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Come assistere il paziente con Iperpiressia?

Cosè l’Iperpiressia?
Per prima cosa definiamo cos’è l’iperpiressia:
Iperpiressia consiste nell’innalzamento della temperatura corporea oltre i 39-40°C. (febbre molto
alta) non è considerata una malattia, ma un sintomo che può essere provocato da diversi tipi di
condizioni patologiche, quali, ad esempio, infezioni batteriche o virali.
Per assisstere il paziente con Iperpiressia dobbiamo tener presente quali sono gli obiettivi e gli
interventi assistenziali da intraprendere.
Gli interventi terapeutici e assistenziali nei confronti di un soggetto in stato febbrile segue due
direttrici:
1) Interventi volti ad agire sulle cause che hanno determinato l’insorgenza della febbre e sul quadro
sintomatologico (essenzialmente di ordine diagnostico e terapeutico e quindi di competenza medica
e infermieristica),
2) Prestazioni di natura assistenziale volte a favorire l’abbassamento della temperatura compito
dell’O.S.S.

Come assistere il paziente con Iperpiressia?


Attività da svolgere: Persona con brividi
Mantenere il comfort e la sicurezza del paziente
· Fornire coperte o abiti supplementari per aiutare la persona a sentirsi calda.
· Rilevare i parametri vitali P.A. , F.C , F.R , (effetti della febbre sugli altri sistemi corporei).
· Favorire l’idratazione.
Ridurre la produzione di calore.
· Invitare la persona a ridurre l’attività fisica e favorire il riposo a letto in ambiente tranquillo,
diminuire gli stimoli ambientali (rumore, luce).

Attività da svolgere: Persona con rialzo febbrile.


Promuovere la dispersione di calore.
· La perdita di calore dal corpo del soggetto all’ambiente circostante va favorita togliendo gli abiti o
coperte troppo pesanti: l’esposizione della superficie della cute all’aria aumenta la dispersione di
calore.
· Eseguire spugnature tiepide, su indicazione medica applicare la borsa del ghiaccio o criogel su
decorso dei grossi vasi. (femorale – carotideo – temporale – ascellare per favorire il raffreddamento
attraverso l’evaporazione e la conduzione).
· Mantenere fresca e la temperatura della stanza (17 – 19°C), e ben areata
Mantenere l’idratazione.
· Osservare lo stato di idratazione delle mucose (attuare le necessarie cure per prevenire il disagio
provocato dalla disidratazione e le lesioni dalla mucosa con insorgenza di infezioni, mantenere le
labbra morbide).
· Controllare la diuresi quantità e caratteristiche.
· Stimolare l’assunzione orale di liquidi preferibilmente ad alto contenuto di carboidrati: succhi di
frutta, tè, camomilla.
Mantenere la nutrizione.
· Favorire l’assunzione di alimenti ricchi di carboidrati e proteine per contrastare l’elevato
metabolismo,preferendo una dieta semiliquida e facilmente digeribile.
Mantenere il comfort e la sicurezza.
· Garantire l’igiene totale e il cambio della biancheria personale e del letto per effetto della
sudorazione.
· Favorire il riposo ( l’attività fisica aumenta la temperatura).
· Infondere fiducia e tranquillità.
· Garantire la sicurezza.
· La luce eccessiva e i rumori sono fonte di disturbo per l’assistito, per cui entrambi vanno evitai
accuratamente.
Come assistere un paziente disfagico?
Cos’è la disfagia?
L’aspirazione di alimenti nelle vie aeree è un problema molto importante che non va mai
sottovalutato.
Tale problema può NON ESSERE SUBITO CHIARO ED EVIDENTE, ma va comunque preso in
seria e tempestiva considerazione.

Quali sono le principali cause della disfagia?


 MALATTIE NEUROLOGICHE (ictus, tumori cerebrali, Morbo di Parkinson, Sclerosi
Laterale Amiotrofica, demenze ecc.)
 MALATTIE ORGANICHE (alla bocca, al faringe, alla laringe, all’esofago)
 MALFORMAZIONI
 TUMORI
 RADIOTERAPIA
 ESITI D’ INTERVENTI
 CHIRURGICI alle strutture coinvolte nella deglutizione
 MALATTIE SISTEMICHE (es. la Distrofia Muscolare)
 SENILITA’

Come posso riconoscere la disfagia?


La persona che soffre di disfagia può presentare i seguenti disturbi:
 TOSSE specie in coincidenza con la deglutizione (è sempre un importante campanello
d’allarme)
 VOCE GORGOGLIANTE (cioè assieme alla voce si sente un rumore di liquido che
gorgoglia)
 AUMENTO DELLA SALIVAZIONE E DEL MUCO durante e dopo i pasti
 RESIDUI ALIMENTARI IN BOCCA E FUORIUSCITA DI CIBO O LIQUIDI DAL
NASO
 RISVEGLIO NOTTURNO PER ECCESSI DI TOSSE E SENSAZIONE DI
SOFFOCAMENTO
 FEBBRE
 PERDITA DI PESO INSPIEGABILE

Cosa deve evitare un paziente con disfagia?


