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Nella cultura romana il quotidiano era legato a una dimensione comica descritto con un linguaggio
vicino alla lingua d’uso, per questo motivo non vengono adoperati per rappresentarlo generi come la
tragedia oppure l’epos (considerati vuoti e distanti a causa dei temi mitologici), bensì generi minori quali
la satira e gli epigrammi.
Nonostante ciò, il teatro comico viene escluso dalla letteratura realista, poiché le sue situazioni
considerate lontane dalla realtà.
Secondo i poeti del realismo è necessario trattare temi d’attualità per interessare maggiormente il lettore,
tra i principali artisti troviamo Marziale e Giovenale; questi però non rinunciano a trattare la dimensione
dismessa della realtà con notevole letterarietà.
L’epigramma è il genere più adoperato da Marziale per esprimere la sua disillusione dinnanzi la realtà,
tramite un linguaggio arguto e spesso sarcastico, nonostante la perfetta padronanza di alcuni latini su
questo genere, l’epigramma è in realtà di origine greca.
Infatti, il termine epigramma, dal greco, significa «iscrizione», ovvero un breve testo inciso sopra una
lapide commemorativa.
ETÀ ARCAICA: i primi epigrammi risalgono all’VIII secolo a.C., ha una funzione puramente
commemorativa.
Nel nell’età arcaica romana, proprio come in Grecia, l’epigramma aveva funzione commemorativa con
carattere solenne; a partire dalla fine del II secolo a.C., assunse grazie ad alcuni scrittori greci un
carattere più quotidiano, arrivando ad essere adoperato per descrivere sentimenti amorosi o comunque
stati d’animo.
Solo dall’età di Cicerone in poi assume un carattere giocoso.