzione della nuova opinione in un comportamento modificato rispetto al
comportamento (atteggiamento) iniziale.
Come è facile capire, l'autorevolezza della fonte è fondamentale per la riuscita del
processo persuasivo, anche nei casi in cui le argomentazioni logiche sono sprovviste di
evidenze empiriche.
La P.N.L. evidenzia le caratteristiche della fonte necessarie per una persuasione
efficace:
l'attrattività recepita dal destinatario, ne rientra il grado di piacevolezza e
similarità tra fonte e destinatario, comporta una persuasione affettiva che si
esprime attraverso un intenzione emotiva;
la competenza, almeno nello specifico settore a cui fa riferimento il messaggio;
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la fiducia, la fonte deve essere percepita come obiettiva, disinteressata e senza
intenzione manipolatori da parte del ricevente.
Petty e Cacioppo - attraverso il modello dell'elaborazione delle informazioni -
spiegano come la mente utilizzi due canali preferenziali per l'elaborazione
dell'informazione sociale.
La persuasione - quindi l'influenza esercitata dalla fonte per portare alla
modificazione dell'atteggiamento assunto dall'interlocutore - può avvenire per via
centrale basandosi sul contenuto del messaggio o per via periferica basandosi sulle
caratteristiche più superficiali del discorso.
Nel percorso centrale le informazioni del messaggio vengono attentamente
sottoposte a verifica o falsificazione, l'eventuale cambiamento dell'atteggiamento sarà
stabile, profondo e duraturo.
Se si vuole persuadere attraverso il percorso centrale, gli elementi concettuali del
messaggio devono essere esposti tramite argomentazioni logico-empiriche
convincenti.
La persuasione per via centrale richiede più impegno e più tempo rispetto a
quella periferica.
Il percorso periferico comporta un cambiamento temporaneo dell'atteggiamento
assunto dall'interlocutore, si basa su stimoli periferici indirettamente legati al tema
(l'attrattività della fonte e la sua piacevolezza).
Il percorso in questione è molto utilizzo nel settore della pubblicità dove si assiste
ad una costante esposizione dell'immagine simbolica che deve richiamare e rinforzare il
messaggio persuasivo.
Quindi la persuasione per via periferica si basa sull’attrattiva della fonte in
questione senza contemplare la logica del ragionamento.
Tra i due canali non esiste un collegamento centrale ma periferico, infatti se il
contesto dove si genera il messaggio viene percepito come piacevole allora questa
sensazione di piacevolezza verrà associata al messaggio veicolato, rinforzandone la
valenza persuasiva.
Allo stesso modo, uno stimolo neutro può essere associato a qualcosa di positivo o
negativo, assumendo una valenza persuasiva sul destinatario.
Questo processo, basato sull'ancoramento di sensazioni positive associate ad un
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logo è molto utilizzato nelle pubblicità e nei contesti aziendali per rafforzare i legami
cliente-prodotto ed azienda-dipendente.
E' facile capire come le emozioni ricoprono un ruolo fondamentale nel processo
persuasivo dato che l’attivazione emotiva induce le persone a prestare più o meno
attenzione ad una determinata cosa.
Quando una persona viene "sottoposta" a sensazioni positive, inevitabilmente si
sentirà di buon umore e le risulterà tutto più piacevole rispetto a quando é di cattivo
umore, in questo modo si annulla l'elaborazione obbiettiva del messaggio ottenibile per
via centrale.
Ancora una volta, molti pubblicitari, spinta dal ruolo dell'emozione, cercano di
creare delle sensazioni positive nel grande pubblico per poi presentare il prodotto, in
modo che le persone attribuiscano queste sensazioni al prodotto stesso.
Allo stesso modo, un leader aziendale cercherà di creare delle sensazioni positive
intorno al logo aziendale affinché i dipendenti associno tali sensazioni al marchio
aziendale.
3.10 Il metamodello
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sensi, quindi è presente una struttura superficiale derivante da quella profonda che
può distorcere la realtà osservata ed impedire la corretta espressione del mondo
interiore.
Le operazioni mentali implicati nella distorsione cognitiva sono la cancellazione
(breve omissione), la generalizzazione (approssimazione) e la deformazione mentre le
domande utilizzate dal metamodello per annullare tali distorsione sono orientate a
recuperare le cancellazioni, recuperare le informazioni mancanti, correggere le
deformazioni, rivelare l’ambiguità e chiarire la vaghezza del linguaggio.
La propria mappa è differente dalla mappa dell'interlocutore la cui comprensione
diviene più dettagliatamente in base al numero di particolari che si riusciranno ad
estrarre durante la comunicazione,
Vediamo alcune domande da contrapporre alle deformazioni cognitive per
recuperare il significato profondo del rispettivo linguaggio vago:
ad affermazioni basate sulla lettura della mente come “io non ti piaccio”, la
domanda da contrapporre è “come sai che non mi piaci?”;
ad affermazioni basate sulla performativa perduta come “è sbagliato giudicare”,
la domanda da contrapporre è “Come sai che è sbagliato? Secondo chi?”;
ad affermazioni basate sulla causa ed effetto come “mi fai arrabbiare” è utile
contrapporre la domanda: “In che modo ti faccio arrabbiare?”;
ad affermazioni basate sull'equivalenza complessa come “gridi sempre con me,
quindi non ti importa di me!” occorre contrapporre domande come “Perché gridare
significa che non mi importa di te? hai mai gridato con qualcuno di cui ti
importa?”;
ad affermazioni basate sui presupposti come “se il mio capo sapesse quanto lavoro
non me lo chiederebbe un simile sacrificio” sarebbe utile contrapporre domande
come “Come sai che lui non lo sa? Come sai che tu lavori troppo?”.
ad affermazioni basate sui quantificatori universali come “lui non mi ascolta mai”
è utile contrapporre domande come “cosa succederebbe se lo facesse?;
ad affermazioni basate sugli operatori modali di necessità come “devo finire tutto
entro oggi” è utile contrapporre domande come “cosa accadrebbe se tu non lo
finissi?;
ad affermazioni basate sulle nominalizzazioni “la comunicazione è inesistente” le
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domande da contrapporre come “Con chi? A proposito di che cosa?”;
ad affermazioni basate sulle cancellazioni comparative come “è il peggiore
fidanzato” è utile contrapporre la domanda “In confronto a chi?”.
Il Milton model o modello ipnotico di Milton Erickson può essere visto come un
metamodello al contrario.
Tale modello prevede l'utilizzo di schemi linguistici vaghi che hanno il potere di
portare l'attenzione e la mente dell'interlocutore in una particolare direzione e riuscire a
comunicare in maniera efficiente.
Si utilizza quando si vogliono evitare delle obbiezione - da parte dell'interlocutore
- riguardanti alcuni dettagli, spostando la sua attenzione altrove.
Tale modello prevede un ricorrente utilizzo del verbo “essere” per creare una
maggiore vaghezza e nascondere il significato della comunicazione.
Alcuni esempi dei modelli di Milton:
lettura della mente, consiste nel lasciar intendere di sapere cosa l’altro stia
pensando senza specificarne il processo mediante il quale ne siamo venuti a
conoscenza (“so di cosa stai parlando" o "ti starai chiedendo se…”);
performativa perduta, consiste nell'esprimere dei giudizi omettendo l’oggetto
della valutazione stessa ( “E’ bene considerare che…”);
causa ed effetto, consiste nel ricorrere ad affermazioni per indicare una relazione
causale tra vari elementi (“se ti comporterai cosi, allora...”);
equivalenza complessa, consiste nell'esprimere un significato di equivalenza tra
due elementi, quindi un qualcosa significherà qualcos’altro (“ti stai impegnando
tantissimo, dovresti essere stanco” o “lei fuma, per cui non è una persona che sta
attenta alla propria e altrui salute”…”);
presupposto, equivalente della convinzione, presuppone che qualcos’altro sia già
noto all’interno della comunicazione (“stai imparando molto”, presuppone che stia
già apprendendo un qualcosa);
quantificatore universale, si riferisce ad una parola di carattere assoluto (tutti,
mai, nessuno, sempre, niente affatto) che non lasciano spazio ad eccezioni;
operatori modali, consiste nell'esprimersi attraverso parole riguardanti delle
36
possibilità o necessità (“puoi imparare” o “dovresti farlo");
nominalizzazioni, consiste nell'utilizzo di verbi trasformati in sostantivi
(“acquisirai una buona comprensione”);
verbi indeterminati, consiste nell'utilizzo di verbi che indicano un processo senza
renderlo completo nel suo finale (nella frase “tu puoi!” il cosa, come e quando non
è dato saperlo);
tag question, consiste nell'utilizzo di una domanda per rafforzare un‘affermazione
appena detta ed evitare eventuali resistenze (“…tu ci sarai, non è cosi?”);
mancanza di un indice di riferimento, consiste nell'utilizzo di espressioni
impersonali in terza persona (“è necessario” o “si dovrebbe”);
ricalco dell’esperienza attuale, consiste nell'utilizzo di espressioni per descrivere
in maniera innegabile un determinato aspetto della realtà (“ora mi stai
ascoltando”);
doppi legami, permette di creare nell'interlocutore un’illusione di scelta rispetto a
qualcosa che gli stiamo proponendo (“finirai il lavoro oggi o domani?”);
postulato della conversazione, consiste nell'utilizzo di una domanda che preveda
una risposta dicotomica per evitare che l'altro percepisca autoritarismo da parte
vostra (“potresti ascoltarmi, solo per un minuto?”);
citazione estesa, si riferisce ad una serie di informazioni concatenate all’interno
della stessa espressione con l'obbiettivo di sovraccaricare la mente conscia
dell'interlocutore creando uno stato dissociativo tra i due (“ieri Tizio mi riferiva
un’iniziativa di beneficenza, in quell’occasione potrebbe esserci la possibilità di
incontrare Simona e Francesca, ora si occupano di quell'assicurazione di cui ti
interessava tanto…”);
violazione del limite selettivo, consiste nell’utilizzo di affermazioni prive di senso
logico, (“quella sedia sembra parlare”);
ambiguità, prevede l'utilizzo di espressioni ambigue (“allora, ti senti … meglio
adesso?”);
utilizzazione, consiste nell'inserire un’informazione relativa al momento presente
(“sento il rumore del vento sugli alberi del viale”).
37
3.12 Chunking up e Chunking down
38
tempo per rilassarsi.
