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Personalizzazione
Per definire un nuovo approccio occorre comprendere e
considerare alcuni elementi di fondo.
Il primo di questi, secondo noi, è la dimensione fortemente
singolare e soggettiva dell’esperienza lavorativa.
L’esperienza è singolare, più di quanto lo sia mai stata,
perché la peculiarità dei contesti in cui si opera tende ad
accentuare le differenze piuttosto che a evidenziare le
somiglianze: i problemi di un direttore marketing di
un’azienda manifatturiera che esporta nel far east, per fare
un esempio, hanno una natura molto differente da quelli di
un suo omologo che opera in un grande azienda mediatica.
Ma l’esperienza è singolare anche perché l’elemento
culturale più significativo della nostra epoca, che i processi
psicosociali degli ultimi vent’anni hanno fatto esplodere in
tutta la sua dirompenza, è l’emersione della soggettività
ovvero la tendenza fortissima delle persone a pensarsi come
individui unici e irripetibili. La comunicazione, il marketing,
la vendita, persino i servizi amministrativi sono sempre più
orientati al riconoscimento e alla valorizzazione della
soggettività.
Potenziamento del sé
Un secondo elemento che occorre considerare, accanto a
quello della personalizzazione per costruire un nuovo
paradigma formativo finalizzato alla produzione di
comportamenti eccellenti, è quello del potenziamento del sé.
La formazione aziendale tradizionale lavora per sviluppare
specifiche competenze di natura prevalentemente
manageriale come la capacità di prendere decisioni,
risolvere problemi, delegare, orientare la prestazione dei
collaboratori, ecc.
La possibilità che le persone mettano in atto comportamenti
coerenti con queste competenze è strettamente legata alla
presenza, a livello mentale, di pensieri costruttivi,
speranzosi, aperti, flessibili e, contemporaneamente, ad un
discreto equilibrio emotivo.
Al contrario, convinzioni rigide e limitanti, pensieri
svalutativi e depotenzianti, ruminazioni, schemi emotivi
automatici e ripetitivi, agiscono come altrettanti blocchi
Cos’è il coaching?
Parlare di coaching vuol dire addentrarsi in un tema
complesso, definito da un parola metaforica che viene
utilizzata in ambiti anche molto diversi tra loro e con diversi
obiettivi. In un territorio così vasto e indefinito è forte il
rischio di perdere l’orientamento, quindi vogliamo iniziare
l’illustrazione dell’approccio Mida da una definizione.
Per noi il coaching è:
“un processo basato su una relazione tra il coachee e il
coach guidato da un contratto esplicito finalizzato al
raggiungimento di risultati eccellenti in uno specifico ambito
organizzativo e a una specifica identità di ruolo attraverso
La definizione dell’obiettivo
La costruzione dell’obiettivo, intorno a questo nucleo, è un
altro passaggio cruciale del percorso.
Per orientare e finalizzare il lavoro, per attivare e canalizzare
energia, motivazione e risorse è necessario che l’obiettivo
sia quanto più possibile definito, e quindi costruito, in modo
preciso. Quando l’obiettivo è percepito in modo vago ed
etereo e resta sullo sfondo della coscienza come qualcosa di
nebulosamente collegato alla semplice mancanza del
problema, è molto difficile mettere in movimento il processo
evolutivo.
Una delle modalità più potenti di definizione dell’obiettivo è
quella di far visualizzare al coachee se stesso nel futuro
nella situazione desiderata. Così facendo, la mente
costruisce dettagli vividi di esperienza connettendo desideri,
motivazioni, valutazioni realistiche. In molti casi questa
operazione, se vissuta in modo profondo e intenso, attiva da
sé sola un processo spontaneo di cambiamento che, a quel
punto, deve semplicemente essere accompagnato.
Quattro sono i requisiti di base di un buon obiettivo:
deve essere desiderabile e, a questo proposito, la
visualizzazione produce attivazione di emozioni positive e
energia desiderante,
La valutazione
La valutazione dell’attività di coaching non è solo un aspetto
formale e contrattuale: da un lato si lavora per far emergere
e riconoscere i risultati, dall’altro, e su un piano più
profondo, la valutazione è il momento qualitativo del
processo nel quale si attribuisce senso all’esperienza e si
costruisce una gestalt psicologica.
Attribuzione di senso e costruzione della gestalt sono
elementi fondamentali per la qualità dell’intervento ed è
opportuno che accompagnino l’intero percorso.
Per rinforzare la consistenza dell’esperienza e conferire ad
ogni incontro energia e nitidezza è quindi opportuno che ad
ogni colloquio sia dedicato un momento finale di sintesi e di
valutazione che serva da consolidamento e aggancio sia per
il colloquio successivo, sia per attivare un’attenzione
consapevole da parte del coachee rispetto alle esperienze
che vive tra un incontro e l’altro.
Occorre infatti considerare che gli incontri di coaching per il
coachee sono esperienze relazionali immerse nel flusso della
marco.poggi@mida.biz
In copertina
Il termine Ki è presente sia nella lingua giapponese che in quella cinese.
Il KI esprime il concetto di energia fondamentale dell'universo, di cui fanno
parte la natura e le funzioni della mente umana. Nell'antica Cina era visto
come la forza che originava tutte le funzioni fisiche e psicologiche. La
possibile traduzione dell'ideogramma KI, è Essenza Individuale, cioè quella
peculiare caratteristica che distingue ogni essere da tutti gli altri.