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E SUE APPLICAZIONI
Aggiornamenti e Ricerche
Aggiornamenti e Ricerche
n. 1
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING
E SUE APPLICAZIONI
Aggiornamenti e Ricerche
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Copyright: Centro Studi del Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi
Piazzale di Porta Pia, 121 - 00198 Roma
segreteria@centrostudicnop.it
www.centrostudicnop.it
Fotocomposizione Morphema
ISBN: 978-88-31411-00-4
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INDICE
1 INTRODUZIONE 7
di F. Giardina
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5 ESPERIENZE DI COUNSELING IN AMBITO ONCOLOGICO 79
di G. De Benedetta
1. Introduzione 79
2. Un modello di intervento in psico-oncologia 81
3. La comunicazione nel sistema familiare 84
4. Conclusioni 87
5. Bibliografia 87
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1 INTRODUZIONE
Il Consiglio Nazionale ha affrontato con impegno le problematiche
afferenti al counseling psicologico attraverso un lungo e produttivo
dibattito cui hanno partecipato con grande interesse molti psicologi e
psicoterapeuti.
Il Centro Studi del CNOP ha raccolto in questo quaderno gli interventi che
hanno caratterizzato il convegno “Lo sviluppo del counseling e sue
applicazioni”, Perugia 10 ottobre 2017, per dare un ulteriore contributo
alla comune riflessione non solo sull'attività di counseling, ma anche sulla
nuova missione sociale dello psicologo.
Del resto, la recente legge 3/2018 sul riordino delle professioni sanitarie
ha finalmente determinato una nuova, moderna, e definitiva identità per
gli psicologi italiani, collocandoli nell'alveo del Ministero della Salute quali
professionisti che tutelano il diritto alla salute fisica e psicologica di ogni
individuo (art. 32 della Costituzione), affidando proprio al CNOP la
funzione di organo sussidiario dello Stato per quanto concerne tutte le
problematiche afferenti la psicologia.
In altre parole, lo psicologo interviene, insieme e alla pari degli altri
professionisti della salute, in tutti quei processi mirati a quantificare e
qualificare i nuovi bisogni di salute, non più legati in via esclusiva alla
componente biologica.
Nel nostro paese è ormai consolidata una visione integrata della salute,
nella quale le componenti biologiche, psicologiche e sociali pongono al
centro l'individuo con la sua complessità e soggettività, e non più la
malattia (cosiddetto “modello bio-psico-sociale”).
È sempre più difficile, anche nell'ambito prettamente medico-biologico,
7
intervenire su uno specifico bisogno di salute senza prendere in
considerazione gli altri aspetti apparentemente meno determinanti.
Da tempo gli studi scientifici hanno dimostrato la stretta correlazione tra i
processi mentali e psicologici e quelli biologici, basti pensare all'azione
della psicoterapia su molti parametri vitali dell'essere umano.
Le evidenze scientifiche confermano questa interazione dinamica tra
mente e corpo, che determina livelli di benessere e di qualità della vita fino
a qualche anno impensabili.
Il modello di tutela della salute italiano è inserito in un welfare
universalistico e solidale perché la nostra Costituzione pone il diritto alla
salute di ogni individuo quale diritto universale non negoziabile,
nemmeno parzialmente.
Del resto, la definizione dei Nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (NLEA),
cui ogni individuo ha diritto, chiarisce circa l'entità e la qualità degli
interventi sanitari necessari.
È opportuno precisare che questo modello di tutela sanitaria non è affatto
applicato in ogni paese, anzi in molti paesi evoluti il modello è
tendenzialmente privatistico.
Basti pensare che in Germania il sistema viene garantito e gestito dalle
Casse Mutue (organizzazioni di lavoratori che finanziano la loro tipologia
di prestazioni sanitarie) e negli USA vige il sistema gestionale delle
assicurazioni private, funzionale al maggiore o minore costo del premio
assicurativo e correlato all'incidenza delle tipologie di malattie per cui ci si
è assicurati.
Nel nostro paese, proprio in virtù del dettame costituzionale, lo Stato è
garante che le prestazioni sanitarie erogate corrispondano a criteri di
efficacia ed efficienza, siano garantite dal punto di vista qualitativo, e che i
professionisti sanitari siano obbligati ad un periodico aggiornamento
professionale (ECM).
Appare ben chiaro che nel nostro paese qualunque atto professionale
intercetti un bisogno di salute deve essere erogato da un professionista
sanitario abilitato ed iscritto in un Albo professionale afferente al
Ministero della Salute.
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
Il convegno venne proposto per dei motivi che ritengo tuttora più che mai
validi:
a) Fare chiarezza sul counseling e le sue applicazioni;
b) Fare chiarezza sul rapporto tra counseling e attività professionale;
c) Sviluppare l'applicazione del counseling nella professione
psicologica.
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maggiore è stato quello di implementare il menù formativo di molte realtà
che in genere svolgevano formazione in ambito psicologico-psicoterapico.
Al di là della legittimità e opportunità di questa azione1, il problema più
grande che ha prodotto è stato quello di far coincidere nell'immaginario
collettivo l'attività di counseling con quella di una nuova professione del
tutto diversa da quella psicologica, mentre storicamente il counseling
nasce in ambito psicologico e psicoterapico per opera di psicoterapeuti
che preferivano non utilizzare il termine “terapia” (si pensi a Carl Rogers)
per non dare alla loro attività una connotazione troppo “medica”.
Per giustificare questa operazione si portano ad esempio una variegata
casistica internazionale, da un lato, e l'evoluzione della pratica di
counseling dall'altro. Sulla casistica non è questa la sede per soffermarsi,
altri interventi lo faranno. Va però sottolineato che una confusione
nominalistica è possibile in quei Paesi dove la professione psicologica e
psicoterapica non sono compiutamente definite e regolate e volerlo fare in
Italia è una forzatura delle leggi vigenti a tutela dei professionisti e dei
cittadini. In Italia infatti la professione psicologica e l'attività
psicoterapica sono normate da leggi specifiche e la loro rilevanza per la
salute umana riconosciute da ultimo e compiutamente dalla legge 3/2018.
Per quanto invece concerne l'evoluzione del counseling va registrato che, in
sintonia con l'approccio diffuso sin dalle origini nella Psicologia
statunitense, esso è stato utilizzato in tutti gli ambiti applicativi della
Psicologia (sanità, scuola, lavoro, orientamento, servizi comunitari, ecc.) e
con finalità non solo “riparative” ma di promozione della salute e delle
risorse personali, relazionali e collettive.
In effetti con il definirsi degli standard della psicoterapia e delle sue
metodologie, sempre di più il termine “counseling”- senza ulteriori
aggettivazioni - è stato usato per connotare interventi brevi, focalizzati in
sostanza a fornire elementi di consapevolezza, empowerment (altro
termine sviluppato dalla Psicologia USA) e sviluppo di skills nei diversi
contesti della vita umana.
1
Le strutture accreditate al MIUR per la formazione di Psicoterapeuti non dovrebbero in alcun modo alimentare
iniziative che favoriscano l'abuso della professione psicologica e delle professioni sanitarie in generale.
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
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A titolo meramente esemplificativo vorrei citare un mio scritto di diversi anni fa.
“Le diverse discipline psicologiche mantengono un approccio omogeneo e peculiare al loro oggetto di studio, che
possiamo sintetizzare in due punti:
1) Partire dalla “normalità” per capire la “devianza dalla norma”, cioè dalla “fisiologia” per capire la “patologia”.
La psicologia non nasce infatti come studio dei fenomeni mentali o comportamentali devianti o patologici,
ma per capire le leggi che regolano il loro sviluppo naturale: è solo a partire dalla comprensione degli equili-
bri naturali che si può capire l'allontanamento e la compromissione di questi equilibri.
2) Non limitarsi a valutare e classificare degli aspetti della persona ma “comprendere” l'individuo . Solo così si
può illuminare la dimensione psichica individuale, che è il luogo dove fatti e situazioni si colorano di signifi-
cati (espliciti ed impliciti) e divengono “vissuti”, è nella rete di senso, di significati, di risonanze emotive, per-
sonali, che troviamo le coordinate della soggettività e possiamo coglierne le vicissitudini” (Lazzari 2005)
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I recenti progressi scientifici hanno messo in luce il rapporto tra le
traiettorie di vita, gli equilibri adattivi, i livelli di funzionamento della
persona, le condizioni del suo esistere (ben-essere) e la salute nel suo
complesso.
La salute è la risultante dinamica di un equilibrio tra molte componenti
dove la psiche e la soggettività gioca un ruolo cruciale, in particolare nella
modulazione tra gli eventi del contesto e quelli biologici dell'organismo.
Inoltre non esiste dicotomia tra ben-essere/salute e mal-essere/malattia,
come condizioni che si escludono a vicenda, bensì una pluralità di
dimensioni che coesistono.
Gli studi epidemiologici ci consegnano una realtà dove gli aspetti psicologici
non si limitano solo a direzionare la qualità della vita e del suo esplicarsi nei
diversi contesti dell'esistere e del relazionarsi ma – attraverso questo –
risultano in grado di incidere in modo significativo sui livelli di salute
psicologica e fisica (Lazzari 2019).
Basti pensare, solo per fare un esempio, che i principali fattori di rischio
per la malattie cardiovascolari, dopo fumo e diabete sono tutti fattori
psicologici (depressione, senso di solitudine, ansia, distress) e solo al
sesto posto troviamo il colesterolo.
La percezione sociale di tutto questo è aumentata e appare oggi quasi in
competizione con il modello medico che tradizionalmente ha orientato la
visione collettiva della salute e che si auspica possa aggiornarsi e aprirsi a
questa visione più integrata.
È indicativa a questo proposito l'opinione che hanno gli italiani sulle
competenze dello Psicologo: il 44% li vede come “promotori di ben-
essere”, il 42% come coloro che “aiutano le persone a vivere meglio”, il 39%
utili per “prevenire” e solo il 30% come coloro che “curano”. Alla domanda
di “quando serve lo Psicologo”, a parte le situazioni di violenza, le risposte
più gettonate sono “per aiutare le persone”, “per capirsi meglio”, “per
migliorare le relazioni”, “per raggiungere un proprio equilibrio”.
Il “supporto per malattia e lutti” o il “curare i disturbi psichici” hanno
meno risposte. (vedi tab. 1, Istituto Piepoli per CNOP 2018).
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
Quando serve
Fondamentali in caso violenza
Mezzo importante per aiutare le persone
Per capirsi meglio
Per migliorare le relazioni
Per raggiungere un proprio equilibrio
Supporto per malattia e lutti
Curare i disturbi psichici
Per migliorare le risorse
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Vedi Lazzari “Psicologia e Potenziale Umano” intervento al convegno CNOP del Trentennale, Roma 20-06-19.
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vita e la salute personale risultano come aspetti profondamente correlati.
Risulta quindi improponibile voler confinare lo psicologo in un recinto
“sanitario” visto in modo ormai superato e separare le funzioni di
promozione da quelle riparative come appartenenti a sfere di competenze
e di intervento completamente diverse.
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
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Il CNOP ha promosso nel maggio 2018 un evento sulla Psicologia Economica insieme con loro dove hanno spie-
gato di aver voluto cambiare denominazione in “consulenti finanziari”, poichè la loro prima attività è fornire con-
sulenza alle persone, aiutarle a capire le loro esigenze per poi guidarle alla scelta personalizzata degli investi-
menti.
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Un counseling senza specificazioni, non a caso, è infatti un counseling di
ambito psicologico: può non essere un counseling clinico o
psicopatologico ma è psicologico.
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
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paradigmatico di come – nei fatti – le Istituzioni ritengono fondamentali le
attività di counseling degli Psicologi.
Si è ritenuto di dover riportare per intero in questa sede gli articoli dei LEA
che richiamano direttamente il lavoro degli Psicologi (vedi sotto tabella 2)
anche se non si riferiscono tutti ad attività di counseling.
Come si nota:
• le prestazioni psicologiche e psicoterapiche sono sempre chiaramente
separate;
• il termine counseling o consulenza compare esplicitamente solo due
volte, anche se in modo molto significativo (es. “consulenza ed
assistenza psicologica per problemi individuali e di coppia” art.24
lettera k), perché pur da sola una previsione del genere comporta
garantire la consulenza (oltre all'assistenza) psicologica a tutti i
cittadini che ne hanno necessità;
• ci sono molte altre dizioni che si riferiscono ad attività psicologiche
(non strettamente psicoterapiche), ovvero “supporto”, “colloquio
clinico, di orientamento”, “intervento psicoeducativo” ecc., che in vario
modo richiamano o ricomprendono l'attività di counseling.
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
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“ 28 l “psicoterapia (individuale, di coppia, familiare, di gruppo”
“ 28 m “interventi psico-educativi finalizzati al recupero dell’autonomia personale, sociale e
lavorativa;”
“ 28 n “promozione di gruppi di sostegno per soggetti affetti da dipendenza patologica”
“ 28 o “promozione di gruppi di sostegno per i familiari di soggetti affetti da dipendenza patologica”
Assistenza 29 - 1 “Il Servizio sanitario nazionale garantisce trattamenti residenziali intensivi di cura e
residenziale mantenimento funzionale, ad elevato impegno sanitario alle persone con patologie non acute
extraospedaliera ad che, presentando alto livello di complessità, instabilità clinica, sintomi d i difficile controllo,
elevato impegno necessità di supporto alle funzioni vitali e/o gravissima disabilità, richiedono continuità
sanitario assistenziale con pronta disponibilità medica e presenza infermieristica sulle 24 ore. I
trattamenti, non erogabili al domicilio o in altri setting assistenziali di minore intensità, sono
costituiti da prestazioni professionali di tipo medico, psicologico, riabilitativo, infermieristico”
Assistenza 31 “Il Servizio sanitario nazionale, nell’ambito della rete locale di cure palliative, garantisce alle
sociosanitaria persone nella fase terminale della vita affette da malattie progressive e in fase avanzata, a
residenziale alle rapida evoluzione e a prognosi infausta, il complesso integrato delle prestazioni psicologiche”
persone nella fase
terminale della vita
“ 31 “Gli Hospice dispongono di programmi formalizzati per l’informazione, la comunicazione e il
sostegno al paziente e alla famiglia, l’accompagnamento alla morte e l’assistenza al lutto ed il
sostegno psico-emotivo all’équipe.”
Assistenza 32 e “colloqui psicologico-clinici”
sociosanitaria
semiresidenziale e
residenziale ai
minori con
disturbi in ambito
neuropsichiatrico
“ 32 f “psicoterapia (individuale, familiare, di gruppo);”
“ 32 g “interventi psicoeducativi (individuali e di gruppo);”
“ 32 h “abilitazione e riabilitazione estensiva o intensiva (individuale e di gruppo) finalizzate allo
sviluppo dell’autonomia personale e sociale in relazione alla compromissione delle funzioni
cognitive e psichiche, mediante l'impiego di metodi e strumenti basati sulle avanzate evidenze
scientifiche e le Linee guida”
Assistenza 33 e “colloqui psicologico-clinici”
sociosanitaria
semiresidenziale e
residenziale alle
persone con
disturbi mentali
“ 33 f “psicoterapia (individuale, di coppia, familiare, di gruppo);”
“ 33 g “interventi psico-educativi finalizzati al recupero dell’autonomia personale, sociale e
lavorativa;”
Assistenza 35 d “colloqui psicologico-clinici;”
sociosanitaria
semiresidenziale e
residenziale alle
persone
con dipendenze
patologiche
“ 35 e “psicoterapia (individuale, familiare, di coppia, di gruppo);”
“ 35 f “interventi psico-educativi finalizzati al recupero dell’autonomia personale, sociale e
lavorativa;”
Assistenza 59 “Qualora emerga il sospetto di un disagio psicologico, è escluso dalla partecipazione al costo un
specialistica colloquio psicologico clinico con finalità diagnostiche.”
ambulatoriale per le
donne in stato di
gravidanza
e a tutela della
maternità.
