Sei sulla pagina 1di 18

Nenad Cambi

Le raffigurazioni di Cristo nell’ arte paleocristiana in Dalmazia

UDK 232 Nenad Cambi


7.033.1(497.5-3 Dalmacija) Università degli studi di Zadar, Croazia
nenad.cambj@st.t-com.hr

L’autore analizza i problemi della figura di Cristo sui monumenti paleocristiani di Dalmazia. Si effettua un’analisi dei pochi
resti delle sculture colle scene cristologiche, cio’è le scene in cui appare la figura di Cristo nella forma realistica umana e le
figure simboliche, alegoriche etc. che fanno allusione a Cristo che sono abbastanza frequenti. Dall’analisi si può concludere
che i cristiani dalmati abbiano esibito una certa riserva alla figura di Cristo che potrebbe essere conessa con le vecchie proi-
bizioni di fare le figure del Dio dalle mani umane. Invece si usano frequentemente motivi di pecore, agnelli, colombe e delfini
accanto alla croce o monogramma di Cristo che offrono un linguaggio artistico e simbolico che corrispondeva alla situazione
dopo la vittoria del cristianesimo. Le figure degli animali erano una sostituzione per le figure umane reali, particolarmente
sui sarcofagi. Invece la croce o il monogramma di Cristo naturalmente potresse essere il simbolo di Cristo, ma nello stesso
momento un segno della pertinenza alla cristianità.

Parole chiave: Cristo, arte paleocristiana, Dalmazia, simboli, alegorie, iconografia, sarcofagi, scultura

Durante gli scavi archeologici che si svolgevano per circa due cento anni in Dalmazia molte chiese,
basiliche, oratori, basiliche cimiteriali paleocristiani furono scoperti. Sono venuti alla luce molti trova-
menti archeologici, anche i resti delle sculture ma pochi studi erano dedicati a questo materiale archeo-
logico. Per riempire il vuoto ho scritto alcuni articoli, particolarmente sulla figura di Cristo. Ho accettato
con entusiasmo l’invito della collega M. Vicelja che così mi ha dato opportunità di fare uno studio di
ripasso perché d’allora sono passati tanti anni.1 Purtroppo, non sono venuti in luce molti nuovi mo-
numenti nell’intervallo dalla pubblicazione del mio lavoro che offrano le possibilità di approfondire le
conclusioni sui problemi della figura di Cristo, sui monumenti paleocristiani di Dalmazia.
Ci sono quindi anche oggi pochi resti delle sculture colle scene cristologiche, cioè le scene in cui
appare la figura di Cristo nella forma realistica umana. Però, le figure simboliche, allegoriche etc. che
fanno allusione a Cristo sono abbastanza frequenti. Perciò la classificazione delle scene lascio come nei
miei vecchi lavori: I. Le raffigurazioni cristologiche (realistiche), II. Le raffigurazioni allegoriche e III. Le
raffigurazioni simboliche.
IKON, 1-2008

Le raffigurazioni cristologiche (realistiche)

Il più importante esempio nel questo gruppo è la mensa marmorea di sigma tipo trovata a Salona2
con l’ orlo alzato e articolato dalle arcate nelle quali sono raffigurate le figure paliate (fig. 1).3 È conservata
solo la parte sinistra, pressa poco una metà della mensa. Come è noto la maggior parte della mensa si
custodisce nel Museo archeologico di Zagreb.4 Un arcata della stessa mensa contenente la figura di Cri-
sto, invece, si trova nel Kunsthistorisches Museum di Vienna ed era da tanto tempo riconosciuta come la
parte integrale della mensa salonitana.5 La più importante figura è Cristo con il rotolo nelle mani e un altro
arrotolato al lato destro. Come tutti altri, anche io ho supposto che intorno alla mensa siano diciassette ar-
cate. In correlazione con questo numero pensavo che le persone nelle arcate fossero rappresentati: Cristo,
dietro della testa di cui si vede chiaramente il nimbo, dodici apostoli e quattro evangelisti. Recentemente
un tentativo della ricostruzione della mensa, ha dimostrato che sulla parte non conservata dovettero
essere ancora nove arcate, dunque tutte insieme diciotto e conseguemente anche diciotto figure.6 La
ricostruzione è basata sul fatto che l’arcata con Cristo non si trova proprio nel centro, cioè nella sommità
del semicerchio e che alla mancante parte dovesse essere uguale numero delle arcate. Infatti due arcate,
quasi parallele, dovrebbero trovarsi una accanto all’altra. L’ asse perpendicolare della mensa si trova tra
le due arcate nella sommità della mensa. La recente ipotesi come tale, però, porta un grosso problema
iconografico. Cristo e dodici apostoli fanno tredici, quattro potrebbero essere attribuite agli evangelisti.
A chi attribuire la quinta persona? Questo è purtroppo inspiegabile. Più probabile, secondo me, sarebbe
che sulla parte destra fossero solo otto arcate perché in questa epoca non potesse essere più importante
la simmetria delle arcate dal numero delle persone. La leggera differenza della larghezza delle arcate non
garantisce una perfetta simmetria delle nicchie. Così non è necessario ricostruire l’uguale numero delle
nicchie sulle ambedue parti della mensa. Altrimenti una nicchia dovesse essere senza la sua corrispon-
dente figura.
La Dresken Weiland pensa che non e sicura l’interpretazione della scena di Traditio legis, perché le
figure che inquadrano Cristo, dovrebbero essere rovesciate, in altre parole Paolo a destra e Pietro a sini-
stra. Ma lei aggiunge che la figura colla croce possa essere anche Paolo - si afferma che probabilmente
si tratti, come avevano pensato molti altri (anche me stesso) e che la figura a destra di Cristo dovrebbe
essere Pietro, ma che la stessa figura potrebbe essere anche Paolo.7 Pietro è di solito colla croce, più rado
Paolo.8 Anche gli autori del libro Salona I pensano che la consegna di legge richiedesse Pietro a destra
che, al mio parere, sia già il caso. Pietro a destra e Paolo a sinistra ne è sconosciuta. Cristo guarda verso sua
parte sinistra dove dovesse trovarsi Paolo. Il rotolo della legge più spesso era consegnato a Paolo, parti-
colarmente nell’area adriatica,9 che a Pietro. Questo è per la Dresken-Weiland un’indicazione che la figura
con la croce potrebbe essere anche Paolo. 10 Però la figura con la croce ha la capigliatura, invece Paolo è
sempre calvo. Quindi la figura a sinistra di Cristo, al mio parere, sia Pietro. Invece la figura del calvo Paolo
manca. La posizione di Pietro è anomala pesche ambedue apostoli, nonostante chi riceve la legge, hanno
la stessa importanza e stessa posizione in rispetto a Cristo. Anche questo dimostra che la officina della
mensa non abbia pagato molta attenzione alla simmetria formale e figurale. Dresken-Weiland interpreta
la scena come Cristo insegnante tra gli apostoli.11 Questo potrebbe essere giusto perché, per dichiarare la
verità, Cristo non consegna la Legge, perché tra lui e Paolo c’è l’arcata che impedisce l’atto. In ogni modo
l’interpretazione dell’iconografia non è molto chiara. Si potrebbe pensare alle ambedue possibilità.

