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Italiano leopardi

Leopardi avverte pesantemente il disagio esistenziale, tutte le sue opere ne sono più o meno pervase. Il
tema centrale del suo pensiero, espresso nello Zibaldone, è la condizione infelice dell’uomo, che si origina
dalla sua teoria del piacere. Leopardi pensa infatti che la natura umana spinge a desiderare un piacere
(inteso settecentesca mente in senso materialistico e sensistico) infinito per durata ed estensione,
impossibile da conseguire nella finitezza della vita e della realtà. Un desiderio congenito che, non potendo
essere soddisfatto, fa l' uomo preda dell' ansia e lo costringe alla continua e frustrante ricerca di piaceri che
non possono che essere aleatori e transeunti in confronto a ciò a cui in realtà tende. (Schopenhauer) E
dunque, inappagato e frustrato, l' uomo è infelice per sua stessa natura, natura che comunque gli fornisce
una via di fuga, attraverso le illusioni, ovvero artifici intellettuali che all' uomo viene concesso di creare per
sè, che in un certo qual modo gli permettono di sopravvivere. L' uomo infatti possiede una innata e
irrefrenabile capacità immaginativa, che può concepire cose che non sono, e che quindi può figurarsi l'
infinito; essendo comunque il piacere un tema ricorrente nel pensiero umano è poi ovvio che finisca per
essere immaginato, e immaginato con caratteristiche di infinitezza che non gli corrispondono in realtà. E l'
uomo trae sostentamento dalle chimere che così crea e più ne ha più è felice. Dunque nasce il contrasto tra
le illusioni e la realtà, inferiore ad esse: toccando con mano la realtà effettuale, tutte le costruzioni
psicologiche che, come detto, le venivano associate quando era ancora semplice aspettativa vengono
infrante nel finito, nell' insoddisfacente e nel prosaico. La conoscenza del reale perciò mortifica e castra, e
coloro che hanno minore intuizione di esso sono privilegiati (ecco perchè il Leopardi fa un gran parlare di
antichi e fanciulli), vivono nell' illusione, che non può che essere benigna; tuttavia in alcuni emblematici
componimenti A Silvia Sabato del villaggio e nello Zibaldone stesso Leopardi puntualizza l' asprezza dell'
infrangersi dei sogni, che non possono rimanere tali a lungo perchè destinati a confrontarsi con la realtà:
ora vediamo di riassumere i meriti e le colpe della natura. La natura è in primo luogo maligna, perchè carica
l' uomo del desiderio di un piacere infinito, ma gli fornisce una via di fuga: le illusioni, che però sono solo un
palliativo, visto che poi la realtà si ripropone violentemente e disastrosamente, causando una sconfitta
maggiore.

Filosofia Schopenhauer pessimismo


Schopenhauer aveva una visione del mondo completamente pessimistica e per lui la vita era solo dolore. Se
il nostro mondo era un inferno, per il filosofo Schopenhauer la nostra vita era come un pendolo che oscilla
tra il dolore e la noia e noi umani siamo destinati all'infelicità per natura, perché vogliamo troppe cose e
non potremo mai averle tutte. La storia non ci porta verso il progresso e riusciamo a convivere con gli altri
individui solo perché è conveniente. Per Schopenhauer c'è però una via d'uscita dal dolore, composta da tre
gradini. Secondo Schopenhauer, nella nostra vita, abbiamo sempre fame o sempre sete: quando
soddisfiamo un nostro desiderio, la soddisfazione dura per poco. Siamo schiavi della volontà di vivere, che
si esprime attraverso i nostri desideri, attraverso il nostro volere qualcosa. Noi, infatti, vogliamo sempre
qualcosa che non abbiamo e che ci manca, ed è qui che entra in gioco il dolore. Quando però otteniamo ciò
che volevamo, siamo sì soddisfatti ma subentra la noia. Quando ritornerà a mancarci qualcosa, invece,
tornerà la nostra volontà di vivere, il desiderio e quindi il dolore. Un ottimista potrebbe opporsi e dire che
l'uomo è in grado di portare la sua specie al progresso e che è in grado di convivere con gli altri. Ma
secondo Schopenhauer la storia è un ripetersi della stessa tragedia, cambiano solo i protagonisti: con
questo muove una critica all'ottimismo storico. Ma Schopenhauer critica anche l'ottimismo cosmico: il
mondo non è guidato dalla ragione perché è un inferno, ed è regolato dalla legge della giungla. La terza
critica di Schopenhauer è quella all'ottimismo sociale: gli uomini non conoscono il bene comune e
convivono solo per convenienza. 
Inglese decadentismo
Decadentism was born as a reaction to the crisis of positivism and scientific thought. The distrust of reason,
so much exalted before in positivism, determined in the moral field the crisis of traditional values (freedom,
homeland, progress…) generating insecurity, skepticism and a sense of existential anguish. The intellectual
finds himself uneasy in the new society which, being all aimed at production and profit, scoffs at the ideals
of freedom and democracy in whose name it had begun. The intellectual thus assumes the attitude of the
rebel, the cursed and satanic poet who rejects bourgeois society and desecrates its values.

