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Fig. 2. Differenza di cretto tra strati con terre e strati con biacca Fig. 3. La biacca del sottile strato con cui è raffigurato il merletto della
(dettaglio dal dipinto cat. 5) tovaglia ha stabilizzato gli strati sottostanti grazie alla migrazione di ioni
metallici attivi (dettaglio dal dipinto cat.5)
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Tornando al comportamento della colla animale, il dipinto di Ofena che rappresenta L’educazione della Vergine somma
al comportamento appena descritto per le terre quello di un importante strato di collatura della tela, che quasi sosti-
tuisce la preparazione su una tela molto fitta e sottile. Nel dettaglio in fig. 5 si vede come il cretto generato dal mo-
vimento delle terre abbia lacerato lo strato di colla reso gelatinoso dall’alta umidità: i movimenti dello strato pittorico
sono continuati senza più il vincolo della tela, da cui il sollevamento dei bordi. Sebbene in genere lo strato di colla
presente in un dipinto abbia uno spessore molto limitato, a questo sono associate forze importanti. Uno strato di
colla da 12 micron (poco più di un centesimo di millimetro) largo un pollice (ca. 25 mm) è in grado di generare una
forza di 800 grammi durante l’essiccazione8: si tratta di valori talmente elevati da risultare prevalenti su ogni altra
forza in gioco, quando l’umidità ambientale ha un valore normale o basso.
Le fibre con cui è realizzata la tela, prese singolarmente hanno un comportamento simile a quello del legno, perché
assorbendo umidità rigonfiano aumentando di diametro9. Un filo è però costituito di fasci di fibre ritorti, avvolti su
loro stessi nel processo di filatura, e questo cambia il comportamento del manufatto. Infatti, quando le fibre rigonfiano
il loro movimento è limitato dalla presenza di quelle contigue, e possono spostarsi solo su un lato dell’asse neutro del
filato. Tale limitazione si risolve in una spinta laterale che impone un accorciamento del filo per fare spazio alle fibre:
dunque il filo diventa più spesso, come ci si aspetterebbe, ma anche più corto. I fili tessuti per realizzare la tela subi-
scono un secondo livello di limitazione di movimento, in tutto analogo al primo ma su una scala più macroscopica,
per cui il rigonfiamento dei fili della tela causa aumento di spessore ed anche accorciamento nelle due direzioni del
piano. Il comportamento di un tessuto cellulosico in presenza d’umidità è esperienza di dominio comune, ed è sfrut-
tato per migliorare le caratteristiche della tela su cui dipingere: quando questa è tesa sul telaio e bagnata, i fili subiscono
una forte tensione che li riordina ed elimina le piccole irregolarità della tessitura. L’intensità della tensione che si
genera in questo processo causa l’aumento delle dimensioni della tela, che una volta asciutta risulta lenta sul telaio.
L’ultima volta che questo processo è ripetuto sulla tela prima dell’applicazione degli strati preparatori o pittorici, per
bagnarla è usata una soluzione acquosa di colla animale. Come a questo punto sarà facile comprendere, la sua essic-
cazione impone una tensione alla tela nonostante questa si sia estesa per la ripetizione dello stress da umidità com-
binato al vincolo su telaio. Dunque, quando aumenta l’umidità, un tessuto collato perde tensione perché la colla
aumenta di volume e rivela quel rilassamento della tela che era stato nascosto dalla sua contrazione10.
Il telaio ligneo aumenta dimensioni assorbendo umidità, quindi fornisce tensione aggiuntiva alla tela che si sta allen-
tando con il rilassamento della colla, cosa che in parte bilancia il livello di tensione complessivo. Durante le fasi di
bassa umidità, l’essicazione della colla e degli strati pittorici causa una contrazione del dipinto, e il conseguente
aumento di tensione è limitato dalla contrazione del telaio ligneo. L’equilibrio complessivo tende a restare accettabile
se i processi avvengono lentamente11, e quando non si superino valori estremi di UR in basso o in alto12. Le situazioni
pericolose restano quelle descritte poc’anzi, legate ad aumenti di tensione o rigidità dei materiali, causati da rapide
variazioni di umidità o di temperatura, o al permanere di valori elevati di umidità, pericolosi anche perché favoriscono
gli attacchi biologici e microbiologici. Ad alte umidità, i materiali che compongono il dipinto sono molto vulnerabili
alle sollecitazioni meccaniche, perché l’acqua assorbita li rende deformabili. Questa caratteristica è da sempre sfruttata
nel restauro, ad esempio per modificare la forma di strati pittorici molto crettati. A basse umidità invece i materiali
costitutivi diventano rigidi e fragili, e questa fragilità li rende nuovamente vulnerabili alle sollecitazioni meccaniche,
sebbene per motivi opposti.
