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Aspetti di tecnica libraria ad Ossirinco: copie letterarie su rotoli documentari

Author(s): Mariachiara Lama


Source: Aegyptus, Anno 71, No. 1/2 (gennaio-dicembre 1991), pp. 55-120
Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/41216810
Accessed: 18-01-2018 07:40 UTC

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Aspetti di tecnica libraria ad Ossirinco:
copie letterarie su rotoli documentan

Premessa : scopi o criteri della ricerca 55


1. Caratteristiche generali del recto 72
2. Problemi di datazione : 74
I documenti databili 75
Altre ipotesi di datazione 79
3. Relazione cronologica tra recto e verso: 81
I documenti privati 81
I documenti pubblici : 85
а) conservazione e destinazione 85
б) i tempi di giacenza 87
4. Tipologia dei testi letterari : 93
Le scritture calligrafiche 94
Le scritture documentarie 101
I papiri scolastici 1()6
5. Destinazione e contenuti dei testi letterari 109

Premessa: scopi e criteri della ricerca

Quando si cura la pubblicazione di uno scritto su pa


tudine servirsi dei termini recto e verso per indicare il l
la redazione del testo.

Queste indicazioni, però, non hanno sempre avuto un significato


chiaro ed univoco dal momento della loro prima apparizione.
Se ormai è stato raggiunto l'accordo sulla corretta interpretazione
da dare alla presenza di queste parole, lo si deve anche al Turner (1),
che, dopo aver tracciato un esauriente quadro dei diversi significati
assunti di volta in volta dai due termini, giunge ad una definizione
finalmente sicura.

(1) E. G. Turner, The Terms Recto and Verso, the Anatomy of the Papyrus
Roll, Bruxelles 1978 (Actes du XV Congrès Int. de Pap., Pap. Brux. 16).

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56 MARIACHIARA LAMA

Egli prende lo spunto dall'analisi del m


rotoli papiracei, e su questa base afferma
indica il lato interno di un rotolo, sul qual
noscibili le giunture tra i diversi fogli, perc
colarmente alle fibre. Questo inoltre era il l
scrittura, perché più protetto da eventual
quindi levigato con particolare cura.
Naturale conseguenza di tutto questo è c
presenti su entrambi i lati di un framme
con estrema sicurezza cronologicamente an
recto, poiché solo in caso di impossibilità
sarebbe adattati ad affrontare il maggior
portato lo scrivere sul verso più scabro.
Questa particolare relazione cronologica
è il presupposto di questo studio (2), pe
in considerazione i testi letter ari greci

(2) La raccolta dei testi è stata possibile grazie


pilato dal Pack (R. A. Pack, The Greek and Latin L
Roman Egypt, Ann Arbor 1965, seconda edizione
I dati utilizzati sono aggiornati al giugno del 1
(3) Eventuali testimonianze di letteratura latina sono state intenzional-
mente escluse da questa ricerca. Tra i papiri esaminati compaiono esclusivamente
due esempi di scrittura latina, impiegata però per redigere testi documentan,
conservati sul recto di due papiri. Il primo di essi, P.Oxy. 50,3533 (n. 59),
presenta solo tracce di 9 righe, purtroppo quasi illeggibili, e quindi non databili,
che permettono solo di stabilire che si trattava presumibilmente di un registro.
Il verso è servito per la trascrizione, nel tardo II sec. d.C, degli Epitrepontes di
Menandro, con una scrittura abbastanza accurata. Il secondo (n. 109) è giunto
a noi suddiviso in più frammenti, ora appartenenti a tre diverse collezioni. Il
recto (Ch.L.A. IV, 264) è riconoscibile come un registro di contabilità militare,
relativa ad alcuni distaccamenti di truppe di stanza in Alto Egitto. La citazione
della Cohors I Lusitanorum permette di fissare un terminus post quem per la
redazione di questo registro nel 111 d.C., anno della prima comparsa in Egitto
di tale reparto, e un esame paleografico della scrittura suggerisce una data poco
oltre la metà del II sec. (per quanto riguarda le datazioni del recto riportate
nel prospetto, cfr. pag. 26 nota 33). Il verso fu riutilizzato verso la fine del
secolo per realizzare una copia del Gorgia di Piatone, abbastanza elegante,
d'aspetto quasi professionale.
La presenza di due soli documenti latini tra i tanti greci non stupirà se
ricordiamo che, sebbene i Romani dominassero la regione, l'amministrazione
locale era rimasta affidata alla popolazione di cultura e lingua greca, e che
l'obbligo della lingua latina era imposto solo in rare circostanze.

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ASPETTI DI TECNICA LIBRARIA AD OSSIRINCO 57

<3o (4) e trascritti sul verso di rotoli papiracei, il cui redo conserva sc
di carattere documentario. Proprio il fatto di essere stati copia
materiali in precedenza usati per ben diversi scopi conferisce lo
valore di una testimonianza diretta, non solo delle effettive richiest
in campo culturale degli abitanti di lingua greca di una cittadina
ziana (5) (si può pensare che chi si adattava a copiare о a farsi co
un'opera letteraria sul verso fosse realmente interessato al test
questione), ma anche delle possibilità che tali persone avevano
procurarsi, presumibilmente ad un prezzo inferiore, volumi li
anche di seconda qualità.
La nostra attenzione si concentrerà particolarmente sugli asp

(4) Sono stati ritrovati ad Ossirinco anche alcuni papiri che possiamo ri-
conoscere con certezza come scritti originariamente in regioni diverse, per la
precisione il n. 39, probabilmente proveniente dall'Alto Egitto (nel documento
sul recto ricorre il nome del villaggio di Pentakomia, cfr. A. Calderini, Dizio-
nario dei nomi geografici e topografici dell'Egitto greco-romano, IV vol. a cura
di S. Daris, Milano 1984), i nn. 85, 89, 114 e 142, provenienti dall'Arsinoite, e
il n. 101, che proviene dal Sebennite. La spiegazione più semplice por giustifi-
care la presenza ad Ossirinco di documenti ufficiali scritti in altri distretti è
data dal Turner e suppone che vi siano stati portati da cittadini locali al ter-
mine del loro incarico come funzionari amministrativi in altri nómi, dato che
il regolamento romano proibiva di esercitare cariche importanti nel distretto
dove si aveva la residenza. Questa pratica, seppure piuttosto diffusa, non era
probabilmente legalmente permessa, visto che abbiamo notizie, in cerbi casi,
di multe comminate a chi si rendeva responsabile di tale « trafugamento » (cfr.
per esempio P.Oxy. 1,61). È però meno facile spiegare la presenza ad Ossirinco
di documenti ufficiali in latino, poiché appare poco probabile che ad un semplice
funzionario potesse capitare di avere a che fare con documenti latini per ra-
gioni d'ufficio. Un'altra ipotesi valida può supporre come tramite tra tali testi
e Ossirinco un cittadino di Alessandria, di ceto medio -alto, con possedimenti
nella regione dell'Ossirinchite, che portò nella propria « casa di campagna »
ulcuni incartamenti legali per lui più facilmente reperibili. La presenza di rendi-
conti militari può essere invece semplicemente spiegabile con la presenza, testi-
moniata ad Ossirinco nel II sec. d.C, di reparti militari.
(5) La scelta di Ossirinco ci permette anche di gettare uno sguardo sulla
diffusione della letteratura in una città della provincia, distante dal grande
centro di produzione di Alessandria, e quindi forse meno influenzata dalla cul-
tura ufficiale che da essa si irradiava. Questa limitazione geografica comporta
però anche una limitazione di tipo cronologico, poiché Ossirinco, come è noto,
ha conservato quasi solamente papiri di età romana: estremamente rari sono
infatti i reperti databili ai secoli a.C, e la massima parte delle testimonianze
si concentra attorno al II e III sec. d.O. Su Ossirinco cfr. il recentissimo J.
Krueger, Oxyrhynchos in der Kaiserzeit, Frankfurt 1990.

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per così dire « tecnici » della procedura


analisi delle caratteristiche generali d
reimpiegati, si cercherà di indagare se
di un periodo stabilito per la conserva
che quindi solo al loro scadere potevan
lizzazione.
Sarà preso in considerazione anche il problema dell'eventuale luogo
dove i documenti venivano raccolti al loro scadere, e dove quindi gli
interessati potevano rivolgersi per l'acquisto.
Un'analisi infine del livello qualitativo offerto da simili copie sarà
la base per definire gli scopi di questi testi sul verso, e la loro eventuale
destinazione al commercio, alla scuola, о ai più vari usi privati, se-
condo la necessità e la volontà del proprietario.
A conclusione della ricerca, risulterà evidente il valore particolare
di questo tipo di documentazione letteraria, quale testimonianza di-
retta delle opere e dei generi più frequentemente richiesti dai privati
cittadini di Ossirinco, all'interno del quadro generale delle attesta-
zioni complessive rinvenute in Egitto.
La quantità di testimonianze, provenienti da questa località, rende
più giustificato anche il tentativo di trarre conclusioni almeno ipote-
ticamente di portata generale, nonostante la consapevolezza che qual-
siasi affermazione potrà sempre essere invalidata da eventuali suc-
cessive scoperte.
I papiri che costituiranno la base per questa ricerca sono stati
selezionati tenendo presente i seguenti criterii

- i testi sul recto sono tutti chiaramente documentan, scritti in


direzione parallela alle fibre e rinvenuti ad Ossirinco (6), come richiesto
dallo scopo preciso di questa ricerca. Sono esclusi i papiri che non
recano sul recto alcuna traccia di scrittura (7). Sono stati accolti anche

(6) Un lieve margine di dubbio è lasciato da un ristretto numero di reperti,


acquisiti sul mercato antiquario senza conoscerne il luogo del ritrovamento, ma
la cui provenienza da Ossirinco è stata ipotizzata dagli editori, sulla base di al-
cune indicazioni presenti all'interno del testo documentario sul recto, oppure
per analogia ad altri papiri appartenenti al medesimo fondo d'acquisto. Questi
frammenti non sono segnalati nel prospetto, perché praticamente sicura è la
loro reale provenienza ossirinchita. Si tratta comunque dei nn. 70, 101, 178
e 179.
(7) L'esistenza di frammenti scritti sul verso ma con recto bianco sembre-
rebbe contraddire quanto è stato posto come premessa, sulla precedenza della

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alcuni frammenti il cui recto, secondo le descrizioni degli editori, con-


serva solo tracce di scrittura più о meno svanite, e quindi insufficienti
per affermare con assoluta certezza il carattere documentario del testo
un tempo scritto su questo lato del rotolo (8).
- tra gli scritti sul verso, scritti quindi in senso perpendicolare
alle fibre (9), sono stati accolti solo quelli che più evidentemente recano
tracce di opere di interesse letterario. Non sono stati quindi presi i
considerazione i testi di argomento magico-religioso, quali oroscopi
amuleti, domande oracolari e simili, e naturalmente non sono stati
accolti neanche i testi teologici cristiani (10).
Stessa sorte è stata riservata ai semplici esercizi di scrittura di li-
vello elementare (11). Sono invece compresi nell'elenco alcuni scritti
che potrebbero anche essere di probabile provenienza scolastica, ma
che rivestono comunque anche un certo interesse dal punto di vista
della diffusione della cultura.

Sulla scorta di quanto detto, è stato quindi elaborato l'elenco dei


182 papiri che rispondono alle caratteristiche esposte.

scrittura sul recto rispetto a quella eventuale sul verso, bisogna pero considerar©
che anche in caso di recto scritto ci può sempre essere stata la possibilità di al-
cuni spazi bianchi, coperti tuttavia di scrittura sul verso quando il rotolo fu
riutilizzato.
(8) Questi papiri saranno per precisione segnalati nel prospetto con un punto
di domanda.
(9) II fatto che l'argomento della ricerca riguardi anche un particolare
aspetto della produzione libraria ha fatto escludere anche quei frammenti
letterari, pure scritti sul verso, ma in direzione parallela alle fibre. Si tratta in
questi casi di singoli fogli, riutilizzati dopo una rotazione di 90 gradi, e simili
testi non potevano certo costiturie parte di un rotolo librario, come è inteso
in senso comune; essi potrebbero al massimo essere una testimonianza di una
diversa tecnica di produzione libraria: è nota infatti l'esistenza anche di rotoli
da svolgere in senso verticale rispetto al lettore: simili prodotti hanno quindi
la scrittura sul recto perpendicolare alle fibre e quella eventuale sul verso ad
esse parallela. Cfr. E. G. Turner, The Terms . . . cit., pp. 26 e segg.
(10) Appartiene al primo gruppo il P.Oxy. 12,1477, che conserva, sul verso
di una lista di pagamenti (P.Oxy. 12,1532), una serie di domande rivolte ad
una divinità; esempi di testi cristiani scritti su verso di documenti sono invece
P.Oxy. 1,4 e P.Oxy. 4,654.
(11) Alcuni esercizi di scrittura saranno brevemente menzionati a pag. 59,
nota 136. Un esercizio di scrittura sul recto è presente nel nostro studio, ma
viene considerato come un documento privato (n. 92).

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I dati più importanti di questi testi so


spetto posto a conclusione di questa pre
dine:

1. il numero d'ordine, che identificherà il papiro nel corso della trat-


tazione. A questo proposito bisogna avvertire che sono stati con-
trassegnati dal medesimo numero d'ordine quei testi che, seppure
pubblicati in momenti diversi, ed a volte in raccolte diverse, sono
stati in seguito riconosciuti come appartenenti originariamente ad
uno stesso rotolo.
II quadratino che precede il numero d'ordine segnala i papiri og-
getto di una particolare discussione all'interno della ricerca.

2. la sigla propria del papiro. Un punto di domanda immediatamente


successivo alla sigla segnala alcuni papiri che, seppure compresi
nell'elenco per scrupolo di completezza, conservano sul recto solo
tracce svanite di scrittura, insufficienti per affermare con asso-
luta certezza il carattere documentario del testo anticamente
scritto.

3. il conguaglio tra la sigla del papiro e il suo numero all'interno del


repertorio del Pack2.

4. l'autore del brano conservato dal papiro (quando sia possibile iden-
tificarlo) secondo l'ordine alfabetico. Un asterisco, successivo al
nome, segnala che il testo letterario riporta un frammento non di
una delle opere dell'autore in questione, bensì di uno scritto ad
esse relativo, come commentari, glossali, hypotheseis, lessici ecc.
Chiudono l'elenco i papiri adespoti.

5. il contenuto del papiro.

6. la datazione approssimativa proposta per il testo letterario.

7. la data proposta per lo scritto sul recto, nei casi in cui questo dato-
sia stato considerato dagli editori.

8. la descrizione sommaria del testo documentario presente sul recto,


con relativa sigla, nel caso che esso sia stato pubblicato in
esteso.

Le date, in mancanza di una più precisa specificazione, sono tutte


da intendere come riferite ai secoli successivi alla nascita di Cristo^

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72 MARIACHIARA LAMA

1. Caratteristiche generali del recto

Gli scritti a carattere documentario, p


uso del lato interno di questi rotoli papi
insieme, un campionario molto vasto ed
Come conseguenza dell'estrema varietà
ci si trova di fronte, in numerosi casi, alla
ficare con precisione.
Infatti, anche senza considerare quei p
recto solamente tracce di scrittura, trop
trarre alcuna deduzione sul contesto in cui
bito però che anche numerosi altri papir
zione del tutto generica (12).
Il fatto è che molto spesso gli editori,
questi papiri scritti su entrambi i lati, h
zione esclusivamente al testo letterario,
hanno ritenuto opportuna una pubblica
scritto documentario sul recto (13).
Una classificazione almeno sommaria p
cando di dividere questi testi in due gra
cumenti ufficiali, presumibilmente cons
quella degli atti tra privati cittadini (14)

(12) Molto spesso l'unica informazione offerta


mento », di un « registro », oppure genericame
(13) In alcune occasioni (n. 64 e n. 137) questa pubblicazione del recto
più particolareggiata è stata annunciata, ma con indicazioni insufficienti per
permettere di ritrovarla, о addirittura inattendibili, come nel caso di P.Oxy.
11,1400 (n. 118), il cui testo scritto sul recto - si dice - sarà pubblicato nel
XII volume, dove peraltro è impossibile trovarlo.
Inoltre bisogna anche tenere conto delle difficoltà che si incontrano dal
momento che si ha a che fare con edizioni distribuite in un lungo lasso di tempo
(i primi volumi dei P.Oxy. sono datati 1898): alcune indicazioni, oggi conside-
rate molto importanti, un tempo erano ritenute trascurabili e quindi spesso
tralasciate, e così certi particolari, anticamente insignificanti, oggi potrebbero
essere di fondamentale importanza, in relazione ai nuovi dati venuti a nostra
conoscenza in seguito a successivi rinvenimenti papiracei, oppure grazie alla
maggiore quantità di strumenti di interpretazione di cui possiamo disporre,
quali cataloghi, indici, repertori, ecc.
(14) II modello di questo genere di suddivisione cui intendo fare riferimento
è quello fornito dai Select Papyri (A. S. Hunt-C. С. Edgar, Select Papyri,
London-Boston, Mass., I 1932, II 1934).

