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Lezione 2 – 03/03/2021

Dal punto di vista della periodizzazione bisogna mettere a confronto, analizzare in chiave comparata,
due snodi storico-culturali che sono cruciali per quanto concerne lo sviluppo della letteratura tedesca e
in maniera un po’ retorica, la vera e propria fioritura della letteratura tedesca. che si concentra in
particolare in un primo snodo che è il passaggio tra ‘700 e ‘800 e poi una sequenza successiva tra la
fine dell’800 e l’inizio del ‘900. Questi due momenti sono particolarmente cruciali, in particolare per
quanto concerne la prospettiva del territorio culturale di lingua tedesca. Non parliamo già di
Germania, perché la Germania vive un’unificazione nazionale tardiva (come d’altronde anche
l’Italia). Nel tardo Ottocento avremo la vera e propria nazione tedesca.
Partiamo da questa densa concentrazione produttiva, in questa coinvolgente stagione che in maniera
abbastanza sommaria ed emblematica viene definita romantica, in qualche modo in questo momento
la Germania affiora a una visibilità europea, diventa co-protagonista della letteratura europea, mentre
in precedenza aveva scontato una certa posizione in disparte. Usiamo già il termine “Germania” in
modo retroattivo per indicare l’antecedente culturale di quella che diventa poi la nazione unificata nel
1870-71. È il momento in cui la Germania si costituisce in nazione sconfiggendo la Francia e
affermandosi poi ancora una volta sullo scacchiere europeo come un impero potente che aspira anche
alla propria vocazione espansionista, alla propria guerra coloniale, a una sorta di condivisione di
questa competizione internazionale. I nazionalisti creeranno nel corso dell’’800 antagonismo,
situazioni di confrontazione, di conflitto tra paesi e culture diverse, rafforzando le identità nazionali
dei singoli paesi, che siano già coesi sul piano politico o ancora in un processo di ridefinizione dei
confini nazionali.
Ci sono delle analogie tra l’unità nazionale italiana e quella tedesca: non solo una tardiva costituzione
nazionale rispetto a una compagine europea in cui sappiamo già prevalgono costituzioni che hanno
anche un notevole peso specifico come nelle nazioni di antica tradizione quali la Francia, la Gran
Bretagna, la Spagna. La Germania e l’Italia condividono un destino parzialmente diverso ed entrambe
aspirano e costruiscono l’identità politica di nazione a partire dalla coesione culturale che fa a capo
alla condivisione di una lingua e di una tradizione che diventa modella identitario.
Questi due momenti, cioè lo snodo tra ‘700 e ‘800 e successivamente quello tra fine ‘800 e inizio ‘900
presentano un’analogia che consiste nell’insurrezione culturale, una rivolta culturale che
rispettivamente nei due momenti si registra con singolare incidenza e ancora più precisamente una
cultura che parte da una minoranza marginale di una koinè giovanile, un’avanguardia sia in uno che
nell’altro caso, che si distacca dalla cultura dominante cercando di affermare valori contrari a quelli
che riconosce come egemoni e di cui fornisce un progetto positivo, un Gegenentwurf
(controproposta, spinta oppositiva) che caratterizza non soltanto questo spirito di rivolta, ma anche la
sperimentazione formale di una nuova letteratura/scrittura nel tentativo di contrapporre un modello
antagonista. Un modello che da una parte vuole distruggere e contestare il mondo esistente e dall’altra
affermarsi come un modello ideale, positivo, sovraccarico di intensità emotiva che sommuove le
coscienze e anche motiva in questo processo di rottura.
La rivoluzione romantica è incarnata dal giovane Goethe. Egli è un grande protagonista di questo
scenario, non soltanto con la sua produzione giovanile, ma anche con la sua opera omnia.