Un paziente disfagico deve evitare:
 cibi secchi, che si sbriciolano, ad esempio i cracker, le fette biscottate, i grissini: le
briciole possono essere inalate e penetrare nei polmoni.
 Evitare le bucce e i semi della frutta, la pelle, le lische, le componenti fibrose delle carni
e del pesce.
 Evitare le verdure crude o cotte filacciose e il riso.
 Evitare i cibi a consistenza doppia: minestre in brodo, pastina in brodo, fette biscottate
nel caffè latte.
 Evitare di assumere le pastiglie intere.
 Chiedere al medico se esiste un farmaco equivalente in sciroppo o in gocce.
 In ogni caso evitare di assumere le pastiglie con un liquido, ma tritarle e mescolarle ad un
cucchiaio di cibo frullato o acqua gel
 Gli alimenti da assumere dovrebbero avere le seguenti caratteristiche
 Consistenza morbida, cremosa, evitando cibi che aderiscono al palato diventando difficili
da deglutire.
 Gli alimenti sicuri sono quelli che formano un bolo (boccone) omogeneo e che scivolano
senza impastare.
 Gli alimenti di consistenza liquida (es. yogurt da bere, sciroppi, succhi di frutta, bibite e
acqua) possono cadere nelle vie aeree inferiori, con conseguente rischio di polmonite: è
opportuno addensare gli alimenti liquidi utilizzando specifici prodotti addensanti.
 Evitare, inoltre, l’uso della cannuccia.
Nel caso sia necessario aumentare l’apporto calorico può essere utile aggiungere, durante la
preparazione dei cibi, condimenti quali olio, burro, salse tipo besciamella fluida, panna, evitando gli
eccessi.
Per prevenire la disidratazione e la stipsi, frequenti in chi è disfagico, bisogna addensare l’acqua
con prodotti specifici (addensanti) oppure utilizzare acqua gelificata pre-confezionata. E’
importante accertarsi che nel corso della giornata si sia “mangiato” l’equivalente di un litro e mezzo
di acqua sotto forma di acqua addensata. Per prevenire la stipsi si possono utilizzare appositi
prodotti a base di fibra solubile da sciogliere nell’ acqua per ottenere una gelatina densa.
La consistenza ottimale dei cibi viene specificata dalla logopedista.

Comportamenti che facilitano l’Alimentazione del paziente


disfagico
 Mantenere SEMPRE la bocca pulita ed idratata (anche con spugnette umide)
 Mangiare in posizione seduta, con le braccia comodamente appoggiate e con il tronco (la
parte superiore del corpo) eretto.
 Piegare la testa in avanti e abbassare il mento verso il torace durante la deglutizione
(oppure assumere altra postura facilitante indicata nel corso della valutazione
logopedica).
 Mangiare lentamente e favorire la massima attenzione durante il pasto avendo cura di
evitare le distrazioni e le conversazioni.
 Mangiare piccole quantità di cibo alla volta, e non introdurre in bocca un nuovo boccone
se il precedente non è stato completamente deglutito.
 Ogni 2-3 bocconi effettuare alcuni piccoli colpi di tosse per controllare ed espellere gli
eventuali ristagni di cibo in gola.
 In caso di tosse riflessa, lasciare che la stessa si esaurisca prima di riprendere a mangiare.
 Se il paziente viene imboccato oltre a richiedergli l’esecuzione di alcuni colpi di tosse,
fatelo parlare: se la voce è gorgogliante (segno di presenza di cibo in gola) interrompere
l’alimentazione e far tossire il paziente.
 Consumare tanti piccoli pasti poco abbondanti, perché deglutire, quando si è disfagici, è
faticoso, è quindi consigliato frazionare l’alimentazione quotidiana in almeno 3 pasti e 2
spuntini.
 Mantenere la postura eretta per almeno 15-20 minuti dalla fine del pasto.

Qual è il compito dell’OSS nella gestione dei regimi dietetici speciali? – Durante il trattamento
di forme patologiche, anche l’alimentazione ha la sua importanza e deve tenere conto della terapia
prescritta.
Per questo motivo si parla di regimi dietetici speciali in particolari stati patologici.
I regimi dietetici speciali per particolari patologie vengono prescritti dal medico. La dietista ha la
responsabilità della composizione delle diete, l’infermiere ne applica la prescrizione.
Possiamo avere numerosi tipi di diete che si rendono necessari in relazione ai quadri patologici dai
quali i degenti sono affetti e agli interventi diagnostici e terapeutici a cui sono sottoposti. Esistono
così diete ipo o iper caloriche per diabetici, per malati affetti da malattie renali, del fegato, del
pancreas ecc.., diete da adottare in particolari esami diagnostici.

Qual è il compito dell’OSS nella gestione dei regimi dietetici


speciali?
Il compito dell’OSS nella gestione dei regimi dietetici speciali è:
 Esecuzione delle prescrizioni;
 Seguire le norme igieniche durante la distribuzione degli alimenti;
 Collaborare con l’infermiere nella prenotazione dei pasti, e nel controllo del contenuto
della dieta;
 Collaborare con l’infermiere o il capo sala nella distribuzione dei pasti;
 L’aiuto nell’assunzione del cibo nella persona non autosufficiente;
 Osserva il paziente che si alimenta e del gradimento del vitto;
 Il riordino dell’ambiente;
La dieta , dal latino diaeta, è l’insieme degli alimenti che gli animali e gli esseri umani
assumono abitualmente per la loro nutrizione ovvero lo spettro alimentare.

Regimi dietetici speciali


Dieta assoluta o digiuno
Esclude ogni alimento.
Indicazioni:
Per la preparazione a interventi chirurgici e ad alcuni esami diagnostici. Su indicazione medica e
infermieristica .
Modalità di attuazione:
Dalla sera precedente in caso di esami o intervento, fino a una nuova disposizione in caso di
particolari problemi del paziente.