Entrambe le procedure permettono una maggiore acquisizione di informazioni
utili alla comprensione della mappa dell'interlocutore per una migliore calibrazione dell
rapport.
L'Analisi transazionale è utile per analizzare il modo in cui avvengono gli scambi
comunicativi.
In base agli stati dell'Io assunti dai comunicatori, gli scambi comunicativi
possono essere simmetrici o complementari.
Gli stati dell’Io sono dei sistemi di pensiero e sensazioni che si manifestano
attraverso i corrispondenti modelli di comportamento:
La transazione è la relazione tra le persone, ovvero l’unità del rapporto sociale.
Tale processo presenta uno stimolo transazionale che porta un soggetto a
decidere di parlare dando segno di essersi accorto della presenza altrui, l’altro avrà una
reazione transazionale in riferimento allo stimolo transazionale.
Sulla base delle possibili transazioni che possono manifestarsi nelle relazioni,
abbiamo:
transazioni complementari avvengono quando il primo soggetto si rapporta
all’altro partendo da un determinato stato dell’Io - es. Genitore - per rivolgersi ad
un determinato stato del secondo – es. Bambino – il quale si relaziona al primo
soggetto rivolgendosi al suo stato di Genitore (mantenendo la transizione
complementare);
transazioni incrociate, esistono varie tipologie, quattro le fondamentali:
Tipo I (AA – BG), il primo soggetto assume lo stato da Adulto e comunica al
secondo soggetto considerandolo anch'esso un Adulto il quale si pone in uno
stato da Bambino per replicare al suo interlocutore considerato il Genitore
della situazione (transizione tipica del transfert);
Tipo II (AA – GB), il primo soggetto assume lo stato da Adulto e comunica al
secondo soggetto considerandolo anch'esso un Adulto il quale si pone in uno
stato di Genitore per replicare al suo interlocutore considerato il Bambino
della situazione (transizione tipica del controtransfert);
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Tipo III (BG – AA), il primo soggetto assume lo stato di Bambino per
ricevere comprensione dal secondo soggetto considerato il Genitore della
situazione, quest'ultimo si pone nello stato Adulto per replicare nuovamente al
primo considerandolo un Adulto (la transizione si riferisce ad una risposta
esasperante dove alla richiesta di comprensione si replica con risposte
realistiche);
Tipo IV (GB – AA), il primo soggetto assume lo stato da Genitore e comunica
al secondo soggetto considerandolo il Bambino della situazione il quale si
pone in uno stato di Adulto per replicare al suo interlocutore abbassandolo allo
stato di Adulto (transizione che prevede una risposta sfrontata dove a richieste
di arrendevolezza si ricevono risposte realistiche);
Transazioni ulteriori, avvengono su due livelli, abbiamo le angolari e le duplici:
transazione angolare, uno stimolo apparentemente Adulto – Adulto ha lo
scopo di suscitare un differente stato dell’Io nell'interlocutore;
transazione duplice, presenta due livelli differenti, il livello psicologico
latente è differente dal livello sociale manifesto, alla transizione A-A è
sottointesa la transizione B-B.
3.14.1 Fasi
40
La fase iniziale deve essere bruciante per focalizzare l'attenzione dell'intero
uditorio sul concetto che si vuole comunicare.
Può essere utile cominciare con una battuta spiritosa, una frase ad effetto o un
colpo di teatro.
La fase centrale prevede l'esposizione della tesi ed i vari elementi a sostegno
quali citazioni, statistiche e filmati.
Il "far vedere le cose” aiuta a far memorizzare meglio i concetti espressi.
Se la platea inizia a distrarsi, per richiamare l'attenzione è utile cambiare il tono
di voce oppure effettuare una breve pausa, tutto ciò che rompe l’uniformità del discorso
è utile per richiamare l’attenzione.
La fase finale consiste nel riassumere e terminare il discorso con una frase
strappa-applausi, con forte coinvolgimento emotivo, che installi delle convinzione nella
platea.
Le ultime parole pronunciate sono quelle che si ricordano più facilmente.
Durante il public speaking, la postura da mantenere è quella eretta con i piedi ben
ancorati a terra per infondere forza e sicurezza.
I piedi devono essere distanti circa la larghezza delle spalle, tenerli più stretti
renderebbe la postura più instabile mentre tenerli più larghi sarebbe antiestetico e
volgare.
Per quanto riguarda le mani, metterle in tasca sarebbe maleducato, nasconderle
dietro la schiena darebbe l'impressione di scarsa sincerità e metterle sotto le ascelle
farebbe assumere alla postura una posizione chiusa e difensiva.
Le mani dovrebbero ricreare una gestualità a supporto del discorso per
sottolinearne i passaggi oppure tenerle occupate attraverso un oggetto.
Parlare in pubblico potrebbe suscitare timore soprattutto in merito alle prime
esperienze, per controllarla è utile ricorre ad alcune tecniche di gestione dello stress:
respirazione diaframmatica, un maggiore apporto di ossigeno porta ad alleggerire
la tensione;
scaricare la tensione in zone non visibili come i piedi ed i polpacci attraverso la
contrazione e rilascio della muscolatura;
41
stringere il pugno soprattutto nei momenti di maggiore emotività per scaricare la
tensione e dare un’impressione di forza e determinazione.
42
3.14.5 Ancore spaziale
43
Capitolo 4
LA COMUNICAZIONE INTRAPERSONALE E LA
CRESCITA PERSONALE
44
Ciascuno di noi ha un dialogo interiore che si può controllare prestando attenzione
a ciò che si afferma.
Le tecniche della PNL favoriscono una migliore consapevolezza del proprio
dialogo interiore per renderlo più adattivo e potenziante.
È necessario rendere più efficienti le affermazioni che lo compongono, esprimerle
in positivo e come se la realtà desiderata fosse già presente, focalizzandosi su ciò che si
vuole piuttosto che ciò che non si vuole.
Le affermazioni del dialogo interiore, essendo dirette al sub-conscio,
condizionano le strutture sinaptiche in modo tale che causino in maniera automatica ciò
che si afferma coscientemente.
Quando il dialogo interiore è di tipo depotenziante bisogna interrompere il
punto di vista negativo introducendo frasi realistiche del tipo “non è proprio così!” o
“non è vero che sono sempre un disastro!”.
Sostituire affermazioni negative con affermazioni positive, creandosi un proprio
vocabolario trasformazionale e motivazionale.
Bisogna eliminare gli aggettivi deprimenti che etichettano una situazione
difficile, come il dire che è catastrofica, tragica, drammatica o grave.
La stessa situazione potrebbe essere descritta come impegnativa, complessa o
seria, in questo modo si considererà la situazione sempre come difficoltosa ma da una
visione sfidante.
Anche gli avverbi modificano la percezione della realtà, affermare che la
situazione è terribilmente seria infonderà uno stato depotenziante mentre affermare che
la situazione è abbastanza seria, abbasserà il livello di tensione della situazione per
infondere uno stato d'animo più potenziante.
45
Gli schemi sono delle strutture di dati che consentono di organizzare la propria
conoscenza del mondo, di identificare i nuovi stimoli per integrarli nelle informazioni
già in possesso, selezionare la strategia di azione più adeguata al contesto.
Gli schemi possono riferirsi ad una persona specifica, ad un ruolo specifico ed alle
caratteristiche attribuitegli, agli eventi ed infine possono riferirsi al sé ed all’idea che si
ha di se stessi e della propria identità.
Un'altra tipologia del pensiero automatico è l'euristica ovvero scorciatoie di
pensiero che gli individui adottano per formulare giudizi rapidi in situazioni di
incertezza, risparmiando energia cognitiva
Utilizzando il pensiero automatico, la persona va a confermare quelle che ha
acquisito attraverso l'esperienza, senza metterlo in discussione mediante una riflessione
cosciente. Il pensiero controllato consente di valutare la situazione presente tramite la
riflessione cosciente, quindi richiede uno sforzo cognitivo.
Una tipologia del pensiero controllato è il pensiero controfattuale utilizzato per
ricostruire il passato attraverso la riflessione su cosa sarebbe potuto accadere se le cose
fossero andate diversamente.
Il pensiero controllato, generalmente, permette di riflettere e rendere cosciente ciò
che non è funzionale e potenziante per il proprio benessere, per la propria crescita
personale e per una migliore interpretazione degli eventi e delle relazioni sociali.
La P.N.L. insegna come è possibile rendere cosciente, attraverso un buon lavoro
introspettivo, le proprie affermazioni, idee, parole e sensazioni, per renderli potenzianti
e motivanti per la propria crescita personale e per il raggiungimento degli obbiettivi.
46
Abbiamo stati d'animo potenzianti che infondono fiducia in se stessi, forza
interiore, gioia e stati d'animo depotenzianti che infondono confusione, depressione,
paura, tristezza e frustrazione.
Uno stato d'animo depotenziante - come la depressione - non è una condizione
permanente ma una condizione temporanea e "voluta" dall'individuo in base a come
sceglie di rappresentarsi il mondo ed utilizzare il proprio corpo.
Il cervello acquisisce una grande quantità di informazioni, soprattutto inconsce,
che vengono valutate sulla base dei propri filtri percettivi ed integrate negli schemi già
presenti, andando a determinare il nostro stato d'animo.
La P.N.L. fornisce le competenze per crearsi le giuste rappresentazioni mentali
per riprodurre gli stati d'animo ideali ed ottenere pattern comportamentali efficaci.
Detto in altre parole, la risposta comportamentale è il risultato dello stato d'animo
implicato che viene determinato dalle rappresentazioni mentali già presenti a livello
cognitivo.
Il nostro stato d’animo è determinato essenzialmente da due fattori: il focus
mentale e la fisiologia.
La fisiologia si riferisce al modo con cui gestisco il mio corpo, dato che esiste una
stretta relazione tra corpo e mente basata su un continuo scambio di segnali, operando
sul corpo è possibile modificare lo stato d’animo psicologico (e viceversa).
Gli stati d'animo e le emozioni provate vengono create attraverso la postura, il
movimento, la respirazione e le espressioni facciali.
L'espressione facciale è il risultato dell'azione di circa ottanta muscoli, se essa
esprime costantemente tristezza, noia o frustrazione, andrà a rinforzare il modulo
muscolare corrispondente e quindi i segnali inviati al cervello il quale indurrà ai
cambiamenti biochimici che replicherà lo stato d'animo corrispondente.
Per mettersi nello stato d'animo desiderato attraverso la leva fisiologica basta
assumere la postura, la respirazione e l'espressione facciale corrispondente allo stato
d'animo desiderato ed agire come se lo si fosse già sperimentando.
