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8 ottobre 2022 - 09:54 > Versione online

Informatica a scuola, la EuCodeWeek


compie 10 anni. E funziona soprattutto
dove l'economia va male

di Rosaria Amato

Rosalba Rotondo, preside a Scampia


Il report sull'andamento dei primi dieci anni dell'iniziativa promossa dalla Commissione
Europea per promuovere l'insegnamento del linguaggio dei programmatori nelle scuole
dimostra che l'adesione è stata maggiore nelle zone con il Pil pro capite più basso.
Compresa Scampia, dove la preside Rosalba Rotondo racconta: "E' bello pensare che i
miei ragazzi lavorano per una settimana insieme ai loro coetanei francesi e tedeschi"
ROMA - L’informatica nelle scuole italiane rimane ancora un’aspirazione, nonostante i
proclami politici degli ultimi anni, ma gli insegnanti di buona volontà intanto fanno quello
che possono per trasmettere ai propri alunni almeno i rudimenti del “pensiero
computazionale”, soprattutto nelle aree meno ricche del Paese. E’ un dato che emerge
dallo studio sulla partecipazione a Eu CodeWeek (la settimana Europea della
Programmazione), condotto dal coordinatore dell’iniziativa, Alessandro Bogliolo,
professore di informatica all'Università di Urbino, insieme a Christel Sirocchi e Annika
Ostergren Pofantis, della Commissione Europea. La “EU CodeWeek”, che quindi

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quest’anno, da oggi al 23 ottobre, festeggia il decimo anniversario, ha permesso a


milioni di studenti (nella sola edizione del 2021 sono stati 4 milioni) di sperimentare il “
pensiero computazionale”, il linguaggio che non è di ristretto interesse dei
programmatori, anzi, afferma Bogliolo, “è innanzitutto uno strumento di crescita
personale, utile anche a chi sceglierà corsi di studio orientati in tutt’altra direzione”.
Più partecipazione in Grecia, Polonia, Malta, Estonia e
Sud Italia
Un’opportunità che è stata colta con particolare
entusiasmo nei Paesi e nelle aree meno sviluppate dal
punto di vista economico, dove si riscontra una maggiore
partecipazione di insegnanti e studenti: “Di solito c’è una
correlazione diretta tra il Pil pro capite e la partecipazione
alle attività culturali. – afferma Sirocchi – Invece per Eu
CodeWeek è successo il contrario: nei Paesi e nelle
Regioni più sviluppate, e in quelli pionieri
dell’insegnamento dell’informatica, come la Gran Bretagna
o la Finlandia, la partecipazione degli insegnanti (che è su base volontaria) è stata molto
bassa, mentre il coding ha attratto molto di più gli insegnanti delle aree classificate come
meno sviluppate o in transizione secondo la classificazione del Fondo Europeo di
Sviluppo Regionale, come Polonia, Estonia, Grecia, Malta e Mezzogiorno d’Italia”. Un
dato che fa emergere una forte consapevolezza da parte degli insegnanti
dell’importanza dell’informatica, che non serve soltanto a soddisfare le crescenti
esigenze del mercato del lavoro, ma a “rendere i cittadini protagonisti della
trasformazione digitale”, sottolinea Bogliolo. In Italia per esempio si è registrato un
record di partecipazione a Napoli, e tra le aree della città quella che ha registrato il
maggior numero di eventi è Scampia. In media nelle passate edizioni nell’area centrale
di Napoli si è tenuto il 19 per cento degli eventi contro il 62 per cento in quelle
periferiche.
I "campioni" di Scampia
Tra le scuole che si sono distinte per partecipazione,
aderendo fin dalle prime edizioni, e coinvolgendo oltre il
50% degli studenti, tra i quali ci sono anche 250 rom e i
detenuti del carcere circondariale, l’Istituto Comprensivo di
Scampia Alpi-Levi: “E’ bello pensare che in quella
settimana i ragazzi di Scampia lavorano sul coding come i
ragazzi francesi, inglesi, tedeschi. Scampia in quei giorni
diventa il mondo: raggiungere un obiettivo comune, al di là
dei ristretti confini del nostro territorio, è stato dall’inizio
uno sprone per fare impegnare tutti”, spiega Rosalba
Rotondo, la preside che nel 2019 ha anche ricevuto l’onoreficenza del presidente della
Repubblica per il suo impegno nella scuola. Gli insegnanti della Alpi-Levi si distinguono
da sempre per le tante attività di qualità nelle quali coinvolgono gli studenti, che hanno
partecipato alla Biennale del Cinema di Venezia, alla Marcia della Pace di Assisi ma
anche alla “Barcolana” di Trieste, perché Rosalba Rotondo è riuscita persino a
organizzare corsi di vela per i suoi studenti. E anche per i corsi di coding hanno trovato
modalità creative e diverse di proporli ai loro alunni, e che vanno dal “coding delle
emozioni” alla scrittura creativa. “Io mi batto per l’umanesimo delle tecnologie:
conoscere l’informatica aiuta anche a combattere il cyberbullismo”, dice Rotondo. E
dopo tutto, il coding è un linguaggio, e la preside più famosa di Scampia ritiene che il
linguaggio sia fondamentale: è per questo che nella sua scuola tutti studiano il greco,
anche alla materna: “I bambini lo utilizzano come linguaggio segreto per mandarsi i
messaggi, per non farsi capire dai genitori”, spiega sorridendo. Senza contare che il

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linguaggio usato dai programmatori è anche vicino alla “sequenzialità delle azioni” del
metodo Montessori.
Una strada per avere più informatici in futuro?
Gli insegnanti delle scuole periferiche, e nelle aree del Mezzogiorno, osserva lo studio,
di regola dispongono di minori risorse e di minori strumenti rispetto ai loro colleghi del
Nord Italia: per loro Eu CodeWeek è un’opportunità da non perdere, anche per entrare in
collegamento con un network europeo di insegnanti. E sono più disposti a fare sacrifici
per dare ai propri studenti strumenti conoscitivi in più, che permettano di superare
almeno in parte il gap con le scuole che si trovano in aree più ricche del Paese. In attesa
che l’informatica entri nei programmi scolastici e nei percorsi di formazione degli
insegnanti, questi primi dieci anni di CodeWeek, si augura Bogliolo, oltre a dare la
possibilità agli studenti di sperimentare in modo intuitivo la programmazione, potrebbero
anche aver contribuito a dare ai giovani le motivazioni e la voglia di intraprendere studi in
informatica o in altre materie scientifiche: “Sono ancora troppo pochi i ragazzi che
s’iscrivono in informatica – osserva Bogliolo – perché la scuola non dice loro cos’è. I
progetti di divulgazione della CodeWeek hanno coinvolto soprattutto le scuole primarie.
A breve ci aspettiamo di vederne gli effetti sulle iscrizioni all’università”.

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