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"MAMME E PAPA', GLI ESAMI NON FINISCONO MAI"

Autore: Chiara
Saraceno Casa
editrice: il Mulino

Questo libro cerca di rispondere alla domanda ‘’ Che cosa definisce l'essere
"buoni genitori" in un mondo diventato sempre più incerto nelle sue regole e
confini?’’ analizzando le figure genitoriali ed il loro cambiamenti negli anni,
sottolineando l’ evoluzione di tali figure. S’inizia evidenziando il bisogno di queste
due figure in quanto incidono sullo sviluppo del bambino e su come ne abbia
bisogno, la scrittrice per questo ci spiega tramite questo libro che non esiste un
genitore perfetto

CAPITOLO 1
Nel primo capitolo si mette in evidenza che nell'affermare che i bambini hanno
bisogno di un padre e di una madre, tre cose vengono date per scontate, anche se
non lo sono. La prima è che i bambini abbiano bisogno solo di queste due figure,
anche se non ci sono evidenze empiriche che confermino la loro necessità. La
genitorialità è spesso l'esito di una scelta reciproca, tra il ragazzo e l'adulto e non
sono strettamente necessarie entrambi le figure per avere una buona crescita.
L'altra cosa che viene data per scontata è in che cosa consiste essere padri e
madri. Entrambi i ruoli sono cambiati nel tempo e continuano tutt'ora a cambiare di
società in società. Nel corso della storia, sono stati assegnati ruoli ben definiti e
specifici alla figura di madre e di padre, di accudimento (affettività) per la prima, di
addestramento (autorevolezza) per la seconda. Anche se ancora nell'Ottocento
l'affidamento della cura e dell'educazione dei figli era affidato a persone diverse dai
genitori, come ai collegi o alle balie a seconda della classe sociale di
appartenenza. La terza cosa data per scontata è che le capacità materne e paterne
possano essere detenute solo rispettivamente da donne e da uomini. Nel senso
comune a queste due figure corrispondono competenze e ruoli in base alla loro
sessualità. Ciò che si evidenzia invece è che la separazione tra funzioni materne e
paterne può provocare mancanza di autorevolezza e incapacità di stabilire regole.
Si tende a parlare di maternità come istituzione sociale, che fa la donna un tutt'uno
con la madre. Si ha anche la costruzione di un "curriculum della madre" che ha
iniziato ad omogenizzarsi in un modello generale solo nei tempi recenti. Anche la
figura della madre ha conosciuto un'evoluzione nel tempo e differenziazione di
modelli soprattutto in un mondo così globalizzato. Inoltre con l'avvento della
tecnologia o meglio della televisione spetta alla madre il compito di prevenire il
tutto, sia per il benessere che per la riuscita umana dei figli. L'essere madre e
padre diventa una costruzione sociale per quel che riguarda anche chi lo può
diventare pienamente. Purtroppo però l'epoca contemporanea propone un'infinità di
modelli da seguire e molto spesso, tutto ciò, genera dubbi su cosa sia meglio fare o
meno per essere buoni padri e madri.

CAPITOLO 2

Il secondo capitolo ci spiega come nel mondo odierno la maternità


(gravidanza,parto e persino riproduzione assistita) è sempre più spesso affidata
nelle mani degli esperti tanto da esistere anche la possibilità di denunciare in
caso le cose non dovessero funzionare (ad esempio, il non riferire alla madre,
da parte del medico, un’eventuale malformazione del feto). Infatti, è diritto della
donna quello di essere informata sulla salute del piccolo e quindi spetta a lei,
decidere se continuare o no la gravidanza. Oggi, in un mondo così globalmente
e tecnologicamente avanzato, il corpo gravido è diventato una sorta di
strumento comunicativo che va esibito. Nonostante ciò, c’è sempre il desiderio
di un ritorno alla natura per quanto riguarda, ad esempio, l’allattamento al seno,
pur se risulta molto scomodo a causa degli stili di vita imposti dalla società e
giudicato se lo si fa in pubblico in alcuni paesi del mondo. Il co-sleeping ovvero,
dormire accanto al bambino in quanto produca degli effetti benefici sul piccolo.
Un ritorno alla natura che condanna non solo la conoscenza tecnico-scientifica
ma anche le tecniche di riproduzione assistita per diventare madri. Il rischio di
questa svolta "naturalistica" è che finisce per scambiare "tradizione" con
"natura" e sovrappone modelli di lettura, di definizione dei bisogni sia del
bambino sia della madre contemporanei e elaborati a una visione idealistica e
decontestualizzata della tradizione a sua volta naturalizzata.

