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Università degli Studi di Genova - Facoltà di Architettura

Dispense al corso di complementi di fisica tecnica ambientale

CAPITOLO 7

ILLUMINAZIONE DI ESTERNI: CRITERI GENERALI

Nell’affrontare il tema dell’illuminazione di esterni si può ricordare che in questi


casi la visione risulta più scotopica che fotopica ( si fa uso più dei bastoncelli che dei
coni) per cui si ha conseguentemente una ridotta percezione dei colori con
accentuazione dei colori freddi blu-verdi rispetto ai colori più caldi (rossi-gialli).
L’occhio del visitatore è inoltre adattato a luminanze basse per cui risulta più sensibile
ai fenomeni di abbagliamento. In generale l’illuminazione di esterni (edifici
monumentali, spazi verdi ,vie di transito etc.) richiede sulle superfici da illuminare
illuminamenti atti a consentire una corretta visione in relazione alla situazione
ambientale circostante. I livelli di illuminamento da realizzare non sono quindi
assoluti ma dovranno far sì che la luminanza assunta dalle superfici illuminate risulti
adeguata allo sfondo circostante. Poiché in questi casi la luce proviene direttamente
dalle sorgenti luminose impiegate senza significativi contributi di luce riflessa il calcolo
risulta, in linea di principio, facilmente risolvibile sulla base di semplici relazioni
analitiche. Sono ovviamente da considerare aspetti legati alla fruizione normale o
occasionale degli spazi, individuazione degli elementi a valenza estetica cui dare
opportuno risalto visivo anche perché nell’illuminazione di spazi esterni estesi non si
procede quasi mai ad un’illuminazione generalizzata “a giorno” ma ad un’illuminazione
prevalentemente localizzata su scorci suggestivi.
7.1 Scelta e valutazione illuminamento necessario
Come già accennato una buona percezione di un soggetto richiede un
bilanciamento tra la sua luminanza L2 con la luminanza L1 dello sfondo circostante. Ad
esempio, per ottenere valori ottimali del fattore di contrasto C, valori cioè compresi tra
2-2.5) sarà necessario raggiungere una luminanza L2 del soggetto tanto più alta quanto
più elevata sia luminanza media dello sfondo L1 in accordo con la definizione di C:

L 2 − L1
C=
L1

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Una volta determinata la luminanza L2 del soggetto il livello di illuminamento


necessario E2 (lux) sul soggetto dipenderà dal fattore medio di riflessione della luce ρ2
della sua superficie. In particolare risulterà, ( nell’ipotesi di riflessione lambertiana!):
π ⋅ L2
E2 =
ρ2
Pertanto, tanto più alta la luminanza L2 del soggetto tanto più elevato dovrà
risultare l’illuminamento E2 sul soggetto. Nella seguente tabella si riportano valori
indicativi della luminanza media di sfondo :

Situazione tipica Luminanza media sfondo


(cd/m2)
Zone buie 1
Zone rurali poco illuminate 2
Zone urbane scarsamente illuminate 4
Zone urbane mediamente illuminate 6
Zone urbane ben illuminate illuminate 12

Nella seguente tabella si riportano valori orientativi del fattore di riflessione


medio di alcuni materiali da costruzione.
Materiale Fattore medio riflessione ρ
Mattoni rossi nuovi (puliti) 0.25
Mattoni rossi sporchi 0.05-0.10
Marmo chiaro 0.60-0.65
Granito chiaro 0.10-0.15
Intonaco chiaro 0.40-0.50
Intonaco scuro 0.25
Intonaco sporco 0.10
Calcestruzzo/ pietra chiara 0.40-0.50
Calcestruzzo/ pietra scura 0.05-0.10

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Nella seguente tabella si riportano alcuni illuminamenti indicativi per


l'illuminazione di facciate di edifici monumentali.

