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Corriere della Sera, 10 Dec 2022

Il Qatar, la corruzione: ex eurodeputato pd


fermato con la famiglia
Coinvolta anche una vice presidente dell’Europarlamento
Di Francesca Basso e Giuliana Ubbiali

L’ex eurodeputato pd Antonio Panzeri (foto) è in stato di fermo a


Bruxelles per corruzione. E a Bergamo sono state fermate anche
la moglie e la figlia. Il politico, ha fatto sapere la procura federale
belga, è sospettato di avere agito per conto delle autorità del Qatar
per «influenzare le politiche del Parlamento Europeo». Tra gli
indagati anche la deputata greca Eva Kaili, vicepresidente
dell’assemblea di Strasburgo, con cui Panzeri collabora.

BRUXELLES Bufera al Parlamento europeo e sgomento per un


affare di corruzione legato al Qatar, che sta scuotendo il gruppo
socialista. Sono stati fermati ieri mattina dalla polizia belga l’ex
eurodeputato del Pd Antonio Panzeri, poi passato ad Articolo
Uno, il suo assistente nella passata legislatura Francesco Giorgi,
Luca Visentini che è da poco stato eletto segretario generale della
Confederazione internazionale dei sindacati (Ituc) e Niccolò Figà-
Talamanca direttore della Ong No Peace Without Justice che
opera a Bruxelles. La notizia è stata anticipata dai giornali belgi
Le Soir e Knack, che in serata hanno allungato la lista dei fermati
aggiungendo Eva Kaili, compagna di Giorgi, socialista greca e
una dei quattordici vicepresidenti del Parlamento europeo.

Un parlamentare per essere arrestato deve essere colto in


flagranza di reato, l’abitazione di Kaili è stata perquisita come i
suoi uffici al Parlamento Ue. In un comunicato stampa la procura
federale belga ha spiegato che la polizia giudiziaria ha condotto
16 perquisizioni in 14 indirizzi in diversi quartieri di Bruxelles
nell’ambito di un’indagine di ampio respiro su una presunta
organizzazione criminale, casi di corruzione e riciclaggio di
denaro. «Da diversi mesi gli inquirenti della polizia giudiziaria
sospettano che uno Stato del Golfo abbia cercato di influenzare le
decisioni economiche e politiche del Parlamento europeo», spiega
il comunicato aggiungendo che sono stati sequestrati contanti per
600 mila euro oltre a materiale informatico e tele foni cellulari.
I giornali belgi riferiscono che il Paese del Golfo sarebbe il Qatar, dove sono in corso i tanto discussi
mondiali di calcio e il contante sarebbe stato sequestrato a casa di Panzeri. Secondo altre fonti i quattro sono
stati fermati per corruzione di funzionari e membri degli organi delle comunità europee e di Stati esteri,
riciclaggio e associazione a delinquere. Da alcune intercettazioni sarebbero emersi anche riferimenti a fondi
europei destinati al nord Africa.

Sono stati perquisiti anche gli uffici al Parlamento europeo degli assistenti dei deputati belgi Marie Arena e
Marc Tarabella. Il comunicato della procura belga, che non indica i nomi dei fermati ma solo le date di
nascita (1955, 1969, 1971 e 1987) , spiega che «l’operazione ha riguardato in particolare gli assistenti
parlamentari» e cita anche un ex eurodeputato che sarebbe appunto Panzeri. Sempre ieri è stato eseguito il
MAE, mandato di arresto europeo, nei confronti della moglie di Panzeri Maria Colleoni, che abita a
Carlusco (Bergamo) e della figlia Silvia, residente invece nel Milanese.

Tra le 16 perquisizioni c’è anche Fight Impunity, la ong fondata nel settembre 2019 da Antonio Panzeri, una
volta terminata la sua esperienza al Parlamento Ue, per combattere le violazioni dei diritti umani. Alla ong
era legato anche Visentini. L’ex segretario della Camera del Lavoro di Milano ha comunque sempre
mantenuto i legami e una certa influenza soprattutto nella componente più a sinistra del gruppo S&D. Il
gruppo dei socialisti è «sconvolto dalle accuse» e fa sapere di avere chiesto «la sospensione dei lavori su
eventuali fascicoli e votazioni in plenaria riguardanti gli Stati del Golfo, in particolare la liberalizzazione dei
visti e le visite programmate». A Strasburgo, alla Plenaria dello scorso novembre, si è tenuto un dibattito
sulla situazione dei diritti umani e dei lavoratori in Qatar dopo le polemiche sul trattamento dei dipendenti
stranieri che hanno contribuito alla costruzione degli stadi per il Mondiale e per diversi parlamentari avrebbe
potuto essere più severa. La Lega va all’attacco: «Dopo anni di accuse ai rivali, il Pd che deve chiarire
immediatamente agli italiani».

Le perquisizioni In casa dell’ex eurodeputato sono stati trovati 600 mila euro in contanti

La procedura
Entrambe saranno
ascoltate dalla Corte
d’Appello, che
valuterà se l’arresto è
regolare

Giuliana Ubbiali

BERGAMO È tarda mattinata quando a Calusco d’Adda arrivano i carabinieri, con una pattuglia in divisa e
altre in borghese. La notizia del fermo in Belgio di Antonio Panzeri, l’ex eurodeputato che nel comune
bergamasco ha casa e famiglia, non è ancora esplosa nel tam-tam delle notizie da Bruxelles. I carabinieri di
Bergamo bussano alla porta della moglie Maria Colleoni, di 68 anni. Non cercano lui, ma lei.
Devono eseguire il Mandato di arresto europeo (Mae) arrivato dal Belgio passando per Roma attraverso
Sirene, gli uffici per lo scambio di informazioni, con il supporto operativo di Eurojust. I carabinieri di
Bergamo cercano anche la figlia Silvia, di 38 anni, che vive nel Milanese e viene rintracciata in un secondo
momento. Per lo stesso motivo della madre: carcere, per entrambe. Nessuna perquisizione, qui.

