1. È un sistema gerarchico che opera in parallelo: - il fluire delle informazioni segue percorsi molteplici tra i diversi livelli, ed è composto da unità funzionali segregate (segregazione funzionale): - ognuno dei livelli gerarchici tende ad essere costituito da diverse unità ciascuna delle quali svolge una funzione diversa. La differenza principale tra i sistemi sensoriali e il sistema sensorimotorio consiste nella direzione prevalente nella quale si attua il flusso delle informazioni: nel sistema sensorimotorio l’informazione procede verso il basso. Il vantaggio principale che deriva da questa organizzazione gerarchica consiste nella maggiore libertà di cui godono i livelli superiori per svolgere funzioni più complesse. 2. L’output motorio è guidato dall’input sensoriale: - Il continuo monitoraggio dell’esecuzione delle nostre risposte corporee viene attuato col contributo degli occhi, degli organi dell’equilibrio, insieme ai recettori che si trovano nella pelle, nei muscoli e nelle giunzioni articolari. - Le informazioni raccolte vengono mandate ai circuiti sensorimotori. Nella maggioranza dei casi, questo feedback sensoriale svolge un ruolo importante nel portare a termine le risposte che l’hanno prodotto. - Le sole risposte che non sono normalmente influenzate da un feedback sensoriale sono i movimenti balistici, cioè movimenti brevi, caratterizzati da un’esecuzione tipo tutto-o-nulla, a elevata velocità come quando si tenta di schiacciare una mosca. 3. L’apprendimento modifica la natura e il «locus» del controllo sensorimotorio: - Durante gli stadi iniziali dell’apprendimento motorio, ogni singola risposta è svolta con un controllo consapevole. - Dopo molta pratica, queste risposte singole si organizzano in sequenze continue e integrate di azioni che si susseguono armoniosamente e che vengono modulate dal feedback sensoriale, senza la necessità di alcun controllo consapevole. LA CORTECCIA ASSOCIATIVA La corteccia associativa (C.A.) è in cima alla gerarchia sensorimotoria. Ci sono due aree principali nella C.A.: la corteccia associativa parietale posteriore e la corteccia associativa prefrontale dorsolaterale. LA CORTECCIA ASSOCIATIVA PARIETALE POSTERIORE Le vie afferenti ed efferenti principali della corteccia associativa parietale posteriore: la superficie laterale dell’emisfero sinistro e la superficie mediale dell’emisfero destro. Per poter iniziare un movimento, il SN deve ricevere informazioni circa la posizione di partenza di tutte le parti del corpo che devono essere mosse e della posizione degli oggetti con cui il corpo sta per interagire. La corteccia associativa parietale posteriore svolge una funzione importante nell’integrazione di questi due tipi d’informazione e nel dirigere l’attenzione. LA CORTECCIA ASSOCIATIVA PREFRONTALE DORSOLATERALE Le principali vie di input e output corticale della corteccia associativa prefrontale dorsolaterale. I segnali di input provengono dalla corteccia parietale posteriore; i segnali di output vengono inviati al campo oculare frontale e a diverse aree della corteccia motoria secondaria RUOLO E CARATTERISTICHE: - Valutazione degli stimoli e inizio della risposta volontaria. - L’attività di alcuni neuroni dipende dalle caratteristiche degli oggetti oppure dalla loro posizione; l’attività di altri dipende dalla combinazione di attributi e posizione. - In tutte le aree motorie corticali ci sono neuroni che cominciano ad attivarsi prima dell’attività motoria ma quelli della corteccia associativa prefrontale dorsolaterale si innescano per primi. CORTECCIA MOTORIA SECONDARIA Le quattro aree della corteccia motoria secondaria: - l’area motoria supplementare, - la corteccia premotoria - le due aree motorie cingolate. Le aree della corteccia motoria secondaria ricevono la maggior parte dei segnali di input dalla corteccia associativa e inviano la maggior parte dei segnali di output alla corteccia motoria primaria. Coinvolta nella programmazione di modelli specifici di movimento, dopo aver ricevuto le informazioni generali dalla corteccia associativa prefrontale. LA CORTECCIA MOTORIA PRIMARIA Situata nel giro precentrale del lobo frontale rappresenta il luogo dove si realizza la massima convergenza dei segnali corticali sensorimotori. L’omuncolo motorio: la mappa somato-topica della corteccia motoria primaria dell’uomo. La stimolazione di zone specifiche della corteccia motoria primaria evoca movimenti semplici nelle parti del corpo indicate. L’area che controlla il movimento di un dito è ampia e si sovrappone alle aree che controllano le altre dita. Ciascun’area della corteccia motoria primaria controlla il movimento di uno specifico gruppo di muscoli e, attraverso la corteccia somatosensoriale, riceve informazioni sensoriali di feedback dai recettori di questi muscoli e dalle articolazioni sui quali essi operano. Nell’uomo una lesione estesa della corteccia motoria primaria ha effetti minori rispetto a ciò che ci si potrebbe aspettare in quanto altre vie discendenti dalle aree motorie secondarie che raggiungono i circuiti motori subcorticali potrebbero supplire all’attuazione del movimento volontario. IL CERVELLETTO La complessità del cervelletto è suggerita dalla sua struttura. Sebbene costituisca solo il 10% della massa del cervello, contiene