Dieta idrica
Esclude ogni alimento.
Indicazioni:
Dopo alcuni interventi chirurgici. Su indicazione medica e infermieristica.
Modalità di attuazione:
Permette l’assunzione di acqua e alimenti liquidi di basso apporto nutritivo, come tè , camomilla,
acqua non gasata, con l’eventuale aggiunta di zucchero; da un punto di vista nutrizionale equivale
spesso al digiuno assoluto.

Dieta liquida
Esclude ogni alimento.
Indicazioni:
Dopo alcuni interventi chirurgici. Su indicazione medica e infermieristica.
Modalità di attuazione:
Comporta l’assunzione di alimenti che forniscono un certo apporto di calorie e in principio
nutritivi , ma di consistenza liquida ( es, latte parzialmente scremato , tè, camomilla, succhi di
frutta, brodo , brodi vegetali, acqua non gasata ) povera in nutrienti e calorie, spesso viene
addizionata con integratori alimentari (es. liofilizzati).

Dieta semiliquida
Indicazioni:
Dopo alcuni interventi chirurgici. Su indicazione medica e infermieristica. Per iniziare la ripresa
dell’alimentazione dopo un lungo periodo.
Modalità di attuazione:
Comporta l’assunzione di alimenti che forniscono un certo apporto di calorie , ma di consistenza
semiliquida ( es, latte parzialmente scremato , tè, camomilla, succhi di frutta, brodo di carne,
minestra, brodi vegetali, acqua non gasata, frutta cotta ) povera in nutrienti e calorie, anche questa
spesso viene addizionata con integratori alimentari (es. liofilizzati).

Dieta a basso residua (povera di scorie)


Comprende cibi poveri di fibra alimentare.
Indicazioni:
Chirurgia intestinale. Preparazione a esami del tratto gastrointestinale. Stomie intestinali (se
indicato).
Diarrea (come) – In presenza di diarrea, con una dieta mirata a basso residuo si cercherà di
diminuire la peristalsi.
In genere la dieta e tipo normocalorica, a basso residuo, si potrà usare della fibra solubile
(integratori).Piatti semplici come riso o pasta in bianco, successivamente si potrà introdurre nella
dieta anche piatti proteici come carne bianca, pesce, ecc..Per quanto riguarda la frutta si consigliano
mele e banane. Bisogna evitare caffè, cacao, salse, fritti, bevande gassate e legumi.
Modalità di attuazione:
Si consigliano pasti piccoli e frequenti. Mangiare lentamente bere tra i pasti.
Cibi consentiti: Carni bianche a fibre corte (pollo, coniglio, carne tritata o frullata) Pesce, Uova
sode, minestre fatte con acqua di cottura delle verdure. Riso raffinato, semolino di grano, creme di
riso, centrifugati di frutta e verdura ben filtrati. Zucchero, miele. Pane, biscotto, grissini, crachers
non integrali.
Cibi controindicati:
Verdura , legumi , patate, frutta fresca, frutta secca. Carni rosse, crostacei, insaccati. Passati di
verdura. Prodotti di grano integrale. Pane fresco. Limitare l’uso del latte. Gelati e creme. Acqua
gasata.

Dieta iposodica
Insufficienza cardiaca e renale, ipertensione. Edema. Altre indicazioni mediche o infermieristiche.
Ipertensione è una malattia caratterizzata dall’aumento della pressione sanguigna arteriosa, fattore
di rischio per malattie cardiovascolari, non sempre ha cause identificabili, ma è stato accertato che
l’alimentazione e l’esercizio fisico rivestono un ruolo primario nel miglioramento del quadro
clinico. La dieta deve mirare a controllare il peso corporeo, alcune volte è sufficiente perdere un po’
di peso per correggere l’ipertensione.
Modalità di attuazione:
Mangiare ad orari fissi e lentamente. Bere tra un pasto e l’altro.
Cibi consentiti:
latte, yogurt, ricotta, mozzarella. Pane e biscotti iposodici. Uova, carne e pesce fresco. Acqua priva
di sodio.
Cibi controindicati:
Sale da tavola. Cibi trattati con sale e conservati in scatola o in salamoia, o essiccati e affumicati.
Carni, pesce, ortaggi e frutta conservati in scatola (marmellate, salse, tonno, mandorle, nocciole,
ecc..). Pane biscotti, crackers salati. Crostini, insaccati. Pasticceria industriale. Glutammato di
sodio per brodo. Acqua gasata. Limitare il fumo e il caffè in quanto vasocostrittori.Evitare gli
alcolici che possono interferire con i farmaci antipertensivi.

Dieta ricca di fibre


Stitichezza, gonfiore addominale, diverticolosi e colite spastica
Si ricorda che per un buon funzionamento dell’intestino andranno rispettate alcune semplici regole:
 Camminare almeno un ora al giorno
 Bere abbondantemente acqua
 Acidificare l’intestino consumando yogurt ricco di lactobacilli.
 Consumare una dieta ricca di fibre.
Una dieta ad alto residuo prevede un apporto giornaliero di circa 30 grammi di fibra.
La fibra deve essere introdotta gradualmente nell’alimentazione per dare tempo all’organismo di
abituarsi.
Alcuni consigli:
1) Non saltare i pasti 2) Consumare la fibra tutti i giorni 3) Mangire la verdura nei due pasti
principali. 4) La frutta può essere utilizzata per gli spuntini. 5) Masticare con calma e bene.
Modalità di attuazione: Bere non meno di 2 litri di acqua al giorno. Mangiare lentamente
masticando a lungo. Non assumere cibi al di fuori dei pasti.
Cibi consentiti: Legumi e verdure ricchi di fibre di cellulosa. Frutta sciroppata e succhi, pane
fresco, biscotto integrale, crackers, grissini o fette biscottate integrali. Carni bianche, yogurt, uova,
latte e latticini. Olio di oliva,burro fresco,dolci, budini, crostate di frutta, marmellate., miele,
macedonia di frutta.
Cibi controindicati: Cibi con fecola, cioccolato, cacao. Paste alimentari. Pane. Riso, orzo, Tè,
caffè, vini rossi. Nespole , mirtilli. Abuso di carne, fagioli e lenticchie. Acqua gasata.

Dieta a consistenza modificata (Disfagia)


Questo tipo di dieta è consigliata per i pazienti che soffrono di disfagia.
Con il termine di disfagia si descrive qualsiasi difficoltà o fastidio legati al processo della
deglutizione.
Gli alimenti devono essere modificati nella loro consistenza. I liquidi devono essere addensati,
utilizzando gli addensanti esistenti sul mercato. Si potrebbe pensare che i liquidi sono più facili da
deglutire, ma un cattivo controllo sul loro passaggio potrebbe creare grossi problemi. I cibi solidi
devono essere ridotti a purea, evitando di mescolare gli alimenti. Il cibo deve essere di bell’aspetto,
ben condito per stimolare l’appetito. I cibi leggermente acidi (conditi per esempio col limone)
attivano il riflesso della deglutizione.

Dieta di eliminazione (Allergia)


L’allergia o ipersensibilità agli alimenti è una reazione anormale del sistema immunitario
secondaria all’introduzione di qualche alimento o additivo. Colpisce particolarmente i bambini,
nell’ordine del 3-8% , meno gli adulti , con 1-2%.
Solitamente avviene in alcuni individui e non dipende dalla quantità di cibo ingerita.
I cibi che possono scatenare una reazione allergica sono:
latte, pomodori, uova, pesce, arachidi, nocciole, soia, alcune verdure come il sedano e frutta come
pesca, agrumi, banana, Kiwi.
I sintomi più comuni sono : gastroenteriti (stomatiti, vomito, diarrea,) cutanee (dermatiti)
respiratorie (asma), in alcuni casi si ha lo shock anafilattico.
Questa dieta di eliminazione consiste nell’eliminazione completa degli alimenti a cui il paziente è
allergico. Per esempio una persona intollerante al glutine (celiachia) l’unica terapia consiste
nell’eliminazione dalla dieta di tutti gli alimenti che contengono glutine (frumento, orzo avena,
malto, farro, segale)

Diete ipolipidiche (Dislipidemie)


Con il termine dislipidemia si intende solitamente un’alterazione in eccesso delle componenti
lipidiche plasmatiche e conseguentemente un aumento del livello di colesteroloe/o trigliceridi al di
sopra dei valori normali.
Il colesterolo è fondamentale per il nostro organismo.
 Interviene nella formazione e nella riparazione delle membrane cellulari.
 Precursore della vitamina D, degli ormoni steroidei e degli ormoni sessuali (come
androgeni, testosterone, estrogeni e progesterone).
 È contenuto nell’emoglobina.
 Risulta essere il precursore dei sali biliari.
Il colesterolo non è libero nel sangue, ma è legato a particolari proteine formando strutture
complesse dette lipoproteine; il colesterolo totale si divide perciò in colesterolo VLDL (a
bassissima densità), LDL (a bassa densità) e HDL (ad alta densità).
Le lipoproteine a bassa densità (LDL) veicolano tra il 60% e l’80% del colesterolo sierico.
Presentando molta affinità con le cellule dell’endotelio delle arterie, liberano il colesterolo sulla
parete dei vasi (costituisce la placca ateromatosa nell’aterosclerosi, anche se non è ancora chiaro se
rappresenti il fattore eziologico della malattia); viceversa le lipoproteine ad alta densità
(HDL )svolgono la funzione opposta, rimuovendo il colesterolo dalle arterie e riportandolo al
fegato. Incerto è invece il significato del colesterolo presente nelle lipoproteine VLDL.
Il colesterolo contenuto nella dieta non deve superare i 300 mg giornalieri.
Cibi controindicati: uova , frattaglie, latte intero, formaggi, salumi, carni grasse, burro pancetta,
panna.
Cibi indicati: Pesce condito con olio extravergine, e preferiti alimenti di origine vegetale, cereali
integrali, verdure, legumi.

Dieta ipoproteica (insufficienza renale)


