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Massimo Cacciari torna ad occuparsi del Katechon, «ciò che trattiene» il trionfo
finale dell’Iniquo nella dizione di San Paolo (Seconda Tessalonicesi, 6). Nell’operetta
tipicamente adelphiana «Il potere che frena», inanella i suoi noti e ripetuti sofismi
gnostici. Anzitutto: il Katechon sarebbe «enigmatico», «un mistero», non si sa se
l’Impero Romano o la Chiesa. Il punto cacciariano è che «per trattenere il male, sia
l’Impero sia la Chiesa non possono fare a meno di usare quel potere che ad esso (il
male) è connaturato. Perciò il katechon, qualunque cosa sia, opera sempre con le
armi del Nemico dello Spirito (..) essi devono prima di tutto durare, conservarsi, con
ogni mezzo possibile, compresi l’inganno e la violenza». Il corollario che viene
insinuato è: «trattenendo» il Male, la Chiesa (o lo Stato, se è per questo) lo «fa
durare» dentro di sé, in pratica è gravida di Lucifero; ritardando la manifestazione
finale dell’Anticristo ne ritarda colpevolmente anche la disfatta, e il trionfo finale del
Bene, l’avvento del Regno dei Cieli. Dunque la Chiesa deve spogliarsi di tutto il
potere, anzi di tutto l’Essere (che è Male) e diventare puro spirito, disincarnata attesa
del compimento ineffabile... E della sua auto-eliminazione(1).
E bla bla bla. Ora, la visione cattolica ci consente di interpretare il mondo e il male in
modo pratico e concreto. Lungi dal ritenere il Katechon «misterioso», siamo
perfettamente in grado di sapere cos’è (2), e – ancor più importante – di identificare
le forze che lo stanno attivamente demolendo, aprendo la via a un mondo dove il
«delitto diviene l’atto per eccellenza» e lo sterminio di poveri, donne e bambini, la
nuova normalità. E ormai lo smantellamento del Katechon è così avanzato, che i suoi
demolitori non si nascondono più, anzi si vantano.
Per esempio, prego di assaporare questa frase, pronunciata nel 2009 da Daniel
Reisner, capo del dipartimento di diritto internazionale dell’esercito israeliano:
Non si può dare un esempio più chiaro di sovversione ebraica del diritto romano nel
suo aspetto universale (jus gentium) di illustrazione di come il «diritto» talmudico
(inimicus generis humani) si sia incistato sulle sue rovine come il cuculo sul nido
altrui, pretendendosi la nuova legittimità: legittimità del potere talmudico e omicida
sul mondo. La frase di Reisner ci annuncia che la giustizia è stata definitivamente
sequestrata, e sostituita, da astuzia e violenza. Contro cui non c’è difesa, perché le
leggi non proteggono più il debole, nessun avvocato difensore troverà più l’innocente.
Ovviamente trova orecchie favorevoli tra i «giuristi» statunitensi, che hanno
dichiarato «legale» la tortura compiuta da impiegati dello Stato negli interrogatori, e
nulla hanno da obiettare all’uso di droni per assassinare persone ritenute degne di
morire dal presidente USA, in base ad una lista fornita dai suoi servizi, senza
ovviamente alcun processo, ovunque nel mondo.
Si verifica qui con precisione il rapporto evocato dall’Apocalisse (13) tra «la Bestia
salita dal mare» (Il dragone le diede la sua potenza, il suo trono e una grande
autorità . (...) L’adoreranno tutti gli abitanti della terra i cui nomi non sono scritti
fin dalla creazione del mondo nel libro della vita dell’Agnello) e la bestia salita dalla
terra, il potere ipocrita finta-vittima, che «aveva due corna simili a quelle di un
agnello, ma parlava come un dragone. Essa esercitava tutto il potere della prima
bestia in sua presenza».
«Gli Stati Uniti hanno emulato questa strategia di “progredire” smantellando il diritto
internazionale», scrive Pfaff, ed elenca i rapimenti illegali di persone in Paesi esteri,
come quello di cui recentemente in Italia è stata accusata la CIA, la morte e il terrore
sparsi deliberatamente a Falluja tra i civili, «l’autorità costituzionale data al
presidente di uccidere anonimamente cittadini americani senza processo», o di
«uccidere gente dovunque nel mondo, in nazioni sovrane». Tutto ciò viene
giustificato con un pericolo vago e tremendo («il terrorismo») che minaccerebbe
l’America. Ma le uccisioni con droni non mirano nemmeno al controllo di un
territorio e ad imporre il volere della superpotenza, bensì creare paura e terrore dato
il carattere arbitrario degli assassinii e l’invulnerabilità di chi li commette.
E sì, nota il saggio giornalista, che dal 19° secolo in poi gli USA sono stati la nazione
che più ha fatto per promuovere il diritto internazionale. Oggi, è la nazione del
mondo che più fa per distruggerlo a forza di atti unilaterali di intervento contro altri
Stati, l’uso di armi vietate e la svalutazione dell’ONU come sede di mediazione nei
conflitti. Com’è stata possibile questa involuzione? Molto significativamente, Pfaff
addita la undercurrent ‘religiosa’ (o pseudo-religiosa) che ha sta dietro questa deriva:
Osservazione acuta. E sappiamo che da poco esiste nel mondo un’altra nazione che si
ritiene di origine divina, popolo eletto, e dunque non soggetta alle norme e ai limiti
della comune umanità. Quella che dà giuristi come Reisner e che si vanta di aver reso
«legale» gli assassinii mirati.