CAPITOLO 3
Il terzo capitolo ci fa vedere come le mamme contemporanee sono più che mai
investite da dubbi e interrogativi sulla gestione dei figli, e vivono sempre di pù
una situazione di incertezza, ma tutto ciò non significa che siano meno brave
rispetto a quelle del passato. I motivi fondamentali sono che oggi sono
bombardate da messaggi e modelli contraddittori e che si trovano sempre più
spesso di fronte a difficoltà materiali create dall'organizzazione del lavoro, dei
servizi, dei tempi sociali. Ma come affermano alcuni autori come Bettelheim,
l’importante è avere fiducia in sé stessi e mettersi in gioco, al fin di instaurare
una comunicazione salda e duratura con i propri figli. Come già detto nei
capitoli precedenti, sono stati coniati alcuni termini in base all’atteggiamento
che la madre attua con il proprio figlio (ad esempio le “mamme elicottero”
ovvero quelle che grazie all’aiuto della tecnologia e attraverso le reti sociali,
sono come onnipresenti nella vita del figlio, controllandone ogni movimento)
ma si è visto che il modo più giusto è quello di saper trovare la perfetta dose tra
l’accudire, il donare e il lasciar fare, affinché il bambino trovi il proprio spazio.
Innanzitutto bisogna saper intrecciare i tempi di cura dei figli e il lavoro, in
quanto potrebbero sorgere sensi di colpa se non si riuscisse a intrecciare i due.
Inoltre di fronte ai problemi che la maternità potrebbe portare, è necessario
saper gestire le proprie emozioni, sentimenti e riorganizzare la propria vita
sociale, affettiva e lavorativa, proprio perché con essa le donne perdono ogni tipo
di identità sociale. Sono molti i dibattiti su quale sia il modo migliore per essere
una buona madre ma ovviamente questo varia da persona a persona: basti
pensare alle cosiddette “mamme italiane”, troppo permissive e protettive ma
incapaci di educarli a prendersi le proprie responsabilità. Ma riguardo a ciò, ci
sono anche lati positivi perché è proprio da alleanze di madri che sono nati
movimenti di contrasto a condizioni pericolose (ad esempio “madri contro la
camorra” a Napoli). Infine, un fenomeno sempre più in voga sono i “blog delle
mamme”, piattaforme attraverso le quali c’è scambio e confronto con altre donne
per quanto riguarda l’esperienza della gravidanza e la conseguente educazione
dei figli.