La simulazione della fisiologia corrispondente allo stato d'animo desiderato –
come abbiamo detto - indurrà il corpo ad inviare dei segnali al cervello che indurrà i
cambiamenti biochimici corrispondenti.
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Una postura caratterizzata da spalle dritte, portamento eretto, sguardo luminoso ed
espressione sorridente porterà a provare le sensazioni di allegria, entusiasmo, benessere
e sicurezza.
Allo stesso modo, chi assume una postura con spalle curve, sguardo spento, bocca
piegata in giù, passo lento e tono di voce basso andrà a rinforzare uno stato d'animo
depotenziante.
Agire sulla fisiologia è il modo più veloce per cambiare il proprio stato d’animo,
tuttavia il focus mentale è più potente.
Il focus mentale si riferisce su cosa focalizziamo la nostra attenzione rispetto a
qualcosa, cioè su ciò che funziona o non funziona, determinando il proprio stato
d'animo.
Non si tratta di ignorare tutto ciò che non va ma bisogna prima concentrarsi sulle
cose positive per entrare in uno stato potenziante e successivamente analizzare ed
affrontare le negatività.
Il modo di sentirsi di fronte alle cose/eventi dipende dal significato che li viene
attribuito e da come viene raffigurata nella mente.
Le domande sono uno strumento potentissimo per cambiare prospettiva e dirigere
l'attenzione verso un determinato aspetto della realtà, domande come “Perché le cose
non funzionano?” dirigerà il focus mentale su ciò che non va, domande come “Quali
sono le cose che vanno bene?” e “Quali altre cose posso migliorare?” porterà il focus
mentale su ciò che funziona e quindi in uno stato motivante.
La causa di chi sperimenta costantemente uno stato depotenziante è dato da un
focus mentale indirizzato solo sulle negatività, distorcendo la propria cognizione della
realtà attraverso l'utilizzo di pensieri catastrofici ed assolutizzati.
Quello che la P.N.L. propone è la capacità di riprogrammare le proprie
rappresentazioni agendo direttamente sulle sub-modalità dei rispettivi canali percettivi
ed ottenere stati d'animo funzionali alla crescita personale.
La tecnica dello scatto e la tecnica della visualizzazione creativa permettono di
agire sul proprio sistema nervoso per indurlo a rispondere agli stimoli ambientali in base
alla propria volontà.
Detto in altre parole, scegliamo consapevolmente come programmarci in base agli
stimoli ambientali.
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La tecnica dello scatto consiste nell'immaginarsi la risposta comportamentale
disfunzionale che si vuole eliminare e contemporaneamente immaginarsi, in basso a
destra dell'immagine ingrandita, il comportamento che si vuole acquisire.
L'esecuzione della tecnica consiste nel fare espandere immediatamente l'immagine
piccola fino a ricoprire l'immagine grande.
La ripetizione costante porterà al rinforzo dell'associazione tra il comportamento
disfunzionale e il comportamento funzionale.
In maniera automatica ad ogni manifestazione del comportamento disfunzionale,
seguirà l'aggiustamento verso il comportamento funzionale con il conseguente rinforzo
negativo ed estinzione del primo.
La tecnica della visualizzazione creativa è stata divulgata dall’americano
Wallace Wattles ed è la pratica mentale che punta a modificare il proprio
comportamento attraverso la forza del pensiero.
L'esecuzione pratica della tecnica presenta vari step:
pensare a cosa si vorrebbe ottenere o che esperienza si vorrebbe vivere;
respirare col diaframma, lentamente e profondamente ed entrare in uno stato di
rilassamento, il passaggio dalle onde cerebrali beta alle onde cerebrali alfa renderà
più efficace la visualizzazione creativa;
visualizzare la risposta comportamentale che si vuole apprendere o la meta che si
vuole raggiungere come se fossero nel qui ed ora, affinché diventino parte
integrante del proprio processo cognitivo;
aggiungere affermazioni positive che rafforzino la situazione immaginata.
Questa tecnica comporta una predisposizione del futuro che si desidera andando
ad agire sui propri pensieri infatti ogni risposta comportamentale viene dapprima creata
a livello mentale per poi diventare azione reale.
La visualizzazione creativa aiuta l'individuo a rimuovere i propri blocchi
limitanti.
Il sistema nervoso non è capace di discriminare tra un evento reale o vividamente
immaginato, perciò la semplice immaginazione del riuscirci in una determinata cosa
porterà, a livello inconscio, la convinzione di averci riuscito realmente.
Per eseguire efficacemente queste tecniche, bisogna immaginarsi la situazione
desiderata attraverso i cinque sensi e le rispettive sub-modalità sensoriali, simulare il
49
piacere che deriverebbe dall'esecuzione del comportamento desiderato o dal
raggiungimento della meta desiderata.
Si otterranno risultati sorprendenti anche nelle situazioni con scarse probabilità di
successo.
Per ottenere stati d'animo duraturi occorre utilizzare congiuntamente il focus
mentale e la fisiologica, infatti ciascuna delle due leve rafforza l’altra.
A B C
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Il modello ABC può essere esteso con la disputa (D) ed i nuovi effetti (E).
La disputa consiste nella messa in discussione per una presa di coscienza e critica
delle cognizioni distorte individuate.
Essa può essere di vario tipo in base ai pensieri razionali utilizzati:
disputa empirica, tali cognizioni distorte sono provati dai fatti? Su quali prove ed
evidenze empiriche si appoggiano?
disputa logica, tali distorsioni sono sostenuti dalla logica e dai ragionamenti?
disputa della catastrofizzazione, le conseguenze temute sono davvero terribili?
disputa pragmatica, tali cognizioni sono utili o dannosi? Dove condurranno?
disputa della intolleranza della frustrazione, davvero non si è in grado di
sopportare tale situazione?
La fase E consiste nel descrivere i nuovi effetti:
acquisizione di comportamenti flessibili e non impulsivi;
ridefinizione delle emozioni come negative ma sopportabili (delusione,
preoccupazione, fastidio, tristezza, rammarico e frustrazione).
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L'esplicazione del condizionamento rientra nelle teorie di Pavlov e Skinner.
Nella teoria del condizionamento classico di Pavlov - medico e psicologo russo -
si analizza il meccanismo dei riflessi condizionati determinati dalle neuroconnessioni
cerebrali.
Sono famosi i suoi esperimenti sulla salivazione dei cani.
Egli notò che uno Stimolo Incondizionato (cibo) procura una Risposta
Incondizionata (salivazione).
Prendendo uno Stimolo Neutro (la campanella) il quale è incapace di sollecitare
la risposta incondizionata ed associandolo ripetutamente allo stimolo incondizionato,
esso acquisirà una valenza tale (Stimolo Condizionato) da causare la risposta
desiderata (Risposta Condizionata).
Quindi:
• S.I. -> R.I.
• S.N.+ S.I. = S.C.
• S.C. -> R.C.
Si è attivata una neuroconnessione che genera il riflesso condizionato.
Nella teoria del condizionamento operante di Skinner viene evidenziato che la
persona non è del tutto assoggettata all’ambiente, come se rispondesse passivamente
agli stimoli ricevuti.
Ogni comportamento produce un effetto sull’ambiente che funge da feedback che
può aumentare o diminuire la probabilità che quel comportamento si manifesti ancora.
Lo strumento sperimentale usato è la Skinner box: una gabbia che presenta una
cavia che può esplorare l’ambiente e compiere comportamenti, pigiare una leva,
schiacciare un tasto, che possono portare a rinforzare il comportamento tramite
l’erogazione del cibo.
Un evento può fungere da rinforzo positivo, l'erogazione di cibo, determinare una
conseguenza gradita e aumentare la probabilità di manifestazione del comportamento,
oppure può fungere da rinforzo negativo e determinare la cessazione di uno stimolo
spiacevole.
Dietro ad ogni comportamento c'è il desiderio di evitare il dolore e il desiderio di
procurarsi il piacere.
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Il segreto del successo è imparare a usare il piacere e il dolore, invece che
lasciarsi usare dal piacere e dal dolore. Se ci riuscite, avrete raggiunto il controllo
della vostra vita. Altrimenti, sarà la vita a controllare voi. (Anthony Robbins, come
migliorare il proprio stato mentale, fisico, finanziario, pag.51)
Ogni volta che un individuo prova un grado di dolore non più sopportabile egli
proverà una soglia emozionale tale che si sentirà motivato al cambiamento attraverso il
processo di evitamento del dolore e raggiungimento del piacere.
Le tecniche del neuro-condizionamento associativo permettono di ottenere dei
cambiamenti duraturi facendo leva su tali forze per associare un dolore al
comportamento che si vuol estinguere e successivamente associare un piacere al
comportamento che si vuol rafforzare.
In questo modo si andranno a modificare le neuro-connessioni che modulano la
risposta emotiva e comportamentale.
Quando si esegue per la prima volta il comportamento desiderato, viene a crearsi
una sottile connessione che verrà rinforzata grazie alla costante ripetizione.
Allo stesso modo, quando il comportamento che si vuole estinguere non viene
eseguito oppure ignorato viene ad attenuarsi nelle sue connessioni sinaptiche e
l'associazione neurologica finirà per atrofizzarsi.
Evidenze empiriche di neuroimmagine dimostrano che sono necessarie circa tre
settimane affinché le neuro-connessioni si stabiliscono ed il nuovo comportamento
diventi parte integrante del proprio pattern comportamentale.
L'inizio di un'abitudine è come un filo invisibile, ma ogni volta che ripetiamo
l'azione rinforziamo quel filo, vi aggiungiamo un altro filamento, finché esso non
diventa una grosse fune che ci lega definitivamente, pensiero e azione. (Orison Swett
Marden, come migliorare il proprio stato mentale, fisico, finanziario, pag.121)
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Qualsiasi risposta nei confronti degli stimoli ambientali è determinata dalla
percezione quindi occorre agire su quest'ultima per modificare tale risposta.
La P.N.L. parla del concetto di reframing ovvero la ricontestualizzazione
dell'evento percepito.
Il reframing può riferirsi al contesto oppure al contenuto, nel primo caso si
considera che un comportamento o un evento percepito negativamente possa essere utile
in un ambiente differente, nel secondo caso consiste nel considerare negativo tutto
l'evento per ricontestualizzarlo in un'ottica positiva.
