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QUALCHE OSSERVAZIONE

SULLA CONDIZIONE DELLA DONNA A SPARTA.


I CASI DI AGESISTRATA, ARCHIDAMIA,
CRATESICLEA*
Aldo Spano

n questo lavoro si intende sollevare qualche dubbio sull’influenza che avrebbero


I avuto le donne nella società spartana all’epoca delle riforme di Agide e Cleo-
mene. Strettamente connessa al tema dell’influenza delle donne è la questione della
cosiddetta gynaikokratia spartana che ha avuto la sua consacrazione in un famoso
passo aristotelico ove si allude all’eccessivo potere detenuto dalle donne nella città
peloponnesiaca.1

Un breve cenno sullo status economico della donna spartana


alla luce degli studi più recenti
Aristotele è la fonte solitamente citata per comprendere le problematiche socio-
politiche di Sparta nel IV secolo. Il filosofo, nel II libro della Politica, conduce un’a-
nalisi critica sia del ruolo svolto dalle donne nella città, sia più in generale dell’or-
ganizzazione politica spartana, la quale, al momento della stesura della Politica,
aveva già imboccato una inesorabile parabola discendente.2 Per la precisione, lo Sta-
girita condanna l’elargizione di doti (proikes) abbondanti alle donne spartane (il suo
auspicio era che si riducessero in giusta misura oppure, addirittura, che si abolis-
sero) e l’eccessiva libertà di cui godeva il padre o il parente più vicino di dare in
sposa l’ereditiera (che egli chiama epikleros). Per queste ragioni, cui si aggiungeva
anche la libertà di donare e di lasciare in eredità a piacere la terra, egli sosteneva che
quasi i due quinti della terra, a Sparta, erano in mano a donne: il che faceva sì che
gli uomini spartani fossero vittime di una inaccettabile ginecocrazia.3 In realtà, è ve-
risimile che lo Stagirita abbia utilizzato impropriamente il termine epikleros per in-
dicare l’ereditiera spartana, cioè colei che ereditava il patrimonio paterno quando

* Desidero ringraziare i professori Paul Cartledge e Mauro Corsaro per i preziosi suggerimenti for-
niti nel corso della revisione dell’articolo; degli eventuali errori, ovviamente, è solo mia la responsa-
bilità.
1
In particolare Arist. pol. II 1269b, 24-26.
2
Arist. pol. II 1269a, 29-1271b, 19.
3
Arist. pol. II 1269b, 13-1270b, 6.

«mediterraneo antico», xvii, 1, 2014, 217-234


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non c’erano eredi maschi; infatti, in questo caso, sarebbe forse stato più corretto
utilizzare il termine erodoteo patrouchos,4 affine a quello che troviamo a Creta, cioè
patroiochos (presente, com’è noto, nel codice di Gortina), che designa l’ereditiera
che godeva di diritti legali sulla proprietà paterna.5 Già in base a questi presupposti,
si può sostenere che la donna spartana godesse di una posizione economica certa-
mente diversa e migliore rispetto a quella ateniese.
Il lungo brano aristotelico relativo alla ricchezza delle donne e alla ginecocrazia
a Sparta (pol. II 1269b, 13-1270b, 6) costituisce, ancora oggi, il testo più significativo
ai fini della comprensione della condizione della donna spartana: e proprio questo
passo ha dato adito negli ultimi decenni ad un acceso dibattito tra gli specialisti
della storia della città laconica. Da una parte, alcuni studiosi (in particolar modo
Kunstler6 e Pomeroy7) individuano nella donna spartana una figura dotata di straor-
dinaria indipendenza e influenza nella vita politica ed economica della città, tanto
da considerarla, a volte, quasi come un’antesignana dell’emancipazione femminile
moderna;8 dall’altra, c’è la tesi di coloro (in primis, Paul Cartledge9) che, pur am-
mettendo che la donna a Sparta godesse di alcuni peculiari diritti in campo econo-
mico, tendono a ridimensionare la presunta eccezionalità della posizione della
donna spartana nel panorama della Grecia antica.10 Per districarci in questo dedalo
di interpretazioni, si tenterà di dare un quadro sintetico dello status economico
della donna a Sparta, prima di analizzare più nello specifico le figure di Agesistrata,
Archidamia e Cratesiclea.
Uno dei problemi in campo economico più spinosi che gli studiosi della donna
spartana hanno dovuto affrontare è l’esistenza della kyrieia, cioè la tutela legale
esercitata dal parente maschio più stretto e, in caso di matrimonio, dal marito. Car-

4
Cfr. Hdt. VI 57, 4. Si reputa generalmente che Erodoto abbia tratto l’informazione da una fonte
ufficiale spartana. Cfr. P. Carlier, La vie politique à Sparte sous le règne de Cléomène 1er. Essai d’interpré-
tation, «Ktema» 2, 1977, 65-84; Id., La royauté en Grèce avant Alexandre, Strasbourg 1984, 240-315, par-
tic. 251.
5
A Gortina la patroiochos nel corso della vita rimaneva la proprietaria legale dei beni del padre,
mentre l’epikleros ateniese doveva lasciare la proprietà al figlio o ai figli non appena essi fossero giunti
in età idonea. Vd. Lex Gort. col. II, 46-7, 49-50; col. III, 25, 32-3, 36, 42-3; col. IV, 26; col. V, 1-9, 17-22; col.
VII, 52-col. VIII, 30.
6
Cfr. B. Kunstler, Family dynamics and female power in ancient Sparta, «Helios» 13, 1986, 31-48.
7
Cfr. soprattutto l’ultimo lavoro aggiornato della studiosa sulla donna spartana: S. Pomeroy, Spar-
tan Women, Oxford 2002.
8
A questo filone di interpretazioni appartengono soprattutto A.S. Bradford, Gynaikokratoumenoi:
did Spartan women rule Spartan men?, AW 13/14, 1986, 13-18; B. Zweig, The only women who give birth to
men: a gynocentric, cross-cultural view of women in ancient Sparta, in M. DeForest (ed.), Woman’s Power,
Man’s Game: Essays on Classical Antiquity in Honor of Joy K. King, Wauconda 1993, 32-53.
9
Cfr. P. Cartledge, Spartan Wives: Liberation or Licence?, CQ 31, 1981, 84-105; cfr. P. Cartledge, Spar-
tan Wives: Liberation or Licence?, in Id., Spartan Reflections, London 2001, 106-126. Tutti i rimandi all’ar-
ticolo suddetto di Cartledge ricordati in nota d’ora in avanti si riferiscono all’ultima edizione del 2001.
10
In questa direzione pure E. Millender, Athenian ideology and the empowered Spartan woman, in S.
Hodkinson - A. Powell (eds.), Sparta. New perspectives, London 1999, 355-391; cfr. L. Thommen, Sparta-
nische Frauen, «Museum Helveticum» 56, 1999, 128-149.
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tledge crede che a Sparta questa kyrieia11 esistesse e porta almeno due testi a favore
della sua tesi: un passo polibiano (XII 6b, 8) riguardante la poliandria12 e un passo
della Costituzione degli Spartani senofontea (9, 5).13 Secondo lo studioso, entrambi i
passi testimonierebbero la dipendenza legale di una donna dal suo kyrios.14 Di di-
verso parere è Stephen Hodkinson che ha indagato le dinamiche economiche di
Sparta in modo molto approfondito in diversi articoli,15 confluiti in un’opera orga-
nica:16 egli sostiene che non ci sono prove che tale kyrieia, ammesso che essa sia dav-
vero esistita a Sparta, limitasse il diritto legale di possesso delle donne o permet-
tesse un controllo sul modo in cui le donne potevano disporre dei loro beni.17 Lo
studioso ha il merito di avere elaborato un’interpretazione originale e abbastanza
convincente del sistema dell’eredità a Sparta: a Sparta, a suo avviso, vigeva un si-
stema di ‘eredità femminile universale’, che consentiva alle donne di venire in pos-
sesso di parte dell’eredità paterna anche in presenza di fratelli in vita (in tal caso la
sorella avrebbe ereditato metà della parte spettante a ciascun figlio). Lo studioso
spiega l’errore lessicale aristotelico: quello che Aristotele definisce impropriamente
AB@1?18 sarebbe dunque nient’altro che una ‘eredità pre-mortem’ concessa alla figlia
al momento del matrimonio; tali ‘doti’, quindi, non erano doni spontanei.19