L’insufficienza renale è una condizione patologica che compare quando i reni non sono più in grado
di funzionare in modo efficiente. I reni hanno il compito di depurare il sangue, filtrando le sostanze
dannose, e svolgono perciò un ruolo fondamentale nel mantenimento dell’equilibrio interno
dell’organismo.
Quando la funzione renale si altera, perché i reni non sono in grado di trattenere i sali minerali
presenti nelle cellule oppure non riescono più a mantenere il livello di sostanze nocive nel sangue
entro una soglia ottimale, si produce l’insufficienza renale, un patologia che, nella sua tipologia
cronica, in Italia colpisce attualmente circa 40.000 persone.
L’insufficienza renale può essere acuta (Ira) o cronica (Irc). Quella acuta è provocata da un
deterioramento improvviso della funzionalità renale (il blocco renale), ed è caratterizzata da ridotta
produzione di urine (oliguria); può essere causata da infezioni gravi, terapie farmacologiche,
interventi chirurgici. Quella cronica è invece provocata da una perdita permanente della funzione
renale. Questo deterioramento dei reni è progressivo e lento, per cui è difficile individuarne i segni,
anche perché l’organismo reagisce tentando di compensare il malfunzionamento di quest’organo.
Le cause principali sono nefropatia diabetica, ipertensione arteriosa, glomerulonefriti, nefropatia
policistica, idronefrosi ecc.
L’Irc porta all’uremia, ossia una condizione tossica in cui si ha accumulo nel sangue dei prodotti del
metabolismo delle proteine e di urea. Le ripercussioni sono gravi: intossicazione globale
dell’organismo con anoressia, vomito (Assistenza al paziente che vomita), nausea, prurito diffuso,
poliuria, nicturia e, in fase terminale, oliguria e anuria. I sintomi che possono indicare la presenza di
Irc sono pressione alta, stanchezza, inappetenza, pallore. Nel caso di insufficienza renale acuta la
terapia è rappresentata dall’eliminazione della causa che l’ha provocata, dal ripristino della diuresi e
degli equilibri idroelettrolitici, dal trattamento delle infezioni.
Nella forma cronica, si devono adottare severi cambiamenti nella dieta, passando a
un’alimentazione priva di sodio, con poche proteine e fosfati, per evitare ulteriori danni ai reni, e
una terapia farmacologica che consenta di correggere gli squilibri presenti nell’organismo. In
pazienti ormai giunti all’uremia, le uniche possibilità sono rappresentate dalla dialisi e dal trapianto
renale. La forma più completa di terapia è rappresentata dal trapianto; in più della metà dei casi, il
rene trapiantato funziona in modo ottimale anche dopo quindici anni dall’intervento. In caso di
fallimento del trapianto, il paziente torna alla dialisi, ma potrà in seguito effettuare un nuovo
tentativo.
Dieta: Per evitare i danni dovuti all’accumulo di sostanze tossiche derivanti dal metabolismo delle
proteine, queste devono essere ridotte. Si parla di dieta ipoproteica nel caso in cui saranno favorite
le proteine ad alto valore biologico , mentre le proteine vegetali andranno ridotte. In commercio vi
sono prodotti aproteici, creati appositamente per questi pazienti, sostitutivi della pasta e del pane,
che non contengono proteine ma forniscono con i carboidrati un apporto calorico adeguato. Dovrà
essere ridotto anche il sale. La quantità di sale da utilizzare nella giornata varia a seconda della
gravità della malattia.

Procedure OSS: la nutrizione artificiale


La Nutrizione Artificiale è una procedura terapeutica mediante la quale è
possibile soddisfare i fabbisogni nutrizionali di pazienti non in grado di
alimentarsi sufficientemente per la via naturale.
Con la Nutrizione parenterale , i nutrienti vengono somministrati direttamente nella circolazione
sanguigna, attraverso una vena periferica (es. cefalica, ecc.) o una vena centrale di grosso calibro
(es. giugulare, succlavia, ecc.), mediante l’impiego di aghi o cateteri venosi.
Con la Nutrizione enterale i nutrienti,vengono somministrati direttamente nello stomaco o
nell’intestino mediante l’impiego di
apposite sonde (sondino naso-gastrico, naso-duodenale, naso-digiunale, stomie).
Sia la Nutrizione parenterale che la Nutrizione enterale necessitano di precisi protocolli
terapeutici e di monitoraggio, personalizzati a seconda dello stato metabolico e delle esigenze
nutrizionali del singolo paziente.

La nutrizione enterale
La Nutrizione enterale è una forma di alimentazione che si riserva a pazienti che, pur mantenendo
l’integrità funzionale (completa o parziale) del tratto gastroenterico, non possono assumere gli
alimenti nel modo naturale.
Essa consiste nella somministrazione di nutrienti in forma liquida attraverso una sonda oppure per
via orale. La via orale è riservata a pazienti nei quali è mantenuta una completa integrità
dell’apparato digestivo per i quali è possibile l’ingestione di liquidi, ma che non sono in grado di
alimentarsi con cibi solidi (es. pazienti con stenosi esofagee).
Per posizionare il sondino si può ricorrere ad un accesso naturale (sonda nasogastrica,
nasoduodenale, nasodigiunale) oppure ad uno stoma artificiale aperto a livello faringeo, gastrico
o digiunale. La collocazione finale della punta della sonda posizionata attraverso queste vie è
sempre lo stomaco o il primo tratto dell’intestino. La Nutrizione enterale può essere totale, se
rappresenta l’unica forma di alimentazione del paziente, o suppletiva, se va ad integrare
un’assunzione non adeguata di normali alimenti.
Dunque la nutrizione enterale è un tipo di nutrizione, effettuata con nutrienti liquidi artificiali, che
vengono somministrati mediante un sondino nel tratto gastrointestinale.
SNG, Sondino naso gastrico, sondino introdotto per via orale, si tratta di un piccolo tubo di
gomma o in silicone, che viene introdotto da una narice e, passa attraverso il naso e la parte
posteriore dalla cavità orale arriva all’esofago per poi arrivare allo stomaco.
PEG, sonda introdotta tramite stomia digestiva direttamente nello stomaco gastrostomia. Viene
posizionata, tramite intervento chirurgico
direttamente nello stomaco praticando un foro nello stomaco.
PEJ, Sonda introdotta tramite una stomia digestiva, si permette di somministrare i nutrienti
direttamente nell’ intestino.