4
Cambi, Le raffigurazioni di Cristo nell’ arte paleocristiana in Dalmazia

La Dresken-Weiland ammette che la mensa salonitana risalga al tardo sesto secolo.12 La studiosa
tedesca dice che la mensa salonitana è una tarda imitazione dei modelli teodosiani. Questo, sembra,
accettino anche gli autori del libro Salona I.13 Le figure quadrate e la rara posizione dei piedi „all’interno“
e confronto col coffaneto con le arcate sotto cui stanno le figure di Pitcairn Collection in Pennsylvania14
siano gli argomenti per attribuire la mensa all’epoca tarda, cioè come una tarda imitazione delle tavole
d’altare precedenti, cioè del tardo quarto e principio del quinto secolo.15 La posizione dei piedi delle
figure „all’interno“ non potrebbe essere un fatto molto decisivo pesche questo è una più logica posizio-
ne che „all’esterno“, in relazione al posto dove sta normalmente il sacerdote. Il cambiamento potrebbe
essere sperimento per trovare la più normale visura sulle figure. Le arcate delle numerose mense di Sa-
lona (senza figure) hanno la posizione verso l’ interno. Le tozze figure etc. sarebbero, secondo me, più la
conseguenza delle capabilità dell’una officina inferiore (costantinopolitana ?) che dallo stile. Il motivo di
Giona rigettato da balena è di una migliore qualità. Dunque la figura di Cristo e degli apostoli non possa-
no essere un’argomento per la datazione della mensa nel periodo cosi tardo, quando non ci sono più le
mense con le figure. È vero che è difficile trovare una parallele simile tra le numerose mense, ma questo
non significherebbe che sia un indicazione per la datazione in epoca postgiustinianea. Al mio parere il
frammento di Sofia dimostra una figura di cavaliere con elmo e la lancia simile alle figure della mensa di
Salona e queste figure somigliano alle figure dei sarcofagi dei primi decenni del quinto secolo, special-
mente quando le figure sono nello spazio basso ristretto dal cornice o come in questo esempio, sotto le
arcate. È strano che secondo la Dresken-Weiland la mensa salonitana fosse unico esemplare figurato che
era copiato nell’epoca teda. Un altra cosa sono le mense fatte nella così detta champlevé tecnica senza
figure che era abbastanza utilizzata nell’epoca giustinianea, anche in Dalmazia.16 In ogni modo la argo-
mentazione di Dresken-Weiland non mi pare sufficiente che questa mensa salonitana fosse una tarda
imitazione di monumenti teodosiani o postteodosiani. La casetta di Pitcairn Collection mi pare molto
debole per datare una scultura. Forse la mensa salonitana potrebbe essere un lavoro di modesta qualità
più che una tarda imitazione.
A Salona ci sono conservate parecchie mense polilobate sigma e circolari ma senza figure.17 Un
piccolo frammento dell’orlo dimostra che erano anche le mense con i rilievi continuati intorno all’orlo.18
Quest’ ultimo, però, non era polilobato perché evidentemente aveva una scena di caccia (conservata è
solo la testa di un cavallo) che si svolgeva sul tutto disponibile spazio all’esterno dell’orlo: la caccia o la
lotta degli animali erano molto popolari sulle mense di questo tipo.19 Le mense salonitane erano scolpi-
te dal marmo di proconneso (l’impressione visibile). L’ importazione degli oggetti di questo marmo era
grande nel quinto e sesto secolo in Dalmazia. La mensa di Salona come molte altre era utilizzata per le
tavole sopra le tombe delle importanti persone ecclesiastiche o civili, perché la maggior parte di loro fu
trovata nei cimiteri salonitani, 20 ma per la verità, non tutte.21
Al quanto si tratti delle altre raffigurazioni „reali“ di Cristo che ho trattato nel mio precedente sag-
gio, ho anche alcune cose da aggiungere. C’era un pluteo col busto di Cristo nel centro del monogram-
ma, che una volta era murato nella casa Benzon a Vranjic vicino Salona (fig. 2).22 Purtroppo il pluteo e per-
duto (ho inutile cercato di rintracciarlo per decenni). Probabilmente la rappresentazione nel rettangolo
sinistro sia un pastore col bastone e le pecore intorno che sta in sintonia con i motivi di questo genere in
Dalmazia.23 Solo la metà sinistra del pluteo è conservata. La parte destra è solo un’ideale tentativo della
ricostruzione di Kirsch. Quindi la scena pastorale nell’angolo destro (sopra) non risulta sicura.24
Le scene cristologiche in cui Cristo appare come figura umana si trovano anche sui piccoli og-

5
IKON, 1-2008

1. Mensa con le figure di Cristo, apostoli ed 2. Disegno del pluteo con il Cristogramma ed il busto di
evangelisti di Salona (marmo di Proconneso). Cristo nel centro. Fu immurato nella casa Benzon a
Zagreb, Museo Archeologico Vranjic vicino Salona (perduto)

3. Scrinium (reliquiario) di bronzo dorato con le scene 4. Reliquiario d’ argento con Cristo ed
del Vecchio e Nuovo Testamento di Novalja sull’ isola apostoli di Novalja sull’ isola di Pag.
di Pag. Museo Archeologico di Zadar Museo Archeologico di Zadar

6
Cambi, Le raffigurazioni di Cristo nell’ arte paleocristiana in Dalmazia

5. Frammento di pettine liturgico di 6. Pendaglio di vetro giallo con Cristo 7. Lucerna fittile con Cristo che
osso con Cristo sul trono e Pietro seduto che insegna gli apostoli di calpesta il drago e il leone.
e Paolo, di Salona. Museo Archeo- Narona. Museo Archeologico di Split Orebić (schizzo)
logico di Split