Pfaff ammonisce: non è passato molto tempo dacché regimi ideologici in Germania e
Russia proclamavano che una élite di capi, in possesso di conoscenze speciali sulla
direzione dell’evoluzione della storia o sul destino di una razza, aveva il diritto di
spregiare le norme della civiltà occidentale per adempiere alla loro missione
d’eccezione. «Fu un’epoca terribile per la civiltà, e non è finita bene». Qui,
l’osservazione è ancora più acuta, e solo chi è profondamente imbevuto di sapienza
cattolica: si mette in luce il carattere di gnosi (e di gnosi inversa) del comunismo e del
nazismo, e per estensione dell’americanismo e del talmudismo, del resto intrecciati
l’uno nell’altro. È infatti ricorrente in tutte le gnosi, antiche e moderne e post-
moderne, il disprezzo profondo per il diritto, le norme istituzionali in genere, e la
morale in particolare. Da qui «il dualismo sociologico tipico di ogni gnosi: da una
parte coloro, gli illuminati (pneumatici o spirituali), che possono compiere indenni
ogni esperienza, anche quelle aberranti; dall’altra gli altri uomini, i carnali, che sono
tenuti ad una regola di vita precisa» (E. Samek Lodovici, «Metamorfosi della Gnosi»,
1991, p. 10). Ognuno può divertirsi a constatare se e quanto questo carattere si
applichi, per esempio, a progressisti, libertari, cattolici «adulti», attivisti della
depenalizzazione di aborto, droghe, eutanasia...
Allo scrittore Ron Suskind fu dato di gettare uno sguardo nella «dottrina interna» di
quel gruppo di potere raccolto attorno alla presidenza di Bush figlio, e se ne atterrì.
Nel 2002, racconta lui stesso, avendo scritto su Esquireun articolo critico della
presidenza e delle sue appena iniziate avventure belliche contro il «terrorismo
globale», fu convocato alla Casa Bianca da un «senior adviser» di Bush di cui non fa il
nome, che gli disse: «Tu sei uno di quelli che noi chiamiamo “gente che si basa sulla
realtà”», ossia, spiegò, «che crede che le soluzioni emergano dal vostro studio
ragionevole della realtà constatabile».
Ma invece, continuò l’anonimo alto consigliere, «questa non è più la maniera in cui il
mondo funziona: adesso siamo un impero e, quando agiamo, noi creiamo la
nostra realtà. E mentre voi studiate questa nuova realtà, ragionevolmente come
fate, noi agiamo ancora, creando altre nuove realtà, e voi studierete anche queste. Noi
siamo gli attori della storia, e voi, tutti voi, sarete ridotti solo a studiare quel che noi
facciamo». (Suskind, Ron (2004-10-17). Faith, Certainty and the Presidency of
George W. Bush. The New York Times Magazine).
Fosse quest’anonimo Karl Rove, come si ritiene, o un neocon di più alto rango
(Wolfowitz?), si riconosce in questi suoi propositi una sorta di virulento hegelismo:
quella gnosi tedesca che asserisce che la realtà non è da scoprire (contemplare) ma
essendo tutta interna al soggetto, va’ «costruita». E più precisamente, e
singolarmente in un gruppo che si etichettava «di destra» come quelli attorno a Bush,
qualcosa di identico all’hegelismo di sinistra. Quello di Marx che proclamò «niente
più metafisica», e ingiungeva alla filosofia: «Basta interpretare il mondo, è ora di
cambiarlo» (col che, rigettava la verità per l’azione); e che ha l’espressione più
estrema in Trotsky (Bronstein) con la sua teoria della Rivoluzione Permanente: il
rifiuto di riconoscere alla rivoluzione comunista un obbiettivo determinato per
andare sempre oltre, in un movimento continuo di «liberazione» armata senza limiti.
«La rivoluzione non termina dopo questa o quell’altra conquista politica, dopo aver
ottenuto questa o quell’altra riforma sociale, ma che continua a svilupparsi fino alla
realizzazione completa del socialismo», scriveva Trozky. Le «sempre nuove realtà»
create «dall’azione» di «noi che ora siamo un impero», a forza di distruzioni e
violazioni del diritto, menzogne e bombe, non sono certo distanti dall’utopia
sanguinosa del Trotzkismo, il movimento senza fine dell’incendio che tutto brucia e
sconvolge; senza mai quiete, perché Colui che manca di essere, il Filius Perditionis,
l’Anomos, cessa di essere se cessa di agire, se cessa di uccidere.
Questa crisi, crisi della Chiesa, è crisi di santi. «...Troverà la fede sulla terra?». In
questo tempo forse finale, dove sembra che l’umanità sia diventata indifferente a
Cristo, mi ripeto – e ripeto con voi – l’intrepido atto di fede di Paolo, l’antico studente
rabbinico divenuto apostolo, quando sentì ormai vicina al suo collo la spada del boia
neroniano: