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Educare con le immagini: dagli

abbecedari alle figurine


di: Roberto Farné

Dal primo “sussidiario” illustrato, pubblicato


dal pedagogista moravo Comenio nel 1658,
alle figurine dei calciatori e dei Pokémon, la
scuola e i media si sono interrogati sull’utilizzo
delle immagini in campo educativo.
Abbecedari illustrati, cartelloni, illustrazioni,
carte e tavole per il gioco dell’oca sono infatti
accomunati da una più o meno esplicita
intenzionalità educativa, cioè dal fatto di voler
comunicare informazioni e contenuti culturali,
facilitare l’apprendimento di specifiche
conoscenze, rendere interessante un
argomento storico o un concetto scientifico.

A questo vasto ambito di indagine, che


coinvolge la didattica, le scienze della
comunicazione, la pedagogia dei media, la letteratura per l’infanzia e le discipline
che studiano le immagini, è dedicato il libro di Roberto Farné, professore ordinario
di Didattica generale all’Università di Bologna, intitolato Abbecedari e figurine.
Educare con le immagini da Comenio ai Pokémon (Marietti 1820, pagine 230, 24
euro, con 117 immagini in bianco e nero). Dal volume proponiamo una parte
dell’introduzione.

Innestata nel ramo pedagogico delle scienze dell’educazione, l’iconologia didattica si


collega, sul piano metodologico oltre che dei contenuti, alla pedagogia dei media, alla
letteratura per l’infanzia, alla psicologia, alla storia dell’illustrazione. Sul piano storico
alcuni punti di riferimento definiscono il profilo di questo campo di studio: ne indico
sinteticamente quattro.

Il primo affonda le sue radici nel medioevo, si riferisce alla progressiva legittimazione e
affermazione dell’uso delle immagini da parte della Chiesa, dopo il Concilio di Nicea del
787, come strumento di catechesi rivolta soprattutto al popolo illetterato. Ne sono
testimonianza le Bibliae pauperum, la grande fioritura iconografica con i dipinti e i
bassorilievi nelle cattedrali, e poi con la pittura dopo la svolta impressa da Giotto.

Prende consistenza il racconto per immagini che, seppure essenzialmente orientato su


temi della storia sacra, si caratterizza come un autentico dispositivo didattico per
l’educazione popolare ai contenuti della fede. Nella ricca bibliografia che tratta questi
temi sul piano teologico, storico-sociale, iconografico, un riferimento particolare
meritano le opere di Hans Belting.

Il secondo aspetto è quello che, sulla base delle tecniche di stampa dapprima con incisioni
su legno e poi su lastre di metallo fino alla moderna litografia, mette in circolazione
repertori iconografici di varia matrice estetica e culturale. Essi trovano nell’illustrazione
scientifica e didattica e, in generale, nella divulgazione delle conoscenze, un grande
campo di applicazione e un “pubblico” sempre più vasto e interessato.

All’interno di questo pubblico, uno spazio significativo viene occupato dall’infanzia, e


questo è il terzo aspetto su cui si costituisce la moderna iconografia didattica. La
“scoperta dell’infanzia”, nei termini con cui lo storico Philippe Ariès ne ha definito per
primo i tratti culturali, diventa il presupposto per un’autentica rivoluzione culturale in
campo pedagogico, che porta allo sviluppo di una nuova concezione educativa. Due
opere, nell’arco di circa un secolo, segnano questo cambiamento: i Pensieri sull’educazione
di John Locke (1693) e Émile di Rousseau (1762).

I bambini si avviano a essere riconosciuti come soggetti sociali, al centro di specifiche


attenzioni che portano, tra l’altro, a una produzione culturale espressamente dedicata
all’educazione; le immagini sono il principale oggetto di riferimento di tale produzione e
si materializzano in abbecedari e giochi, libri illustrati e figurine ecc.

Il quarto punto di riferimento storico riguarda la scuola; a partire dal XVII secolo, con
Comenio che pubblica la Didactica magna (1657), il trattato dove prende forma la scuola
moderna e, l’anno successivo, l’Orbis sensualium pictus, il primo sussidiario illustrato per
l’infanzia, si può parlare della didattica sia come scienza dell’educazione, sia come scienza
della comunicazione.

Il processo di insegnamento/apprendimento, che è lo specifico campo d’esperienza su


cui la didattica esercita le sue teorie e le sue pratiche, si struttura come un setting
comunicativo basato sull’uso razionale e intenzionale di linguaggi e media e dove diventa
cruciale la sinergia parola-immagine.

Con la nascita del concetto moderno di “scuola pubblica”, dove si afferma il diritto di tutti
all’istruzione, la didattica definisce la sua efficacia anche sulla base dell’utilizzazione di
sussidi che hanno lo scopo di ottimizzare il tempo/lavoro di insegnamento e di
apprendimento.

Le immagini diventeranno così dei formidabili catalizzatori didattici, in particolare per


quegli ambiti disciplinari predisposti a essere accompagnati da repertori visivi.
Dall’invenzione della stampa in poi, ogni nuova tecnologia della comunicazione verrà
messa pedagogicamente alla prova, a esprimere cioè le proprie potenzialità educative
producendo nuovi repertori visivi.

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