Zone poco zone bene zone centrali


Materiale illuminate illuminate molto illuminate
Stato
E [lux] E [lux] E [lux]
Marmo bianco Pulito 25 50 100
Sporco 70 130 250
Intonaco chiaro Pulito 100 300 400
Mattoni rossi Pulito 75 150 300

7.2 Controllo dell’abbagliamento


Le sorgenti luminose devono essere schermate al fine di limitare l’intensità luminosa I
emessa nella direzione dell’osservatore. A questo scopo, si utilizzano griglie a lamelle
orizzontali o verticali (se richiesto) opportunamente dimensionate. Nel caso di punti di
osservazione che impongano la necessità di una doppia schermatura (verticale +
orizzontale) si utilizza una griglia rettangolare con lamelle verticali e orizzontali. A titolo
di esempio consideri la semplice situazione rappresentata nelle seguenti figure ove
l’angolo ε di schermatura orizzontale necessario può essere realizzato con due sistemi
di lamelle orizzontali diverse. Come si può osservare nelle figure è necessario che il
rapporto tra la distanza tra le lamelle e la loro lunghezza sia pari a tan ε. Risulta :
h
ε = arc tan
d

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L’impiego di schermi riduce il rendimento luminoso degli apparecchi e ne modifica le


curve fotometriche per cui è opportuno prevederne l’uso solo in caso di effettiva
necessità. In presenza di superfici lucide riflettenti verticali o di superfici d’acqua
riflettenti è opportuno disporre gli apparecchi illuminanti in posizione tale da evitare
abbagliamenti riflessi dovuti a fastidiose riflessioni (vedi figura).

7.3 Cenni su aspetti colorimetrici


Il progettista può contare attualmente sulla disponibilità di molte tipologie di sorgenti le
quali anche in combinazione con opportuni filtri colorati consentono di giocare con
suggestivi effetti cromatici, ad esempio, dosando opportunamente i singoli contributi. Nel
caso desideri realizzare miscele di luci con diverse caratteristiche cromatiche è opportuno
che la distanza tra le sorgenti e il soggetto non sia troppo ridotta al fine di realizzare una
miscelazione sufficientemente omogenea dei flussi luminosi di diverso colore. E anche
necessario celare completamente gli apparecchi luminosi rispetto alle direzioni usuali di
osservazione.

7.4 Calcoli illuminotecnica


7.4.1 Metodo del flusso totale
Il flusso luminoso totale necessario ϕl (lm) sulla superficie A (m2) del soggetto
per realizzare l’illuminamento medio richiesto E (lux) si può valutare con l’espressione:

A⋅E
ϕl =
U⋅M
ove :
U = fattore complessivo di utilizzazione del flusso luminoso ( numero compreso
tra 0-1) . Risulta U= η u ove η è il rendimento luminoso dell’apparecchio ( rapporto

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tra flusso uscente e flusso generato dalla sorgente) e u utilanza del sistema ( rapporto
tra il flusso che effettivamente giunge su A e il flusso totale emesso dall’apparecchio).
Per valutare U si deve conoscere η (dato dal fornitore) e, in relazione alla specifica
applicazione, procedere a valutare u sulla base della geometria del problema (cioè
stabilire la parte di flusso luminoso che non intercetta la superficie A).
M = fattore di manutenzione ( numero compreso tra 0-1) rappresenta il rapporto
tra il flusso luminoso emesso dall’impianto dopo un certo periodo di tempo rispetto al
flusso emesso inizialmente (impianto nuovo e sorgenti pulite). M tiene conto del minore
flusso emesso per invecchiamento delle sorgenti e per fenomeni di sporcamento.

A titolo di esempio si riporta in figura una tipica curva di decadimento


complessivo del flusso luminoso emesso da un apparecchio luminoso (curva tratto –
punto). L’effetto complessivo di decadimento è il prodotto del rendimento
progressivamente minore della sorgente (curva ---) per il decrescente rendimento
dell’apparecchio per fattore di solo sporcamento M* (curva continua). In figura è anche
rappresentato l’effetto di un intervento di sola pulizia e di un intervento di pulizia e
ricambio.
Nella seguente tabella si riporta, a titolo di esempio, nel caso di un apparecchio
con scarsa protezione del vano ottico valori indicativi del fattore di solo sporcamento
M* in relazione all’ambiente di installazione per diverse programmazioni della pulizia.