8. Frammento della facciata del sarcofago della produzione 9. Frammento con Cristo ed apostoli del sarcofago della
di Roma con Cristo ed apostoli (marmo Lunense). Trogir, produzione di Roma (marmo Lunense). Immurato nel
Museo della città di Trogir chiostro di S. Francesco di Split

7
IKON, 1-2008

getti (reliquiari, pendagli, pettini, lucerne etc.),25 ma non molto spesso. Due oggetti non furono presi in
considerazione nel mio lavoro perché allora non furono ancora trovati. Si tratta di due importantissimi
reliquari di Novalja (figg. 3 e 4).26 Altri invece erano già noti come il pettine d’osso con Cristo seduto tra
i principali apostoli (Pietro e Paolo) in piedi (fig. 5).27 Il pendaglio con la scena di Cristo che insegna, di
Narona (fig. 6)28 e un altro con la scena di Cristo che predica sul monte, di Salona29 appartengono agli
oggetti di culto privato. La lucerna con Cristo che calpesta il drago e il basilisco è di normale utilizzo
nelle case e sinora è l’unico esempio di genere in Dalmazia (fig. 7).30
Più importanti, però, sono i due rilievi che allora non erano noti. Il primo è un frammento di un
sarcofago che fu trovato durante i lavori edilizi nell’un caffè bar a Trogir (fig. 8).31 Il sarcofago, sebbene
si tratti di un piccolo frammento, dimostra la figura di Cristo tra due apostoli nella centrale arcata. Il
motivo è il Traditio legis. È scolpito nelle officine di Roma. Il Cristo ha la mano alzata, purtroppo molto
danneggiata. Solo un apostolo è conservato. Cristo porta un’acconciatura colle ciocche lunge. Dietro la
testa di Cristo è scolpita la conchiglia della nicchia. Sulle parti centrali erano i panelli con le strigilature. I
dettagli architettonici e le modanature hanno una ricca decorazione. Questo sarcofago, senz’altro della
produzione di Roma, risalga al tardo quarto o principio del quinto secolo. Parecchi frammenti nell’area
adriatica sono fatti di stessa officina. Particolarmente simile è un frammento con Cristo nella nicchia nel
Museo paleocristiano di Aquileia.32
Un altro frammento del sarcofago (coperchio ?) era già da tanto tempo conosciuto ma solo recen-
temente riconosciuto come tale (fig. 9).33 Si tratti del piccolo rilievo murato nel muro meridionale del
cortile del convento dei francescani conventuali di Split (S. Francesco supra rivum). 34 Sono conservati
due apostoli con i rotoli nelle mani che camminano verso centro (dove dovrebbe trovarsi Cristo, pur-
troppo non conservato). È incerto, però, quante figure dei apostoli fossero raffigurate. Al lato sinistro
era la scena di Davide e Gollia, a cui appartiene la figura del soldato in vestito romano.35 Anche questo
frammento, della produzione delle officine di Roma, è del tardo quarto o inizio del quinto secolo.

Le raffigurazioni allegoriche

Il più diffuso tipo tra lussuosi monumenti sepolcrali del terzo secolo erano i sarcofagi che si tro-
vano dappertutto in Dalmazia, specialmente a Salona. Ci sono i sarcofagi di calcare locale o di marmo
di Proconeso nel tardo terzo secolo in Dalmazia. Le officine lapidarie sin dal principio hanno sviluppa-
to un tipo comune con la centrale tabula ansata.36 I panelli laterali erano normalmente lasciati senza
decorazioni. Ma questi panelli potrebbero essere anche decorati. Ai lati della facciata, quando si tratti
dei sarcofagi pagani, molto spesso erano rappresentati gli erosi.37 Verso la fine del terzo secolo, però, al
posto degli erotti ed altri motivi decorativi, che si potrebbero definire pagani, d’improvviso appaiono i
motivi pastorali. La più frequente è l’iconografia del pastore con la pecora sulle spalle (figg. 10, 11, 12).38
Questa figura pastorale sembra la sostituzione degli erotti, specialmente i più numerosi sono quelli con
la fiaccola rovesciata. Tutti tipi degli erotti hanno sparito completamente in due o tre decenni dopo.

8
Cambi, Le raffigurazioni di Cristo nell’ arte paleocristiana in Dalmazia

10. Frammento di sarcofago con il pastore (pecora sulle 11. Frammento del coperchio con il pastore (pecora
spalle) al fiancho della tabula centrale (calcare) di sulle spalle) nel frontone del coperchio (calcare).
Salona. Museo Archeologico di Split Salona. Museo Archeologico di Split

12. Sarcofago di Aurelia Hilara con il pastore (pecora sulle spallle) nell’ 13. Frammento del sarcofago con il
acroterio del coperchio (calcare). Salona. Museo Archeologico di Split pastore appoggiato sul bastone
(calcare). Salona. Museo
Archeologico di Split

9
IKON, 1-2008

14. Sarcofago di Buon pastore (marmo di Proconneso). Salona Manastirine.


Museo Archeologico di Split

15. Lato sinistro del grande sarcofago di Buon 16. Lato destro del sarcofago di Buon pasto
pastore con l’ erote appoggiato sulla fiacco re con la scena della preghiera sulla
la rovesciata tomba