Un dipinto come La visione di San Giovanni da Capestrano (cat. 5), da sempre montato sul suo telaio fisso, tende a man-
tenere un certo equilibrio tensionale anche se l’impossibilità di modificare le dimensioni del telaio potrebbe oggi fare
apparire la situazione poco idonea alla sua conservazione. Le principali cause di danno, identificabili con l’osservazione
del cretto, sono legate a valori di umidità troppo alti che hanno causato il rigonfiamento e la deformazione degli strati
contenenti pigmenti igroscopici e privi di ioni metallici attivi. La colla animale è stata a lungo in forma rigonfiata, se
non gelificata, contribuendo al distacco di tali strati pittorici. La permanenza della colla ad alti valori di umidità ha
causato una sua progressiva disorganizzazione, facendole perdere la capacità di contribuire alla tensione della tela.
Questa si è allentata anche per i dissesti del legno del telaio, spaccato negli incastri inferiori e nella traversa.
L’intervento è consistito dunque nel risanamento della struttura lignea, senza smontare il dipinto. Gli strati pittorici
sono stati umidificati localmente in modo da sfruttarne lo stato plastificato13 per ridurre la deformazione del cretto.
L’adesione è stata migliorata con infiltrazioni localizzate di colla di storione al 5% in acqua, contestuale all’intervento
di miglioramento della superficie. Terminate tali operazioni necessarie alla messa in sicurezza delle problematiche più
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gravi, la debole adesione degli strati preparatori è stata migliorata su tutto il dipinto mediante un’applicazione di colla
di storione al 5% in acqua.
La colla di storione è un adesivo molto puro (è stato preparato partendo direttamente dalle vesciche natatorie del
pesce essiccate) e non è prodotto industrialmente da scarti di macellazione come le altre colle proteiche. La sua nota
efficacia come adesivo consente di utilizzarne soluzioni molto diluite, depositando nel dipinto piccoli quantitativi di
prodotto. Inoltre, ad alte umidità conserva caratteristiche meccaniche accettabili e quantificate in più di 3 volte quelle
residue per una colla di pelli di elevata qualità14.
La contrazione della colla di storione, conseguente all’evaporazione dell’acqua con cui era stata applicata, ha consentito
di restituire alla tela una tensione accettabile ed uniforme, con ogni probabilità paragonabile a quella che il dipinto
aveva in origine.
La storia recente ci ha abituati alla necessità di fornire ai dipinti un tensionamento meno variabile e dipendente dalle
condizioni ambientali. Si tratta di una tendenza che ha radici profonde nella cultura artistica europea, se i telai a espan-
sione angolare sono un’invenzione della metà del XVIII secolo15, come anche la necessità di dipingere su una tela
perfettamente planare e priva di asperità che ne facciano percepire la presenza come supporto fisico del dipinto16.
Inoltre, la sempre maggiore frequenza con cui i dipinti erano impregnati17 e foderati, testimoniata dal Decalogo (1777)
di Pietro Edwards che al punto VII prescrive di “sfoderare [i dipinti] che ricevono pregiudizio dalle fodere antiche”, trasforma i
dipinti restaurati in strutture molto più resistenti di quanto non fossero in origine, e capaci di sostenere tensioni più
forti.
I sistemi di espansione angolare permettono di aumentare le dimensioni del telaio senza smontare il dipinto. Allon-
tanando i lati per coppie parallele la tela si estende ma, essendo il dipinto inchiodato lungo i bordi, è necessario solle-
citare molto le zone angolari della tela per arrivare a dare tensione sufficiente al centro. Negli angoli, infatti, la forza si
dispone in diagonale a causa della prossimità di due lati contigui e la tensione arriva a valori altissimi18. Il telaio si tra-
sforma, da elemento rigido di riferimento in struttura a geometria variabile con angoli aperti sottoposta a sollecitazioni
molto superiori nonostante la maggiore fragilità degli angoli. Il sistema, che pur si propone come soluzione ai problemi
di planarità, continua però a essere soggetto alle variazioni dimensionali dei materiali costitutivi in funzione dei valori
d’umidità e temperatura. Per questo motivo la tensione continua a oscillare tra valori eccessivi o insufficienti, ed è cor-
retta periodicamente con la battitura delle biette causando un progressivo allargamento del telaio e quindi del dipinto.