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ASPETTI DI TECNICA LIBRARIA AD OSSIRESTCO 73

Possono essere fatti rientrare nella prima categoria, ad esem


quelli che conservano un proclama (n. 143), un rapporto di un
proto, funzionario sovrintendente alla collezione delle tasse (n.
una denuncia indirizzata ad uno stratego (n. 101), un rapporto
procedimenti legali (n. 166), alcune petizioni (n. 26 e n. 179) -
cui la lunga e importante petizione di Dionysia (n. 81) - e una
chiarazione di morte (n. 172).
A questi documenti possono essere aggiunti quei testi che co
vano corrispondenze ufficiali (nn. 63, 140 e 151) oppure copie d
tratti depositati negli archivi di Ossirinco (nn. 146 e 147), о ch
tengono annotazioni relative a censimenti (n. 178), tassazioni (n
58 e 165) ed altra varia contabilità.
Nella seconda categoria, quella cioè degli atti tra privati, rientran
da una parte, un accordo per un trasporto di salnitro (n. 8), un
morandum relativo ad un affitto (n. 5), e un contratto di affitto d
terreno (n. 60); d'altra parte sono anche compresi un probabil
bozzo di lettera (n. 131), una serie di memoranda (n. 14), un c
privato di entrate ed uscite (n. 47) e un esercizio di scrittura (n
Rimangono poi forzatamente esclusi da ogni tentativo di ragg
pamento tutti quei papiri, genericamente descritti, ai quali è
fatto riferimento in precedenza (15).
Per quanto riguarda la destinazione dei documenti uffici
momento del termine della loro validità, si può pensare che f

(15) Neanche un'analisi della scrittura utilizzata per la stesura del t


potrà essere determinante per distinguere i documenti ufficiali da quelli
sonali. Infatti non esiste sempre un'esatta corrispondenza tra una scr
chiara ed elegante ed un prodotto di cancelleria. In alcuni casi quest
essere vero, e sembra valere per il già citato papiro n. 140, che conserva c
spondenza ufficiale, scritta da una mano molto elegante; così forse anche
bozzo di lettera (n. 131), prima inserito fra i documenti privati, potrebbe
vece essere posto tra le comunicazioni ufficiali, in virtù della scrittura libra
usata per redigerlo. Nulla però impedisce di ipotizzare un personaggio
vata cultura che curasse di persona la propria corrispondenza privata, usan
una scrittura raffinata, né d'altra parte i prodotti di un ufficio sono neces
mente eleganti, anzi spesso ricevute e simili sono compilate piuttosto affr
tatamente.

Bisogna ricordare anche che molte volte persone analfabete о comunque


poco pratiche di scrittura si rivolgevano a scribi ufficiali per curare i propri
affari personali, e si comprende così quanto poco determinante possa essere
l'aspetto grafico per stabilire l'esatta natura di un testo documentario.

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74 M ARI ACHÍ ARA LAMA

l'archivio stesso dove erano stati conservati a distribuirli ad eventuali


richiedenti, о ad eliminarli, se non richiesti, per far posto ai nuovi
arrivi. Oppure si può formulare l'ipotesi dell'esistenza di materiali da
macero, costituiti dai documenti ormai scaduti d'interesse. Questi pa-
piri avrebbero potuto essere poi raccolti in depositi, ai quali potevano
attingere determinate persone, provenienti da qualsiasi località, per
l'acquisizione, probabilmente a prezzo ridotto, di rotoli ancora parzial-
mente utilizzabili (16). Proprio il fattore economico potrebbe giusti-
ficare questa pratica, (come pure quella degli ex-funzionari di tratte-
nere e conservare per uso privato determinate carte), visto l'elevato
costo dei rotoli nuovi.

2. Problemi di datazione

Tutti i papiri che costituiscono l'oggetto della presente trattazione


sono stati riutilizzati per la copiatura sul verso di un testo letterario,
quando ormai il documento redatto sul recto aveva indubbiamente
perso ogni motivo di interesse.
Il problema sarà quello di vedere se sia possibile riconoscere, sia
pure approssimativamente, alcune costanti in questa usanza. Di fon-
damentale interesse è cercare se sia possibile determinare un intervallo
di tempo, più о meno fisso, trascorso il quale i documenti venivano
rimossi dagli archivi, ed in tal caso quale sorte era poi prevista per
questi papiri.
Questo spunto di ricerca però trova un ostacolo nella quasi totale
mancanza di datazione nei papiri in esame : infatti, oltre ai testi let-
terari, che sappiamo non essere mai datati, anche i documenti ri-
sultano spesso privi di riferimento cronologico, in conseguenza del loro
carattere di documenti privati о della loro estrema frammentarietà.
In definitiva, su 182 papiri raccolti, solo 9 permettono di stabilire la
data precisa in cui fu redatto il testo documentario (si tratta cioè
dei nn. 45, 47, 81, 108, 114, 143, 166, 169 e 179).
Questo dato li rende meritevoli di un breve esame particolare.

(16) A mio parere però lo scarso numero di testi di diversa provenienza ri-
trovati poi a Ossirinco rende piuttosto improbabile l'attività di questo ipote-
tico « deposito »: una disponibilità ufficiale di questo tipo avrebbe, credo, pro-
vocato un fenomeno di proporzioni ben maggiori.

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ASPETTI DI TECNICA LIBRARIA AD OSSIRINCO 75

I documenti datàbili

n. 45 - P.Oxy. 22,2337 (65 d.C.) : conserva sul recto parte di un registro


di contratti nel quale vengono citati i bibliophylaJces Sarapion e
Theon (17). L'anno registrato nel prospetto è fornito dal Donovan,
che però non specifica come quella data sia stata ricavata (18).
Sul verso si possono leggere frammenti di 35 versi della Medea di
Euripide.
n. 47 - P.Oxy. 6,852 (90 d.C): il recto servì in origine per un conto
monetario privato, parzialmente pubblicato come P.Oxy. 6,985.
Il papiro è stato riesaminato recentemente dal Cockle (19), che ha
potuto stabilire nel 90 d.C. la data esatta per questi conti (20).
Il verso conserva la più estesa testimonianza giunta a noi del-
Vlpsipile di Euripide, databile tra il II e il III sec. (21).
n. 81 - P.Oxy. 2,223 (186 d.C): la maggior parte del recto di questo
lungo rotolo è occupata dalla celebre «petizione di Dionysia» pub-

(17) Sulla carica del bibliophylax cfr. N. Lewis, The Compulsory Public
Services of Roman Egypt, Firenze 1982 (Pap. Flor. XI) e Idem, Leitourgia Stu-
dies, in Proceedings of the IX International Congress of Papy r ology, Oslo 1961,
pp. 242-245. Per la precisione questi testi parlano dei bibliophylakes enkteseon,
ma la distinzione tra le due bibliothekai fu introdotta solo dopo il 72 d.C.
(18) B. E. Donovan, Euripides Papyri. Texts from Oxyrhynchus, New Haven
and Toronto 1969 (Am. Stud. Pap. 5), p. 46. Per la precisione Donovan riporta
dapprima la datazione approssimativa del Roberts, poi, parlando del testo
letterario sul verso, afferma che «... the present text was written on the verso
shortly after 65 A.D., the terminus post quern provided by the document on
the recto ». Un aiuto per risolvere la questione e una parziale conferma di quanto
sostenuto dal Donovan viene dal lavoro di Jones e Whitehorne (Register of
Oxyrhynchites 30 B.C-A.D. 96, Chico, Calif., 1983, [Am. Stud. Pap. 25]) dove,
sotto i nomi di Sarapion о Theon, cioè rispettivamente ai numeri 4197 e 4910
della prosopografia, vengono citati altri due papiri, provenienti da Ossirinco
e indirizzati a questi personaggi (P.Mich. 3,179 e SB XII 10788, entrambi
datati all'estate del 64 d.C). Questi funzionari sono dunque testimoniati in
attività per lo meno l'anno precedente a quello stabilito dal Donovan, cosa che
rende plausibile, seppure sempre ingiustificata, la datazione da lui asserita.
(19) Euripides, Hypsipyle, Text and Annotation based on a Re-examina-
tion of the Papyri by W. E. H. Cockle, Roma 1987. Si rimanda a questo testo
anche per le numerose riproduzioni fotografiche di entrambi i lati.
(20) La presenza della indicazione del mese Domitianos (per quanto non
certissima) permette appunto di attribuire all'imperatore Domiziano gli anni di
regno citati, che arrivano a comprendere i primi mesi del decimo anno.
(21) Cfr. p. 29 e cfr. E. G. Turner, Greek Manuscripts of the Ancient World,
Oxford 1971, p. 62.

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76 MARIACHIARA LAMA

blicata come P.Oxy. 2,237 (22). Prima di essere riutilizzato sul


verso il rotolo fu rafforzato in più punti, e ampliato con l'aggiunta
di altri documenti, databili verso gli inizi del III sec. d. С. (23).
Il verso conserva un'elegante copia del V libro dell'Iliade, com-
pleto fino al v. 278, poi sempre più frammentario.

n. 108 - P.Oxy. 7,1016 (235 d.C): il documento sul recto consiste in


un registro alfabetico di proprietari terrieri, edito come P.Oxy.
7,1044 e datato nel quattordicesimo anno di un imperatore impre-
cisato (24), mentre l'esatta datazione è fornita dalla Youtie (25).
Il verso contiene il proemio del Fedro di Piatone, in sei colonne
ben conservate e seguite da un ampio margine. Il dialogo quindi
non continuava.

(22) II testo è ricco di numerosi riferimenti cronologici, nonostante in effetti


manchi l'indicazione precisa del momento della redazione. La più recente data
citata è il 3 Epeiph del ventiseiesimo anno di un imperatore innominato: il
lungo periodo di regno però permette di identificarlo subito con Commodo
(escludendo Augusto per motivi paleografici), e di stabilire così un terminus
post quem nell'estate del 186 d.C. Poiché quindi, come già sostenevano Grenfell
e Hunt, editori del testo, Dionysia probabilmente non aspettò a mandare
avanti la sua causa, la composizione sarà da fissare nell'estate -autunno del 186.
(23) È presumibile che il rotolo sia stato preparato proprio in occasione della
trascrizione del testo letterario. Questi documenti aggiunti, quindi, uniti ad
alcune annotazioni in corsiva presenti sul verso e pure attribuibili all'inizio del
III sec. d.C. facilitano notevolmente la datazione dell'opera poetica. Cfr. C. H.
Roberts, Greek Literary Hands, Oxford 1956, p. 21, e ora anche M. S. Funghi e
G. Messeri Savorelli, Sulla scrittura di P.Oxy. II. 223 -f P.Köln V 210, « Ana-
lecta Papyrologica » 1 (1989), pp. 37-42
(24) Nella prima colonna (l'unica quasi intatta delle tre conservate) com-
pare infatti l'indicazione del « trascorso tredicesimo anno ».
(25) L. С Youtie, P.Oxy. VII 1044, « ZPE » 21 (1976) p. 9 e Ead., A
Terminus post quern for the Oxyrhynchus Phaedrus, «ZPE » 21 (1976) p. 14. Essa
interpreta un segno tachigrafico come l'indicazione del corrente « primo anno »
ed arriva così a stabilire il momento della redazione del registro nel 235, primo
anno di Massimino, successivo al tredicesimo anno di Severo Alessandro. La
Youtie inoltre trae una ulteriore conseguenza da questa datazione. Poiché quelli
citati sono gli unici anni espressamente menzionati nel documento come date di
acquisizione delle proprietà, mentre i lotti di precedente acquisizione non por-
tano alcuna data, ne deduce che questi registri venivano aggiornati ogni due
anni. Il testo letterario sul verso poté così essere scritto già a partire del 237,
quando presumibilmente un nuovo registro fu compilato e quello vecchio di-
venne inutile. Del resto una osservazione paleografica dell'opera letteraria sug-
gerisce una datazione del verso entro le prime decadi del III sec. d.C.

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ASPETTI DI TECNICA LIBRARIA AD OSSIRINCO 77

n. 114 - P.Oxy. 6,863 (131/2 d.O.): il rotolo su cui trascrivere


letterario è stato preparato unendo almeno tre diversi docum
tutti provenienti dalTArsinoite. Il primo consiste in una m
catastale di proprietà immobiliari, datato nel sedicesimo a
Adriano (131/2). Il secondo conserva un rapporto ad un uf
della Polemonos meris, probabilmente il baeilicogrammate
terzo è un conto relativo a prestiti di grano da semina a d
coltivatori di terreni demaniali. Si trovano tutti pubblicati
P.Oxy. 6,986 (26).
Il lungo rotolo ricavato dall'unione di questi tre diversi pa
stato utilizzato per la trascrizione di un commentario al li
di Tucidide.

n. 143 - P.Oxy. 1,36 (223 d.O.): conserva sul recto la fine di una doz-
zina di righe di un testo ufficiale, forse un proclama (27).
Sul verso è registrato un elenco di imperatori romani affiancati dal
numero dei rispettivi anni di regno (28).