Goethe sta a Dante da questo punto di vista, rappresentando il grande canone della letteratura tedesca,
colui nel quale si riconosce la fondazione di un canone nazionale. Goethe in un certo senso è
significativamente assurdo a modello storiografico. Nella tradizione germanistica di lingua tedesca,
nella Literaturwissenschaft, nelle scienze letterarie di lingua tedesca, si usa definire il periodo fine
‘700 e inizio ‘800 il Goethezeit (Età di Goethe). Goethe viene preso a modello non soltanto come
vertice dell’estetica della lingua tedesca ma anche come criterio di una cronologia. Cronologia che si
riconosce dunque nella longeva esperienza goethiana (Goethe nasce nel 1749 e muore 1832) questa
sua latitudine temporale è anche il magistero della sua persona dell’autorevolezza europea e non solo
tedesca limitata al raggio dei territori di lingua tedesca. Goethe rappresenta un vero e proprio
vitalissimo monumentale personaggio la cui lunga vita diventa un po’ il conio di un’epoca. Die
Goethezeit per convenzione nella storiografia letteraria contemporanea definisce l’arco di tempo di
nostro interesse.
La Germania rispetto ai processi rivoluzionari che investono in modo traumatico l’Europa del tempo
(da una parte la Rivoluzione Industriale, dall’altra la Rivoluzione Francese) resta in disparte. Sconta
anche una sorta di ritardo provinciale: da un punto di vista politico, per la frammentazione territoriale,
dal punto di vista economico ancora persiste un sistema feudale, un’organizzazione socio-economica
ancora prevalentemente fondata sulla dimensione rurale. Successivamente vive in maniera dirompente
una sorta di salto, alla fine dell’Ottocento, quando accanto all’unificazione nazionale si produce
questa sorta di recupero velocissimo di questo ritardo nell’industrializzazione. Questa
modernizzazione avviene nel giro di pochissimi decenni, catapultando la Germania da che era un
insieme di staterelli più o meno dispersi ancora attardati in una compagine culturale di sapore
anteriore all’ottocento degli altri paesi europei, se pensiamo al larghissimo sviluppo preponderante in
Europa nelle grandi capitali come Londra e Parigi facenti capo rispettivamente a due paesi
protagonisti di questa profonda innovazione, di questa modernizzazione che trasforma l’Europa da
continente feudale a un continente moderno borghese industriale. Questa rivoluzione investe la
Germania in modo tardivo.
La Germania nel 1870 comincia il decennio di unificazione di questa forza imperiale, è l’antefatto di
una Germania che nel giro di pochissimi decenni vive un’industrializzazione e modernizzazione e si
sospinge addirittura oltre i paesi con cui di fatto compete, cioè la Gran Bretagna e la Francia.
La fenomenologia della rivoluzione industriale è ancorata molto alla trasformazione urbana,
all’inurbamento delle masse che lavorano, a questa crescita anche nel senso del prestigio e della
centralità culturale del fenomeno delle metropoli, alle folle che diventeranno le nuove masse. Questo
fenomeno si compie in Germania proprio nello snodo degli anni ‘90 dell’Ottocento e può essere
misurato sulla intensificazione, sull’accrescimento demografico della città che si appresta a divenire
in quanto capitale anche una delle metropoli cruciali della storia europea del Novecento e cioè
Berlino.
Quest’inquadratura serve a guardare all’Ottocento tedesco riconoscendone la peculiarità, la differenza
nei confronti dello sviluppo culturale di altri paesi che di fatto stanno scrivendo nel frattempo il
destino dell’Europa.
Quello che caratterizza peculiarmente la cultura tedesca di questi momenti è proprio questa sorta di
spinta in avanti, di proiezione estremamente moderna a fronte di un paese che dal punto di vista della
sua configurazione territoriale è un insieme di staterelli e ducati più che essere un paese, così come
accade in Italia prima dell’1861. Peculiare dal punto di vista della cultura di lingua tedesca di queste
due fasi è la proiezione in avanti, questa capacità di recepire gli spunti che sono in qualche modo in
circolazione e le spinte che stanno trasformando la realtà europea.
