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Giuliano Pinna
CASO
CLINICO
Un
dolore
postraumatico
alla
gamba:
è
sempre
di
pertinenza
ortopedica?
Ivan
Oppedisano,
Andrea
Assolari
ivan.oppedisano@yahoo.it
Accesso
in
Pronto
Soccorso
Questo
caso
clinico
riguarda
un
paziente
maschio
di
23
anni
di
nazionalità
pakistana.
Accede
al
Pronto
Soccorso
del
nostro
ospedale
per
dolore
allo
sfioramento
(causalgia),
tumefazione
e
lieve
impotenza
funzionale
con
zoppia
a
livello
del
piede
e
della
coscia
di
sinistra.
Inoltre
ipercromia
della
cute
del
dorso
del
piede,
con
cheratinizzazione
della
pianta
e
alterazioni
ungueali
(ved.
figura
1).
Parametri
vitali
nella
norma.
Non
febbre,
non
dispnea.
Figura
1
In
ANMNESI
PATOLOGICA
REMOTA,
di
difficile
raccolta
vista
la
barriera
linguistica,
riporta
negli
anni
precedenti
alcuni
traumi
da
caduta
alla
gamba
sinistra.
Inoltre
nel
novembre
2015
incidente
stradale
in
scooter,
con
conseguente
trauma
al
piede
sinistro.
Da
marzo
2016
forti
dolori
al
piede
sinistro,
con
arrossamento
ed
edema
dei
tessuti
sottocutanei
e
conseguente
riferito
ricovero
in
Ortopedia
presso
altro
ospedale
dal
quale
veniva
dimesso
dopo
trattamento
antibiotico.
Non
è
stata
fornita,
però,
approfondita
documentazione
del
decorso
clinico.
Il
paziente
riferisce
che
tale
terapia
sia
stata
prescritta
dal
medico
di
medicina
generale
alla
luce
della
persistente
sintomatologia
algica
resistente
a
paracetamolo
e
anti-‐infiammatori
non
steroidei.
• Leucociti
12.810/mcl
• Emoglobina
16.3
mg/dl
• M.C.V.
79.6
fl
• Piastrine
347.000/mcl
• Sodio
138
mmol/l
• Potassio
4.3
mmol/l
• Creatinina
0.83
mg/dl
• ALT
67
U/l
• CPK
97
U/l
• PCR
3.0
mg/dL.
Impostata
terapia
antibiotica
empirica
con
amoxicillina/acido
clavulanico
endovena
e
trasferito
presso
il
reparto
di
Medicina
Interna,
con
il
sospetto
diagnostico
di
infezione
dei
tessuti
profondi
dell’arto
inferiore
sinistro
e
visto
lo
scarso
controllo
del
dolore
con
la
terapia
in
atto.
Gli esami ematici eseguiti nei giorni successivi riportano i seguenti risultati:
Nonostante
questo
miglioramento
laboratoristico
e
malgrado
l’aumento
del
dosaggio
della
terapia
antidolorifica,
la
sintomatologia
algica
rimane
invariata.
Vengono
quindi
eseguiti
i
seguenti
esami
strumentali:
• RX gamba sinistra, RX tibio-‐tarsica sinistra; RX piede sinistro: non segni di fratture.
Alla
luce
di
questi
risultati,
di
significato
aspecifico
in
termini
di
indicazioni
diagnostiche,
si
è
deciso
di
procedere
escludendo
tutte
le
possibili
diagnosi
differenziali.
Ipotesi
diagnostiche
1. Patologia
degli
assi
vascolari
venosi
Nel
sospetto
di
trombosi
venosa
profonda
è
stato
eseguito
un
eco-‐color
doppler
venoso
degli
arti
inferiori,
negativo
per
ostruzioni
al
flusso
venoso
degli
arti
inferiori.
Nel
sospetto
di
una
patologia
con
coinvolgimento
del
sistema
nervoso
è
stata
richiesta
una
valutazione
da
parte
dei
colleghi
neurologi.