Se siete afflitti da qualcosa di esterno, il dolore non è dovuto alla cosa in sé, ma
alla valutazione che voi ne fate; valutazione che avete il potere di revocare in qualsiasi
momento (Marco Aurelio, come migliorare il proprio stato mentale, fisico, finanziario,
pag.57.)
Sono le valutazioni degli eventi esterni più che gli eventi in sé a determinare
quello che pensiamo sia positivo oppure negativo.
La ristrutturazione cognitiva consiste nell'esaminare, rendere coscienti e
modificare le convinzioni disfunzionali relative al mondo esterno e alla propria persona.
Tale metodo è l’applicazione diretta del modello ABC.
Sono stati individuati alcuni pensieri quasi automatici che rientrano nelle
convinzioni disfunzionali:
l'ipergeneralizzazione si verifica quando uno specifico evento è visto come una
caratteristica di vita in generale piuttosto che come un evento tra tanti;
la catastrofizzazione consiste nel fatto che gli eventi negativi vengono considerati
intollerabili;
il ragionamento emotivo è basato sul considerare attendibili le proprie reazioni
emotive estreme;
la doverizzazione è un pensiero caratterizzato dal rigido utilizzo del "dovrei" e
"devo" che caratterizza un atteggiamento rigido e tendente alla confusione tra il
pretendere e il desiderare;
l'etichettamento è basato sull'identificare qualcuno tramite un’etichetta globale
piuttosto che riferirsi a eventuali eventi o azioni specifici.
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La tecnica della ristrutturazione cognitiva consiste nella messa in discussione di
tali pensieri distorti e la sostituzione degli stessi con altri più realistici, arrivando a una
riformulazione adattiva dei pensieri disfunzionali.
4.7 Le credenze
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La P.N.L. evidenzia alcune credenze potenzianti:
• convincersi che tutto succede per una ragione di cui possiamo servircene;
• convincersi che esistono solo i risultati errati e che il fallimento non esiste;
• convincersi che occorre assumersi sempre la responsabilità degli proprie azioni per
crearsi il proprio mondo.
E' la mente che trae il bene dal male, che rende sventurato o felice, ricco o povero
(Edmund Spencer, come migliorare il proprio stato mentale, fisico, finanziario, pag.83.)
Non sono gli eventi esterni della nostra vita a condizionarci, ma le nostre
convinzioni sul significato di tali eventi.
E' possibile riprogrammare a piacimento il proprio sistema credenziale creando
del dubbio intorno alle credenze depotenzianti e sostituirli con una credenza
potenziante.
Una delle qualità per la crescita personale è quella di sapersi creare delle credenze
potenzianti.
La zona di comfort è una zona astratta che contiene tutte le azioni che fanno parte
del repertorio della persona e che vengono eseguite con serenità mentre all'esterno di
essa si trovano le attività che mettono a disagio l'individuo.
Graficamente possiamo rappresentare la zona di agio come un cerchio e tale
cerchio può espandersi o contrarsi.
Alla base della crescita personale c'è l'espansione della zona di comfort che
consiste nell'eseguire quelle attività che procurano disagio senza farsi immobilizzare
dalla paura di commettere errori i quali genereranno l'esperienza che renderà più
familiare ed efficaci tali attività.
Più che il fallimento esistono solo risultati inefficaci ed appresi, l'unico fallimento
consiste nel paralizzarsi dinnanzi agli errori i quali devono essere considerati come dei
feedback per apportare le modifiche necessarie per rendere più funzionale l'azione.
Il buon legname non cresce facilmente; più forte è il vento, più robusto è l'albero
(J.Willard Marriot, come ottenere il meglio di sé e dagli altri 2013, p. 70).
La P.N.L. insegna delle tecniche per accelerare l'apprendimento delle attività
esterne alla zona di comfort, come il modellamento.
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Il modellamento prevede la scelta di un modello da seguire, ovvero una persona
che già esegue magistralmente l'attività in questione, imitandolo nel comportamento
prescelto ed analizzandone il pensiero.
Anche la già citata visualizzazione creativa è utile per superare il timore di
eseguire un'attività che causa disagio dato che contribuisce ad infondere la serenità e la
certezza di aver eseguito tale attività.
Il pensiero produce l’azione, l'azione ripetuta genera un’abitudine che si riflette
sul carattere della persona.
Il successo genera successo ed ogni successo rafforza la convinzione e la
motivazione di riuscirci sempre.
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Il rilassamento progressivo è stato introdotto da Jacobson, consiste nell'assumere
la posizione supina mentre si eseguono contrazioni e decontrazioni dei principali gruppi
muscolari.
Il soggetto, prestando attenzione sulle sensazioni causate dalla contrazione e
decontrazione, si concentra sulla sensazione di benessere e scioglimento delle tensioni
fisiche accumulate, inducendo uno stato di rilassamento mentale e di autocontrollo.
Il training autogeno di Schultz è una tecnica di auto distensione, viene eseguita
in posizione supina, seduta o del cocchiere.
Esso consiste in uno stato di attenzione passiva raggiunta attraverso formule
autogene, si articola in esercizi inferiori o fisici e in esercizi superiori o psichici.
Gli esercizi inferiori sono sei, di cui due fondamentali e quattro complementari.
Gli esercizi fondamentali coinvolgono braccia, gambe per poi estendersi a tutto il
corpo:
esercizio della pesantezza, va ad agire direttamente sui muscoli;
esercizio del calore, si basa sulla dilatazione dei vasi sanguigni periferici.
Gli esercizi complementari si estendono a tutto il corpo:
esercizio del cuore, agisce sulla funzionalità cardiaca;
esercizio del respiro, agisce sull'apparato respiratorio;
esercizio del plesso solare, agisce sugli organi dell'addome;
esercizio della fronte, agisce a livello celebrale.
Il ciclo superiore è una vera e propria tecnica psicoterapeutica che porta alla
presa di coscienza del sé, consiste in uno stato di abbandono e accettazione passiva che
porta alla manifestazione di immagini, colori, oggetti, vissuti, permetendo di recuperare
del materiale inconscio.
È caratterizzato da sette esercizi/esperienze:
l'esperienza del Colore personale consiste nel lasciar affiorare il colore personale
facendo emergere la propria tonalità l'affettività;
l'esperienza del Prisma o dello Spettro, consiste nel lasciar affiorare colori
suggeriti dal terapeuta - fino a visualizzare tutti i colori dello spettro solare - per
superare le resistenze che ciascuno ha verso i vari colori e mostrare i propri
atteggiamenti e inibizioni inconsce;
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l'esperienza degli Oggetti consiste nella visualizzazione di oggetti nello spazio
visivo dell'interiorità, al pari del metodo delle associazioni libere, gli oggetti
visualizzati sono legati a ricordi, sentimenti e contenuti inconsci che trovano una
via per accedere alla coscienza.
l'esperienza dei Concetti Astratti consiste nella visualizzazione di concetti astratti
- come la bellezza e la felicità - e nell’emersione della risonanza interiore associata
a essi;
l'esperienza del Vissuto Personale consiste nel percepire interiormente l'emissione
di stati d'animo, esperienze, eventi, che porta il materiale inconscio a emergere;
l'esperienza delle Persone consiste nella visualizzazione di una persona per
un’ulteriore emersione di vissuti, sentimenti, avvenimenti correlati al rapporto
personale;
l'esperienza del Dialogo con l'Inconscio consiste nelle risposte dell'inconscio a
domande poste dal terapeuta o che il soggetto stesso si pone.
Mentre gli esercizi del ciclo inferiore mirano ad un rilassamento fisico, una
distensione delle tensioni muscolari e una maggiore consapevolezza del proprio corpo,
gli esercizi superiori mirano a favorire l'insight, l'intuizione e la consapevolezza della
propria mente contribuendo all'evoluzione personale e all'autorealizzazione.
59
Capitolo 5
LA LEADERSHIP
Il leader, dall'inglese “to lead”, assume un ruolo guida per gli altri membri del
gruppo, tuttavia prima di gestire gli altri deve essere in grado di gestire se stesso.
Saper gestire se stesso vuol dire rendere la propria mappa quanto più funzionale
ed adattiva possibile, avere una buona competenza emotiva, saper comunicare a se
stesso agli altri, essere più felice e produttivo, essere capace di affrontare la paura senza
farsi immobilizzare, essere in grado di cogliere il punto di vista degli altri ed entrare in
rapport.
Acquisita la competenza di gestire se stesso, potrà essere capace di guidare gli
altri per motivare i propri collaboratori a dare il meglio di sé, per sapere creare un
clima cooperativo nel gruppo, saper gestire ed indirizzare i followers verso il
raggiungimento degli obbiettivi, saper prendere decisioni efficaci.
La leadership è un processo sociale che presenta un soggetto con uno status più
alto rispetto agli altri membri del gruppo - il leader - con la capacità di influenzare e
mobilitare i followers verso il raggiungimento degli obiettivi fissati dal gruppo stesso.
Il manager è un ruolo che occupa uno status elevato in azienda, occupandosi
della gestione di quest'ultima, il suo ruolo prevede l'esecuzione di mansioni direttive ed
organizzative nei confronti dei dipendenti e prende decisioni sull'impiego delle risorse
disponibili, in particolare delle risorse umane.
Il termine management indica l'insieme dei manager in ogni settore di un'azienda.
La leadership e il management sono sistemi di azione complementari, entrambe
necessarie per il successo in un contesto aziendale.
Il manager gestisce e porta a termine gli obiettivi attraverso la pianificazione, il
budgeting, l'organizzazione del personale, il controlling ed il problem solving.
Il Leader influenza e sceglie in quale direzione guidare il cambiamento definendo
una direzione ed una vision proiettata al futuro, allineando, motivando e coinvolgendo
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le risorse nella giusta direzione.
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La griglia manageriale di Blake e Mouton, a proposito della direzione del leader
rispetto al compito ed alle relazioni, seleziona e descrive i seguenti stili di leader:
country Club Leader è totalmente interessato alla relazione, offre il massimo
supporto alle persone ma rivelandosi poco produttivo;
team Leader è lo stile ideale in quanto mostra un forte interesse sia per i risultati
che per il gruppo;
middle of the road Leader è il leader che mostra il minimo sforzo sia al compito
che verso i collaboratori;
authority-compliance Leader, essendo interessato solo alla produzione, vede le
relazioni lavorative secondo un ottica strumentale.
La leadership efficace pone attenzione sia al compito che ai membri del gruppo,
inoltre è capace di adeguare il suo stile in base alle caratteristiche della situazione.