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Intervallo di Inquinamento Inquinamento Inquinamento


manutenzione (mesi) atmosferico alto atmosferico medio atmosferico basso
6 0.61 0.69 0.96
12 0.53 0.62 0.94
18 0.48 0.58 0.92
24 0.45 0.56 0.91
36 0.42 0.53 0.90

Al riguardo dell’illuminamento E si può osservare che questo può essere inteso


dal progettista sia come “valore attuale” dopo un certo periodo di funzionamento sia
come “valore medio di esercizio” rappresentativo del periodo di tempo tipico tra due
interventi di manutenzione. Per quanto riguarda il numero di apparecchi luminosi da
considerare non esistono regole specifiche: il flusso luminoso totale può essere ripartito
su un numero diverso di apparecchi di potenza unitaria diversa. Se si usano più
apparecchi si potrà usufruire di una maggior flessibilità di gestione con un maggiore
fattore di utilizzazione pagando però il pedaggio della minore efficienza che caratterizza
le sorgenti di minore potenza unitaria.

Esempio:
Si consideri, in zona a basso inquinamento, un impianto costituito da 10 proiettori
funzionanti con manutenzione programmata ogni due anni e per cui siano previste 1500
ore annue di accensione. Il decadimento del flusso luminoso delle sorgenti impiegate,
espresso come variazione percentuale del valore nominale dopo la vita media ( 6000
ore), sia del 40 %. La vita media delle sorgenti impiegate sia 6000 h.
Dopo due anni e cioè 3000 ore di funzionamento il decadimento del flusso nominale
(assunto proporzionale al tempo di effettivo esercizio) sarà del 20 %. Si ipotizzi anche
che un proiettore si sia bruciato. Dalla tabella M* = 0.91 per cui alla fine del periodo di
manutenzione ( dopo cioè due anni ) sarà:

100 − 80 9
M = 0.91 ⋅ ⋅ = 0.65
100 10

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7.4.2 Metodo dell’intensità luminosa


Come già osservato, nota l’intensità luminosa I (cd) emessa dalla sorgente nella
direzione individuata dalla congiungente la sorgente col punto P sulla superficie, si può
valutare l’illuminamento in P con la relazione :
I I
E= 2
⋅ cos ϑ = cos 3 ϑ
R h
Pertanto ripetendo i calcoli su una griglia di punti significativi della superficie da
illuminare si può giungere ad una descrizione anche assai puntuale e dettagliata della
distribuzione dell’illuminamento su di essa. Informazioni relative all’intensità luminosa
emessa per ogni apparecchio sono date dal produttore sotto forma di curve fotometriche
o tabelle numeriche. Questo metodo di calcolo consente di verificare oltre ai valori medi
di illuminamento anche se sulla superficie si sia realizzata anche una sufficiente
uniformità di illuminamento, ad esempio Emin/Emax > valore imposto.

7.4.3 Cenni sulle applicazioni più comuni


¾ Facciate di edifici
In questi casi è sempre possibile suddividerle in aree singole su cui realizzare gli
illuminamenti di progetto desiderati nel rispetto degli equilibri di luminanza prima
ricordati. Le facciate possono essere illuminate mediante proiettori installati a distanza
opportuna (ad esempio su costruzioni adiacenti etc.) oppure con apparecchi collocati
sulla stesso edificio magari sfruttando opportunamente la presenza di cornicioni, aggetti
etc.). Da evitare la formazione di macchie di luce a seguito dell’installazione di
proiettori posti troppo vicino alla parete ad esempio su staffe a sbalzo.
Buoni risultati si ottengono con apparecchi montati direttamente sulle pareti e dotati di
sistemi ottici per distribuire luce radente su di queste.
Le facciate possono anche essere illuminate dal basso installando gli apparecchi su
paline (0.3-3 m di altezza) posizionate a pochi metri dalle facciate stesse. Si può
osservare che una superficie illuminata appare appiattita e senza rilievi se la luminanza
ottenuta è troppo uniforme per cui per evidenziare particolari architettonici si può far
ricorso a voluti contrasti di luminanza (zone d’ombra realizzate con sorgenti luminose
non simmetriche, sorgenti poste a diversa distanza etc.), come indicativamente
rappresentato nelle figure seguenti.