Storia olocausto
Shoah è il termine ebraico che significa “sterminio” col quale si indica la persecuzione e il programmatico
genocidio degli ebrei detto anche “olocausto”. Nella notte tra il 9 e il 10 novembre 1938, la Notte dei
Cristalli, in Germania furono incendiate tutte le sinagoghe e infrante le vetrine dei negozi di proprietà
ebraica, mentre nei giorni successivi le SS arrestarono e deportarono migliaia di ebrei. Molti di loro decisero
di abbandonare il paese senza ulteriori indugi; centinaia di migliaia di persone trovarono rifugio
all’estero, ma altrettante si videro costrette o scelsero di rimanere. Nel 1938 anche il re d’Italia Vittorio
Emanuele III ratificò leggi razziali come quelle tedesche dal regime fascista di Mussolini. Ne conseguì un
esodo di cittadini italiani di origine ebraica. I tedeschi occupando la Polonia sottomisero gli ebrei a
restrizioni ancora più severe di quelle vigenti in Germania. Furono infatti costretti a trasferirsi in ghetti
circondati da mura e filo spinato; ogni ghetto aveva il proprio consiglio ebraico cui era affidata la
responsabilità degli alloggi sovraffollati, della sanità e della produzione. Quanto era prodotto al loro
interno veniva scambiato con generi di prima necessità, come carbone e cibo in misura rigidamente
razionata. A partire dal settembre 1941 gli ebrei tedeschi furono costretti a portare ben visibile una
stella gialla; nei mesi seguenti decine di migliaia di ebrei furono deportati nei ghetti in Polonia e nelle
città sovietiche occupate. Fu poi la volta delle deportazioni nei campi di concentramento, i cosiddetti
Lager,alcuni già esistenti prima della guerra,altri appositamente costruiti a partire dal 1941 adibiti alla
funzione di campi di sterminio. Bambini,vecchi,e tutti gli inabili al lavoro venivano condotti direttamente
nelle camere a gas; gli altri invece erano costretti a lavorare in officine private o interne ai campi e, una
volta divenuti inadatti alla produzione per le terribili fatiche e privazioni subite venivano eliminati. Il
trasferimento nei campi di sterminio avveniva generalmente in treno. I treni sprovvisti di
tutto,persino di prese d’aria, viaggiavano lentamente verso la destinazione, e molti deportati
morivano lungo il tragitto. Le destinazioni più tristemente famose, fra le tante, furono Bergen-Belsen,
Flossemburg,Auschwitz. Quest’ultimo era il più grande tra i campi di sterminio; vi trovarono la morte
oltre un milione di ebrei, molti dei quali furono prima usati come cavia umane in esperimenti di
ogni tipo. Per una rapida eliminazione dei cadaveri nel campo vennero costruiti grandi forni
crematori. Al termine della guerra, si potè calcolare che nei campi di sterminio avevano trovato la morte
più di sei milioni di ebrei, oltre a slavi, zingari, omosessuali, testimoni di Geova e comunisti.