Somministrazione per sonda nasogastrica o digiunale.


L’intubazione nasale è la via di accesso per l’alimentazione gastrica più semplice e più usata; viene
scelta quando si prevede che il paziente
possa riprendere la via orale dopo un breve periodo di trattamento nutrizionale. Condizione
indispensabile perché si possa realizzare è la
pervietà esofagea.
Questa tecnica non è perciò realizzabile in portatori di stenosi esofagee o di altre malattie che non
consentono il transito di un sondino.
Il calibro del sondino dipenderà dalla densità della dieta. La parte più esterna del sondino viene
fissata alla guancia del paziente dopo essere passata dietro l’orecchio come l’asticciola di un
occhiale.
Il medico decide quale sede di infusione è bene sfruttare, infondendo quindi nel punto più
prossimale disponibile. La collocazione finale del sondino è resa più agevole dalla presenza di pesi
alla punta che facilitano il posizionamento sia nello stomaco sia nel digiuno. Il reflusso
gastroesofageo comporta un elevato rischio di polmonite “ab ingestis”, ad esempio in pazienti in
stato comatoso in cui sono ridotti i normali riflessi della tosse: la scelta di una somministrazione in
duodeno o digiuno risulterà più sicura dal rischio di aspirazione di quella gastrica; in questo caso
vengono utilizzati sondini nasoduodenali o nasodigiunali posizionati oltre il piloro, che funzionerà
da barriera naturale opponendosi al reflusso.

Compiti dell’OSS nella corretta gestione del sondino naso


gastrico
L’inserimento e la rimozione delle sonde per la nutrizione enterale competono al medico e
all’infermiere.
L’OSS è chiamato, su indicazione dell’infermiere:
– A posizionare i flaconi di miscela nutritiva e/o liquidi;
– A sorvegliare il corretto funzionamento del sistema;
– A segnalare eventuali malposizionamenti, alterazioni cutanee o altre anomalie.
– Prima della somministrazione controllare che sia pervio
– Evitare le trazioni o movimenti bruschi durante il suo utilizzo;
– Evitare l’uso del sondino, se possibile, quale via di somministrazione dei farmaci. In caso
contrario, lavarlo accuratamente dopo ogni uso con la siringa a cono e acqua tiepida;
– Sostituire il cerotto con cui il sondino è attaccato al naso ogni 2-3 giorni e controllarne la corretta
posizione , fissarlo preferendo cerotti di carta o “in tessuto non tessuto”
– In caso di rimozione accidentale del sondino, avvertite il medico o l’assistenza infermieristica
domiciliare .

La gastrostomia percutanea PEG, la digiunostomia percutanea


PEJ.
La PEG viene applicata a pazienti che non possono alimentarsi adeguatamente , nei quali vi sia la
necessità di un’alimentazione enterale per un periodo di tempo superiore ad un mese.
L’applicazione è indicata, per esempio, in caso di patologie a carico del sistema nervoso centrale e
periferico (M. di Parkinson, Sclerosi Multipla, Vasculopatie cerebrali, Rabbia, Botulismo, M. di
Alzheimer, Sindrome pseudo-bulbare); in questi ultimi casi mancando il riflesso della deglutizione
il paziente può incorrere nell’aspirazione di cibo nelle vie aeree con conseguente polmonite“ab-
ingestis”.
La digiunostomia per cutanea o PEJ permette di somministrare nutrienti direttamente
nell’intestino;
Di regola l’Oss deve controllare giornalmente la cute attorno alla stomia, verificando l’esistenza di
eventuali segni di infezione: arrossamento,gonfiore, irritazione, eventuale presenza di pus, perdita
di succo gastrico e avvisare il personale infermieristico o il medico.

Compiti dell’Oss nell’assistenza al paziente con PEG o PEJ


1) E’ necessario lavarsi accuratamente le mani con acqua e sapone prima di iniziare la preparazione
degli alimenti.
2) Preparazione degli alimenti. Se gli alimenti sono già disponibili sotto forma liquida, in flacone o
in sacca idonei ad essere collegati alla
linea infusione PEG, agitare bene la confezione e predisporre tutto l’occorrente rispettando le
tecniche asettiche. Se il preparato è in polvere comporre la soluzione come indicato nella
confezione aggiungendo la quantità di acqua richiesta, se conservato in frigorifero portarlo a
temperatura ambiente. Talvolta per preparare la dose per il singolo pasto o la dose giornaliera,
prima dell’uso può essere necessario mescolare i vari alimenti in un contenitore apposito
(solitamente una sacca di PVC) dotato di chiusura, che dovrà poi essere collegato alla PEG; in
questo caso le norme igieniche devono essere assolutamente rispettate.
3) Posizione del paziente. Terminata la preparazione degli alimenti, far assumere al paziente la
posizione semi-seduta , sollevando la
testiera del letto o utilizzando alcuni cuscini, per facilitare la somministrazione del preparato. Tale
posizione deve essere mantenuta per almeno un’ora dal termine del pasto onde evitare pericolosi
rigurgiti gastroesofagei.
4) Controlli. Si dovrà controllare inoltre:
l’esatta posizione della PEG, verificando la sede della tacca di riferimento presente nella superficie
esterna;
Tenere sempre sotto osservazione il paziente durante il pasto, segnalando la comparsa di sintomi
quali: tosse , difficoltà respiratoria, cianosi, causati da aspirazione o reflusso alimentare nelle vie
aeree; nausea, vomito, diarrea;- alterazione della coscienza.
5) Gestione della sonda; Lavare la sonda prima e dopo ogni somministrazione intermittente con 30-
60 cc di acqua tiepida. Se la
somministrazione è continua , la sonda va lavata periodicamente ogni 3-4 ore poiché i sondini per la
nutripompa sono di calibro sottile. Nei periodi di non utilizzo chiudere la sonda con un tappo adatto
(conico da catetere o similari) non pinzare la sonda con Klemmer o simili.
6) Somministrazione di farmaci. I farmaci non devono essere mescolati con gli alimenti, ma
somministrati a parte. Sono preferibili i farmaci in forma liquida, ove ciò non sia possibile,
polverizzare le compresse, somministrarle una alla volta con acqua, irrigare con 5 cc di acqua tra un
farmaco e l’altro, quindi risciacquare la sonda.
7) Registrazioni. Registrare giornalmente la quantità di soluzione nutritiva somministrata e
settimanalmente il peso corporeo (se le condizioni del paziente lo permettono).
8) Pulizia del cavo orale e igiene personale. La pulizia giornaliera del cavo orale è altresì importante
poiché viene mancare la pulizia
meccanica naturale ottenuta con la masticazione; inoltre le labbra devono essere ammorbidite
frequentemente con sostanza specifiche (burrocacao,olio di vaselina). Il paziente può fare la doccia
dopo 7/8 giorni dall’impianto della PEG.

