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Siamo tutti invitati al Suo Cenacolo In primo piano a sinistra Giacomo Maggiore e Giuda L’Ultima Cena di Antonio Gandino

Taddeo si guardano e solo con gli occhi s’interrogano


Il registro superiore della pala raffigura la lavanda origine e successo di un modello romano
dei piedi descritta solo nel Vangelo di Giovanni. l’un l’altro: “ma cosa intende dire”? Giacomo, con la
Come anticipato, anche questo è un gesto mano sinistra sembra prendere il bicchiere, ma è un
L’ultima cena attribuita ad Antonio Gandino da Sandro Guerrinii viene realizzata presumibilmente intorno agli
rivoluzionario, è Lui, Uomo-Dio che dona a noi il bicchiere ancor vuoto, la sua sete non può essere
anni 90 del Cinquecento ed è posta oggi all’interno dell’altare del Santissimo Sacramento della parrocchiale
suo servizio e per lui nulla pretende. Lava i piedi a soddisfatta. La mano di Giuda Taddeo lascia lo
dedicata ai santi Gervasio e Protasio.
tutti gli apostoli, considerando che a quel tempo si sgabello per proiettarsi su quella di Giacomo per
In verità delle “Ultime Cene”,ascritte al Gandino
camminava scalzi e per vie polverose perlopiù di richiamare la sua attenzione. Matteo, con gli occhi
presenti nei paesi limitrofi, Alfianello, San Paolo,
terra battuta i piedi non dovevamo presentarsi puntati alla mano benedicente del Cristo e con la sua
Pontevico, solo quella della chiesa di Santa Maria
particolarmente puliti, quindi il lavaggio non deve portata al petto pare esprimere la domanda: “sono
Assunta di San Paolo risulta firmata e datata 1593.
esser stato un gesto solo simbolico. forse io Signore”? Bartolomeo, fino ad un attimo
Le informazioni relative alla realizzazione di tale
La scena raffigurata nella nostra tela è chiaramente prima rivolto verso Matteo, gira vistosamente la testa
edificio sono piuttosto scarne. Come riportato da
mutuata dall’affresco di Giotto nella Cappella verso il centro della tavola per cogliere quanto sta accadendo. Il gruppo dei sei apostoli a sinistra si completa con
Renato Savaresi l’edificio primitivo è stato concepito
Scrovegni di Padova. Seduto davanti a Gesù che Giovanni, che però risulta essere più distaccato dai suoi fratelli e, invece, incollato a Gesù.
già a partire dalla seconda metà del Cinquecento, ma
inginocchiato, gli solleva la gamba con una mano e Il gruppo degli apostoli di destra, invece, risulta più regolarmente disposto, a due a due si stanno interrogando
la realizzazione ha subito molte interruzioni, come la
con l’altra deterge il piede, Pietro, prima recalcitrante, udita la spiegazione di quel gesto dal Maestro, desidera sulle inattese parole di Gesù. Pietro, indicando con la mano il Cristo, sembra voler indicare a Giacomo il minore
peste del 1578, ed è altamente plausibile che le
poi essere lavato e purificato anche dalla testa in giù. che quelle sinistre parole le ha proprio pronunciate Lui. Dalla fronte aggrottata di Giacomo, traspare la sua
fondamenta siano stata poste nei primi anni del ‘600.
Giovanni situato alle spalle di Gesù, indica ai suoi fratelli l’importanza di tale momento e li richiama al fatto che incredulità. Anche Filippo che, con la mano al petto,
Ulteriore prova che indirizza verso una datazione dei
tale gesto è il primo dei “doni” dell’ultima Cena: Dio che dona le sue mani all’uomo. Il secondo dono saranno il sembra voglia esprimere “quanto mi feriscono le tue
lavori di edificazione è l’anno inserito alla base della
pane e il vino eucaristici, cibo e la bevanda di salvezza non per una vita “prolungata”, ma per una vita senza più parole Signore!“ e “tu Simone , che ne pensi?”, cerca
soasa lignea dell’altare dedicato a Sant’Antonio che
fine. qualche conferma guardando l’anziano e canuto
riporta MDCIXXXX. La fine dei lavori di costruzione
E’ l’Ultima Cena di Gesù con gli apostoli che viene raffigurata nel registro inferiore della pala della nostra vicino, ma questi sembra talmente assorto da non
della parrocchiale viene collocata quindi intorno al
parrocchiale, seguendo la narrazione dei Vangeli di Luca, Matteo e Marco, l’ultima cena consumata da Gesù con prestargli alcun ascolto. Ed ecco la coppia Giuda-
1640. A questo punto sorge un problema: se la pala
i suoi discepoli, ma anche l’ultima cena “ebraica”. Non compare alcuna ostia eucaristica e non è presente il vino, Tommaso, il volto di giuda non è descritto, come
è stata realmente realizzata alla fine del sedicesimo
piuttosto sono sul tavolo il pane (anche se non quello azzimo, ma lievitato) il sale, l’agnello guarnito con le erbe spesso accade, in modo caricaturale e grottesco, è
secolo, e l’edificio venne realizzato nei primi decenni
amare, tutti cibi tipici della cena di ringraziamento in cui il popolo ebraico evocava la sua salvezza, ottenuta sotto un volto che non ha una caratterizzazione
del secolo successivo, dove era collocata
la guida di Mosè, nella traversata miracolosa del Mar Rosso in fuga dall’Egitto. particolare, girato com’è volgendo a noi le spalle e
originariamente?