10
Cambi, Le raffigurazioni di Cristo nell’ arte paleocristiana in Dalmazia

Come si potrebbe spiegare il cambiamento del repertorio delle figure sui monumenti sepolcrali
in questa epoca? È il cambiamento in qualche relazione con la nuova situazione religiosa nel tardo
terzo secolo? C’è una vasta bibliografia su questo motivo da partire a Th. Klauser fino ai nostri giorni. 39
Molti ricercatori pensano che si tratti della semplice raffigurazione della vita bucolica senza un partico-
lare simbolismo religioso (sia pagano sia cristiano). Naturalmente i problemi non sono facili. Le scene
pastorali sono conosciute già nel repertorio delle scene pagane e si riferiscono alla vita bucolica che
ha sempre goduto una popolarità considerevole, particolarmente nella tarda antichità. Ma si noti che
nell’iconografia sepolcrale in Dalmazia le scene pastorali non fossero utilizzate prima del tardo terzo
secolo. Il pastore con la pecora sulle spalle naturalmente non era la diretta allusione a Cristo oppure
un’invenzione cristiana, ma potesse essere uno schema pagano impiegato come raffigurazione della
parabola evangelica sul pastore che ha trovato la sua pecora perduta. Il pastore è un motivo neutrale
che potessero capire solo quelli che furono introdotti nel linguaggio simbolico dei cristiani e che nello
stesso tempo non fosse la provocazione per i pagani. Quindi il motivo potrebbe essere spiegato come
un motivo crittocristiano. I motivi pastorali scompaiono in Dalmazia durante il quarto secolo. Restano
solo le pecore ai lati della croce che erano scolpite non prima che il cristianesimo fu non solo la fede lici-
ta ma anche dominante.40 Ci sono due tipi dei pastori: uno con la pecora sulle spalle e l’altro appoggiato
sul bastone con le pecore intorno (fig. 13). I pastori hanno due tipi del vestito. Uno con la tunica corta
cinturata col mantello, l’ altro con un abito orientale con le bracche, mantello e beretto che somiglia al
frigio. Il famoso sarcofago del Buon pastore trovato a Manastirine è un esempio notissimo non solo per
le sue qualità artistiche, ma anche come una mescolanza iconografica che caratterizza il passaggio dal
paganesimo al cristianesimo (figg. 14, 15, 16). I motivi sono di varie provenienze: l’erotte con la fiaccola
rovesciata (il lato sinistro), marito e moglie rappresentati come le statue sui piedestalli, pastore colla
pecora sulle spalle (la facciata), e la porta del mausoleo fiancheggiata dai familiari che colle mani alzate
(preghiera) per i defunti (il lato destro). Però il pastore e la preghiera fossero, secondo me, motivi cristia-
ni. Altri invece sono della provenienza pagana. Questa iconografia è chiara illustrazione della situazione
culturale del principio nel quarto secolo. Dunque, sotto i motivi pastorali i cristiani potessero essere
nascosti, essendo della provenienza pagana, ma con un differente significato.
Il motivo del pastore con la pecora sulle spalle si trova anche sui piedi (supporti) delle tavole o
delle fontane, anche questi dalla fine del terzo o principio del quarto secolo.41 Due tali sculture (fig. 17)
dimostrano il medesimo indirizzo iconografico del periodo di cui si parla, ma la provenienza potrebbe
essere uguale pagana o cristiana. Purtroppo non sappiamo il contesto del trovamento. Ci sono anche
alcune paralleli iconografiche provenienti dalle altre parti del mondo romano.42
Il motivo del pastore colla leggenda PASTOR si trova sulla casetta reliquiaria di Novalja (fig. 3).43 Il
pastore è raffigurato tra le cinque scene del Nuovo Testamento alternanti con cinque scene del Vecchio
Testamento. Dunque la leggenda indica che si tratti del pastore (no di Cristo). Verosimilmente il pastore
del reliquiario di Novalja richiamasse alla menzionata parabola che portano tutti gli vangeli sinottici,
cioè la parabola della pecora perduta. Naturalmente questa scena non dovesse avere il valore simbolico
generale.
Un interessante sarcofago proveniente di una delle officine della città di Roma serve oggi dopo il
restauro come l’ altare del martire Domnio nella cattedrale di Split (fig. 18).44 Un pastore con due pecore
accanto alle sue gambe è raffigurato nel centro della facciata. Le pecore guardano verso di lui. Il centrale
panello è incorniciato da due laterali con gli strigili. Si tratta di un pastore giovane imberbe, con capelli

11
IKON, 1-2008

17. Scultura del pastore (pecora sulle spalle) di 18. Sarcofago con il pastore e la pecora della produzione di Roma
marmo con la colona dietro della figura. (marmo Lunense). Duomo di Split. Altare di San Domnio
Salona. Museo Archeologico di Split

19. Copercchio del sarcofago con il motivo della pecora sul monte sotto di cui scaturiscono quattro
fiumi paradisiaci (calcare). Salona. Museo Archeologico di Split

20. Architrave di porta laterale della basilica settentrinale del complesso episcopale di Salona (calcare).
Basilica settentrionale in Salona

12
Cambi, Le raffigurazioni di Cristo nell’ arte paleocristiana in Dalmazia

corti e con uno sguardo dolce. Siccome il pastore non porti la pecora sulle spalle, questa figura icono-
graficamente non avesse la connessione con i due sopra menzionati tipi dei pastori sui sarcofagi saloni-
tani. Il motivo di questo sarcofago non sarebbe possibile condurre sotto la parabola biblica del pastore
che porta la pecora perduta. Solo una persona matura sarebbe adeguata per questa impresa, non un
giovane, quasi un bambino. Restano due possibilità per la spiegazione. Una che si tratti di una generale
scena pastorale e seconda che si tratti di Cristo giovane, il Buon pastore nel senso di Giovanni (XI, 11-12).
Siccome questo sarcofago sia databile al periodo teodosiano, anche questa ultima possibilità potrebbe
essere presa in considerazione. È sicuro che il sarcofago spalatino è un lussuoso esempio cristiano che,
sebbene siano già passati pericolosi tempi per i cristiani, ancora utilizza il linguaggio allegorico.

Motivi simbolici

Ci sono due raffigurazioni di Cristo nella forma dell’agnello. Sul frontone del coperchio di un sar-
cofago si trova Cristo sul monte delle cui piedi scaturiscono quattro fiumi paradisiaci (fig. 19).45 Anche
gli apostoli sono rappresentati nella forma delle pecore sugli acrotteri. Altra è scolpita sull’architrave
della basilica settentrionale del complesso episcopale di Salona (fig. 20).46 Cristo è rappresentato come
l’agnello dietro della testa di cui si vede la croce. Il cerchio è affiancato da due pecore. Questo schema si
ripete spesso, ma invece della pecora nel centro appaia la croce, affiancata da due pecore. La derivazio-
ne dal motivo di Cristo è logica. La sostituzione dell’agnello con la croce potrebbe essere solo un segno
della manifestatio fidei o signum salutis più che l’allusione a Cristo stesso.47 Solo quando nel centro c’è il
monogramma di Cristo non c’è dubbio che il motivo allude al Salvatore.48
Un altro frammento del sarcofago dimostra due colombe che fiancheggiano il monogramma (fig.
21). Il calice nel centro sul fondo della croce profondamente incisa e dei pavoni che inquadrano la rap-
49

presentazione, come per esempio su un pluteo di Narona, rappresenta l’ eucaristia (fig. 22).50 La specifica
caratteristica di questo motivo e il calice che non era molto popolare in Dalmazia. Pani e pesci su un
sarcofago a Trogir rappresentano in un altro modo l’eucaristia.51 Un importante frammento è il pluteo
da Brnaze vicino a Sinj, oggi nel Museo Francescano, è una cosa unica nell’ arte paleocristiana, non solo
in Dalmazia, perché porti un’ iconografia che non fosse conosciuta altrove, ma che artisticamente si basa
sull’ arte locale, permeata dall’ influsso generale paleocristiano (fig. 23).52 Frammento rappresenta due
agnelli che da sinistra e da destra camminano verso una tazza a piede con quattro pesci. Altri motivi
simbolici come delfino che divora la seppia si trovano spesso sui sarcofagi cristiani, ma appaiono pure
sui sarcofagi pagani in Dalmazia.53 È molto difficile spiegare il contesto di questo motivo. Si tratti di una
vecchia rappresentazione che appare sulle scene di vita nel mare, ma che significato avesse nell’epoca
paleocristiana, è incerto.