(26) II primo documento, che è molto articolato ed è l'unico ad essere effetti-


vamente datato, conserva il nome del basilicogrammateus Ptolemaios (un per-
sonaggio di tale nome è già attestato per la Polemonos meris delTArsinoite negli
anni dal 131 al 133, in alcuni papiri provenienti da Tebtynis, cfr. G. Bastianini -
J. Whitjshorne, Stirateci and Royal Scribes of Roman Egypt, Firenze 1987
[Pap. Flor. 16]). È possibile a mio parere vedere in tale funzionario l'elemento
che collega i tre diversi documenti (che il Roberts, Greek Literary Hands cit.
p. 17, definisce invece «unrelated»), tutti probabilmente a lui indirizzati, e
che funge da tramite tra l'Arsinoite, dove furono scritti, e Ossirinco, dove sono
stati rinvenuti. Si tratterebbe cioè di un cittadino di Ossirinco che svolse là
carica di basilicogrammateus in un altro nomo e che poi, al momento del rien-
tro, portò con sé alcuni incartamenti ancora in parte utilizzabili. Inoltre questo
legame dei tre documenti ad un solo personaggio permette anche di supporre
con maggiore probabilità una prossimità temporale tra essi, nonostante uno
solo, come già è stato detto, rechi espressamente una datazione precisa.
(27) In esso è riconoscibile il nome dell'imperatore Severo Alessandro4. Si è
potuto poi identificare il citato console Roscio Eliano con colui che condivise
la carica con Mario Massimo nel 223 (A. De gras si, I Fasti consolari délVimpero
romano dal ЗОа.С. al 613 d.C, Roma 1952), e giungere eosì a una datazione
precisa. Un'ulteriore conferma viene anche dalla possibilità di riconoscere il
prefetto d'Egitto « - idinios Iulianos », che ricorre poche righe più sotto e che
non viene identificato dagli editori del testo, nel M. Edinio Giuliano attestato
da altre fonti proprio negli anni 222/3 (Cfr. G. Bastianini, Lista dei prefetti
d'Egitto dal 30 a. C. al 299 d.C, « ZPE » 17 (1975) pp. 263-321, e aggiunte in
«ZPE» 38 (1980) pp. 75-89).
(28) L'elenco inizia con Augusto e termina con la menzione del primo anno

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78 MABIACHIARA LAMA

п. 166 - Р.Оху. 22,2332 (284 d.C): le un


berts, editore di questo papiro, fornisce
scritto sul recto, dicono che si tratta
menti legali, databile circa nel 284 d.C
dazione, databile alla fine del III sec,
Vasaio », un testo profetico di origine

n. 169 - P.Oxy. 11,1366 (248/9 d.O.): il r


12,1444) era servito per scrivervi il rapp
zionario incaricato di sovrintendere a
Sul verso si possono leggere gli inizi
costituita da una breve hypothesis, e
un oratore attico. Nella colonna prece
sembra, unicamente un titolo, del qu
ultime lettere.

n. 179 - P.Laur. 4,146 (266/7 d.O.): sul recto, pubblicato come P.Laur.
4,166, vi sono i resti di un documento ufficiale, forse una petizione,
mutilo su tre lati e con il solo margine inferiore conservato (31).

di Decio (249/50). Questa caratteristica ci fornisce un sicuro terminus post


quem, che però definirei in realtà una estremamente probabile data di reda-
zione, perché non si vede per quale motivo la registrazione dovesse fermarsi in
quest'anno, se fosse stata compilata in un momento successivo. È questo quindi
l'unico caso, tra i papiri analizzati in questo studio, in cui si può stabilire con
sufficiente certezza che il documento sul recto fu riutilizzato dopo un periodo di
25 anni circa.
(29) II contenuto era già conosciuto grazie a due papiri (P.Graf G. 29787
e P.Rainer G. 198 13). Per una più estesa trattazione dell'argomento, cfr. L.
Koenen, Die Prophezeiungen dee « Töpfers », « ZPE » 2 (1968) pp. 178-209 e
taw. III-VI.
(30) Si tratta di un elenco di pagamenti individuali, effettuati in gr
datato nel sesto anno degli imperatori Filippi (cioè di Filippo I l'Ara
figlio Filippo II), che corrisponde al 248/9. Sulla figura del decapro
N. Lewis, The Compulsory . . . cit.
(31) Sono ancora leggibili i nomi dei due personaggi (Aurelios Sa
detto anche Dionysotheon e Septimios Horion) coinvolti in questa v
identifìcabili, con molta probabilità, con influenti cittadini di Ossirinc
da altri papiri. Questo unico dato consente di determinare la provenien
rinchita del frammento. Nelle ultime righe è citato l'imperatore Licinn
leriano, seguito dall'inizio di un altro nome, Publio [ . . . , sicuramente
grare con il nome di Gallieno, ed è indicato anche il Cesare Publio L
Cornelio Valeriano (P. Bubeth, Les titulatures impériales dans Us papyr

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ASPETTI DI TECNICA LIBRARIA AD OSSIRINCO 79

II verso (32) fu in seguito utilizzato per la trascrizione di un


mentario tachigrafi co, del quale sono leggibili ora solo i re
tre colonne.

Altre ipotesi di datazione

In molti altri casi la formula di datazione è presente ma incom-


pleta, né si possono trovare altre annotazioni che consentano di de-
terminare Fanno esatto.

Inoltre anche eventuali riferimenti precisi, se non sono espressa-


mente indicati come data di composizione, possono essere assai poco
attendibili : essi forniscono solamente un terminus post quem, che però
potrebbe essere ben distante dalla effettiva data di redazione.
Indubbiamente il quadro complessivo è piuttosto desolato, privo
di dati oggetti vi cui fare riferimento. Le datazioni sono quindi affi-
date, nella maggior parte dei casi, ad un'analisi paleografica delle
scritture, metodo necessariamente approssimativo ma generalmente
valido.

Qualche problema è posto dai testi letterari, nei casi, per la verità
non eccessivamente frequenti, in cui siano stati scritti con una calli-
grafia libraria, soggetta a minori modificazioni nel corso del tempo.
È possibile anche che ci sia stata la scelta deliberata, da parte del
copista, di una scrittura di gusto arcaizzante, fatto che può pregiudi-
care una corretta datazione del papiro (33).

ostraca, et les inscriptions d'Egypte (30 a.C.-284 p.C), Bruxelles 1964 (Pap.
Brux. 2) pp. 118-9. È caduto il riferimento all'anno di regno, ma nelle righe
precedenti era menzionato un quarto anno: si può così risalire al 256/7, quarto
anno di Valeriano e Gallieno, per lo meno come terminus post quem, nonostante
che l'éditrice lo proponga come effettiva data di redazione.
(32) Pubblicato da R. Pintatjdi-P. J. Sijpesteijn, Fragments of Greek
Shorthand Commentaries, « ZPE » 29 (1978) pp. 259-62.
(33) Un buon esempio della inevitabile precarietà della datazione paleo-
grafica è fornito dai due papiri contrassegnati dal n. 70, che contengono brani
del primo libro dell'Iliade. Quando, nel 1976, fu pubblicato il primo frammento,
P.Köln 1,21, gli editori lo assegnarono al T sec. d.C, sulla base della scrittura
del verso, sorprendentemente grande, giudicata caratteristica appunto di quel
secolo. Nel 1975 era invece comparsa la prima edizione completa del secondo
papiro, P.Mich. inv. 6653 (N. E. Priest, Homeric Papyri in the Michigan
Collection, Ann Arbor 1975), che venne datato dall'editrice tra il II e il III sec.
d.C, sempre sulla base di una scrittura molto grande, diritta, piuttosto ango-

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80 MARIACHIARA LAMA

L'analisi paleografica comunque perm


sultati molto generici e ben poco utili
proposta.
Inoltre se si esamina attentamente il
numerosi testi scritti sul recto sono rim
siasi tipo di datazione, nei casi in cui g
indicare questo dato fondamentale.
I testi letterari invece sono tutti contr
per quanto sempre generica. Bisogna p
dare sempre lo stesso valore a quelle d
sono state definite esclusivamente in rap
supponendo come intervallo di tempo
di circa 30-50 anni. Chiaramente i pap
criterio non possono rivestire alcun inte
dal momento che pongono come costan
a noi interessa studiare nelle sue even

lare, strettamente bilineare, ma giudicata forse di tendenza arcaizzante. (Di


questo papiro esiste anche un'edizione precedente ma parziale, cioè quella di
R. Merkelbach, Ein Homerpapyrus mit Asterisicos, « ZPE » 14 (1974) pp.
89-90 e tav. III с, dove però il frammento viene datato genericamente « aus
der Kaiserzeit ») . Solo in un secondo tempo i due papiri furono riconosciuti come
parti di un unico rotolo (Cfr. N. E. Priest. P.Mich, inv. 6653 and P.Köln I 21:
A Convergence, «ZPE» 33 (1979) pp. 35-37 e Michigan Homeric Papyri I:
Iliad A-P, « ZPE » 46 (1982) pp. 54-5. Solo in quest'ultimo articolo è proposta
la provenienza ossirinchita dei frammenti, grazie ad alcuni nomi, comuni ad
Ossirinco, presenti nel recto), ma rimase immutato il problema della datazione
discorde, che è stata quindi riportata acriticamente nel prospetto, nonostante
l'evidente assurdità della cosa.
Il medesimo criterio è stato applicato anche alle date dei tre papiri regi-
strati al n. 109, riportate nel prospetto esattamente come indicate dagli editori,
nonostante le incongruenze. Credo però che in questo caso l'ipotesi più sem-
plice sia quella di considerare un errore di stampa il III sec. indicato dal Pin-
taudi, «ZPE » 27 (1977) p. 112, come data di redazione del recto di P.Laur.
4,154. Mi sembra infatti strano che egli non dia in seguito alcuna spiegazione
relativa ai motivi di questa proposta differente rispetto a quella formulata dagli
altri editori, che pure conosce e cita nel corso del suo articolo, e soprattutto che
non accenni quindi alla particolarità di questo frammento, che si troverebbe
ad avere la scrittura sul recto successiva a quella sul verso.
(34) Quelli per i quali più esplicitamente è stato ammesso questo criterio di
datazione sono i nn. 37, 82 e 91, ma non si esclude che anche altri casi siano
stati influenzati da questo atteggiamento.

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ASPETTI DI TECNICA LIBRARIA AD OSSIRINCO 81

3. Relazione cronologica tra recto e verso

È giunto ora il momento di cercare di valutare i dati in


possesso e di vedere se si possono da essi trarre informazio
ai tempi di giacenza dei documenti.
Contemporaneamente verranno prese in considerazione
possibili destinazioni dei documenti, dal momento in cui
giudicati cedibili per una eventuale riutilizzazione del vers
pur tralasciando la pratica illegale della sottrazione di docu
uso privato, attuata da alcuni funzionari, erano probabilm
viste anche vie ufficiali per accedere a questi rotoli ancora par
disponibili per ricevere nuove scritture.
Bisogna però di nuovo ricordare come i testi raccolti siano e
mente eterogenei; di conseguenza anche il loro periodo d
soggetto ad enormi variazioni, così come il tempo di con
che da esso strettamente dipende. È di nuovo il caso, quind
derare separatamente per lo meno le due grandi categori
menti privati e dei documenti pubblici.

/ documenti privati

In primo luogo mi sembra necessario precisare che con i


di « documenti privati » si intende qui prendere in consideraz
sivamente le carte di carattere personale, conservate unicam
dimore degli interessati e non in strutture pubbliche (35).
Pertanto, per essi, non ritengo sia possibile, in linea teor
ciare un modello di comportamento unitario.
L'interesse per quelle annotazioni può decadere dopo po
giorni (per esempio nel caso dei memoranda), al termine
stazione (qualora venga stipulato un contratto di ingaggio
anche dopo qualche anno (per esempio se si tratta della ce
affitto di un appezzamento di terreno). La scelta di conser

(35) Sappiamo che i Romani tentarono di instaurare l'obbligo della


blicità » anche per alcuni atti tra privati, tramite l'invio di due cop
sandria, ma questa pratica non riscosse mai molto successo. Per mag
formazioni al riguardo, cfr. O. Montevecchi, La papirologia, Torino 1973
(ristampa anastatica con addenda, Milano 1988), pp. 198-99, oppure E. G.
Turner, Papiri greci, edizione italiana a cura di M. Manfredi, Roma 1984,
p. 156.

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82 MARIACHIARA LAMA

meno a lungo certi scritti può dirsi dip


e dalla « organizzazione personale » del
alcuni archivi familiari sono stati scopert
per periodi molto lunghi, senza che si p
tivo particolare per tale prolungato rig
È anche stato però giustamente notato
vati potevano avere valore giuridico, e
un particolare interesse per garantire
lontani discendenti dell'originario prop
genere, anche se privati, saranno stati
mente e molto a lungo (37).
Inoltre non ritengo sia neppure necess
zione quale fosse la loro sorte quando f
non più interessanti. Si può infatti sup
vato non fosse ceduto ad altre person
verso rimasto libero.
Sarà stato verosimilmente lo stesso proprietario a deciderne il re-
impiego e quindi a redigere personalmente il nuovo testo, oppure ad
affidare il compito ad uno scriba di professione (38).
A proposito però dei tempi di giacenza, lo Schubart fa un'afferma-
zione piuttosto generica, dichiarando solo che le annotazioni private
andavano in disuso molto più rapidamente dei documenti ufficiali (39),
cosa che si può considerare vera solamente in linea di principio, esclu-
dendo appunto i casi particolari cui è stato fatto riferimento in pre-
cedenza.
I nostri documenti, però, come si temeva, non sono di grande
utilità per precisare meglio quanto sostenuto dallo Schubart (40).

(36) Cfr. per esempio l'archivio della famiglia di Tebtynis (P.Lugd. Bat. VI,
p. 4), che copre un periodo di più di 125 anni.
(37) Cfr. G. Cavallo, Ricerche sulla maiuscola biblica, Firenze 1967, p. 46,
nota 3.

(38) Questo sembra essere il caso per lo meno del papiro n. 47, analizzato
a p. 29.
(39) W. Schubart, Einführung in die Papyruskunde, Berlin 1918, p. 63.
(40) Già sono pochi quelli che possono essere riconosciuti con estrema pro-
babilità come privati (si tratta di quelli brevemente indicati a p. 19); tra
questi poi alcuni sono privi di datazione (nn. 60 e 92) e quindi necessariamen-
te inservibili per qualsiasi considerazione, altri (nn. 5, 8 e 14) hanno sui due
lati datazioni generiche, ma più о meno contemporanee. Si resta insomma in

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ASPETTI DI TECNICA LIBRARIA AD OSSIRIKCO 83

Due documenti però possono offrire spunti per una maggiore


flessione.
Il primo, P.Oxy. 6,852 (n. 47), conserva una copia delV Ipsi
di Euripide, scritta tra il II e il III sec, utilizzando il verso d
conto privato di entrate e di uscite, pubblicato come P.Oxy. 6,9
datato ora esattamente al 90 d.O. (41).
Si tratta quindi di un intervallo piuttosto esteso, per il quale anch
il Turner (42) non ha trovato speciali motivi di spiegazione. Que
caratteristica del resto aveva già attirato l'attenzione dello Schub
(43), che aveva ritenuto « durchaus zweifelhaft » la possibilità di
bilire tra recto e verso un intervallo di tempo più о meno costante n
caso di edizioni a buon mercato о di copie private, come è stato g
ralmente giudicato questo testo letterario (44).
È utile anche ricordare l'interessante ipotesi del Mazzucchi (4
che propone per questo papiro una destinazione ad un ambiente s
stico di elevato livello, sulla base della notevole frequenza di sp
e di accenti in un testo poetico scritto sul verso. Questa ipotesi
trebbe essere sostenuta anche dalla presenza di correzioni ed aggi
nel testo dovute ad una seconda mano, e di varianti e note talvolt
inserite nel margine. Si tratta quindi di un testo che sembra es
stato studiato abbastanza attentamente, sebbene vi siano rimasti an-
cora molti errori. Il quadro conclusivo vedrebbe dunque un personag-
gio di buona cultura e con interessi letterari, probabilmente in rela-
zione con la scuola, il quale commissionò ad uno scriba di professio-
ne (46) la copiatura dell'opera di Euripide, fornendo egli stesso, come

un intervallo d'anni inferiore al secolo, non ulteriormente specificabile, ma da


considerare nella norma generale di tutti i documenti, privati e pubblici, vista
l'estrema rarità dei papiri che presentano un intervallo tra recto e verso presu-
mibilmente superiore ai 100 anni.
(41) Per una più estesa descrizione del recto e per la relativa bibliografìa si
rimanda a quanto detto su questo papiro a p. 21.
(42) E. G. Turner, Recto and Verso, « JEA » 40 (1954) p. 106, nota 4.
(43) W. Schubart, Einführung . . . cit., p. 63.
(44) Cfr. В. E. Donovan, Euripides Papyri . . . cit., p. 63.
(45) С M. Mazzucchi, Sul sistema di accentazione dez testi greet m eta romana
e bizantina, « Aegyptus » 59 (1979) p. 164.
(46) Questa ipotesi è suggerita dalla presenza di lettere sticometriche, dalla
mano regolare, e da alcune finezze per segnalare i diversi metri e i diversi per-
sonaggi. Cfr. E. G. Turner, Greek Manuscripts . . . cit., p. 62.