Qui
di
seguito
l’esame
obiettivo
riportato
dallo
specialista:
EON:
nulla
a
carico
dei
nervi
cranici
e
degli
arti
superiori.
Tiene
l’arto
inferiore
sinistro
semiflesso
ed
extra-‐ruotato.
Non
valutabile
la
forza
ma
non
si
evidenziano
deficit
grossolani.
Anche
la
sensibilità
tattile
è
conservata
con
allodinia
allo
sfioramento
della
cute
del
piede,
della
gamba
e
della
coscia.
I
ROT
sono
normali
agli
arti
superiori,
accentuati
agli
arti
inferiori,
dove
prevalgono
a
sinistra
con
clono
del
piede.
Estensione
orizzontale
del
riflesso
di
adduzione.
Risposta
scorretta
al
riflesso
cutaneo-‐plantare
bilateralmente.
Riflessi
addominali
assenti.
Conclusione:
segni
di
sofferenza
piramidale
dell’arto
sinistro.
Veniva
quindi
indicata
l’esecuzione
dei
potenziali
evocati
somestesici
e
motori
ai
4
arti
e
di
una
Risonanza
Magnetica
del
Rachide
dorso-‐lombare.
• Potenziali
evocati
somestesici
e
motori
ai
4
arti:
risposte
evocate
somatoestesiche
e
motorie
nei
limiti
di
norma.
• RM
rachide
dorso-‐lombare
con
mdc:
regolare
allineamento
metamerico
sul
piano
sagittale;
normale
il
canale
osseo
dorsale;
stenosi
di
tipo
costituzionale
del
canale
osseo
lombare.
Non
alterazioni
di
segnale
del
midollo
spinale
esaminato.
Cono
midollare
normale,
con
estremità
a
D12-‐L1.
Non
compressioni
midollari.
Corpi
vertebrali
dorsali
e
lombosacrali
con
morfologia
conservata.
Presenza
di
ernie
intraspongiose
di
Shmori
al
passaggio
dorso-‐lombare.
Dischi
intervertebrali
dorsali
e
lombari
contenuti
nell’apparato
fibro-‐legamentoso
(vedi
fig.
2).
Figura
2
Visti
gli
esiti
degli
accertamenti
indicati
il
neurologo
non
individuava
una
patologia
a
carico
del
sistema
nervoso,
ma
solo
una
“sovrastrutturazione
psicologica
su
precedente
flemmone
dell’arto
inferiore
sinistro”.
Indicata
terapia
con
Amisulpride
50
mg/die
per
2
mesi.
Vista
la
negatività
degli
esami
strumentali
per
lo
studio
di
ossa,
tendini
e
legamenti,
lo
specialista
non
poneva
indicazioni
di
tipo
ortopedico.
4. Patologia infettiva
Vista
l’imbibizione
dei
tessuti
muscolari,
la
presenza
di
una
falda
fluida
sottofasciale
a
livello
del
polpaccio
e
la
recente
diagnosi
di
flemmone
dell’arto
inferiore
sinistro,
nel
sospetto
di
fascite/osteomielite
l’infettivologo
proponeva
terapia
antibiotica
empirica
con
daptomicina
e
meropenem.
La
negatività
degli
indici
di
flogosi
(leucociti,
PCR
e
procalcitonina)
e
dei
valori
plasmatici
di
mioglobina
non
deponevano
però
a
favore
di
questa
ipotesi
diagnostica.
È
stata
inoltre
eseguita
una
PET
che,
malgrado
la
scarsa
collaborazione
del
paziente,
non
ha
evidenziato
alcun
tipo
di
captazione
del
radiofarmaco.
Anche
il
sospetto
di
infezione
da
streptococco
beta-‐emolitico
di
gruppo
A
è
stato
escluso,
vista
la
negatività
dei
valori
di
TAS
e
DNAsi
B.
5. Patologi
reumatologica
Sono
stati
ricercati
i
marker
di
autoimmunità
su
siero
(ANCA,
ANA,
C3,
C4,
Anti-‐CCP,
FR,
ACE,
blot-‐
miositi),
risultati
interamente
nella
norma;
è
stata
però
evidenziata
una
positività
alla
tipizzazione
HLAB-‐51.
