Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
LAURA FARANDA*
RIASSUNTO
SUMMARY
The article retraces the intellectual heritage of the psychiatrist Bruno Callieri, as
well as the critical confluences that the concept of body opens in two disciplines such as
anthropology and psychopathology. As an element that moves between psyche and
culture, the body becomes resource, gesture, result of an effort, contact tool or desire,
and ultimately one of the best clinical training to build interpersonal encounter between
lifeworlds and sensible representations.
*
Professore ordinario di Antropologia culturale
11
Formazione Psichiatrica n.1 Gennaio-Giugno 2015
12
Faranda L. Il lascito di Bruno Callieri e le “grammatiche” del corpo...
13
Formazione Psichiatrica n.1 Gennaio-Giugno 2015
14
Faranda L. Il lascito di Bruno Callieri e le “grammatiche” del corpo...
15
Formazione Psichiatrica n.1 Gennaio-Giugno 2015
emotivo, sia nella vita sociale che nella cornice diagnostica (Apolito, 2015:
157).
Corpo come pelle psichica che prelude a una pelle sociale: essere in
relazione, anzitutto con il corpo materno, consente infatti a un soggetto di
guadagnare progressivamente l’acquisizione di un tempo della vita, quindi di
una coscienza temporale, intesa prima come spazio intermittente di una
presenza e di un’assenza, poi contenitore di memoria.
Corpo-pelle, pelle psichica come come membrana e filtro tra il dentro e
il fuori, se è vero che la pelle non è solo il luogo del tatto, ma allude a un
preciso confine corporeo, che perimetra ed estende la percezione dell’io.
Né è un caso che la pelle diventi metafora linguistica delle emozioni più
profonde: sentire “a pelle”, “salvare la pelle”, “rimetterci la pelle”, essere
“amici per la pelle”, essere “nella pelle” di qualcuno, “fare la pelle” a qualcuno.
Emozioni di cui la pelle traduce metaforicamente proprio le pressioni fra un
dentro e un fuori: e allora “non si sta più nella pelle” o “si ride a crepapelle”; si
hanno “i nervi a fior di pelle” o bisogna avere “la pelle dura” (Franciosi, 1955).
Ho fin qui elencato alcune regole preliminari e implicite di una
grammatica del corpo: e come si potrà facilmente avvertire, spesso è proprio la
lingua a farsi spia eloquente di quell’universo di emozioni, umori, sentimenti
che convocano il corpo a metafora della vita psichica.
Così, nel segno di una appartenenza che si muove tra psiche e culture, il
corpo esperito come il mio corpo si fa risorsa, gesto, esito di uno sforzo,
strumento di contatto o desiderio; ma al tempo stesso mi garantisce l’abitualità
di una appartenenza in virtù della quale il corpo che sono rimane per me
invariato, non muta con lo scorrere del tempo, ad onta del corpo che ho.
È su queste sponde di riflessione, condivise e vigilate dalla generosa
vicinanza di Bruno Callieri, che le grammatiche di un corpo declinato nei
saperi antropologici hanno lasciato emergere la “sintassi” che ne regolamenta il
lessico anche all’interno della psicopatologia fenomenologica.
Così, ad esempio, nel volume a due voci Medusa allo specchio.
Maschere fra antropologia e psicopatologia, proprio giocando sul doppio
registro semantico di una maschera-persona, con Bruno Callieri abbiamo
ripensato gli spazi polisemici delle maschere etnologiche tradizionali, costruite
secondo codici rigorosi e spesso segreti, che disdegnano l’individuazione e la
personalizzazione, che si affidano alla ricca costellazione rituale delle culture
che li attivano. E che in ultima istanza si dissolvono nei corpi che le indossano,
per consentirne la conquista di nuovi spazi culturalmente protetti. Di quelle
maschere abbiamo provato a decifrare l’enigma, deportandole nella
16
Faranda L. Il lascito di Bruno Callieri e le “grammatiche” del corpo...
17
Formazione Psichiatrica n.1 Gennaio-Giugno 2015
proprio perché sollecitato da un suo primo studio sui sei casi psichiatrici
connessi con l’esperienza di fine del mondo, nei quali i vissuti di de-
realizzazione e di de-personalizzazione dei suoi pazienti diventavano brucianti
esperienze vissute, figure in carne e ossa, corpi in figura di una crisi della
presenza che rendeva irrimandabile il confronto – ma sarebbe meglio dire il
“corpo a corpo” – dell’antropologia con la psicopatologia (Callieri, 1955).
Il dialogo tra i due studiosi fu seguito da altri incontri, in una stagione
breve ma densa, poi interrotta per qualche anno, quindi ripresa concretamente e
progettualmente, almeno nelle intenzioni di De Martino (Di Donato, 1999) 1,
dopo il ritorno dal Salento, dove il vissuto corporeo delle sue tarantate gli
imponeva un bilancio teorico e di metodo urgente e irrimandabile. C’è infatti
una pagina memorabile con cui De Martino chiude la sua monografia sul
tarantismo – siamo nel 1960 – che dà la misura di quanto La terra del rimorso
denunciasse già le insidie di un corpo vissuto, quello delle tarantate, che
rischiava di eclissarsi nella sintomaticità di un corpo malato e negli spazi
medicalizzati di un reparto psichiatrico. Ne riporto alcuni passaggi eloquenti:
18
Faranda L. Il lascito di Bruno Callieri e le “grammatiche” del corpo...
migliori psichiatri di Lecce quanto la commovente devozione con la quale cercavano di aiutarci
nella nostra indagine, segretamente sperando che avremmo trovato il modo di guarire la loro
ragazza e di metter fine a una vicenda che dissestava economicamente la famiglia e teneva ogni
estate gli animi sospesi. Quando l’équipe fece ritorno a Roma, ci raggiunse dopo pochi giorni un
telegramma che ci fece sentire tutta la responsabilità della nostra indagine, ricordandoci nel modo
più brutale che i tarantati erano non soltanto documenti di un’altra età, ma persone vive verso le
quali avevamo dei doveri attuali. Nel telegramma si leggeva: «Carmela balla. Venite.» (De
Martino, 1961: 90-93).
19
Formazione Psichiatrica n.1 Gennaio-Giugno 2015
Il lavoro degli occhi e quello dei gesti; il gioco delle pause e quello dei silenzi; le
sospensioni, le annuizioni; le espressioni allusive e interrogative; la postura. I tempi e i modi del
linguaggio, i timbri vocali; le lacrime; il gioco chiaroscurale di luci e di ombre. L’ascolto. Il senso
ed il non senso; la comprensione e l’incomprensibilità; la resa di fronte al bios; la contemplazione
dell’altro come puro essere-nel-mondo-della-diversità-altrui. Da parte dell’altro, i vissuti espressi
e quelli negati; vissuti solo abbozzati e pure compresi. La distanze a la vicinanza,
l’allontanamento a sfocare.... (Callieri, Maldonato, Di Petta, 1999: 245).
20
Faranda L. Il lascito di Bruno Callieri e le “grammatiche” del corpo...
BIBLIOGRAFIA
21
Formazione Psichiatrica n.1 Gennaio-Giugno 2015
22