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84 MARIACHIARA LAMA

superficie scrittoria, un vecchio rotolo


ritrovato in un ipotetico archivio dome
si sia conservato così a lungo per una s
fosse dimenticati della sua esistenza, о
conservazione dei documenti da parte de
è una domanda destinata a rimanere sen
il fatto che a questo papiro non è certo
mente afferma lo Schubart.
L'altro testo, P.Oxy. 37,2816 (n. 131), offre invece un'ulteriore
testimonianza della incertezza che resta inevitabilmente legata ad una
datazione esclusivamente su base paleografica.
Il recto conserva parte di un testo che è stato dubitativamente
indicato come una lettera, in scrittura libraria, con la sola intestazione
in corsiva, ed entrambe queste scritture appaiono databili al III sec.
d.C. Sul verso si possono leggere alcuni esametri che dovevano far
parte di un poema sulla creazione del mondo, una composizione di
tipo arcaizzante, con forti reminiscenze esiodee (48). Il problema nasce
dall'analisi di questa scrittura, angolare, comune, priva di segni di
lettura, che l'editore daterebbe alla seconda metà del II sec, se
non insorgesse la difficoltà della conseguente datazione posteriore del
recto, lato che invece viene solitamente utilizzato per primo. A questo
punto il giudizio resta necessariamente sospeso: о si ritiene errata la
conclusione proveniente dall'esame paleografico, о si accetta l'even-
tualità che effettivamente in questo caso il verbo sia stato scritto pre-
cedentemente al recto, per motivi ignoti (49).
Comunque anche in questo caso non avrebbe senso confrontare la
teoria dello Schubart con la testimonianza offerta da questo papiro.
Sui documenti privati di questa raccolta altro non si può dire.
Certo verificare una teoria con l'apporto di soli cinque papiri sembra
obiettivamente poco sensato. Comunque, se una conclusione si deve
trarre, è che, per quel poco che si può vedere dai dati a nostra dispo-
sizione, sembra che non sia possibile notare un evidente comporta-
mento differenziato che contraddistingua questa classe di documenti.

(47) Cfr. E. G. Turner, Papiri greci, cit., p. 115.


(48) W. Luppe, Die Kosmogonie Pap. Охц. 2816, « Philologus » 120 (1976)
p. 186.
(49) Sono questi indubbiamente casi più rari ma non impossibili (cfr. quanto
detto nell'edizione del papiro n. 101).

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ASPETTI DI TECNICA LIBRARIA AD ASSIRINCO 85

/ documenti pubblici
a) Conservazione e destinazione

Per quanto riguarda invece i documenti ufficiali, il discor


necessariamente più complesso.
Ë già stato accennato come probabilmente essi dovessero
conservati in archivi pubblici. Dovevano quindi necessariame
stere alcune disposizioni che regolamentassero l'organizzazion
sti depositi, poiché non è pensabile che tutti i documenti v
indistintamente conservati a tempo indeterminato. Certo p
mente si doveva procedere ad una eliminazione dei rotoli or
di interesse, se non altro per avere sempre lo spazio dispon
i nuovi documenti, ma ignoriamo le modalità e i criteri co
avrebbe dovuto avvenire tale operazione.
Sappiamo che ogni distretto possedeva una conservatoria
atti, probabilmente posta nel capoluogo, dove venivano racc
cumenti provenienti da tutto il nomo, come testimoniano a
piri trovati a Ossirinco ma relativi ai diversi villaggi delPO
chite (50). È noto anche che i soprintendenti di questi archivi n
però retribuiti, in quanto Г amministrazione romana adattò
funzionari il concetto di « liturgia » già presente nell'organ
greca. Questo particolare contribuisce in parte a spiegare u
fatto di cui siamo a conoscenza, cioè la frequente trascurate
pratica dell'archiviazione (51). Si è già vista del resto l'usanza
funzionari di conservare per uso privato alcuni incartament
mine del loro incarico.
Quello che ora interessa vedere è come questi rotoli siano potuti
giungere, allo scadere della loro validità documentaria, nelle mani
di chi ne ha poi deciso l'ulteriore sfruttamento. Chiaramente si
intende qui cercare di indagare il percorso legale seguito da questi
documenti.

(50) Alcuni esemplari sono presenti anche in questo elenco. Per la preci-
sione si tratta dei nn. 38, 47, 126, 152, 169 e 172. Per informazioni sui villaggi
citati, cfr. Paola Pruneti, / centri abitati deWOssirinchite, Firenze 1981
(Pap. Flor. IX).
(51) Una testimonianza diretta di queste irregolarità ci viene per esempio
da alcuni documenti appartenenti alla famosa Famiglia di Tebtynis. Cfr.
P.Lugd.Bat. 6,14, 15 e 24.

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86 MARIACHIARA LAMA

II Turner (52) propone l'esistenza di


essere paragonato al nostro macero, cu
sone per procurarsi così il materiale su
letterari a loro graditi.
A prima vista sembra indubbiamente
se effettivamente manca una qualsiasi
presenza di una struttura di questo g
ganizzazione burocratica dell'Egitto gr
L'elevato numero di documenti il cui
scopi lascia supporre che non venissero
di conseguenza è logico teorizzare l'esis
a raccogliere questi rotoli in attesa di u
Un'altra soluzione a questo problema
parere, dalla possibilità che la richiest
inoltrata direttamente alle conservato
casi cedevano i rotoli ancora utilizzabili, mentre in assenza di tali
richieste procedevano direttamente alla loro eliminazione. In questo
modo ci troviamo anche nelle condizioni di poter contemporaneamente
giustificare l'elevato numero di rotoli che non furono mai reimpiegati,
e che sono quindi giunti a noi con il solo recto occupato da scritti docu-
mentan. Così infatti, oltre a evitare di postulare l'esistenza di una
struttura che finora non è mai stata testimoniata da alcuna fonte, si
risolve la difficoltà data dalla presenza dei rotoli non riutilizzati, che
sarebbe meno spiegabile se fosse esistita la possibilità di accumularli
in un luogo apposito, dove potessero essere reperiti con estrema fa-
cilità e presumibile abbondanza.
Una diversa puntualizzazione è offerta dallo Schubart (53), che
punta però la sua attenzione più sul tipo di reimpiego di questi rotoli,
che non sul luogo dove potessero essere rinvenuti. Egli, pur non esclu-
dendo l'ipotesi più comune di vedere nei testi scritti sul verso il risul-
tato di un'attività privata, sottolinea però che molti rotoli furono
verosimilmente acquistati da commercianti librari per la produzione
di copie di qualità inferiore e quindi di minor prezzo.
Non viene però specificata la fonte da cui i commercianti potessero

(52) E. G. Turner, Papiri greci, cit., p. 67.


(53) W. Schubart, Das Buch bei den Griechen und Römern, Berlin -Leipzig
1921 (II edizione) p. 163, dove sostiene un'ipotesi che sarà invece in linea di
principio rifiutata dall'Oldfather.

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attingere tali documenti, e questo silenzio potrebbe implici


confermare sia la generica proposta del Turner sia l'altra, che
que non vengono certo escluse da questa nuova inter prêt azione.
L'Oldfather (54) propone una soluzione diversa. Egli rifiuta
tamente la teoria dello Schubart, sostenendo che il maggior cost
riproduzione di un testo era dovuto al lavoro di copiatura, e che
ben poco risparmio sarebbe venuto dall'usare materiale di s
mano. Di contro avanza l'ipotesi che la maggior parte di que
dovesse essere legata all'ambiente scolastico, sebbene riconosc
di non avere prove per dimostrare che tutti i papiri su verso
usati nelle scuole.
Anche in questo caso comunque non viene meglio precisata la
procedura del passaggio dagli archivi alle scuole : l'idea di un passag-
gio diretto viene decisamente avversata dal Turner (55), che ricorda
che le scuole erano gestite da privati, ed afferma quindi che non si
spiegherebbe l'intervento diretto dello Stato in strutture che non di-
pendevano da lui.
Per concludere, nessuna di queste due ultime ipotesi è dunque
sufficiente ad invalidare le due precedenti, che più precisamente
sono rivolte proprio ad esaminare la sorte immediata di questi scritti
documentari, prima di prendere in considerazione le finalità del loro
reimpiego (56).

b) I tempi di giacenza
Lo Schubart formula per i documenti pubblici una proposta più
precisa (57), condividendo con il Preisigke (58) l'opinione di un tempo
di giacenza valutabile tra i 50 e i 100 anni prima della cessione per
un eventuale reimpiego del verso, pure se avverte chiaramente di non
far diventare questa osservazione una legge.

(54) С H. Old father, The Greek Literary Texts from Graeco-Roman Egypt.
A Study in the History of Civilization, Madison, Mich., 1923, pp. 67 e segg.
(55) E. G. Turner, Papiri greci, cit., p. 109.
(56) Le questioni più particolari sollevate dallo Schubart e dall'Oldfather
riguardo alle diverse utilizzazioni di questi rotoli già scritti sul recto potranno
essere meglio affrontate procedendo alla analisi più dettagliata delle caratteri-
stiche dei testi letterari che sono stati trascritti sul verso, argomento che sarà
affrontato successivamente.
(57) W. Schubart, Einführung . . . cit., p. 63.
(58) F. Preisigke, P.Strassb. I, pp. 79 e segg.

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88 MARIACHIARA LAMA

II Turner, che riprende questo argom


and Verso (59), mostra invece come un
su entrambi i lati scritture esattamente datate, non sembri aval-
lare questa ipotesi. Sulla base dei dati ricavabili dal materiale da
lui raccolto, egli giunge a confermare il limite massimo, che resta
generalmente compreso entro i 100 anni circa, ma restringe notevol-
mente il termine minimo, notando una maggiore probabilità di reim-
piego all'interno dei 25 anni successivi al momento della redazione
del recto.
Del resto l'idea di un ipotetico regolamento ufficiale, secondo il
quale ogni documento dovesse restare archiviato per almeno 50 anni
prima di essere ceduto, non fu mai presa molto rigidamente in consi-
derazione dagli studiosi.
Infatti il Turner non è il primo a riconsiderare nel suo studio parti-
colareggiato le sbrigative affermazioni dello Schubart. Precedentemente
anche Medea Norsa aveva affermato che « il decorso di qualche de-
cennio bastava a rendere inutile un documento о un registro ammi-
nistrativo » (60), ma evitava comunque di trarre da questa osserva-
zione una conclusione troppo rigida. Infatti poco prima scriveva che,
rispetto allo scritto documentario sul recto, il testo letterario poteva
essere «... di 3-4 decenni più recente, datazione sempre valevole
quantunque si debba spesso ammettere un margine di qualche diecina
d'anni in più о in meno » (61). Anche in questo caso viene quindi accolto
in linea di massima il generico limite dei 100 anni, che sembra anzi
essere leggermente ristretto di qualche decennio, ma al suo interno la
preferenza sembra essere indirizzata verso un intervallo di circa 30-40
anni.

Non viene comunque mai fatto alcun accenno ad un probabile


periodo di archiviazione differenziato per ogni diverso tipo di do-
cumento.

Si tratta invece sempre di un discorso abbastanza generale, svin-


colato dalle caratteristiche del testo documentario, che pure possono
essere molto importanti, come già aveva sottolineato il Preisigke (62) ;
sembra si alluda più ad un normale decadimento legale dei vecchi do-

(59) « JEA» 40 (1954) pp. 102-106.


(60) M. NoRSA, La scrittura letteraria greca dal secolo IV a.C. ali7 Vili d.U.,
Firenze 1939, p. 2, nota 1.
(61) Ibidem, p. 1.
(62) F. Preisigke, P.Strassb. I, p. 79.

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cumenti che ad una pratica consapevolmente applicata dall'


zazione burocratica.
Lo stesso Turner tratta di nuovo questo argomento alcuni anni
più tardi e ribadisce la sua convinzione che i documenti non dovessero
essere conservati per 50 anni prima di essere eventualmente riutilizzati,
ed arriva addirittura a precisare che « a normal period to allow is
of 5 to 10 years » (63). Anche in questo caso comunque nessuna atten-
zione è riservata ad un eventuale comportamento diversificato, di-
pendente dalla differente importanza che potevano rivestire documenti
tanto eterogenei. Poco giustificata sembra essere anche la scelta di
limitare ulteriormente il già ristretto intervallo che aveva proposto
nel suo articolo precedente.
Certo è impresa ardua tentare di riconsiderare queste affermazioni
discordi alla luce del campionario dei papiri raccolti per questa ricerca,
poiché, in conseguenza delle datazioni precarie, sono estremamente
rari i casi che ci possono permettere di formulare proposte abbastanza
precise ed attendibili.
È già stato notato come non sia tra essi compreso alcun papiro che
rechi su entrambi i lati una scrittura espressamente datata. C'è però
un caso unico ed eccezionale, precisamente il papiro n. 143, analizzato
precedentemente (p. 23), che oltre a conservare sul recto un documento
datato nel 223, consente anche di stabilire con ragionevole sicurezza
nel 249/50 l'anno in cui fu redatto lo scritto letterario sul verso. Si resta
quindi così entro il limite dei 25 anni teorizzato dal Turner, ed in evi-
dente contrasto con quanto affermava il Preisigke, ma non si può
certo pensare di confermare о negare la validità di una tesi grazie al-
l'appoggio di un solo esempio.
Qualche ulteriore osservazione utile, però, si può trarre anche da
altri papiri che pure non presentano favorevoli condizioni. Per esem-
pio la Youtie, analizzando il P.Oxy. 7,1044, cioè il registro scritto
sul recto del papiro n. 108 (64), giunge alla conclusione che questo tipo
di documenti dovesse essere aggiornato ogni due anni. Non avrebbe
quindi senso pensare che questi registri, aggiornati così frequente-
mente, fossero poi conservati per decenni negli archivi, pur essendo
ormai inattendibili e privi di qualsiasi utilità (65).

(63) E. G. Turner, Greek Manuscripts . . . cit., p. 22.


(64) Cfr. p. 22.
(65) Non risulta che rientrasse negli interessi degli amministratori dell'Egitto

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Si può allora azzardare l'ipotesi che qu


lizzato sul verso dopo un periodo di soli
dere quindi questo termine anche agli altr
criterio è valido, una conseguenza immedi
pio quella di rivedere quanto afferma lo
7,1045, che conserva una lista di posside
riutilizzato per la trascrizione sul verso
composizione letteraria (P.Oxy. 7,1012, n
mette di fissare nel 204/5 un terminu
zione (66).
L'editore, a questo punto, specifica ch
30-50 anni era sufficiente a document
antiquati e inutili, e propone di consegu
letterario alla metà del III sec, segnalan
della scrittura farebbero pensare ad un
dalla presunta data del recto.
Si potrebbe ora formulare l'ipotesi ch
fosse una regola applicata anche a questo
nonostante sembri avere caratteristiche
cato in P.Oxy. 7,1044, poiché si tratta s
lista di nominativi e delle relative tasse
mobiliari (67).
Questo comporterebbe una maggiore sicu
о nel 205/6 l'anno in cui fu compilato l'ele
anticipazione entro il primo decennio
del testo letterario sul verso, cosa che sem
cazioni fornite dalla analisi paleografica
Tutto questo resta semplicemente un'i
più interessa è il principio che si possa m
all'esistenza di una determinata classe di documenti ufficiali carat-

greco -romano la possibilità di effettuare studi sulle variazioni delle proprietà


e delle rendite nel corso degli anni, unico motivo per cui sarebbe stata neces-
saria la consultazione anche dei vecchi registri.
(66) Ricorrono al suo interno dapprima lindicazione di un tredicesimo anno,
e poi il nome dell'imperatore Settimio Severo.
(67) Non sarebbe certo stato agevole stabilire una eccessiva proliferazione
dei diversi tempi di giacenza applicati a documenti che presentassero differenze
non sostanziali. Sembra più logico pensare ad una relativa uniformità all'in-
terno di una stessa categoria di documenti.