Procedure OSS: Come assistere un paziente con tracheostomia? Questo articolo relativo alla
sezione Procedure OSS si sofferma sulla problematica di gestione e assistenza di un paziente con
tracheostomia. Inizieremo da alcune definizioni semplici, utili anche per chi deve affrontare
concorsi pubblici (vi invitiamo ad esercitarvi con i nostri QUIZ PER CONCORSI OSS), fino ad
arrivare ad alcune indicazioni pratiche da attuare nella vita professionale di tutti i giorni. Buona
Lettura!!!

Procedure OSS: Come assistere un paziente con


tracheostomia?
Che cos’è la tracheostomia?
La tracheostomia è una procedura chirurgica che consiste nell’incisione della trachea a livello del 2°
– 3° anello cartilagineo, mantenuta pervia da una cannula che permette il passaggio dell’aria, by-
passando le vie aeree superiori.
La tracheotomia può essere una condizione transitoria o permanente come per esempio in caso di
laringectomia oppure in caso di dismorfismi gravi delle vie aeree superiori, in pazienti obesi o con
alterazioni neurologiche, in caso di broncopneumopatia cronica ostruttiva oppure di lesioni spinali.
Quali sono i compiti dell’OSS nell’assistenza di un paziente
con tracheostomia?
La gestione della tracheostomia e delle rispettive cannule è di competenza infermieristica.
L’OSS ha il compito di:
 Controllare che sia pulita e in ordine la zona della stomia ( compresa la piccola bavaglia
che solitamente questi pazienti hanno davanti allastomia);
 Invitare il paziente a lavarsi quotidianamente le mani e di evitare di metterle nella
cannula per evitare infezioni.
 Segnalare ogni condizione che ponga il malato a rischio di soffocamento (collare che
mantiene in sede la cannula troppo stretto, presenza di secrezioni che ostruiscono
l’apertura della cannula e che potrebbero soffocare il paziente, specie se
laringectomizzato, ecc..)
 Invitare il paziente a rimuovere da solo le secrezioni con la tosse, quando è possibile.
 Cercare di tranquillizzare e rassicurare il paziente che in genere ha paura di soffocare e di
non essere in grado di chiamare aiuto.
 Mobilizzare il paziente: Prestare molta attenzione durante le manovre di mobilizzazione
in modo che i raccordi del ventilatore non tengano in trazione la tracheostomia per
evitare lesioni ai lembi della ferita. In genere, se non ci sono controindicazioni e i segni
vitali sono stabili, si tiene sollevata la testiera del letto di 30-45 gradi, per facilitare la
ventilazione, promuovere il drenaggio e prevenire la formazione di edema.
 Consigliare il paziente ad indossare indumenti che non ostacolino o blocchino il
passaggio d’aria, attraverso la stomia, per esempio sono sconsigliati i maglioni a
girocollo e a collo alto, come anche, gli indumenti con peli o che perdono fili.
 Assistere nell’alimentazione: La cannula tracheostomica è sempre un ostacolo alla
deglutizione perchè impedisce l’apertura dello sfintere esofageo superiore. Per aumentare
l’efficacia della deglutizione e diminuire il rischio di aspirazioni durante i pasti, la
cannula fenestrata deve essere chiusa con tappo o valvola. Se non è possibile alimentare
il paziente per bocca, si ricorre alla nutrizione parenterale o enterale che viene
effettuata attraverso un sondino naso-gastrico. L’OSS dovrà conoscere la dieta alimentare
del paziente che è quasi sempre a base di preparati industriali, alimenti frullati oppure
omogeneizzati fluidi.

