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LEGGE COSTITUZIONALE NUMERO 1 DEL 2020

La legge costituzionale sottoposta ad approvazione referendaria si compone di quattro


articoli.
L'articolo 1 modifica
l'articolo 56 della
Costituzione riducendo
il numero dei deputati
da 630 a 400. Il numero
dei deputati eletti nella
circoscrizione Estero
passa da 12 a 8.
L'articolo 2 modifica
l'articolo 57 della
Costituzione riducendo
il numero dei senatori
elettivi da 315 a 200. Il
numero dei senatori
eletti nella circoscrizione
Estero passa da 6 a 4. Il
numero minimo di
senatori assegnato a
ogni regione si abbassa
da 7 a 3. Nel nuovo
testo, inoltre, le due
province autonome di
Trento e Bolzano
vengono equiparate alle
regioni, assicurandosi
tre senatori a testa.
Rimangono invece invariati i seggi assegnati al Molise e alla Valle d'Aosta.
L'articolo 3 modifica l'articolo 59 della Costituzione chiarendo che il numero massimo di
senatori a vita di nomina del presidente della Repubblica non possa in alcun caso essere
superiore a 5. In tal modo viene eliminata l'ambiguità del precedente testo
costituzionale in cui il limite di 5 senatori a vita poteva intendersi come limite massimo
di senatori a vita presenti in Senato oppure come limite massimo di nomine a
disposizione di ciascun presidente della Repubblica (quest'ultima interpretazione fu
seguita dai soli presidenti Sandro Pertini e Francesco Cossiga, che nominarono
entrambi 5 senatori a vita, raggiungendo il massimo di 9 senatori a vita di nomina
presidenziale contemporaneamente in carica).
L'articolo 4 disciplina, infine, l'entrata in vigore delle nuove disposizioni di legge,
stabilendo che esse si applicano a decorrere dalla data del primo scioglimento o della
prima cessazione delle Camere successivo alla data di entrata in vigore della legge
costituzionale, e comunque non prima che siano decorsi 60 giorni dalla predetta data di
entrata in vigore.

1
Resta immutata la previsione del 1° comma dell’articolo 59 ai sensi della quale è
senatore a vita di diritto chi è stato presidente della repubblica (salvo rinuncia),
nell’attuale legislatura abbiamo come senatori a vita di nomina presidenziale Mario
Monti, Cattaneo Elena, Carlo Rubbia, Renzo Piano, Liliana Segre.

Parallelamente alla riforma che entrerà in vigore dallo scioglimento delle camere, il
parlamento ha anche approvato una legge che reca le disposizioni per l’applicabilità
delle leggi elettorali indipendentemente dal numero di senatori, con la riforma è
necessario, (il parlamento ha dato allo stato una delega) adottare un decreto legislativo
per la rideterminazione dei collegi uninominali e plurinominali per l’elezione della
camera dei deputati e del senato della repubblica, un’altra questione oggetto di dibattito
pubblico è quella relativa all’impatto della riduzione del numero di parlamentari sulla
rappresentatività del parlamento, i sostenitori della riforma hanno messo in evidenza
che il numero di parlamentari è solo uno degli elementi del complesso meccanismo
della rappresentatività di un parlamento, rispetto alla quale concorrono ulteriori
condizioni affinché la rappresentanza funzioni e produca decisioni pubbliche sorrette
da consenso: il presupposto è un sistema in cui i partiti e i movimenti funzionino bene e
non si può dire che ciò accada nell’attuale perché il tipo di partecipazione attraverso i
partiti da parte dei consociati è ridotto molto, l’altra garanzia imprescindibile è che il
sistema garantisca un’informazione pluralistica e indipendente.
Un altro problema è quello della rappresentanza delle forze politiche minori e dei
territori con poca popolazione, con tale riforma succede: mentre per la camera dei
deputati abbiamo l’invarianza perché si riduce il numero per tutte le forze politiche che
con l’attuale sistema superino il limite di sbarramento del 3% per poter ottenere seggi
alla camera dei deputati, per il senato dove il sistema elettorale è a base regionale, la
riduzione del numero dei seggi assegnati alle singole regioni determina effetti favorevoli
alle forze politiche maggiori, e meno favorevoli ai partiti minori
Bisogna tener conto che la rappresentanza in generale riguarda gli elettori e non i
territori: i parlamentari rappresentano la repubblica italiana non il collegio in cui sono
stati eletti e i relativi cittadini