11
Sulla definizione di kyrieia cfr. D.M. Schaps, Economic Rights of Women in Ancient Greece, Edin-
burgh 1979, 4 e 48-60.
12
Pol. XII 6b, 8: A2BÏ =Ó> 4ÏB E@‰C "2;652:=@>1@:C ;2Ú A.EB:@> `> ;2Ú DL>896C EB6‰C P>5B2C
UH6:> E> 4F>2‰;2 ;2Ú E/EE2B2C, E@EÓ 5Ó ;2Ú A<61@FC N56<G@ˆC ƒ>E2C, ;2Ú EÏ E/;>2 E@LEJ> 6∂>2:
;@:>., ;2Ú 46>>0D2>E2 A2‰52C c;2>@ˆC S;5KD92: 4F>2‰;. E:>: EŽ> G1<J> ;2<Ù> ;2Ú DL>896C. Cfr.
Cartledge, Spartan Wives, cit., 119.
13
Xen. Lac. 9, 5: A@<<.;:C 5…¡ E@:@‹E@C ;2Ú 5:2:B@F=/>J> E@ˆC N>E:DG2:B:@‹>E2C NHMB:DE@C
A6B:414>6E2:, ;2Ú S> H@B@‰C 5…6∞C EÏC SA@>6:51DE@FC HMB2C NA6<2L>6E2:, ;2Ú => S> ¡5@‰C
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N>64;<0E@FC, ¢ A<84ÏC ÕAÙ EŽ> N=6:>K>J> <8AE/@>. Cfr. Cartledge, Spartan Wives, cit., 121.
14
Favorevole all’esistenza della kyrieia anche J. Ducat, La femme de Sparte et la cité, «Ktema» 23, 1998,
393. Cfr. anche Millender, Athenian ideology, cit., 364, che ricorda come ulteriore conferma dell’esistenza
del kyrios a Sparta anche il passo aristotelico pol. II 1270a, 26-29, in cui si allude alla presenza di un kle-
ronomos a cui sarebbe spettato il compito di maritare la figlia qualora il padre della donna non l’avesse
maritata.
15
Cfr. soprattutto S. Hodkinson, Land tenure and inheritance in classical Sparta, CQ n.s. 36, 1986, 378-
406; S. Hodkinson, Inheritance, marriage and demography: perspectives upon the success and decline of Clas-
sical Sparta, in A. Powell (ed.), Classical Sparta. Techniques behind her success, London 1989, 79-121.
16
Cfr. S. Hodkinson, Property and wealth in Classical Sparta, London 2000.
17
Cfr. S. Hodkinson, Female property ownership and empowerment in classical and Hellenistic Sparta, in
T.J. Figueira (ed.), Spartan society, Swansea 2004, 106. Lo studioso porta a suo favore la prova che il Co-
dice di Gortina avrebbe abolito il controllo economico del kyrios sulle donne cretesi. A sostegno della
tesi di Hodkinson, cfr. anche Schaps, Economic rights, cit., 49-50.
18
Cfr. Cartledge, Spartan Wives, cit., 120, il quale propone una nuova definizione di proix nel caso
di Sparta: essa sarebbe nient’altro che «a form of anticipatory inheritance, that is, marriage-settle-
ments consisting of landed property together with any movables that a – rich – father (or mother) saw
fit to bestow on a daughter».
19
Cfr. Hodkinson, Property and wealth, cit., 100-101 che replica alle critiche di Ducat, La femme de
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Hodkinson ha contribuito senza dubbio a fornire una interpretazione soddisfacente


dell’ambiguo testo aristotelico, ma il dibattito rimane ancora aperto.20
L’interpretazione di Cartledge riguardante il ruolo della donna nella società spar-
tana ha trovato di recente un’importante conferma nelle osservazioni condotte da
E. Millender, che ha studiato il problema riconsiderando le fonti letterarie.21 La stu-
diosa ha messo in risalto il peso giocato dalla propaganda ateniese del V a.C. nella
creazione della figura della donna spartana. A suo avviso, Sparta sarebbe stata eti-
chettata dagli scrittori ateniesi come la polis portatrice di valori ‘invertiti’, come la
licenza sessuale femminile, la gynaikokratia e il dispotismo politico, in opposizione
ai valori etici di Atene, vale a dire il matrimonio monogamico, l’autorità patriarcale,
la democrazia. Forte di questi valori, Atene, grazie ai suoi intellettuali, avrebbe dun-
que rivendicato la superiorità delle proprie strutture etico-politiche, superiorità che
poteva giustificare le sue pretese egemoniche sull’Egeo.22 Alla luce delle osserva-
zioni proposte da Millender, ci domandiamo se il motivo della ginecocrazia spar-
tana, centrale nella prospettiva aristotelica, possa davvero essere accettato acritica-
mente: esso potrebbe affondare le sue radici ideologiche nella rappresentazione ne-
gativa e interessata che delle donne spartane davano gli scrittori di altre città, e in
particolare gli Ateniesi; tale rappresentazione sarebbe radicata nella visione ateno-
centrica dell’alterità spartana. In effetti, la possibilità che le donne fossero nelle con-
dizioni di scardinare il tradizionale equilibrio della polis (la quale si presentava, per
lo più, come una comunità di politai maschi23) sembrava inammissibile agli occhi
dello Stagirita, il quale, come afferma Cartledge, «fully shared the dominant Greek
male conception of women as inferior in his society».24 Più in generale, sarebbe pre-

Sparte, cit., 393, il quale, invece, dà importanza alla figura del kyrios nella gestione della proprietà delle
donne.
20
Ci sembra doveroso ricordare in proposito Ducat, La femme de Sparte, cit., 393, il quale critica il
tentativo di spiegare la distribuzione della proprietà proposta da Hodkinson sottolineando che Aristo-
tele avrebbe in realtà spiegato la ricchezza terriera delle donne spartane in base a due meccanismi di
eredità, la dote e l’eredità (intesa come eredità di un’unica ereditiera): Hodkinson avrebbe quindi in-
trodotto impropriamente un terzo meccanismo, l’eredità universale femminile. Ducat si fa portavoce
dell’idea che a Sparta esistesse il kyrios: a suo avviso, il marito era destinato a divenire inevitabilmente
il kyrios a Sparta; i kyrioi sarebbero stati quindi i veri artefici delle strategie dell’oikos, organizzando al
meglio le trasmissioni di beni di generazione in generazione attraverso i matrimoni. Va, tuttavia, ri-
cordato che nel caso in cui il padre non avesse provveduto quando era in vita a promettere in matri-
monio la figlia ereditiera, era compito dei re spartani scegliere ad essa lo sposo (Hdt. VI 57). Il merito
principale che va riconosciuto a Hodkinson è quello di essersi servito di un originale approccio com-
parativo attraverso il quale ha cercato di comprendere gli aspetti più singolari e a tratti enigmatici della
società spartana.
21
Cfr. Millender, Athenian ideology, cit., 355-391.
22
Cfr. Millender, Athenian ideology, cit., 378.
23
Per un’analisi che voglia riconsiderare le figure dei non cittadini in seno alla comunità della po-
lis rimando a S. Ferrucci, Ai margini della polis? Donne, stranieri, schiavi, in M. Giangiulio (a cura di), Sto-
ria d’Europa e del Mediterraneo. Il mondo antico. II: La Grecia. IV vol.: Grecia e Mediterraneo dall’Età delle
guerre persiane all’Ellenismo, Roma 2008, 509-541.
24
Cfr. Cartledge, Spartan Wives, cit., 109.
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feribile dunque considerare la testimonianza aristotelica riguardante l’influenza


delle donne spartane nella vita comunitaria con una certa cautela: sembra verisi-
mile che tale fenomeno fosse circoscritto ad alcune donne, in particolare a quelle
appartenenti a famiglie benestanti.
Al fine di comprendere più in profondità il ruolo della donna nella società spar-
tana, occorre discutere, sia pure senza inoltrarci eccessivamente nell’argomento, un
fenomeno tipico della società spartana, vale a dire la poliandria.25 È, in primo luogo,
evidente che la poliandria26 a Sparta non significa maggiore libertà delle donne; an-
cor meno si può affermare che erano le donne a scegliere il loro nuovo partner per
la procreazione. Sembra invece plausibile che la scelta spettasse esclusivamente al-
l’uomo27 e, in particolare, al marito anziano o allo scapolo che desiderasse avere
una propria discendenza con una donna sposata. Da un passo degli Apophthegmata
Lakonika di Plutarco (242B) appare abbastanza chiaro che esisteva una certa suddi-
tanza della figlia nei confronti del padre: il che ci consente di affermare che la donna
aveva un ruolo passivo nelle pratiche matrimoniali – un’ulteriore conferma della
tesi dell’esistenza del kyrios a Sparta.28 Un passo di Nicolao Damasceno (FGrHist 90
fr. 103z6) ci fa sapere, inoltre, che il partner occasionale della donna sposata poteva
essere anche uno straniero.29 La poliandria nella società spartana potrebbe essere
quindi interpretata come il tentativo di limitare il numero di figli legittimi generati
da un uomo al fine di ridurre la divisione dell’eredità in un sistema che era basato
sulla devoluzione divergente dei beni, ossia sulla trasmissione della proprietà (com-
presa quella della terra) agli eredi di entrambi i sessi.30 In fondo, lo scopo ultimo
della poliandria era quello di preservare il potere e il patrimonio della famiglia e
sembra evidente che la poliandria adelfica avesse come obiettivo la limitazione della
eccessiva frammentazione della terra in un contesto in cui era ammessa la sua di-
visibilità.31 Sembra, pertanto, che la poliandria rientrasse in un insieme di pratiche

25
Della poliandria spartana possiamo trovare testimonianze in diverse fonti: Xen. Lac. 1, 7-9; Pol.
XII 6b, 8; Nicol. FGrHist 90 fr. 103z6; Plut. Lyc. 16, 12-14; Plut., comp. Lyc.-Nu. 25, 3. Il lavoro senza dub-
bio più interessante da un punto di vista storico-antropologico è quello di S. Perentidis, Réflections sur
la polyandrie à Sparte dans l’Antiquité, RD 75, 1997, 7-31. Sulle origini storiche della poliandria vd. L.
Ziehen, Das spartanische Bevölkerungsproblem, «Hermes» 68, 1933, 218-237, e Cartledge, Spartan Wives,
cit., 123-124.
26
Cfr. Perentidis, Réflections sur la polyandrie, cit., 7, il quale propone di definire la poliandria come
«le type de situation maritale institutionalisée dans laquelle une femme s’unit licitement à plusieurs
hommes en même temps».
27
Di diverso parere Kunstler, Family dynamics, cit., 99.
28
Dello stesso parere anche Millender, Athenian Ideology, cit., 366.
29
Occorre ricordare che la poliandria non era adatta ai casi di membri appartenenti alla famiglia
reale, alla quale la gnesiotes (legittimità della nascita) doveva assicurare un’ascendenza incontestabile.
Cfr. in proposito Perentidis, Réflections sur la polyandrie, cit., 14 e 19.
30
Molto interessante è la riflessione che fa in proposito Hodkinson, Property and wealth, cit., 405, il
quale attribuisce a questo modo di ereditare l’effetto di una «considerable and continuous short-term
instability in landholding».
31
Cfr. M. Lupi, L’ordine delle generazioni. Classi di età e costumi matrimoniali nell’antica Sparta, Bari
2000, 160-161, che, in polemica con Hodkinson, crede che l’archaia moira e le solidarietà parentali pos-
222 ALDO SPANO

matrimoniali che erano inserite in un processo di riorganizzazione della proprietà


che avveniva ad ogni generazione: in estrema sintesi, a Sparta, le famiglie, guidate
dagli andres, avrebbero adottato diverse pratiche matrimoniali (la poliandria, l’o-
mogamia, l’endogamia, l’unione fra fratelli omomatrioi, cioè della stessa madre) al
fine di limitare il numero degli eredi e la divisione dell’eredità e di accumulare la
proprietà presso un parente prossimo.32
Alla luce di quanto detto, non sembra condivisibile l’idea di quanti considerano
quella spartana come una società in cui l’oikos era gestito esclusivamente dalle
donne;33 sembra poco probabile che gli uomini, a causa delle campagne militari,
che comunque nella maggior parte dei casi non erano molto lunghe, fossero total-
mente disinteressati ad ogni ingerenza nelle attività di amministrazione dell’oikos –
anche perché era proprio dall’oikos che dipendevano sia il loro status politico che la
loro discendenza. È utile ricordare in proposito la posizione di Dettenhofer, che
crede che la donna spartana avesse un ruolo fondamentale nell’amministrazione del
klaros, per via della prolungata assenza degli uomini; secondo la studiosa, si po-
trebbe parlare di una vera e propria separazione fra l’ambito politico-militare pro-
prio degli uomini e quello economico occupato saldamente dalle donne, le quali,
pertanto, avrebbero avuto un’importanza basilare nell’organizzazione sociale spar-
tana.34 Questa tesi si basa sulla convinzione che esistesse a Sparta una netta separa-
zione fra economia e politica, cosa che avrebbe garantito alle donne una notevole
influenza nella società.35 Tale interpretazione ci sembra eccessivamente radicale e
basata su una lettura troppo legata al mito della ginecocrazia spartana.36 Come si è
detto in precedenza, appare più credibile che gli uomini (in primis, quelli sposati)
esercitassero il controllo sull’oikos; essi, infatti, non potevano rischiare di perdere la
loro cittadinanza affidando ogni mansione alle donne. La realtà storica delle donne
spartane non deve essere dunque vista alla luce di una visione mitica del loro ruolo:

sano essere stati strumenti importanti adottati a Sparta al fine di evitare la concentrazione di terre e
la perdita della cittadinanza.
32
Cfr. Hodkinson, Property and wealth, cit., 408.
33
Cfr. Kunstler, Family dynamics, cit., 31-48, che propone un’interpretazione basata sulle relazioni
diadiche; lo studioso individua, infatti, otto diadi nella società spartana, attraverso le quali analizza i
rapporti tra i membri interni alla famiglia e quelli stabiliti tra i membri della società in genere. Cfr.
Zweig, The only women, cit., 32-53, la cui analisi guarda al problema della donna a Sparta da una pro-
spettiva spiccatamente comparativa e ‘ginocentrica’.
34
Cfr. M. Dettenhofer, Die Frauen von Sparta: Gesellschaftliche Position und politische Relevanz, «Klio»
75, 1993, 74-75. Cfr. anche M. Dettenhofer, Die Frauen von Sparta: Ökonomische Kompetenz und politische
Relevanz, in M. Dettenhofer (Hrsg.), Reine Männersache? Frauen in Männerdomänen der antike Welt, Köln-
Weimar-Wien 1994, 15-40.
35
Cfr. Thommen, Spartanische Frauen, cit., 144-147.
36
Un contributo significativo sul tema della ginecocrazia spartana di recente è stato fornito da T.J.
Figueira, Gynecocracy: how women policed masculine behavior in Archaic and Classical Sparta, in A. Powell
- S. Hodkinson (eds.), Sparta: the Body Politic, Swansea 2010, 283 ss.: lo studioso sostiene che «Spartan
women were not sexually liberated per se, but culturally conditioned to make certain choices that sub-
stantively affected men as well as themselves».
SULLA CONDIZIONE DELLA DONNA A SPARTA 223

dalla possibilità che esse avevano di ereditare sembra difficile dedurre anche una
loro significativa influenza sul piano economico.37
Pertanto, l’oikos spartano si potrebbe ben definire come un insieme composito di
interessi maschili e femminili; quanto al ruolo che ebbe la donna all’infuori di esso,
si può sostenere che è molto difficile accertare un certo grado di influenza delle
donne prima del III a.C., innanzitutto a causa della scarsità di testimonianze. È
bene, inoltre, ricordare che esistevano due fattori che limitavano l’impiego di ri-
sorse economiche da parte delle donne a Sparta. Il primo riguardava l’impossibilità
che esse avevano, a differenza delle donne ateniesi, di manomettere i loro schiavi,
cioè gli iloti, i quali erano a Sparta legati alla terra, diversamente dagli schiavi-merce
ateniesi.38 Inoltre, il modesto livello di liquidità esistente nell’intelaiatura economica
della polis spartana limitava fortemente la possibilità che esse potessero sostenere
delle spese in denaro: il che riduceva la loro possibilità di compiere quegli atti di
evergetismo, che erano, viceversa, praticati dalle donne ricche nel mondo greco
d’età ellenistica.39 Infine, pesavano su di esse quelle restrizioni alle spese che erano
normalmente imposte dalla comunità spartana sia agli uomini che alle donne.40
In estrema sintesi, il legame tra la crisi socio-economica spartana che culmina
nelle riforme del III a.C. e la crescente influenza della donna in attività che erano
competenza dell’uomo deve essere sganciato dalle critiche mosse dagli scrittori an-
tichi e inserito in un contesto socio-politico più ampio e composito. Si potrebbe
quindi concludere che le donne delle famiglie più ricche, servendosi della loro ric-
chezza, poterono acquisire nuove forme di influenza, mentre le donne delle fami-
glie più povere persero nel corso dei decenni sempre più potere.41

Agesistrata, Archidamia e Cratesiclea.