CAPITOLO 4
Il quarto capitolo del libro fa presente che la famiglia moderna più attenta
all’aspetto affettivo oltre che educativo dei figli, vede comunque un padre in
costante ricerca di un ruolo ben definito. E proprio perché la madre curava
l’accudimento e l’affettività in toto, al padre rimaneva l’aspetto autoritario, oltre al
mantenimento di una famiglia di cui però, si sentiva estraneo. Fortunatamente,
come la maggior parte delle madri, sono molteplici i padri che sono riusciti a
coniugare l’autorevolezza con l'affettività anche se sembrano risentire del loro
nuovo ruolo all’interno della famiglia, sicuramente più presente e disponibile ma
delegittimato della sua autorità. Oggi invece si avverte la nostalgia di quel tempo in
cui “i padri facevano i padri e i figli facevano i figli”. È proprio
A. Polito che con i suoi due libri-invettiva sostiene che il rapporto padre-figlio deve
basarsi sul conflitto e la distanza perché è proprio così che il figlio potrà assumersi
le sue responsabilità da adulto, senza eventuali protezioni. Non accusa solo le
madri ma soprattutto i padri, colpevoli di essere troppo amici dei figli ma poco
antagonisti e incapaci di aiutarli a realizzarsi. Addirittura Polito auspica il ritorno alla
figura del padre di una volta, burbero, di poche parole, capace con la sua severità
di permettere una crescita conquistata ai propri figli. Lo stesso Recalcati, nei suoi
due libri “Cosa resta del padre” e “Il complesso di Telemaco”, all’apparenza privi di
nostalgia della figura paterna “vecchio stampo”, evoca invece quel tempo in cui i
padri incarnavano la legge, coniugando l’autorevolezza all’educazione. Sempre più
frequente invece è la domanda, “soffre il bambino in età prescolare se la sua
mamma lavora?” e la risposta cambia da paese a paese anche per gli stessi rimedi.
Al contrario il lavoro del padre non porta problemi al benessere psicofisico del
bambino poiché la madre lo compensa e la presenza stessa del padre è necessaria
solo perché contribuisce al benessere psichico della madre. Inoltre, nonostante ci
siano esprimenti che confermino il fatto che il padre sappia sia educare che
accudire allo stesso tempo, molti sono ancora i dubbi al riguardo. Nel mondo di
oggi si sta diffondendo sempre di più un nuovo modello di paternità, ovvero a
quest’ultimo spetta anche il compito di accudire il piccolo nei primi giorni di vita,
oltre al fatto di dover sostenere la neo mamma. Altri cambiamenti all’interno della
famiglia sono visibili in quanto il padre non è l’unico precettore di reddito, infatti i
bambini la cui mamma è occupata non ricevono meno cure materne ma ne
guadagnano di paterne; inoltre l’accesso alla maternità può avvenire soltanto con il
consenso femminile e il padre successivamente, potrà accettarsi della propria
paternità (biologica), attraverso i test del DNA. Varie ricerche dimostrano anche
come un padre che è presente già dal primo anno di vita del figlio, si rivelerà
indispensabile nelle sue tappe a seguire, in quanto si avvierà quel processo di
attaccamento che favorirà la relazione padre-figlio.
Con il divorzio purtroppo le conseguenti variano da famiglia a famiglia ma
l’importante è avere, da parte del padre, presenza ed ascolto poiché renderà meno
violenta la rottura del vincolo dei genitori. La co-genitorialità è un grande e
complesso impegno che prevede il rispetto e la collaborazione reciproca.

CAPITOLO 5
Quest’ultimo capitolo si concentra sul fatto che ormai ogni famiglia desidera avere
figli e diventare, di conseguenza, genitori. Purtroppo però la possibilità di
rispondere al sogno, non è accessibile a tutti ad esempio in alcuni casi, è dovuto
alla sterilità di uno o entrambi i partner, oppure nel caso di coppie omosessuali.
Ovviamente però c’è un rimedio a tutto come ad esempio l’adozione e la
riproduzione assistita, strade risolutive che richiedono però un lavoro di
collaborazione da parte di tutti i soggetti coinvolti. Per esempio, proprio
nell’adozione, arriva il giorno in cui l’adottato possa esprimere il desiderio di
conoscere le sue origini, per cui occorre tatto per spiegare che l’abbandono da
parte della madre biologica, è avvenuto per gravi difficoltà o incapacità della
suddetta. Per la legge è madre colei che partorisce ma è fondamentale che ogni
bambino nato con metodi “diversi”, abbia il diritto di conoscere le proprie origini,
anche se le modalità e le tempistiche variano da famiglia a famiglia per evitare di
mettere a rischio la relazione familiare e l’intorno sociale.
CONCLUSIONI
Il libro di Chiara Saraceno guarda al mestiere di genitore e alle sue sfide attuali, in
una società dove l’influenza della tecnologia ha portato ad un accavallarsi,
all’interno della famiglia, di domande ma anche di nostalgie per il buon tempo
antico, di un forte desiderio di ritorno alla natura. L’autrice ci presenta anche come,
nonostante la medicina metta al riparo da generare figli con disabilità, tuttavia
nessuno può metterci al riparo dalle disuguaglianze sociali, dalle cattive influenze e
quindi, spetta al genitore attrezzare il proprio figlio per condurre una vita
sufficientemente buona. Infine l’obiettivo del manuale non è quello di fornire ai
genitori un insieme di regole da seguire alla lettera, bensì quello di individuare
tra i vari dubbi di padri e madri, quale sia la strada giusta da seguire per un
buon equilibrio, tra il dare regole e offrire allo stesso tempo, sostegno ai propri
figli.

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