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terizzati da un periodo di conservazione estremamente ridotto


soprattutto probabilmente costante, ed è appunto questa rego
che si vuole arrivare a teorizzare.
Purtroppo però questa, relativa ai registri di proprietà terriere о
più genericamente immobiliari, è destinata a rimanere Tunica conclu-
sione resa possibile dall'analisi dei papiri in nostro possesso.
È mia opinione però che non abbia senso pensare all'esistenza di
una regola generale, applicabile incondizionatamente a tutti i tipi di
documenti, e che quindi i giudizi espressi dagli studiosi sui tempi di
decorrenza degli scritti in archivio derivino da valutazioni effettuate
calcolando la media approssimativa sulla base delle scarse testimo-
nianze sicure che abbiamo a disposizione.
Già il Preisigke notava però come il tempo di giacenza venisse
presumibilmente misurato diversamente, a seconda del comporta-
mento dell'autorità e dell'importanza delle circostanze (68).
È molto importante, a mio avviso, sottolineare queste due discri-
minanti fondamentali. Come primo elemento che influenza la con-
servazione di un documento deve essere vista naturalmente proprio
la sua importanza e validità nel corso del tempo. Non possono cioè
essere messi sullo stesso piano un registro di proprietà, aggiornato
frequentemente, ed una lista di censimento (citata come esempio dal
stesso Preisigke, ibidem) che sappiamo doveva portare le prove della
situazione familiare per più generazioni, ed essere quindi necessaria-
mente custodita più a lungo.
Anche però all'interno di una stessa classe di documenti si possono
notare talvolta diversità di trattamento. Questa apparente difficoltà
viene risolta dal Preisigke ricordando che alcuni documenti dovevano
essere presentati contemporaneamente, a più autorità, in redazioni
analoghe: per alcuni di questi funzionari, tali copie avevano un valore
solo transitorio, e potevano quindi essere rilasciate dopo breve tempo,
mentre la copia principale veniva conservata anche per un periodo
molto esteso (69).
11 comportamento dell'autorità infine può intervenire a rendere
vane le eventuali disposizioni ufficiali semplicemente trascurando con-
sapevolmente di metterle in pratica.

(68) F. Preisigke, P.Strassb. I, p. 79.


(69) II Preisigke, per essere precisi, riferisce queste osservazioni esclusiva-
mente alle liste di censimento, che aveva usato fino a questo momento come
esempio.

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92 MARIACHIARA LAMA

Sarebbe dunque imprudente estendere


mento di una determinata classe di docu
stante, anche a quei papiri analoghi che
dove vennero ritrovati molto probabilment
che se ne impardonirono al termine del l
Non possiamo infatti sapere quanto tem
mento in cui il documento fu sottratto all'ufficio al momento in cui
sul suo verso fu redatto un nuovo testo. Certo però questo intervallo
non avrà più alcuna relazione con le disposizioni ufficiali riguardanti
l'archiviazione di quel tipo di documenti, ma dipenderà principal-
mente dalla iniziativa privata del funzionario divenuto proprietario
del papiro (71).
Il problema però, come abbiamo già detto, nasce dal fatto che il
materiale raccolto non permette assolutamente di calcolare, neppure
approssimativamente, quali potessero essere questi tempi di giacenza
ufficiali.

Nella quasi totalità dei casi, le datazioni generiche che caratteriz-


zano i nostri testi sembrano unicamente confermare il limite dei 100
anni circa, che tutti gli studiosi accettano come termine entro il quale
uno scritto documentario poteva essere riutilizzato sul verso (72), anzi,
nella grande maggioranza, i papiri di questa raccolta sembrano essere
stati reimpiegati entro un arco ancora più ristretto, attorno ai 50
anni circa.

(70) Tra i papiri dell'elenco, potrebbero far parte di questa categoria i


mi. 39, 85, 89, 101, 114 e 142.
(71) Bisogna però sottolineare l'ipotesi che l'interesse dei funzionari si sia
rivolto esclusivamente ai documenti giunti al loro ufficio nel periodo in cui
essi vi svolsero l'incarico, e che in definitiva non abbiano avuto l'occasione di
mettere le mani sul materiale eventualmente presente già da tempo negli ar-
chivi, scegliendo così i rotoli che la decorrenza dei termini aveva già messo a
disposizione.
In questo caso verrebbe a cadere quanto detto in precedenza, e di conse-
guenza anche al suddetto gruppo di papiri potrebbe essere applicata la regola
generale prevista per la categoria cui appartengono i singoli documenti.
(72) Un solo caso sembrerebbe contraddire questa situazione, precisamente
il P.Oxy. 36,2745 (n. 138). Questo frammento servì originariamente per la
redazione di un registro terriero, databile, per il Turner, verso la fine del II sec.
d.C, mentre il Rokeah, editore del papiro, si limita a sottolineare la somiglianzà
della scrittura con quella di alcuni testi attribuiti al III sec. d.C. Lo stesso
rotolo fu poi riutilizzato per una lunga compilazione di nomi propri ebraici,
affiancati dalla loro interpretazione etimologica. La scrittura è una maiuscola

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4. Tipologia dei testi letterari

L'attenzione verrà ora rivolta all'esame dei testi letterari redatti


sul verso dei rotoli documentan.
Prima però dei loro contenuti, ci interessa analizzare l'aspetto che
potevano presentare a chi richiedeva о comunque utilizzava testi di
questo genere. Interessa cioè cercare di delimitare gli ambiti d'uso
di tali copie, sulla base di un'analisi delle loro caratteristiche grafiche,
allo scopo di riuscire, nei limiti del possibile, a determinare le di-
verse destinazioni (commercio, scuola, studio privato о altro) di questi
testi di qualità inferiore.
Il numero degli esempi che testimoniano un tale duplice impiego di
recto e verso è troppo elevato per poter pensare semplicemente che si
trattasse di una eccezione alla regola consueta (73); contemporanea-
mente però la percentuale di frammenti scritti su entrambi i lati,
rispetto alla totalità dei reperti, non è neppure sufficientemente alta
da far accettare, al contrario, l'ipotesi che questa pratica, nonostante
i disagi connessi alla costituzione del rotolo, fosse comunemente at-
tuata.

Si trattava quindi di un procedimento indubbiamente ammesso,


ma meno agevole, ed è già stato notato che la giustificazione più plau-
sibile per questo uso insolito è fornita dal notevole prezzo del papiro
nuovo.

La disponibilità, quindi, ad adattarsi ad utilizzare


dei documenti per i testi letterari era sentita, a mio
mente come una soluzione di ripiego, forse l'unica p
ciliare gli interessi culturali, soprattutto se erano v
finanziari.

molto chiara, comune, databile alla fino del III sec, secondo quanto propone
il Turner, sebbene il Rokeah non escluda affatto una data all'interno del IV sec.
Se si accettano quindi i termini estremi di questa datazione piuttosto contro-
versa, si dovrebbe concludere che si sia atteso molto tempo prima di utilizzare il
verso di questo registro. Questo non era certo un procedimento comune, poiché
per numerosi altri documenti simili presenti nel prospetto, l'intervallo tra
recto e verso è molto più ridotto. L'estrema genericità però della descrizione del
recto suggerisce di usare un'estrema cautela nell'accostare questo documento
agli altri altrettanto genericamente definiti. Non si può certo escludere che
alcune particolari informazioni, presenti in questo registro, richiedessero, per la
loro natura, una conservazione del documento originale per un periodo di tempo
molto più esteso di quello che riscontriamo solitamente.
(73) Cfr. W. Schubart, Einführung . . . cit., p. 57.

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94 MARIACHIARA LAMA

Accettando queste premesse, ci aspe


opere sul verso soltanto prodotti privi
Uno sguardo però più attento, rivol
caratteristiche delle scritture dei nostri
una casistica molto più variegata rispe
ginare in linea teorica.
Quello che si ottiene nel complesso è
vi si incontrano opere dall'aspetto mol
grafiche, che danno l'idea di un prodo
anche testi dall'apparenza estremamen
assolutamente trascurato, senza il minimo tentativo, non si dice di
eleganza, ma neppure di ordine. Naturalmente poi tra questi estremi
sono compresi numerosi esempi che coprono tutte le possibilità in-
termedie, così da raggiungere un quadro quasi completo, molto vicino
comunque a quanto ci viene presentato dai testi letterari scritti nor-
malmente sul recto.
Non sarà però sempre esclusivamente la scrittura a indirizzare i
risultati delle nostre ricerche verso i diversi esiti possibili.
In particolare sarà importante notare l'eventuale presenza di segni
critici e di segni di lettura, di note sticometriche e di correzioni dovute
ad un secondo scriba, о di qualsiasi altra caratteristica che possa essere
di aiuto nel determinare la destinazione di un prodotto librario (74).
Solo in alcuni casi si rivelerà utile anche il contenuto del rotolo,
perché potrà anch'esso dare suggerimenti per un'interpretazione più
corretta del testo.

Le scritture calligrafiche

Iniziamo a puntare la nostra attenzione proprio su quei papiri che


testimoniano che anche tra le opere sul verso esisteva la possibilità di
trovare esemplari dall'aspetto molto elegante.
La definizione di « calligrafiche » per queste scritture può apparire
forse un po' eccessiva, perché obiettivamente non sono compresi tra
esse esemplari accurati delle grafie canonizzate più celebri in epoca
romana dal punto di vista del risultato estetico raggiunto, quali ad
esempio la 'maiuscola rotonda' о la ťmaiuscola biblica' (75).

(74) Chiaramente la possibilità di servirsi di queste indicazioni ausiliarie è


condizionata dalle dimensioni del papiro, e una loro eventuale assenza può
dipendere soltanto dall'esiguità del frammento ritrovato.
(75) Cfr. E. G. Turner, Greek Manuscripts . . . cit., p. 25.

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ASPETTI DI TECNICA LIBRARIA AD OSSIRINCO 95

Questa mancanza, soprattutto nel primo caso, si può ben com-


prendere se accettiamo le affermazioni del Cavallo, riguardo al fatt
che «la maiuscola rotonda [. . .] sembra doversi ritenere la scrittura
'libraria' per eccellenza di centri e di scribi di alto magistero calligra
fico, [. . .] la scrittura atta a soddisfare, più di ogni altra, le esigenze di
una produzione di lusso (come mostra la manifattura dei rotoli ne
quali essa è adoperata) » (76).
È comprensibile quindi che una scrittura così raffinata non ve-
nisse richiesta per le trascrizioni su materiali di scarto.
Eppure un frammento della nostra raccolta può essere per lo meno
accostato ai maggiori modelli di questo canone (77).
Si tratta di P.Ryl. 1,22 (n. 164), che conserva, sul verso di un conto
attribuito alla fine del I sec. a.C, una breve narrazione degli event
accaduti a Troia successivamente alla morte di Achille (78).
L'impressione che si ricava dalla riproduzione fotografica è che
si dovesse trattare di un prodotto che mirava a raggiungere una no
tevole eleganza : la bilinearità della scrittura è strettamente osservat
ed è interrotta solo dalla lettera ťphi' (79); le lettere sono tracciat
con una certa regolarità, anche se a volte manifestano una rapidità
scrittura che non si nota nei più famosi esemplari di questo canone,
sono inoltre decorate con piccoli apici alle estremità delle aste verticali.
Non esiterei quindi a definire questo frammento come un esempi
della scrittura 'maiuscola rotonda', sebbene sia un esemplare forse u
po' meno accurato, dovuto probabilmente ad uno scriba molto espert
che, in considerazione dello scadente materiale affidatogli per la tr
scrizione, compì il suo lavoro più velocemente, seppure sempre co
molto riguardo per il risultato estetico finale.
Se accettiamo dunque queste osservazioni, la prima conseguenza
logica è quella di vedere, in un rotolo di simile fattura, un prodott

(76) G. Cavallo, Fenomenologia 'libraria' della maiuscola greca: stile, ca-


none, mimesi grafica, « BICS » 19 (1972) p. 133.
(77) Valga come esempio più rappresentativo della maiuscola rotonda la
cosiddetta iliade di Hawara', illustrata alla tavola 13 di E. G. Turner, Greek
Manuscripts ... cit.
(78) Rimangono 20 righe, e un calcolo approssimativo permette di supporre
una colonna più larga del consueto. La scrittura è definita solamente come
'maiuscola abbastanza grande' ed è datata, per le sue caratteristiche di anti-
chità, entro le prime decadi del I sec. d.C.
(79) Non vi sono esempi, in questo frammento, della psi che e 1 unica altra
lettera, nel canone della maiuscola rotonda, ad uscire dagli scherni.

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96 MABIACHIARA LAMA

proveniente da un « centro di copia »


al commercio (80). È più improbabile
un privato scegliesse di servirsi di u
conoscesse le esatte caratteristiche) p
propri testi.
La fornitura del papiro può essere st
stesso, che, oltre a possedere per la p
diverse qualità, poteva forse avere pi
vati cittadini, ai documenti scaduti e
piego del verso.
Non si esclude però l'eventualità che il
possa essere stato direttamente procu
di riutilizzare così un proprio regist
о che potè in qualche modo procurar
Comunque il committente, pur acc
qualità inferiore, non volle rinunciare p
plessiva. L'assoluta mancanza di segni
care che questo testo non era certo de
ad essere conservato in una ipotetica
La cosa che più stupisce però a ques
testo letterario: sembrerebbe infatti
giore fosse riservata alle opere degli aut
insomma che in un certo senso non p
minima di un cittadino con interessi let
si trova davanti ad un frammento mito
il cui autore ci è assolutamente ignoto.
resse per quest'opera in stretto legam
testi omerici, che sono inoltre genera
che più frequentemente venisse richie
nato, anche se copiati sul verso.
Infatti possiamo trovare nel prospe
di rotoli che si può supporre fossero p

(80) Le scritture « canonizzate » venivano


ed erano adottate poi da chi aveva ricevuto
ed operava ufficialmente nel settore.
(81) Abbiamo visto che le modalita del trasferimento dei documenti umciali
restano oscure, inoltre la descrizione assolutamente generica del contenuto del
recto non offre alcun appiglio per poter effettuare una scelta tra queste due
possibilità.

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ASPETTI DI TECNICA LIBRARIA AD OSSIRLNCO 97

di vista estetico, e tra essi la preponderanza spetta sicura


testi omerici.
Vi sono per esempio due frammenti dell'Iliade che dalle descrizioni
sembrano poter essere inseriti nella categoria dei testi calligrafici (82);
interessante è il fatto che essi presentino notevoli analogie, e che siano
entrambi attribuiti al momento del passaggio tra il II e il III sec. :
si fa suggestiva a questo punto, a mio parere, l'ipotesi che potessero
essere appartenuti ad un medesimo personaggio, cultore di letteratura
ed anche abbastanza esperto, se dobbiamo credere che sia stato lui il
responsabile dell'aggiunta, in un secondo tempo, dei segni di lettura
e della punteggiatura. Un passo avanti in questa direzione potrebbe
poi essere compiuto identificando questo ipotetico personaggio con un
membro della famiglia di Sarapion detto anche Apollonianos (cfr.
PSI XI pp. 56-7), e forse proprio con il Sarapion che sappiamo fu
stratego di due distretti dell'Arsinoite almeno dal 207 al 210, e che fu
in seguito multato per aver trasgredito a precedenti richiami, relativi
ad una mancata registrazione dei documenti a lui pervenuti nel corso
dei suoi incarichi (83). Indubbiamente questa associazione è assoluta-
mente arbitraria, ma tante coincidenze la rendono altrettanto plausi-
bile: egli trattenne per uso privato alcuni rotoli, che affidò poi ad
un centro di copia professionale per la trascrizione dell'Iliade, richie-
dendo contemporaneamente un lavoro elegante e ben curato (84).