Le protagoniste delle riforme di Agide IV e Cleomene III?
Nel paragrafo precedente abbiamo ribadito che occorre ridimensionare l’idea
che ci si è fatti del ruolo che avrebbe avuto la donna all’interno della società spar-
tana. Le donne ricche e influenti sulle quali possediamo maggiori informazioni
sono quelle che, nel III a.C., appaiono coinvolte in alcune vicende politiche di un

37
Cfr. anche Thommen, Spartanische Frauen, cit., 146: «Auch wenn das Erbrecht in Sparta die
Frauen offensichtlich in einem höheren Masse berücksichtigte als in Athen, kann daraus nicht wirt-
schaftliche Macht abgeleitet werden».
38
Occorre, tuttavia, ricordare che alcuni Spartani possedevano douloi privati (cfr. soprattutto Plat.
Alc. 1, 122d; Plut. comp. Lyc.-Nu. 2, 4; Thuc. I 103, 1). Sull’esistenza a Sparta di schiavi non appartenenti
al folto gruppo degli iloti rimandiamo alle considerazioni di D.M. MacDowell, Spartan Law, Edinburgh
1986, 37-39, e J. Ducat, Les Hilotes (BCH Suppl. 20), Paris 1990, 53-55.
39
Cfr. Hodkinson, Property and wealth, cit., 226-230. In merito all’evergetismo delle donne in età el-
lenistica cfr. R. Van Bremen, Women and wealth, in A. Cameron - A. Kuhrt (eds.), Images of Women in
Antiquity, London-Canberra 1983, 223-242.
40
Cfr. Hodkinson, Property and wealth, cit., 209-226.
41
Cfr. Hodkinson, Female property, cit., 129.
224 ALDO SPANO

certo rilievo durante il periodo delle riforme dei re Agide IV e Cleomene III. Ma
quali erano le condizioni socio-economiche in cui versava Sparta all’epoca dei due
re?
I problemi cruciali che affliggono la città laconica nel III a.C., e più in gene-
rale in epoca ellenistica, possono essere così sintetizzati: in primo luogo Sparta
era colpita dall’oliganthropia e, più in particolare, dall’oligandria,42 cioè una ri-
duzione degli esponenti maschi della comunità (quindi cittadini e soldati), cui si
univa una evidente diseguaglianza in campo economico e sociale e, più preci-
samente, una concentrazione della proprietà fondiaria nelle mani di un gruppo
molto ristretto di cittadini.43 Plutarco ci informa riguardo alle caratteristiche so-
cio-economiche della polis alla vigilia delle riforme di Agide IV: il numero di
cittadini ammontava a sole 700 unità;44 di essi, 100 costituivano probabilmente
una ristretta cerchia di Spartiati ricchi possessori di proprietà fondiaria;45 al di
sotto di questi 700 Spartiati, vi era una folta schiera di uomini (ochlos aporos kai
atimos)46 definiti da Senofonte hypomeiones,47 cioè «inferiori», ex cittadini declas-
sati per motivi di diversa natura, non più appartenenti al corpo civico spartano.
Sparta, pertanto, nella seconda metà del III a.C. si presentava come una città da
‘rifondare’: governata da un ristretto manipolo di homoioi, priva di un numero
sufficiente di soldati e lacerata da diseguaglianze socio-economiche, la città la-
conica era ormai incapace di recitare un ruolo da protagonista nel mondo
greco.
Non è necessario descrivere nel dettaglio lo svolgimento e i contenuti delle
riforme di Agide e Cleomene. Due studi moderni che forniscono spunti importanti
sul ruolo svolto dalle donne spartane durante le riforme spartane del III a.C. sono

42
Cfr. Arist. pol. II 1270a, 17-20, 29-38. Per una discussione sintetica e generale sul tema dell’oli-
ganthropia cfr. G.M.E. de Ste Croix, The Origins of the Peloponnesian War, London 1972, 331-332, e P. Car-
tledge, Sparta and Laconia. A Regional History 1300 to 362 BC, London-New York 20022, 263-272. In me-
rito al calo graduale del numero degli Spartiati tra V e il IV a.C. si vedano le informazioni fornite da
Hdt. VII 234, 2; Thuc. V 68; Xen. hell. IV 2, 16; VI 1, 1; 4, 15 e 17.
43
Cfr. Hodkinson, Property and wealth, cit., 439 s. Lo studioso dipinge la società spartana del III a.C.
come una società ‘plutocratica’ composta da uomini e donne assai ricchi, che si opponevano ferma-
mente ai cambiamenti, e soprattutto alle riforme di Agide e Cleomene. Egli ritiene inoltre che l’e-
mergere del patronato, dell’influenza personale e della creazione di legami e relazioni sociali sarebbe
la prova evidente della centralità della ricchezza nella società spartana.
44
Cfr. Plut. Agis 5, 4. Per le Vite di Agide e Cleomene il testo di riferimento è B. Perrin, Plutarch’s Li-
ves. Agis and Cleomene, Tiberius and Gaius Gracchus-Philopoemen and Flamininus, vol. 10, London-Cam-
bridge 1921.
45
In merito cfr. P. Cartledge - A. Spawforth, Hellenistic and Roman Sparta. A tale of two cities, Lon-
don-New York 20022, 38 ss. Cfr. anche A. Fuks, The Spartan citizen-body in the mid-third century and its
enlargement proposed by Agis IV, «Athenaeum» 40, 1962, 244-263. Il problema della composizione del
corpo sociale di Sparta nel III a.C. rimane ancora oggetto di discussione a causa della penuria di fonti
a nostra disposizione.
46
Cfr. Plut. Agis 5, 4.
47
Cfr. Xen. hell. III 3, 6. Senofonte è l’unica fonte che riporta questo termine relativamente agli
Spartiati privati dei pieni diritti.
SULLA CONDIZIONE DELLA DONNA A SPARTA 225

quelli di Claude Mossé48 e di Anton Powell.49 Quest’ultimo porta alle estreme con-
seguenze il tema dell’autonomia delle donne spartane anche in campo politico: egli
arriva a sostenere che da Sellasia in poi si può supporre che l’amministrazione della
città fosse gestita quasi esclusivamente da esse.50 Si può concordare con Powell sul
fatto che l’assenza degli uomini, impegnati in guerra, rendesse certamente più fa-
cile alle donne l’intervento nella vita politica, tuttavia sembra improbabile che esse
possano aver creato nel tempo due diverse fazioni politiche, e cioè un gruppo di
donne ‘conservatrici’, che difendevano il vecchio ordine, e un altro di ‘riformiste’
che sostenevano la politica di Cleomene.51
La Mossé, per parte sua, ha sottolineato l’influenza politica delle donne spar-
tane del III a.C., soprattutto di quelle che disponevano di una certa ricchezza. Tra
le donne ricche, la studiosa ha individuato due gruppi: il primo era rappresentato
da alcune esponenti della casa reale (Agesistrata, Agiatide, Archidamia, Cratesi-
clea) che misero le loro ricchezze a disposizione del progetto riformatore di
Agide; l’altro, invece, costituito da donne, anch’esse ricchissime, le quali, preoc-
cupate di perdere i propri privilegi, contribuirono al fallimento del progetto rivo-
luzionario dei re.52 A sua volta Bradford prende come esempi illuminanti le figure
di Agesistrata, Archidamia e Chilonide, la figlia del re Leonida, per mettere in evi-
denza il potere di cui alcune donne godevano a Sparta.53 Ma a questo punto bi-
sogna chiedersi: poteva essere così determinante il ruolo delle donne nella società
spartana nel III secolo a.C. e, più precisamente, nel periodo delle riforme di
Agide e Cleomene?
Per tentare di rispondere a questa domanda, è innanzitutto necessario esaminare
le fonti. È utile, più in particolare, soffermarsi su due delle fonti utilizzate da Plu-
tarco nelle Vite dei due re spartani, Filarco e Aristotele, tralasciando le altre.54 Molti
degli studiosi che si sono interrogati sulle fonti utilizzate nelle Vite di Agide e Cleo-