Al di là della compartecipazione diretta delle diverse realtà geopolitiche di lingua tedesca, è presente
una capacità di metabolizzare il cambiamento e di propugnare una rivoluzione culturale di enorme
impatto. Per quanto concerne sia l’una che l’altra stagione, tanto questo snodo fine ‘700 inizio ‘800,
quanto lo snodo fine ‘800 inizio ‘900, sono due momenti chiave per la definizione di ciò che noi oggi
riconosciamo come peculiarmente rappresentativo della cultura di lingua tedesca.
Questa matrice romantica che per il momento definiamo paradigmaticamente, senza ancora
problematizzare la specifica valenza del termine, anche dell’intenzione programmatica legata a questa
temperie, può essere definita con una etichetta come l’avanguardia espressionista, che in qualche
modo ripete, riadatta e reinventa la continuità con la rivoluzione romantica, come se ci fosse
un’analogia nell’intenzione di fondo che è quella di contestare la trasformazione del mondo di cui si è
testimoni e di manifestare soprattutto quali siano le contraddizioni che esplodono velocissimamente
nel momento in cui il mondo sta cambiando, sta modernizzandosi.
La Rivoluzione Industriale e la Rivoluzione Francese stanno in qualche modo cooperando come
fenomeni che di fatto sostengono e promuovono l’affermazione di una nuova classe sociale che è la
borghesia, che è anche portatrice di valori antagonisti rispetto alla classe aristocratica. È un
rivoluzionario processo che sembra affermare e afferma sostanzialmente una scala di valori
totalmente inedita.
Da questa forte spinta viene fuori altrettanto forte, lucida e soprattutto dirompente dal punto di vista
delle implicazioni esistenziali, poetiche, letterarie, di tutto ciò che poi forgia anche gli immaginari
moderni o tardo moderni, una spinta e una contestazione uguale e contraria.
Si afferma la classe sociale borghese e dentro la borghesia una generazione di giovani, in entrambe le
epoche, si fa carico di denunciare criticamente la falsificazione dei valori su cui si fonda questo
modello di società e soprattutto di cantare non solo il proprio disagio, denunciare la propria ribellione,
la propria distanza profonda da quella ideologia ma anche di contestualmente propugnare, disegnare
in qualche modo i lineamenti di un mondo alternativo, utopico.
Rousseau è uno dei filosofi che per altro avranno una grandissima eco nella tradizione romantica di
lingua tedesca. È un illuminista che generalmente viene sottolineato come protagonista della filosofia
illuminista francese della metà del settecento, con una sorta di peculiare curvatura. Rousseau, volendo
schematizzare dal punto di vista delle talora convenzionali etichette, è legato a una serie di punti
chiari (Stichworte) della sua filosofia. “L’Eloise” di Rousseau è importante, i protagonisti per la
prima volta invece che attenersi ai canoni illuministi, seguivano la loro indole dando spazio ai propri
sentimenti, questo sarà proprio uno dei manifesti dell’inizio del Romanticismo. C’è già un conflitto
tra la ragione e il sentimento, il nostro obiettivo è quello di comprendere che relazione c’è tra la
rivoluzione russa e la rivoluzione francese, una società concreta che cambia nei suoi connotati storici
e sociali, profondamente anche materiali come può essere non solo la produzione di beni nelle
fabbriche ma anche le forme materiali del vivere, le città che subiscono un profondo e accelerato
processo di inurbamento, cominciano a costruirsi case affinché questa popolazione possa trovare
alloggio; affluisce non solo nella materiale cornice visuale dei protagonisti e dei contemporanei di
quell’epoca, ma anche nell’immaginario cominciano a essere popolati i sogni e anche gli incubi dei
contemporanei di allora, di questa nuova classe che è il proletariato, ma anche la borghesia sta
vivendo un riassetto, una definizione dei propri valori.