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La forma di un edificio viene ad essere esaltata, realizzando luminanze diverse tra le


facce con uno spigolo comune.

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Nelle figure seguenti si schematizzano alcune tipiche disposizioni degli apparecchi


luminosi per ottenere, non solo l’evidenziazione notturna delle facciate di edifici anche
una buona evidenziazione delle loro coperture al fine di rendere compiuta la percezione
della volumetria di un edificio.

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Le figure seguenti illustrano due modi diversi di evidenziare un particolare


architettonico (un colonnato). Nel primo modo le colonne risaltano “ in negativo” su
uno sfondo illuminato mentre nel secondo caso sono illuminate per risaltare “in
positivo” su uno sfondo scuro.

Nel caso di torri cilindriche per rendere percettibile la forma circolare è necessario che
la luminanza delle superfici vari in modo continuo senza brusche variazioni. La
luminanza deve inoltre risultare pressoché costante lungo ogni generatrice verticale.
Si può osservare che una torre, appare più slanciata se la parte centrale presenta
maggiore luminanza rispetto alle parti laterali; effetto opposto si ottiene invertendo le
luminanze. Nelle figure seguenti si riportano due diverse modalità di illuminazione con
proiettori di torri cilindriche. Nel primo caso il rapporto tra la distanza dei proiettori e le
dimensioni della torre è grande (lungo la direzione di osservazione A1 si percepisce il
lato più illuminato), mentre nel secondo tale rapporto risulta sensibilmente minore
(lungo la direzione di osservazione A1 si percepisce il lato meno illuminato; lungo la
direzione di osservazione A2 si percepisce il lato più illuminato).

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¾ Statue ed oggetti artistici


Nel caso di illuminazione notturna di statue/manufatti il numero e la
disposizione degli apparecchi luminosi da impiegare dipenderà dalla forma e grandezza
del soggetto. Si può osservare che è spesso opportuno realizzare sui soggetti variazioni
di luminanza per evidenziarne le caratteristiche tridimensionali. La scelta non dipende
solo dal soggetto ma anche dalla posizione gerarchica che si vuole attribuire ad esso nel
contesto luminoso. A titolo di esempio si possono ricordare i seguenti casi:

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• soggetto al suolo
I proiettori saranno preferibilmente incassati nel suolo (limitazione
abbagliamento). Nel caso ciò non sia possibile sarà opportuno scegliere apparecchi
piccoli e compatti e cercare di mascherarli (ad esempio con arbusti, pietre, etc.).

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• soggetto su piedistallo
In generale i proiettori dovranno essere posizionati ad una distanza maggiore
(proiettori su costruzioni vicine o su pali) sia per limitare la luminanza del piedistallo
sia per evitare effetti d’ombra da parte di questo.
Spesso questi soggetti si prestano all’impiego di luce colorata per creare ed
evidenziare una gerarchia tra diversi soggetti illuminati focalizzando su di esse in modo
differente l’attenzione dell’osservatore.

¾ Effetti d’acqua
Un soggetto di notevole interesse nell’illuminazione notturna è rappresentato
dalla possibilità di creare effetti suggestivi con effetti d’acqua (specchi d’acqua, fiumi e
torrenti, cascate e fontane). A questo fine l’acqua presenta interessanti comportamenti.
In figura è schematizzato qualitativamente il processo di rifrazione relativo ad un raggio
di luce che, propagandosi all’interno dell’acqua (mezzo 1), incida sulla superficie di
separazione acqua-aria. Come noto il processo è governato dalla legge di Snell:

sinϑ 1 n 2
= = n 21
sinϑ 2 n 1
L’indice di rifrazione dell’aria (rapporto tra la velocità della luce nel vuoto e nell’aria) è
n2 = c0/c2 ≈ 1 mentre nell’acqua n1 = c0/c1 = 1.33 (rapporto tra la velocità della luce nel
vuoto nell’acqua) per cui risulta n21 = 0.75.

