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Leopardi avverte pesantemente il disagio esistenziale, tutte le sue opere ne sono più o meno pervase. Il
tema centrale del suo pensiero, espresso nello Zibaldone, è la condizione infelice dell’uomo, che si origina
dalla sua teoria del piacere. Leopardi pensa infatti che la natura umana spinge a desiderare un piacere
(inteso settecentesca mente in senso materialistico e sensistico) infinito per durata ed estensione,
impossibile da conseguire nella finitezza della vita e della realtà. Un desiderio congenito che, non potendo
essere soddisfatto, fa l' uomo preda dell' ansia e lo costringe alla continua e frustrante ricerca di piaceri che
non possono che essere aleatori e transeunti in confronto a ciò a cui in realtà tende. (Schopenhauer) E
dunque, inappagato e frustrato, l' uomo è infelice per sua stessa natura, natura che comunque gli fornisce
una via di fuga, attraverso le illusioni, ovvero artifici intellettuali che all' uomo viene concesso di creare per
sè, che in un certo qual modo gli permettono di sopravvivere. L' uomo infatti possiede una innata e
irrefrenabile capacità immaginativa, che può concepire cose che non sono, e che quindi può figurarsi l'
infinito; essendo comunque il piacere un tema ricorrente nel pensiero umano è poi ovvio che finisca per
essere immaginato, e immaginato con caratteristiche di infinitezza che non gli corrispondono in realtà. E l'
uomo trae sostentamento dalle chimere che così crea e più ne ha più è felice. Dunque nasce il contrasto tra
le illusioni e la realtà, inferiore ad esse: toccando con mano la realtà effettuale, tutte le costruzioni
psicologiche che, come detto, le venivano associate quando era ancora semplice aspettativa vengono
infrante nel finito, nell' insoddisfacente e nel prosaico. La conoscenza del reale perciò mortifica e castra, e
coloro che hanno minore intuizione di esso sono privilegiati (ecco perchè il Leopardi fa un gran parlare di
antichi e fanciulli), vivono nell' illusione, che non può che essere benigna; tuttavia in alcuni emblematici
componimenti A Silvia Sabato del villaggio e nello Zibaldone stesso Leopardi puntualizza l' asprezza dell'
infrangersi dei sogni, che non possono rimanere tali a lungo perchè destinati a confrontarsi con la realtà:
ora vediamo di riassumere i meriti e le colpe della natura. La natura è in primo luogo maligna, perchè carica
l' uomo del desiderio di un piacere infinito, ma gli fornisce una via di fuga: le illusioni, che però sono solo un
palliativo, visto che poi la realtà si ripropone violentemente e disastrosamente, causando una sconfitta
maggiore.
Storia olocausto
Shoah è il termine ebraico che significa “sterminio” col quale si indica la persecuzione e il programmatico
genocidio degli ebrei detto anche “olocausto”. Nella notte tra il 9 e il 10 novembre 1938, la Notte dei
Cristalli, in Germania furono incendiate tutte le sinagoghe e infrante le vetrine dei negozi di proprietà
ebraica, mentre nei giorni successivi le SS arrestarono e deportarono migliaia di ebrei. Molti di loro decisero
di abbandonare il paese senza ulteriori indugi; centinaia di migliaia di persone trovarono rifugio
all’estero, ma altrettante si videro costrette o scelsero di rimanere. Nel 1938 anche il re d’Italia Vittorio
Emanuele III ratificò leggi razziali come quelle tedesche dal regime fascista di Mussolini. Ne conseguì un
esodo di cittadini italiani di origine ebraica. I tedeschi occupando la Polonia sottomisero gli ebrei a
restrizioni ancora più severe di quelle vigenti in Germania. Furono infatti costretti a trasferirsi in ghetti
circondati da mura e filo spinato; ogni ghetto aveva il proprio consiglio ebraico cui era affidata la
responsabilità degli alloggi sovraffollati, della sanità e della produzione. Quanto era prodotto al loro
interno veniva scambiato con generi di prima necessità, come carbone e cibo in misura rigidamente
razionata. A partire dal settembre 1941 gli ebrei tedeschi furono costretti a portare ben visibile una
stella gialla; nei mesi seguenti decine di migliaia di ebrei furono deportati nei ghetti in Polonia e nelle
città sovietiche occupate. Fu poi la volta delle deportazioni nei campi di concentramento, i cosiddetti
Lager,alcuni già esistenti prima della guerra,altri appositamente costruiti a partire dal 1941 adibiti alla
funzione di campi di sterminio. Bambini,vecchi,e tutti gli inabili al lavoro venivano condotti direttamente
nelle camere a gas; gli altri invece erano costretti a lavorare in officine private o interne ai campi e, una
volta divenuti inadatti alla produzione per le terribili fatiche e privazioni subite venivano eliminati. Il
trasferimento nei campi di sterminio avveniva generalmente in treno. I treni sprovvisti di
tutto,persino di prese d’aria, viaggiavano lentamente verso la destinazione, e molti deportati
morivano lungo il tragitto. Le destinazioni più tristemente famose, fra le tante, furono Bergen-Belsen,
Flossemburg,Auschwitz. Quest’ultimo era il più grande tra i campi di sterminio; vi trovarono la morte
oltre un milione di ebrei, molti dei quali furono prima usati come cavia umane in esperimenti di
ogni tipo. Per una rapida eliminazione dei cadaveri nel campo vennero costruiti grandi forni
crematori. Al termine della guerra, si potè calcolare che nei campi di sterminio avevano trovato la morte
più di sei milioni di ebrei, oltre a slavi, zingari, omosessuali, testimoni di Geova e comunisti.