L’indagine, tutta belga, nei loro confronti ipotizza il reato di riciclaggio per aver agevolato in qualche modo
il rispettivo marito e padre nel giro di doni ed elargizioni che, sempre secondo le ipotesi investigative,
sarebbero arrivati dal Qatar per influire sulle decisioni economiche e politiche del Parlamento Europeo.
Quale sarebbe stato il presunto ruolo delle due donne è ancora da capire. È prudente Nicola Colli, uno dei
loro avvocati di fiducia con studio a Bergamo, che attende di leggere le carte e non si sbilancia.

In serata, madre e figlia sono state portate nel carcere di via Gleno, a Bergamo. La prassi, dopo l’esecuzione
di un Mae, prevede un interrogatorio, per il quale è competente la Corte d’Appello (per Bergamo è quella di
Brescia), con conseguente decisione sulla convalida del provvedimento. Dopodiché si aprirà la seconda fase,
nel caso in cui le autorità di Bruxelles vogliano il trasferimento delle due donne.

Con un passato da sindacalista e segretario della Camera del lavoro di Milano, nel 2004, nella sua Calusco
Antonio Panzeri ottenne 475 preferenze delle 105 mila che gli permisero di arrivare a Bruxelles, per tre
legislature. «Qui in paese l’ho visto tre o quattro mesi fa, era per strada — ne parla il sindaco Michele
Pellegrini —. Quando lavoravo in Belgio, ora sono in pensione, capitava che lo incontrassi in aereo. Tutto
qui, rapporti con lui non ne avevo». Se lo ricorda bene Orazio Amboni, della Cgil di Bergamo: «Quando
Cofferati era segretario nazionale, nella Cgil una minoranza non condivideva la linea intransigente. C’ero io
e c’era anche Panzeri, che contava».

Il sindacalista cresciuto nel Pci La terza vita da


cooperante
Guidò la Camera del Lavoro di Milano. Tre volte eletto in Europa
di Giampiero Rossi

MILANO Antonio Panzeri appariva molto coinvolto anche dalla sua «terza vita», quella da cooperante
internazionale. A chi lo ha conosciuto nel ruolo di sindacalista prima e di politico poi, ha sempre raccontato
con grande entusiasmo i progetti di «Fight Impunity», la Ong impegnata sul fronte dei diritti umani che ha
fondato, che dirige e che vanta nel comitato scientifico nomi di prestigio come Emma Bonino e Federica
Mogherini.

Ma a Milano, la città in cui ha costruito le basi della sua carriera, Panzeri è noto soprattutto
sop come dirigente
sindacale. A cavallo con i primi anni Duemila, quando il centrodestra berlusconiano dilagava e Milano non
era politicamente contendibile all’allora sindaco Gabriele Albertini, era diventato uno dei punti di
riferimento quantomeno piùù visibili di una sinistra milanese in profonda crisi di identità e leadership.

Classe 1955, originario della provincia di Bergamo, Panzeri si è formato politicamente nel Pci ed è cresciuto
professionalmente nel sindacato. Nei primi anni Novanta è segretario
segretario aggiunto della Camera del lavoro
guidata da Carlo Ghezzi, al quale è subentrato nel 1995. Sono gli anni in cui il sindacato deve fare i conti
con l’irreversibile processo di deindustrializzazione del territorio metropolitano, con nuove istanze sociali e
politiche, nuovi interlocutori e meno risorse, perché le trasformazioni del lavoro erodono anche la base degli
iscritti. Lui, riformista dichiarato, cerca di tenere il punto sulle «cose di sinistra» ma senza mai chiudere le
porte a dialogo e negoziazione. Quando nel 2003 deve passare la mano, a conclusione del secondo mandato,
il suo nome rimbalza tra quelli dei papabili per la successione a Sergio Cofferati al vertice della Cgil
nazionale, ma anche per altre posizioni di rilievo nel panorama (non proprio soleggiato) del centrosinistra.
Alla fine abbraccia l’opzione europea, ma anche una volta trasferito a Bruxelles continua a esercitare una
certa influenza sulla Camera del lavoro di Milano, dove i successivi tre segretari faranno in qualche modo
riferimento a lui.

La seconda vita di Antonio Panzeri, quella da europarlamentare, inizia nel 2004 con 105 mila preferenze
raccolte dalle urne della circoscrizione Nord-Ovest
Nord Ovest con la lista Uniti per l’Ulivo. Nei cinque anni successivi
occupa diversi ruoli nell’organigramma
gramma europeo: vicepresidente della commissione Occupazione e affari
sociali, membro supplente della commissione per il Mercato interno e la protezione dei consumatori, fa parte
della delegazione per le relazioni con gli Stati uniti e con il Giappone. E dopo
dopo la rielezione del 2009 guida le
relazioni con i Paesi del Maghreb, entra nella commissione Affari esteri e di nuovo in quella per il Mercato
interno.

Cinque anni dopo 77.103


preferenze gli consentono di
rimanere a Bruxelles per la terza
legislatura consecutiva. Ma nel
2017 compie una scelta politica:
lascia il riformista Pd per
spostarsi a sinistra, con Articolo
1 e poi con «Liberi e uguali». A
Bruxelles continua a occuparsi di
Maghreb e presiede anche la
sottocommissione per i diritti
umani.

E proprio in questo campo, una volta conclusa l’esperienza da eurodeputato, continua a frequentare gli
ambienti della politica continentale come direttore della Ong «Fight impunity», fondata nel 2019, che
ch lo
porta in giro per il mondo

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