Nel sottotitolo del programma è proprio esplicitata la questione dei valori, quali sono i valori dei
diversi modelli non solo di classi che sono presenti su questo scenario, l’aristocrazia scalzata da
questa furia rivoluzionaria sancita dalla rivoluzione francese, contemporaneamente il proletariato la
cui legittima presenza sulla scena storica non è ancora riconosciuta in modo paritario e gli
antagonismi rispettivi l’aristocrazia contro la borghesia, la borghesia contro l’aristocrazia e il
proletariato, però anche le contraddizioni interne alla borghesia, spesso una generazione di più giovani
che contesta il mondo dei padri, non solo nella chiave dell’essere giovani contro vecchi, ma
soprattutto i giovani come portatori di una visione in fondo antitetica del mondo, rispetto alla classe
dominante. La classe dominante borghese è dedita al lavoro, afferma la ragione e si è impadronita
degli strumenti della ragione per farne veicolo del progresso scientifico e dal progresso scientifico
desumere il progresso tecnico e quindi una equazione, una analogia, che fa della stessa ragione lo
strumento del calcolo, del dominio del mondo e, in fondo è il sottinteso sostrato ideologico che la
rivoluzione romantica e la rivoluzione espressionista contestano a fondo, questa prosaica equazione
per la quale la felicità consiste nel progresso tecnico, che si possa misurare il grado di civiltà di un
mondo a partire dalle sue conquiste di tipo tecnico che qualcuno chiama legittimamente “comfort”.
C’è quindi un’equazione dei valori: da una parte una classe che sulla scena europea sta cavalcando la
rivoluzione soprattutto industriale, con la legittimazione ideologica della rivoluzione francese e sta
trasformando l’intero continente a partire dalla Gran Bretagna e dalla Francia, costruendo le fabbriche
e la rivoluzione materiale dei trasporti, di tutto ciò che è avanzamento tecnico e in questo
avanzamento tecnico riconosce la misura del proprio valore. Non è un caso che verso la fine dell’800
comincia a consolidarsi la cultura delle esposizioni universali, ciascun paese, sono vere e proprie fiere
nelle quali ciascun paese espone i ritrovati più avanzati sul piano della tecnica e misura su quello le
gerarchie di valori e il significato, la quinta essenza dei propri obiettivi. Rispetto a questo oggettivo
andamento del mondo, discendono da questi parametri tutta una serie di ulteriori valori che
osserveremo dal rovescio, cioè da ciò che questi giovani artisti hanno da ridire, questi giovani artisti
sentono la costrizione di questo sistema, vedono in controluce tutta la falsità su cui poggiano questi
valori, che poi sono il successo, il denaro e una quantificazione rigidamente materiale di ciò che
dovrebbe essere il traguardo che viene agguerritamente inseguito al punto che la storia dell’800
conduce sull’orlo tragico della prima guerra mondiale e questa ideologia espansionista, questo
primato di valori materiali è ciò che fa inorridire le anime di questi giovani romantici e di Goethe per
primo, attraverso il suo personaggio più celebre Werther, ma anche in Eloise e Pamela di Richardson
che è una sorta di gemella, sono fenomeni che possiamo leggere su scala europea con maggiori e
minori coincidenze di tipo temporale, ma con una spinta di tipo analogo. La ragione comincia a
diventare tacciaca di sospetto, perché la ragione sembra agli occhi di questi giovani rivoluzionari, una
rivoluzione dello spirito che essi propugnano, comincia ad essere in odore di sospetto, è il veicolo di
una censura, di una sopraffazione di sentimenti dentro cui risiede la spinta vitale che essi sentono
frustrata, rimossa, sacrificata in nome di valori affermati come superiori, sostituiti in modo brutale, le
vicende di queste donne sono di mortificazione, c’è un tentativo di emancipazione che passa per la
capacità di esprimere sentimenti dentro cui risiede una forza trasgressiva, dare sfogo all’emozione
diventa quest’irruenza, la passione in sé è una spinta che viene sentita come un’energia di