Insomma, un buon leader colui che sa adeguare il proprio comportamento alle
necessità imposte dalla situazione che attraversa il gruppo.
Lo stile adeguato alla situazione va valutato in base alla relazione tra il leader ed
i suoi followers, in base alla strutturazione del compito ed in base al potere del leader.
Uno stile orientato al compito sarà piu appropriato nelle situazioni in cui sono
presenti:
relazioni positive e compito strutturato;
potere del leader forte anche in presenza di compito non strutturato;
in presenza di relazioni negative, compito non strutturato e potere debole del leader.
Lo stile orientato alle relazioni è utile in caso di:
relazione negativa tra leader e follower ad eccezione del caso di compito non
strutturato e potere debole;
in presenza di relazione positiva e compiti non strutturati
in presenza di potere debole del leader.
Esistono varie azioni che un leader/manager può intraprendere e che vanno scelte
in base al livello di maturità dei collaboratori:
prescrivere, con collaboratori poco maturi occorre attuare un'alta direttività che
vengono istruiti in modo dettagliato e direttivo;
vendere, con collaboratori di maturità medio-bassa occorre spiegare le ragioni delle
scelte (vendere) per coinvolgerli maggiormente;
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coinvolgere, con collaboratori medio-alta occorre fornire poche indicazioni
focalizzandosi sul supporto e l'incoraggiamento di questi ultimi;
delegare, il leader lascia la possibilità, ai collaboratori molto maturi, di prendere
decisioni autonomamente.
Oggi - nelle aziende - è richiesta una leadership trasformazionale che preveda
un sistemi di ricompensa garantendo una relazione di qualità con i collaboratori per il
raggiungimento degli obiettivi.
Si tratta di una leadership fondata sul comportamento carismatico, visionario e
simbolico dove il leader e capace di riconoscere i bisogni dei follower e renderli nuovi
leader.
È fondamentale il concetto di empowerment che consiste nel dare continui
feedback ai follower per trasmettere competenze e conoscenze, delegando responsabilità
ed autonomia decisionale e supportando i collaboratori nel costruire un significato
relativo al proprio lavoro.
Il leader diviene un coach esperto nell'uso del potere per gestire il lato oscuro del
potere che nei momenti critici - spinto da un senso di onnipotenza - lo porterebbe
all'utilizzo di una comunicazione manipolatoria, mettendo i followers in eccessiva
conflittualità.
Il coaching è una modalità di relazione attraverso cui il coach consente al
collaboratore (coachee) di dare il meglio di sé e di migliorare, aiutandolo a liberare tutto
il suo potenziale.
In azienda il coaching può presentarsi nelle vesti di mentoring.
Un leader deve possedere molte qualità che lo rendono capace di gestire se stesso
e gli altri:
carattere forte, integro ed etico per assumersi le responsabilità e ammettere le
proprie colpe;
carattere aperto e cordiale che lo faccia considerare come una persona con cui si
sta bene insieme e che non teme le critiche;
carattere generoso e aperto che lo rende attento alle esigenze degli altri;
coraggioso, indispensabile nei momenti critici per non tentennare in quanto capace
di guardare in faccia la paura;
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convinto delle proprie idee, da trasmettere attraverso una comunicazione
congruente che infonda fiducia, sicurezza e grinta;
capacità di fare delle scelte efficaci, selezionando l'opzione giusta tra le varie
disponibili e incanalando tutta l'attenzione e le proprie potenzialità sul nocciolo
della questione;
essere competente ed esperto nel proprio campo per decidere meglio, tuttavia
questa non è la più importante delle qualità perché è possibile sopperire a questa
mancanza avvalendosi di collaboratori competenti, favorendone la crescita
attraverso premi e assunzione di responsabilità e prestigio, infatti, i leader che non
fanno crescere i collaboratori per paura di essere messi in ombra da loro portano il
gruppo o l'organizzazione alla rovina;
carismatico, in altre parole deve essere capace di attirare le persone.
Per essere carismatici occorre favorire alcune capacità: assumere una visione
proiettata al futuro; acquisire sicurezza in se stesso; mettere passione ed entusiasmo
nelle proprie azioni; avere convinzioni solide; avere un carattere empatico e
assertivo.
Nelle organizzazioni moderne il leader/manager deve essere capace di esercitare
una "leadership carismatica" che elabori una "vision" basata sui valori ideologici e
normativi del gruppo, inducendo i follower a essere più "committed" alla mission
aziendale ed eseguire performance superiori alle attese.
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L'intelligenza emotiva consiste nella capacità di saper gestire se stessi e le
relazioni interpersonali in modo costruttivo ed empatico.
L'intelligenza emotiva è predittiva per il proprio successo sociale.
Il costrutto di intelligenza emotiva fu introdotta da Daniel Goleman che definì
quest'ultima come la capacità di motivare se stessi nel raggiungimento di un obiettivo -
nonostante le possibili frustrazioni - attraverso un migliore controllo degli impulsi
collegata ed una posticipazione della gratificazione, modulando i propri stati d'animo ed
evitando che la sofferenza impedisca di pensare, di essere simpatici e di sperare.
Per tanto - l'intelligenza emotiva - risulta fondamentale all’interno della sfera delle
relazioni umane.
Essere intelligenti emotivamente significa agire e non a re-agire agli eventi,
passando dalla dipendenza dagli altri e dagli eventi alla libertà di azione e di scelta.
In linea con quanto affermato da Goleman, l'intelligenza emotiva si basa sulla
consapevolezza, sulla padronanza di sé, sulla motivazione, sull'empatia ed abilità
sociali, capacità che pur conservando una base neurale, possono essere sviluppati
imparando ad usare le emozioni a vantaggio personale e collettivo.
Vediamo nel dettaglio i cinque elementi dell'intelligenza emotiva:
la consapevolezza di sé e delle proprie emozioni è intesa come la capacità di
riconoscere un sentimento nel momento in cui esso si presenta;
la padronanza di sé è intesa come autoconsapevolezza e controllo emotivo dei
propri impulsi e stati interiori in modo che risultino appropriati;
la motivazione di se stessi è intesa come la capacità di dominare le emozioni per il
raggiungimento degli obiettivi, basandosi sulla capacità di ritardare la gratificazione
e di controllare gli impulsi;
il riconoscimento delle emozioni altrui è intesa come la capacità di cogliere i
segnali analogici che indicano le sensazioni, i bisogni e i desideri altrui;
la gestione delle relazioni attraverso alcune abilità sociali per indurre delle risposte
desiderabili negli altri.
L'empatia è la capacità di sintonizzarsi con l'interlocutore per comprenderne il
pensiero e lo stato d'animo.
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Questa capacità è indispensabile per comprendere la mappa dell'altro e calibrare
opportunamente il rapport per la creazione di legami saldi in qualunque contesto
relazionale.
Essa consiste nella proiezione della propria coscienza in un altro individuo per
cogliere le emozioni che prova, indipendentemente dal fatto che siano manifestate
direttamente o latentemente.
Quando viene meno la capacità di provare empatia, un individuo diviene
emotivamente cieco ed indifferente nei confronti del prossimo, ostacolando la
comunicazione.
Secondo alcuni studi, l'efficacia di un processo di comunicazione è direttamente
proporzionale al livello di empatia esistente tra i due interlocutori.
Una buona empatia richiede una buona capacità d'ascolto.
L'ascolto attivo è intesa come un'abilità sociale dell'uomo e consiste nella
predisposizione psicologica ed emotiva a cogliere il messaggio altrui in tutta la sua
interezza: le parole ed i contenuti insieme al significato emotivo del messaggio con le
aspettative, le ansie ed i bisogni dell'interlocutore.
L'ascolto attivo è un processo di decodifica e interpretazione attiva dei messaggi
verbali e delle emozioni sottese, permette di comprendere la mappa dell'interlocutore
per attivare i meccanismi di accoglienza e rassicurazione, indispensabili per un
atteggiamento di apertura e una rinnovata comunicazione.
Se viene meno questa capacità verrà trasmessa una sensazione di indifferenza e
disinteresse, ostacolando la riuscita di una comunicazione efficace la relazione stessa.
L'ascolto attivo comprende vari elementi:
l'orecchio, in quanto implicato nell'ascolto sensoriale;
la percezione del tu, inteso come piena accettazione dell'identità dell'altro;
gli occhi, implicati nello sguardo della relazione diretta, per stabilire un contatto
visivo e cogliere i segni analogici;
attenzione attiva e completa;
il cuore, inteso come la partecipazione e la volontà di comprendere l'altro.
Il leader/manager deve essere intelligente emotivamente, empatico e possedere
capacità di ascolto per cogliere i bisogni, le ansie e i desideri delle persone da gestire.
Senza le suddette capacità sarebbe solo un tiranno.
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5.4 Assertività.
L'assertività è una capacità che porta il leader a far valere le proprie opinioni e i
propri diritti, pur rispettando quelli altrui.
Il comportamento assertivo è il punto di equilibrio tra gli opposti passivo-
aggressivo ed e la chiave del benessere e del successo.
I comportamenti anassertivi - passivi ed aggressivi - sono la causa di disagi
sociali.
La persona passiva adotta dei comportamenti ed atteggiamenti che lo inducono a
subire gli altri e provare un senso di disagio, come il non riuscire a rifiutare anche
quando lo si vorrebbe oppure il non riuscire ad opporsi alle umiliazioni.
Come sappiamo, ogni comportamento è determinato da schemi mentali, quindi
dietro al comportamento passivo sono presenti schemi disfunzionali che riguardano se
stessi e gli altri:
il subire gli altri, ritenendosi inferiore agli altri ed incapace di esprimere le proprie
opinioni e sentimenti;
le difficoltà decisionali e la conseguente dipendenza dall’approvazione altrui lo
porta ad agire secondo quanto stabilito da altri;
teme il giudizio altrui, perciò è incapace di rifiutare le richieste ed i favori.
Gli schemi mentali e comportamentali passivi sono tipici del leader permissivo.
Questi atteggiamenti interiori, accomunati dalla convinzione che la propria mappa
mentale valga meno di quella altrui, portano la persona passiva a sperimentare un
elevato senso di frustrazione.
Un accumulo di frustrazione porta ad attuare questi comportamenti aggressivi
verso la persona di cui subisce le decisioni, causando l'interruzione di tali relazioni.
Questo “sfogo” non è utile e serve unicamente ad incrementare il disagio interiore
e generare sensi di colpa, rinforzando nuovamente un atteggiamento passivo nei
confronti degli altri.