48
Cfr. C. Mossé, Women in Spartan Revolutions of the Third Century B.C. in S.B. Pomeroy (ed.), Wo-
men’s History and Ancient History, Chapel Hill 1991, 138-153.
49
Cfr. A. Powell, Spartan women assertive in politics? Plutarch’s Lives of Agis and Kleomenes, in Hodkin-
son - Powell (eds.), Sparta. New perspectives, cit., 393-419.
50
Cfr. Powell, Spartan Women, cit., 413.
51
Cfr. Powell, Spartan Women, cit., 415. Dopo Sellasia, le donne che avevano sostenuto la riforma di
Cleomene, secondo Powell, avrebbero diffuso dei racconti che avevano come fulcro la celebrazione di
Archidamia e Cratesiclea, donne morte per il bene pubblico, al fine di sopire le critiche provenienti
dalla fazione opposta che criticava le loro scelte politiche disastrose. Per lo studioso, tali storie sareb-
bero in qualche modo confluite nella narrazione di Plutarco e di Filarco. Secondo Powell, le Vite di
Agide e Cleomene di Plutarco potrebbero dunque celare le tracce di un dialogo tra donne influenti ap-
partenenti a diversi orientamenti politici.
52
Cfr. Mossé, Women in Spartan Revolutions, cit., 148.
53
Cfr. Bradford, Gynaikokratoumenoi, cit., 18.
54
Sulle fonti adottate da Plutarco nelle Vite di Agide e Cleomene cfr. G. Marasco, Commento alle Bio-
grafie plutarchee di Agide e Cleomene, I, Roma 1981, 24-42. Più in generale, sull’utilizzo da parte di Plu-
tarco di una molteplicità di fonti nelle sue Vite, vedi E. Kessler, Plutarchs Leben des Lykurgos (Quellen
und Forschungen zur alten Geschichte und Geographie 23), Berlin 1910, partic. 104-114.
226 ALDO SPANO

mene sono giunti alla conclusione che le biografie dei due re spartani sono in gran
parte di derivazione filarchea.55 Ma cosa si può dire a proposito di Filarco? I pochi
frammenti attribuiti alle Storie filarchee56 – le quali dovevano coprire in ventotto li-
bri il periodo compreso tra l’invasione del Peloponneso da parte di Pirro (272 a.C.)
e la morte del re Cleomene III (220/219 a.C.)57 – rivelano alcune caratteristiche ri-
correnti nella sua opera: una certa curiosità etnografica, una tendenza moraliz-
zante, l’abbondanza di ‘mirabilia’ e un certo gusto per l’aneddoto romanzesco ed
erotico.58 Filarco, con ogni probabilità, assunse posizioni antimacedoni59 e, più in
generale, critiche nei confronti dei re ellenistici;60 inoltre, è verisimile che lo storico,
il quale faceva della tryphe il canone interpretativo dei fenomeni di decadenza socio-
politica, abbia coltivato il cosiddetto ‘miraggio spartano’:61 agli occhi di Filarco, in-
fatti, Cleomene III ben poteva incarnare la figura del re ‘restauratore’, capace di
combattere la decadenza in cui era sprofondata Sparta in età ellenistica62 L’atten-
zione verso le figure femminili è un’altra caratteristica significativa della narrazione
filarchea: Pédech, non a torto, lo definisce ‘lo storico delle donne’ proprio in virtù
di uno spiccato interesse nei confronti dell’elemento femminile.63 La sua parzialità
e la sua predilezione per le scene tragiche, dove si nota soprattutto la presenza fem-
minile, appaiono, in ogni caso, abbastanza evidenti.
Sembra da ammettere che Plutarco conoscesse molto bene l’opera di Filarco – il
quale è citato nelle Vite dei due re spartani quattro volte64 ed è ricordato espressa-
mente da Plutarco in altre Vite65 – e che si servisse, in primis nella Vita di Cleomene,
di passi dell’opera storica filarchea, soprattutto in vista del fine morale che egli
stesso si proponeva di dare alle sue due Vite spartane, come del resto all’insieme

55
È parere abbastanza diffuso presso gli studiosi che la maggior parte delle Vite di Agide e Cleomene
derivi da Filarco. Si veda in merito T.W. Africa, Phylarchus and Spartan Revolution, Berkeley 1961, VII, il
quale ritiene che le Vite di Agide e Cleomene siano una parafrasi del racconto di Filarco sui due re spar-
tani. Inoltre, cfr. E. Bux, Zwei Sozialistische Novellen bei Plutarch, «Klio» 19, 1925, 413-431; E. Gabba, Studi
su Filarco. Le biografie plutarchee di Agide e Cleomene, «Athenaeum» 35, 1957, 3-35, 193-239; B. Shimron, Late
Sparta. The Spartan Revolution 243-146 B.C., Buffalo 1972, 10 ss.; E.N. Tigerstedt, The Legend of Sparta in
Classical Antiquity, II, Stoccolma 1974, 53 e 242; P. Pédech, Trois historiens méconnus: Théopompe – Duris –
Phylarque, Paris 1989, 403.
56
Cfr. FGrHist 81.
57
Cfr. Pédech, Trois historiens, cit., 405.
58
Così anche Pédech, Trois historiens, cit., 448. È interessante la riflessione di Pédech sull’approccio
filarcheo al lusso e all’adulazione: a suo avviso, Filarco non seguirebbe una scuola filosofica precisa ma
la morale comune. Cfr. Pédech, Trois historiens, cit., 452.
59
Cfr. Gabba, Studi su Filarco, cit., 231.
60
Cfr. Pédech, Trois historiens, cit., 467 e 471.
61
Cfr. Africa, Phylarchus and Spartan Revolution, cit., 13: lo studioso sostiene che Filarco riteneva
Sparta «the last outpost of the primeval Age of Gold».
62
Cfr. FGrHist 81 fr. 44. Questo frammento propone una ricostruzione del clima di decadenza mo-
rale in cui viveva la città spartana nel III a.C. al tempo dei re spartani Areo e Acrotato.
63
Cfr. Pédech, Trois historiens, cit., 477.
64
Cfr. Plut. Agis 9, 2; Cleom. 5, 3; 28, 1; 30, 2.
65
Cfr. Plut. Demosth. 27, 4; Them. 32, 4; Cam. 19, 7.
SULLA CONDIZIONE DELLA DONNA A SPARTA 227

delle sue biografie.66 Ciò, tuttavia, non significa che Plutarco riproponesse pedisse-
quamente tutta la narrazione filarchea delle vicende riguardanti il re spartano Cleo-
mene: il biografo, cosciente della parzialità di Filarco a favore di Cleomene, riporta,
ad esempio, con un certo scetticismo la notizia dell’uccisione di Archidamo e con
cautela quella del tradimento decisivo di Damotele,67 informazioni di origine filar-
chea che evidentemente puntavano a riabilitare Cleomene in campo politico e mi-
litare. Inoltre, a integrazione della narrazione relativa alle iniziative militari e di po-
litica estera condotte da Cleomene, Plutarco si servì soprattutto delle ricostruzioni
storiche di Polibio68 e di Arato.69 Da questa prima analisi emerge chiaramente che
Plutarco valutava in modo critico le fonti a sua disposizione scegliendo, di volta in
volta, quella che reputava più funzionale all’architettura delle sue due Vite;70 ciò che
interessava principalmente al biografo era infatti di fornire al lettore una rappre-
sentazione dei due protagonisti, Agide e Cleomene, che fosse psicologicamente
coerente, eticamente ben definita e funzionale al confronto con le altre due Vite ro-
mane. È evidente quindi che, oltre a Filarco, lo scrittore di Cheronea consultava an-
che altre fonti.
Ci sono pochi dubbi, poi, sul fatto che Plutarco fosse un attento lettore della per-
duta Lakedaimonion Politeia aristotelica,71 come dimostrano le numerose citazioni e
i rimandi all’opera aristotelica presenti nella Vita di Licurgo.72 Con molta probabilità,
Aristotele costituiva uno degli autori preferiti da Plutarco nella discussione attorno
alle peculiarità costituzionali spartane:73 lo Stagirita, infatti, aveva dedicato un’intera