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Risulta quindi :

sinϑ 2 = 1.33 ⋅ sinϑ 1

Quando θ2 = 90 ⇒ sinθ2 = 1 si ha sinθ1 = 1/1.33 = 0.75 da cui risulta θ1 = 49°. Pertanto


per θ1 ≥= 49° si ha riflessione totale e cioè il raggio luminoso incidente sulla superficie
verrà riflesso totalmente come qualitativamente illustrato in figura. Questo vale a rigori
solo se la superficie d’acqua è calma ed il fascio luminoso emesso all’interno della
massa d’acqua ben collimato

θ2
aria

acqua

θ 1 ≥ 49°
θ 1 ≤ 49°

Il generale tuttavia l’illuminazione subacquea di invasi determina la riflessione totale di


buona parte della luce emessa dalle sorgenti per cui complessivamente si ha un effetto
di diffusione della luce nella massa d’acqua che la trasforma in un ampio corpo
luminoso. Questo effetto è, ovviamente, esaltato se il fondo e le pareti dell’invaso sono
in grado di ben riflettere la luce. Se il fondo dell’invaso è scuro (fondo fangoso) si
potranno avere effetti solo in prossimità delle sorgenti immerse. Ovviamente gli
apparecchi da utilizzarsi dovranno risultare adeguatamente impermeabili.

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Il fenomeno della riflessione totale può essere utilizzato anche per illuminare
“dall’interno” cascate, rivoli, zampilli d’acqua nelle fontane. In questi casi ciascun getto
d’acqua si comporta in modo simile ad una fibra ottica lungo la quale si muova luce. La
diffusione laterale di parte della luce trasforma il getto in una piccola colonna luminosa.
L’effetto luminoso è esaltato dal contrasto che si viene a formare con lo sfondo
scuro dell’ambiente circostante. Il posizionamento ideale degli apparecchi luminosi
sarebbe quindi all’interno dei getti. Ciò si può realizzare, almeno in parte, cercando di
far coincidere il più possibile l’uscita dei fasci luminosi con gli ugelli dell’acqua. Buoni
effetti si ottengono installando i proiettori nel punto di partenza e di caduta dell’acqua
come mostrato nella seguente figura.

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¾ Giardini, parchi, spazi verdi

Normalmente si procede ad illuminare completamente questi spazi solo nel caso essi
siano di dimensioni contenute (ad esempio, un piccolo giardino adiacente un edificio).
Nel caso si voglia evidenziare spazi erbosi più ampi si utilizzano proiettori posizionati
bassi capaci di emettere luce radente. Simili soluzioni e cioè l’uso di apparecchi capaci
di illuminare il piano di calpestio senza diffondere luce in altre direzioni si applicano
all’illuminazione delle vie di transito. In generale comunque nel caso di spazi estesi

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l’illuminazione procede piuttosto per “soggetti” singoli e cioè si illumina ciò che
presenta maggiore interesse. Aspetti significativi da considerare in questi casi sono la
forma e l’aspetto della vegetazione in relazione alla distanza di osservazione, colore del
fogliame. Ad esempio, se la distanza di osservazione è ridotta ogni soggetto è opportuno
sia illuminato individualmente mentre, da lontano, un boschetto può essere considerato
un unico soggetto. Si può fare una distinzione tra approcci diversi:

• illuminazione diretta dal basso


questa tecnica fa uso di apparecchi luminosi incassati nel terreno per illuminare arbusti,
siepi alberi. Questa soluzione disperde verso l’alto una porzione significativa del flusso
luminoso che determina inevitabilmente “inquinamento luminoso”, problema
recentemente venuto alla ribalta. Oltre a ciò si può inviare luce verso la finestre di
edifici prospicenti (abbagliamento).

• illuminazione diretta dall’alto


questa tecnica fa uso di apparecchi luminosi preferibilmente mimetizzati posti su
pali/pareti. Si può direttamente illuminare la vegetazione con luce ridotta e diffusa di
tonalità fredda per conseguire un “effetto luce lunare” oppure fare uso di fasci più diretti
spesso inclinati e incrociati per dare rilievo alla vegetazione.