Subire gli altri e sentirsi frustrati porta alla creazione di un immagine negativa di
sé stesso con la conseguente tendenza ad isolarsi sempre di più.
Il comportamento aggressivo è connotato da una serie di atteggiamenti e modi di
pensare accomunati dalla violazione dei diritti altrui e della non curanza per i loro stati
d’animo.
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La persona aggressiva ritiene che l'unico modo per ottenere ciò che vuole è la
prepotenza perciò ha un convinzione (limitante) nel considerare giusto tale
comportamento.
In realtà, la persona aggressiva, paga a lungo termine le conseguenze del suo
modo d’essere.
Infatti, la sua costante considerazione degli altri come inetti da piegare al proprio
volere, lo porterà ad instaurare rapporti conflittuali con gli assertivi o con gli altri
aggressivi, finendo per essere sempre più emarginato e circondato dalle sole persone
passive.
La persona aggressiva presenta i seguenti schemi mentali e comportamentali:
non curanza dei diritti altrui e la conseguente prevaricazione;
colpevolizza gli altri e ne minimizza le capacità;
si sopravvaluta e si ritiene sempre nel giusto anche dinnanzi all’evidenza e non
accetta mai le opinioni altrui a cui attribuisce gli errori;
si erege come giudice di tutti, valutandoli sulla base dei propri parametri personali.
Tutte le caratteristiche della personalità aggressiva sono accomunati dalla
convinzione limitante che la propria mappa sia il territorio quindi sia superiore alla
mappa altrui.
La personalità aggressiva, tipica del leader dittatore, deve imparare a distinguere
le proprie opinioni dalla realtà oggettiva.
La personalità assertiva si colloca tra il passivo e l’aggressivo, considera i
comportamenti aggressivi e passivi come il risultato di limitazioni superabili attraverso
una ricognizione delle situazioni di disagio.
La persona asservita è caratterizzata dai seguenti schemi mentali e
comportamentali:
rispetta i diritti e le opinioni altrui e non esige che gli altri si comportino secondo
la propria volontà;
non è possessiva nei confronti delle persone che lo circondano e non si sentono in
diritto di giudicare;
mostrano flessibilità mentale nel modificare le proprie opinioni;
non tollera l'aggressività nei propri confronti, infatti è indifferente alla sfida
lanciata dall’aggressivo, ed allo stesso modo non infierisce sul passivo.
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La persona assertiva è in grado di gestire in modo efficace le relazioni umane
tramite un autocontrollo cognitivo, affettivo e comportamentale.
Elenchiamo alcuni concetti correlati all'assertività:
self-efficacy, ovvero un senso di auto-efficacia, consiste nel sentirsi all’altezza
delle scelte operate senza provare ansie o disagio;
self-monitoring, cioè un auto-monitoraggio che permette di osservare il proprio
ruolo e i propri obiettivi;
self-evaluation, ovvero un auto-valutazione che permette di essere in grado di
attribuire il successo e l'insuccesso alle giuste cause;
self-reinforcement, consiste in un auto-rinforzamento, come il gratificarsi al
raggiungimento di un obiettivo, consolidando i comportamenti positivi;
la competenza emotiva che lo rende capace di controllare le emozioni senza che
prevarichino il controllo razionale, inoltre non fa dipendere le proprie emozioni
dalla volontà altrui;
la libertà espressiva, ovvero la capacità di comunicare emozioni ed affetti;
l'autostima positiva che porta alla creazione di un'immagine positiva del sè e chi
stima sè stesso è disponibile a stimare gli altri.
Il moderno leader è un coach che promuove relazioni ed è intelligente
emotivamente, empatico ed assertivo.
È in grado di raggiungere gli obiettivi organizzativi facendo leva sulla
motivazione dei propri collaboratori, rispettandone i bisogni ed diritti, allo stesso modo
è capace di negoziare il proprio punto di vista senza subire passivamente le azioni altrui
e senza doversi imporre aggressivamente.
Quindi, il leader/manager assertivo non ha una personalità permissiva,
aggressiva e manipolatrice, privilegia il rispetto di se stessi e degli altri, è disponibile
all'ascolto ed ha un buon livello di franchezza rendendo l'interlocutore partecipe delle
proprie difficoltà, bisogni, aspirazioni e sentimenti.
Egli è attento ai propri obiettivi ed a quelli del team, utilizza metodi gratificanti ed
incentivanti con i propri collaboratori, è capace di prendere delle decisioni autonome ed
adeguate al contesto, rispettando il punto di vista altrui e sapendo spiegare le ragioni
della sua posizione.
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5.5 Time management
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Quadrante II (urgenza massima e importanza minima) contiene le interruzioni, le
email e le riunioni che il manager dovrà negoziare e delegare;
Quadrante III (urgenza e importanza massima) rientrano le crisi e i problemi che
il manager dovrà affrontare rapidamente;
Quadrante IV (importanza massima e urgenza minima) rientrano tutte attività che
il manager dovrà pianificare attentamente per il futuro aziendale quali la
prevenzione, la costruzione di relazioni efficaci, le nuove opportunità e il
rinnovamento.
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Occorre ricordare che poiché le azioni di tutti i membri sono interdipendenti,
quindi collegate tra loro - un leader mantiene la sua leadership anche grazie ai followers
che accettano di seguirlo.
Il leader si deve guadagnare tale legittimazione attraverso il modo in cui ricoprire
il suo ruolo, attraverso le sue capacità nella relazione al compito e nelle relazioni
umane.
Una caratteristica interessante di una leadership accettata riguarda la permanenza
dell’obbedienza all’autorità da parte dei followers anche in assenza del leader.
Il leader deve avere bene in mente che gruppo vuole costruire e gestire
accuratamente la dichiarazione - esplicita o implicita - di tali norme.
Inoltre, deve saper gestire le persone anticonformiste che rappresentano una
minaccia alla trasmissione ed al mantenimento della cultura di gruppo.
Non a caso - nelle organizzazioni aziendali contemporanea - il manager è un
promotore di relazioni che valorizza il capitale umano, comportandosi da un leader
efficace per il sui team.
5.7 Bisogni
Un bravo leader è attento ai bisogni dei propri followers per poterne sfruttare al
meglio il loro potenziale umano.
In qualunque situazione, ogni essere umano e spinto ad agire per soddisfare i
propri bisogni, che siano fisiologici oppure evoluti.
Il primo a teorizzare i bisogni e metterli in relazione alla motivazione che spinge
l'individuo al loro soddisfacimento, fu A. H. Maslow.
Egli stabilì una gerarchia dei bisogni umani, conosciuta come la piramide di
Maslow.
La sua teorizzazione si basa sull'assunto che per soddisfare i bisogni più evoluti,
come la realizzazione di sé, bisogna prima soddisfare i bisogni fisiologici.
Quindi, non si può raggiungere il vertice della piramide, ovvero
l’autorealizzazione, senza aver prima soddisfatto tutti i bisogni ai livelli inferiori.
La piramide è composta da cinque livelli di bisogni, alla base si trovano i bisogni
primari, ovvero, quelli fisiologici (mangiare, bere, dormire) e poi quelli di sicurezza
(economica, fisica, proteggersi da aggressioni.
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Una volta soddisfatti i bisogni primari, l'individuo si sente motivato a raggiungere
i bisogni secondari/sociali.
Soddisfatto nei bisogni fisiologici e di sicurezza l’uomo avverte la necessità di
soddisfare il bisogno di appartenenza, di sentirsi unito ad altri suoi simili ed
appartenere ad una rete sociale.
Una volta che l'individuo si sente di appartenere a qualcosa e sentirsi amati ed
accettati, affiora il bisogno di stima, di essere particolari ed unici.
Uno volta soddisfatto il bisogno di stima, l'individuo può puntare a soddisfare il
livello più alto della piramide, quello dell'autorealizzazione derivante dal dedicarsi ad
attività che lo facciano sentire pienamente appagato.
Le teorie contemporanee sui bisogni sono prive di gerarchie piramidali.
Anthony Robbins identifica sei bisogni fondamentali dell’individuo, quattro
sono fondamentali e devono essere necessariamente soddisfatti e due bisogni
superiori.
I primi due bisogni sono il bisogno di sicurezza contrapposto al bisogno di
varietà.
Il bisogno di sicurezza è già stato descritto da Maslow, il bisogno di varietà è il
bisogno di trovare novità per aggiungere dell’adrenalina ai nostri giorni, evitando che
siano privi di stimoli.
Robbins individua il bisogno di unione, simile a quello di appartenenza
maslowiano, indica il bisogno di una connessione con altri che spinge l'individuo ad
aderire ad una comunità sociale, amici, partner, famiglia.
Il quarto bisogno è quello di importanza, simile a quello maslowiano di stima,
contraltare del bisogno di unione, l'individuo una volta entrando in connessione con
altri e fa parte di un gruppo sente il bisogno di fare qualcosa di importante ed unico per
alzarci sopra il gregge.
I quattro bisogni precedenti, sono fondamentali e devono essere soddisfatti, dopo
di che l'uomo che si voglia realizzare deve soddisfare due bisogni superiori: il bisogno
di crescita personale e quello di contribuire alla società.
Il bisogno di crescita spinge ad apprendere e migliorare sempre più.
Il sesto bisogno, quello di dare un contributo alla società, indica il bisogno di
aiutare le persone.
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Alderfer, teorizza 3 bisogni fondamentali privi di qualunque gerarchia, tra cui i
bisogni esistenziali legati al desiderio di godere di benessere fisico e psicologico, i
bisogni relazionali legati al desiderio di creare e mantenere relazioni significative ed i
bisogni di crescita, volti all'autorealizzazione.
Questi 3 bisogni possono attivarsi contemporaneamente, la frustrazione di un
bisogno può comportare una regressione a livelli inferiori.
Il leader deve saper gestire la possibile frustrazione e aggressività dei followers
tra di loro e verso la leadership.
Anche McClelland teorizza tre motivazioni principali: il bisogno di realizzazione
ovvero il desiderio di raggiungere risultati sfidanti autonomamente ricevendo, dal
leader/manager, feedback sulla prestazione e adeguate ricompense; il bisogno di
affiliazione; il bisogno di potere cioè il desiderio di influenzare, insegnare ed
incoraggiare gli altri all'autorealizzazione.
Il leader/manager ideale ha un alto bisogno di potere e un basso desiderio di
affiliazione.