Persone con 60 “prestazioni di diagnosi, cura e trattamento individualizzato mediante l’impiego di metodi e
disturbi dello strumenti basati sulle più avanzate evidenze scien tifiche”
spettro autistico
Prevenzione All.B Tutela della salute e sicurezza negli ambienti aperti e confinati
Collettiva e Sanità
Pubblica
“ All. C Tutela salute e sicurezza luoghi di lavoro
“ All. F Prevenzione malattie croniche, promozione stili di vita sani
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
6. Conclusioni
È necessario che – nell'interesse dell'utenza - si faccia chiarezza su questo
tema, così come su tutte quelle attività che, nate a livello internazionale su
ambiti ed obiettivi diversi e definiti, in Italia finiscono invece per essere
utilizzate in modo non pertinente e tale da creare ambiguità e
sovrapposizioni con le attività psicologiche (si pensi solo ad alcune
declinazioni del coaching).
È inoltre necessario che il riassetto della formazione psicologica – ormai
ineludibile anche alla luce della legge di professione sanitaria – consenta
di ridefinire i curricula universitari – teorici e pratici – sul counseling nel
percorso degli studi psicologici.
Il terzo auspicio è per l'utilizzo delle opportunità offerte dalla formazione
continua per sviluppare il più appropriato e diffuso utilizzo del counseling
tra i professionisti psicologi.
7. Bibliografia
American Psychological Association, Guidelines for Prevention in Psychology,
April 2014, vol.69, 3, American Psychologist.
Brown SD & Lent RW (eds) HANDBOOK OF COUNSELING PSYCHOLOGY 4th ed, John
Wiley & Sons, Inc 2008
Cnop (2018). La Psicologia nei Livelli Essenziali di Assistenza. Quaderni CNOP, 1.
Lazzari D (2005) Stress lavorativo e mobbing tra salute della persona, in Bacci,
Gargani, Lazzari, Sani, Il mobbing dalla prevenzione al risarcimento. Morlacchi,
Perugia.
Lazzari D. (2019) La psiche tra salute e malattia: evidenze ed epidemiologia, Edra
Milano
Vera EM (eds), The Oxford Handbook of Prevention in Counseling Psychology ,
Oxford University Press, 2012
Waldo M., Schwartz J., Prevention Perspective, Prevention in Counseling
Psychology, Vol.2, 1, 2008, pagg.3-5
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
1. Introduzione
Appare ormai elevato il consenso tra gli scienziati sociali nel riconoscere
come nei paesi occidentali ad elevato sviluppo stiano aumentando in ampi
strati della popolazione le difficoltà di costruire un'esistenza
soddisfacente rispetto alla formazione, al lavoro, alla famiglia e alle varie
forme di integrazione nella vita sociale.
La crescente complessità delle interazioni con il contesto sociale e il
conseguente eccesso di stimoli e di richieste ambientali rendono
particolarmente problematici momenti cruciali della vita personale
come: la gestione delle fasi di scelta educativa, formativa, occupazionale e
familiare, le transizioni fisiche e psicosociali a nuovi ambiti di vita, i
processi di progettazione delle carriere sociali e professionali (Guichard,
2016). Per di più è facile sperimentare delusioni e incomprensioni nel
rapporto con le istituzioni, la frustrazione derivante dall'invadente
proliferazione di regole e ingiunzioni burocratiche, la fatica del rapporto
con le nuove tecnologie che caratterizzano i vari contesti di vita
quotidiana, sentimenti solitudine e di isolamento sociale anche per la
scarsa disponibilità, accessibilità ed efficienza di servizi alle persone che
possano attenuare gli ostacoli sociali e le diseguaglianze di opportunità
nel progettare percorsi di vita soddisfacenti.
Del resto, l'incertezza, l'instabilità, l'eccessiva fluidità (Bauman, 2000) che
connotano la convivenza sociale odierna sono un fertile terreno per lo
sviluppo di percezioni di malessere, disorientamento e sfiducia verso il
futuro accentuate dalla perdurante crisi socio-economica e valoriale che
coinvolge anche il nostro paese. Al riguardo, non è secondario ricordare
alcuni dei segnali di crisi più volte evidenziati dalla ricerca sociale con
manifestazioni come: il disagio psicologico, il peggioramento delle
aspettative di riuscita personale, la riduzione dell'autostima, l'instabilità
nella regolazione delle emozioni, la perdita o l'impossibilità di ritorno al
lavoro che, non solo portano a minori risorse economiche, ma rischiano di
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coartare le capacità progettuali della persona, di incidere negativamente
sullo sviluppo della sua identità e di attivare sentimenti di sconforto
pessimistici o addirittura ansioso-depressivi.
Data la prevalenza nella vita sociale e nelle stesse agenzie di
socializzazione (come ad esempio, i servizi alla persona o la scuola) di
relazioni e comunicazioni intersoggettive di carattere formalistico,
impersonale o solamente informative e performative che certo non
facilitano uno scambio significativo e simpatetico, coerente con i bisogni
degli attori e non stimolano un'attitudine auto-riflessiva sui significati
dell'esistenza personale e sui modi di affrontarla costruttivamente,
appare plausibile ritenere che le persone siano sempre più spesso alla
ricerca di forme di aiuto, solidarietà e protezione. Ciò significa, da un lato,
riconoscere il bisogno delle persone di fronteggiare le difficoltà e il
malessere prima che si trasformino in disagio conclamato, sofferenza e
disturbi psichici e, dall'altro, prendere atto del valore di prevenzione
sociale che possono avere forme di consulenza costruite per rispondere a
tali tipi di bisogno e finalizzate all'emancipazione della persona dalle
dipendenze situazionali e non alla semplice assistenza sociale.
Infatti, «a livello individuale, di fronte alle criticità incontrate e ai
cambiamenti assai incisivi dei loro contesti di vita, le persone sembrano
avere necessità di maggiori risorse cognitive ed emotive per fronteggiare la
situazione per cui cercano differenti forme di consulenza e aiuti
personalizzati nell'ambito sia delle istituzioni formative sia dei servizi
professionali educativi, socio-sanitari, per il lavoro, ecc.. In altri termini, le
persone attualmente, necessitando di un più ampio e articolato «capitale
sociale», cercano sostegni, chiarimenti, informazioni significative, advocacy
(non più solo nella cerchia familiare) per inserirsi in contesti sociali e di
lavoro estremamente complessi e flessibili, per affrontare le situazioni di
insicurezza e instabilità e riprogettare il proprio sviluppo personale»
(Uni.Co, 2014) o per fronteggiare meglio crisi esistenziali temporanee,
autoregolare con maggiore efficacia stati di disagio soggettivo, malessere
psicologico e sofferenza emotiva, potenziare le capacità di resilienza a
situazioni avverse.
Queste persistenti esigenze sociali, che solo in parte divengono esplicite
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
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ovvero la compresenza di più di un significati (o accezioni) che non è facile
distinguere se non in base alla sua collocazione nel discorso e alla
combinazione con altri termini qualificativi che aiutino a delineare tale
significato cioè quale sia il reale valore informativo della parola usata. Si
passa in tal modo dal significato denotativo a quello connotativo che è
basato su altri elementi informativi che illustrano o arricchiscono il
significato iniziale, derivanti dal contesto, dalla cultura, dal gruppo sociale
che utilizza quella parola, dalla situazione concreta in cui l'enunciato
viene prodotto. Ciò comporta, ad esempio, che nella definizione del
counseling finalizzata a spiegare l'uso di questo concetto intervengono di
fatto molte sottolineature e accezioni corrispondenti a differenti valori,
modelli teorici, modelli mentali, stili professionali e punti di vista di
politica professionale degli utilizzatori.
Così, non è un caso che quasi tutti i contributi conoscitivi sul counseling
che si ritrovano nella letteratura scientifica e in quella divulgativa (o
presenti anche nel linguaggio comune) partono da uno sforzo del singolo
autore di esplicitare le coordinate utili a ridefinire - secondo il suo punto di
vista - tale termine.
Dunque, di fronte a tale variabilità soggettiva del significato connotativo del
termine counseling, il compito di pervenire a una definizione socialmente
condivisa risulta arduo senza una chiara stipulazione di accordi che fissino
in modo chiaro il senso e i confini di tale definizione. Tale esigenza di
chiarezza risulta accentuata nel passaggio da una lingua ad un'altra come
avviene appunto per il counseling. In tal caso il mantenimento del termine
in inglese sembra arricchire in modo del tutto arbitrario il contenuto e il
valore informativo della parola counseling facendo intravedere ai
potenziali utenti di questo servizio e a livello sociale contenuti e
caratteristiche aggiuntive e qualità attrattive che in realtà non
corrispondono al suo significato originario. Pertanto, dal punto di vista
culturale-disciplinare, oltre a evidenziare questo rischio di potenziale
distorsione o di inganno del consumatore, si deve rimarcare la persistenza
di effettive difficoltà interpretative della nozione di counseling derivabili
anche dalla duplice etimologia della parola (to counsel e consulere). I
termini italiani che più corrisponderebbero alla parola inglese counseling
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
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necessità di fermarsi un momento rispetto alle urgenze
situazionali per condividere spazio e tempo della relazione e poi
consultarsi per deliberare, ad esempio, un corso di azione) e cum-
salire («andare da qualche parte insieme» ovvero intraprendere
un percorso comune, verso una direzione che potrebbe essere
significativa se non risolutiva del problema di partenza).
In linea con questi richiami al valore distintivo della consulenza
nell'ambito delle professioni di aiuto, Fulcheri (2005) ha più volte
mostrato l'ambiguità e la polisemia della parola counseling (importata e
diffusa senza precauzioni nella lingua italiana) e illustrato (Patierno,
Carozzino e Fulcheri, 2017) come, nel contesto delle relazioni di aiuto, si
debba avere consapevolezza della distinta finalità delle azioni di
counseling tese, da un lato, a dare consiglio e sostegno focalizzati su un
problema o, dall'altro, più esplicitamente orientate al prendersi cura e
facilitare, anche affettivamente, i processi di cambiamento desiderati da
una persona in certe fasi importanti o critiche della sua vita.
Tuttavia, questa distinzione viene di frequente sottaciuta o reinterpretata
ad hoc nell'arena sociale ove interagiscono e si confrontano i gruppi
professionali consolidati (in particolare gli psicologi) e quelli che
vorrebbero legittimarsi.
Si passa così dal livello concettuale e scientifico a quello pratico,
caratterizzabile da alcune domande alle quali non è facile rispondere in
modo netto e che spesso sembrano stimolare prese di posizione
pregiudiziali e estremizzazioni interpretabili come esito del noto effetto di
«differenziazione intergruppi e di discriminazione» reciproca ben
studiato dalla psicologia sociale: chi sarebbe titolato a svolgere il
counseling (professioni psy versus altre professioni)? Su quali prerogative
dovrebbe basarsi questo insieme di azioni professionali (frame
concettuali e posizioni filosofiche versus metodi e tecniche)? Quali finalità
specifiche (trattamento terapeutico versus cambiamento e sviluppo
personale e professionale) dovrebbero connotare il counseling rispetto ad
altre modalità di azione professionale rintracciabili nell'ambito delle
professioni di aiuto?
Tali domande, essendo senza risposta univoca in Italia, sono alla base di
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
una situazione professionale confusa sia per gli operatori che per i
cittadini (gli utenti potenziali) e ricca di contrasti interprofessionali.
Cercheremo di riprenderle nei paragrafi successivi.
31
giungere, sull'aiutare le persone (prima i giovani in particolare nelle situa-
zioni di orientamento scolastico-professionale poi a tutte le età) ad evitare
di fare scelte sbagliate nella vita e a cercare significato, direzione e realiz-
zazione in ciò che facevano.
Questo tipo di counseling fortemente influenzato dalla Vocational e Gui-
dance psychology si è poi progressivamente orientato verso una direzione
clinico-terapeutica che è divenuta predominante (tanto è vero che le prin-
cipali associazioni scientifico-professionali tengono insieme il counseling
e la psychotherapy). Gli orientamenti concettuali, gli interessi e gli
approcci operativi del counseling hanno però continuato a modificarsi e
arricchirsi nel tempo integrandosi con nuovi contenuti concettuali e ope-
rativi, pertanto oggi sarebbe sbagliato darne una rappresentazione stati-
ca, mono-disciplinare e solamente clinica.
Attualmente questo tipo di consulenza comprende nella sua pratica,
svolta in diversi contesti, operatori che con un approccio clinico si concen-
trano ancora su come ridurre le difficoltà, sostenere emotivamente le per-
sone e porre rimedio a disagi e danni alla salute psicologica con metodolo-
gie contigue o addirittura sovrapposte alla psicoterapia.
Tuttavia, la pratica professionale del counseling non ha solo questa conno-
tazione chiaramente psicologico-clinica che, per altro, sempre più spesso,
al fine di assicurare una valida alleanza terapeutica, richiede adattamenti
tecnici alle conoscenze, aspettative, credenze, preferenze e linguaggio
della persona che chiede aiuto (McLeod, 2013). Infatti, si è fortemente spe-
cializzata sulle tematiche educative, autonomizzandosi, ad esempio, come
counseling scolastico.
Inoltre, la crescente focalizzazione sul benessere psicosociale, sulla cre-
scita personale e professionale, sulla consapevolezza delle persone nei
loro contesti di vita, sulla ricerca della significatività della loro esperienza
sono il segno distintivo del counseling moderno attuato non solamente in
un'ottica terapeutica a favore di individui, gruppi, coppie e famiglie nel
corso della vita.
Come si evince dalle principali riviste internazionali specializzate, il coun-
seling non costituisce un'entità rigida ed immutabile anche laddove ha
ormai una lunghissima tradizione, ma è destinato a modificarsi confron-
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
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2.3 Contrastare l'immagine stereotipata della psicologia
Nelle discussioni sul counseling che contrappongono psicologi e altre pro-
fessioni (e che talvolta producono contrasti persino all'interno della
stessa categoria degli psicologi e degli studenti di psicologia) viene
assunta acriticamente una concezione stereotipata della psicologia come
fosse focalizzata pressoché esclusivamente sulla psicopatologia e la psico-
terapia. Del resto, anche nel linguaggio comune, è facile che per indicare
l'utilizzatore di servizi psicologici sia usato il termine paziente che appar-
tiene alla semantica medica suggerendo che vi sia sempre la necessità di:
a) una diagnosi; b) qualcosa da «trattare» terapeuticamente; c) un profes-
sionista (medico o psicologo) in una posizione di potere nella quale egli è
l'esperto che decide e fornisce un trattamento adeguato. Fortunatamente
si è diffuso anche il termine cliente più flessibile e adatto a connotare una
relazione di lavoro (non necessariamente una relazione terapeutica) in cui
la persona resta «esperta della propria vita», mantiene la sua autonomia
decisionale usufruendo dell'interazione e dell'accogliente partnership
con lo psicologo per chiarire le proprie problematiche emotive, cognitive e
comportamentali e ricevere aiuto nella fatica di orientarsi verso possibili
soluzioni. Tale rappresentazione schematica della psicologia appare oggi
sempre più riduttiva e tende a distorcere il campo di osservazione quando
prevalgono ragioni pragmatiche di autodifesa dei confini disciplinari e
non ci si rende conto degli effetti estremizzanti delle relazioni conflittuali
tra gruppi professionali. Purtroppo già Super (1977), uno dei padri della
vocational psychology (entro la quale il counseling è nato), aveva forse invo-
lontariamente sostenuto questa interpretazione polarizzata sottoline-
ando che la differenza tra counseling e psicologia clinica corrispondeva
alla differenza tra «aiuto allo sviluppo e «aiuto alla riparazione», tra istru-
zione/educazione e medicina, tra salute e malattia. Secondo tale visione
limitata, la psicologia si occuperebbe solo di esiti negativi dei processi
cognitivi, affettivi, comportamentali connessi con i cambiamenti interni o
con le interazione tra persona e ambiente e li interpreterebbe e affronte-
rebbe quasi esclusivamente come sindromi psicopatologiche o malattia.
