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Il sesto appuntamento è dedicato alla pittura classica per eccellenza: l’affresco. Fra le tecniche pittoriche adatte per la realizzazione di orologi solari è
quella che ancor oggi gode di maggior fama. Questa è una tecnica apparentemente molto facile, ma richiede una destrezza ed una conoscenza pratica
non comuni, tipiche di un professionista. Per questo motivo ho tratto i precetti fondamentali di questa tecnica dagli appunti dei miei studi di restauro
con il professore Aurelio Morellato e mi sono avvalso della consulenza professionale di Simon Moroder, ottimo artista e costruttore di meridiane.
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Vd. M. ARNALDI (a cura di), Arte, materiali e tecniche, in «Gnomonica italiana», anno III, n. 9, novembre 2005, pp. 20-22.
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Per una descrizione dei pigmenti più adatti ad ogni tipo di tecnica pittorica rimandiamo sempre alla rubrica Arte, materiali e tecniche,
in «Gnomonica italiana», anno II, n. 5, giugno 2003, pp. 26-27.
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Gnomonica Italiana
ra dell’intonaco. I novizi
spesso s’imbattono in
strane sorprese quando
non hanno ancora adde-
strato l’occhio a cogliere
il momento opportuno
per passare dalla tinta a
corpo alla velatura o
quando non hanno scru-
polosamente controllato
la qualità dei materiali e
fig.. 1
dell’intonaco e la sua
ubicazione. Come scris-
se Guido Marangoni:
La tecnica «Chi trascura qualcuna di queste pruden-
La tecnica della pittura ‘a fresco’ è appa- ze elementari si avvia a mali passi, anche
rentemente molto semplice. Benché nei se si chiama... Leonardo da Vinci!» fig. 2
secoli vi siano stati alcuni perfeziona-
menti nell’esecuzione globale della pittu- L’intonaco
ra murale dell’affresco, sostanzialmente Per dipingere con la tecnica dell’affresc si ci si trova in presenza di intonaci cemen-
le basi fondamentali di questa tecnica deve preparare prima di tutto il sottofon- tizi occorre demolirli e comunque isolare
sono rimaste inalterate nel tempo. Tant’è do, cioè l’intonaco. Questo non deve il nuovo intonaco a calce con un pannel-
vero che quando l’Armenini pubblica a essere asciutto ma fresco, fatto poco lo di materiale plastico o resinoso fissan-
Ravenna, nel 1587, i Veri precetti della pit- prima che si inizi a dipingerlo ma suffi- dolo con chiodi di rame che allo stesso
tura quasi due secoli dopo la pubblica- cientemente duro affinché non si sgrani tempo fungeranno da ancoraggio per
zione del Libro dell’Arte di Cennino al passaggio del pennello. La preparazio- una rete sempre di rame, per permettere
Cennini ne ripete quasi testualmente le ne di un intonaco adeguato è alla base di l’ancoraggio del nuovo intonaco. Se si
norme relativa la tecnica della pittura ‘a una buona riuscita dell’opera definitiva; tratta di un vecchio muro occorre pren-
fresco’. potremmo affermare che in essa si ripo- dere tutte le precauzioni per fare in
Gli affreschi eseguiti secondo questi ne un buon 70% del lavoro totale, consi- modo che il nuovo intonaco vi aderisca
antichi precetti e con buoni materiali derato che l’opera deve durare nel perfettamente.
hanno potuto sfidare i secoli gloriosa- tempo. L’intonaco va poi tenuto sempre umido
mente. Soltanto le piogge violente, l’at- L’intonaco si prepara così: 2 parti di sab- per tutto il tempo del lavoro che non
trito meccanico o le troppo frequenti bia silicea (meglio se di fiume) e 1 parte dovrà superare una giornata. Nel caso
lavature con spugne e stracci ruvidi o di calce (spenta da almeno 2 anni).3 che la meridiana sia molto grande richie-
l’infiltrazione di salnitro nell’intonaco Dopo aver pulito e bagnato bene il muro
potevano danneggiare queste pitture che ospiterà il nostro affresco, si pone un
quando esse erano esposte all’esterno. La primo strato grossolano di malta con
causa principale della rovina della mag- sabbia grossa, il ‘rinzaffo’, quando que-
gior parte delle pitture del passato è stata sto è quasi asciutto si bagna ancora e si
spesso la non corretta preparazione del stende con un ‘frattazzo’ un secondo
sottofondo. Oggi, purtroppo, si sono strato, detto ‘ arriccio’, meno grossolano
aggiunti altri problemi atmosferici di ori- del precedente (fig.1). Dopo l’arriccio si
gine chimica che rendono sempre più passa ad una finitura finale, detta ‘intona-
precaria la resistenza delle pitture ad chino’, dello spessore minimo di 3 o 4
affresco. Tutto il processo dell’affresco si mm, ma non superiore a 1.5 cm (fig. 2).
compenetra nella sapiente utilizzazione È opportuno che la superfice dell’into-
della proprietà tipica della calce di dare nachino sia ben liscia; un bravo murato-
luogo - in unione alla sabbia e all’acqua - re la può ottenere con la cazzuola oppu-
ad un cemento cristallino nel cui strato re facendo rotolare su di esso una botti-
superficiale, trasparente come il vetro, il glia non stampata, priva cioè, della linea fig. 3
colore rimane intimamente incorporato, laterale di giunzione del vetro.
assorbito, tanto da resistere vittoriosa- È importante che il muro che deve acco- dendo più giorni di lavoro, occorrerà fare
mente ai più insidiosi agenti atmosferici. gliere l’intonaco per l’affresco sia asciut- solo quella parte di intonaco che di volta
La tecnica dell’affresco richiede da parte to e soltanto composto di pietre o di in volta riusciremo a dipingere in un solo
dell’operatore una certa esperienza per- mattoni, mai misto. Non deve avere parti giorno. Se alla fine della giornata doves-
ché possa essere in grado di prevedere e untuose, chiodi o ferri sporgenti. Non sero rimanere parti incompiute queste si
ben calcolare il mutamento della tonalità deve contenere cemento che genera sal- dovranno far cadere via con la cazzuola
dei colori durante il periodo di asciugatu- nitro molto pericoloso per la pittura.4 Se e dovranno essere rifatte il giorno dopo.
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Oltre alla sabbia si possono utilizzare altri inerti come la polvere di marmo e la pozzolana: questi hanno lo scopo principale di
diminuire l’azione corrosiva della calce, la sabbia, però, permette la formazione di uno strato vetroso siliceo sul dipinto finale che lo
rende particolarmente repellente all’azione degli acidi e dell’acqua piovana.
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Oggi qualche autore concede l’uso di un po’ di cemento Portland bianco (consiste essenzialmente di silicati idraulici di calcio) nella malta
dell’intonaco di sottofondo.
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n° 11 - Luglio 2006
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In sostituzione della ‘Pietra di paragone’, che resta comunque la migliore, si può usare un vecchio coppo o un vecchio mattone poco
cotto.