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Università di Torino
17 pag.
1. LA "SECOLARIZZAZIONE"
Per comprendere le variazioni delle feste negli ultimi anni e quindi la differenza del funzionamento tra le
festività del mondo antico e quelle attuali, occorre comprendere il tema della secolarizzazione. Il termine
secolarizzazione deriva dal latino saeculum, secolo, concepito come il mondo in cui viviamo, opposto al
regno di Dio che è fuori dal mondo, nell'eternità. Anche all'interno del sistema cristiano vi è il clero
“secolare”, costituito da preti che vivono nel mondo, coloro che vivono fuori dal mondo in monasteri o
conventi sono detti “regolari”, poiché seguono una regola prescritta dal proprio ordine religioso. Secondo la
secolarizzazione le componenti religiose di una società si attenuano, è una conseguenza della modernità.
La modernità presenta 3 assi:
• La progressiva razionalizzazione, l'imporsi maggiore dell'interpretazione razionale della realtà che
consegue a processi tecnici e scientifici
• L'autonomia dell'individuo e del cittadino nella propria libertà di scelta
• La separazione dello spazio religioso dalla componente politica
La modernità, in quanto legata a questi tre processi, implicherebbe la secolarizzazione. Infatti le spiegazioni
razionali e scientifiche riducono il mistero della religione.
La civiltà occidentale, caratterizzata da modernità e secolarizzazione, è costituita da reti di relazioni tra
elementi culturali di retaggio del mondo classico greco e romano, ebraico e cristiano con apporti islamici. La
modernizzazione non è lineare e non si può circoscrivere in un’unica fase. Una riduzione delle componenti
religiose si ha tra gli anni '60 e '70 del secolo scorso. La seconda guerra mondiale funge da spartiacque,
facendo da premessa allo svuotamento delle campagne e all'aumento del processo di urbanizzazione e
industrializzazione che hanno comportato la fine della civiltà agricola, caratterizzata da una scansione
temporale legata alle fasi di lavoro nei campi e segnata dal succedersi delle feste religiose.
La crisi della pratica religiosa ha colpito le grandi religioni istituzionali come il cattolicesimo; inoltre, anche
all'interno di queste ultime vi è una tendenza opposta con lo sviluppo delle associazioni e con la tenuta delle
vocazioni nei Paesi del Terzo Mondo. I flussi migratori hanno portato l'arrivo nelle società secolarizzate di
persone e gruppi appartenenti a culture estranee al processo di laicizzazione.
I rappresentanti religiosi hanno un posto sempre più rilevante nel dibattito su questioni pubbliche ove risulta
difficile l'autonomia politica. La secolarizzazione non ha comportato tuttavia la scomparsa del "sacro". Il
fenomeno del "ritorno al sacro" è di lungo periodo, si può parlare di una crisi di modelli di vita precedente
che non si è ancora stabilizzata, piuttosto che di un'incertezza causata dai movimenti anti-istituzionali. Gli
elementi di base della modernità quali scienza e tecnica possono dare l'illusione di una soluzione ai grandi
problemi della vita ma l'incontrollabile e l'inspiegabile continuano ad essere sfere fondamentali per l'uomo.
Lo spazio religioso rimane pressoché intatto, ma le grandi istituzioni non sembrano più sufficienti a
riempirlo e a rispondere alle esigenze da cui esso nasce sicchè la ricerca religiosa si fa più frammentaria.
Comunque la religione mantiene il suo carattere sociale, poiché segue logiche sociali.
1. UN CAMPO FRASTAGLIATO
Risulta difficile operare una classificazione delle feste religiose. Alle celebrazioni del calendario cattolico di
rito romano si affiancano quelle legate a tradizioni locali. Vi sono feste religiose "tradizionali" e feste
"popolari" come alcune sagre. La componente religiosa del popolare implica una maggiore semplicità e
immediatezza nel rapporto con il divino, risponde più concretamente ai bisogni spirituali e materiali dei
fedeli. Il suo opposto, il non popolare, è identificato nel centrale, elitario, nel dotto e nell’ ufficiale. Le feste
popolari hanno un rilievo locale, radicate in un territorio ben preciso: una città, una parrocchia, un paese, un
santuario. Rappresentano singolarità locali determinanti per una valenza identitaria forte. I membri di una
comunità che si incontrano una volta l'anno per la processione in onore del santo patrono possono farlo per
abitudine, per viva partecipazione o per curiosità, non sono indifferenti al senso di appartenenza suggerita
dalla celebrazione. Le feste popolari e locali sono considerati eventi tradizionali perché legati a una
tradizione. Il valore di una festa viene accresciuto del suo essere tradizionale, del suo radicarsi nel passato
come un riferimento a un evento fondatore o immemoriale e di perpetuare nel tempo. Tale radicamento può
avere valenza storica oppure essere inventato con valenza ben precisa. Si potrebbe immaginare un cerchio
caratterizzato dalle feste del calendario liturgico "universale" che sono anche i tradizionali, una sezione del
quale si sovrappone a un altro cerchio delle feste tradizionali locali, di cui un settore si sovrappone al cerchio
delle feste locali tradizionali e non religiose che si intersecano con il cerchio delle feste locali non religiose
né tradizionali.