Come abbiamo detto, un buon leader deve conoscere i bisogni dei propri
followers, perché per raggiungere un obbiettivo di gruppo, le persone devono essere
motivate al soddisfacimento dei propri bisogni, che il leader collegherà allo scopo del
gruppo.
5.8 Motivazione
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La motivazione estrinseca è associata al desiderio di ottenere una ricompensa e
riguarda quei comportamenti eseguiti per una richiesta o costrizione esterna.
Il leader, per ottenere l'impegno dei followers migliorandone la performance, deve
agire sulla loro motivazione.
I processi motivazionali sono condizionati da fattori individuali come le
capacità, le conoscenze, la personalità, le emozioni, le convinzioni ed i valori, e da
fattori contestuali come l'ambiente fisico, le norme del gruppo, rinforzi, supporto
manageriale e cultura aziendale.
Nel contesto lavorativo, la motivazione intrinseca è legata al significato attribuito
dal dipendente sul proprio lavoro, alla propria percezione di auto efficacia, al proprio
potere deisionale ed al senso di miglioramento mentre la motivazione estrinseca è
sostenuta dallo stipendio e dalla meritocrazia.
Il vocabolario trasformazionale, oltre ad essere utile a motivare a livello
personale, è utile anche per motivare i membri del gruppo.
Il leader/manager, per mantenere costante la motivazione dei propri followers,
fornisce impegni sfidanti ed un costante supporto, inoltre fà percepire un senso di equità
negli scambi sociali.
Un dipendente che prova un senso di disequità rispetto ad un collega, sarà
demotivato offrndo una prestazione lavorativa inferiore al suo reale potenziale.
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gruppo, riducendo il conflitto patologico attraverso una comunicazione e cooperazione
migliore.
Il team building consiste nel risolvere problemi, reali o simulati, di cui saranno
analizzate le dinamiche che hanno portato ad un certo risultato, per essere coscienti su
come si dovrà agire.
Il leader dovrà stare attento alle dinamiche dello sviluppo del team per cogliere i
reali bisogni e gestire eventuali criticità.
Lo sviluppo del team si articola in vare fasi:
forming;
storming;
norming;
performing;
disbanding.
Nella fase di forming, il leader dovrà promuovere la socializzazione ed infondere
il piacere di lavorare insieme, chiarire quali saranno i valori del gruppo e sottolineando
l'importanza dell'obiettivo comune.
Occorre una comunicazione costruttiva e l'utilizzo del Brainstorming per
focalizzarsi su come raggiungere la mission, ovvero l'obbiettivo comune.
Il leader dovrà gestire ogni dubbio ed insicurezza di ogni singolo membro rispetto
al suo ruolo, facendo comprendere che ciascuno contribuirà alla realizzazione
dell'obbiettivo.
Nella fase di storming avviene una fase di transizione piuttosto turbolente, dove i
soggetti mostrano le proprie personalità ed entrano in competizione per definire il
proprio ruolo in relazione con gli altri e con il leader.
Il leader dovrà prestare attenzione alle tensioni dei membri per l'affermazione del
proprio status, i potenziali conflitti, la formazione di eventuali sottogruppi e la possibile
sfida alla propria leadership.
Il leader dovrà riconoscere e valorizzare formalmente i diversi ruoli e le relative
competenze per attribuire la giusta importanza ad ogni risorsa del team definendo
esplicitamente il contributo che ognuno può dare, rimarcando l'importanza del lavoro di
gruppo per il successo del progetto.
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Nella fase del norming avviene l'integrazione del team attraverso la condivisione
delle norme e delle conseguenti regole di comportamento, si definiscono i piani di
lavoro, la distribuzione dei compiti e delle responsabilità.
Il leader dovrà gestire l'eccessiva influenza reciproca e la possibile assenza di
fiducia, inoltre, occorre essere certi di aver superato la fase di storming.
Il leader dovrà ottenere il consenso per affermare la propria leadership,
promuovere uno spirito di gruppo che favorisca la cooperazione, definire le norme
condivise e facilitare l'accettazione reciproca.
Nella fase di performing, il leader dovrà favorire i follower in una presa di
coscienza critica e costruttiva delle opinioni altrui e del coinvolgimene dei singoli,
aiutandoli a decidere razionalmente.
Il leader dovrà incanalare la raggiunta coesione del team nel raggiungimento
dell'obbiettivo, riconoscendone i meriti individuali.
La fase di disbanding subentra quando il team raggiunge l'obiettivo del progetto e
dovrà sciogliersi.
I partecipanti del team potrebbero iniziare a preoccuparsi della separazione e
provare un senso di perdita e di tristezza.
Il leader dovrà gestire anche questa situazione ringraziando i membri per i
risultati raggiunti e preparare i membri della squadra ad eventuali progetti futuri,
sottolineando i livelli di miglioramento raggiunti dai propri followers.
Un leader efficace aiuta i followers a diventare leader di sé stessi e degli altri.
Abbiamo già visto in cosa consiste il processo persuasivo, ora approfondiamo tale
processo nel contesto lavorativo per vedere le possibili sfaccettature della persuasione e
le reazioni dei dipendenti.
Nel contesto aziendale esistono varie modalità di persuasione:
la persuasione razionale per via centrale;
persuasione periferica facendo leva sui sentimenti, ideali e valori per suscitare
entusiasmo;
consultazione per coinvolgere gli altri nel processo di pianificazione e decisione;
propiziazione, consistente nel mettere qualcuno di buon umore prima di fare una
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richiesta;
per attrazione personale, facendo leva sui valori dell'amicizia e della lealtà per
ottenere un favore;
per negoziazione, facendo delle promesse in cambio di una prestazione;
per coalizione, consistente nel coinvolgere altre persone per influenzare uno o più
individui;
pressione, mirante a pretendere obbedienza tramite minacce ed intimidazione;
per legittimazione, basate sull'autorità formale e sulle regole organizzative.
I followers, rispetto alla persuasione del leader, presenteranno vari atteggiamenti:
mostreranno impegno; si adegueranno; opporranno resistenza.
Certamente un leader deve essere capace di ottenere l'impegno dei suoi followers
per mantenere solida la leadership, sapendo gestore i bisogni individuali e del gruppo, la
critica ed eventuali conflitti.
Certamente la fonte, per persuadere, deve avere consenso sociale, deve essere
autorevole, coerente e credibili.
La persuasione, nel contesto aziendale è utile soprattutto nel cambiamento
organizzativo dove è richiesta una forte strategia di influenza sociale per evitare che
eventuali resistenze dei dipendenti ostacoli il processo.
Ogni cambiamento è fonte di paura ed è raro che sia accettato automaticamente.
La fonte deve evitare le critiche e le condanne, deve fare apprezzamenti onesti e
sinceri, deve essere empatico, deve ascoltare attivamente.
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Questo atteggiamento è particolarmente importante negli incontri professionali
in cui si ha l'obbiettivo di far accettare una proposta.
Un incontro che inizi con una serie di “no” porterebbero l'interlocutore in uno
stato d’animo negativo, mettendolo sulla difensiva e denotando chiusura mentale ed
ostilità.
Invece i piccoli sì porteranno al grande “sì”, quello della proposta interessante.
Dunque è importante iniziare con domande poste in positivo, evitando le domande
negative che iniziano con il “non” come il “Non vuoi impegnarti a fondo?”.
Inconsciamente l’interlocutore penserà a tutti i motivi per cui non vuole farlo.
Per portare qualcuno dalla propria parte, oltre a fare una buona impressione,
occorre interessarsi realmente a lui e farlo sentire accettato, capire cosa tiene a cuore,
apprezzarlo e stimarlo per dimostrarli che godono di una buona reputazione.
Occorre notare ciò che lo riguarda, apprezzare le sue qualità e rinforzale tramite
complimenti onesti e sinceri, soprattutto in pubblico.
I rimproveri servono ad indispettire ed allontanare il collaboratore.
Una volta portato dalla propria parte è possibile motivarlo tramite un'attività
sfidante e responsabilizzante, questo lo farà sentire importante e farà di tutto per non
sfigurare nel suo orgoglio.
E' utile ricorrere alle ancore vocali, modulando il tono della voce: se occorre fare
una domanda allora la voce salirà alla fine della frase, se si deve fare una constatazione
allora la voce resta allo stesso livello, se occorre dare un ordine allora la voce cala
leggermente.
Insomma è possibile impartire dei comandi nascosti abbassando la voce alla fine
di una frase.
Ad esempio affermare “ti piacerebbe fare questo per me” con un tono calante
potrebbe sembrerebbe una domanda a livello conscio ma interpretato come ordine a
livello subliminale.
I principianti parlano con un tono di voce uniforme e tutte le parole hanno lo
stesso peso, gli esperti della comunicazione usano un tono che cambia a seconda del
peso che vogliono dare alla singola parola.
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5.12 La critica: come farla e come riceverla
80
Insomma trasforma le proprie idee nelle opinioni dei followers, facendo in modo
che quest'ultimi colgano qualcosa di suo nelle proposte fornitegli.
Quando viene criticato, il leader assertivo, chiede all'interlocutore il perché della
critica per andare in fondo alle cause che hanno generato la critica, realmente
intenzionato a capire l'errore commesso.
Se ci sono colpe effettive, le riconosce onestamente e verrà apprezzato per la sua
sincerità e forza nell'ammettere le proprie mancanze.
Un leader assertivo, tuttavia, riconosci soltanto le colpe che ha davvero commesso
respingendo quelle che li vengono erroneamente attribuite.
Per difendersi dalle critiche è utile mettersi, a proposito dell'analisi transazionale
di Bern, nella posizione di adulto – adulto, per essere sullo stesso piano di parità con
l’interlocutore, favorendo il dialogo e instaurando un rapporto di reciproco rispetto.
Invece, quando deve criticare, un leader assertivo e consapevole che deve criticare
solo il comportamento evitando di criticare l’individuo nella sua identità.
Anziché affermare ad un collaboratore che è proprio uno stupido
compromettendone la relazione, preferisci soffermarsi sul comportamento errato, senza
colpirne direttamente l’ego.
La P.N.L. parla della tecnica del panino, dove la critica è inserita tra due
momenti di apprezzamento:
nota positiva iniziale per stabilire un clima cordiale e costruttivo;
la vera e propria critica effettuata verso il comportamento in modo chiaro e
preciso per far capire esattamente l’errore;
nota positiva finale per ribattere fiducia e convinzione che non commetterà più lo
stesso errore.