più della metà dei suoi neuroni. Riceve le informazioni dalla corteccia motoria primaria e secondaria riguardanti i piani di azione, informazioni riguardo i segnali motori discendenti inviate dai nuclei motori del tronco dell’encefalo e informazioni di feed- back sulle risposte motorie attraverso il sistema somatosensoriale e il sistema vestibolare. Si ritiene che il cervelletto metta a confronto queste tre fonti d’informazione e corregga i movimenti in corso di esecuzione che deviano rispetto a quanto pianificato. Grazie a questa funzione si pensa che il cervelletto svolga un ruolo importante nell’apprendimento motorio, in particolare, nell’apprendimento di sequenze di movimenti la cui distribuzione temporale rappresenta un fattore critico. Gli effetti di un danno cerebellare sono devastanti. Il paziente perde la capacità di controllare con precisione la direzione, la forza, la velocità o l’ampiezza dei movimenti, nonché la capacità di adattare i pattern di segnali motori al variare delle condizioni. Ha difficoltà a mantenere una posizione stabile e i tentativi diretti in tal senso portano alla comparsa di tremori. Si osservano anche gravi alterazioni dell’equilibrio, nell’andatura, nel linguaggio e nel controllo dei movimenti oculari. I GANGLI DELLA BASE L’anatomia dei gangli della base suggerisce che, così come per il cervelletto, essi esercitino una funzione modulatoria. Non contribuiscono con fibre proprie alle vie motorie discendenti ma fanno parte di un circuito neuronale che riceve informazioni da varie aree della corteccia e le ritrasmettono, attraverso il talamo, alle diverse aree della corteccia motoria. Coinvolti in molte funzioni cognitive che si aggiungono al ruolo classico di modulazione dell’output motorio. Questa nuova teoria sulla funzione dei gangli della base si accorda con l’osservazione che essi proiettano ad aree corticali note per avere funzioni cognitive (es. i lobi prefrontali). LE VIE MOTORIE DISCENDENTI I segnali nervosi sono trasmessi dalla corteccia motoria primaria ai motoneuroni del midollo spinale attraverso quattro vie differenti: due vie decorrono lungo la porzione dorsolaterale e due lungo la porzione ventro-mediale del midollo spinale. Queste vie concorrono al controllo del movimento volontario. I due gruppi della via motoria dorsolaterale: - il tratto corticospinale dorsolaterale (esecuzione movimento, movimenti fini delle dita, piramidali), passa per la piramide midollare. - il tratto corticorubrospinale dorsolaterale (regolazione movimento, muscoli del viso e movimenti distali degli arti, extrapiramidali), decussa e passa nei nuclei rossi che si trovano nel tronco encefalico, passa per i nuclei dei motoneuroni dei nervi cranici e quindi coordina i movimenti facciali. Entrambi finiscono nei corni ventrali e sono controlaterali, permettono i movimenti delle parti distali delle articolazioni, le parti più periferiche del corpo. Nei corni passano i neuroni efferenti, nelle radici i neuroni afferenti. I due gruppi della via motoria ventro-mediale: - il tratto corticospinale ventro-mediale, - il tratto cortico-troncoencefalico ventro-mediale, (entrambi innervano i muscoli del tronco e arti), fa sinapsi con il tetto, con la formazione reticolare e con il nucleo vestibolare; quindi, con il tronco encefalico e poi dopo scende nel midollo. Sono entrambi bilaterali, coordinano i segmenti prossimali degli arti. I PROGRAMMI SENSORIMOTORI SI POSSONO SVILUPPARE SENZA ESERCIZIO? Sì! Anche se alcuni programmi sensorimotori centrali per alcuni comportamenti si sviluppano con l’esercizio, per molti comportamenti tipici si sviluppano senza esercizio. L’ESERCIZIO PUÒ CREARE PROGRAMMI MOTORI CENTRALI? Le teorie sull’apprendimento sensorimotorio sottolineano due tipi di processi che influenzano i programmi sensorimotori centrali: il raggruppamento delle risposte e lo spostamento del controllo a livelli inferiori del sistema sensorimotorio. - Raggruppamento delle risposte: l’esercizio raggruppa il controllo centrale delle singole componenti della risposta in programmi singoli che controllano lunghe sequenze. - Spostamento del livello di controllo: il controllo di un programma sensorimotorio con l’esercizio può essere spostato dai livelli superiori ai livelli gerarchici inferiori. SE TI MUOVI IL CERVELLO RINGRAZIA Anziani che camminano per più di 3 km al giorno hanno un rischio di sviluppare demenza inferiore agli altri del 40%. Stem cells: l’esercizio fisico blocca il declino delle cellule nervose e promuove la produzione di nuove cellule staminali (prevalentemente a livello ippocampale) che a loro volta producono nuovi neuroni: neurogenesi. L’ippocampo è facilmente influenzabile da diversi fattori, stati infiammatori diffusi possono modificarne l’attività. Le persone depresse hanno un ippocampo più piccolo mentre una terapia efficace ne promuove la ricrescita. Tra le terapie anche l’esercizio fisico. ATTENZIONE: l’esercizio fisico non permette di guarire da una malattia, ma può ritardare la comparsa dei sintomi o determinare sintomi più lievi. Essere inattivi provoca malessere! Ricercatori isolati per otto mesi in una base antartica: solo chi andava in palestra min 3 volte la settimana aveva un umore migliore degli altri.
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