Si tratta di un'evidente attribuzione sociale erronea dal momento che, da
tempo, si sono superate queste prospettive solo «defettologiche» e sono
34
LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
1
Andrebbe evitato sul piano concettuale e rispetto all'immagine pubblica della psicologia professionale di con-
fondere il lavoro dello psicologo con quello di psicoterapeuta. E' noto infatti che in Italia la psicoterapia è una
delle diverse funzioni del lavoro psicologico che ha una propria regolamentazione. Infatti essa è di competenza
degli psicologi specialisti in psicoterapia che quindi rappresentano un ampio sottoinsieme delle professioni psi-
cologiche.
35
sia di cura e remedial b) di accogliere numerose varianti specialistiche
connesse con i contesti di applicazione di tale pratica (ad esempio, nella
scuola o nei servizi di salute mentale); c) di far coesistere orientamenti
culturali e preferenze professionali molto differenti tra loro (Ogunfowora,
Drapeau, 2008). Al di là delle intenzioni di trovare in tale definizione un
fondamento condiviso per l'identità professionale degli operatori di
counseling, va comunque segnalato che – anche nel contesto nord-
americano - i reali fattori di differenziazione del counseling rispetto alla
psicologia e, in parte, ad altre professioni di aiuto e della salute mentale
restano di natura extrascientifica (riguardano il percorso universitario e il
titolo di studio riservato al counseling e accreditato da organismi terzi, il
praticantato specifico, gli scopi della pratica professionale definiti dal
rilascio di apposita autorizzazione dei singoli stati). In altri termini, anche
in un contesto normativo del tutto diverso da quello italiano, è apparso
assai difficile e frutto solo di un compromesso politico definire un'effettiva
autonomia del counseling rispetto al mondo della psicologia soprattutto
quando essa è orientata al perseguimento del benessere personale e del
miglioramento del livello di qualità della vita e non solo al rimedio a
problematiche e ad esiti disfunzionali di natura patologica.
I riflessi europei di questi tentativi di determinare una separazione del
counseling dalla psicologia anche ai fini di rendere autonoma la
professione inerente il counseling sono riscontrabili in una serie di forti
critiche sintetizzate nel significativo contributo di Brady-Amoon e Keefe-
Cooperman (2017).
Le autrici sottolineano che la psicologia (e in particolare la Counseling
psycology2) e il counseling svolto nella pratica professionale sono a un
bivio.
2
La Counseling psychology è un'area conoscitiva specifica, un sotto-insieme della psicologia che condivide gran
parte della tradizione e della storia della disciplina più ampia ed è caratterizzata sul piano pratico dagli inter-
venti di natura consulenziale. Nata nel Nord-America, trova le sue fondamenta nella Vocational psychology e
nella psicologia umanistica di K. Rogers con applicazioni di ricerca e intervento soprattutto in ambito educativo
e nel counseling di carriera. Come disciplina scientifica è presente anche in ambito europeo e si focalizza su pro-
blematiche dello sviluppo personale, delle transizioni di carriera, dell'adattamento a vari contesti sociali (scuo-
la, lavoro e comunità) e della prevenzione primaria. E' appena il caso di notare che in Italia la Psicologia del coun-
seling non è presente in modo esplicito nei vari Settori Scientifico-Disciplinari che classificano i differenti domini
conoscitivi della Psicologia.
36
LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
3
Seguendo le indicazioni di Fulcheri e Savini (2011) va detto che questi momenti critici determinano modifica-
zione di un equilibrio precedentemente esistente e comprendono soprattutto le crisi evolutive legate alla crescita
di ogni individuo (adolescenza, maturità, menopausa, senescenza etc.) e le crisi accidentali (lutti, malattie gravi,
repentini sovvertimenti in campo familiare e di lavoro, ecc.). Vanno quindi tenuti nettamente distinti sul piano
concettuale e operativo dai possibili aspetti psicopatologici della crisi.
37
critico per cui cerca aiuto, ma un importante momento di apprendimento
e conoscenza di sé, funzionale all'arricchimento della sua struttura
cognitiva e al miglioramento dei processi di autoregolazione emotiva e
delle sue competenze relazionali.
Esigenze che, sul piano fenomenico, sono assai variegate e si declinano in
modo multiforme, ad esempio, come richieste più o meno chiare: a) di
sostegno e compartecipazione emotiva e affettiva, b) di aiuto (ascolto,
rassicurazione, cura), c) di accompagnamento, d) di chiarimento, e) di
advising, f) di informazioni significative, g) di potenziamento delle risorse
decisionali e realizzative della persona, h) di advocacy, ecc.
Sono solo pochi esempi della potenziale complessità della relazione
consulenziale entro la quale confluiscono desideri, aspettative, vissuti di
disagio, preoccupazioni e incertezze decisionali ovvero dimensioni di
natura psicologica che implicano nell'interlocutore professionista precise
responsabilità deontologiche accanto a conoscenze e competenze di
natura psicologica.
Ciò significa che i ragionamenti sul counseling, sulla sua natura e sul suo
modus operandi quando vengono svolti in Italia assumono di necessità
tratti peculiari. Infatti, a differenza del Nord-America e del mondo
anglosassone, vi è una stringente regolamentazione della professione di
psicologo e soprattutto della psicoterapia riservata a psicologi e medici. Le
leggi 56/1989 (art.1) e 170/2003 (art.1 quinquies) definiscono azioni
caratteristiche della professione di psicologo mostrando la loro
pertinenza ed equivalenza sostanziale con le varie definizioni di
counseling espresse in ambito accademico o dalle stesse associazioni
internazionali di counseling (prendiamo, solo come esempio, quella nord-
americana sopra riportata). Per essere ancora più espliciti il tema del
counseling come pratica professionale specifica è delimitato dai confini
normativi che proteggono il titolo di psicologo e la sua area di expertise (e
a maggior ragione la psicoterapia come una delle possibili aree di
competenza dello psicologo). Infatti, sono delineate dalle suddette leggi
categorie di azioni professionali declinabili anche in termini di counseling.
Ci si riferisce alle azioni relative a «prevenzione», «diagnosi», «sostegno»,
«trattamento», «abilitazione» e «riabilitazione» (riferite a individui,
38
LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
4
Tale offerta è promossa non solo da singoli professionisti ma da associazioni e sedi formative che naturalmente
hanno l'interesse di ampliare la loro platea di utenti. Da notare che persino nell'ambito del marketing di pro-
dotti di consumo viene usata una terminologia assimilabile a quella della consulenza alla persona.
39
l'occupazione e la valorizzazione del capitale umano (sviluppo delle
competenze personali); d) si intravedono bisogni potenziali e problemi
non risolti che sono oggi riconsiderati nell'ottica consulenziale dando
origine a una pletora di funzioni professionali a forte tasso relazionale
come avviene, ad esempio, anche nei contesti aziendali con il tutoring, il
coaching, il mentoring……); e) sono già presenti sulla scena sociale
relazioni conflittuali interprofessionali (psicologi/non psicologi).
Cercare di decifrare questa situazione avrebbe il merito di poter chiarire ai
cittadini, potenziali utenti dei servizi di counseling, la natura di questa
pratica, il tipo e livello di profondità e accuratezza delle risposte che essa
realisticamente può dare alle loro domande di aiuto, le qualità essenziali
che dovrebbero possedere gli operatori che svolgono tale funzione.
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
Correzione/rimedio Miglioramento/
a punti di debolezza sviluppo punti di forza
41
(secondo i diversi modelli teorici disponibili e le loro varie applicazioni
tecniche) e di riabilitazione; a bisogni di sostegno e compartecipazione
emotiva in numerose condizioni di vulnerabilità psicologica e sociale, con
riguardo, ad esempio, a decisioni relative interventi di natura genetica o
chirurgica, ai correlati di malattie di varia eziologia, all'adesione a
complesse terapie farmacologiche, ecc.. Si ricorda che qui stiamo parlando
degli scopi del counseling e non della psicoterapia e, seguendo Fulcheri e
Accomazzo (1999, p.78), «con ciò si vuole porre l'accento sul fatto che il
counseling interviene sulla possibilità di identificare e di cercare possibili
soluzioni a specifiche realtà vissute come problematiche, non si rivolge alla
psicopatologia e va, quindi, distinto da ogni tipo di intervento
psicoterapeutico, comprese le terapie focali, le psicoterapie brevi, di
sostegno e gli interventi terapeutici nelle situazioni di crisi».
Nel polo destro (strenghts improvement) si fa esplicito riferimento alla
finalità di rispondere a bisogni di chiarimenti informativi; di
apprendimento sociale (ad esempio, nei contesti educativi e di
socializzazione primaria e secondaria); di sostegno alla progettazione del
futuro (si pensi ad esempio all'orientamento scolastico-professionale e
universitario); di crescita delle risorse e potenzialità personali (ad
esempio, in situazioni di sviluppo di carriera, di acquisizione di
competenze per nuove occupazioni o di gestione di nuove responsabilità);
di abilitazione ed empowerment; di promozione del benessere individuale
e collettivo; di promozione e sviluppo delle condotte salutari di pari passo
con lo sviluppo delle capacità relazionali (Richardson, 2012).
Nel continuum, in posizione intermedia, sono collocabili numerose altre
finalizzazioni dell'aiuto, di notevole rilevanza preventiva anche per la
salute e il benessere come, ad esempio: a) la ricerca da parte delle persone
di significati plausibili nelle esperienze scolastiche, nella formazione
professionale, nel lavoro, nella famiglia, nella comunità; b) il bisogno di
incrementare la «consapevolezza situazionale» in momenti decisionali
importanti; di migliorare l'adattamento alle varie circostanze di vita,
comprese quelle non previste; di accrescere la resilienza a condizioni
avverse; di superare con efficacia le transizioni psicosociali normative (i
developmental tasks, come il passaggio dall'adolescenza al mondo adulto)
42
LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
43
C) serve infine a prendere le distanze da chi propone un counseling
generico, senza qualificazioni, «valido per tutte le stagioni» poiché
mostra una gamma molto articolata di bisogni (e di possibili risposte)
che suggeriscono un'analoga differenziazione e qualificazione
dell'azione consulenziale che può - a seconda delle situazioni -
privilegiare la cura e il sostegno emotivo oppure gli stimoli
all'autoconsapevolezza, all'arricchimento informativo e
all'apprendimento sociale, alla facilitazione nelle procedure
decisionali, ecc.
44
LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
5
Con ciò si vuole sottolineare come sia del tutto riduttivo fare l'equivalenza tra consulenza psicologica e counse-
ling (come alcuni ancora ritengono). La consulenza psicologica è una categoria di intervento professionale assai
più ampia che qualifica una grande parte del lavoro di uno psicologo. Essa comprende, ad esempio, interventi di
consulenza esperta nei sistemi di comunicazione interpersonale, organizzativa e tecnologica; di consulenza di
processo nelle organizzazioni, in particolare nelle gestione delle risorse umane; di consulenza tecnica
nell'ambito della progettazione di servizi; di consulenza metodologica nella ricerca sociale, ecc.
45
nell'ambito degli assessorati alla formazione professionale di alcune
regioni, si sforzano di delineare a tavolino un profilo professionale
autonomo degli operatori di counseling (per di più con un livello di
qualifica estremamente basso) come pure quelle che sarebbero in corso
da parte dell'UNI (Ente Nazionale di Unificazione/normazione) per
normare la figura di un counselor generico, di assai incerto e discutibile
spessore professionale e con grande probabilità sovrapposto a contenuti e
prestazioni professionali di tipo psicologico.
3.3 Modus operandi: gli effetti differenziali del contesto, del tipo di
utenti e delle metodologie
L'attenzione alle finalità (e alle corrispondenti funzioni) delle azioni
professionali di aiuto permette anche di evidenziare la loro differente
connotazione sul piano tecnico-professionale.
Ciò è evidente in particolare nei due poli estremi del continuum citato che
prefigurano modi di azione professionale più facilmente distinguibili in
quanto corrispondono, nel polo di sinistra, al core della psicologia clinica
e, nel polo di destra, agli orientamenti culturali e alle pratiche che
valorizzano la prevenzione e la promozione del benessere, della crescita e
della migliore integrazione sociale delle persone.
Mentre il riferimento alle finalità mette in risalto la logica soggiacente alle
azioni di counseling, la loro coerenza e articolazione funzionale sono
connesse ad almeno tre fattori di differenziazione che, nel loro insieme,
contrastano l'idea di senso comune (o diffusa per ragioni di marketing)
che possa costituirsi un counseling general/generico, senza specificazioni
che rendano trasparente e comprensibile, agli occhi degli utilizzatori
potenziali, in cosa consiste una relazione consulenziale, come viene
attuata e quali potrebbero essere i vantaggi nell'intraprenderla.
È opportuno quindi sottolineare le diverse combinazioni dei seguenti
elementi che determinano le prestazioni professionali di counseling e la
loro differente modalità operativa e che richiedono distinte competenze
tecniche:
a) i diversi contesti sociali e organizzativi di azione implicano
differenti tipi di prestazione.
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
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influenzare e attirare la domanda. Sono le persone che esprimono
categorie di bisogni specifici di differente complessità e rilevanza
psicologica nelle diverse età, nelle differenti fasi del loro sviluppo e nelle
concrete situazioni di vita che stanno affrontando. Esse vanno intese
quindi come degli «organizzatori differenziali» delle azioni consulenziali
che aiutano anche a comprendere il diverso gradiente psicologico delle
prestazioni di counseling.
Di conseguenza diventa necessario un accurato assessment per poter
delineare la strategia e il tipo di counseling più appropriato da proporre
alla persona interessata in modo trasparente e con gli opportuni
chiarimenti sugli scopi e la metodologia più adeguata.
La gamma delle persone interessate al counseling sarebbe molto vasta
anche se per molti questo tipo di aiuto è poco familiare e quindi poco
accessibile. In ogni caso, nel considerare i potenziali utenti si ripresentano
le diversificazioni che avevamo delineato in precedenza nel descrivere il
continuum delle finalità del counseling. Si pensi, ad esempio, alla
potenziale diversità e varietà delle richieste provenienti da: persone con
varie forme di vulnerabilità psicosociale, persone che affrontano decisioni
di natura sanitaria, persone in condizioni di separazione e lutto,
immigrati, studenti dei vari cicli formativi con difficoltà di apprendimento
o di scelta degli studi successivi, drop-out della scuola, disoccupati in cerca
di lavoro, persone in mobilità, ma anche persone che vogliono
semplicemente migliorare la loro condizione di vita, che sentono di avere
delle potenzialità inespresse, che desiderano mettere in atto nuovi
progetti o che pensano a come sviluppare la loro carriera, ecc.;
c) le differenti tecniche e metodi convalidati scientificamente
diversificano la prestazione consulenziale.