Gli apostoli sono quindi riuniti per la cena ebraica, ma quella cena, di lì a poco, si muterà nella Prima Comunione la nuca. Il suo volto però è quello più in ombra,
La possibile soluzione del dilemma viene suggerita
cui sarà invitata, d’ora in poi, tutta l’umanità senza alcuna distinzione. Gesù offrirà un nuovo cibo, non simbolo di quell’ombra che ottunde la sua mente.
dalla collocazione della pala, posta all’interno dell’altare dedicato al Santissimo Sacramento. Il concilio di Trento,
una storia passata, ma dono di un nuovo futuro: il suo stesso corpo e sangue sotto le specie di pane e vino per Anche Tommaso ha lo sguardo del dubbio, crede solo quello che vede e tocca direttamente e con la mano
terminato nel 1563, ribadì i dogmi messi in discussione e rifiutati dalle nuove correnti protestanti; tra questi il
una rinnovata comunità umana. E sempre Gesù proporrà un nuovo comandamento “Come io vi ho amati, anche sembra rimandare a quando potrà constatare solo di persona. Ma la coppia fondamentale che chiude il gruppo
Santissimo Sacramento godette di una forte affermazione e venerazione nel cattolicesimo grazie all’intervento di
voi amatevi gli uni gli altri” (Gv. 13,14) dei sei è quella di Giuda e Pietro, fra loro non si guardano, ma sono proprio uno di fronte all’altro, vestiti quasi
comunità e gruppi come la relativa Scuola del Santissimo Sacramento, presente e documentata a San Gervasio
Dio non sarà più destinatario di agnelli, tortore, colombe o capretti sacrificali, ma sarà Lui stesso cibo per noi, con gli stessi colori, solo invertiti; la tunica orca e il mantello azzurro, Giuda e la tunica azzurra con il mantello
già dalla seconda metà del ‘500. Dai registri delle visite pastorali svolte da personaggi illustri come il Vescovo di
così come nella lavanda dei piedi, dimostrerà di essere non il padrone che chiede di essere servito, ma ocra, Pietro. Traditore l’uno e rinnegatore l’altro, quale dei due apostoli avrà ferito di più Gesù? In un certo qual
Brescia Domenico Bollani e San Carlo Borromeo, entrambi presenti al concilio tridentino, abbiamo la conferma
umiliandosi di diventare lui in nostro servitore: un vero rovesciamento delle parti rispetto a tutte le religioni del modo traditori entrambi; solo che il primo sceglierà la disperazione, l’altro invece vivrà la sua debolezza versando
che a San Gervasio era presente una precedente chiesa parrocchiale che venne demolita dopo la costruzione
mondo intero.Quel pane e quel vino sono, in verità il suo corpo e il suo sangue per sfamare non il nostro bisogno amare lacrime che sole gli consentiranno di vedere ciò che ha compiuto, di chiedere perdono a Gesù, di
dell’attuale chiesa.
fisiologico, ma nutrimento per il nostro spirito. testimoniare la fede in Lui con coraggio sino a donare la propria vita allo stesso modo che di lì a poche ore
All’interno di questo primitivo edificio è documentato un altare gestito dalla scuola del Santissimo Sacramento,
Il luogo dove l’incontro si svolge non è povero, ma solenne. Sono colonne tortili e marmi preziosi a reggere il avrebbe fatto il suo Maestro.
essa aveva l’onere di preoccuparsi della cura e dell’arredamento dell’altare stesso, provvedendo inoltre al
soffitto, non è una sala ricca qualsiasi, bensì ha tutte le caratteristiche di un tempio in cui si celebra un rito antico Nella scena non vi sono altri figuranti, non cameriere o inservienti, nessun riferimento simbolico o raffigurazione
sostentamento del prelato incaricato di dire messa presso il relativo altare.
che, in modo inaspettato, diviene segno di una nuova alleanza fra l’uomo e Dio; ponte fra le due realtà Gesù dei committenti. Solo un gatto, unico essere animato che rivolge il suo sguardo sinistro dritto verso di noi. Come
È plausibile quindi che la pala potesse essere collocata originariamente all’interno della precedente chiesa
stesso. in molte altre pale, è personificazione del diavolo, simbolo di infedeltà (in alcuni dipinti viene contrapposto al cane,
parrocchiale, o che fosse comunque posta all’interno delle proprietà della scuola del santissimo sacramento che
E’ Lui che viene rappresentato nel registro inferiore mentre benedice l’agnello, i suoi, tutti noi, mentre guarda non che invece contraddistingue la fedeltà). Dovrebbe essere in ombra e, quindi, praticamente scomparire alla vista
sarebbe identificabile come naturale committente
i suoi, non noi, ma un punto indefinito dentro di sé. È uno sguardo tutto interiore, Gesù guarda il suo imminente seminascosto fra i mantelli di Giuda e Tommaso, invece emerge vistosamente con il suo pelo bianchissimo
dell’opera. Conferma di tale ipotesi viene anche dalla
cammino. È lo sguardo pensoso e introspettivo che prelude le Sue parole “uno di voi mi tradirà”. Parole che appena chiazzato di grigio. Ci guarda sfidandoci e chiede: “ehi, tu che ne pensi? Da che parte vuoi stare?”. Nel
tematica scelta per la pala d’altare: l’ultima cena è il
provocano la movimentata reazione di suoi discepoli. mezzo dei due gruppi sta il Cristo, abbiamo già detto in atto di benedire l’agnello.
momento fondamentale dove Gesù istituisce il
Solo uno di loro siede tranquillo, quasi Nella pala di San Gervasio non si trova alcun riferimento esplicito all’istituzione eucaristica. Viene benedetto il
miracolo eucaristico, fulcro fondamentale della vita
addormentato, con il capo appoggiato sul tavolo e passato (i cibi della festa ebraica) e il presente (gli apostoli tutti). Anche lo stesso Giuda è destinatario di una
del cristiano che la Scuola si era impegnata a
vicino al petto, al cuore di Gesù. Solo Giovanni, benedizione, addirittura mangia attingendo allo stesso piatto di Gesù. E pure ognuno di noi viene benedetto da
venerare e a trasmettere quale fondamentale dogma
sembra non aver sentito quella triste previsione, Lui, non vi è persona indegna ai suoi occhi, siamo
tridentino. Si dovrebbe inoltre chiarire se quello che
forse perché realmente addormentato o più noi che, talvolta, lo consideriamo inadeguato; lo
attualmente è l’altare del Santissimo Sacramento non
probabilmente perché affatto turbato e pienamente vorremmo diverso e, invece, lui si rivela disarmato,
fosse precedentemente un altro altare. Il restauro ci
confidante nel suo Maestro. Il volto sereno di debole e inglorioso. Non ci attrae proprio un
conferma che la sagoma ricurva posta nella parte
Giovanni contrasta con quello di tutti gli altri apostoli Salvatore che non soddisfa le nostre aspettative e i
superiore dell’opera è stata aggiunta
e contende il centro della scena a quello del Cristo. nostri desideri, che si rivela come l’uomo dei dolori e
successivamente, e senza tale sagoma la forma
È posto fra i due agnelli, quello in basso della che nulla sembra potere contro i nostri nemici.
dell’opera combacerebbe perfettamente con la soasa
vecchia alleanza e quello in alto (Gesù) espressione Tuttavia Lui accetta le nostre perplessità, le nostre
lignea dell’altare di San Giuseppe, santo a cui era
incarnata della nuova alleanza. infedeltà, non si adira, ma dona tutto sé stesso per
dedicata un’altra piccola chiesa del paese.