3. TRADIZIONI IMMEMORIALI
Sono diversificate le varianti locali e le feste religiose sganciate dal calendario liturgico universale. La festa
religiosa tradizionale presuppone un rapporto di continuità tra passato e presente nella conservazione di
costumi e prassi rituali. Uno spartiacque evidente è dato, per le feste cristiane, dalla nascita del cristianesimo,
ma vi sono spesso richiami a una componente precristiana che sarebbe stata ricodificata soprattutto se il culto
veniva svolto in luoghi che già conoscevano insediamenti precedenti con i relativi luoghi di culto.
L’arcaicità di queste feste porta così con sé l’idea che ci si trovi di fronte a celebrazioni che sono di origine
precristiana. Si tratta, nella maggior parte delle volte, di un’illusione ottica le cui componenti sono la natura
tradizionale della festa, l'esplicito richiamo a componenti passate, la mancanza di documenti che attestino la
sua origine, la presenza di contenuti che richiamano a rituali delle civiltà antiche, un’implicita identificazione
tra autenticità, antichità e il fascino dell'altro, il non cristiano. Si crea un effetto-sfondamento in cui rituali la
cui documentazione non risale a oltre centocinquant'anni, sono proiettati in un passato più che bimillenario.
Questo non significa che l’età delle feste in questione non superi qualche centinaio d’anni, e neanche che
queste non abbiano una continuità con i culti precristiani. Tale continuità, talvolta, è documentabile, altre
volte vi sono componenti naturali che hanno fornito alle diverse culture che si sono succedute lo spunto per
una nuova elaborazione religiosa. Per quanto riguarda la documentazione letteraria ricordiamo i resoconti
delle visite pastorali, preziosi perché fotografano una determinata prospettiva “di parte”.
La ricostruzione delle feste tradizionali comporta un complesso rapporto tra registrazione di dati attuali ed
esame di documenti precedenti in un equilibrio tra certezza e supposizione.
4. DECLINO E RIPRESA
Si presuppone che le feste tradizionali, religiose e non, abbiano mantenuto una continuità di fondo
plurimillenaria pur avendo subito cambiamenti in base ai tempi. Negli ultimi anni si sono verificati fenomeni
di reinvenzione. Negli anni ‘50 e ‘60 in Italia, con la ricostruzione dell'economia successiva alla guerra, si è
alzato il tasso di industrializzazione e urbanizzazione mentre è andata in declino l'economia agricola. Si
spopolano i piccoli centri, vi sono fenomeni migratori massicci sia verso la città e verso le zone dell'Italia più
industrializzata, sia verso Paesi stranieri più prosperi. Le feste locali tradizionali sono entrate in una fase di
declino collegata al fatto che il loro ambiente di riferimento principale era lontano dei grandi centri urbani,
proprio in quei territori che si stavano spopolando: erano intrecciate ai ritmi di lavoro nei campi che
regolavano la vita quotidiana.
Viene ridimensionato anche il legame di identità sociale. Negli anni ‘50 si verifica un mutamento di
mentalità che porta al rifiuto degli schemi di vita legati alla civiltà contadina per una ricerca di benessere
principalmente economico, di vita "al passo coi tempi". Non fa da contraltare una difesa da parte della
Chiesa che avrebbe dovuto essere interessata al mantenimento delle forme attraverso le quali si esprime la
religiosità dei fedeli.
Le tradizioni locali arricchiscono il quadro dei culti, ma introducono varianti locali eterogenee.
L'atteggiamento dell'autorità religiosa nei confronti di esse è un tentativo di soppressione, di volontà di
moderazione e arginamento. Il sospetto verso le espressioni di religiosità locali era soprattutto legato alla
vena di “superstizione”. Non rientrare nella liturgia codificata, inoltre, le rendeva di difficile controllo. Per
non parlare del fatto che le feste popolari erano spesso organizzate dalle confraternite e non da religiosi.
Negli anni ‘40 nel mondo cattolico si diffonde un dibattito circa la necessità della riforma cattolica: si ricerca
una maniera più autentica, più essenziale e più semplice di vivere la fede. Ne deriva la tendenza a porre in
secondo piano gli aspetti del rituale che erano o sembravano più vuoti e che avevano un’aria superstiziosa.