66
Sulla rilevanza del ‘moralismo’ nelle Vite plutarchee cfr. T. Duff, Plutarch’s Lives. Exploring Virtue
and Vice, Oxford 1999, partic. 71.
67
Cfr. Plut. Cleom. 5, 3; 28, 1 e 5.
68
Cfr. Plut. Cleom. 25, 3; 27, 5. Cfr. Gabba, Studi su Filarco, cit., 222. Cfr. Marasco, Commento alle Bio-
grafie, cit., I, 33-36.
69
Cfr. Plut. Cleom. 16, 3-4; 17, 2; 19, 2. Cfr. Marasco, Commento alle Biografie, cit., I, 30-33.
70
Cfr. C. Pelling, Plutarch’s adaptation of his source material, JHS 100, 1980, 127-140, e Id., Truth and
Fiction in Plutarch’s Lives, in D.A. Russell (ed.), Antonine Literature, Oxford 1990, 19-52: articoli editi una
seconda volta in C. Pelling, Plutarch and History, Oxford 2002. Lo studioso sostiene che Plutarco uti-
lizza le fonti a sua disposizione con una certa versatilità e creatività in base alle sue esigenze, operando
una «creative reconstruction». Plutarco, pertanto, è ben lungi dall’essere un semplice compilatore. In
proposito, cfr. soprattutto Pelling, Plutarch and History, cit., 153-154 e Id., Plutarch Caesar, Oxford 2011,
38 e 56-58. Sulla possibilità di Plutarco di riadattare il materiale a sua disposizione e di alterarne i con-
tenuti, cfr. anche Hodkinson, Property and wealth, cit., 52 ss.
71
Cfr. V. Rose, Aristotelis qui ferebantur librorum fragmenta, Lipsiae 1886.
72
Cfr. Plut. Lyc. 1, 1; 5, 7; 6, 2-3; 28, 1 e 4; 31, 3. Cfr. in particolare Plut. Lyc. 14, 1-2: Plutarco entra in
polemica con Aristotele (in particolare pol. II 1269b, 23-24) riguardo alla anesis e alla gynaikokratia delle
donne a Sparta, con l’obiettivo di difendere Licurgo dall’accusa rivoltagli proprio dallo Stagirita di non
aver saputo disciplinare il comportamento delle donne spartane. Sull’anteriorità della Vita di Licurgo ri-
spetto alla Vita di Cleomene Plutarco stesso ci informa in Plut. Cleom. 12, 3. Per una cronologia relativa
delle Vite di Plutarco, tema di difficile soluzione, cfr. C.J. Jones, Towards a Chronology of Plutarch’s
Works, JHS 56, 1966, 68 ss. Per la Vita di Licurgo il testo di riferimento è B. Perrin, Plutarch Lives. The-
seus and Romulus, Lycurgus and Numa, Solon and Publicola, vol. 1, London-Cambridge 1914.
73
Com’è noto, Plutarco ha utilizzato estensivamente le “Politeiai” aristoteliche non soltanto nelle
Vite, ma anche in altre sue opere. Per un’analisi più approfondita del tema rimando a M.T. Schettino,
228 ALDO SPANO

opera alla costituzione spartana, la Lakedaimonion Politeia appunto, e aveva formu-


lato nella Politica acute osservazioni sulla crisi della polis nel IV a.C. Si deve a Schü-
trumpf il merito di avere riconosciuto che la descrizione plutarchea della decadenza
spartana presente nella Vita di Agide 5 è da ricondurre, in virtù di un confronto con
un passo platonico (resp. VIII 555 d-e), al modello della riflessione politico-filosofica
proposto da Platone riguardo alla transizione dall’oligarchia alla democrazia.74 Que-
sta tesi non ci permette, tuttavia, di escludere a priori la possibilità che Plutarco ab-
bia potuto arricchire le sue due biografie spartane introducendo elementi aristote-
lici nell’elaborazione letteraria del controverso quanto frammentario scenario di
Sparta ellenistica. Già Marasco aveva individuato alcuni punti di contatto fra l’e-
sposizione plutarchea nelle Vite di Agide e Cleomene e l’analisi aristotelica della polis
spartana, a noi giuntaci per lo più grazie al secondo libro della Politica:75 a titolo di
esempio, intendiamo soffermarci sui numerosi riferimenti all’eforato che troviamo
nelle Vite di Agide e Cleomene.
Innanzitutto, lo Stagirita viene citato espressamente da Plutarco a proposito del-
l’obbligo imposto dagli efori agli Spartiati di radersi i baffi e di sottostare alle leggi.76
Plutarco scrive che il potere degli efori si rafforzava a Sparta S; 5:2G@BƒC EŽ>
32D:</J>;77 tale affermazione trova riscontro in un passo della Politica, dove si legge
che gli Spartani ritenevano che la salvezza della città risiedesse nel EÙ DE2D:.76:>
E@ˆC 32D:<6‰C.78 Ancora, Aristotele afferma che gli efori erano responsabili di deci-
sioni di grande importanza (UE: 5Ó ;2Ú ;B1D6M> 6∞D: =64.<J> ;LB:@:), a tal punto
che riteneva che sarebbe stato opportuno che essi giudicassero in base a leggi
scritte, e non autonomamente.79 Sembra che Plutarco parafrasi la suddetta affer-
mazione aristotelica quando fa dire a Cleomene che gli efori erano nella condizione
di EŽ> 32D:</J> E@ˆC =Ó> S?6<2L>6:>, E@ˆC 5Ó NA@;E:>>L6:> N;B1E@FC;80 è interes-
sante osservare che in entrambi i passi ricorre la radice del verbo krino81 (Aristotele
utilizza il sostantivo kriseon, Plutarco l’aggettivo akritous, riferito ai re mandati a
morte proprio dagli efori). Più in generale, l’idea dominante espressa da Plutarco in

Le '@<:E6‰2: aristoteliche nel corpus plutarcheo, in A. Pérez Jiménez - J. García López - R.M. Aguilar
(eds.), Plutarco, Platón y Aristóteles. Actas del V Congreso Internacional de la I.P.S. (Madrid-Cuenca, 4-7 de
Mayo de 1999), Madrid 1999, 643-655.
74
Cfr. E. Schütrumpf, The Rhetra of Epitadeus: a Platonist fiction? GRBS 28, 1987, partic. 445.
75
Cfr. G. Marasco, Aristotele come fonte di Plutarco nelle Biografie di Agide e Cleomene, «Athenaeum» 56,
1978, 170-181, lavoro nel quale lo studioso rintraccia diversi passi plutarchei che rivelano un’affinità
ideologica con Aristotele (sia con la Politica sia con alcune parti della perduta Lakedaimonion Politeia).
Cfr. Id., Commento alle Biografie, cit., I, 36-37. Sull’utilizzo diretto da parte di Plutarco di Aristotele cfr.
E.N. Tigerstedt, The Legend of Sparta in Classical Antiquity, I, Stoccolma 1965, 236 s.
76
Cfr. Plut. Cleom. 9, 2 (Arist. 539 Rose); è molto verisimile che tale informazione sia ricavata da
Plutarco dalla Lakedaimonion Politeia aristotelica.
77
Cfr. Plut. Agis 12, 2.
78
Cfr. Arist. pol. II 1271a, 25-27.
79
Cfr. Arist. pol. II 1270b, 29-31.
80
Cfr. Plut. Cleom. 10, 3.
81
Sul significato del verbo krino in Plut. Cleom. 10, 3 cfr. N. Richer, Les Éphores. Études sur l’histoire et
sur l’image de Sparte (VIIIe-IIIe siècle avant Jésus-Christ), Paris 1998, 45 s.
SULLA CONDIZIONE DELLA DONNA A SPARTA 229

merito all’eforato, che cioè gli efori avessero usurpato il potere che era stato loro
conferito – erano responsabili, secondo Cleomene, di S?@FD1‚ 5Ó SA:9/E E>
A.EB:@> ;2E2<L@>E2C NBH0>82 – potrebbe dipendere dalla convinzione aristotelica
che il ‘potere tirannico’ degli efori fosse causa di rovina per l’intera città: ≈<8> E>
AK<:> NAM<6D2>, ;2Ú 5:Ï EÙ E> NBH> 6∂>2: <12> =64.<8> ;2Ú ∞D@ELB2>>@>
58=24J46‰> 2ÃE@ˆC †>24;.7@>E@ ;2Ú @c 32D:<6‰C.83 Da quanto si è appena espo-
sto emergono evidenti consonanze, non solo dal punto di vista linguistico, ma an-
che dei contenuti, fra la critica aristotelica dell’eforato presente nella Politica e la de-
scrizione plutarchea decisamente negativa del ruolo svolto dagli efori nelle Vite:
sembra, quindi, possibile concludere che Plutarco abbia consultato direttamente,
oltre che la Lakedaimonion Politeia, anche la Politica di Aristotele durante la stesura
dei primi capitoli delle sue Vite, quando cioè egli si proponeva di fornire al lettore
qualche accenno al sistema costituzionale e alla crisi delle istituzioni spartane alla
vigilia delle riforme dei due re.
Conclusa questa breve digressione sulle fonti, torniamo ad analizzare più nel det-
taglio la testimonianza plutarchea sulla donna di Sparta nel III a.C. Le figure fem-
minili influenti e di condizione agiata che operarono durante le riforme di Agide e
Cleomene sono Archidamia, Agesistrata e Cratesiclea, donne sulle quali siamo
informati proprio grazie a Plutarco, che le descrive come determinanti nell’ambito
della vita politica. Su Archidamia, nonna di Agide, egli ci fornisce qualche notizia
anche nella Vita di Pirro 27, 4. Archidamia si reca presso la gerousia dove reclama,
xiphos echousa, il diritto delle donne a dare il proprio contributo all’azione degli uo-
mini atta a sventare l’attacco di Pirro. Poco dopo Plutarco descrive le donne intente
a costruire insieme agli uomini un fossato a difesa della polis (27, 6); in seguito, esse
consegnano le armi agli uomini e li esortano a combattere per il bene di Sparta. In
questi brani plutarchei le donne si stagliano come assolute protagoniste della difesa
spartana contro l’invasione di Pirro (273/2 a.C.)84 e appaiono capaci di influenzare
le decisioni prese dalla gerousia. Pédech, a ragione, crede che questa parte della Vita
di Pirro, relativa alla descrizione plutarchea della campagna di Pirro nel Pelopon-
neso, possa dipendere interamente da Filarco;85 Archidamia sembra incarnare il tipo
di personaggio femminile congeniale allo storico.
Nella Vita di Agide, Plutarco presenta Agesistrata e Archidamia quasi come co-
protagoniste del progetto ‘rivoluzionario’ proposto dal re Agide IV e molto in-
fluenti in campo politico per via delle loro ingenti ricchezze e della presenza di una