trasformazione del mondo, di attentato all’ordine costituito delle cose. Ecco che vediamo anche in
controluce, tutta la carica travolgente di questa sensibilità che non è soltanto la pacata valutazione del
corso del mondo e l’articolazione di un punto di vista che non coincide con quello dominante, è
piuttosto sia nell’uno che nell’altro caso, anche nell’avanguardia la tempra che è dietro questa scelta
di campo, è una tempra proiettivamente rivoluzionaria, cioè non è soltanto un dissentire più e meno
inerte, è una volontà di trasformare le cose a partire non solo da una diversa scala di valori, ma da una
prassi che viene sentita: l’arte non è più un esercizio come un altro, un erudita technè o un’attività che
rientra nel novero delle possibili vocazioni dell’essere umano, ma al contrario è direttamente
convocata come lo strumento per trasformare l’esistente. L’altra componente che riconosciamo è che
in queste due generazioni tra loro sorelle, in qualche modo l’arte stessa è un principio di vita, non è
più una delle diverse attività, ma innanzitutto si contrappone al lavoro, cioè all’architrave della società
borghese, il borghese è un uomo disciplinato che lavora, che produce concretamente denaro. Questo
DNA della società borghese non è cambiato dal tardo ‘700 a oggi, la costruzione del sistema nel quale
noi stessi viviamo è fatto dalle stesse contraddizioni, dalla contraddizione del denaro, del successo,
del potere che da ciò discende, è invece una scala di valori che rivendica il primato dello spirito,
l’educazione estetica, l’arte come una facoltà “gratuita” perché il premio dell’arte non è il denaro, ma
la compita realizzazione di un’identità. Questi sono i valori che sia la gioventù romantica che la
gioventù espressionista contrappongono al sistema dominante. Questa premessa serve a ricostruire il
nesso con la scorsa lezione, soffermandoci sulle coordinate di quella che definiamo per convenzione
Età di Goethe, in questo serbatoio così ricco, convivono molteplici indirizzi e predilezioni estetiche,
dunque orientamenti di gusto, sperimentazioni formali che vanno in direzioni molteplici per certi versi
originando da un comune intendere e volere, ma per certi altri anche distaccandosi. Dentro l’Età di
Goethe, dal punto di vista della storiografia letteraria, ritroviamo il classico, il romantico, il moderno,
troviamo cioè il convivere di diverse distribuzioni di accenti, diversi non soltanto esperimenti
rivoluzionari ma anche diverse genealogie dal punto di vista della tradizione a cui di volta in volta
singoli autori o correnti, dunque movimenti non solo individuali, ma che coinvolgono una più estesa
moltitudine di autori, di volta in volta chiamano in causa. Goethe stesso nella sua longeva prospettiva
e nel suo multiforme ingegno, citando anche l’Ulisse attraversato anche dalla penna di Dante, la
straordinaria latitudine, capienza dell’opera di Goethe che non è solo di tipo letterario ma include
anche il suo interesse per le scienze naturali e per una moltitudine enciclopedica di campi del sapere,
Goethe stesso per questo viene anche preso a modello, ha una sorta di evoluzione culturale, cambia
anche la scala di valori a cui ispira la propria ricerca poetica: nella sua giovinezza propende per la
ribellione antagonista nei confronti del mondo e Werther, come scrive anche uno tra i germanisti
italiani più famosi Ladislao Mittner, diventa un campione delle ragioni del cuore, per seguire la
propria inclinazione sentimentale tutto a un tratto assume un carattere rivoluzionario ed epocale. Il
punto di congiunzione tra questi due momenti è ciò che ci interessa, per quale motivo amare una
donna promessa sposa di un altro, è già una sfortuna, Werther indirizza i suoi sentimenti
condannandosi all’infelicità dell’amore impossibile, quello che è interessante in questa congiuntura
storico-culturale, è che da questo amore infelice sgorga un sistema letterario e una dirompente
rivoluzione di valori, che coinvolge ed è emblematica di un passaggio d’epoca nel quale la borghesia