L’agnello inferiore, simbolo della libertà ricevuta dal sempre, per consentirci di preparare in Terra il
Nella parte bassa dell’opera, in primo piano, vengono
popolo ebraico fuggito dal faraone, l’agnello superiore, promessa di Salvezza e Vita eterna per tutti coloro che, Paradiso che ci aspetta in Cielo. Il Padre ci dona Suo
mostrati gli apostoli attorno alla tavola intenti a
senza esclusioni, seguiranno la nuova Via. Figlio e questi ci offre non tanto il suo corpo mortale
discutere la rivelazione fatta da Cristo, posto
I volti degli altri apostoli, al contrario, sono colti in espressioni di dubbio e sconcerto per la denuncia, non gridata, e le sue sofferenze, ma il suo corpo risorto, un corpo
naturalmente al centro: “uno di voi mi tradirà”. Non
ma appena sussurrata dal loro Maestro. Gesù si rivela sempre più destinato ad un’immeritata sofferenza più che le cui caratteristiche fisiche non sono comprese dai nostri sensi, ma sono intuite dalla sola fede. Siamo così
viene quindi mostrato il miracolo della
ad un’attesa gloriosa vittoria. Il tradimento di coloro che l’hanno conosciuto e il Suo Amore incondizionato sono chiamati ad avere quella stessa fede che Gesù sperimentò nel Getsemani, quando chiedeva aiuto al Padre che
transustanziazione, ma immortalate nell’opera sono
le due componenti fondamentali di questa nuova alleanza che di lì a poco sarà ottenuta. non rispondeva e lo lasciava in un angosciante silenzio. Dopo un duro combattimento interiore, accettò la croce
la rivelazione del tradimento e lo stupore dei discepoli come nel Cenacolo dipinto da Leonardo da Vinci alla fine
Non solo il tradimento di chi per trenta denari venderà ai sacerdoti il proprio Maestro, non solo il tradimento di affidandosi totalmente alla volontà di un Dio che lo abbandonava nel silenzio più totale. Gesù-Dio senza Dio. Non
del ‘400. Tra i volti increduli degli apostoli sono chiaramente riconoscibili il più giovane Giovanni, addormentato
Pietro, proprio colui che aveva scelto come suo vicario in terra e che ripetutamente lo rinnegherà, proprio Pietro molto diversamente può accadere a noi oggi, sentirci talvolta soli e senza risposta. Dio-Padre è fuori dal
come nella maggior parte delle rappresentazioni di questo evento, mentre Giuda è facilmente riconoscibile poiché
che fino a poco prima lo aveva chiamato suo Signore. cenacolo è oltre quel cielo che farà notte e poi farà giorno, ma Suo Figlio si è incarnato non solo per portare una
nasconde sotto il tavolo con la mano sinistra la sacca con i trenta denari ed è rappresentato di spalle, torto
Non solo il tradimento di tutti gli altri apostoli che non riusciranno a vegliare con lui nell’orto del Getsemani e che buona Novella e stare con gli apostoli come corpo mortale per qualche anno di predicazione, ma per stare con
specularmente rispetto all’apostolo alla sua sinistra. Ai piedi del traditore è inoltre dipinto un gatto, simbolo spesso
lo lasceranno, ancora una volta solo, appeso con ignominia alla croce (unica eccezione Giovanni). noi fino alla fine dei giorni, con il suo corpo risorto.
associato al tradimento. Sulla tavola imbandita sono chiaramente visibili le posate probabilmente coeve a quelle
Gesù vede tutti i tradimenti passati, imminenti e quelli, ancor più numerosi, futuri i nostri. Ascoltiamolo e seguiamolo, sapremo dove e come andare, il quando lo deciderà Lui.
dell’epoca in cui è stata dipinta la pala; inoltre sono presenti una saliera e le erbe aromatiche utilizzate come
Pierangelo Prestini
“condimento” dell’agnello, simboli fondamentali della Pasqua ebraica e chiaro riferimento al sacrificio di Cristo.
In secondo piano, come in una quinta teatrale, il pittore racchiude all’interno di una scenografia manierista Il confronto di quest’opera con la pala di San Gervasio mostra chiaramente l’influenza esercitata dall’affresco
l’episodio della lavanda dei piedi. romano: in entrambe le opere vi è la presenza delle due differenti scene, con la lavanda dei piedi inserita in una
In mezzo alle due colonne salomoniche Cristo è in ginocchio ed è colto nell’umile atto raccontato nel vangelo di tipica scenografia manierista costruita attorno alla presenza delle già citate colonne salomoniche. In questo caso
Giovanni mentre gli apostoli che assistono alla scena sono chiaramente identificabili nelle loro controparti in primo la pala bresciana si discosta sicuramente per la migliore resa prospettica pressoché assente nell’affresco romano;
piano grazie al colore delle loro vesti. Il salvatore si staglia contro un’apertura che cita vagamente la Scuola di altre tangenze sono chiaramente visibili nelle posizioni di alcuni apostoli: Giuda posto in primo piano con la borsa
Atene dipinta da Raffaello Sanzio nella stanza della segnatura in Vaticano. dei trenta denari visibile, e la posa dei due apostoli in primo piano alla sinistra intenti a discutere la rivelazione di
Altro elemento che nasce dall’arte del pittore urbinate sono le colonne salomoniche: trattasi delle colonne tortili Cristo.