Tale atteggiamento provoca effetti dirompenti sulla liturgia ufficiale ma anche sulle manifestazioni religiose
popolari, caratterizzate da una forte emotività, genuinità e intensità di sentimento, ma lontane dalla purezza
3. HALLOWEEN
Tra le ricorrenze americane che i Peanuts hanno fatto conoscere in Italia si trova anche halloween che nella
metà degli anni ’60, quando la rivista “Linus” inizia a diffondersi, era da noi praticamente sconosciuta. Il
protagonista, Linus, promuove lo strano culto del "Great Pumpkin" (Grande Zucca), un essere che la notte di
Ognissanti appare in un campo di zucche recando doni ai bambini buoni. Si tratta di una religione dell'attesa
2. IL MATRIMONIO
È la principale festa intima e familiare. Presenta una serie di componenti che sono rimaste abbastanza stabili
nel tempo: l’inoltro degli inviti formali, la cerimonia civile o religiosa, il momento conviviale, un pranzo o
una cena successivo, lo scambio di regali e bomboniere, il viaggio di nozze. Vi sono poi alcuni elementi che
hanno subito mutamenti nel corso del tempo che riguardano, ad esempio, l'addio al celibato. Sulla
valorizzazione e la difesa del matrimonio esistono istanze laiche e religiose. L'importanza della famiglia è
difesa della Costituzione. Le famiglie, basate sul matrimonio, costituiscono mattoni con i quali è costruita la
compagine sociale. I cambiamenti dei costumi hanno scalfito parzialmente questa convenzione, che tuttavia
rimane salda. Anche con la pluralità attuale di modelli famigliari, la famiglia fondata sul matrimonio rimane
oggetto di maggiore tutela giuridica. La Chiesa non considera il matrimonio come un'istituzione puramente
umana, poiché Dio è autore del matrimonio. Al riconoscimento dell'importanza del matrimonio
contribuiscono due valori:
• la volontà di sottolineare un momento di passaggio significativo che dà luogo alla nascita di una
nuova famiglia
• La valenza sociale che rende il matrimonio un modo per affermare uno status nella società. La
cerimonia nuziale non risponde a logiche di convenienza economica e spesso è superiore alle
possibilità della famiglia che la organizza
Ci sono tre principali fattori di innovazione:
• Il dilatarsi del tempo che precede il matrimonio nel prolungamento della festa il giorno dopo le
nozze, nelle variazioni relative ai regali,..
• L’emergere di nuovi “attori sociali”
• La festa si è maggiormente spettacolarizzata
In merito alle istanze matrimoniali vi sono relazioni tra aspetti fissi e variazioni che ripropongono il tema
della flessibilità dei rituali. Ci si sarebbe aspettati che la razionalizzazione dei rituali religiosi che ha
accompagnato il processo di secolarizzazione incidesse anche sui riti del matrimonio. Il rito si è invece
mantenuto con variazioni legate alle mode. Ad esempio si ha una domanda crescente di una ritualità
maggiormente articolata durante i matrimoni civili, per il quale la legge fissa obblighi del sindaco molto
rapidi: il riconoscimento dei coniugi attraverso i documenti di identità, la lettura degli articoli del codice
civile relativi alle nozze, le firme sui registri dello Stato civile. In merito al dibattito circa i matrimoni gay il
punto in questione è relativo al riconoscimento alle famiglie non tradizionali della tutela giuridica di cui
godono le coppie sposate. Il momento del matrimonio deve essere sottolineato ritualmente e attraverso un
rituale che abbia un significato pregnante.
Pur di avere un rituale che abbia determinate caratteristiche, si può anche costruirne uno falso. Si ha la
volontà di seguire un modello trasmesso dalla filmografia americana secondo il quale le nozze possono
essere celebrate ovunque si voglia e spesso in case private oppure in località particolari. In Italia però il
matrimonio religioso si svolge nelle chiese parrocchiali e la sede del matrimonio civile è il municipio.
Ciononostante diverse agenzie organizzatrici di eventi propongono nozze che non rispondono a tali dettami
e molte persone si sposano in casa propria o in zone particolarmente amene. Il matrimonio vero è celebrato
in municipio, alla presenza dei soli testimoni senza alcun cerimoniale particolare, molto rapidamente, poi si
ripete il rituale di fronte a un pubblico ufficiale o a un qualunque amico che indossa una fascia tricolore,
durante il ricevimento di fronte agli invitati spesso ignari della situazione. La formula di rito può essere
tradizionale oppure si possono impiegare parole come "conferma" che denotano che gli sposi non stanno
realmente contraendo matrimonio, ma solo confermando promesse già fatte in precedenza. Il rito può essere
lo stesso, ma non ha effetti. I diretti interessati sono consapevoli che è una recita, ma sono emotivamente
coinvolti. In questi casi la spettacolarizzazione è molto importante: l'idea secondo la quale la volontà e le
predilezioni dei singoli sono determinanti anche nella scelta dei rituali. Il rituale è estensibile, ma
imprescindibile.
3. IL "RAVE PARTY"
Tale espressione era ignota in Italia fino nei primi anni ‘90, quando fa la sua apparizione sul giornale.
Solamente nella metà degli anni 2000 è entrata nel nostro lessico per indicare un tipo di feste di cui non si ha
notizia molto chiara, ma il cui nome è associato a qualcosa di pericoloso o negativo. Il fenomeno continua ad