Il counseling è una relazione interpersonale di aiuto che si differenzia però
da molte interazioni informali potenzialmente utili per una persona in
difficoltà per il fatto che si attua in un contesto di consulenza professionale
in cui le finalità orientano il modus operandi e soprattutto la scelta delle
metodologie appropriate alla concreta situazione.
In altri termini, i mezzi usati per consentire un efficace percorso di
esplorazione, approfondimento dell'esperienza, individuazione di piste di
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
6
A tale riguardo ci si dovrebbe cominciare a chiedere quale sia il grado di appropriatezza degli interventi di coun-
seling. È plausibile ipotizzare che un intervento professionale su/per le persone è appropriato quando viene pre-
scritto per finalità chiare alle persone che ne hanno effettivo bisogno, è di efficacia provata dalle evidenze di
ricerca, ha effetti imprevisti (negativi) molto inferiori rispetto ai benefici, risulta sostenibile (evitando disegua-
glianze sociali nell'accesso) ed è svolto da professionisti accreditati sul piano delle conoscenze e delle compe-
tenze e non solo dei titoli formali.
49
una competence in una data area di attività un operatore dovrà essere in
grado di integrare le competencies (skills e microskills) in relazione agli
scopi dell'azione professionale che svolge (ad esempio, scopi legati al
determinare, facilitare, valutare e sostenere gli esiti di migliore
fronteggiamento delle difficoltà; scopi di promozione e sviluppo; scopi di
advocacy e giustizia sociale; scopi di valorizzazione delle diversità, ecc.) e
alle specifiche caratteristiche della situazione/richiesta di aiuto che viene
affrontata» (Sarchielli, 2016, p.9).
Le competenze specifiche, riguardano la capacità di gestione della
relazione professionale come, indicato, ad esempio, dalla International
Association for Educational and Vocational Guidance (http://iaevg.net/):
Comprendere i principali fattori dello sviluppo personale e delle
dinamiche comportamentali, Dimostrare rispetto, empatia e relazioni
costruttive, Usare tecniche di counseling individuale e di gruppo,
Affrontare i bisogni dei soggetti a rischio, Assistere i clienti in vari tipi di
problemi (prevenzione, sviluppo personale, problem solving e decisioni
personali, identità sessuale, social skills, educazione alla salute e uso del
tempo libero), Aiutare a sviluppare piani personali di vita, Riconoscere
quando e se inviare a servizi specializzati.
Infine ricordiamo alcune microskills (in prevalenza di comunicazione
verbale e non verbale) che sono anch'esse in grado di differenziare la
natura e la qualità della prestazione di counseling al di là delle sole buone
intenzioni del consulente. Esse acquistano un senso non singolarmente,
ma in quanto «incastonate» in una competenza più ampia e indirizzate
sulle finalità della prestazione consulenziale. Ci si riferisce, ad esempio, a
skills inerenti a atteggiamenti di base (rispetto, congruenza,
considerazione positiva dell'altro, empatia, self-disclosure, autenticità,
confidenzialità, ecc.); a skills per avviare e mantenere relazione fiduciaria
(ad esempio, ascolto attivo, riformulazione, riflessione sui sentimenti,
rassicurazione, ecc.); a skills per migliorare il significato dell'interazione e
dell'«alleanza di lavoro» (ad esempio, osservare, fornire e ricevere
informazioni, focalizzarsi su un nucleo condiviso, stimolare una visione
d'insieme, riesaminare la situazione e il goal setting iniziale, stimolare le
risposte di coping, ecc); a skills per migliorare il coinvolgimento affettivo e
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
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microskills, utili per lo svolgimento delle prestazioni consulenziali
(ciò evidentemente chiama in causa il sistemi di formazione
universitaria degli psicologi a livello di laurea magistrale e di master
assai carenti sulle problematiche del counseling);
• rendere esplicito - come importante modalità di autoregolazione
professionale - il fatto che essi adottano modelli concettuali e
strumenti propri della psicologia e fanno uso primario nella loro
pratica della relazione psicologica e della gestione delle emozioni
secondo gli standard deontologici della professione psicologica.
Di fatto, gli psicologi sono nella condizione di svolgere la funzione di
counseling in due differenti modi:
a) come caratteristica specifica primaria dell'azione professionale
attuata privatamente o in servizi di natura psicologica e lungo tutte le
dimensioni del continuum sopra illustrato (esempi tipici i consultori
o altri servizi sanitari territoriali, gli ospedali, ecc.);
b) come componente specifica, ma complementare rispetto ad altre
funzioni primarie attribuite e svolte dallo stesso psicologo che lavora
in qualità di consulente o dipendente in servizi non di natura
psicologica (assunto ad esempio, in qualità di operatore nei Servizi
per l'impiego, nell'Orientamento, negli Uffici risorse umane, nei
Servizi educativi, nei Servizi sociali o nelle comunità residenziali).
Esempi di interventi con possibili applicazioni del counseling (con il
coinvolgimento degli psicologi, da soli o in stretta collaborazione con altre
professioni) sono numerosi anche se spesso non sono adeguatamente
conosciuti dal grande pubblico, non valorizzati dagli stessi psicologi né
valutati nella loro efficacia (si veda la tab. 3).
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
Reparti ospedalieri Consulenza per stati emotivi di disagio soggettivo, per malessere psicologico e
sofferenza emotiva connessa a esperienza di malattia acuta o di preparazione a
interventi chirurgici, a traumatismi, a patologie organiche con prognosi infausta o a
malattie insidiose ad andamento cronico; per disturbi con trattamenti in cui è
fondamentale la compliance, ecc.
Servizi socio-sanitari Consulenze in ambiti consultoriali relative a varie situazioni di complessità
territoriali e Servizi decisionale dall’adolescenza alla vita adulta; alla mediazione famigliare e agli affidi;
sociali di comunità alle attività di assistenza sociale a varie categorie di svantaggiati, di poveri, di
immigrati, ecc.
Scuola e servizi di Consulenze negli «sportelli di ascolto»; consulenza orientativa e di guidance;
orientamento consulenze per la promozione di stili di vita salutari, per la rimotivazione allo
scolastico studio, per la definizione di progetti di inclusione sociale di disabili, per
l’assessment e la gestioned ei bisogni educativi speciali; consulenze per la
prevenzione degli insuccessi e abbandoni scolastici, delle condotte aggressive, delle
dipendenze, per la creazione di classi meglio funzionanti, ecc. con utenti
adolescenti, giovani e insegnanti.
Servizi di Aiuti personalizzati per la scelta iniziale, le scelte successive e le deci sioni post-
orientamento lauream; consulenza per la costruzione di progetti a lungo termine; consulenze e
universitario sostegni per rischi di disadattamento e scompenso emotivo durante gli studi, ecc.
Servizi per l’impiego Consulenza orientativa, bilancio di competenze, consulenze di accompagnamento
occupazionale, Career counseling, consulenze e sostegno psicologico in situazioni
di perdita del lavoro, ecc.
Formazione Interventi consulenziali per rimotivare le persone e riavviare processi di
professionale e autoconsapevolezza sugli obiettivi personali, per attivare l’apprendimento degli
educazione degli adulti, per il recupero formativo, ecc.
adulti
Gestione delle Consulenza all’inserimento lavorativo, alla socializzazione e on-boarding,
risorse umane all’analisi del potenziale; consulenza di carriera, ecc
Associazioni e Consulenza al miglioramento psicofisico e dell’auto-efficacia dei praticanti lo sport
società sportive (professionistico, dilettantistico, giovanile); consulenze per la gestione dello stress;
consulenze di supporto e facilitazione alla coesione di gruppi e squadre; consulenze
alla formazione di operatori dello sport, ecc.
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finalità del counseling descritto in precedenza tanto più è plausibile la
tipicità di atti professionali riservati agli psicologi per fronteggiare il
disagio psicologico e trattamenti di sostegno e cura. Si tratta del counseling
psicologico-clinico (i suoi tratti essenziali sono riassunti nei Quadri 1 e 2)
in senso stretto che ha ormai mostrato un ampio ventaglio di outcomes
positivi espressi sia dall'attenuazione del disagio sia, soprattutto,
dall'attivazione della persona che soffre nella direzione di un migliore
adattamento funzionale e benessere (si pensi, ad esempio, alla ricerca di
una positiva adesione e cooperazione rispetto ai vari trattamenti medici
ricevuti; Patierno, Carrozzino, Fulcheri, 2017).
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
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Quadro 2 - Modus operandi nel counseling psicologico
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
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Tab. 4 - Un possibile check-up per distinguere i vari tipi di
intervento di counseling
Dimensioni Domande critiche
La natura/finalità Per quale finalità viene attuato l’intervento? Si tratta cioè di finalità rilevanti
delle prestazioni per l’assetto psicologico di una persona (Riferirsi al continuum delle finali tà di
erogate remedial o sviluppo personale descritto in precedenza ) o di altri tipi di finalità
prevalente (ad esempio, educative, pedagogiche, informative, di orientamento,
ecc.)?
Approcci concettuali Sono usati modelli e teorie psicologiche di riferimento per l’intervento? Ci si
di riferimento riferisce ad altri approcci teorici? Quali?
Indicazioni d’uso Sono specificate le situazioni e il tipo di persone per cui l’intervento è
considerato appropriato? Sono esplicitabili le evidenze scientifiche a favore
della pratica prescelta?
Metodi/tecniche Sono usati strumenti e tecniche propri della psicologia nelle diverse fasi
prevalenti dell’intervento cioè della relazione di consulenza (dall’assessment, alla presa in
carico, alla co-progettazione, realizzazione e valutazione dell’intervento)? Di
quali si tratta? Sono invece usati altri tipi di strumenti e tecniche??
Accountability Sono indicate in modo trasparente le ragioni dell’intervento? Che grado di
corresponsabilità del professionista per i risultati conseguiti? Il professionista
ha esplicitato il suo modus operandi e la sua specifica formazione?
Deontologia Quali standard deontologici vengono dichiarati e seguiti nell’intervento?
Denominazione finale In sintesi: Tenendo conto delle dimensioni esplorate con quale aggettivo (o
espressione qualificativa) si potrebbe denominare l’interven to di counseling
considerato?
5. Conclusioni
Queste ultime osservazioni mettono in evidenza una possibile
«trasversalità del counseling» che andrebbe analizzata e approfondita
meglio con la ricerca scientifica dal momento che sembra rappresentare
uno dei modi con cui le professioni di aiuto stanno cambiando il loro volto
tradizionale aumentando il loro tasso di interdisciplinarietà e di
cooperazione interprofessionale. Anche da questo si deduce l'inutilità di
nuove figure autonome di operatori di counseling (generico o con
aggettivazioni qualificative di tipo evocativo e confusivo come
«esistenziale», «relazionale», «olistico» che in realtà mascherano con altri
nomi dimensioni di tipo psicologico) a favore invece di aggiornamenti e
arricchimenti delle professioni esistenti con l'innesto nel loro solido
dominio conoscitivo e operativo di nuove competenze di tipo
consulenziale. Questo trend di neo-professionalismo (che – come afferma
Bosio (2011) - consiste nel fatto che da un sapere scientifico possono
generarsi più professioni; ma anche che una professione può rifarsi a più
saperi scientifici) non riguarda solo le professioni non psicologiche
58
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non direttive di counseling attraverso l'elaborazione della sua terapia
centrata sul cliente, per la quale il processo terapeutico consisteva
essenzialmente nell'indurre una crescente presa di coscienza delle
proprie potenzialità, Rogers stesso finì con il fare confluire il counseling in
una particolare forma di psicoterapia.
In questo contesto, un ulteriore contributo allo sviluppo e alla
sedimentazione del counseling può essere ricondotto ad Alfred Adler,
relativamente all'importanza attribuita ai contesti relazionali ed educativi
più importanti, vale a dire la scuola e la famiglia, considerati luoghi
primari all'interno dei quali si sviluppa e struttura la personalità di ogni
individuo. È proprio nella costruzione della personalità e dello “stile di
vita”, infatti, che si riscontra l'elemento cardine del pensiero adleriano,
oltre al concetto di Sentimento Sociale-Comunitario, che ha contribuito
all'ulteriore sviluppo applicativo del counseling.
Un altro studioso che in quel periodo ha svolto un ruolo rilevante per lo
sviluppo del counseling è stato certamente Rudolf Dreikurs, medico e
psicologo viennese, transfugo docente di Psichiatria presso la stessa sede
universitaria dove operava Rogers, particolarmente impegnato nel
diffondere il pensiero di Adler (di cui era stato allievo a Vienna) negli Stati
Uniti. Dreikurs, infatti, riteneva, già all'epoca, che il trattamento di
counseling dovesse essere rivolto unicamente a persone in difficoltà per
problemi correnti, per aiutare la chiarificazione e il superamento delle
loro difficoltà, ribadendo con fermezza la differenza con interventi
specificatamente psicoterapeutici, gli unici strumenti utili nei confronti
dei soggetti affetti da veri e propri disturbi psichici; in quest'ultimo
contesto, l'obiettivo principale era quello di favorire la revisione dello stile
di vita, intesa come ristrutturazione della personalità. Tuttavia, solo
intorno alla fine degli anni '50, il counseling, così strutturato, farà
ufficialmente la sua comparsa in Europa, e in particolare in Gran Bretagna;
inizialmente questo tipo d'intervento, promosso soprattutto da agenzie
territoriali, come centri ambulatoriali, consultori e agenzie per i giovani,
veniva utilizzato allo scopo di modificare i crescenti comportamenti
considerati a rischio (fumo, alcool, eccessi alimentari ecc..) o socialmente
discutibili (maltrattatori e maltrattati, genitori con carenti capacità
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
65
comportato, da parte del Piano Nazionale di Formazione per Operatori
socio-sanitari per la lotta alle infezioni da HIV (PFH), approvato nel 1989,
l'Istituzione di specifici corsi centrati sul counseling per operatori con
diverse professionalità (medici infettivologi, assistenti sociali, infermieri,
operatori delle associazioni di volontariato), permanendo marginale la
componente specificatamente psicologica.
66
LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
67
confronti delle specifiche attività professionali “che si basano sull'aiuto.
Le professioni che implicano l'aiuto (che non hanno cioè come prioritario
l'obiettivo di fornire uno specifico intervento di aiuto psicologico), pur
attribuendo un ruolo decisamente importante alla relazione, alla
comunicazione e all'aiuto “generico”, si differenziano da tutte quelle
specifiche professioni (basate sulle funzioni di counseling o di
psicoterapia) il cui elemento caratterizzante è costituito dalle varie
modalità di aiuto psicologico, connesse tanto alle problematiche relative
all'intervento sul malessere e sul disagio, quanto agli scompensi
psicopatologico-clinici.
Per counseling psicologico-clinico si intende quella peculiare relazione
professionale, basata sulla comunicazione e sulla compartecipazione
emotiva all'interno di un clima relazionale cooperativo, il cui obiettivo
prioritario consiste nel fornire uno specifico intervento improntato
sull'aiuto psicologico in momenti critici dell'esistenza, caratterizzati da
disagio e malessere, causa di sofferenza. Per poter esercitare in maniera
competente tale relazione professionale, che si distingue da una generica
relazione che implica l'aiuto psicologico, un percorso formativo
“complesso”, nel senso di multidimensionale, può essere declinato
attraverso l'acquisizione di “tre saperi”, ovvero il sapere, il saper fare e il
saper essere. Il “sapere”, vale a dire la necessità di una costante
preparazione personale e di un continuo apprendimento di conoscenze
teoriche, nozioni e informazioni; il “saper fare”, inteso come insieme di
abilità pratiche (dal latino habilis, vale a dire maneggevole, a voler
intendere il maneggiare con consapevolezza una funzione puramente
tecnica); il “saper essere”, che presuppone “l'integrazione” dei due
“saperi” precedenti, in armonia con le “attitudini personali” (dotazioni
settoriali nell'ambito delle funzioni cognitive ed emotivo-affettive e
insieme di caratteristiche aiutative tanto innate quanto acquisite versus
relazioni improntate alla cooperazione); ciò attraverso l'acquisizione di
specifiche capacità (dal latino capacitas, derivato a sua volta da capax, che
significa atto, adatto a contenere, a voler intendere la funzione connessa al
contenimento, nel senso di offrire accoglimento e disponibilità a ricevere,
comprendendo i bisogni altrui).