che secondo la tradizione ornavano il tempio di Gerusalemme e che Raffaello e la sua scuola riscoprirono tra il Non deve sorprendere la somiglianza tra le due
1515 e il 1516 rappresentandoli nell’arazzo della Guarigione dello storpio, tale tipologia di colonna venne ripresa opere, oltre ad una mera questione di influenza
per tutto il manierismo fino ad arrivare alla più celebre citazione nel Baldacchino di San Pietro di Gian Lorenzo bisogna considerare il fatto che era prassi tra gli
Bernini. artisti citare e prendere spunto da altre opere anche
La scelta delle colonne tortili, e la rappresentazione di due differenti eventi biblici nella stessa opera hanno un molto distanti. Questo era possibile grazie
preciso riferimento all’arte in voga a Roma. Fulcro e ispirazione di questa precisa scelta iconografica è la all’enorme circolazione di incisioni e stampe che
decorazione dell’oratorio dedicato ai santi Pietro e Paolo, la maggiore opera realizzata dalla confraternita romana permettevano la consultazione delle opere,
del Gonfalone. Presente già dalla seconda metà del Duecento, la confraternita del Gonfalone svolgeva funzioni permettendo così agli artisti di rimanere aggiornati
caritatevoli per i più bisognosi e poteva riscattare schiavi o chiedere l’amnistia per i condannati. sulle idee e le mode in vigore nei grandi centri della
Inoltre aveva il benestare del Papa per poter svolgere sacre rappresentazioni all’interno dello stesso anfiteatro cultura figurativa come la Roma del Cinquecento.
Flavio. Tali rappresentazioni erano svolte già a partire dal 1517 ed erano molto sentite dalla popolazione. Due differenti incisioni dell’affresco terminato da
Le Sacre rappresentazioni non erano solo spettacoli teatrali con un proprio libretto e una propria scenografia, ma Livio Agresti vengono realizzate da Cornelis Cort,
erano vissuti come preghiera, grande momento catartico e di riflessione all’interno degli eventi della Settimana incisore olandese documentato attivamente a
Santa. Nel 1539 uno dei cori cantati durante la rappresentazione della passione del Venerdì Santo accusò il Roma nel 1571 I due lavori si differenziano per
popolo ebreo, come da credenza dell’epoca, di essere un popolo deicida e infervorò così tanto la popolazione da alcuni piccoli particolari e per l’assenza nella
creare tumulti e gravi persecuzioni antisemite all’interno della capitale. seconda incisione della scena della lavanda dei
Papa Paolo III, in seguito alle violenze, proibì tutte le sacre rappresentazioni, scelta approvata in seguito anche piedi sullo sfondo. La prima incisione, che risulta
dal concilio di Trento. Non potendole più realizzare, la confraternita del gonfalone decise di realizzare l’Oratorio essere quindi la più fedele all’opera dell’Agresti
dedicato ai santi Pietro e Paolo. viene pubblicata intorno al 1582 da Caspar Rutz, e
Questo primo edificio costruito intorno al 1545 e consacrato nel 1551, venne distrutto nel 1555 da un incendio. una copia di tale stampa è conservata tutt’ora
Si decise quindi per una ricostruzione dell’edificio stesso e la realizzazione di un particolare ciclo di affreschi che all’interno della Fondazione Biblioteca Morcelli-
doveva seguire seguiva un preciso programma iconografico. Questo imponente ciclo decorativo venne realizzato Pinacoteca Repossi di Chiari.
certamente per onorare la grande tradizione delle Sacre rappresentazioni, tradizione che la confraternita vedeva È quindi altamente plausibile che l’autore della pala
come grande motivo di prestigio e vanto nonostante i divieti Papali. L’intera opera venne realizzata a più riprese di San Gervasio abbia preso spunto dalla stampa in questione che circolava certamente anche nei nostri territori.