13
IKON, 1-2008

Conclusione

Sulla base della documentazione archeologica è da concludere che non ci sono molte testimo-
nianze della figura di Cristo nel patrimonio archeologico in Dalmazia. Evidentemente le raffigurazioni,
particolarmente nella scultura (decorazione delle chiese, monumenti sepolcrali etc.) erano poche. Al
quanto si tratta delle scene cristologiche nelle cui Cristo è raffigurato come figura umana, risulta chiaro
che tutti i monumenti furono importati dai centri produttivi non dalmati, eccetto il pluteo con il mono-
gramma nel cui centro si trova il busto molto probabilmente di Cristo. Purtroppo, il monumento non
è conservato, eccetto un vecchio disegno, non molto preciso (il busto non è abbastanza chiaro perché
le dimensioni sono piccole). Il pluteo come tipo appartiene ad un gruppo delle decorazioni basilicali
lavorato dal marmo di Proconneso.54 Purtroppo non è sicuro se fosse scolpito nelle officine di Costanti-
nopoli o in Dalmazia. Le sculture del marmo di Proconneso erano, come è noto, importate abbozzate o
completamente finite. Simili plutei erano fatti anche nelle officine dalmate dalla pietra locale.
Alcuni sarcofagi erano importati già completamente finiti dalle officine di Roma. Anche gli oggetti
delle artes minores sono molto probabilmente importati dalle officine delle varie parti del mondo roma-
no. Il reliquiario di bronzo di Novalja era della produzione delle officine pannoniche,55 invece per quello
di argento la provenienza è incerta.56 Così è da concludere che la figura di Cristo nella forma umana fu
quasi mai fatta in Dalmazia. Come spiegare questo fatto? Normalmente è difficile dare un giudizio fon-
dato, ma sembra che cristiani dalmati abbiano esibito una certa riserva alla figura di Cristo. La riserva
delle raffigurazioni cristologiche potrebbe essere connessa con le vecchie proibizioni di fare le figure del
Dio dalle mani umane (Paolo, Atti V, 19, 26). Noi, però, non sappiamo nulla sulle pitture o mosaici che po-
trebbero essere rappresentati nei catini absidali o altrove perché non sono conservate le tracce, eccetto
un piccolo frammento dell’afresco colla testa di martire salonitano Asterio (sacerdote). In quest’oratorio
dell’anfiteatro salonitano potrebbero essere raffigurati anche altri martiri salonitani oppure Cristo, Maria
etc. Già G. Bovini ha supposto che quest’affresco servisse come modello per il famoso mosaico dell’Ora-
torio di S. Venanzio presso il Battistero Lateranense a Roma (poco prima della metà del VII secolo).57 Però
non è lecito fare le conclusioni ex silentio.
Un’altra situazione è con le scene allegoriche e simboliche. Le figure pastorali di Dalmazia sono
un fenomeno importante della situazione religiosa verso la fine del terzo o il principio del quarto secolo.
Questi monumenti senza chiari segni religiosi indicano che i pastori di vario tipo abbiano gradualmente
cambiato l’iconografia. Direi che le scene pastorali della provenienza dalmata siano molto utili per le
interpretazioni della così detto Bon pastore etc. di cui si è discusso moltissimo negli studi iconografici,
particolarmente di famoso sarcofago e cofanetto di bronzo di Novalja.
Pecore, agnelli, colombe e delfini accanto alla croce o monogramma di Cristo offrono un linguag-
gio artistico e simbolico che corrispondeva alla situazione dopo la vittoria del cristianesimo. Le figure
degli animali erano una sostituzione per le figure umane reali, particolarmente sui sarcofagi. Invece la
croce o il monogramma di Cristo naturalmente potesse essere il simbolo di Cristo, ma nello stesso mo-
mento un segno della pertinenza alla cristianità e una chiara manifestatio fidei o signum salutis in cui i
cristiani rivolsero le sue speranze.58

14
Cambi, Le raffigurazioni di Cristo nell’ arte paleocristiana in Dalmazia

21. Coperchio del sarcofago (lato destro) con la croce monogrammatica


fiancheggiata da due colombe (calcare). Salona. Museo Archeologico
di Split

22. Frammento del pluteo con la croce e calice


fiancheggiati da due pavoni (calcare).
Narona. Museo Archeologico di Narona

23. Il pluteo con il calice pieno delle pesci,


fiancheggiato dalle pecore (calcare).
Brnaze vicino Sinj. Museo dei francescani di Sinj