Le parti principali sono:


 la cannula, mantiene la tracheostomia pervia consentendo una normale respirazione. La
parte curva del tubo è posizionata nella trachea, mentre la flangia è posta nella parte
esterna.
 la flangia, in genere di forma ortogonale, ha la funzione di mantenere la cannula nella
posizione corretta evitando spostamenti accidentali durante i movimenti del capo e la
deglutizione;
 il mandrino, posto all’interno della cannula, serve per facilitarne l’introduzione
rendendo la manovra atraumatica;
 la controcannula, inserita dentro la cannula dopo il posizionamento, serve a mantenere
la cannula pulita evitandone la rimozione durante la pulizia. I materiali impiegati nella
costruzione delle cannule tracheostomiche sono l’argento, il nylon, il polivinilcloruro
(PVC), il teflon e il silicone.
Le cannule metalliche sono utilizzate per le tracheostomie di lunga durata o permanenti.
Hanno il vantaggio di poter essere personalizzate per quanto riguarda il diametro, la
lunghezza e la curvatura.
Qual è il ruolo dell’Oss nell’assistenza alle
persone con disturbi mentali?
Sappiamo che l’Oss lavora a stretto contatto con il paziente, e capita che il soggetto non
sia affetto solo da patologie fisiche ma anche da patologie mentali.

Uno dei compiti fondamentali dell’Oss è osservare il paziente, rilevare le sue risposte,
raccogliere le informazioni in modo da assicurarne il benessere.

Il paziente non ha necessità solo di cure fisiche ma si deve tener conto anche dell’aspetto
psicologico, l’Oss deve instaurare un rapporto con queste persone, sopratutto se hanno
disturbi mentali.

Tra le competenze dell’Operatore Socio Sanitario non c’è solo dunque conoscere le
tecniche di intervento delle patologie fisiche, ma anche di quelle psichiche e sociali.

L’operatore deve pertanto saper sviluppare le sue capacità di accoglienza, sostegno e


comprensione.

Di chi si occupa l’OSS e quali sono le sue competenze?


Le persone di cui si prende cura l’OSS sono:

• persone adulte con handicap gravi o con sofferenza psichica e/o precedente di malattia
mentale

• persone anziane

• nuclei familiari con persone a rischio o con portatori di handicap fisici e/o psichici;
minori allontanati dalla famiglia e collocati in strutture residenziali (comunità- alloggio;
istituti ecc.)

Le competenze dell’Oss sono:

• organizzazione del lavoro

• intervento sull’ambiente di vita dell’utente

• aiuto alta persona e alle famiglie

• relazione
Richiedi maggiori info gratuite su costi e durata del corso OSS e

OSS-S

Il ruolo dell’operatore prima e dopo la legge Basaglia


E’ importante sottolineare che il ruolo degli operatori, che si relazionano con soggetti
disabili, è cambiato dopo la legge Basaglia.

La legge 180 del 13 maggio 1978, meglio nota come legge Basaglia, dal nome dello
psichiatra veneto segna uno spartiacque nella concezione del disabile psichico.

Non si tratta solo di regole, ma di una riforma strutturale sul modo di rapportarsi con la
persona affetta da disturbi mentali: se prima avevamo emarginazione e contenimento ora
abbiamo integrazione, valorizzazione del paziente psichiatrico, che può godere adesso
del diritto alla salute e alla cura.

Competenze dell’Oss in materia di igiene degli alimenti

Che ruolo svolge l’Oss nell’assistenza ai disabili?


E’ molto importante che l’Oss affini le tecniche di comunicazione e relazione. Dal 2003
sono stati compiuti molti passi in avanti circa le ricerche scientifiche ma anche sulla
necessità di avere un linguaggio comune fra infermieri ed operatori, di modo da non fare
confusione fra termini quali menomazioni, disabilità ed handicap onde evitare
preconcetti e ostacoli alla comunicazione.

L’Oss può doversi relazionare con persone che soffrono di:

 disturbod’ansia, che si tramuta in tremori, cefalea, disturbi del sonno,


sudorazione eccessiva, perdita di equilibrio, difficoltà a respirare, battito
cardiaco accelerato.

 disturbo psicotico, in cui si ha la compromissione di alcune aree del cervello ed il


soggetto può soffrire di deliri e allucinazioni, agitazione psicomotoria, attacchi
di panico, accelerazione del battito cardiaco, aggressività.

Ci sono poi i ritardi mentali e le demenze senili da citare, molto importanti perché
comportano vari disagi sul piano fisico.

L’OSS ha un ruolo rilevante proprio nel processo di osservazione dei comportamenti del
paziente, proprio perché trascorre molto tempo con lui e ne condivide la quotidianità.
Osservando, l’operatore, ha modo di imparare ed affinare la tecnica di relazione con il
soggetto.

L’Oss deve saper frenare l’aggressività con un comportamento pacato, essere


rassicurante, parlare in modo semplice e comprensibile, con una modalità non verbale
coerente con quella verbale e saper usare il tono della voce.

Il tono della voce, lo scandire bene le parole e l’utilizzo di un lessico semplice sono
strumenti che aiuto ed agevolano l’interazione con il disabile. Quando poi ci si relaziona
con chi ha visioni e allucinazioni, la negazione assoluta è sbagliata: si cerca di far capire
al paziente che ciò che vede è conseguente al suo nervosismo.
Come avviene la formazione dell’Oss in ambito psicologico?
Durante i seminari nell’assistenza al paziente psichiatrico e disabile vengono affrontate
le seguenti tematiche:

• Identificare le caratteristiche fondamentali del disturbo psichico;

• Individuare gli strumenti assistenziali necessari per la presa a carico del paziente con
disturbo psichico: osservazione, status clinico, relazione terapeutica;

• Distinguere gli elementi essenziali della psicosi e delle difficoltà relazionali che si
incontrano nella pratica professionale;

• Esercitarsi nell’applicazione e nella sperimentazione di tecniche mirate alla gestione di


paziente con disagio mentale.

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