(82) II primo, PSI 11,1185 (n. 85), copiato sul verso di registri amministra-
tivi provenienti forse dall'Arsinoite, è definito « in bella scrittura, con ampii
margini », e soprattutto quest'ultima indicazione sembra orientare verso un
prodotto di raffinata fattura (Cfr. E. G. Turner, Greek Manuscripts . . . cit.,
p. 8), cui forse una seconda mano, verosimilmente il proprietario stesso, ha
aggiunto segni di lettura e di punteggiatura. L'altro frammento, PSI 11,1188
(n. 89), è anch'esso scritto sul verso di un registro amministrativo, attribuito
alla seconda metà del II sec, e proveniente dubitativamente dall'Arsinoite;
del testo omerico l'editrice dice che « gli ampii margini, l'eleganza e le dimen-
sioni delle lettere (6-7 mm di altezza), vergate con tratti alternatamente grossi
e sottili, danno l'impressione di edizione di gran lusso », e anche in questo caso
« spiriti, accenti, interpunzioni, apostrofi non sembrano tutti di prima mano ».
(83) E. G. Turner, Roman Oxyrhynchus, « JEA » 38 (1952) pp. 88-89;
G. Bastianini, La carriera di Sarapion alias Apollonianos, « Aegyptus» 49 (1969)
pp. 149-82 (ed in particolare pp. 172-4) ; M. L. Moioli, La famiglia di Sarapion
alias Apollonianus stratego dei nómi Arsinoites ed Hermopolites, « Acme » 40
(1987) pp. 123-36.
(84) JNon bisogna dimenticare pero che tutto questo discorso e stato con-
dotto esclusivamente in linea teorica, basandosi soltanto sulle affermazioni degli
editori, e senza il minimo sostegno di una riproduzione fotografica.

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98 MARIACHIARA LAMA

Esiste però nel nostro repertorio alm


testo omerico scritto in forme calligr af
2 (85). Il frammento è purtroppo abb
lettere superstiti sono sufficienti, a mio
copia era stata eseguita con l'attenzion
eleganza: la scrittura è strettamente b
dello 'psi' e probabilmente del 'phi' ch
mento), le lettere sono inscrivibili in un
Si potrebbe così definire un esemplar
Estremamente simili nell'aspetto a qu
stra il facsimile fotografico, sono i tre f
indicati dal n. 109 (87).
La descrizione paleografica più comp
anche alla migliore riproduzione foto
Turner (88), e coincide quasi esattame
Hohti nell'edizione di P.Oxy. Hels. 2
fatto l'estrema somiglianzà delle due sc
tura indurre, a mio parere, a sospettar
medesimo scriba (89).

(85) II documento sul recto (del quale non


tazione) sembra riferirsi alla coltivazione della
in forma molto abbreviata e con numerosi si
Il verso conserva solo poche lettere delle part
copiati nel II sec. : il margine superiore er
'diritta, rotonda, informale', ma è giudica
sembra sostanzialmente corretto, e mancan
dieresi e un apostrofo).
(86) Come esempio di questa scrittura, nella
famoso papiro della Chioma di Berenice di Callimaco (PSI 9.1092).
(87) II contenuto del recto di questi frammenti è già stato descritto a p. 2,
nota 3.

(88) Greek Manuscripts . . . cit., pp. 106-7. Gli editori di P.Oxy. 3,454 e
di PSI 2,119 si limitano a definire la scrittura 'onciale di media grandezza'.
Il Turner invece parla di « maiuscola di media grandezza, rotonda, decorata,
scritta lentamente », aggiungendo che « la mano è di tipo professionale, ma
da un'impressione di informalità »; la descrizione continua poi sottolineando la
bilinearità e la presenza di apici, di occasionale punteggiatura e di alcune
correzioni dovute ad una seconda mano.
(89) Certamente per poter meglio indagare questa possibilità, sarebbe ne-
cessario effettuare un esame diretto dei papiri originali, senza inoltre dimenti-

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ASPETTI DI TECNICA LIBRARIA AD OSSIRINCO 99

Anche per questi testi dunque, come per quelli in ťmaiusco


tonda', viene avanzata l'ipotesi di una origine in ambito profe
l'aspetto complessivo doveva essere piuttosto elegante, anche
bra che non fosse ad essi dedicata quella assoluta cura che po
aspettarci venisse riservata ai testi da trascrivere sul recto (90).
la presenza delle correzioni di seconda mano potrebbe confer
provenienza da uno scriptorium professionale, poiché sappiam
essi era prevista la presenza di un « correttore », che revisionass
trascritti, sebbene la sua opera non fosse generalmente molt
rata (91), (ed infatti, stando agli editori di P.Oxy. 3,454, il
contiene ancora numerosi errori).
Per completare ora il quadro delle scritture calligrafiche r
trabili sul verso dei papiri, bisogna ancora prendere in consid
la scrittura che sembra più frequentemente testimoniata, ci
siddetta 'maiuscola bacchilidea' (92).
Anche in questo caso, come nei precedenti, non sono presen
nostra raccolta esemplari di particolare eleganza. Vi sono però
testimonianze di una discreta fortuna di tale stile, adottato
copie da eseguire sul verso.
Tra gli esemplari apparentemente più eleganti e più curati
notare di nuovo un testo omerico, P.Oxy. 2,223 (n. 81) (93),

care di trovarsi di fronte ad un tipo di scrittura « canonizzata », le cui c


ristiche dovrebbero quindi essere costanti per loro stessa natura, indip
mente dagli scribi.
(90) Come già detto, le mani danno l'impressione di informalità, ino
testo platonico sembra fosse composto di colonne con numero di righe v
da 47 a 50.

(91) Cfr. E. G. Turner, Papiri greci, cit., p. 112.


(92) II medesimo stile di scrittura è denominato in maniera diversa dai
vari studiosi: il Turner (Greek Manuscripts . . . cit., p. 26) lo include nelle
categoria delle ťFormal mixed hands'; lo Schubart (Griechische Paläographie,
München 1925, pp. 124 e segg.) lo definisce 'Strenger Stil', «stile severo»; la
Norsa (La scrittura letteraria . . . cit., p. 21) usa il termine 'unciale bacchilidea'.
Diverse e ancora più generiche definizioni si incontrano poi nelle descrizioni dei
vari frammenti che possono essere inclusi in questa categoria.
(93) La scrittura è definita una 'marcata maiuscola ben formata, di tipo
quadrato e inclinato'. Sono abbondantemente presenti segni di lettura e di
interpunzione, probabilmente dovuti, nella massima parte, a uno dei nume-
rosi correttori di quest'opera. Una più estesa descrizione del contenuto di recto
e verso è stata data alle pp. 75-76

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100 MARIACHIARA LAMA

aspetto complessivo induce generalmente


dotto destinato al commercio (94).
Sempre alla stessa famiglia appartengono
insieme anche ad altri testi, alcuni dei
nostro prospetto (95). Si tratta di P.Oxy
a p. 76) (96), e di P.Oxy. 7,1012 (n. 15
'Ovale' è definita anche la scrittura di
un incerto commentario ad un testo poe
un frammento di Odissea XIX (98), men
dei quali disponiamo delle foto, la defin
'stile severo', e si tratta di P.Oxy. 42,300
e di P.Oxy. 42,3007 (n. 174), una raccolt
Stabilire quale potesse essere la destin
l'aspetto simile non è affatto facile : asseg
esclusivamente sulla base del tipo di scr
vamente precipitoso (99). Infatti non tu
sima cura, ed inoltre questo stile non r
estrema attenzione nell'esecuzione, e può
vendo affrettatamente, come fa ad esempi
(n. 174).
Altri particolari non sembrano sufficien
azzardare affermazioni più precise. Cer
resta sempre quella commerciale, e più

(94) Anche l'Oldfather, che si dichiara in linea di massima contrario ad


accettare la destinazione commerciale dei rotoli letterari scritti sul verso, sem-
bra però disposto ad ammettere una eccezione per questo testo. Cfr. Greek
Literary Texts . . . cit., p. 68, nota 14.
(95) Si tratta complessivamente di P.Oxy. 5,841-4, 6,852-3, 7,1012 e 1016-7.
Di questi, rientrano nel nostro elenco i nn. 841-2, 852-3, 1012 e 1016.
(96) La sua scrittura è definita 'una maiuscola di media grandezza, del tipo
ovale, ma diritta e scritta in uno stile piuttosto libero e fluente'.
(97) Sul verso è conservato un trattato sulla composizione letteraria, scritto
in una 'mano inclinata di media grandezza, un esempio elegante e tardo del
tipo ovale'. Il recto è stato trattato a p. 90.
(98) La riproduzione fotografica di questo papiro si trova in W. Lameere,
Aperçus de paléographie Homérique, Paris -Bruxelles 1960, pl. 5, ñg. (d), unita
ad una più estesa descrizione del testo.
(99) L'indicazione più sicura per affermare la provenienza da contri di copia
professionali sarebbe la presenza di lettere sticometriche, che non si nota in
alcuno di questi frammenti.

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ASPETTI DI TECNICA LIBRARIA AD OSSIRINCO 101

commercio molto a buon prezzo, riservato per lo più a testi di m


valore, come sembrano suggerire anche i contenuti delle opere
rarie trascritte in questo stile. Con questo ovviamente non si e
che un personaggio, di elevata cultura ed esperienza in campo sc
rio, abbia potuto servirsi di questo stile per copiare personalm
ma curando nel contempo di ottenere una certa eleganza, testi
interesse: la 'maiuscola bacchilidea' non ha l'aspetto ricercato d
altre scritture canonizzate, ed è certo di più semplice e rapida
zione (100).

Le scritture documentarie

Accanto ai testi calligrafici sono testimoniati anche un discreto


numero di scritti dall'aspetto assolutamente documentario.
La prima conseguenza logica, derivante dalla scelta di una scrit-
tura molto vicina a quella corsiva, è la quasi certa esclusione di questo
tipo di testi dalla possibilità di una circolazione sul mercato libra-
rio, poiché risulta fortemente compromessa l'agevole leggibilità del
testo letterario.

Bisogna quindi accettare la conclusione che i testi letter ari scritti


sul verso e in forme documentarie siano realmente esemplari di « copie
private », redatte personalmente dal personaggio che ad esse era in-
teressato. Si può inoltre supporre che queste copie venissero realizzate
per lo più mirando a scopi « pratici », cioè con l'intenzione di servirsi
dell'opera, copiata con tanto disinteresse verso il risultato estetico, per
studio о per lavoro, più spesso che non per conservarla nella propria
eventuale biblioteca per una lettura di piacere (101).
Questa ulteriore limitazione è suggerita anche dal particolare con-
tenuto dei testi letterari con tali caratteristiche presenti nel prospetto :
si tratta infatti, in numerosi casi, di scritti di interesse « pratico »,
non famose opere di illustri autori, ma quasi manuali, oppure testi di

(100) Per completezza sono indicati qui rapidamente i numeri d'ordine di


altri papiri che sono privi di fotografia ma che possono forse essere avvicinati
ai testi in 'maiuscola bacchilidea' : si tratta dei nn. 28, 29, 55, 57, 82 e 98, per
la cui scrittura si parla di 'stile severo', del n. 103, scritto in una 'onciale di
tipo ovale', e del n. 90, la cui mano è detta simile a quella di P.Oxy. 7,1016
(n. 108).
(101) Cfr. E. G. Turner, Scribes and Scholars of Oxyrhynchus, « MPER »
NS 5 (1956) p. 144.

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102 MARIACHIARA LAMA

studio e di consultazione (102) о addirittu


di incerta interpretazione.
È questo il caso per esempio di P.Oxy.
27,2462 (n. 65) (103), elenchi di opere ris
Menandro (104). Le interpretazioni più
tipo di scritti un esempio о dei catalogh
degli elenchi di 'desiderata' che l'intere
tuale amico о fornitore, maggiormente
opere richieste (105).
Qualunque sia l'ipotesi corretta, sembr
comprensibile che simili liste venissero
verso di vecchi documenti: la loro utilità
potrebbero addirittura essere accostate a
vate di carattere documentario.
Per questi stessi motivi non stupisce di trovare scritto in forme
quasi interamente corsive un elenco di ricette mediche, purtroppo
molto incompleto (P.Coll. Youtie 1,4, n. 161): si tratta di un testo al
limite tra il documentario e il letterario, forse può essere interpretato

(102) In questa categoria possono forse rientrare i papiri n. 141, che con-
servano un semplice elenco dei vincitori olimpici, composto di nome, etnico
e gara atletica, scritto con un calamo grossolano in una grafia semi -corsiva
piccola e molto rapida.
(103) Al n. 136 è registrato un altro papiro di contenuto simile (un elenco
di opere letterarie di diversi autori) ma purtroppo nulla viene detto riguardo
alla scrittura usata per redigerlo, né viene data una riproduzione fotografica.
(104) II primo conserva gli incipit di quattro discorsi di Ipende seguiti dai
rispettivi titoli, dopo una intestazione che segnalava l'esistenza di 16 rotoli
per un totale di 30.000 stichoi. Una seconda mano ha aggiunto, accanto ad un
titolo, un 1600, forse un totale sticometrico. La presenza di questi numeri
suggerisce che si possa trattare in questo caso di un conto di uno scriptorium
professionale per la trascrizione di alcune opere, ma non devono essere escluse
neppure le ipotesi che sono state formulate anche per gli altri elenchi simili.
Il secondo papiro conserva invece più semplicemente un elenco, che appare
incompleto, di titoli di commedie di Menandro, disposti in ordine alfabetico
secondo la lettera iniziale. In questo caso, l'interpretazione più immediata
mi sembra quella di una lista di opere menandree presenti in una biblioteca,
considerato anche l'ordine alfabetico con cui è stata compilata.
(105) Interessanti, riguardo a questo argomento, sono anche le ipotesi del-
l'Oldfather (Greek Literary Texts . . . cit., pp. 72 e segg.), del Turner (Roman
Oxyrhynchus, cit., p. 90) e dello Sijpesteijn (Einige Bemerkungen über einen
Katalog mit Werken Hassischer S chrif steller, « Aegyptus » 44 (1964) pp. 20-25).

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ASPETTI DI TECNICA LIBRARIA AD OSSIRINCO 103

come una sorta di « manuale » copiato personalmente dal propr


probabilmente un medico, per uso privato (106).
Possono invece essere giudicati con maggiore sicurezza « c
studio » due papiri che conservano un commentario a Pindaro
26,2451, n. 107) e un commentario tachigrafico (P.Laur. 4,146,
già citato a p. 24) ; del resto sono molto frequenti gli esempi
che potremmo definire « scritti sussidiari » (hypotheseis, comme
lessici, ecc.) scritti in forme corsive о per lo meno semi-corsi
Un'altra categoria di testi per i quali viene spesso e compre
mente adottata una scrittura di tipo documentario è quella ch
gruppa le testimonianze di una letteratura sommersa, fatta d
in un certo senso di carattere pubblicistico, quali VOracolo de
da una parte (n.166) о gli Acta Alexandrinorum dall'altra (nn.
oppure semplicemente di opere minori, quali i presunti poemi
metri sulla botanica egiziana, sull'astronomia (nn. 127 e 128) (
sulla soffiatura del vetro (n. 133) (109).
Per completezza è giusto accennare anche ad un'altra possi
relativa all'uso « privato » di questi testi letterari scritti in fo
cumentarie, e l'occasione è offerta dal papiro n. 14 (P.Oxy. 36
sul verso di alcuni memoranda sono leggibili alcuni versi molto d
privi di segni di lettura, componenti il dialogo di una tragedia, id
ficata solo ipoteticamente con Y Ettore di Astidamante (HO).
indicazioni particolari e l'aspetto generale di questo framment
suggerito l'ipotesi che si potesse trattare di un esemplare di un c
teatrale, cioè di un testo effettivamente usato per la messa in

(106) Come memoranda privati sono state interpretate alcune tavole


logiche (n. 155) scritte in corsiva, che non sono però corredate di ripro
fotografica.
(107) Cfr. per esempio in questo elenco i nn. 52, 112, 152 e 177.
(108) Questi due frammenti sono inoltre apparentemente dovuti alla stessa
mano, ed alcune loro caratteristiche potrebbero portare a vedervi « bozze »
autografe, una prima stesura dei poemi annotata e corretta dal poeta stesso nel
momento della composizione.
(109) Altri esempi di scritture definite corsive о semicorsive, prive di fac-
simili, usate per i testi di letteratura minore si trovano nei papiri nn. 54, 126,
165 e 169.

(110) (Jlr. invece M. Fernandez -Galiano, ¿Sobre et fragmento tragico del


P.Oxy. 2746, «M.Ph.L. » 3 (1978) pp. 139-141, dove viene avanzata l'ipotesi
dell'attribuzione alla Cassandra di Licofrone.