15
IKON, 1-2008

1 Cambi 1968-69, 57 sqq. Un riassunto dell’articolo cfr. Cambi 1975., 51 sqq.


2 Non si sa precisamente dove fosse trovata. È probabile che sia stata trovata a Manastirine, ma questo non è sicuro.
3 Cambi 1968-69, cat., no 1, tav. XXVI, 1. Nella nota 3 c’é una vasta bibliografia fino a circa 1970. 52 sqq, fig. 1. Dopo ci
sono solo poche ma molto importanti pubblicazioni come Chalkia 1991, 148 n0 Jug. 1 a, fig. 9; Dresken Weiland 1991.,
71, kat p. 1, fig. 113-114. Salona I 1994., 150 sq. cat. VII.e.1 (con la bibliografia), tab. XLIV e XLV. Ci sono anche alcune
meno importanti pubblicazioni per quest’argomento, come per esempio Gabričević 1984., 169, tav. XXV.
4 La mensa fu trovata a Manastirine (Salona). Non si sa quando era acquistata per il Museo Archeologico di Zagreb.
Molti altri monumenti archeologici furono comprati con la collezione di V. Solitro di Split già nella prima metà del 19
secolo. Brunšmid nel 1904.-1911. cita solo che fu trovata a Manastirine.
5 Kitzinger 1960. 27 e 31-33, fig. 12 (sulla suggestione di Đ. Stričević).
6 Salona I 1994, tav. XLIV.
7 Salona I, 151.
8 Kollwitz-Herdejürgen 1979., cat. B 9, tav. 45, 1; cat B 10, tav. 49, 1; cat. B 12, tav. 12; cat. B 14, tav. 53, 1, cat. B 15, tav. 53,
2. Solo sul sarcofago cat. B 17, tav. 53, 3. Pietro e Paolo portano le croci.
9 Per esempio sui sarcofagi ravennati, cfr. Kollwitz-Herdejürgen 1979., tav. 34, 1; 34, 2; 42, 3. Pietro riceve il rotolo solo
sul sarcofago nel Chiostro del Museo Nazionale di Ravenna, cfr. Kollwitz-Herdejürgen 1979., 56, B 4, tav. 31, 1.
10 Dresken-Weiland 1991., 185, 334 cat. P 1, fig. 113, 114 con la bibliografia.
11 Dresken-Weiland 1991., 185.
12 Dresken-Weiland 1991., 169.
13 Salona I, 150 sq.
14 Dresken Weiland 1991., 71 (pubblicato da J. Werner, Die Ausgrabungen in St. Ulrich und Afra in Augsburg 1961-1969,
1977, 277, tav. 87 seqq.).
15 Dresken-Weiland 1991., 71.
16 Al quanto io sappia l’ unica chiesa in Dalmazia che avesse questo tipo della decorazione è quella di Gata (epoca giu-
stinianea), cfr. Jeličić-Radonić 1994., pp. 1-83.
17 Salona I, 153 i d., cat. VII f 1-7, tav. XLVI-XLIX.
18 Salona I, 151, cat. VII e 2.
19 Dresken-Weiland 1991., tav 1, 1; 16, 26; 50, 90 etc.
20 Per esempio le mense polilobate di Kapljuč. Cfr. Salona I, tav. XLIII, VII.f.2., XLVI, VII.f.1; XLVII, VIIf.6; XLVIII, VII.f.3; XLVIII,
VII.f.5; XLIX, VII.f.4, VII.F.7, VII.g.3.
21 Un frammento era trovato nella casa vicino la Porta Cesarea (a sud della basilica episcopale di Salona).
22 Cambi 1968-69., 64, fig. 1.
23 J.P. Kirsch 1894 (rist. 1993), 2, fig. 4. Prima pensavo che il disegno della parte conservata di pluteo potrebbe rappre-
sentare il miracolo della fonte, ma sia più probabile che si tratti di una scena pastorale con pastore appoggiato sul
bastone intorno alle pecore. La qualità del disegno, purtroppo, non è alta.
24 La parte destra del pluteo dovrebbe avere nel angolo supperiore una simile rappresentazione come alla parte sinistra;
Kirsch ha messo un motivo pastorale secondo la rappresentazione nell’ acroterio destro di sarcofago di Aurelia Hilara.
Questa ricostruzione di Kirsch è poco probabile.
25 Cambi 1968-69., tav. XXIII, 3, 4; XXIV 1-6; XXV 1-2.
26 Badurina 1976., tav. I-IX; Himmelmann 1980., 161, tav. 76; Cambi 1994., 51, n. 179; Cambi 2002., 304, fig. 479.
27 Cambi 1968-69., 62, cat. 2, tav. XX; 1.
28 Cambi 1968-69., 63, cat. 3, tav. XXIV, 3.
29 Cambi 1968-69., 63 i d., cat. 4, tav. XXIV, 4.
30 Cambi 1968-69., 67, cat. 6, av. XXIII, 3.
31 Babić, 1985., 30 sqq, fig. 1; Cambi 1989, 2431., 34; Dresken Weiland 1998., 44, cat. 130, tav. 47, 2.
32 Dresken-Weiland 1998., 42, cat. 125, tav. 45, 1. La testa di Cristo del sarcofago aquileiese si trova nel ricco cornice ed è
rovesciata alla parte opposta in relazione a quella di Trogir.
33 Cambi 1992., 98, fig. 1; Dresken Weiland 1998., 77, cat. 219, tav. 76, 5. Cambi 2004., 77, fig. 10, Cambi 2005., 148, fig. 8.
34 Toma Arhiđakon, Historia Salonitanorum atque Spalatinorum pontificum. Split 2003., (cura di O. Perić), 66. Il convento

16
Cambi, Le raffigurazioni di Cristo nell’ arte paleocristiana in Dalmazia

dei francescani fu costituito nel XIII sec.