STUDIO DELL’ORGANIZZAZIONE DEL PARLAMENTO, DELLE SUE MODALITA’ DI


FUNZIONAMENTO
Le camere necessitano per uno svolgimento dei lavori di principi costituzionali che ne
regolino il funzionamento, non può essere la legge ordinaria.

Art. 60→ La Camera dei deputati e il Senato della Repubblica sono eletti per
cinque anni [cfr. art. 88].
La durata di ciascuna Camera non può essere prorogata se non per legge e soltanto in
caso di guerra.
Art.61→Le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine
delle precedenti. La prima riunione ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle
elezioni [cfr. art. 87 c. 3].

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Finché non siano riunite le nuove Camere sono prorogati i poteri delle precedenti.
Art.62→Le Camere si riuniscono di diritto il primo giorno non festivo di febbraio e di
ottobre.
Ciascuna Camera può essere convocata in via straordinaria per iniziativa del suo
Presidente o del Presidente della Repubblica o di un terzo dei suoi componenti.
Quando si riunisce in via straordinaria una Camera, è convocata di diritto anche
l’altra.

Entrambe le Camere, dopo la modifica all'art. 60 operata con L. cost. 2/1963, restano in
carica cinque anni, periodo che viene definito legislatura (fatte salve le ipotesi di
scioglimento anticipato di una o di entrambe le assemblee disposto dal Presidente della
Repubblica di cui all'art. 88) riservando una possibile proroga con legge esclusivamente
in caso di guerra. Sono, dunque, escluse ulteriori ipotesi di proroga per evitare che la
maggioranza parlamentare prolunghi all'infinito il proprio mandato attraverso
l'approvazione di successivi quanto ingiustificati decreti di proroga, rinviando
surrettiziamente le elezioni delle nuove Camere.
Quanto al meccanismo di rinnovo delle assemblee parlamentari, l'art. 61 stabilisce che le
elezioni delle nuove Camere devono avvenire entro il 70° giorno dalla data dello
scioglimento e la prima riunione delle stesse deve necessariamente tenersi entro 20
giorni dalle elezioni: la Costituzione ha fissato tempi molto rigidi per evitare lunghi
periodi di vuoti di potere. Tuttavia, finché non sono riunite le nuove Camere, sono
automaticamente prorogati temporaneamente i poteri delle precedenti (v. principi).
Secondo l'art. 62, le Camere non sono tenute a riunirsi tutti i giorni, ma solo nei casi
previsti dalla Costituzione (convocazione di diritto) o quando vengono convocate suoi
componenti (convocazione straordinaria). Va ricordato che quando una Camera viene
convocata in via straordinaria, di diritto deve essere convocata anche l'altra in quanto, in
presenza del bicameralismo perfetto, entrambe le assemblee devono essere messe in
condizione di legiferare e, per tanto, entrambe necessitano di essere riunite in
contemporaneità. Questo articolo conferma, pertanto, che il Parlamento costituisce un
organo autonomo e indipendente e, come tale, non necessita di essere «convocato» da
altri organi se non nei casi espressamente previsti dalla Costituzione.
Una volta convocate, nell'attuale prassi vige la regola dell'aggiornamento della seduta: in
questo modo non si interrompe mai il periodo di convocazione e l'attività parlamentare
prosegue senza interruzioni attraverso successive sedute quotidiane.

Principi della proroga di durata e dei poteri:


Se l'art. 60 prevede la proroga di durata disposta con legge, l'art. 61 prevede la proroga
dei poteri che opera automaticamente.
Sulla portata dei poteri prorogati la dottrina appare divisa.
1- Secondo una prima tesi (Giocolinacci), le Camere conserverebbero durante
questo periodo la completa pienezza di poteri.
2- Secondo la tesi opposta (Martines), le Camere potrebbero compiere solo gli atti di
ordinaria amministrazione legata agli atti costituzionalmente indifferibili.