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
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6. mantenere e preservare adeguati comportamenti etici, legali e
professionali con la propria utenza.
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
71
1.5 Il counseling psicologico-clinico nei diversi contesti
di medicina generale
Il counseling psicologico-clinico, inteso come specifica relazione profes-
sionale di aiuto fondata su una peculiare “funzione” eminentemente
psicologica e finalizzato a intervenire sulle condizioni di disagio, crisi,
sofferenza e malessere che accompagnano ogni esperienza di malattia,
attraverso processi di analisi e accoglimento del problema, chiarificazio-
ne, confrontazione e successiva risoluzione, è un intervento che possiede
rilevanti potenzialità applicative all'interno dell'ambito sanitario. Con
l'obiettivo di evidenziare ulteriormente la rilevanza clinica di un interven-
to di counseling psicologico-clinico in ambito sanitario, si riportano, di
seguito, le più significative potenzialità applicative di tale strumento nei
principali contesti di medicina generale:
- Partendo dal settore medico-internistico della pediatria, lo specifico
obiettivo dell'intervento di counseling è finalizzato a garantire un
adeguato e, soprattutto, costante supporto emotivo e incoraggiamento
al bambino, favorendo il coinvolgimento delle figure genitoriali. In
questo contesto, infatti, è necessario che il lo psicologo-counselor
clinico sia in grado di predisporre modalità di preparazione del
bambino alle procedure diagnostiche e/o terapeutiche cui deve essere
sottoposto.
- Nel reparto di ostetricia e ginecologia, invece, le più significative
potenzialità applicative di un intervento di counseling psicologico-
clinico si traducono nella gestione delle complesse dinamiche emotive
dinanzi a problematiche di natura medica, quali interruzione di
gravidanza, aborti, nascite premature, morte del feto, e/o di natura
psicologico-clinica, come, ad esempio, la negazione di uno stato di
gravidanza, dispercezione dei movimenti fetali, sospetta depressione
post-partum.
- In oncologia, gli interventi di counseling psicologico-clinico sono
mirati al supporto e alla gestione delle emozioni negative e delle
reazioni più comuni (sensazione/vissuto soggettivo di mancanza di
aiuto e di speranza) vissute dal paziente affetto da una patologia
tumorale. Tali interventi, allo stesso tempo, hanno l'obiettivo, non solo
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
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pazienti adolescenti e/o in età adulta affetti da patologia epilettica
primaria o secondaria.
- Nell'ambito della medicina interna, il principale contributo di un
intervento di counseling psicologico-clinico in questo specifico
contesto si traduce in un'attività clinica finalizzata alla gestione,
valutazione e intervento sui più significativi sintomi psicologici
sottosoglia e sub-sindromici che influenzano il decorso di patologie
medico-internistiche (somatizzazione persistente, conversione,
comportamento abnorme di malattia, negazione di malattia, amplifi-
cazione somatosensoriale, ecc…).
- In gastroenterologia, obiettivi specifici dell'intervento di counseling
psicologico-clinico sono quelli di sensibilizzazione focalizzati sulla
identificazione e corretta gestione di specifiche problematiche
emotive e psicologico-cliniche (alessitimia, inibizione emotiva,
disregolazione emotiva, somatizzazione, disturbi dell'umore, sintomi
ansiosi, ecc…) in pazienti con disturbi funzionali come l'irritable bowel
syndrome (sindrome del colon irritabile).
- Nel reparto medico-internistico di infettivologia, lo psicologo-
counselor clinico ha il compito di favorire, in pazienti affetti da gravi
patologie, quali l'AIDS, il processo di comprensione ed elaborazione
delle emozioni e reazioni psicologiche connesse alla malattia. In
questo senso, i protocolli di intervento sono finalizzati non solo al
sostegno e all'assistenza di coloro che soffrono di una patologia
infettiva, ma anche dei loro familiari e degli operatori sanitari (medici,
infermieri, psicologi) chiamati ad interagire con questi pazienti.
- Anche nell'ambito della genetica medica, lo psicologo-counselor
clinico è chiamato ad intervenire a due livelli d'azione: da un lato
promuovendo una gestione adattiva e funzionale degli stati emotivo-
affettivi (umore irritabile, rabbia, tristezza, demoralizzazione) che
insorgono alla notizia di diagnosi di malattia genetica; dall'altro,
proponendo piani informativi e formativi per la promozione di idonee
competenze comunicazionali e relazionali rivolti ai professionisti
chiamati a comunicare il rischio genetico di una grave patologia.
- In endocrinologia, l'obiettivo di un intervento di counseling psicologi-
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
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- Infine, sempre nell'ambito della cronicità, in riferimento sia alle
patologie croniche cardiovascolari, sia alle problematiche connesse al
contesto della oncoematologia pediatrica, sia ancora al paziente con
diabete in età evolutiva, particolare rilievo assume il documento
recentemente proposto dal Consiglio Nazionale dell'Ordine degli
Psicologi (CNOP), a cura del Gruppo di lavoro “Lo Psicologo
nell'attuazione del piano Nazionale Cronicità”, coordinato da David
Lazzari, a cui si rimanda per ulteriori specifici approfondimenti.
2. Conclusioni
Le specificità del counseling in ambito clinico e della salute non possono
prescindere dal concetto di funzione di counseling che comprende al suo
interno un insieme complesso e variegato, ma allo stesso tempo
intrecciato, di specifiche competenze professionali. A scopo didattico,
all'interno della Tabella 1, viene sinteticamente riportato un prospetto
schematico relativo alle principali e più significative specificità del
counseling-psicologico-clinico:
Tabella 1
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
3. Bibliografia
1. Fulcheri M., Accomazzo R. (1999). Il counseling: un Giano bifronte. Rivista di
Psicologia Individuale, 27(45), 57-83.
2. Fulcheri M., Torre E.M. (2001). La relazione d'aiuto e il counseling. In: Luci e
ombre nelle relazioni di aiuto. Stampa artigiana S. Giuseppe Lavoratore:
Vercelli
3. Fulcheri M., Bellino S., Zizza M., Sandri M., Bogetto F. (2002). Il counseling e la
psicologia clinica di collegamento. Psichiatria di Consultazione, 2, 111-115.
4. Fulcheri M. (2005). Le attuali frontiere della psicologia clinica. Edi-Ermes:
Milano.
5. Patierno C., Carrozzino D., Fulcheri M. (2017). Le complesse declinazioni
applicative del counseling psicologico-clinico in ambito sanitario. Giornale
Italiano di Ricerca e Applicazioni, 10(1), doi: 10.14605/CS1011705.
6. Sarchielli G. (2016). Le competenze per svolgere in modo appropriato la
funzione di counseling: alcuni rilievi comparativi. Counseling. Giornale
Italiano di Ricerca e Applicazioni, 9(2), doi: 10.14605/CS921612.
7. Sperry, Len. Core competencies in counseling and psychotherapy: Becoming a
highly competent and effective therapist. Routledge, 2011.
77
78
LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
1. Introduzione
La malattia oncologica è accompagnata, oltre che da un disagio di tipo
fisico, correlato alla neoplasia e ai trattamenti, da uno stato di sofferenza
globale, di tipo spirituale e psicologico, che coinvolge, oltre al paziente,
anche il nucleo familiare e quello delle relazioni amicali e sociali più
strette. Non a caso, negli ultimi anni, l'approccio al malato oncologico ha
incluso una sempre crescente attenzione agli aspetti psicologici e
sociofamiliari della malattia, allo scopo di favorire il raggiungimento della
migliore qualità di vita possibile per i pazienti e le loro famiglie.
Le famiglie si confrontano con una realtà che, seppure molto diffusa, è
dissimulata da metafore e silenzi. Il cancro diventa “un brutto male”,
l'alopecia dovuta alla chemioterapia è guardata con pietà o compassione
per un destino crudele. La malattia cancerosa è invalidante, cronica e
coinvolge tutti gli aspetti della vita della persona, da quelli intrapsichici a
quelli relazionali. Tutte le malattie spaventano l'uomo in quanto vissute
come limitazione, impotenza, ipotesi di morte, ma in particolare alla
parola “cancro” è stata sempre associata la parola “morte” e questa
associazione è ancora molto forte nonostante i notevoli progressi in
campo medico-scientifico.
Il cancro è, dunque, una malattia multisistemica perché coinvolge
contemporaneamente più livelli interdipendenti: il corporeo, il mentale,
l'emozionale, il familiare, il sociale, il culturale. Il pensiero sistemico
sottolinea l'importanza di una visione unitaria dei processi che
intervengono nella genesi e nello sviluppo della patologia neoplastica. La
psico-oncologia si occupa delle conseguenze emotive, psicologiche e
relazionali di chi si ammala di cancro e di chi se ne prende cura. Il
counseling in oncologia è competenza dello psico-oncologo che deve
avere una formazione di base che comprenda laurea in psicologia e
specializzazione in psicoterapia, oltre ad una formazione specifica nel
lavoro con i pazienti oncologici. La prospettiva psicosociale in oncologia
nasce negli Stati Uniti con il costituirsi delle prime associazioni di pazienti
79
laringectomizzati, colostomizzati e di donne operate al seno, negli anni 50.
Negli stessi anni, presso il Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New
York, nasce il primo Servizio autonomo finalizzato all'assistenza
psicologica del paziente oncologico. Mentre in Europa sarà il movimento
degli Hospices che porterà a focalizzare l'attenzione sulla qualità della vita
e sul controllo dei sintomi nel paziente che muore.
Negli anni è sempre maggiore l'interesse per la qualità della vita dei
pazienti ed aumentano studi e ricerche che testimoniano sulla reazione
alla diagnosi, sulle fasi di adattamento alla malattia, sul coping ecc.
Nel 1986 viene costituita la European Society of Psychosocial Oncology,
allo scopo di accrescere le conoscenze in questo campo attraverso
conferenze e rapporti di collaborazione. Negli Stati Uniti il proposito di
creare una rete tra i professionisti del settore porta nel 1984 alla
costituzione della International Psycho-Oncology Society (IPOS). In Italia
il primo Servizio di Psicologia orientato specificamente all'assistenza al
paziente oncologico viene costituito nel 1980 presso l'Istituto Nazionale
per la Ricerca sul Cancro di Genova. E, nel 1985, a Milano, viene fondata la
Società Italiana di Psico-Oncologia (SIPO) che nasce come associazione
integrante le figure professionali (psicologi, medici, in particolare
oncologi e psichiatri, e altri operatori sanitari) che lavorano nell'ambito
dell'oncologia e dell'assistenza alle persone malate di cancro e alle loro
famiglie. Tra gli scopi prioritari della disciplina psico-oncologica, e quindi
della SIPO come società scientifica, vi è pertanto l'impegno affinché ogni
dimensione della malattia oncologica, e in particolare gli aspetti
psicologici, sociali e spirituali, siano tenuti nella dovuta considerazione.
Questo per garantire ai malati ed ai loro familiari un'assistenza più attenta
e una migliore qualità di vita durante tutto il percorso di malattia.
Nel corso degli anni l'applicazione dell'intervento di counseling con i
pazienti oncologici e le loro famiglie si è declinato in contesti e con
modalità differenti. Ad esempio, in ambito ospedaliero lo psico-oncologo
può operare come consulente chiamato ad intervenire in un momento
specifico del percorso di cura oppure essere dedicato ad un unico reparto
di cui è parte integrante dell'equipe, ossia prende in carico il paziente dal
suo ingresso in reparto e lo segue per tutta la durata del percorso di cura e,
ove necessario, anche in seguito.
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
81
cui era stato detto che aveva una massa posizionata a livello del torace e
doveva fare degli accertamenti, era convinto che sarebbe morto perché
esattamente una settimana prima si erano svolti i funerali del padre morto
per un carcinoma del polmone. Immediata l'associazione tra la morte del
padre, la sua massa polmonare e quindi la sua morte. È stato necessario in
questo caso fare gli opportuni distinguo fra il carcinoma del polmone e un
linfoma posizionato a livello del mediastino e questo ha aiutato il paziente
e la famiglia ad affrontare l'iter diagnostico con maggiore consapevolezza
e serenità.
La fase di accompagnamento del paziente e della famiglia durante tutto il
percorso diagnostico si conclude con un colloquio informativo in cui il
medico comunica la diagnosi, il percorso terapeutico e gli effetti collaterali
attesi. La partecipazione dello psico-oncologo al colloquio di diagnosi ha
più motivazioni: sostenere il medico durante una comunicazione difficile,
a sua volta essere ben informato sulla condizione clinica e rinsaldare il
legame con il paziente. Il sostegno e l'assistenza del paziente e dei familiari
continua durante tutto l'iter di cura. In alcuni momenti si mettono in atto
interventi psicoterapeutici più specifici per redimere la crisi in atto. Le
criticità possono derivare sia da difficoltà del percorso curativo quali ad
esempio una mancata risposta terapeutica con tutto quello che comporta
a livello psicoemotivo, sia da difficoltà inerenti la personalità del paziente.
Il setting in cui si lavora non è convenzionale, è molto elastico, si adegua ai
bisogni del paziente e deve essere in sincronia con i tempi del percorso
terapeutico. Potremmo dire che il setting non c'è più, non c'è una struttura
esterna che contenga ma c'è un setting interiorizzato che consente di
muoversi su labili confini.
Un altro aspetto del lavoro dello psiconcologo è quello di facilitare la
comunicazione tra paziente e personale curante.
Questo significa condividere spazi e momenti terapeutici con medici e
infermieri, significa riuscire a creare armonia e integrazione negli
interventi, significa quindi conoscere il lavoro dell'altro e condividerne le
emozioni. Ciò determina una proficua contaminazione dei saperi. È bene
precisare che gli psicologi non devono diventare medici e che i medici non
devono diventare psicologi, ma la condivisione dei saperi consente di
lavorare in maniera più armonica nell'interesse del paziente.
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
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3. La comunicazione nel sistema familiare
Nel reparto di Ematologia Oncologica della Fondazione Pascale di Napoli è
in vigore un progetto che vede protagonisti proprio i figli dei pazienti.
Il progetto nasce da alcune considerazioni scaturite dalle richieste d'aiuto
dei pazienti.
Uno dei primi pensieri del genitore cui viene diagnosticata una malattia
potenzialmente mortale è proteggere i propri figli da una realtà che
appare emotivamente ingestibile e troppo angosciante. Il silenzio, a volte,
sembra l'unica soluzione praticabile. Purtroppo però coloro che non
informano i figli si ritrovano poi ad affrontare una difficoltà ancora
maggiore. Infatti, molti bambini tenuti all'oscuro della malattia,
manifestano chiari segni di malessere, a volte anche con sintomatologia
patologica, che rendono necessario un intervento specifico.
Anche i pazienti che vorrebbero informare i figli vivono la grande difficoltà
di gestire una comunicazione delicata e che li coinvolge in prima persona.
Trovare le giuste parole e non farsi sopraffare dalle emozioni è un compito
veramente arduo per chi sta già affrontando il marasma di emozioni che
accompagna la diagnosi di neoplasia.
