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RUOLO DELL’OSS NELL’ALIMENTAZIONE DI UN

PAZIENTE DISFAGICO
La disfagia è l’alterazione di una o più fasi della deglutizione.
Il termine disfagia deriva dal greco e indica una difficoltà a deglutire. Tale difficoltà
può manifestarsi per i cibi liquidi, per i solidi o per entrambi.
La disfagia può essere associata a numerose patologie soprattutto di tipo vascolare
(ictus, vasculopatia celebrale), di tipo neurologiche (Parkinson, SLA, sclerosi
multipla) o neoplasie del collo (esofago, trachea).
Esistono differenti gradi di disfagia [lieve-moderata-grave] e non sempre è facile da
riconoscere e diagnosticare. In alcuni casi la difficoltà a deglutire è evidente, ma in
alcuni casi i sintomi che si manifestano sono:
● Tosse
● Modificazione della voce
● Sensazione di corpo estraneo in gola
La disfagia può provocare complicanze anche gravi, tra le quali:
● Calo ponderale (perdita di peso)
● Disidratazione
● Polmonite ab-ingestis (infezione ai polmoni).

«LA GESTIONE DIETETICA DI UN PAZIENTE DISFAGICO»


L’obiettivo è mantenere un adeguato stato nutrizionale e garantire sicurezza
durante l’alimentazione.
o Modificare la consistenza del cibo e dei liquidi: tutti gli alimenti dovrebbero
essere sufficiente morbidi da poter essere assunti col cucchiaio
o La consistenza semi-solida deve essere ottenuta per tutti gli alimenti
realizzando così diete varie, appetibili e complete
o Frazionare l’alimentazione nel corso della giornata in tanti pasti, poco
abbondanti per prevenire un’immediata sensazione di sazietà e quindi
evitare che il paziente non raggiunga il suo fabbisogno nutrizionale.
«DISFAGIA PER I LIQUIDI»
In presenza di disfagia per i liquidi utilizzare l’acqua gelificata o polveri addensanti.
Tali polveri possono essere aggiunte a tutti i liquidi caldi e freddi (acqua, brodo, the,
latte, succo di frutta). I liquidi per essere deglutiti correttamente dovrebbero essere
addensati fino ad avere la consistenza di un budino.
Quando in una persona disfagica la deglutizione è compromessa possiamo aiutarci
con addensanti (gelatine, fecola di patate e farine istantanee) o diluenti (brodo
vegetale o di carne, succhi di frutta e latte).
Bisogna prestare particolare attenzione agli alimenti a doppia consistenza
(minestra di pasta, succhi con frutta a pezzi) sono i più difficili da mangiare poiché
richiedono meccanismi di deglutizioni diverse.
La corretta posizione del capo e del corpo è importante sulla deglutizione,
favorendo o meno il passaggio del bolo alimentare nelle vie respiratorie si consiglia
la posizione seduta.
In reparto o anche a domicilio, l’OSS spesso si siede a letto del paziente e lo aiuta ad
alimentarsi.
L’OSS durante la somministrazione degli alimenti dovrà quindi mettersi seduto e
appoggiare le posate tra un boccone e un altro in modo da trasmettere calma
all’assistito.
Mentre si somministra il pasto è consigliabile tenere gli occhi alla stessa altezza o
più in basso da chi deve mangiare evitando di chiedere all’utente di parlare mentre
mangia, somministrando piccole quantità di cibo.
L’alternanza di cibi liquidii e solidi può aiutare a pulire la gola da residui,
incoraggiare la tosse dopo la deglutizione e incoraggiare la rimozione dei residui
sulla lingua.
NON lasciare mai l’utente da solo mentre mangia o beve, evitare l’estensione del
collo, utilizzare ausili adeguati per esempio tazze con coperchi e una piccola
apertura laterale, EVITARE l’utilizzo di cannucce o siringhe.
Se durante la manovra d’imbocco il paziente presenta tosse, a seconda dei casi è
necessario attendere alcuni secondi prima di riprendere, nei casi in cui non dovesse
risolversi spontaneamente attivare il protocollo di emergenza in uso.
A fine pasto è importante che l’OSS esegua all’assistito un’accurata igiene orale,
assicurando che la cavità orale sia libera da residui di cibo.

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