35 Mi pare giusta interpretazione di Dresken-Weiland 1998., 77, cat. 219.
36 Sul sviluppo dei sarcofagi romani in Dalmazia e la forma tripartita della facciata crf. Cambi 1998., 168 sqq. fig. 1. Cambi
2004., fig. 12.
37 C’è ne sono circa cinquanta esemplari con i vari tipi degli erotti acanto la tabula ansata.
38 Cambi 1968-69., 68 sqq, tav. XV, 2 a, b, XVI, 1, XVIII, 1. Ci sono anche altre raffigurazioni del pastore però si trovano in
qualche altro collocamento.
39 Sulla discussione della figura del pastore cfr la vasta bibliografia in Cambi 1968-69., note 63 e 64. Dopo si noti le liste
dei lavori in Himmelmann 1980., e RAC XV, 1991., 577-697. Cfr poi Cambi 1994., 39-53. Koch 2000., 15 sqq.
40 Cfr. Cambi 1968-69., 85 sqq. tav. XV, 2, Cambi 2002 a, 47 sqq, fig 1, Cambi 2004., 79, fig. 21.
41 Cambi 1968-69., 75 sqq, tav. XVIII, 1, XVIII, 3.
42 Come per esempio una tale scultura del Museo Bizantino di Atene e una di Costantinopoli (Museo Archeologico. Cfr.
Stefanidou Tiveriou 1993., 106). Pare, invece, che questi supporti di Salona non sono della produzione attica.
43 Cfr. nota 27.
44 Cfr. Cambi 1968-69., 79 e 103. cat. 17., tav. XIII, Cambi 1977., 446, n. 2, fig. 120, Cambi 2004., 76, fig. 7, 8.
45 Cambi 1968-69., 83 sq. cat. 23, tav. XVI, 4. Con la biblografia precedente. Dopo Cambi 2002., 268, fig. 430, Cambi 2004.,
78 fig. 19.
46 Cambi 1968-69, 83, cat. 23, tav. XX, 3 con la bibliografia precedente. Salona I, 6, pl. V, 1a5, Cambi 2002.
47 Cambi 1968-69., 85 sqq, cat. 26, tav. XVII, 5, cat. 85 sq, cat. 27, tav. XVI, 2, 86, cat. 28, fig. 3, 86, cat. 29, tav. XIX, 4, 86, cat.
30, tav. XIX, 2, 86 sq., cat 31, tav. XIX, 5, 87, cat. 32, tav. XIX, 3, 87, cat. 33, tav. XX, 2.
48 Cambi 2002 a, 55.
49 Cambi 1968-69., 87, cat. 34, tav. XV, 3.
50 Bulić, Bd XXIX, 1906, 39 sqq, tav. V, 1. Cambi 1968-69. 88 sq., cat. 38, tav. XIX, 6. Cambi 2002., 276, fig. 442.
51 Cambi 1968-69., 94, cat. 51, tav. XV, 1.
52 Cambi 1968-69., 95, cat. 52, tav. XXVI, 2.
53 Cambi 1968-69., 90, 92, cat. 42, tav. XIV, 1; cat. 43, tav. XVI, 2; cat. 44, tav. XVII, 3; tav. XVI, 3, 93, cat. 46, tav. XXI, 1. Que-
sti, eccetto un esemplare di Doclea, sono cristiani. Invece quello di Doclea e sicuramente pagano. Il sarcofago che si
trova nel Museo Archeologico di Jader probabilmente appartiene a un pagano (crittocristiano ?), come, al mio parere,
anche un sarcofago trovato vicino le mura settentrionali di Salona. Cambi 1989., 2433, fig 35 e 36. La croce fu chiara-
mente incisa tra i petali di un fiore nelle anse di tabula.
54 Salona I, tav. XC, X.c.37; tav. XCI, X.c.39, XCII, XI. 20. Questi esemplari, principalmente frammenti, non sono uguali, ma
portano il monogramma. Nel centro di tutti c’è un bottone a lievo rilievo, che poteva essere utilizzato per un busti-
no.
55 Sulla produzione dei scrinia e reliquiari fatti in Panonia cfr. Buschhausen 1971., 23 sqq.
56 Il reliquiario è pubblicato da Ilakovac 1993-94., 47 sqq, fig. 1-11.
57 Bulić 1914., 22, tav. XII, Dyggve 1951., 11, fig. I, 20. Bovini 1971., 141 sqq; Cambi 1972., 51 i d., fig. 6, 7. (questo articolo
era tradotto in croato e stampato Kult Marije u Solinu i Splitu u svjetlu arheoloških nalaza, 279 sq., senza figure), Cambi
2002., 285 sq, fig. 455.
58 Cambi 2002 a, 55.

Abbreviazioni

PpuD - Prilozi povijesti umjetnosti u Dalmaciji


Bd - Bulletino di archeologia e storia dalmata
VAHD - Vjesnik za arheologiju i historiju dalmatinsku
AA – Archäologischer Anzeiger
VAM – Vjesnik Arheološkog muzeja
DOP – Dumbarton Oaks Papers

17
IKON, 1-2008

Bibliografia

Babić 1985. = I. BABIĆ, Starokršćanski ulomci u Trogiru, PpuD 25, p. 25-47.


Badurina 1976. = A. BADURINA, Ranokršćanski relikvijar iz Novalje, IX. Kongres arheologa Jugoslavije, Zadar, 1972., Materijali
12, Zadar, 283-295.
Bovini 1971. = G. BOVINI, I mosaici del Oratorio di S. Venanzio a Roma, XVIII Corso di Cultura sull’ Arte Ravennate e Bizantina,
Ravenna, 141-154.
Brunšmid 1904. – 1911. = J. BRUNŠMID, Kameni spomenici Hrvatskog narodnog muzeja u Zagrebu, Zagreb.
Bulić 1906. = F. BULIĆ, Un frammento di bassorilievo rappresentante il calice eucaristico, Bd XXIX, 39-45.
F. BULIĆ, Escavi dell’ anfiteatro romano di Salona, Bd XXXVII, 3-48.
Buschhausen 1971. = H. BUSCHHAUSEN, Die spätrömische Metallscrinia und frühchristliche Reliquiare, Wien.
Cambi 1968-69. = N. CAMBI, Krist i njegova simbolika u likovnoj umjetnosti starokršćanskog perioda u Dalmaciji, VAHD LXX-LXXI,
(1977). str. 57-106.
Cambi 1972. = N. CAMBI, The Cult of the Blessed Virgin Mary at Salona and Split from the Fourth till the Eleventh Century in the
Light of Archaeological Evidence Acta Congressus Mariologici Mariani Internationalis in Croatia Anno 1971 Celebrati, Ro-
mae, str. 43-71.
Cambi 1975. = N. CAMBI, La figure du Christ dans les monuments paléochrétiens de Dalmatie, Disputationes Salonitanae 1, Split
1970. str. 51-68.
Cambi 1977. = N. CAMBI, Die stadtrömischen Sarkophage in Dalmatien, AA, p. 444-459.
Cambi 1989. = N. CAMBI, Nuove scoperte di archeologia cristiana in Dalmazia, Actes du XI Congrès international d archéologie
chrétienne Lyon, Grenoble, Geneve, Aoste (21-29 septembre 1986), Roma 1989., str. 2389-2440.
Cambi 1992. = N. CAMBI, Frammento di sarcofago paleocristiano nel convento dei francescani “in ripa maris” a Split, u “Memo-
riam Sanctorum venerantes”, Miscellanea in onore di Mons. Victor Saxer. Studi di antichita cristiane. Pontificio instituto
di archeologia cristiana XLVIII, Citta del Vaticano 1992., str. 97-109.
Cambi 1994. = N. CAMBI, Sarkofag Dobrog pastira i njegova grupa, Split.
Cambi 1998. = N. CAMBI, Sarkophage aus salonitanischen Werkstätten, Akten des Symposiums “125 Jahre Sarkophag-Corpus”,
Marburg, 4-7. Oktober 1995, Sarkophag-Studien 1, Mainz 1998., 169-181.
Cambi 2002. = N. CAMBI, Antika, Povijest umjetnosti u Hrvatskoj, Zagreb.
Cambi 2002 a = N. CAMBI, Sarcofagi con la croce nel centro della cassa, Sarkophag-Studien 2, Akten des Symposiums “Frühchris-
tliche Sarkophage”, Marburg 30. 6.-4.7. 1999, Mainz 2002, str. 47-56.
Cambi 2005. = N. CAMBI, Antička baština samostana Sv. Frane u Splitu, Adrias, Zbornik radova Zavoda za znanstveni i umjet-
nički rad Hrvatske akademije znanosti i umjetnosti u Splitu 12, 2005., 135-159.
Chalkia 1991. = E. CHALKIA, Le mense paleocristiane – Tipologia e Funzioni delle mense secondarie nel culto paleocristiano, Città
del Vaticano.
Dresken-Weiland 1991. = J. DRESKEN-WEILAND, Relifierte Tischplaten aus theodosianicher Zeit, Città del Vaticano.
Dresken-Weiland 1998. = J. DRESKEN-WEILAND, Repertorium der christlich-antiken Sarkophage II, Italien mit einem Nachtrag
Rom und Ostia, Dalmatien, Museen der Welt, Mainz.
Dyggve 1933. = E. DYGGVE, Recherches a Salone II, Copenhague.
Dyggve 1951. = E. DYGGVE, History of Salonitan Christianity, Oslo.
Gabričević 1984. = B. GABRIČEVIĆ, Le plus ancien oratoire chrétien de Salone, VAHD 77, 1984., 161-174.
Himmelmann 1980. = N. HIMMELMANN, Über Hirten-Genre in der antiken Kunst, Abhandlungen der Rheinisch-Westfallischen
Akademie der Wissenschaften 35, Opladen.
Ilakovac 1993-94. = B. ILAKOVAC, Ranokršćanski relikvijari Kesenske (Cissa) biskupije iz Novalje na otoku Pagu, VAM XXVI-XXVII.,
47-65.
Jeličić-Radonić 1994. = J. JELIČIĆ RADONIĆ, Gata. Crkva justinijanova doba, Split.
Kirsch 1894 (rist. 1993) = J.P. KIRSCH, Le „Bon Pasteur“ sur les monuments chrétiens de Salone, Acta primi Congressus Internati-
onalis Archaeologiae Christianae, Ephemeris Salonitana, Iaderae, 45-48.
Kitizinger 1960. = E. KITZINGER, A Marble Relief of the Theodosian Period, DOP 14, str. 17-42.
Koch 2000. = G. KOCH, Frühchristliche Sarkophage, Handbuch der Archäologie, München.