In entrambi i casi i figli vengono vissuti come un ulteriore problema da
gestire.
L'obiettivo proposto con questo progetto è stato quello di trasformare i
figli da problema a risorsa per i loro genitori/pazienti. Il dover mantenere
il segreto su una cosa che sta trasformando la vita e che incide anche sulle
abitudini quotidiane è un peso emotivo molto grande che si va ad
aggiungere agli altri pesi determinati dalla malattia. Il rischio è che il
paziente ne sia totalmente sopraffatto. Quando, invece, si riesce a dire la
verità sulla presenza della malattia non solo questo peso scompare, ma
lascia spazio per momenti di leggerezza e divertimento da vivere con i figli.
Come dice Hillman “Le emozioni circolano libere all'interno della famiglia
e vanno dall'uno all'altro a volte trasformandosi per strada in qualcosa di
diverso. Possiamo far finta che non esistano e lasciare che compiano i loro
misfatti nelle tenebre, oppure possiamo dargli voce e visibilità e lasciare
che riempiano i vuoti dell'esistenza con il loro potere di avvicinarci a chi
amiamo.” E allora molto meglio dar voce alle emozioni e lasciare che
genitori e figli si riavvicinino.
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
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succedendo. Creando uno spazio in cui possano esprimere dubbi e
pensieri, fare domande e sentirsi partecipi. Potranno così sentire accolti i
loro bisogni e sentirsi rassicurati dagli adulti di riferimento.
Il lavoro con la coppia genitoriale mira a sfatare il mito del silenzio come
forma di protezione e ad aiutare i genitori nella ricerca della modalità più
adatta per parlare con i bambini e rispondere serenamente alle domande
sulla loro malattia.
Una strategia, tra le varie possibili che vengono suggerite ai genitori, è
quella di prendere tempo dicendo apertamente ai figli di non conoscere
tutte le risposte, quindi proporre di parlare al medico ed ascoltare insieme
le risposte. Questa strategia funziona, ma ritenendo che i genitori avessero
bisogno di un aiuto diverso, qualcosa che li rendesse capaci di spiegare la
malattia e gli effetti collaterali della terapia, si è pensato di costruire uno
strumento, una favola per loro ed i loro bambini. Una favola che in maniera
delicata aiuta gli adulti a raccontare e spiegare ai bambini la malattia e gli
effetti collaterali della chemioterapia.
Leggendo la favola il genitore non deve sforzarsi di trovare le parole in
quanto le informazioni fluiscono assieme al racconto e le immagini che lo
accompagnano rendono la comprensione ancora più immediata. Dopo la
lettura del libro sarà naturale fare parallelismi tra la storia raccontata e ciò
che sta accadendo in famiglia. Il racconto apre al dialogo, la comunicazione
avviene in un contesto familiare, ed il paziente si riscopre competente nel
proprio ruolo genitoriale precedentemente minato dal cancro.
Nella favola si parla della malattia ma soprattutto degli effetti collaterali
della chemioterapia. Questi ultimi sono la grande incongruenza di tutta la
vicenda. Se il genitore va in ospedale per curarsi come mai dopo le cure
non sta bene, si sente stanco e deve proteggersi dalle infezioni?
Un bambino poco informato potrebbe pensare che queste siano
conseguenze della malattia e che quindi le cure non stanno funzionando.
È molto importante che il bambino sappia, ad esempio, che i capelli
cadono a causa delle medicine e non perché la malattia è tanto grave da
farli cadere e che poi ricresceranno.
Quindi essere a conoscenza degli effetti collaterali delle terapie è
rassicurante rispetto alla assenza di conoscenza.
Per i figli piccoli, in età pre-scolare il libro diventa un oggetto che il
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
4. Conclusioni
Colui che riceve una diagnosi di malattia oncologica si trova ad affrontare
una serie di difficoltà emotive e pratiche che non appartengono a
nessun'altra situazione di vita. Per tale motivo necessitano di un supporto
fornito da professionisti adeguatamente preparati.
Purtroppo, ancora oggi, c'è un'enorme carenza di psicologi all'interno
degli ospedali e la richiesta di aiuto di molti pazienti resta disattesa.
Nonostante la crescita esponenziale che si è vista dagli anni 80 in poi in
Italia, c'è ancora tantissima strada da fare per promuovere la cultura della
psico-oncologia. Ancora troppe persone ritengono che la sofferenza ed il
sacrificio debbano necessariamente far parte della malattia organica,
senza comprendere che certe sofferenze si possono alleviare e che avere
una malattia importante non deve determinare tutti gli aspetti della vita.
5. Bibliografia
De Benedetta G, Ruggiero G, Pinto A, “Genitori e figli: il 'parenting' nei pazienti
oncologici. Un aspetto ancora poco considerato nella gestione delle malattie
neoplastiche”, Recenti Progressi in Medicina, 99:19 – 26, 2008
87
De Benedetta G, Ruggiero G, “L'ansia nella famiglia del paziente oncologico”, in
“L'ansia nascosta” a cura di De Falco F, Ruggiero G, De Benedetta G, Percorsi editoriali
di Carocci editore, Roma, 2010
De Benedetta G., D'Ovidio S., Pinto A., “Mamma Uovo. La malattia spiegata a mio
figlio.”, Marotta&Cafiero, Napoli, 2015
De Benedetta G., D'Ovidio S., Pinto A., . “Papà Uovo. La malattia spiegata a mio
figlio.”, Marotta&Cafiero, Napoli, 2018
Good B.J. "Narrare la Malattia" Edizioni di Comunità, Torino, 1999.
Hillman J. “Le storie che curano. Freud, Jung, Adler”, Raffaello Cortina Editore,
Milano, 1984
Kroll L., Barnes J., Jones AL, Stein A., “Cancer in parents: telling children. Sensitive
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Cancer Control and Population Sciences, Office of Cancer Survivorship. Bethesda:
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Semple C.J., McCande T., “Parent's Experience of Cancer Who Have Young Children.
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Yellen SB, Cella DF, “Someone to live for: social well-being, parenthood status, and
decision-making in oncology”, J. Clin Oncol, May; 13(5): 1225-64. 1995
88
LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
89
dell'eziopatogenesi del disagio e della patologia come bio-psico-sociale, in
cui interagiscono cioè fattori biologici, psicologici e ambientali (De Feo et
al., 2011). Il Centro propone infatti un intervento life style per il
cambiamento degli stili di vita. Il percorso clinico prevede, in linee
generali, dopo una prima visita medica/pediatrica (a seconda se si tratti di
obesità in età adulta o evolutiva), una fase intensiva, di circa quattro mesi
per gli adulti e di sei mesi nell'età evolutiva, durante la quale sono previsti:
un intervento nutrizionale; un programma di attività fisica in piccoli
gruppi con attività indoor e outdoor; il counseling psicologico, che prevede
anche una valutazione nell'income, nel process e nell'outcome con follow
up successivi a sei e dodici mesi. Sono, inoltre, previste attività nel fine
settimana, sempre in gruppo, ritenendo la dimensione gruppale
particolarmente efficace nel perseguire l'obiettivo dell'intervento ovvero
incidere sugli stili di vita disadattivi.
L'obiettivo del C.U.R.I.A.Mo di modificare gli stili di vita, più ampio rispetto
al mero obiettivo di perdere peso, richiede inevitabilmente di tenere in
considerazione le ragioni sottostanti alle abitudini non salutari che hanno
portato all'obesità.
Al fine di descrivere l'azione di counseling psicologico ed il modello
adottato, delineeremo dapprima le caratteristiche dell'utenza ed i bisogni
psicologici a cui tale azione è chiamata a rispondere. Date le diversità delle
caratteristiche psicologiche e di intervento presenti nelle diverse fasi del
ciclo di vita, l'intervento psicologico all'interno del Centro distingue due
modalità di intervento per l'età adulta e per l'età evolutiva, che saranno di
seguito riportate.
90
LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
91
et al., 2013; Mazzeschi et al., 2012; Fabricatore et al., 2009). Il rischio che i
sintomi depressivi influenzino l'aderenza agli interventi è risultato così
significativo che nella verifica empirica dell'efficacia di alcuni trial è stato
deciso di escludere i soggetti a forte rischio depressivo al fine di non
influenzare la generalizzabilità dei risultati sull'efficacia dell'intervento
(Somerset et al., 2011).
Anche nell'obesità pediatrica sono numerosi i fattori psicologici rilevati
dalla letteratura. In un'ottica multi-fattoriale, viene considerata come un
intreccio complesso tra fattori organici, socio-ambientali e psicologici-
psicosociali (Monasta, 2010). Tra quest'ultimi, grande rilievo assumono le
variabili familiari sia sul versante etiopatogenetico sia sul versante degli
interventi (es. Stein et al., 2005; Mazzeschi et al., 2013). Nell'ultimo
decennio, si è assistito infatti ad un progressivo spostamento dal
considerare l'obesità un problema del bambino (cibo mangiato, tempo
speso davanti al computer = fattori individuali), ad un problema che si
inserisce e nasce nel contesto familiare, in quanto mediatore di
comportamenti potenzialmente disfunzionali per la salute del figlio. In
generale, la letteratura riconosce tra le variabili familiari-parentali
connesse all'obesità (Gicevic et al., 2016): l'esistenza di una
psicopatologia genitoriale, in particolare un'alta frequenza di depressione
materna; una genitorialità inefficace, caratterizzata da una compromessa
comunicazione familiare, incapacità di riconoscere i bisogni del figlio, una
frequente presenza di pattern di attaccamento insicuri nei genitori
(Mazzeschi et al., 2014); un clima e funzionamento familiari disfunzionali,
in cui è presente una non modulata espressione degli affetti, un eccessivo
controllo e iper-coinvolgimento emotivo. Mentre la ricerca si attesta
sull'importanza delle variabili familiari e parentali nell'eziologia e nel
mantenimento dell'obesità in età evolutiva, tuttavia rimangono aperte
diverse questioni sul contributo dei differenti domini del sistema famiglia
e genitoriale (es. Berge, 2009; 2011). Tra queste, la necessità di
identificare aspetti sempre più specifici di tali domini in grado di
identificare specifiche determinanti; la necessità di utilizzo di misure
validate anche di tipo osservativo; la necessità di superare il limite del
singolo informant (quasi sempre la madre) per contrastare la
92
LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
93
genitori, anche quando quest'ultimo è limitato alla sola compilazione di
questionari pre e post intervento (Yackobovitch-Gavan et al., 2009).
Il modello di counseling psicologico family based proposto ha quindi come
obiettivi:
• coinvolgere attivamente i soggetti (genitori e minore)
nell'individuazione del problema;
• massimizzare la partecipazione attiva della famiglia al programma di
intervento già dal primo momento;
• massimizzare il potenziale trasformativo presente nell'intervento;
• garantire la personalizzazione dell'assessement e dell'intervento, alla
luce della estrema eterogeneità dell'oggetto “obesità evolutiva”
Al fine di raggiungere gli obiettivi sopra delineati, l'intervento di
counseling psicologico prevede un assessment in cui gli strumenti di
valutazione vengono utilizzati con una modalità collaborativa, che
permette un progressivo coinvolgimento da parte dei genitori (Tharinger
et al., 2008; Finn e Tonsager, 1997).
L'assessment è basato sull'utilizzo di strumenti che esplorano l'ambito
familiare, genitoriale e del bambino a differenti livelli. Un primo livello
riguarda i self report, che esplorano un aspetto maggiormente
consapevole sul dominio indagato.
Il livello successivo riguarda l'utilizzo di narrative centrate sulla propria
relazione col figlio, in cui il narrare su qualcuno può portare a ripensare a
ciò che la persona sa o pensa di sapere. Un ultimo livello di indagine, infine,
riguarda l'utilizzo di un proiettivo sull'attaccamento, che indaga un livello
meno consapevole dei precedenti.
Le tre tipologie di strumenti impiegate permettono al clinico la raccolta – e
la successiva restituzione - di informazioni di livello diverso da parte di
entrambi i genitori.
Affiancati all'utilizzo di questi strumenti, al fine di focalizzare l'intervento
sul dominio specifico famiglia/genitori-area alimentare, viene svolta
un'osservazione e video-registrazione del momento del pasto nell'ambito
familiare (famiglia a tavola a casa) e una restituzione di quanto osservato,
mediante la tecnica del video-feedback.
Le registrazioni vengono utilizzate negli incontri di counseling attraverso
94
LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
95
oggetto dunque dell'intervento del counseling psicologico nell'obesità in
età adulta sono la percezione della persona dell'intervento e la relazione
col cibo e con l'esercizio fisico; le ragioni sottostanti alle abitudini non
salutari, tenendo in considerazione il punto di vista della persona sul
proprio stile non salutare; la comprensione degli aspetti soggettivi e delle
ragioni sottostanti la motivazione al cambiamento del proprio stile di vita.
Questa concezione del counseling psicologico ha l'obiettivo di agire su aree
specifiche del funzionamento individuale che possono, in taluni casi,
costituire un ostacolo all'efficacia dell'intervento. Come abbiamo
precedentemente riportato, i fattori psicologici in gioco nell'obesità
contribuiscono a causarla, ma sono anche considerati alle volte fonte di
attrition nella partecipazione ai programmi di intervento, essendo spesso
causa di drop-out; per quest'ultimo motivo, alcuni utenti possono venire
esclusi dai trial clinici.
Diversamente, nel modello di counseling psicologico proposto, i fattori
psicologici sono centrali in quanto fattori co-occorrenti e di mediazione
per il cambiamento degli stili di vita.
All'interno dell'intervento del C.U.R.I.A.Mo, inoltre, che si basa come detto
su una partecipazione gruppale, il counseling psicologico può
rappresentare un'occasione di condivisione in un rapporto duale di quei
fattori di attrition che emergono nell'esperienza gruppale dell'intervento
e che possono portarlo al fallimento. Focalizzandosi, quindi, anche sulle
risonanze individuali nel percorso di cambiamento.
Per concludere, potremmo dire che il counseling psicologico può avere
l'indubbio vantaggio di agire sulle aree specifiche che possono in taluni casi
costituire un ostacolo all'efficacia dell'intervento, agendo come promotore
di un processo di facilitazione per affrontare in modo efficace una
particolare situazione di disagio (obesità e modificazione degli stili di
vita). Allo stesso tempo, è importante avere sempre presenti i limiti del
counseling psicologico e possedere adeguate competenze psicologiche
cliniche-dinamiche per comprendere il funzionamento dell'utente, ai fini
anche di una buona azione diagnostica. Quest'ultima, infatti, permette al
clinico di individuare al contempo le potenzialità di cambiamento
presenti nella persona che chiede aiuto e di valutare l'eventuale necessità
96
LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
4. Bibliografia
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
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99
100
LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
7 IL COUNSELING IN OSPEDALE
di R. Deciantis, S. Petrini, S. Meloni, S. Bartoli
La professione psicologica ha subito e subisce costantemente profonde
trasformazioni. Negli ultimi vent'anni i professionisti psicologi hanno
sempre più spesso dovuto rimodellare i propri strumenti di intervento
ridefinendo spesso la loro stessa identità professionale.
Da una scienza che affondava le proprie radici su presupposti umanistici e
filosofici, la psicologia è oggi una professione sanitaria a tutti gli effetti.
Questo lungo percorso evolutivo della psicologia e dello psicologo ha por-
tato un profondo cambiamento anche nell'opinione pubblica e nei poten-
ziali pazienti/clienti dello psicologo.