Il
collega
reumatologo
poneva
in
diagnosi
differenziale
la
presenza
di
un’artropatia
psoriasica
o
di
un’algodistrofia;
indicava
quindi
l’esecuzione
di
ulteriori
accertamenti
diagnostici
e
di
una
consulenza
dermatologica.
6. Patologia dermatologica
L’esame
obiettivo
dermatologico
indica
la
presenza
di
onicodistrofia
a
livello
dell’alluce
sinistro
e
del
III
dito
del
piede
destro
con
numerosi
esiti
ipercromici
di
pregresse
lesioni.
Non
altri
segni
psoriasici,
anche
se
non
può
essere
esclusa
un’iniziale
oncopatia
psoriasica.
Decorso
clinico
Nel
corso
della
degenza
non
si
è
osservata
una
riduzione
della
sintomatologia
dolorifica,
malgrado
il
potenziamento
della
terapia
antalgica
con:
Vista
la
difficoltà
del
paziente
a
deambulare
è
stata
impostata
terapia
anticoagulante
profilattica
con
Enoxaparina
s.c.
Discussione
Alla
luce
della
scintigrafia
ossea
e
della
persistente
sintomatologia
algica,
apparentemente
sproporzionata
rispetto
all’obiettività
clinica
e
alla
terapia
antalgica
in
corso,
è
stato
possibile
effettuare
diagnosi
di
algodistrofia
(o
sindrome
dolorosa
regionale
complessa),
malattia
rara
multisintomaica
e
multisistemica
che
si
manifesta
con
sintomatologia
dolorosa
spesso
in
seguito
a
trauma
di
un
determinato
distretto
corporeo,
non
proporzionale
alla
tipologia
di
evento.
L’algodistrofia,
meglio
definita
come
sindrome
da
dolore
regionale
complesso,
è
una
patologia
che
coinvolge
vari
distretti
corporei,
in
particolare
il
tratto
mano-‐spalla
o
i
piedi,
caratterizzata
da
dolore,
gonfiore,
limitata
mobilizzazione,
instabilità
vasomotoria,
modifiche
del
trofismo
cutaneo
e
demineralizzazione
ossea
a
livello
della
zona
coinvolta(1,2).
Nota
da
più
di
100
anni,
questa
patologia
è
più
frequente
nelle
donne
nel
periodo
post-‐menopausa.
I
più
comuni
fattori
precipitanti
sono
fratture,
traumi,
distorsioni
o
interventi
chirurgici
a
livello
del
sito
coinvolto,
anche
se
in
circa
il
10%
dei
casi
non
se
ne
conosce
l’eziologia(3).
Alcuni
lavori,
infine,
sottolineano
come
predisponenti
alla
malattia
alcuni
tratti
di
personalità,
oltre
che
la
presenza
di
problematiche
psicosociali.
Il
sintomo
predominante
della
totalità
dei
casi
è
il
dolore,
descrittto
come
una
sensazione
continua
di
bruciore
prevalentemente
a
livello
profondo
ed
estremamente
debilitante;
la
sintomatologia
algica
può
essere
esacerbata
dal
movimento,
dalle
modifiche
di
temperatura
o
dallo
stress(5).
Altri
sintomi
consistono
in
alterazioni
della
sensibilità
(iperalgesia,
allodinia
o
iperestesia)
e
della
motilità,
modifiche
del
trofismo
cutaneo
(come
aumento
del
numero
di
bulbi
piliferi,
alterazioni
della
crescita
ungueale,
fibrosi
delle
fasce
articolari,
ecc.)
e
alterazioni
autonomiche
(edema,
pallore,
aumento/diminuzione
temperatura,
ecc.).
Tabella 1
Non
esiste
un
esame
“gold-‐standard”
per
la
diagnosi
strumentale
di
algodistrofia,
ma
numerosi
studi
hanno
verificato
l’utilità
della
scintigrafia
ossea
trifasica
come
test
in
grado
di
evidenziare
alterazioni
del
metabolismo
osseo(6).