Fig. 6. Sezione di un telaio rifunzionalizzato con l’inserimento di un controtelaio di rinforzo (disegno di Carlo Serino)
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Le biette sono instabili negli angoli, per cui già dalla seconda metà
del XIX sec. si trova traccia di brevetti di sistemi di espansione a
vite. Del 1875 è il primo brevetto noto19 per un sistema di espan-
sione angolare a molle. La differenza è notevole, sebbene il sistema
sia sempre basato sul principio dell’espansione angolare: le molle
sono negli angoli a posto delle biette, e liberano dalla necessità di
controllarle periodicamente. Purtroppo però la rigidità eccessiva
delle molle usate impediva alla tela di comprimerle, per cui l’espan-
sione costante del telaio finiva a volte per causare lacerazioni della
tela prima nella zona angolare e poi lungo l’intero margine di chio-
datura, condannando il brevetto ed il principio stesso alla diffidenza.
Di fatto si trattava sempre, nonostante le molle, di un sistema con
tutti i problemi legati all’espansione angolare, come tutti i telai simili
inventati e brevettati in seguito.
Roberto Carità, coinvolto da Cesare Brandi nell’avventura dell’Isti-
tuto Centrale per il Restauro tra il ‘54 e il ‘60, introdusse due im-
portanti novità nel rapporto tra telaio e dipinto. La prima fu di
separare la funzione di sostegno da quella di tensionamento, utiliz-
zando un telaio fisso con i bordi arrotondati su cui far scorrere la
tela messa in tensione con un sistema di molle poste sul retro. La
seconda fu di utilizzare un margine di tela libera per rendere più
omogenee le tensioni imposte al dipinto.
Queste novità, anche se accolte solo trent’anni più tardi, permisero
di misurare la forza di tensionamento del dipinto20 e di conservare
il telaio originale rifunzionalizzandolo all’interno di un sistema ela-
Fig. 7. Rappresentazione schematica delle staffe in carbonio realizzate per rinforzare stico21.
le connessioni del telaio (realizzato per il dipinto cat. 6) (disegno di Carlo Serino)
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Note definire la data della loro invenzione intorno al 1755, perché citate come una novità dal mo-
1 - A. M. DONADONI ROVERI: Arte della tessitura. Quaderni del Museo Egizio, Electa 2001 naco benedettino Anton Pernety nel suo “Dictionnaire” del 1757, ed in base allo studio dei
p. 35. telai del pittore della scuola di Anversa P. J. Verhaghen (1728-1811) che iniziò ad usare telai
2 - E. DOXIADIS, The Mysterious Fayum Portraits, Thames and Hudson, London, 1995. a biette dal 1760.
3 - C. VILLERS (ed.) Lining Paintings. Papers from the Greenwich Conference on comparative lining tech- 16 - Vedere in proposito: G. CAPRIOTTI: Piano e superpiano come luogo della raffigurazione pittorica
niques. Archetype, London, 2003. in: G. CAPRIOTTI, A. IACCARINO IDELSON: Il tensionamento dei dipinti su tela. Nardini 2004.
4 - Il Libro dell’arte, Capitolo CLXII. 17 - Illuminanti in proposito e ricette di de Mayerne.
5 - Le Vite, Della Pittura, Cap XXXIII. 18 - M. MECKLENBURG: Some aspects of mechanical behaviour of fabric supported canvas paintings,
6 - I dati numerici sul comportamento reologico dei materiali citati da qui in avanti (tranne National Museum Act, 1982. E poi: G. ACCARDO, G. SANTUCCI, M. TORRE: Sollecitazioni mec-
quando diversamente indicato) sono tratti da sperimentazioni condotte da Marion Mecklen- caniche nei dipinti su tela: ipotesi su alcuni metodi di analisi e di controllo. In: “Atti della Conferenza
burg presso la Smithsonian Institution di Washington, in corso di pubblicazione e utilizzati Internazionale Prove Non Distruttive”, Viterbo, 1992, pp. 37-52.