• illuminazione in “negativo”
questa tecnica, peraltro già prima citata per l’evidenziazione di colonne, prevede di
illuminare intensamente e uniformemente lo sfondo (muro di cinta, parete etc.) su cui
far risaltare la sagoma scura “non illuminata” del soggetto. Per garantire una buona
uniformità di illuminamento sullo sfondo si ricorre a proiettori del tipo wall-washer.
Una variante (illuminazione in controluce) consiste nel frapporre la vegetazione tra le
sorgenti luminose e l’osservatore. La luce filtrando tra il fogliame mosso dalla brezza
notturna produce gradevoli effetti dinamici che vivacizzano la visione.

• illuminazione con effetti speciali


effetti speciali possono ottenersi con proiettori forniti di ottiche speciali sia per
“disegnare con la luce” delineando figure ed utilizzando anche fasci di luce colorata.

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Esempi.

La figura illustra il caso di un albero a fogliame fitto illuminato con proiettori disposi su
un solo lato. E’ evidenziato l’angolo entro cui sono racchiuse le principali direzioni di
osservazione.

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La figura illustra il caso dell’illuminazione dal basso di alberi a fogliame rado.

La figura seguente illustra il caso di un gruppo di alberi e arbusti diversi tra loro
illuminati da proiettori variamente orientati ma comunque non orientate verso le
principali direzioni di osservazione.

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7.5 Cenni sull’illuminazione delle vie di transito


Come già osservato nella visione notturna (visione scotopica) la percezione della
presenza e della forma di oggetti si realizza attraverso la percezione di contrasti di
luminanza senza la possibilità di apprezzare colori. In generale è necessario operare una
distinzione tra l’illuminazione di vie di transito adibite al traffico automobilistico
(strade) e vie adibite al traffico pedonale in quanto diversi sono i requisiti da soddisfare.

7.5.1 Requisiti illuminotecnici per strade con traffico automobilistico

Si può ricordare che il tasso di incidenti automobilistici (per auto e chilometro


percorso) che si verificano durante le ore notturne risulta quasi triplo di quello diurno.
Almeno in parte questa differenza dipende da non ottimali condizioni di visibilità
notturna delle nostre strade. Risulta quindi evidente l’importanza di questa problematica
illuminotecnica. In generale per assicurare una buona visibilità di un oggetto (ad
esempio un ostacolo) occorre assicurare un sufficiente contrasto di luminanza tra
l’oggetto e lo sfondo su cui l’ostacolo stesso si proietta. Normalmente le strade sono
illuminate dall’alto per cui la luce emessa dagli apparecchi giunge sul piano stradale
pressochè normale mentre risulta alquanto radente sugli eventuali ostacoli; in
conseguenza le luminanze realizzate sul piano stradale saranno più elevate di quelle
realizzate sugli ostacoli: un ostacolo risulta quindi visibile a causa del contrasto
negativo che si viene a determinare (luminanza ostacolo inferiore a quella dello
sfondo). Si consideri una strada illuminata da un apparecchio illuminante con solido
fotometrico isotropo inferiormente che sia sospeso ad un altezza h dal piano stradale.
L’illuminamento che si realizza sul piano stradale nel punto P è:

cos 3 ϑ
E = Iϑ ⋅
h2
Se la superficie stradale fosse lambertiana la luminanza in P sarebbe :

ρ ρ cos 3 ϑ cos 3 ϑ
L= ⋅ E = ⋅ Iϑ ⋅ = q ⋅ I ϑ ⋅
π π h2 h2

Ove q (fattore di luminanza) sarebbe costante e cioè indipendente dagli angoli β


ed α rappresentati in figura che consentono di individuare la direzione di osservazione
(ad esempio, di un automobilista). In questo caso si considera come valore tipico α = 1°