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104 MARIACHIARA LAMA

di una rappresentazione (111). Anche in


comprensibile la scelta di usare una scri
tiva per la redazione di una copia che si
logorabile.
Sono testimoniati però anche testi di aut
forme estremamente trascurate, ma, a
attenta considerazione dei contenuti del
papiri può indirizzare verso una possibil
Uno degli esempi più chiari di scrittur
copie di autori classici è il n. 48, P.Ox
giunto a noi estremamente frammentario,
del T elejo di Euripide (ИЗ): la mano do
esperta e pratica, ed è tracciata con un
punti sembra di poter scorgere segni di
ma lo stato estremamente frammentari
notare molte altre parti colar ita. Com
sono, come i vari segni, tutte dovute a
copiato il testo (114).
L'interpretazione più logica per un te
sarebbe, a mio avviso, quella di una copia
personalmente interessato alla produzion
di conseguenza aspettarci di trovare nei
che testimonino una tale attività di stud
conservazione del papiro non permette di
Il particolare contenuto, però, di questo
verso quella possibilità che ritengo certo
testi con scrittura documentaria) ma n

(111) S. Daris, Lo spettacolo nei papiri greci, «


(112) La riproduzione fotografica di questo p
Euripides Papyri ... cit., tav. III, oppure neWedi
di E. W. Handley-J. Rea, « BICS » Suppl. 5 (1957) pp. 1-50, ricca anche di
un ampio commento.
(113) II rotolo era servito originariamente per un lungo registro di tasse, le
cui colonne erano state numerate: l'estrema lunghezza del documento e la
numerazione delle colonne possono forse suggerire che si trattasse di un re-
gistro ufficiale e non privato.
(114) Questa mancanza della traccia di un correttore potrebbe confermare
l'ipotesi che non si tratti in questo caso di un prodotto di origine professionale,
poiché abbiamo già visto che gli scriptoria prevedevano l'intervento di un se-
condo controllo, per quanto fosse spesso trascurato.

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ASPETTI DI TECNICA LIBRARIA AD OSSIRINCO 105

irrealizzabile. Può darsi cioè che il testo sia stato scritto per l'intrins
interesse e per avere quindi la possibilità di leggerlo a proprio pia
(Euripide è uno degli autori più apprezzati dai cittadini dell'Egit
greco-romano) : si può anche accettare che un personaggio di b
cultura (come suggerisce la mano esperta) si sia procurato del m
teriale, anche scadente, per poter copiare un'opera che gli stava p
colarmente a cuore.

Non è forse privo di significato anche il fatto che un altro fram-


mento, P.Oxy. 21,2533 (n. 120), quasi sicuramente scritto in prima
persona dall'interessato, contenga proprio una probabile testimonianza
di una commedia (115), identificabile forse anche con la Fabula In-
certa di Menandro. Anche in questo caso non sono riscontrabili inter-
venti che possano suggerire una attività di studio applicata a questo
testo, né si notano correzioni о segni di lettura, ma solo sporadica
punteggiatura. Quindi, pur con la necessaria cautela connessa alle
ridotte dimensioni del frammento, non si vedono ostacoli ad interpre-
tare questo papiro come un possibile esempio di un « testo di lettura »
privato (116).
Caratteristiche simili a queste si incontrano anche nei due fram-
menti contraddistinti dal n. 175, che conservano parte di un romanzo
(117), in una scrittura semi-letteraria, abbastanza regolare ma molto
tendente al corsivo e con numerose legature; non si notano segni di
lettura, né alcuna punteggiatura (118).

(115) II documento sul recto è di significato piuttosto oscuro, ma sembra


avere argomento agricolo. La scrittura è una corsiva esperta, con frequenti
contrazioni, ed è dovuta alla medesima mano che ha copiato poi la commedia
sul verso, in una grafia semi -letteraria ma abbastanza chiara. L'identità dello
scriba porta immediatamente a pensare che sia stato, in questo caso, riutilizzato
un documento privato, redatto e conservato da quello stesso personaggio che ha
in seguito deciso di servirsi del medesimo rotolo per trascrivere personalmente
un'opera letteraria di suo interesse.
(116) Un identico discorso può essere applicato ad un frammento del Mi-
soumenos di Menandro (n. 60), autore molto popolare in quest'epoca, scritto in
una corsiva rapida ma estremamente rozza e grossolana, sul verso di un con-
tratto di affitto di un terreno, che è da ritenere con grande probabilità un
documento privato (cfr. p. 19).
(117) 11 contenuto del recto è andato in pratica completamente perso, si
riconoscono solo dei conti in migliaia di drachme.
(118) C'è solo l'insolita presenza, nel margine superiore, di quella che sembra
essere l'indicazione della quattordicesima colonna. L'unico altro esempio in
questa raccolta di testo apparentemente numerato per colonne è il n. 167,

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106 MARIACHIARA LAMA

Anche in questo caso dunque Г inter


quella di una copia privata, eseguita pe
Non credo tuttavia che in linea teorica
esclusa la possibilità di un commercio
prattutto se di argomento assai popola
denti al corsivo, purché naturalmente
promessa la leggibilità.
Se consideriamo infatti che sono mo
papiri romanzeschi rinvenuti sul ver
usati (119), si può forse ipotizzare che
consueta per il commercio preparare
polari anche sul verso e senza alcuna
porre in vendita ad un prezzo che fo
alfabetizzati meno elevati della popol

/ papiri scolastici

Alcuni dei papiri scritti sul verso son


ambiente scolastico. Come già ricordat
provenienza scolastica elementare non
(cfr. p. 5). I frammenti dei quali si par
nianze di opere letterarie о « sussidiar
la scrittura, sono state ipoteticament
ad un ambiente scolastico di livello su
Ci si può imbattere per esempio in ope
nelle scuole, quali potrebbero essere i
relativo a Iliade IX, 454-68, e n. 104, c
sari piuttosto sbrigativi ai singoli cant
estremamente semplice e i frequenti err

che sembra dovesse essere originariamente d


il numero 122.

(119) Cfr. infatti nel nostro prospetto anche il n. 58, un frammento (privo
di fotografia) dell'opera di Lolliano, scritto in una grafia forse meno trascurata
ma definita comunque irregolare e tendente al corsivo; e così il n. 181, un
probabile romanzo di argomento egiziano, in una scrittura rozza, grossolana,
disordinata, all'apparenza inesperta ma con pretese librarie di agevole leggi-
bilità.

(120) Purtroppo però della maggior parte dei testi citati a questo proposito
bon sono disponibili le riproduzioni fotografiche: il discorso quindi avrà come
nase esclusivamente quanto indicato dagli editori.

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ASPETTI DI TECNICA LIBRARIA AD OSSIRINCO 107

gli editori a suggerire che potesse trattarsi di prodotti usati per


zione dei giovani più verosimilmente che non di copie di lav
eruditi о di appassionati di letteratura (121).
Si possono trovare anche tracce di probabili composizioni
stiche, eseguite come esercitazioni. Potrebbero così rientrare
categoria il papiro n. 49, PSI 13,1303, una composizione in t
giambici che ricalca, anche se in forma molto più breve, la si
narrata nei vv. 446-637 delle Fenicie di Euripide. Il livello po
raggiunto da questo rifacimento è molto modesto, ma la str
metrica è sostanzialmente corretta, in contrasto invece con i num
errori di ortografia : questo ha fatto pensare che probabilmente
non sia autografo di chi lo compose (122); potremmo forse ip
una composizione di un maestro copiata poi da uno scolaro.
Un discorso simile può essere applicato anche a P.Oxy.
(n. 168), una orazione contro Demostene priva di segni di le
con numerose correzioni, dovute in parte allo scriba origina
parte ad una seconda mano. Alcuni particolari indicano però c
poteva trattarsi di una vera orazione (123): si può quindi sup
che si tratti di una esercitazione oratoria, elaborata dalla scuo
retorica, poi trascritta da uno scolaro ed infine corretta dal m
Potrebbe anche essere un esempio di uno svolgimento di un « sog
per declamazioni » come quelli conservati da P.Oxy. 24,2400
e ritenuti il probabile « fondo capitale » di un retore itinerante,
copiati da un elenco standard in uso per l'insegnamento.
Composizioni scolastiche sono stati ritenuti anche il P.Oxy
(n. 176), con una storia di Adrasto re d'Argo, e il P.Oxy. 1,79
che conserva uno scritto non meglio identificabile relativo a
morali (124). Più ancora che sul contenuto, il giudizio si bas

(121) Per quanto riguarda i papiri n. 104, cir. anche W. JLuppe, ť.Uxy.
3160+P.Strassb. 1401 - Bruchstücke derselben Odyssee - Erläuterung, « ZPE » 27
(1977) pp. 101-6 e tav. IV; e F. Montanari, Sulle hypotheseis di Odyss. II e III
di P.Oxy. 3160 + P.Strassb. Or. 1401, « St. Cl. Or. » 31 (1981) pp. 101-10.
(122) M. NoRSA-G. Vitelli, Dai Papiri della Societa Italiana, «Ann. be.
Norm. Sup. Pisa » ser. II 4 (1935) pp. 14-16.
(123) Soprattutto il fatto che sia impossibile stabilirne una coerente aata
di composizione e che sia evidente in essa una certa ignoranza del diritto attico.
(124) Se tale interpretazione è corretta, può essere interessante notare cne
il documento sul recto del papiro n. 172 aveva quasi sicuramente carattere
ufficiale, dal momento che si tratta di una denuncia di morte. Avremmo quindi

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108 MARTACHIARA LAMA

volta sulla mano molto rozza о sulle corr


sembrano indicare l'opera di uno scriba p
La scrittura rozza ed inesperta ha fatto
scolastica anche per certe testimonianze
presumere fossero copiati per esercizio о
mento. È questo il caso di un frammento om
mento tragico (n. 122) sul destino di Nio
stile sofocleo.

Per lo stesso motivo potrebbe provenire dalla scuola il papiro che


conserva una versione del Giuramento di Ippocrate (n. 53), scritto da
una mano lenta, accurata ma irregolare, nel complesso piuttosto ine-
sperta. L'editore suggerisce anche che potrebbe trattarsi di una copia
eseguita proprio in occasione di una reale cerimonia di giuramento.
Più controversa è invece l'interpretazione da dare alla presenza,
in alcuni particolari testi letterari, di accenti in abbondanti propor-
zioni: il Turner (125) sostiene che solo se ogni parola porta l'accento è
possibile ipotizzare l'appartenenza del testo all'ambiente scolastico;
più elastica è invece la proposta del Mazzucchi (126), che attribuisce
dubitativamente alla scuola di livello superiore i papiri con un testo di
poesia arcaica accentato scritto sul verso.
Queste teorie potrebbero quindi suggerire una provenienza scola-
stica, per esempio, anche per il P.Oxy. 30,2508 (n. 13), un frammento
dubitativamente attribuito ad Archiloco, che all'insolita abbondanza
nell'uso degli accenti, alcuni originari, altri dovuti ad un calamo più
sottile, unisce anche una scrittura abbastanza rozza e disordinata, al-
l'apparenza piuttosto inesperta: l'insieme potrebbe così far pensare
ad una copia di mano di uno scolaro, corretta poi dall'intervento del
maestro.

Solo una minima parte dei reperti ha però trovato collocazione nei
quadri delle scritture tracciati in questi tre paragrafi.
Tutti gli altri papiri offrono un aspetto piuttosto variabile, ma

un esempio di un documento conservato in pubblici archivi e poi riutilizzato in


ambiente scolastico, ma non è certo possibile da questo unico caso concludere che
si trattasse di una pratica consueta (come invece sostiene l'Oldfather), anche
perché non è possibile determinare quale strada abbia percorso questo papiro
nel passaggio dalla conservatoria alla scuola.
(125) E. G. ïtjbner, Papiri greci, cit., p. ПО.
(126) С. M. Mazzucchi, Sul sistema . . . cit., p. 164.

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ASPETTI DI TECNICA LIBRARIA AD OSSIRINCO 109

che può essere comunque compreso nella sterminata categ


« scritture librarie ».

All'interno però di questo generico criterio di unificazione, è possi-


bile trovare scritture dalle qualità estetiche più disparate: scritture
abbastanza ordinate, nonostante i tratti rivelino una certa fretta nella
esecuzione ; scritture tendenti a forme corsive, ma redatte da una mano
esperta; scritture molto semplici о anche sgraziate, prive di qualsiasi
eleganza. Si può dire quasi che ogni testimonianza vada considerata
in sé stessa, ed infatti non esiste ancora una classificazione per tutte
queste diverse grafie (127).
L'unico carattere in comune resta il tentativo di ottenere una
scrittura che fosse leggibile da chiunque, un impegno che denota al-
meno un certo accordo sul modo di intendere quale dovesse essere la
caratteristica fondamentale di un testo letterario, anche se trascritto
sul verso e privo di valore intrinseco.

5. Destinazioni e contenuti dei testi letterari

Mi sembra ora giunto il momento di provare a tirare le fila di quanto


detto: numerosi esempi di opere letterarie dei più diversi generi,
scritte sul verso dei rotoli documentari, testimoniano l'esistenza di una
prassi relativamente diffusa, che consentiva di recuperare documenti
pubblici e privati decaduti dalle loro originarie funzioni, per poterne
riutilizzare secondo i propri interessi il verso rimasto libero.
Purtroppo non è stato possibile precisare meglio i tempi e i modi
di questo reimpiego: infatti, pure escludendo per un momento i do-
cumenti privati, sui quali domina la più libera discrezione del proprie-
tario, anche per quanto riguarda i documenti pubblici, conservati
negli archivi e quindi verosimilmente vincolati da precise disposi-
zioni legislative, le difficoltà inerenti al proporne una corretta datazione
non hanno permesso di ricostruire l'eventuale regolamento che fissava
i loro periodi di giacenza. Solo in pochi casi si è potuto stabilire un
probabile intervallo tra le due scritture, ma le possibilità di estendere
questi dati ad alcune categorie di documenti rimangono estremamente
limitate.

(127) Cfr. G. Cavallo, Fenomenologia ... cit., p. 137: « V'è soprattutto


da indagare, nelle testimonianze papiracee [...], il terreno sterminato delle
scritture 'librarie' generiche, delle espressioni informali о semicorsive dei ma-
noscritti di seconda qualità ».

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110 MARIACHIARA LAMA

Inoltre nulla sappiamo di sicuro sulle


a tale materiale da riutilizzare : all'ipot
un deposito appositamente adibito alla
duti, è stata affiancata la proposta secon
venire inoltrata direttamente alle conse
permette di stabilire se chi presentava
usati potesse essere anche un privato cit
appannaggio esclusivo dei 'centri di co
presente non si veda un motivo per cui
essere preclusa ai singoli interessati.
Ci si è chiesto poi quale fosse la destinaz
scritti su questo materiale, e le indicaz
copie sono state cercate tramite un'ana
ferto dall'opera sul verso.
Le caratteristiche grafiche di numero
gerire che la destinazione prevista per
questo può essere affermato praticame
papiri che mostrino la presenza di lette
Un simile dato è segnalato solo in qua
per i papiri n. 11, 47, 106 e 142. Il n. 4
p. 21 e 29) sembra essere una copia ese
privato che ha anche fornito un propr
materiale per la trascrizione. Il n. 11. P
presumibilmente da un lungo rotolo c
loco (128), ma purtroppo ha dimensioni
permette molte osservazioni.
Il papiro n. 106, P.Oxy. 6,841, offre u
giunta a noi in deplorevoli condizioni,
un particolare degno di nota è che il te
verse, una piuttosto irregolare, l'altra

(128) Vi si può infatti leggere la probabile n


manoscritto. La scrittura sembra una libraria' piccola e regolare, con alcuni
segni marginali da interpretare forse come segni critici. Questa presenza po-
trebbe suggerire di vedere in tale testo una copia eseguita per lo studio di un
erudito.