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3- La tesi intermedia (Elia) ritiene che le Camere possono deliberare solo in
situazioni di emergenza, come confermato anche dall'art. 77, comma 2 (v.), che
riconosce il potere delle Camere, anche se sciolte, di convertire i decreti legge.
Resta, comunque, ferma l'impossibilità per le Camere prorogate (ex art. 85, comma 3 v.)
di procedere all'elezione del Presidente della Repubblica. In ogni caso, fino a quando le
nuove Camere non siano effettivamente riunite, le precedenti possono ancora essere
convocate per motivi indifferibili o per convertire un decreto legge.

Art. 63→Ciascuna Camera elegge fra i suoi componenti il Presidente e l'Ufficio


di presidenza.
Quando il Parlamento si riunisce in seduta comune [cfr. art. 55 c. 2], il Presidente e
l'Ufficio di presidenza sono quelli della Camera dei deputati.

Uno dei primi compiti spettante alle Camere neoelette è quello di eleggere gli organi che
ne assicurano l'organizzazione ed il funzionamento, in particolare il Presidente e
l'Ufficio di Presidenza. I Presidenti delle Assemblee costituiscono rispettivamente la
seconda (Senato) e la terza (Camera) alta carica dello Stato e, nella loro posizione,
costituiscono organi super partes e di garanzia in quanto tutori del corretto
funzionamento di ciascuna Assemblea. Pertanto, per evitare possibili «sconfinamenti» e
garantire l'estraneità rispetto agli interessi di parte durante l'intera legislatura, è
opportuno che i Presidenti delle Camere siano scelti fra personalità politicamente
indipendenti, in grado così di porsi meglio al servizio della Costituzione e liberi da
eventuali ingerenze di partiti o gruppi politici.
Proprio in virtù di questo ruolo imparziale che i presidenti delle camere dovrebbero
rivestire a tutela delle minoranze in parlamento, si era diffusa la prassi nella nostra
tradizione costituzionale che i presidenti delle camere fossero scelti uno nella
maggioranza, e uno nella minoranza, proprio per garantire questo maggiore equilibrio,
una tradizione che però si è rotta a partire dal 1994 dove i presidenti sono stati eletti
esclusivamente dalla maggioranza.
Il Presidente è titolare di:
- attribuzioni espressamente previste dalla Costituzione, come la convocazione
straordinaria delle Camere o il diritto ad essere consultati prima dello
scioglimento delle Camere;
- attribuzioni conseguenti al loro ufficio, come la presidenza e la direzione delle
sedute e dei dibattiti, il potere di fissare il calendario dei lavori, di nominare i
componenti delle giunte parlamentari e di esercitare i poteri disciplinari e di
polizia.
In ciascuna Camera, una volta eletto il Presidente, si procede anche alla nomina dei
membri che formano l'Ufficio di presidenza, il cui compito sta nell'assicurare
l'osservanza del regolamento e coordinare i lavori parlamentari. Esso, oltre a quattro
vicepresidenti, è composto da:

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- otto segretari, che hanno svariate attribuzioni e, in primis, la stesura dei verbali
delle sedute;
- tre questori, che svolgono attività di polizia delle udienze sovraintendono al
cerimoniale.
La presente disposizione contiene l'unica regola relativa al funzionamento del
Parlamento riunito in seduta comune [55]: in tale circostanza la direzione dei lavori è
affidata al Presidente della Camera e al suo Ufficio di presidenza. Questa opzione deriva
dal fatto che i Costituenti volevano evitare una eccessiva concentrazione di cariche
istituzionali in capo a una stessa persona: infatti, al Presidente del Senato già spetta di
diritto la supplenza del Presidente della Repubblica, do quest'ultimo è impossibilitato a
svolgere le sue funzioni.