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( grado). In realtà la superficie stradale non presenta comportamento lambertiano per cui
risulta :
q = f (α , β)
In letteratura tecnica vi sono tabelle di fattore di luminanza q in funzione di questi
angoli per varie tipologie di pavimentazione stradale. Per cui, nei vari casi, prescrivendo
il livello di luminanza da realizzarsi sul piano stradale si può calcolare direttamente
quale debba essere l’intensità luminosa emessa dall’apparecchio nella direzione che
individua la posizione di P. Se poi più di un apparecchio luminoso fornisca un
contributo (significativo !!) la luminanza in P sarà:
I ϑi
L = ∑ Li = ∑ qi ⋅
⋅ cos 3 ϑ i
h2
In pratica come rappresentato in figura gli apparecchi che determinano contributi
luminosi significativi sono solo quelli ubicati lungo il tratto di strada che si estende per
12 m verso l’osservatore e per 4m in direzione opposta. Sulla base di opportuni criteri di
normalizzazione (età soggetti tra 16 e 41 anni, ostacolo di 20x20 cm visibile a 100 m e
tempi di reazione pari a circa 0.1 s) risulta un valore minimo consentito di luminanza
del manto stradale pari a 2 cd/m2. In conseguenza risultano necessari sul piano stradale
illuminamenti medi compresi tra 5 e 10 lux a seconda del tipo di manto. Assai
importante è poi realizzare sul manto stradale una buona uniformità di luminanza che
risulterà collegata alla distribuzione dell’illuminamento. Un buon risultato di
progettazione si ottiene solo con un attento studio della situazione volto a scegliere
opportunamente:
• gli apparecchi luminosi che realizzino curve fotometriche adeguate;
• interdistanza ed altezza di sospensione degli apparecchi.

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Per quanto poi riguarda poi l’importantissimo aspetto della sicurezza determinante
risulta la verifica di ogni possibile fenomeno di abbagliamento che come si ricorderà si
verifica quando nel campo visivo risultino presenti porzioni luminose di eccessiva
luminanza (abbagliamento diretto e/o riflesso). In generale le sorgenti luminose
dovranno risultare sempre schermate al fine di limitare le intensità luminose emesse
dagli apparecchi in direzione dell’asse visuale degli automobilisti. Si può distinguere tra
abbagliamento fastidioso (discomfort visivo) e abbagliamento debilitante
(compromissione più o meno grave della prestazione visiva).
• abbagliamento fastidioso:: dipende dal tipo e dalla disposizione delle sorgenti
luminose. Può essere stimato nelle varie situazione computando tramite una
complessa espressione l’indice di qualità G variabile tra i limiti numerici di 1 (non
tollerabile) e 9 non avvertibile.
• abbagliamento debilitante : dipende numerosi fattori (tipo, disposizione, numero
sorgenti luminose e dalla luminanza media della carreggiata). Questo tipo di
fenomeno risulta, ovviamente più grave e può essere stimato computando l’indice
TI ( Threshold Increment %).
Nella seguente tabella sono riportati tipici valori dei principali parametri illuminotecnici
da realizzare su strade a traffico veicolare.
Parametri essenziali Parametri Sigla
preferenziali sorgente
Tipo di strada L U0 TI % Ul G
cd/m2
Autostrade ≥2 ≥ 0.4 ≤ 10 ≥ 0.7 ≥7 SBP-SAP1
Strade extraurbane ≥1 ≥ 0.4 ≤ 10 ≥ 0.7 ≥6 SBP-SAP1
Strade centrali ≥2 ≥ 0.4 ≤ 20 ≥ 0.5 ≥4 J-SAP2
Strade urbane ≥ 0.5 ≥ 0.4 ≤ 20 ≥ 0.5 ≥5 SAP1-J-SAP2
minori

-U0 è pari al rapporto tra la luminanza minima e media della carreggiata


-Ul è pari al rapporto tra la luminanza minima e massima lungo l’asse della carreggiata
SAP1= lampade al sodio ad alta pressione ( Ra= 20 , Tc = 2000 K)
SAP2 =lampade al sodio ad alta pressione a luce corretta ( Ra= 65 , Tc = 2150 K)
J = lampade a vapori di alogenuri
Le sorgenti luminose possono essere installate secondo gli schemi principali illustrati
nella figura seguente. La disposizione unilaterale è quella più diffusa Nella figura il

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simbolo (*) rappresenta il filo del marciapiede o il margine della carreggiata per strade
extraurbane. L’altezza di sospensione h e l’interdistanza I tra i centri luminosi devono
essere tali da consentire il rispetto delle condizioni di uniformità della luminanza del
manto stradale riportate nella tabella. Normalmente risulta:
• per tutte le sorgenti (escluse quelle a sodio a bassa pressione) h ≥ l’; I ≤ 4 h;
• per le sorgenti a sodio a bassa pressione h ≥1.2 l’; I ≤ 3.5 h.