In questo modo la critica diviene costruttiva, si evita di intaccare l'autostima del
collaboratore e fa sembrare gli errori facili da correggere.
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Il conflitto nasce quando si percepisce una iniquità, verso un altra persona,
causata da una discrepanza tra lo status attuale e quello che si crede di meritare, che
porta all'attuazione di comportamenti aggressivi.
Il leader deve gestire il conflitto, verso i suoi confronti e quello tra i collaboratori,
creando un clima di interdipendenza che favorisca atteggiamenti pro-cooperativi per
il raggiungimento di un obbiettivo comune.
Il conflitto, visto nell'ottica funzionale e costruttiva, è stimolante per la crescita
del gruppo, mentre diviene patologico quando ostacola il raggiungimento degli obiettivi.
I conflitti, per essere funzionali, devono essere visti secondo l'ottica del win-win,
incoraggiando un dibattito all'insegna dell'integrazione dei diversi punti di vista per una
migliore comprensione del problema, favorendo il compromesso e promuovendo
rapporti più solidi e cooperativi.
Il leader, in questi casi, assume un ruolo di mediatore.
Prendere una decisone significa porre fine ad una questione, escludendo ogni
alternativa, ed è alla base di qualunque azione.
Chi sa “decidere” procede lungo la direzione intrapresa, mentre chi ha difficoltà
nel decidere, resta ancorato al punto di partenza, pieno di dubbi.
Spesso si confonde tra problema e disagio, il disagio ci informa dell’esistenza del
problema: attraverso le emozioni negative si comprendono i propri bisogni e le
difficoltà connesse al raggiungimento dei nostri scopi.
Pertanto è importante identificare i bisogni che si celano dietro le emozioni, per
comprendere gli obbiettivi giusti, da formulare positivamente (“ho bisogno di”) anziché
negativamente (“non voglio che”).
Spesso si evita di prendere una decisione per paura di sbagliare, lasciando tale
responsabilità alle altre persone oppure alla casualità.
Per superare tale condizione di incertezza è utile ricorrere alla tecnica della
visualizzazione creativa, per immaginarsi la situazione conseguente alla decisione
scelta, proiettandosi nel futuro desiderato ed associando delle sensazioni, stati d’animo e
stati mentali di benessere e soddisfazione.
Altri errori tipici riguardano l'utilizzo delle euristiche, la tendenza a perseverare
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per una strada che si è rivelata errata, la sottovalutazione dei rischi e la
sopravvalutazione delle probabilità di successo.
Si giunge ad una decisione più funzionale attraverso una ricognizione del
problema: una descrizione più accurata del problema, degli obiettivi, dei criteri che
condizioneranno la scelta e del problem solving.
La decisione è un processo circolare e può essere ripetuto varie volte prima di
raggiungere l'esito ideale.
La vita organizzativa è impregnata di decisioni individuali e di gruppo.
Ogni decisione ha una propria rilevanza (impatto organizzativo), una propria
temporalità (l'effetto nel breve, medio e lungo termine), un determinato contesto
(certezza o incertezza).
Le decisioni possono essere pianificate oppure immediate.
Le decisioni pianificate sono utili per affrontare i problemi strutturati, di scarso
rilievo e poco rischiosi, le decisioni immediate vanno prese per problematiche in
contesti incerti e che richiedono creatività,
Il decision making di gruppo è diverso da quello individuale, presenta una
maggior quantità di informazioni data da più punti di vista, quindi una maggiore analisi.
I limiti riguardano una maggiore dispersione delle risorse, la possibile presenza di
conflitti patologici, una possibile leadership autoritaria, un forte senso di conformismo.
Le decisioni di gruppo sono una combinazione di personalità e ruoli diversi che
devono convergere in un'unica scelta, scegliendo tra i diversi punti di vista.
Si raggiunge una buona decisione quando si condividono tutte le risorse, in modo
che le conoscenze di ognuno diventano patrimonio dell’intero gruppo.
Le interazioni che impediscono la risoluzione di un problema vengono chiamate
perdite di processo:
fenomeni di polarizzazione, fenomeno per cui gli individui, anziché convergere
verso un compromesso, tendono ad assumere posizioni estreme, spinte dal desiderio
di presentarsi sotto una luce più favorevole;
il groupthink o pensiero di gruppo, modalità di pensiero nei gruppi altamente coesi
in cui il desiderio di raggiungere un accordo unanime prevale sulla motivazione ad
adottare procedure decisionali idonee e razionali.
Il gruppo può arrivare a formulare una decisione attraverso varie modalità:
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per mancanza di una valida alternativa;
per autorità del leader;
attraverso una decisione della maggioranza ed il consenso della minoranza;
attraverso l'influenza della minoranza sulla maggioranza;
attraverso una decisione all'unanimità.
Una tecnica utile alla presa di decisione ed alla risoluzione di un probelma è il
problem solving.
Attraverso il termine problem solving, letteralmente “risolvere problemi”, si
indicano le abilità implicate nella risoluzione dei problemi.
La ricerca della soluzione può essere ostacolata da pregiudizi e resistenze
inconsapevoli che non permettono di focalizzare il vero problema.
In questi casi, consistenti nella mancanza di una decisione, si sperimenta una
condizione di stallo superabile attraverso l'individuazione di nuove soluzioni per il
raggiungimento degli obiettivi.
Il problem solving permette di inquadrare correttamente tali ostacoli per trovare
delle soluzioni creative, riducendone lo stress ed impostando il cambiamento necessario.
Una volta individuato l’ostacolo, è possibile eliminarlo, aggiralo oppure
osservarlo da un’altra prospettiva affinché possa diventare una risorsa.
Il processo del problem solving presenta quattro fasi sequenziali:
identificazione del problema e del nostro obiettivo, basata sulla definizione
dell'obiettivo e sull'analisi degli ostacoli;
generazione di possibili soluzioni, attraverso il brainstorming, un lavoro in
gruppo di 4-8 persone gestito da un moderatore, ognuno propone delle idee
originali ed alternative per la risoluzione di un problema, si parla a ruota libera
(anche costruendo alternative sulle idee altrui) viene abolita la critica (le idee
saranno sottoposte, successivamente, a critiche o analisi);
valutazione e pianificazione della soluzione, scelta della soluzione sulla base della
sua efficacia, fattibilità e conseguenza, e pianificazione della stessa (cosa, quando,
come e con quali risorse);
implementazione della soluzione scelta, consistente nell'esecuzione e valutazione
dei risultati.
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5.15 Tecniche di raggiungimento dell'obbiettivo
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strumenti, azioni, ecc..) che permettano il suo raggiungimento (l’errore consiste
nella formulazione dell'obbiettivo più che sul mancato raggiungimento);
tempificabile, stabilendo il raggiungimento di tale obiettivo nel lungo termine
oppure definendo una serie di scadenze successive a breve termine.
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dopo il suo raggiungimento, le perdite/guadagni ed i rischi connessi.
La situazione problematica è connotata da dati soggettivi quindi basati su delle
convinzioni personali.
Lo stato desiderato è parte dello spazio problema.
Spesso non si trova una soluzione al problema perché è disfunzionale anche il
modo di
approcciarsi ad esso (la valutazione di quest'ultimo).
Pensare di raggiungere gli obiettivi rimanendo all'interno dello spazio problema
porterà solo a risultati temporanei.
Lo spazio soluzione è inteso come un ampliamento dello spazio problema che
porta ad una diversa configurazione tra gli elementi stessi.
L’allargamento e la riconfigurazione delle relazioni di causa-effetto, esistenti
nello stato presente e nello stato desiderato, permetteranno di vedere le cose in modo
diverso mediante l'aggiunta di risorse nel sistema.
Supponiamo una situazione problematica:
sintomo, la situazione X crea spavento;
causa, si ha sperimentato un’esperienza traumatica simile a X;
obiettivo, diventare coraggioso nella situazione X;
effetti, essere fieri del coraggio di aver affrontato la paura.
In questo esempio, la risorsa utile ad allargare lo spazio problema è la
riconcettualizzazione della relazione tra coraggio e paura.
Infatti, il sintomo rimane ma cambia la relazione tra gli elementi (fuggire dalla
paura porta ad incrementarla, l’esposizione ad essa porta al coraggio di affrontarla).
La tecnica dello SCORE permette di analizzare il modo di pensare che ha
generato la situazione problematica, di individuare la giusta strategia di pensiero che
fungerà da base di partenza per il raggiungimento del successo e dell'eccellenza
personale.
Le strategie per raggiungere il successo – inteso come il raggiungimento di ciò
che rende pienamente appagati - sono costituiti dai comportamenti e dalle relative sub-
modalità di pensiero che determinano il modo di sentire le proprie emozioni.
La maggior parte delle volte queste strategie sono eseguite implicitamente,
tuttavia possono essere identificate consapevolmente e modificate in base ai bisogni.
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Per alcune persone il successo è riferito alla ricchezza ed alla propria carriera, per
altre può essere inteso come il raggiungere la serenità, l’amore, la notorietà o l’armonia
in famiglia.
Alla luce di tutto questo, la persona di successo è quella che riesce a raggiungere
il propri successo.
Quindi, in linea con quanto espresso all'inizio del paragrafo, il successo è inteso
come il raggiungimento di un qualcosa che è funzionale al senso di autorealizzazione
personale.
Qualunque sia la definizione soggettiva del successo, la P.N.L. mette a
disposizione uno strumento oggettivo per verificare l'effettivo raggiungimento
dell'obbiettivo, ovvero il modello T.O.T.E.
Questo metodo è noto come il modello del successo e presenta quattro fasi:
test, ovvero l’individuo esamina la situazione esistente e la confronto con la meta
da raggiungere, quindi elabora un progetto per realizzare il cambiamento
desiderato;
operate, l'individuo esegue le azioni necessarie;
test, l'individuo analizza nuovamente la situazione;
exit, l'individuo valuta se lo scopo è stato raggiunto e quindi l’azione finisce, in
caso contrario si va avanti fino al risultato voluto.
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C ONCLUSIONI
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Inoltre un lavoro di corretto team building porterà il gruppo a essere più coeso e
saper lavorare meglio insieme, producendo molto di più di quello che produrrebbero i
singoli elementi sommati tra di loro se lavorassero in conflitto oppure in maniera
separata.
Utilizzare la PNL nel lavoro di gruppo porterà il team a manifestare appieno le
proprie potenzialità con una produttività massima, portando l’azienda ad avere i
maggiori benefici in termini di fatturato e in termini di soddisfazione dei dipendenti.
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