convivono sin dal principio due spinte antitetiche: c’è una borghesia rivoluzionaria, progressista che
ha un fervore travolgente di accento sulla libertà dell’individuo e una componente della stessa classe
che è invece conservatrice, arroccata, talora reazionaria, che ispira la tutela dei propri valori ad un
altro tipo di cornice ideologica. Da una parte la tutela della misura materiale della felicità e dell’altra
la rivendicazione rivoluzionaria, appassionata, tempestosa e scapigliata (per riprendere immagini che
ricorrono anche perché porteci dalla stessa letteratura che le conia) della felicità come predominio
delle ragioni del cuore e dell’anima, dunque dell’interiorità. Nella prima parte del programma ci sono
coordinate che approfondiremo e problematizzeremo in modo concreto. In questa fase accettiamo
come definizioni strumentali: il Romanticismo è un insieme molto complesso non solo di stili e
predilezioni estetiche, ma è anche una grande macro categoria che all’inizio del nostro discoro funge
da bussola e indichiamo la Goetheszeit come ricorso positivo e utile alle coordinate cronologiche che
fanno da sfondo a questo discorso, 1770-1830. Il primo nucleo tematico, è il macro tema della natura.
La natura è l’alleata principale di questi giovani artisti che sentono questa profonda e lacerante
contraddizione nei confronti del mondo dei padri, della borghesia opulenta e materialistica che sta
definendo un ordine del mondo distante dai loro desideri e dalle loro aspirazioni. La natura non è più
solo un paesaggio, cioè un mondo circostante ed esterno, ma è una sfera che appartiene all’interiorità
di questi personaggi (der Vanderer ne è un esempio, colui che fuoriesce dalla società, che cerca questa
prossimità con la natura per vibrare in questa sorta di unisono appagante e cosmico. A differenza del
borghese che fa della passeggiata un momento di rappresentazione sociale, del proprio ruolo e della
propria autorevolezza). I protagonisti della cultura romantica, se intendiamo per Romanticismo questa
volontà di appellarsi a valori altri, gli studenti, coloro che sono ancora al di qua di una codificazione
del proprio ruolo sociale, che godono la libertà di tutte le potenzialità aperte dinanzi a sé, che godono
di una distanza dal mondo precostituito che si trovano di fronte, i vagabondi, i visionari, i folli.

Il poeta pre-romantico viene definito nella letteratura inglese un visionario o un mistico, tanti
saranno i riferimenti durante il corso che portano ad intrecciare varie tematiche, si ramificano
in tante direzioni perché è una costellazione variegata e uniforme con un alfabeto culturale
che si sprigiona simultaneamente a questi valori.
La borghesia ha tradito gli ideali che erano stati propulsivi nella Rivoluzione Francese:
Liberà, Fratellanza, Uguaglianza; portando poi ad un momento di disillusione, disincanto da
tutte queste immagini e visioni creando un processo “prosaico” di rinuncia alla poesia e
costruzione di un cammino che tradisce gli ideali. Da queste contraddizioni il Romanticismo
vuole sottolineare e brandire come arma questa sensibilità su itinerario: la natura, che è il
primo fondamentale sistema di valori che viene contrapposto ad un mondo manipolatore;
esempio fondamentale è nel Werther in cui la natura attraverso le sue stagioni rievoca i
sentimenti del protagonista.
L’io è un altro elemento portante del Romanticismo, in cui l’uomo per la prima volta mette in
evidenzia la sua soggettività, individualità che saranno le colonne sostenitrici della
Rivoluzione Borghese. L’io è colui che si erge a protagonista di una nuova storia (Werther,
Goethe) mettendo in scena la forma del inno che è l’esaltazione dell’anima che cerca nel suo
impeto anche una corrispondenza col mondo esterno; questi inni, appunto, hanno voglia di
svincolarsi dai poteri feudali, da un mondo che non conosce la libertà individuale e di aprire
un nuovo cammino, per poter segnare un nuovo tracciato.