Arte Courbet funerale a ornans


Il Funerale a Ornans, del 1849-50 è un quadro spettacolare e di dimensioni enormi (misura oltre tre metri
per sei e mezzo) che esposto al Salon viene giudicato molto aspramente come un omaggio alla volgarità e
alla bruttezza. Le figure sono state definite rozze, grottesche, senza 'decoro', ma soprattutto questo quadro
è stato ritenuto offensivo perchè troppo vero. Il tema della morte, i colori cupi, i personaggi così mesti, e a
grandezza naturale, risucchiano lo spettatore in uno spettacolo desolante, pieno di angoscia. E poi così
grande, come se si trattasse di pittura storica o religiosa, (che è quella a cui sono spesso affidati
insegnamenti morali, esempi da seguire) è stata una miscela esplosiva per il pubblico dell'epoca, l'opera
venne considerata come una pericolosa trasgressione. Di fatto Courbet nel suo lavoro persegue un
obiettivo che è l'opposto dell'idealizzazione, sia neoclassica che romantica e crea uno spettacolo che non
solo non è piacevole, ma appare come volutamente sgradevole. Eppure Courbet mostra la realtà com'è,
non la giudica, la lascia senza filtri, alla meditazione dello spettatore. Il cane in primo piano, la posa
dell'uomo in ginocchio e la fossa proprio in primo piano, davanti allo spettatore sono veramente
insopportabili per la mentalità borghese dei suoi tempi. per la composizione Courbet fa riferimento
all'antichità classica: la disposizione dei personaggi ricorda quella di un fregio antico e rinvia all'Ara Pacis.
Dall'arte romana imperiale riprende anche le componenti della ritrattistica e della solennità d'insieme.
Come è consuetudine per l'artista francese, questo dipinto è stato realizzato dopo una laboriosa
preparazione, poichè è composto da oltre cinquanta ritratti degli abitanti del piccolo borgo di Ornans.
Figurano tutti, il padre, gli amici del pittore, il sindaco, le donne più anziane, i chierichetti, il cane...Ognuno
di loro si reca dal pittore per posare in questo quadro. I colori hanno un'importanza fondamentale: domina
il nero e una gamma di colori spenti, sui quali spiccano a contrasto i bianchi, i rossi e i verdi molto vivi.
L'effetto di tristezza è accentuato anche dal paesaggio desolato, immerso in un tramonto invernale e con lo
sfondo del cielo velato.

Scienze umane disagio giovanile


Come ben sappiamo il termine disagio è composto da un prefisso con un valore negativo è un suffisso
ovvero un sostantivo che si riferisce ad una condizione di benessere sia per quanto riguarda il lato
psicologico ma anche quello fisico. Pertanto il disagio implica uno stato di malessere quindi una scarsa
sintonia con l’ambiente. Per quanto riguarda invece il disagio dal punto di vista scolastico esso si traduce
nella difficoltà del alunno di affrontare qualsiasi attività oppure di attenersi alle regole della scuola. Si tratta
anche di una responsabilità o anche una disponibilità dell’insegnante ad accogliere tutto ciò. A questo
punto c’è da dire che le cause del disagio nella nostra epoca sono dovute molte volte da famiglie difficoltà,
da una scuola indifferente ai bisogni degli alunni O incapace di soddisfare i propri bisogni. I giovani, oggi,
vivono in una società diciamo quasi su misura degli adulti e crescono come nativi digitali. Il disagio molte
volte nasce anche dagli ambienti urbani degradati e queste condizioni possono spingere i giovani ad
accettare in modo acritico dei modelli antisociali che vengono proposti dal gruppo dei media, che possono
sfociare in comportamenti aggressivi. Molte volte quando molte persone non riescono ad aiutare questi
giovani tutto ciò può essere nocivo per il proprio corpo, verso le regole sociali oppure verso i valori condivisi
O talvolta può giovare sul ruolo che gli adolescenti hanno all’interno di una famiglia o di una scuola oppure
all’interno di un gruppo di coetanei. Il disagio però non deve mai essere visto solo e sempre in modo
negativo può anche essere uno stimolo per raggiungere una migliore condizione di vita, l’educazione a vari
compiti il primo è quello di prevenire il disagio ma è anche quello di aiutare l’individuo a superare
quest’ultimo con un arricchimento delle sue capacità tutto ciò è possibile quando tipo possiamo assicurare
a queste persone un ambiente sereno è una disponibilità di un dialogo.