E' sempre più lontana ed anacronistica la sovrapposizione tra la profes-
sione dello psicologo e quella dello psichiatra, è sempre più chiaro che un
percorso psicologico si distingue nettamente e chiaramente da un per-
corso psicoterapeutico.
In maniera del tutto circolare, i cambiamenti sociali, l'aumento di richieste
e l'elevato livello di stress caratterizzato dalla necessità di fornire perfor-
mance sempre maggiori ha fatto emergere nuovi bisogni sia sociali che
individuali. Il disagio psicologico che accompagna spesso difficoltà di rag-
giungere obiettivi e soddisfazioni ha creato nuovi bisogni in cui la persona
riconosce sempre di più la necessità di potenziare le proprie risorse.
A queste necessità il counseling quale strumento di analisi e potenzia-
mento delle strategie risolutive può dare una risposta.
La destabilizzazione causata da eventi di vita fisiologici ( costruzioni di
una nuova famiglia, svincolo dei figli ecc.) o imprevedibili ed avversi come
una malattia, necessitano spesso di un lavoro di ricognizione delle risorse
e definizione di nuove strategie con tempi rapidi e limitati ma altrettanto
importanti e utili perché la persona possa riattivarsi e riprendere i propri
progetti e il proprio percorso di vita. Il counseling permette pertanto di
riattivare risorse e strategie in tempi relativamente rapidi la dove non sus-
sistono disturbi psicologici che richiedano interventi psicoterapeutici più
lunghi e complessi.
A differenza del passato dove l'intervento psicologico era diretto verso
forme riconosciute e diagnosticate di patologia psichica, i cambiamenti
101
sociali portano le persone a lavorare su di se per reperire nuove risorse,
interne ed esterne, a riflettere sulle proprie strategie di problem solving e
ad abbassare il livello di stress.
Da qui lo sviluppo di una psicologia della salute che lavora sulla parte sana
e non su quella malata ma anche la nascita di nuove professioni che hanno
tentato di scindere le due parti ( sana e malata) perdendo però di vista
l'unicità dell'individuo. Ancora di più in questo momento storico dove è
necessario distinguere una reazione psicologica “sana” ad un evento, da
una reazione di tipo psicopatologico, gli strumenti di analisi delle strate-
gie, come del contesto in cui si sviluppano è competenza dello psicologo.
L'analisi della domanda, fondamentale nel poter offrire una adeguata e
pertinente risposta psicologica, oggi comprende la capacità di analizzare
correttamente i nuovi bisogni, i cambiamenti sistemici, sociali e familiari,
le aspettative individuali sempre più elevate perché stimolate spesso da
modelli eccessivi e competitivi. Questa analisi è insita nella professione
psicologica e non è scissa dalla risposta che la persona da ai suoi dubbi e
problemi.
La conoscenza dell'individuo, del suo sviluppo psicologico in termini indi-
viduali e sistemici è unica ed esclusiva competenza dello psicologo. Va da
se che la possibilità di maturare nuove scelte e modificare strategie com-
portamentali non funzionali in alcuni momenti di vita, non passa dal “con-
siglio” piuttosto che dall'enfasi dell'autodeterminazione ma dalla possibi-
lità di riflettere sulle dinamiche interne attraverso il confronto con gli stru-
menti di lettura che lo psicologo può offrire.
“Ciò su cui si insiste e che darebbe identità e distintività professionale al
counseling è il fatto che in questo tipo di pratica è il cliente l'esperto, men-
tre il ruolo del consulente è quello di facilitare l'auto-comprensione e il
self-empowerment mediante una relazione interpersonale accogliente
mirata a far affrontare meglio compiti di sviluppo o crisi di non rilevanza
patologica” ( Mellin,Hunt,Nichols, 2011).
102
LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
103
sona a stabilire quali possibili soluzioni le sono più idonee, è sicuramente
applicabile al contesto ospedaliero.
Lo psicologo ospedaliero è per eccellenza un professionista della salute,
per lui il counseling rappresenta anche un efficace strumento di attiva-
zione delle risorse che il paziente sta già utilizzando, facendo un'utile
distinzione nella presa in carico rispetto a pazienti che necessitano un per-
corso psicoterapeutico.
I tempi dell'ospedale non sono spesso rispettosi dei bisogni psicologici dei
pazienti. I tempi dettati dalle indagini cliniche, sia in senso eccessivo che
riduttivo, non rispettano i bisogni psicologici della persona.
Nell'intervento psicologico in ospedale ci si trova spesso a dover interve-
nire in emergenza pertanto il counseling facilita la ricognizione delle
risorse attivabili ( esterne ed interne) e la possibilità di immaginare fin da
subito strategie di gestione delle condizioni fisiche e psicologiche.
Tale lavoro molto attento e certosino non può prescindere da una prepara-
zione clinica e psicoterapeutica del professionista che sa adeguatamente
distinguere la parte sana da quella malata. Un professionista psicologo che
non rischi di attivare e stimolare risorse non utili causando così una rot-
tura di difese psicologiche indispensabili.
La possibilità di lavorare sulle risorse della persona e del suo sistema
dando per scontato che siamo in una condizione di fisiologia e non di pato-
logia, la possibilità di immaginare nuove strategie risolutive fanno parte
integrante del concetto di counseling e sono di esclusiva competenza dello
psicologo.
Al di la della specificità di ogni individuo nella reazione all'evento malattia,
la possibilità di spazi di ascolto e di riflessione al momento della diagnosi o
nella fase di indagine medico-clinica rappresentano un intervento di pre-
venzione e di attivazione di risorse psicologiche utili ad affrontare il per-
corso medico in un'ottica di sinergia mente-corpo.
Un buon counseling psicologico in ospedale non può inoltre trascurare il
vissuto e le necessità dei caregivers. E' infatti importante che anche il fami-
liare possa usufruire di spazi di ascolto psicologico e consulenza per poter
affrontare sia in termini emotivi che concreti il percorso del proprio fami-
liare.
104
LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
105
della vita durante la cura, attivando risorse individuali quale patrimonio
inestimabile. Il counseling nei pazienti ospedalizzati, cosi come nei caregi-
vers, svolge un importante ruolo preventivo e individua precocemente le
strategie più funzionali per affrontare traumi e malattie. Accade così per-
tanto nel protocollo “Rianimazione” dove è previsto, ad esempio, un collo-
quio con i caregivers al momento dell'accesso in reparto.
Sempre in un'ottica di prevenzione e sensibilizzazione psicologica, il coun-
seling è rivolto anche al personale medico e sanitario con il quale si condi-
vide un percorso terapeutico a 360 gradi econ il quale si individuano le
criticità sia relative alla gestione del malato che delle proprie necessità
professionali. Il counseling psicologico è infatti rivolto allo stesso perso-
nale sanitario con l'obiettivo di elaborare il vissuto e diminuire il rischio di
burn-out. Il counseling in ospedale è pertanto contraddistinto da un'ottica
di tipo preventivo e di incremento della qualità della vita all'interno del
contesto ospedaliero stesso.
Per questo è nato anche il Centro d'Ascolto Psicologico quale unico esem-
pio di counseling ospedaliero in tempo reale.
106
LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
107
persone si sono rivolti al CAP per motivi indipendenti dall'essere già assi-
stiti dall'Azienda Ospedaliera di Terni.
50,0 50,0
40,0 40,0
30,0 30,0
20,0 20,0
10,0 10,0
0,0 0,0
Patologia non organica Patologia organica nessun servizio ospedaliero di riferimento servizio ospedaliero
SOTTOSCALE MOTIVAZIONE
44,3 40,6
50,0
40,0
30,0 12,4
20,0 1,7
10,0
0,0
Disagio psicorelazionale Disturbi psicologici
Richiesta gestione patologica Stress da cure invasive
108
LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
ESITO
57,4
60,0
50,0
40,0 25,0
30,0 16,6
20,0
10,0
0,0
Counseling Invio servizi territoriali Invio SPO
Nel 16,6% dei casi si è ritenuto necessario inviare la persona verso Servizi
territoriali con competenze più specifiche per il disagio psicologico
rilevato, fornendogli recapiti ed indicazioni o, nei casi in cui se ne è
109
ravvisata la necessità, stabilendo un contatto diretto con i referenti del
Servizio di riferimento e prevenendo che le persone più fragili possano
perdersi tra le maglie della rete dei Servizi. Un quarto delle richieste
(25%) sono state gestite unicamente con la consulenza presso il CAP. Si è
trattato per lo più di persone con lievi forme di disagio reattive o collegate
a momenti del ciclo di vita che non si configuravano come disturbi di tipo
psicopatologico ed hanno beneficiato di una rilettura psicologica
qualificata che gli desse senso o di una psicoeducazione che le orientasse
verso le offerte socioculturali, sportive e ricreative non specificatamente
terapeutiche proposte dalle associazioni presenti sul territorio.
Proprio nell'ottica di creare sinergie virtuose tra il Centro di Ascolto
Psicologico dell'Azienda Ospedaliera, le eccellenze del territorio ed il
mondo dell'associazionismo, sono state realizzate numerose iniziative di
Promozione della Salute. Tra le altre, possiamo accennare al Corso di
Formazione sulla Comunicazione per i Volontari operanti presso l'Azienda
Ospedaliera, l'iniziativa della “Biblioteca in Ospedale”, un servizio di
prestito libri per pazienti ricoverati e caregivers realizzato grazie alla
collaborazione con la bibliomediateca del Comune di Terni e
l'organizzazione di un concerto “Musica e Salute: Concerto di primavera”
che ha visto esibirsi, presso la sala conferenze dell'Azienda Ospedaliera
“Santa Maria”, oltre centocinquanta ragazzi componenti il coro e
l'orchestra del Liceo Musicale “F. Angeloni” di Terni e il coro della sezione
Arte e Musica del Liceo Classico “G.C.Tacito”. In quest'occasione tutti i
pazienti ricoverati o in visita ambulatoriale ed i loro familiari hanno
potuto seguire sui propri tablet e cellulari la diretta streaming dell'evento,
o attraverso schermi posizionati in zone strategiche dell'Ospedale. La
voce dei ragazzi e la musica è entrata così per due ore in tutti i locali
dell'Ospedale ed è arrivata come un grande abbraccio a tutti i pazienti. Il
pubblico presente in sala, le scuole, le centinaia di famiglie coinvolte, i tanti
cittadini (associazioni culturali, di volontariato, di malati) che hanno
seguito l'evento dal vivo o mediante la rete, dimostrano quanto sia sentita
necessaria ed apprezzata dalla popolazione la proposta di un Ospedale più
umano e più sensibile ai diversi bisogni della Persona.
Da gennaio 2017 il Centro d'Ascolto Psicologico ha effettuato 404 visite,
110
LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
con una forte preponderanza di donne (72%) rispetto agli uomini (28%)
e di richieste effettuate per un disagio personale (78,5%). Rilevante è
stata, tuttavia anche la quantità di persone (71,5%) che hanno segnalato il
disagio di un proprio familiare.
Genere 78,5
Maschi Femmine
80,0
70,7
60,0
50,0 21,3
28% 40,0
30,0
20,0
72% 10,0
0,0
altro se stesso
111
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112
LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
113
1. L'orientamento scolastico e la formazione dell'identità
vocazionale tra ieri e oggi
È opinione comune tra gli studiosi e gli addetti ai lavori che il termine
“orientamento scolastico” debba essere superato in quanto
l'orientamento si riferisce ad un processo evolutivo che coinvolge la
persona lungo tutto l'arco della sua esperienza di vita e si sviluppa
attraverso un continuum di scelte formative e lavorative e di transizioni
psicosociali, le quali, seppure assumono caratteristiche peculiari nelle
diverse fasi della storia personale, sono legate da una ricerca di coerenza e
continuità nel tempo, in termini di identità personale, sociale e
professionale. In questo senso, attualmente l'etichetta “scolastico”
permane più che altro per indicare il contesto all'interno del quale il
processo di orientamento avviene. L'orientamento è una funzione
centrale del sistema scolastico, tuttavia non è obiettivo di questo capitolo
affrontare l'ampio tema dell'orientamento a scuola, bensì si intende
inquadrare la pratica del counseling rispetto ai bisogni di uno specifico
target, che è quello degli adolescenti impegnati nelle scelte scolastiche e
pre-professionalizzanti.
Seppure, come detto, l'orientamento sia un processo permanente,
l'adolescenza essendo un periodo cruciale per lo sviluppo dell'identità
personale è di conseguenza una tappa fondamentale anche per lo sviluppo
dell'identità vocazionale, il quale riguarda la definizione di un'immagine
chiara e stabile dei propri obiettivi di carriera, dei propri interessi, e della
propria personalità e la conoscenza delle proprie qualità. L'approccio
evolutivo all'orientamento descrive il processo attraverso il quale si
delinea l'identità vocazionale in adolescenza come il passaggio da un
senso generale di operosità e da una rappresentazione stereotipica del
mondo del lavoro maturati durante l'infanzia ad un'immagine più
specifica e realistica di sé al lavoro (Porfeli & Lee, 2012). Questo passaggio
avviene attraverso l'esplorazione, l'impegno e la riconsiderazione delle
alternative di carriera. Porfeli & Lee (2012) definiscono l'esplorazione
come un processo di conoscenza di sé e delle opportunità lavorative più
adatte alle proprie caratteristiche, il quale comprende la fase di
ricognizione diffusa delle possibili identità vocazionali e la fase di analisi
114
LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
115
In generale, le risorse personali e il loro utilizzo appaiono molto
importanti dato il ruolo di principale protagonista del proprio sviluppo
professionale riconosciuto alla persona lungo tutto l'arco di vita, e le
pratiche professionali di orientamento sono sempre meno indirizzate a
definire cosa la persona farà e sempre di più focalizzate ad aiutare la
riflessione su come è possibile interagire con l'ambiente circostante al fine
di realizzare i propri obiettivi. In questo senso l'intervento di counseling si
propone come uno spazio adeguato per sviluppare le capacità di
riflessione, progettazione e realizzazione che sono alla base della
costruzione e della gestione della propria esperienza formativa e
professionale. Tuttavia, occorre interrogarsi su alcuni aspetti dell'attuale
contesto socio-produttivo possano impattare sulla sua efficacia.
116
LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
117
e più in generale i fenomeni di globalizzazione e relativizzazione, rendono
però il futuro sempre più incerto, e spesso pongono l'accento più sulla
dimensione di futuro minaccioso piuttosto che sul futuro come speranza.
Questo ovviamente può riflettersi sulla poca motivazione dei ragazzi e
ragazze ad investire in un progetto che offre così scarse possibilità di
controllo e realizzazione. Per recuperare motivazione, il counseling di
orientamento può offrire uno spazio per ricostruire la pensabilità positiva
del futuro, ma non solo. In termini di prospettiva temporale, infatti, diversi
studi hanno dimostrato che nei più giovani, soprattutto nella fase tra
preadolescenza e adolescenza, non solo la prospettiva temporale futura è
limitata, ma anche il passato non ha molta importanza. La loro attenzione
si appiattisce sul qui ed ora, con preoccupanti effetti sulla motivazione: se
non esiste memoria di ciò che è avvenuto in passato e come questo abbia
condizionato la situazione presente, è difficile capire come le azioni attuali
possano avere effetti sul futuro, di conseguenza se il futuro non è in nessun
modo anticipabile e governabile, tanto vale focalizzarsi sulle gratificazioni
che si possono ottenere nel presente. La narrazione all'interno del
percorso di counseling può fornire l'occasione per ripristinare il senso di
continuità della propria esperienza e la fiducia nella propria capacità di
influenzare gli eventi ed indirizzare il proprio futuro verso obiettivi
desiderati.