Principio di autonomia delle Camere:


Per la delicatezza e l’importanza della loro funzione, entrambi i Presidenti delle
assemblee legislative devono assumere, all’atto della loro nomina, devono assumere la
veste di organi:
1- super partes rispetto ai partiti di appartenenza, in quanto, una volta incardinati
in tale carica, sono tenuti a rappresentare l'assemblea nella sua totalità, al di
sopra e singole formazioni politiche;
2- di garanzia del corretto svolgimento dell'attività parlamentare sia garantendo la
piena osservanza del regolamento nella propria assemblea, sia tutelando tutte le
minoranze presenti nell'assemblea nei confronti della maggioranza.
La carica di Presidente di un'Assemblea legislativa, conferisce, nel nostro ordinamento,
un importante potere che consente, con l'appoggio della maggioranza che lo ha eletto, di
modificare il regolamento della propria assemblea (v. art. 64), senza dover dar conto a
nessun’altro potere (nemmeno alla Corte costituzionale) e, in virtù del principio di
autonomia regolamentare che vige nelle due assemblee, nemmeno corre l'obbligo di
uniformarsi al regolamento dell'altra Assemblea.
In virtù di tale potere, il Presidente potrebbe (con l'appoggio delle forze che lo hanno
eletto) ad esempio decidere di ridurre compensi, spese e rimborsi dei parlamentari
realizzando, così, una manovra politica che potrebbe far salire notevolmente i suffragi al
suo partito di appartenenza alle successive elezioni.

Art. 64→Ciascuna Camera adotta il proprio regolamento a maggioranza


assoluta dei suoi componenti.
Le sedute sono pubbliche; tuttavia ciascuna delle due Camere e il Parlamento a
Camere riunite [cfr. art. 55 c. 2] possono deliberare di adunarsi in seduta segreta.
Le deliberazioni di ciascuna Camera e del Parlamento non sono valide se non è
presente la maggioranza dei loro componenti, e se non sono adottate a maggioranza
dei presenti, salvo che la Costituzione prescriva una maggioranza speciale [cfr. artt. 64
c. 1, 73 c. 2, 79 c. 1, 83 c. 3, 90 c. 2, 138 cc. 1, 3 ].

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I membri del Governo, anche se non fanno parte delle Camere, hanno diritto, e se
richiesti obbligo, di assistere alle sedute. Devono essere sentiti ogni volta che lo
richiedono.

Ciascuna assemblea parlamentare adotta il proprio regolamento che contiene le norme


per la sua organizzazione interna, lo svolgimento dei lavori, l'esercizio delle varie
funzioni e i rapporti con gli altri organi.
Quelli attualmente in vigore sono stati adottati nel 1971 e, successivamente, più volte
modificati. L'iniziativa e l'esame di ogni proposta di modifica del regolamento spetta ad
un organo collegiale, la Giunta per il regolamento, composta da un numero di
parlamentari che rispecchino, per quanto possibile, la proporzione esistente in
Assemblea tra tutti i gruppi parlamentari.

Principio dell’autonomia regolamentare delle camere:


I regolamenti parlamentari rappresentano l'espressione concreta dell'autonomia
normativa e organizzativa di ciascuna Camera. I regolamenti parlamentari costituiscono
fonti del diritto separate ed autonome che trovano la loro legittimazione in una riserva
di competenza costituzionalmente riconosciuta a ciascuna Camera in modo che il
legislatore, sia ordinario che costituzionale, non possono operare alcuna modifica (v.
sent. 78/1984 Corte cost.).
Una eventuale legge emanata in materia di regolamento costituirebbe una indebita
interferenza perché violerebbe il principio di competenza esclusiva di ciascuna
assemblea. I regolamenti parlamentari, proprio in base a tale principio, devono
rispettare solo la Costituzione, ma non possono essere soggetti al sindacato di legittimità
costituzionale (sent. 4154/1985 Corte cost.)1

Principio di pubblicità delle sedute:


Per consentire la presenza del popolo e la corretta informazione dell'opinione pubblica
dei lavori parlamentari, la Costituzione sancisce, in linea di massima, la pubblicità delle
sedute delle due camere. Tale pubblicità si realizza in vari modi.
1- Innanzitutto, il pubblico può accedere, previa autorizzazione, alle tribune
appositamente istituite nelle singole Camere.
2- In secondo luogo, i «resoconti parlamentari» sono pubblicati, sia in forma
sommaria immediatamente dopo la seduta, sia integralmente, a distanza di
tempo.
3- il Presidente di ciascuna Camera può, infine, disporre anche la trasmissione
televisiva in diretta delle riunioni.