Se l’illuminismo si afferma per diffondere i lumi della ragione sulla oscurità, ignoranza del
popolo; il Romanticismo tende, al contrario, a soffermarsi sull’incanto della notte, alleanza
con il mondo notturno perché si sentono vicino al cosmo e alla mitologia; particolare
importanza lo ha il colore Azzurro che rappresenta il colore del cielo, nonché simbolo del
infinito. Questa cultura reagisce nel modo opposto alla cultura del mondo attuale del epoca,
ribellandosi a ciò che erano i pilastri della società. Qui si crea un bivio coincidenti
cronologicamente tra Classicismo e Romanticismo. Il romantico ama la comunione con la
natura e perdere il controllo con la ragione, sentendosi un tutt’uno con la natura e il cosmo,
ciò viene chiamato suggestione panica, cioè la convinzione di appartenere al mondo con cui il
poeta si fonde (natura), (Werther). Il Classico s’intende al richiamo al ordine, come
compiutezza della invenzione formale, il rispetto delle regole e rispetto degli schemi, come le
statue greche, con una serie di regole ben precise di forme e curve da seguire; un altro
esempio importante da tenere in considerazione è la seconda parte del Werther, cui egli cerca
di essere ciò che la società vuole, adempiendo alle regole e leggi del lavoro.
Nella proiezione culturale del Romanticismo non c’è la frattura, perché la frattura sta proprio
nel cambiamento della società.
Non ci sono valori assoluti perché la Grecia riconosce la propria radice la sua Genesi, ma per
Nietzsche consiste nella perdita dei sensi tramite il principio dionisiaco. Ogni cultura
ridefinisce i propri valori, i testi sono costruiti secondo certe intenzioni, di cui fanno parte le
attribuzioni di valori. I romantici prediligono la poesia poiché hanno voglia di affermare un
Io che aspira al protagonismo pieno che si prospetta in avanti nella storia. L’io borghese
aspirare ai valori del proprio cammino, ovvero quelli estetici ed economici, volendo costruire
individualità facendo ricchezza tramite elementi materiali. Gli elementi estetici e materiali
vengono poi ripresi secoli dopo nel Nazional Socialismo nei campi della fisica e della
medicina. Il fascismo si fonda sulla base della presunzione del essere migliore geneticamente
di altri, la medicina riguarda il rapporto cura, benessere, di cui Goethe stesso dirà il Classico
è sano, il Romantico è malato secondo quello che era l’idea borghese; malato era sinonimo di
malvagio nella società borghese. Al contrario stigmatizzano la cultura Romantica come
malattia, che essi esaltano perché rimandano a qualcosa di superiore, possono andare oltre le
cose che tutti possono vedere, percepire normalmente; il folle poteva vedere e sentire ciò che
altri non potevano, anche grazie ad allucinazioni, droghe e alcool. L’artista è in armonia con
la creazione di forme genuine della natura che l’artista classico si propone di riprodurla
secondo le leggi classiche antiche. il Romanticismo ha riguardato il passato e riletto la
poetica di Aristotele che narrava le leggi dell’arte; i romantici di fronte al presente tornano al
passato, ridimensionando quelle che erano le leggi del passato. Neo Classicismo conserva le
leggi del passato, riportandole tali e quale.
In modo analogo il Romanticismo rimanda anche al Dandismo, colui che in mezzo alla folla
di gente si estranea sia mentalmente che nel modo di vestirsi e mostrarsi agli altri, reagisce
all’omologazione, si distingue, e si ritiene esteta; scenario di questo mondo modernizzato
sono le metropoli Parigi e Londra.
La modernità è vista anche come malessere nella percezione di una crisi profonda che si
intravede, portando allo scrittore romantico, un ripiegamento su sé stesso e ad una voglia di
affermarsi come individuo nella società.

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