18
Cambi, Le raffigurazioni di Cristo nell’ arte paleocristiana in Dalmazia

Kollwitz-Herdejürgen 1979. = J. KOLLWITZ-H. HERDEJÜRGEN, Die ravennatischen Sarkophage, Die Antiken Sarkophagreliefs 8,
2, Die Sarkophage der westlichen Gebiete des Imperium Romanum, Berlin.
Salona I, 1994. = Salona I. Sculpture architecturale paléochrétienne de Salone, Recherches archéologiques franco-croates à
Salone, Rome.
Stefanidou-Tiverious 1993. = Th. STEFANIDOU TIVERIOU, Trapezofora me plastike diakosmenes h Attike omada, Athena.

Nenad Cambi

Prikazi Krista u ranokršćanskoj umjetnosti u Dalmaciji

Arheoloških potvrda kršćanstva u Dalmaciji nema prije druge polovice III. st. To, naravno, ne znači da ih
nije bilo. Kada je pak riječ o kršćanskoj umjetnosti na širem dalmatinskom području, jedva da se može govoriti o
standardnim ikonografskim oblicima Kristova lika. Međutim, prežitci ipak jasno upućuju na Kristovu prisutnost u
simboličkoj i alegoričkoj formi. Pojava Krista u svojoj ljudskoj formi prema novozavjetnim, i kanonskim i apokrif-
nim, obrascima iznimno je rijetka. Treba naglasiti da ne raspolažemo brojnijim umjetničkim oblicima izražavanja,
kao što su freske i zidini mozaici, koji su nedvojbeno morali postojati, a koji bi takvu sliku mogli izmijeniti. Stanje
očuvanosti crkava i popratnih objekata jest, nažalost, takvo da se oni nisu ni mogli očuvati, ako su i postojali. Može
se istaknuti da se Kristova prisutnost posebno pojavljuje u formi križa i Hi Rho monograma, dakle u simboličkom
načinu izražavanja. Bez obzira na činjenicu što je Kristov lik veoma rijedak u umjetnosti, ipak se promjene u načinu
likovnog razmišljanja mogu već dosta rano naslutiti. Prije svega, u drugoj polovici III. st. počinju se pojavljivati,
osobito u funeralnoj umjetnosti, teme koje do tada nisu bile uobičajene, kao što su pastoralni motivi, bez obzira
na to kako ih tumačili. Također se zapaža i napuštanje tradicionalnog ikonografskog repertoara koji je obilježavao
prethodna, poganska stoljeća. U prijelaznom razdoblju zapaža se pokušaj prikrivanja kršćanskih elemenata zbog
eventualnih posljedica za kršćanske adepte.
Odnos prema Kristovu liku nije se znatnije izmijenio ni u kasnijim stoljećima, iako je poganstvo već
skršeno i bilo kakvo skrivanje nije bilo potrebno. Zbog čega Kristov antropomorfni pojavni oblik nije imao osobi-
tu omiljenost u raznim umjetničkim vidovima, nije lako objasniti. Međutim, potrebno je naglasiti da je u Dalma-
ciji ljudski lik bio tada u drugom planu u odnosu na prevladavajuće ornamentalne oblike likovnog izražavanja.
Ovčice, jaganjci, golubice i delfini uz križ ili Kristov monogram predstavljaju likovni i simbolički vokabular koji je
izraz vremena nakon pobjede kršćanstva. Životinjske su figure bile zamjena za ljudske, posebno na sarkofazima.
Križ ili monogram mogli su predstavljati simbol Krista, ali ujedno i znak kršćanske pripadnosti i jasni manifestatio
fidei ili signum salutis prema kojem su kršćani usmjeravali svoju nadu.

Primljeno/Received: 12.03.2008.
Pregledni rad

19
IKON, 1-2008

Frammento di sarcofago, Catacombe di Domitilla, Roma

20

Potrebbero piacerti anche