1
In virtù di questa riserva di regolamento parlamentare prevista dall’articolo 64 sono
fonti del diritto che sfuggono ad una collocazione nella scala gerarchica delle fonti, è
preferibile ritenerle una sorta di fonti separate dalla gerarchia delle fonti, che trovano la
loro legittimazione esclusivamente in questa riserva costituzionale riconosciuta a
ciascuna camera in modo che la legge formale non può disciplinare la loro materia, una
delle conseguenze è che i regolamenti parlamentari non sono soggetti al sindacato della
corte costituzionale, alle camere è riconosciuta l’indipendenza da ogni altro potere.

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La Costituzione, comunque, riconosce alle Camere la possibilità di imporre la segretezza
delle proprie sedute nel caso in cui ritiene che ciò sia necessario a tutela del segreto di
Stato. Nella prassi parlamentare, i membri del Governo possono intervenire alle sedute
del Parlamento, anche alla luce del rapporto di fiducia che lega i due organi. Per
assicurare tale dialogo, è stata istituita anche la figura del Ministro per i rapporti con il
Parlamento, con il compito di rappresentare alle assemblee le istanze del Governo e
partecipare stabilmente alle sedute, svolgendo funzioni di raccordo tra i due organi.

Principio della maggioranza e presunzione del numero legale:


Tale articolo stabilisce, quanto al sistema di votazione, le maggioranze necessarie
affinché le Camere possano deliberare validamente:
- la maggioranza dei presenti è il numero corrispondente alla metà + 1 dei membri
di ciascuna Camera che risultano effettivamente presenti in aula ed è,
generalmente, definita maggioranza relativa. Così, ad esempio, se dei 630
membri della Camera dei deputati, fossero presenti in aula solo 350 deputati, la
maggioranza relativa sarebbe pari a 175 + 1; la regola della maggioranza dei
presenti è richiesta per la validità della maggior parte delle deliberazioni
parlamentari;
- la maggioranza qualificata, corrispondente di solito alla maggioranza assoluta, ai
due terzi o ai tre quinti dei componenti, è richiesta per decisioni di grande rilievo
(ad es. l'elezione del Presidente della Repubblica).
I casi che prevedono, per dettato costituzionale, una maggioranza speciale sono:
- adozione dei regolamenti e delle relative modifiche (64];
- riduzione dei termini per l'entrata in vigore della legge [73];
- autorizzazione al ricorso all'indebitamento [81];
- adozione di una legge costituzionale [138];
- elezione del Presidente della Repubblica [83];
- messa in stato d'accusa del Presidente della Repubblica [90];
- approvazione di ulteriori forme di autonomia locale [116];
La Costituzione presume che in aula ci sia un numero di presenti corrispondente alla
maggioranza (metà + 1) dei componenti: il cosiddetto numero legale.
Tale presunzione può venire a cadere quando almeno venti deputati o dodici senatori o
lo stesso Presidente richiedono la verifica del numero legale. Se l'accertamento dà esito
negativo, la seduta viene sospesa o rinviata.
L’ultimo comma dell’articolo 64 dispone che i membri del governo pur non avendo
diritto di voto possono presenziare alle sedute delle camere e se lo richiedono devono
anche essere sentiti
N.B.: nel momento in cui il comma prevede che i membri del governo, non essendo
senatori o deputati, implicita che i membri del governo possano essere o meno senatori,
il fondamento a conferma della possibilità di nominare membro del governo una
persona non eletta dal popolo, è previsto dalla costituzione.

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