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Enrique Porras Cultura Generale RR1

Stefano Franscini

È stato un politico e pedagogista svizzero. Fu eletto


Consigliere federale nel 1848, sotto la nuova Costituzione
federale entrata in vigore quell'anno, e in tale ruolo diresse
il Dipartimento federale dell'interno fino al suo decesso che
avvenne il 19 luglio del 1857.

Originario di Bodio, nel Cantone Ticino, nacque il 23 ottobre


del 1796, unico della famiglia ad aver ricevuto una formazione
scolastica, frequentò le lezioni gratuite del parroco
di Personico, studiando l’italiano e i rudimenti del latino. Nel
1808 fu ammesso gratuitamente al seminario
minore di Pollegio, dove ricevette una formazione ginnasiale.
Nel 1815 gli fu assegnato un posto libero da retta
nel seminario arcivescovile di Milano. Non avendo vocazione al sacerdozio, abbandonò gli
studi seminariali nel 1818. Rimase a Milano dove, grazie anche all’amico Carlo Cattaneo,
frequentò le biblioteche e si dedicò a letture di economia politica, storia, pedagogia e
soprattutto statistica, subendo l'influenza in particolare delle opere di Melchiorre Gioia. Si
guadagnò da vivere dando lezioni private e, dal 1820, come maestro in una scuola elementare
maggiore; qui si legò d’amicizia con il direttore Francesco Cherubini e con il collega Giovanni
Massari, futuro cognato. A Milano diede alle stampe i suoi primi testi, tra cui nel 1821
una Grammatica inferiore della lingua italiana che ebbe numerose riedizioni.

Unico della famiglia ad aver ricevuto una formazione scolastica, frequentò le lezioni gratuite
del parroco di Personico, studiando l’italiano e i rudimenti del latino. Nel 1808 fu ammesso
gratuitamente al seminario minore di Pollegio, dove ricevette una formazione ginnasiale. Nel
1815 gli fu assegnato un posto libero da retta nel seminario arcivescovile di Milano. Non
avendo vocazione al sacerdozio, abbandonò gli studi seminariali nel 1818. Rimase
a Milano dove, grazie anche all’amico Carlo Cattaneo, frequentò le biblioteche e si dedicò a
letture di economia politica, storia, pedagogia e soprattutto statistica, subendo l'influenza in
particolare delle opere di Melchiorre Gioia. Si guadagnò da vivere dando lezioni private e, dal
1820, come maestro in una scuola elementare maggiore; qui si legò d’amicizia con il
direttore Francesco Cherubini e con il collega Giovanni Massari, futuro cognato. A Milano
diede alle stampe i suoi primi testi, tra cui nel 1821 una Grammatica inferiore della lingua
italiana che ebbe numerose riedizioni.

Politica

Dopo aver contribuito con alcuni scritti critici alla riforma costituzionale ticinese del 1830,
Franscini fu sempre più assorbito dalla politica quale esponente della corrente liberale
radicale. Deputato del circolo di Giornico, nell’ottobre 1830 assunse la carica di segretario di
Stato che mantenne fino alla sua elezione in Consiglio di Stato nel maggio 1837. Dopo la svolta
radicale del dicembre 1839, Franscini si affermò come capo riconosciuto del governo

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Enrique Porras Cultura Generale RR1

ticinese. Nel 1845 dovette uscirne, dato che la Costituzione ticinese del 1830 imponeva ai
Consiglieri di Stato di lasciare per almeno due anni l'esecutivo dopo due mandati consecutivi, e
assunse nuovamente la funzione di segretario di Stato. Rieletto in governo nel 1847 vi rimase
fino al 1848, anno della sua elezione in Consiglio federale.

Deputato al primo Consiglio nazionale, fu eletto Consigliere federale il 16 novembre 1848 al


terzo turno con 68 voti su 132 votanti. Franscini conobbe poi due rielezioni difficili: nel 1851 fu
confermato al terzo turno, mentre nel 1854 fu vittima di un'alleanza tra conservatori e radicali
dissidenti, che lo escluse dalla deputazione ticinese in Consiglio nazionale. Ottenne allora un
seggio in un’elezione complementare nel cantone Sciaffusa e fu rieletto in Consiglio federale al
terzo turno, insidiato dai suffragi andati al suo amico Giovan Battista Pioda. Questa travagliata
riconferma può essere ricondotta anche agli effetti della crisi economica e finanziaria
determinata in Ticino dal blocco delle frontiere e dall’espulsione dei Ticinesi
dalla Lombardia da parte dell’Austria nel 1853, quale ritorsione per la politica liberale radicale
nella controversa gestione degli esuli italiani che riparavano nel cantone sudalpino.

Nel governo federale Franscini diresse fino alla morte


il Dipartimento dell'interno cui erano attribuiti compiti
relativamente circoscritti: la sovrintendenza
sull’amministrazione e gli archivi, l’unificazione dei pesi e
delle misure, la vigilanza sanitaria e sui culti. Gli fu pure
affidata la statistica: organizzò il primo censimento
federale nel 1850 e tentò con scarso successo di
promuovere su larga scala la statistica federale. Presentò un
progetto di università federale, concepita come crogiuolo
pluriculturale dell’élite del Paese, ma dovette ripiegare sul
progetto meno ambizioso di scuola politecnica, per via
dell’opposizione dei cantoni universitari e delle forze
federaliste. Il suo contegno istituzionale e moderato nelle
vertenze che opponevano il Ticino alla Confederazione,
legato soprattutto all’atteggiamento verso l’Austria e i
rifugiati italiani, gli attirò critiche e sospetti da entrambi i campi.

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