con il suo consenso. 19 - J. P. WRIGHT and D. W. GARDNER. Canvas stretchers, Patented Jan. 19, 1875, n. 159102
7 - Cleaning 2010. New insights into the cleaning of paintings. May 26-28, 2010. Atti in corso di 20 - La questione è stata affrontata per la prima volta in modo organico dall’ICR con il re-
pubblicazione, c.so st. stauro del S. Gerolamo di Caravaggio nel 1990: G. ACCARDO, A. BENNICI, M. TORRE, Ten-
8 - M. MECKELNBURG, Meccanismi di cedimento nei dipinti su tela: approcci per lo sviluppo di protocolli sionamento controllato della tela, in: Il San Gerolamo dì Caravaggio a Malta. Dal furto al Restauro,
per il consolidamento Collana “I Talenti”, Il Prato editore, Padova, 2007, pag. 27. Istituto Centrale per il Restauro, Roma, 1991, pagg. 31-36.
9 - Il rigonfiamento delle fibre cellulosiche comporta anche un allungamento assiale, di 21 - Il sistema è pubblicato per la prima volta in: A. IACCARINO, Dipinti su tela, una proposta
entità tale da risultare ininfluente nel comportamento generale del filato e della tela. per conservare i telai originali. in Materiali e Strutture, anno VI, n° 2, 1996, Roma: pp 85 – 93
10 - Ciononostante, non è raro che una tela si contragga con l’aumento di UR causando in- 22 - Brevetto dell’Amministrazione della Provincia di Viterbo, Antonio Iaccarino Idelson e
stabilità o addirittura espulsione degli strati pittorici. Nella maggior parte dei casi si tratta di Carlo Serino.
tele che non avevano subito un processo di bagnatura e collatura come quello descritto, 23 - La prima applicazione pubblicata del metodo è in: A. IACCARINO IDELSON, C. SERINO,
come quelle preparate con gelatine fredde o con sistemi industriali. Questo tipo di danni è Il tensionamento e la rifunzionalizzazione del telaio originario, in: Guardare ma non toccare. Il pastello
tipico delle tele preparate a partire dal XIX sec. bianco di Giovanni Boldini, a cura di P. Borghese e B. Ferriani, Kermes, n. 57, 2005.
11 - I tempi di reazione dei materiali sono diversi, ma quando le variazioni sono di tipo sta- 24 - C. SERINO, A. IACCARINO IDELSON, I. GIRONÉS SARRIÒ, La rifunzionalizzazione elastica
gionale hanno una gradualità tale da consentire ‘l’adattamento non traumatico della struttura. dei telai e la ricollocazione dei dipinti nella Galeria Dorada. In: Actas del Congreso internacional de re-
12 - Nonostante le prescrizioni contenute negli “Standard Museali” (art. 150, comma 6, stauracion de pinturas sobre lienzo de gran formato, Valencia, 26-28 ottobre 2010, Universitat Poli-
D.Lgs. n. 112/1998), l’esperienza insegna che una forchetta accettabile per il dipinti su tela tècnica de València, 2010.
vede UR tra 40 e 65%. Per T il discorso può essere più complesso, ma i valori tipici di un 25 - Molle realizzate con realizzate in acciaio inox 302, diametro spira: 8 mm, diametro filo
ambiente abitato sono generalmente innocui, purché le variazioni siano graduali. 1,1 mm, lunghezza avvolgimento 43 mm. Costante elastica media: 1 N/mm; precarico: 8
13 - Come si è detto, ad alti valori di UR e T il materiale diventa soggetto a deformazioni N.
permanenti (o plastiche). Nel grafico stress/deformazione si potrebbe vedere come si ab- 26 - Se la molla è cedevole, va allungata molto per raggiungere la forza scelta e le variazioni
bassa il punto di snervamento e si riduce il suo modulo elastico. dimensionali del dipinto saranno poco significative in confronto all’allungamento impostato,
14 - M. MECKELNBURG 2007, op. cit. pag. 63. per cui si avranno oscillazioni di forza molto contenute.
15 - H. Verougstraete sostiene in: VEROUGSTRAETE-MARCQ, H; VAN SCHOUTE, ROGER, Ca- 27 - CAPRIOTTI, G., IACCARINO IDELSON, A., Tensionamento dei dipinti su tela. Nardini Editore
dres et supports dans la peinture flamande aux 15e et 16e siècles. Heure le Romain 1989, che si possa 2004.
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