Educazione fisica il razzismo


Il razzismo è un fenomeno irrazionale ed ingiusto, ahimè, molto diffuso. Si tratta di un pregiudizio verso
persone con caratteristiche diverse dalle proprie. Secondo la persona razzista, tutto ciò che è troppo
differente da lei la minaccia nella sua tranquillità, quindi il razzismo si fonda sulla paura immotivata verso il
“diverso”. Un bambino non nasce razzista, ma viene educato ad esserlo, dall’ambiente familiare e dalla
società. Molti genitori razzisti infondono paure a sfondo razziale nei propri figli. Il razzismo viene alimentato
anche dai media, che spesso diffondono informazioni false: gli immigrati ci rubano il lavoro, sono tantissimi,
ci stanno “invadendo”, hanno tendenze criminali, ecc. Alla prova dei fatti, queste informazioni, confrontate
con i numeri e le statistiche ufficiali, si rivelano essere infondate. Il razzismo si può manifestare anche con
azioni violente. Per esempio, nel mio paese, San Ferdinando di Puglia, tre immigrati provenienti dal
continente africano avevano fatto una foto a una giostra, ma il pregiudizio ha spinto alcune persone a
picchiare selvaggiamente questi ragazzi, che non avevano fatto nulla di male. Avevano solo fatto una foto a
una giostra, dove probabilmente era seduta la figlia di queste persone. A questo punto mi chiedo: come
può il colore della pelle influire sul giudizio che si ha su una persona? Molti parlano di “tolleranza” verso gli
immigrati, ma tollerare vuol dire sopportare (infatti la definizione di tollerare è “capacità di resistere a
condizioni sfavorevoli o potenzialmente dannose”), e quindi vuol dire che gli immigrati sono persone “in
più”, persone da sopportare. Quindi, chi “tollera”, si sente superiore. Bisognerebbe cercare di cambiare la
mentalità a queste persone, di fargli capire che tutto ciò è ingiusto, e che valutare una persona dal colore
della pelle è sbagliato. Ma molte persone non riescono a separarsi da questo pensiero razzista, perchè non
comprendono la realtà. Non sanno che l’immigrazione è frutto delle guerre che il Nord del mondo alimenta
ed è anche frutto dei problemi climatici che noi occidentali creiamo. Le paure, quasi sempre, derivano da
una mancanza di conoscenze.

Latino seneca le consolatio


 La Consolatio ad Marciam: il discorso consolatorio rivolto a Marcia è l’opera più antica, scritta
prima dell’esilio. Ha carattere retorico sia nei temi (convenzionali) sia nello stile. Seneca consola
Marcia che ha perso il giovane figlio Metilio da tre anni. Seneca è dotato di molta sensibilità e di
empatia, che lo porta a immedesimarsi nel dolore altrui. Di “consolazioni filosofiche” se ne
leggevano greche, mentre l’iniziatore latino è Cicerone (Consolatio). Seneca, infatti, usa varie
filosofie per consolare chi ha subìto un lutto e per arrivare alla conclusione che la morte non è un
male, segue due strade: quella della morte come fine di tutto e quella della morte come passaggio
a una vita migliore. Conclude la consolazione elogiando il figlio Metilio e immagina che ora sia in
cielo accolto dal nonno Cremuzio (influssi del Somnium Scipionis di Cicerone). Seneca è stato in
grado di rielaborare i luoghi comuni arricchendoli con la padronanza del suo lessico.
 La Consolatio ad Helviam matrem: scritta durante l’esilio in Corsica, è il discorso consolatorio
rivolto a sua madre Elvia, che soffre per la condanna e la lontananza di Seneca, suo figlio. Anche qui
Seneca cerca di convincerla che l’esilio non sia un male, ma solo un cambiamento di luogo, che non
toglie all’uomo l’unico vero bene, e cioè la virtù. Il saggio ha come patria il mondo intero, perché
tutti siamo cittadini del mondo (cosmopolitismo stoico), rifiutando ogni distinzione di razza e di
nazione.
 La Consolatio ad Polybium: scritta anche questa durante l’esilio, è il discorso consolatorio a un
potente liberto dell’imperatore Claudio a cui muore un fratello. Riprende molti temi tela Consolatio
ad Marciam essendo una consolatio mortis, come il corso necessario e immodificabile del destino,
la dimostrazione razionale della morte che non è un male, l’insensatezza di piangere un morto,
perché “o è felice o non esiste più” (aut beatus aut nullus est), quindi non prova sofferenza.

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