tra il 1568 e il 1584, mostrando all’interno di una complessa architettura manierista gli episodi della Passione di È naturale che vista l’importanza dell’affresco dell’Agresti molti altri artisti abbiano preso spunto per il soggetto
Cristo affiancati da una serie di figure allegoriche e profetiche che alludono agli eventi rappresentati. dell’ultima cena. Come nella pala di San Gervasio, alcuni hanno rivisitato la narrazione delle due differenti scene
Questo ciclo risente enormemente delle scelte operate dal concilio di Trento, nell’arte rinascimentale infatti la poste all’interno dello stesso dipinto, altri invece si
passione veniva dipinta quasi esclusivamente all’interno di cicli più ampi dedicati alla vita di Cristo e ai miracoli, sono focalizzati solo sul soggetto della cena, questo
si decide qui invece di dare importanza alla passione e ad eventi precedentemente meno enfatizzati sui quali il anche per la maggior presa dei dettami del concilio di
concilio di Trento decide di focalizzarsi. Trento che voleva porre l’attenzione sul miracolo
L’ultima cena, per esempio è il momento fondamentale che istituisce l’eucarestia, ed è chiaramente uno dei eucaristico. Riportiamo qui sotto un breve e non
momenti centrali delle sentite sacre rappresentazioni organizzate dalla confraternita del Gonfalone. L’oratorio esaustivo elenco di altre opere accompagnate da
diviene quindi uno dei primi esempi di arte al servizio dei dettami del concilio, e per questa importante impresa scarne informazioni, ma che sono sicuramente state
pittorica vennero chiamati i principali pittori della Roma Manierista dell’epoca. Presumibilmente a supervisionare influenzate dalle stampe che circolavano dell’affresco
la tecnica e la realizzazione dell’intero ciclo venne incaricato il pittore Jacopo Bertoja, ma non si ha la certezza di dall’Agresti. Si noti che queste opere siano collocate
chi ideò il preciso programma decorativo. un po’ in tutta Italia e non solo. L’ultima cena (1582
È certo che all’interno della confraternita vi erano personaggi e mecenati dal raffinato gusto artistico che ca.) di Gaspar Hovic nella chiesa di Santa Maria
conoscevano bene i dettami del concilio tridentino come: il Cardinale Alessandro Farnese il Giovane, Nipote di Vetrana di Triggiano (Bari), e l’ultima cena dipinta tra
papa Paolo III e con lui ritratto in un celebre dipinto di Tiziano, e il Cardinale Ottone Von Truchess, cardinale che il 1582 e il 1587 attribuita a Niccolò Circignani detto il
ebbe al servizio il pittore Livio Agresti e che molto probabilmente suggerì il nome dell’Agresti per la decorazione Pomarancio affrescata nel refettorio dell’ex convento
di parte dell’oratorio.ii di San Francesco di Sermoneta (Latina) non
Ed è proprio Livio Agresti che tra il 1569 e il 1571 realizza L’ultima Cena. Egli dopo per aver collaborato con il presentano la Lavanda dei piedi, ma è chiaramente
Vasari nel 1543 all’interno del cantiere di Castel Sant’Angelo è influenzato dall’arte di Michelangelo e Muziano, visibile l’influenza della pala romana. L’ultima cena del
basti osservare la resa muscolare dell’apostolo in primo piano sulla sinistra; tuttavia in quest’opera è già visibile 1586 di Giorgio Picchi nella chiesa del Corpus Domini
la fase di avvicinamento al classicismo raffaellesco nei lineamenti di alcuni apostoli. L’Agresti dopo un breve ad Urbania (Pesaro). Ultima cena (1605-1607) dipinta
soggiorno in Germania alle dipendenze del cardinale Von Truchess è entrato nella sfera d’influenza di alcune da ignoto presso la chiesa di San Rocco di Montorio
idee tipiche dell’arte nordica, riconoscibile per esempio nella presenza di alcuni animali ai piedi del convivio. al Vomano (Teramo).Ultima Cena attribuita a
Bartolomeo Cesi, oggi conservata nella Pinacoteca
comunale di Faenza.
Tornando in terra bresciana, La Comunione degli
apostoli del Bresciano Giuseppe Amatore custodita
nel museo diocesano di Brescia potrebbe risentire anch’essa dell’influenza dell’opera dell’Agresti. In essa sono
presenti entrambi i racconti biblici, e in particolare l’apostolo che sovrasta San Giovanni è chiaramente una
citazione dell’apostolo che nell’affresco romano è collocato alla destra di Giuda.
Gianluca Cervati

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