Illuminazione di esterni. Criteri generali - Capitolo 7 119


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Dispense al corso di complementi di fisica tecnica ambientale

7.5.2 Requisiti illuminotecnici per strade con traffico pedonale

Nel caso di strade e percorsi pedonali in centri storici, zone residendiali, aree verdi è
necessario realizzare un sufficiente illuminamento medio al suolo garantendo anche una
sua adeguata uniformità. Per poter poi consentire ai passanti di riconoscere visivamente
altre persone è necessario assicurare anche un adeguato livello di illuminamento
semicilindrico fino ad una quota di 1.5 m dal suolo. In riferimento alla seguente figura
l’illuminamento semicilindrico Esc ad una quota di 1.5 m causato dalla sorgente i è
valutabile con la relazione:

Ii
E sc = ∑ 2
⋅ sinα ⋅ cos 2 α i ⋅ (1 + cos β i )
i h1
h i = H i − 1.5

Oltre a ciò è necessario controllare l’abbagliamento potenzialmente provocato dalle


sorgenti facendo riferimento ad opportuni indici o parametri (indice GR, parametro
LcA0.25). Nel caso di percorsi pedonali in centri storici occorre prestare attenzione anche
ai seguenti aspetti:
- integrazione dell’impianto nel particolare contesto (aspetto diurno);

Illuminazione di esterni. Criteri generali - Capitolo 7 120


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- illuminazione ambientale che consenta al passante un’adeguata percezione del


contesto architettonico;
- resa cromatica adeguata.
Per ottenere un’illuminazione ambientale è necessario che la scelta dei centri luminosi
consenta oltre il rispetto dei parametri illuminotecnici riportati in tabella
un’illuminazione generale del contesto architettonico circostante (ad esempio le facciate
di un edificio etc.) per consentire un loro riconoscimento in assenza di luce naturale.
Può ritenersi in linea indicativa adeguato a questo scopo un livello di luminanza di
almeno 0.5 cd/m2 con valori minimi di 0.2 cd/m2 sulle facciate prospicenti le vie e le
piazze.
Parametri illuminotecnici
Sigla sorgente
Eom Eomin Esc raccomandata
Tipo di percorso LcA0.25 GR
lux lux lux
Strade commerciali < 6000
> 15 >5 >5 ≥7
al centro Hi ≤ 4.5 J, A,SAP3, SAP2
Strade commerciali < 8000
>10 >3 >4
Hi ≥ 4.5 ≥6
in periferia
Sentieri e vialetti < 8000
>5 >2 >2 ≥4 J-SAP3
trade centrali Hi ≤ 4.5
Costruzioni da
L=4÷12 cd/m2A in funzione della
evidenziare (chiese - ≤ 55 J-SAP2
luminanza dello sfondo
monumenti etc)

Eom = illuminamento medio al suolo su tutto il percoso ( marciapiedi compresi)


Eomin = illuminamento minimo al suolo su tutto il percoso ( marciapiedi compresi)
Lc = valore massimo della luminanza dell’apparecchio vista da una direzione formante
un angolo tra 85°-90° rispetto alla verticale
A = area luminosa della sorgente vista da una direzione formante un angolo tra 85°-90°
rispetto alla verticale
SAP2 =lampade al sodio ad alta pressione a luce corretta ( Ra= 65 , Tc = 2150 K)
SAP3 = lampade al sodio a luce corretta bianca alta pressione ( Ra= 80 , Tc = 2500 K)
A = lampade ad alogeni
J = lampade a vapori di alogenuri

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L’indice GR ( glare rating) dipende dal tipo/disposizione delle sorgenti, dall’angolo


che si viene a formare tra l’asse visuale dell’osservatore e la direzione di provenienza
della luce e dalla luminanza dello sfondo. Questo indice si utilizza per valutare il
disturbo provocato da centri luminosi su un osservatore che guardi innanzi a sé durante
il tragitto. In figura si riportano alcune tipiche sorgenti per l’illuminazione delle strade e
di percorsi pedonali.

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