L’esecuzione
di
esami
quali
radiografie,
ecografie
o
risonanza
magnetica
trova
utilità
nell’esclusione
di
diagnosi
alternative
come
alterazioni
vascolari,
neoplastiche,
infiammatorie/infettive,
neuropatiche
e
ossee(7).
Il
trattamento
della
sindrome
da
dolore
regionale
complessa
prevede
una
gestione
farmacologica
completa
della
sintomatologia
dolorifica(8)
mediante
l’utilizzo
di:
Inoltre
è
indicata
una
presa
in
carico
del
paziente
dal
punto
di
vista
psicologico/educazionale
e
fisioterapico,
soprattutto
nel
momento
di
miglior
gestione
del
dolore,
al
fine
di
una
miglior
presa
di
coscienza
della
malattia
e
della
provenienza
del
dolore,
oltre
che
della
ripresa
del
movimento
e
della
forza
muscolare.
Alcuni
recenti
studi,
inoltre,
hanno
dimostrato
l’efficacia
analgesica
di
altre
terapie
farmacologiche
(come
farmaci
alfa-‐agonisti,
alfa-‐antgonisti,
oppioidi,
ketamina,
Ig
umane
ev)
e
interventistiche
(iniezioni
di
anestetico
a
livello
dei
trigger
point
a
livello
del
muscolo
trapezio,
blocchi
nervosi
periferici,
stimolazione
magnetica
del
midollo
spinale
o
utilizzo
di
clonidina
per
via
epidurale)
nella
gestione
del
dolore
resistente
alle
terapie
di
prima
linea.
La
risoluzione
dei
sintomi
avviene
nel
74%
dei
pazienti
(in
alcuni
casi
addirittura
spontaneamente),
mentre
la
loro
durata
è
tra
1
e
60
mesi,
con
una
mediana
di
7
mesi.
Comuni
sono
le
recidive,
quantificate
in
circa
il
10-‐30%
dei
pazienti,
maggiormente
in
quelli
di
giovane
età.
Decorso
clinico
e
dimissione
Dopo
discussione
collegiale
con
i
colleghi
reumatologi
si
è
deciso
di
trattare
il
paziente
con
Neridronato
100
mg
endovena
a
giorni
alterni
per
5
giorni
(9).
Si
è
quindi
assistito
ad
un
lieve
miglioramento
del
dolore
al
piede
sinistro,
con
ripresa
difficoltosa
della
deambulazione.
Alla
dimissione
la
sintomatologia
algica
era
scarsamente
controllata
(VAS
4/10)
malgrado
la
terapia
con:
• Indometacina
25
mg
1
cp
ore
8,
1
cp
ore
15,
2
cp
ore
23
(con
indicazioni
per
successive
riduzioni
dei
dosaggi);
• Ossicodone
10
mg
+
naloxone
5
mg
1
cp
x
2/die;
• Ossicodone
5
mg
+
paracetamolo
325
mg
al
bisogno;
• Amisulpride
50
mg
1
cp
ore
8;
• Amitriptilina
4%
5
gocce
ore
22;
• Lansoprazolo
30
mg
1
cp
ore
8.
Il paziente è stato preso in carico per il follow-‐up dai colleghi Reumatologi.
Alla
luce
della
diagnosi
definitiva
è
possibile
osservare
come
il
sospetto
di
patologia
infettiva
dei
tessuti
molli,
per
quanto
compatibile
con
le
evidenze
clinico-‐laboratoristiche,
sia
stato
fuorviante
nei
confronti
della
diagnosi
finale.
È
necessario
dire,
però,
che
i
criteri
di
diagnosi
dell’algodistrofia
non
prevedono
la
presenza
di
un
incremento
degli
indici
di
flogosi
e
che
quindi
in
questo
paziente
è
stato
possibile
osservare
una
sovrainezione
della
zona
colpita
dalla
malattia,
motivo
principale
di
accesso
in
pronto
soccorso
del
paziente
e
di
ricovero
internistico.
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