82
Cfr. Plut. Cleom. 10, 3.
83
Cfr. Arist. pol. II 1270b, 13-16.
84
Cfr. M.L. Napolitano, Le donne spartane e la guerra, AION(archeol.) 9, 1987, 140-142, la quale af-
ferma che nella Vita di Pirro 27, 2-5 si può individuare un tentativo di riabilitare le donne spartane che
si erano dimostrate incapaci di portare un aiuto significativo alla collettività spartana durante l’inva-
sione tebana del 369 a.C. (Arist. pol. II 1269b, 34-39): nel caso dell’invasione di Pirro, le donne avreb-
bero contribuito, secondo Plutarco, efficacemente alla difesa della polis portando armi e aiutando gli
uomini a costruire un fossato.
85
Cfr. Pédech, Trois historiens, cit., 401.
230 ALDO SPANO

cerchia di ‘clienti’ cui facevano esse stesse da patrone.86 Plutarco si sofferma sulle fi-
gure di Agesistrata e Archidamia nei primi capitoli della sua Vita di Agide. Agide è il
re spartano caratterizzato dalla virtù della praotes: per ben due volte, e precisamente
nei due paragrafi conclusivi, Plutarco definisce il comportamento all’insegna di
questa virtù (Agis 20, 4 e 21, 3). Plutarco si preoccupa con insistenza, soprattutto nei
primi capitoli, di alludere alla ricchezza e alla tryphe delle donne che circondavano
Agide: S>E69B2==Ô>@C 5Ó A<@˜E@:C ;2Ú EBFG2‰C 4F>2:;Ž> e A<6‰DE2 HBy=2E2
"2;652:=@>ÛJ> S;Ô;E8>E@ (Agis 4, 1).87 Poco dopo, il biografo si sofferma proprio
sull’influenza di una delle donne di corte, la madre di Agide: A<y96: 5Ó A6<2EŽ>88
;2Ú GÛ<J> ;2Ú HB6JDEŽ> =Ô42 5F>2=Ô>8> S> Eˆ Aı<6: ;2Ú A@<<Ï EŽ> ;@:>Ž>
5:2AB2EE@=Ô>8> (Agis 6, 4). Per evidenziare ulteriormente l’influenza delle donne
spartane durante la riforma patrocinata da Agide, Plutarco scrive (Agis 7, 3):
;2E8;ı@FC ƒ>E2C N6Ú EŽ> 4F>2:;Ž>, ;2Ú A<6‰@> S;6Û>2:C EŽ> 58=@DÛJ> ¢ EŽ>
∞5ÛJ> 2ÕE@‰C A@<FAB24=@>6‰> 5:5ı>E2C. `> 5Ó EıE6 EŽ> "2;J>:;Ž> A<@˜EJ> S>
E2‰C 4F>2:?Ú EÙ A<6‰DE@>. Occorre notare che Plutarco insiste sull’attaccamento
delle donne spartane al lusso (Agis, 7, 4: tryphes): se è risaputo che il tema della
tryphe è ricorrente nella storiografia ellenistica89 e in particolare in Filarco,90 si può
altresì individuare su questo punto un’evidente consonanza con la Politica aristote-
lica (II 1269b, 23-24) – di cui appaiono tracce evidenti, come si è detto in precedenza,
nell’esposizione plutarchea nei primi capitoli delle due Vite – dove lo Stagirita con-
danna fermamente la akolasia e la tryphe delle donne spartane (7ŽD: 4ÏB N;@<.DEJC
ABÙC QA2D2> N;@<2D12> ;2Ú EBFG6BŽC).91 I temi della straordinaria ricchezza pos-
seduta dalle donne e della tryphe di queste ultime – ampiamente accentuati dall’e-
spediente stilistico plutarcheo consistente nella ripetizione nel giro di pochissime
parole del superlativo pleista, accompagnato alle forme pleion, mega e pollà – sem-
brano primeggiare nello svolgimento del racconto: è molto verisimile che in que-
sto primo momento della narrazione, in cui era necessario fornire alcuni cenni
sullo status economico e sull’influenza delle donne a Sparta, l’autore abbia fatto ri-
corso direttamente ad Aristotele.92 In sostanza, Plutarco utilizza e rielabora la testi-

86
Cfr. Hodkinson, Female property, cit., 124; lo studioso ritiene che le donne spartane nel III a.C.
siano riuscite ad ottenere un alto livello di influenza grazie alla loro ricchezza.
87
Abbiamo deciso di sottolineare quei termini che, a nostro avviso, permettono di fare luce sulla
costruzione letteraria dei passi in questione.
88
Il termine pelatai viene utilizzato da Plutarco solitamente per tradurre i clientes romani (cfr. Plut.
Rom. 13, 7-8; Publ. 5, 1; Cor. 13, 5 e 21, 4; CMi. 34, 7; Mar. 5, 7): è interessante che, per indicare la rela-
zione tra le donne spartane influenti e gli uomini spartani meno abbienti, Plutarco adotti un termine
che nei suoi lettori doveva evocare il rapporto tra clientes e patroni. Di questo punto sono debitore al
professore Cartledge.
89
Cfr. A. Passerini, La tryphe nella storiografia ellenistica, SIFC 11, 1934, 35-56.
90
Cfr. Gabba, Studi su Filarco, cit., 227. Cfr. anche Marasco, Commento alle Biografie, cit., I, 198, ove
si ricorda l’interesse di Filarco per la tryphe delle donne spartane, intesa come l’esito non tanto della
legislazione spartana, quanto piuttosto della degenerazione dello stato spartano in età ellenistica.
91
Cfr. anche Marasco, Aristotele come fonte, cit., 180-181.
92
Cfr. Marasco, Commento alle Biografie, cit., I, 198-199.
SULLA CONDIZIONE DELLA DONNA A SPARTA 231

monianza aristotelica al fine di accentuare la tryphe delle donne spartane all’interno