118
LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
3. Bibliografia
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119
120
LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
121
esprimere il proprio vissuto di disagio attraverso differenti espressioni
sintomatiche (Reinherz et al., 2003; Schulenberg & Maggs, 2002).
In questa transizione, l'università rappresenta un contesto importante,
che se da un lato offre opportunità di crescita, sperimentazione e
realizzazione (Conlon, 2002), dall'altro lato può essere percepita da alcuni
giovani come un "ambiente alieno" e rappresentare un life event
stressogeno, con un possibile impatto sul loro benessere psicologico
(Askham, 2008). Le ricerche evidenziano, infatti, come gli studenti
universitari riportino alti livelli di distress e scarso benessere psicologico
(Beiter et al., 2015; Deasy et al., 2014; Eisenberg et al., 2013), soprattutto a
livello di sintomi ansiosi e depressivi (Preti et al., 2011).
Per aiutare e supportare gli studenti universitari ad affrontare eventuali
momenti di crisi connessi e/o spesso attivati dalla complessità e dalla
novità del periodo universitario, l'Università degli Studi di Perugia dal
2015 ha istituito FOCUS-Psi, un Servizio di Counselling psicologico. La
letteratura ha, infatti, evidenziato come i servizi psicologi universitari
rappresentino un importante strumento per promuovere interventi
precoci di supporto e di promozione del benessere in una popolazione,
quella universitaria, ad alta vulnerabilità psicopatologica (Gallagher,
2012).
Il servizio FOCUS-Psi è stato pensato come uno spazio di ascolto aperto a
tutti gli studenti dell'Ateneo per aiutarli a far fronte alle sfide della vita e ai
fattori di stress, nonché a migliorare il loro benessere psicologico e le
performance accademiche.
Riconoscendo lo stretto e complesso legame tra aspetti emotivi, cognitivi,
approccio allo studio e successo accademico durante gli anni
dell'università (Postareff et al., 2017), FOCUS-Psi è nato insieme ad
un'altra serie di servizi che l'Ateneo ha attivato per i suoi studenti, tra cui il
Servizio di Counselling Pedagogico-Didattico specificamente orientato al
sostegno didattico nello studio.
La metodologia di cui si avvale il Servizio FOCUS-Psi è quella del
counseling psicologico quale forma di intervento psicologico limitato nel
tempo «finalizzato a migliorare il benessere individuale e a incrementare le
abilità personali per aumentare il funzionamento adattativo dell'individuo
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
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'80 da Fischer (Fischer, 1985) e che in questi ultimi dieci anni ha prodotto
un significativo movimento teorico-clinico (Fischer e Finn, 2012). I
principi su cui si basa l'approccio collaborativo sono la collaborazione tra
psicologo e cliente, l'individualizzazione delle procedure di conoscenza
del problema segnalato e la flessibilità. Infatti, nell'approccio
collaborativo alla consultazione lo studente è coinvolto in tutte le fasi
dell'intervento, dalla valutazione alla costruzione stessa del percorso di
intervento. L'uso di strumenti psicologici che sottende la valutazione
psicologica va oltre la semplice raccolta di informazioni ed è teso a rendere
il momento dell'assessment un'esperienza positiva e costruttiva di senso.
Lo studente viene, infatti, “ingaggiato” a lavorare insieme al clinico per
sviluppare delle conoscenze utili e produttive, trasformative di per sé e
per il Sé (Finn, 2007). L'intervento di counseling psicologico costituisce in
questo modo un incontro potenzialmente trasformativo attraverso
l'ampliamento della conoscenza di se stessi. L'adozione dell''Approccio
Collaborativo, come linea guida del counseling psicologico all'interno del
servizio di FOCUS-Psi, è legata alle evidenze empiriche che hanno
mostrato l'efficacia di tale approccio. In particolare, dati di ricerca hanno
mostrato: effetti psicologici di tale approccio misurabili in termini di livelli
di stress, motivazione, autostima ed efficacia dell'intervento (Fischer &
Finn, 2012); incremento nella stima di sé, riduzione dei sentimenti di
isolamento, aumento di sentimenti positivi, diminuzione della
sintomatologia riferita e una maggiore comprensione e consapevolezza di
se stessi (Finn, 1996, 2006). L'approccio collaboraritivo,inoltre, consente
di attivare forme di intervento nell'ottica dei principi dell'EPA (Evidenced
Based Psychology - APA, 2006; Bornstein, 2017). Tali principi sono la
cornice teorica per rispondere allo specifico mandato del servizio di
counseling psicologico universitario rivolto a giovani adulti. Infatti, il
percorso di consultazione mira a rendere lo studente protagonista attivo
del proprio processo di cambiamento, coinvolgendolo dalla fase di
accesso a quella di follow up, al fine di offrire un percorso individualizzato
e ritagliato sulle specificità della domanda portata dallo studente, ma
anche sulle sue difficoltà e risorse individuali. In accordo con Finn (2007),
nel Servizio FOCUS-Psi viene posta particolare attenzione al
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
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dell'Apprendimento (DSA) che spesso, oltre a problematiche connesse
allo studio, si trovano a doversi confrontare anche con alcune difficoltà
psicologiche legate ai possibili effetti del disturbo che dall'infanzia
permane in adolescenza e giovane età adulta.
La ricerca sui DSA, in particolare, si è maggiormente concentrata su
aspetti diagnostici-riabilitativi nelle diverse fasi di vita (Gennaro, 2017),
mettendo in secondo piano come la presenza di un DSA possa incidere sul
benessere psicologico e sulla costruzione del proprio progetto di vita e sul
percorso universitario della persona.
Infatti, nonostante la compensazione funzionale del disturbo che lo
studente con DSA può presentare negli anni universitari, l'ingresso nel
nuovo contesto richiede alla persona un confronto con la propria identità
e con le proprie abilità, ricercando una compensazione psicologica, in cui
si deve gestire l'eventuale stigma e le potenziali esperienze fallimentari
che influiscono sull'autostima (McNulty, 2003; Palombo, 2001). Inoltre,
recenti studi evidenziano come studenti universitari con dislessia
tendono a presentare maggiori lamentale somatiche, difficoltà sociali e
attentive rispetto a studenti senza DSA (Ghisi e coll, 2016), oppure come la
presenza di DSA possa rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo
di una sintomatologia internalizzante (Mugnaini et al., 2009).
Linee guida sulla Progettazione Universale per l'Apprendimento 2.0.
sviluppate nel 2011 Center for Applied Special Technology, (CAST, 2011),
sottolineano come nella progettazione di curricula efficaci sia importante
porre attenzione non solo sugli aspetti neurocognitivi e didattici, ma
anche su quei bisogni della persona che sono maggiormente legati allo
sviluppo di alcune dimensioni del Sé come l'autodeterminazione,
l'autoconsapevolezza e l'autostima (CAST, 2011). Alla luce delle recenti
evidenze scientifiche e conformemente ai principi del CAST, il Servizio
FOCUS – Psi rivolto agli studenti con DSA lavora su dimensioni specifiche
del funzionamento della persona (autostima, autonomia,
autoconsapevolezza e resilienza) per promuovere un azione sul Sé della
persona nella sua globalità.
FOCUS-Psi, con il suo approccio collaborativo e l'uso di strumenti
standardizzati, rappresenta anche un importante contesto di ricerca, in
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LO SVILUPPO DEL COUNSELING E SUE APPLICAZIONI
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possono rappresentare dei punti di svolta e maturazione. Narrando la
propria storia si stimola lo studente ad una condivisione e pensabilità di
tale esperienza, talvolta ad una vera e propria risignificazione del proprio
vissuto, con una maggiore centratura rispetto al proprio progetto di vita.
Il lavoro sul Sé, svolto in termini di consultazione e ricerca, permette di
comprendere, integrare e ampliare la diagnosi (sia clinica che funzionale)
al fine di valorizzare i profili di funzionamento degli studenti nell'ottica
della promozione del loro benessere psicologico (well-being), quale
aspetto di esito di un intervento di counseling efficace. Anche in tal modo,
l'Università può farsi promotore attivo di un processo di cambiamento
positivo, di sostegno e di empowerment degli studenti, che possono
sentirsi supportati durante il processo di definizione della propria
identità e del proprio progetto di vita.
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seguente definizione: «lo stress da lavoro correlato o burnout viene
esperito nel momento in cui le richieste provenienti dall'ambiente
lavorativo eccedono le capacità dell'individuo nel fronteggiare tali
richieste».
La definizione stessa nasconde al suo interno le insidie della sua
diffusione.
Se infatti fino a pochi anni fa (prima della recente crisi economica
mondiale) tale espressione era caratteristica di tutte le professioni
d'aiuto, in particolare medici e altre professioni sanitarie, quali
psicologi, psichiatri, assistenti sociali, counsellor, ma anche sacerdoti e
religiosi, poliziotti e vigili del fuoco, fino agli insegnanti, gli educatori in
genere, gli avvocati ed i ricercatori (soprattutto in ambito medico
scientifico), oggi si può ben dire che il fenomeno del "burnout" si sia
esteso anche ad una categoria inaspettata: i manager (in particolare il
c.d. "middle management").
Perché? Nelle imprese, la proprietà o comunque il top management (il
Chief Executive Officer ed i suoi primi riporti) definiscono la linea
strategica dell'impresa stessa. Non è dato sapere se, date le condizioni
del mercato di riferimento, tale indirizzo sia sempre percorribile o
meno. Questo può valere per imprese private, ma anche per imprese
pubbliche, laddove l'indirizzo politico delle stesse può non trovare
riscontro nella realtà.
Chi deve tradurre la linea di indirizzo in linea operativa, con impatti
effettivi sul resto del personale, è il middle management (i c.d. quadri
aziendali). Ed è così che si verifica una «condizione che può essere
accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o
sociale ed è conseguenza del fatto che taluni individui non si sentono in
grado di corrispondere alle richieste o aspettative riposte in loro».
Ma cosa succede se lo stimolo e la sollecitazione diventano pressoché
costanti? Si pensi ad esempio al costante flusso di dati derivante
dall'utilizzo costante dei nuovi mezzi di comunicazione.
L'individuo si troverà in uno stato di tensione muscolare continuo, in
circuiti cerebrali costantemente pronti ad assimilare tutte le
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Si tratta dunque di interagire, come diceva Goleman, tenendo ben
conto dei sentimenti, e “ingloba capacità come il controllo degli impulsi,
l'autocoscienza, la motivazione, l'entusiasmo, la perseveranza,
l'empatia e l'agilità mentale. Configura tratti di carattere come
l'autodisciplina, la compassione o l'altruismo, indispensabili per un
adattamento sociale positivo e creativo”.
In definitiva, i lavoratori con intelligenza emotiva e apertura alle altre
culture godono di un buon livello di motivazione, e per questo sono in
grado di motivare gli altri. Questa qualità trasversale potenzia la
capacità di persuasione, di lavoro in squadra e di apertura alla diversità
e alla cooperazione (Cooperative Management) in un mondo
caratterizzato dal costante cambiamento a grande velocità.
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2. Individualismo-Collettivismo
Individualismo: Le persone fanno molta attenzione a sé. Nelle culture
individualiste ci si identifica in primo luogo con se stessi, e il compito
educativo è proprio incontrare se stessi e sostenersi con le proprie
gambe, senza dipendere dal gruppo di appartenenza.
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Collettivismo: Le persone appartengono a gruppi, clan, organizzazioni,
famiglie, ecc., che hanno il controllo su di loro e a cui devono lealtà. In
primo luogo si prova lealtà e ci si identifica con il gruppo, poi con se
stessi.
L'individualismo è contrastato dal collettivismo e si riferisce al grado in
cui la gente spera di fare da sola o in alternativa di agire principalmente
come membro di un gruppo o di un'organizzazione. Gli Stati Uniti sono
la società più individualista.
3. Mascolinità-Femminilità
Questo fattore indica se in una determinata cultura ci sono molte
differenze nel modo in cui bisogna comportarsi in base al sesso.
4. Evitare l'incertezza
Ha a che vedere con il modo in cui si affronta l'incertezza del futuro.
Molte persone si trovano a proprio agio in situazioni sconosciute, ad
esempio quando vanno in altri Paesi, mentre altre non si sentono a
proprio agio quando non conoscono la situazione in cui si trovano.
Questa dimensione segna il grado in cui le persone si sentono
minacciate dall'incertezza e cercano di evitarla.
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2. Stretching
In secondo luogo, non bisogna dimenticare l'aspetto fisico del
problema.
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Lo stress e il burnout tendono a generare tensione muscolare in
determinate zone del corpo, come le spalle o il collo, il che a medio e
lungo termine può portare alla comparsa di contratture muscolari,
ernie del disco e altri tipi di lesioni, aggravando la situazione. Per
questo è importante svolgere determinati stiramenti ed esercizi
antistress come parte della routine quotidiana (e se possibile anche
della routine lavorativa).
3. Sport
In terzo luogo, la pratica abituale di qualche sport (sempre adattato
alle condizioni fisiche del lavoratore) ha dimostrato di riuscire a
ridurre notevolmente gli effetti dello stress sull'organismo. Lo sport ci
mantiene attivi, migliorando la salute del nostro cuore, dei muscoli e
delle ossa, oltre ad aiutare a staccarci dai problemi mentre lo si pratica.
4. Assertività
In quarto luogo, conoscere e utilizzare strategie assertive può essere
un modo eccellente per combattere e prevenire il burnout.
L'assertività è una condotta intermedia tra la passività e l'aggressività
(caratteristiche tipiche nei casi di burnout), concentrata su una
corretta gestione delle emozioni e sulla comunicazione con gli altri.
Alcuni esempi di strategie assertive sono:
• Trattare se stessi e gli altri con rispetto
• Essere educati ma fermi
• Essere diretti e onesti con gli altri
• Saper esprimere ciò che ci preoccupa o non ci è gradito di fronte agli
altri con educazione
• Saper parlare e ascoltare senza annoiarsi
• Essere capaci di controllare le nostre emozioni
• Considerare le critiche altrui come un'opportunità per migliorare
5. Il coaching professionale
In quinto luogo, non possiamo dimenticare gli enormi benefici che può
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- Integrazione dei sistemi e delle conoscenze all'interno del «multi
gruppo» (non solo nel boarding);
- Creazione di modelli replicabili (ovunque, su scala glo-cale).
Si tratta fondamentalmente di un modello umanistico, supportato dalla
tecnologia: è il modello di una comunità scientifica, di organizzazione
aperta.
5. Bibliografia
Fiz Pèrez, Falasco, Margaritelli: “Stress lavoro-correlato”. Editore Paolo Emilio
Persiani 2013, ISBN 978-88-96013
Angiolino, Fiz Perez, Ippoliti, Giovarruscio: “Homo Sapiens Digitale, il male oscuro
del technostress”, Nep Edizioni 2016
Fiz Perez, Javier: “Introduction to the art of Communication”, NeP Edizioni, Maggio
2017, ISBN 9878899259914
D'Orsi, Vittorio: “Quattro Anni, sei ore”, LaFeltrinelli, ISBN 9788892337138
D'Orsi, Vittorio: “USCIRE DALLA CRISI. Capitale Umano e Capitale Sociale: il modello
delle Varianze Cooperative e l'Apprendimento Organizzativo”, LaFeltrinelli, Aprile
2013, ISBN 9788891044198
D'Orsi, Vittorio: “Cybernetic Learning Model & Network Learning”, LaFeltrinelli,
Dicembre 2011, ISBN 9788891003164
Hofstede, Minkov: “Culture e Organizzazioni. Valori e strategie per operare in
contesti internazionali”, Franco Angeli, 2014
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ISBN: 978-88-31411-00-4 9 788831 411004