della degenerazione generale dei costumi spartani che si verificò in età ellenistica.93
Nella Vita di Cleomene ci sono diverse figure di donne che assumono un ruolo
centrale nell’esperienza politica del re spartano; ci soffermiamo in particolare su
Cratesiclea, che assume indiscutibilmente una posizione di primo piano all’interno
dell’azione politica del figlio. Tuttavia, ai fini della nostra esposizione, almeno un
cenno merita un’altra figura femminile: all’inizio della Vita di Cleomene (1, 1), Plu-
tarco accenna ad Agiatide, ex moglie di Agide (che in quel momento era già stato
ucciso), la quale viene fatta sposare a Cleomene da Leonida; occorre a tal proposito
tener presente che Plutarco utilizza il termine bia forse al fine di far intendere che
la donna non ebbe alcun potere di opporsi al matrimonio imposto da Leonida.94 Ci
sembra opportuno osservare che Plutarco definisce la donna come @ÃD12C E6
=64.<8C SA1;<8B@C (Cleom. 1, 1); anche in questo caso, l’utilizzo del termine epikle-
ros e il riferimento all’ereditiera spartana dotata di enormi ricchezze rimandano alla
descrizione della società spartana che troviamo nella Politica aristotelica.95
Cratesiclea, madre di Cleomene ed economicamente autosufficiente, indotta
controvoglia ad un matrimonio – per via di una precisa strategia matrimoniale fu
costretta, infatti, dallo stesso Cleomene a sposarsi con lo spartiata Megistono –
viene presentata dallo scrittore di Cheronea come una benefattrice del figlio in
quanto lo aiutò sin dagli inizi elargendogli una parte delle sue ingenti ricchezze
(Cleom. 6, 1: 5:Ï E‡C =8EBÙC !B2E8D:;<612C NG6:5ŽC DF4H@B84@LD8C ;2Ú
DF=G:<@E:=@F=/>8C). Si noti la scelta lessicale di Plutarco che utilizza non a caso
l’avverbio apheidos, con cui si accentua la grande disponibilità di ricchezze da parte
di Cratesiclea. La madre del re spartano ritorna prepotentemente al centro della
narrazione plutarchea, quando Cleomene decide di accondiscendere alle richieste di
Tolemeo che chiede a Cleomene stesso moglie e figli in cambio di un aiuto militare
agli Spartani; essi, infatti, sono ormai in evidente difficoltà a causa dell’intervento a
fianco di Arato e della lega achea del re macedone Antigono Dosone, chiamato pro-
prio per arginare l’avanzata di Cleomene nel Peloponneso.96 La donna dimostra di
possedere un grande senso dello stato, oltre che uno spiccato spirito di sacrificio,
quando, di fronte ad un Cleomene descritto come 5:2<4@‹>E2 ;2Ú
DF>E6E2B24=/>@> (Cleom. 22, 5), preme affinché quest’ultimo la consegni a Tole-
meo per il bene di Sparta (22, 4: Eˆ )A.BE† >@=176:C EÙ DŽ=2 E@‹E@
HB8D:=ME2E@>). Infine Plutarco, che orchestra con maestria la rappresentazione
della figura di Cratesiclea, probabilmente aiutato da quel che leggeva in Filarco,
non può sottrarsi a descrivere la sua morte, che fu degna della sua irreprensibile

93
Cfr. Marasco, Commento alle Biografie, cit., I, 199.
94
Cfr. Marasco, Commento alle Biografie, cit., II, 351-352. Lo studioso mette giustamente in luce il mo-
vente politico oltre che economico che anima la scelta del re Leonida il quale, attraverso il matrimo-
nio, intendeva sottomettere alla sua autorità anche la casata degli Euripontidi.
95
Arist. pol. II 1270a, 23-25.
96
Cfr. partic. Plut. Cleom. 16.
232 ALDO SPANO

vita: essa appare risoluta e fredda dinanzi ad una fine che le appare ineluttabile subito
dopo la scomparsa del figlio in Egitto (38, 4: =85/> E: =85… 2ÃE> S;A6A<84=/>8>
EÙ> 9.>2E@>).97 Cratesiclea deve in buona parte la sua rilevanza all’opera di Filarco,
anche se non si può escludere categoricamente, come si è suggerito poc’anzi, che
Plutarco abbia tentato di ricreare il racconto in maniera personale scegliendo, caso
per caso, le fonti che riteneva più adatte al contesto della sua narrazione.
Dall’analisi qui condotta risulta che spesso è stato trascurato il peso che possono
aver avuto le fonti nella elaborazione delle Vite di Agide e Cleomene: in particolare,
qualcuna di esse può aver inciso sulla narrazione plutarchea accentuando, ad esem-
pio, il ruolo avuto dalle donne a Sparta. Pensiamo in definitiva che si debba parlare
di una pluralità di fonti adottata da Plutarco nelle Vite di Agide e Cleomene, e tra di
esse c’è anche Aristotele, che Plutarco ha saputo riadattare attraverso sottili mezzi
retorico-stilistici al fine di evidenziare la tryphe delle donne all’interno del clima di
declino morale e culturale della Sparta del III a.C. Si può quindi concludere che il
quadro che ci dà Plutarco della società spartana, infarcito, com’è, di notizie e nota-
zioni di origine filarchea e di rimandi al tema aristotelico della ginecocrazia spar-
tana, anche se ci fornisce una preziosa conferma di un effettivo accrescimento degli
spazi concessi alle donne in età ellenistica, e in particolar modo durante il periodo
delle riforme di Agide e Cleomene, dev’essere accettato con prudenza. È oppor-
tuno, infatti, per i motivi visti in precedenza, non lasciarsi sedurre eccessivamente
dalla narrazione plutarchea. L’autonomia delle donne spartane non significa che
esse esercitassero autentiche forme di leadership politica, e nemmeno che riuscissero
a formare delle coalizioni politiche: in realtà sono sempre gli uomini (soprattutto i
re e gli efori) i veri protagonisti dei progetti riformatori. E Plutarco, quando parla
di un potere eccessivo delle donne, contribuisce a svelare la finzione di un mito che
ha resistito a lungo nel tempo.
Università di Pisa
a.spano85@tiscali.it

97
Ci sembra interessante proporre un parallelismo con un’affermazione che Ateneo attribuisce a
Teopompo (Ath. 609b, FGrHist 115 fr. 240): 6KA@=A@C 5Ó S> Eˆ V;E† ;2Ú A6>E8;@DEˆ EŽ> πDE@B:Ž>
%6>@A6196:2> E> "FD2>5B15@F =8E/B2 A2DŽ> EŽ> ;2EÏ '6<@AK>>8D@> 4F>2:;Ž> 464@>/>2:
;2<<1@>2. NA/;E6:>2> 5Ó 2ÃE> "2;652:=K>:@: ;2Ú E> N56<G> 2ÃE‡C -BLD8>, ≈E6 ;2Ú EÙ>
"FD2>5B152> SH9BÙ> ƒ>E2 R48D1<2@C ¡ 32D:<6ˆC ;2E2DE2D:.D2C GF4256F9‡>2: SA@18D6> ÕAÙ
"2;652:=@>1J>. Il ‘Lisandrida’ di cui si parla nel frammento sarebbe da identificare con Lisanorida (vd.
soprattutto Plut. Pel. 13, 3, mor. 576a, e Xen. hell. V 4, 13), il quale venne mandato in esilio con la com-
plicità di Agesilao in seguito alla perdita di Tebe nel 379 a.C. Anche se in contesti diversi, in entrambi
i casi sia Plutarco (Cleom. 38, 8) che Teopompo fanno riferimento rispettivamente all’uccisione di una
donna spartana – una madre per la precisione – appartenente ad una famiglia senza dubbio influente
nella città. Il passo citato da Ateneo potrebbe testimoniare, anche se con le dovute cautele, una forma
di partecipazione di alcune donne spartane ricche alle dinamiche politiche della città nel IV a.C.; tut-
tavia, sembra esagerato dedurre da esso una considerevole influenza politica delle donne nel IV a.C.
Devo la segnalazione del passo al professore Cartledge.
SULLA CONDIZIONE DELLA DONNA A SPARTA 233
Abstract

Lo studio tratta del ruolo giocato dalla donna nella vita comunitaria spartana e mira a riva-
lutare l’importanza degli andres spartani nelle pratiche matrimoniali e nello spazio dell’oikos.
Nella prima parte l’articolo offre alcune riflessioni sui principali aspetti relativi al tema della
donna spartana: la kyrieia, la gynaikokratia, la poliandria, l’amministrazione dell’oikos. La se-
conda parte dell’articolo si focalizza sulla figura di tre ricche donne vissute a Sparta nella se-
conda metà del III a.C.: Agesistrata, Archidamia, Cratesiclea, protagoniste delle Vite di Agide
e Cleomene di Plutarco. In particolare, l’articolo mostra come Plutarco utilizzi in modo crea-
tivo le fonti a sua disposizione, in primis Filarco e Aristotele; infatti, un esame attento di al-
cuni passi della Vita di Agide e di Cleomene consente di fare luce sulle strategie narrative adot-
tate dall’autore nella rappresentazione delle donne spartane di età ellenistica.
Parole-chiave: Aristotele, donna spartana, ‘oikos’, Vite di Agide e Cleomene, Plutarco

This study deals with the role played by women in Spartan community life and aims to
reevaluate the significant position of Spartan andres in marriage practices and within the
oikos. The first part of the paper provides some considerations on the main aspects regard-
ing the issue of Spartan woman: the kyrieia, the gynaikokratia, the polyandry and the ad-
ministration of the oikos. The second part focuses on three wealthy women living in Sparta
in the second half of the 3rd century B.C.: Agesistrata, Archidamia, Kratesikleia, who were
the protagonists of Plutarch’s Lives of Agis and Kleomenes. The paper especially shows how
Plutarch creatively exploits his sources, above all Phylarchus and Aristotle; indeed, an analy-
sis of some passages of Lives of Agis and Kleomenes allows us to illustrate Plutarch’s narrative
strategies in portraying Spartan women who lived in Hellenistic period.
Key-words: Aristotle, Spartan woman, ‘oikos’, Lives of Agis and Kleomenes, Plutarch

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