(129) Essi furono trascritti avendo cura di lasciare una spaziatura insolita-
mente ampia sia tra le righe sia tra le colonne, per permettere l'inserimento di
eventuali annotazioni, che infatti sono state aggiunte in abbondante quantità
da diverse mani. Fu invece forse lo scriba originario ad apporre i numerosi segni
di lettura, i segni critici e le note sticometriche ogni cento righe.

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ASPETTI DI TECNICA LIBRARIA AD OSSIRINCO 111

Un'analoga caratteristica si incontra anche nell'ultimo esem


copia provvista di notazione sticometrica : P.Oxy. 5,842 (n. 1
celebre testo delle cosiddette Elleniche di Ossirinco, anch'esso
molto frammentario (130).
Questi quattro esempi sembrano quindi garantire che esis
possibilità di acquistare copie di opere letterarie trascritte su
nonostante la scarsa qualità del materiale impiegato. Si può d
ritenere superata la teoria che escludeva tale eventualità (131),
appare ricevere una discreta conferma quanto sostiene lo Sc
(132), il quale propone che, con riguardo all'elevato costo del
nuovo, un libraio potesse procurarsi rotoli usati per metterli di n
in circolazione come rotoli librari, preparati talvolta anche in
insieme documenti diversi (133).
La sua ipotesi suppone poi l'ingaggio, negli scriptoria, di d
scribi, cui affidare la trascrizione di copie di qualità differenti e
naturalmente di differente prezzo (134), e si può pensare ch
mento che determinava la maggiore о minore entità del prez
il grado di accuratezza richiesto per la scrittura, dato che esso
zionava il tempo impiegato per la trascrizione e il livello di es
dello scriba impegnato nel lavoro.

(130) Esso fu poi ricostruito fino a formare ventuno colonne, pe


consecutive. La maggior parte dell'opera è dovuta alla prima mano,
una piccola 'libraria' inclinata, accurata ma non eccessivamente ordinata
di punteggiatura. La seconda mano, responsabile solo della quinta colonn
parte della sesta, è più rozza, ma all'apparenza un poco più ordinata e fa
ramente uso della punteggiatura. Forse si può ipotizzare l'opera di d
diversi anche per proporre l'appartenenza ad un medesimo rotolo dei du
menti contraddistinti dal n. 39, che riportano analoghi esametri di tipo
ma sono dovuti a mani diverse (cfr. le foto in R. Merkelbach, Die
fragmente auf Papyrus, Leipzig 1957, frr. R e N, taw. VI e III). L'un
ad accettare una uguale origine per i due papiri è H. G. Evelyn-White,
dea, «CQ» 9 (1915) p. 76.
(131) Teoria sostenuta dapprima dal Kenyon {Palaeography of Greek Papyri,
Oxford 1899, p. 20), e più cautamente anche dall'Oldfather (The Greek . . . cit.,
p. 68).
(132) W. Schubart, Das Buch . . . cit., p. 163.
(133) Del resto già Grenfell e Hunt (cfr. Il voi. dei ť.Oxy., р. У7, nota i),
affermavano che doveva esistere la richiesta sul mercato anche per libri econo-
mici, e non solo costosi.
(134) (Questa teoria riceve un valido sostegno aai testo ai r.Lona. mv. ¿nu
(cfr. H. I. Bell, The « Thy estes » of Sophocles and an Egyptian Scriptorium ,
« Aegyptus » 2 (1921) p. 285), che registra il compenso versato ad uno scriba

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112 MARIACHIARA LAMA

Se confrontiamo quindi queste afferm


possesso, notiamo che è possibile osservare
un campionario piuttosto vasto delle sc
copia professionali, e supporre così che
inferiore qualità fossero previsti prezzi
delle scritture utilizzate (135).
Sarebbe interessante anche poter prec
prassi del mercato relativamente a sim
verso venissero preparate esclusivament
se fossero liberamente a disposizione. E
possibili, e non vedo elementi che perm
distinzione.

Un certo numero di documenti scaduti sono poi stati riutilizzati in


ambiente scolastico, per esercizi di trascrizione о di composizione,
oppure come testi di studio о di aiuto nello studio. Questi esemplari
non hanno però caratteristiche ben precise che permettano di distin-
guerli con sicurezza dai testi di proprietà di singoli eruditi о di cultori
della letteratura, quindi l'attribuzione alla scuola si basa solo su al-
cuni particolari di scrittura e di contenuto.
Permettono però di affermare che questo era uno dei possibili
modi per sfruttare di nuovo i vecchi documenti anche poche altre
testimonianze, sempre scritte sul verso, non presenti in questa raccolta

per alcune copie di opere letterarie, e testimonia l'esistenza di almeno due di-
verse tariffe di retribuzione.

(135) Infatti, oltre ai testi con notazione sticometrica, scritti con grafie
librarie' ma non particolarmente eleganti ed accurate, sono state attribuite alla
attività professionale anche quelle poche copie redatte con scritture canoniz-
zate, ed in particolare con quelle più raffinate, come la ťmaiuscola rotonda'
e la 'maiuscola ovale'. Meno sicura è invece la attribuzione ad uno scriba pro-
fessionista della 'maiuscola bacchilidea', che ritengo sufficientemente semplice e
rapida per poter essere usata anche da un cultore di letteratura che avesse una
discreta dimestichezza con la scrittura. Una conferma a questa opinione po-
trebbe venire dai due papiri nn. 28 e 29, definiti esempi di 'stile severo' ma anche
giudicati dubitativamente come bozze autografe di composizioni contemporanee,
privi quindi di alcun rapporto con un centro di produzione professionale. Inol-
tre non è stata definitivamente esclusa neppure la possibilità di un commercio
a prezzi estremamente modici anche per gli esemplari di opere assai popolari
e diffuse probabilmente anche presso i ceti inferiori della popolazione, sebbene
la loro qualità sia spesso molto scadente e la loro scrittura sia la più rapida pos-
sibile, pur entro i limiti della leggibilità.

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ASPETTI DI TECNICA LIBRARIA AD OSSIRINCO 113

perché non definibili « testi letterari », ma certo legate all'attivi


lastica di livello elementare (136).
Se dunque esisteva questa possibilità nella scuola elementar
trettanto poteva logicamente accadere ad un livello di istruzi
periore, soprattutto poi se consideriamo che è perfettamente com
sibile la scelta di usare materiale scadente e di basso costo pe
gere esercizi che si sarebbero rivelati in breve tempo senza in
(137), oppure per procurarsi testi di frequente consultazione e
inevitabilmente sottoposti a rapida usura.
Comunque il numero di simili papiri in proporzione alla t
degli scritti sul verso resta estremamente basso, così che la
non può certo essere definita una destinazione privilegiata pe
cumenti disponibili a ricevere nuove scritture.

Restano da considerare quelle copie per la cui realizzazione

(136) Si tratta di alcuni esercizi di scrittura, che vanno dal semplice


riuscito tentativo di copiare la serie alfabetica posta come modello
1,61, sul verso di una ricevuta di alcune derrate alimentari attribuita a
ad alcune righe di scrittura ampia, rozza e di oscuro significato come q
P.Oxy. 2,285 (Pack2 2748), sul verso e nel margine inferiore di una
ad uno stratego del 50 circa d.C. Ci si può imbattere anche in un verso g
però scorretto, in P.Oxy. 6,966 (Pack2 1879), assegnato al III sec, sul
un conto ufficiale di pagamenti di diversi villaggi, oppure nei versi om
P.Oxy. 4,761 (Pack2 780), databile nel tardo I sec a.C. Sempre esercizi di
tura, ma a quanto appare di diverso livello, sono stati giudicati i d
P.Oxy. 31,2550 e 31,2604. Contengono l'inizio di un'orazione di Licurgo
Leocrate, scritta con un buon 'stile severo' su un singolo foglio tagliato
rotolo utilizzato per un registro di tasse) e un esametro, probabilmente
poiché contiene ogni lettera dell'alfabeto, ripetuto tre volte con tre div
di scrittura, sul verso di un documento ufficiale dovuto alla medesima m
svolse poi l'esercizio. In questi casi si tratta più verosimilmente di e
scribi professionisti.
(137) Ed infatti la maggior parte degli esercizi scolastici è svolta su materiali
ancora più economici del papiro, cioè su ostraca о su tavolette lignee, come si può
notare consultando il più aggiornato elenco dei possibili testi scolastici in G.
Zalateo, Papiri scolastici, « Aegyptus » 41 (1961) pp. 160-235, con una ottima
introduzione sul problema del riconoscimento di simili testi. A conferma della
difficoltà di una corretta identificazione, bisogna notare che non esiste un'esatta
corrispondenza tra il mio e il suo giudizio : egli comprende nel suo elenco i papiri
da me contrassegnati con i nn. 102, 103 e 143 ( = Zalateo nn. 183, 290 e 268)
che io invece non ritengo abbiano sufficienti caratteristiche per essere con una
certa probabilità definiti scolastici, mentre esclude i nn. 101 e 170 che anche
gli editori attribuiscono, sia pure dubitativamente, ad un ambiente scolastico.

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114 MARIACHIARA LAMA

fu richiesta la prestazione di uno scriba pr


datte da privati cittadini.
Gli unici papiri ad essere stati identifi
rezza come copie trascritte personalment
quelli per i quali è stato fatto uso di una
mentaria, di difficile lettura, soprattutto
pretati come copie di interesse « pratico
alcuni casi di presumibili copie private
pubblicistiche, eseguite forse per il sem
gere a proprio piacere.
Probabilmente però anche numerosi papi
rie possono essere stati copiati senza l'i
professionali, ma ad opera di privati ci
esperienza in campo scrittorio, che eseguir
о per scopi esclusivamente personali, od
richiesta in questo senso da un amico c
rari (139).
Rimane comunque improponibile, nella massima parte dei casi, di-
stinguere se il responsabile della trascrizione fu uno scriba professio-
nista о un privato cittadino con una certa esperienza nell'arte della
scrittura: nel vastissimo campo dei papiri genericamente definiti in
scrittura libraria «die Grenze zwischen Buchhändlerabschrift und
Privatabschrift ist ganz unsicher » (140).

(138) Tra esse possono essere compresi trattati di studio о di consultazione,


elenchi di titoli, appunti per la composizione di poemi о copioni teatrali.
(139) È infatti testimoniata l'esistenza, ad Ossirinco, di circoli di amici
accomunati da un vivo interesse per la cultura greca e impegnati a procurarsi
copie di qualsiasi genere di opere non ancora in loro possesso. Celebre a questo
proposito è la lettera pubblicata in P.Oxy. 18,2192 (Pack2 2091, cfr. anche
E. G. Turner, Greek Manuscripts . . . cit., p. 114), dove sono richiesti alcuni
volumi e sono citati i nomi di coloro che potrebbero eventualmente possederli.
I diversi personaggi che ricorrono nella lettera sono stati identificati, con mag-
giore о minore sicurezza, con alcuni studiosi alessandrini, che probabilmente
avevano possedimenti nel territorio di Ossirinco e che si tenevano in contatto
epistolare per potersi scambiare informazioni sulle offerte del mercato librario,
о più direttamente per prestarsi e copiarsi vicendevolmente le opere già di loro
possesso. Indubbiamente in questa lettera non viene mai precisato su quale
materiale eseguire la trascrizione, ma questo non rappresenta certo un ostacolo
alla teoria che in simili circoli di amici potessero essere facilmente allestite
copie sul verso.
(140) W. Schubart, Einführung . . . cit., p. 57. A questa conclusione giun-

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ASPETTI DI TECNICA LIBRARIA AD OSSIRINCO 115

Esiste però, a mio parere, un elemento che accomuna tutte ques


testimonianze letterarie sul verso, qualsiasi fosse la loro origine, p
vata come commerciale, ed è proprio quest'elemento a rendere par
colarmente interessante anche svolgere una breve indagine sugli autor
e sulle opere che sono stati affidati a questa singolare scelta di m
teriale.
Si può pensare infatti che gli scritti letterari copiati su questi
rotoli, che non esiterei a definire scadenti, rappresentino in un certo
senso il patrimonio privato di alcuni singoli cittadini che avevano
ricevuto una certa istruzione ed avevano in seguito mantenuto in-
teressi culturali (141).
Questa precisazione permette quindi di vedere, nei testi raccolti
per questo studio, non una testimonianza generica di quello che, del-
l'eredità classica e della produzione più recente, era ufficialmente ri-
chiesto dagli organismi deputati a conservare e a tramandare la cul-
tura tradizionale, ma piuttosto quasi uno spaccato di quella realtà
più complessa, composta anche di opere minori e di letteratura po-
polare, che più direttamente rispecchia l'effettivo interesse di quanti
erano in grado di accostarsi agli scritti letterari.
Questi testi ci offrono quindi la possibilità di tracciare un quadro
almeno approssimativo della reale diffusione della cultura greca, tra
il I e il III sec. d.O., in una città dell'Egitto greco-romano come
Ossirinco, che era anche abbastanza distante dal grande centro di
Alessandria, e quindi forse meno influenzata dalla cultura ufficiale
che da essa si irradiava.

Il panorama che ci viene offerto dai nostri papiri è piuttosto esteso,

gono anche Odette Bouquiaux -Simon e Paul Mertens nell'edizione di P.Cairo


J. E. 49656 (n. 96) che essi definiscono una copia allestita 'per' о 'da' un appas-
sionato di letteratura, senza quindi neppure provare a proporre con maggiore
precisione se si doveva trattare di una copia di origine professionale о privata.
Cfr. O. Bouquiaux-Simon, P. Mertens, Papyrus Homériques du Musée du
Caire, «Ant. Cl.» 50 (1981) p. 107.
(141) Non mi sembra troppo arbitrario pensare che una struttura ufficiale
rifiutasse di accogliere tra i volumi di sua proprietà rotoli precedentemente uti-
lizzati per la registrazione di documenti : la qualità sarebbe stata indubbiamente
inferiore, ma pure la resistenza all'usura sarebbe stata fortemente compromessa.
La pratica della consultazione non aveva certo una frequenza paragonabile
a quanto avviene ai nostri giorni, ma si trattava pur sempre di opere che erano
destinate ad essere conservate a lungo, ed era più logico che la tendenza fosse
quella di tenere copie anche esteticamente pregiate.

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116 MARIACHIARA LAMA

e testimonia che gli interessi degli antich


raggio, comprendente, oltre ai numer
state oggetto di una continuità di trad
anche una discreta porzione di quella pr
la cui esistenza ci era nota esclusivame
diretta.

Non bastano però i grandi nomi ad esaurire il ventaglio dei testi


rappresentati dai papiri, anzi essi sono solo poco più della metà di
tutti gli esempi presenti. A questi vanno aggiunti anche tutti i fram-
menti di composizioni di vario genere che non sono stati ancora iden-
tificati : essi potrebbero in seguito essere attribuiti a qualche persona-
lità letteraria e rientrare così nel primo gruppo, ma potrebbero anche
semplicemente costituire una parte di quella letteratura per noi non
classica, che sicuramente all'epoca ebbe una certa diffusione, ma
che non incontrò in seguito molta fortuna, tanto da essere pro-
gressivamente sempre più trascurata fino a cadere definitivamente
nell'oblio.

Notiamo inoltre alcuni esemplari di quella che potrebbe essere de-


finita una letteratura sommersa, composta di opere come VOracolo del
Vasaio (n. 166) о gli Acta Alexandrinorum (nn. 144-148), che non
trovava certo ospitalità nelle biblioteche ufficiali, e che quindi non
avrebbe lasciato traccia di sé, se non fossero venuti alla luce i papiri
a restituire queste preziose informazioni (142).
Come è già stato accennato, i testi dei quali è stato possibile rico-
noscere Fautore rappresentano solamente poco più della metà dei pa-
piri complessivi, e questo numero è destinato poi a ridursi drastica-
mente se ad esso togliamo (come sarebbe logico fare) tutte le testimo-

(142) È opportuno però precisare una caratteristica inevitabile di questo


tipo di ricerca: la presenza di un determinato scritto sarà sempre indicativa
della conoscenza dell'opera; la medesima sicurezza però viene a mancare nel
caso contrario : quando si riscontra la totale assenza di un autore о di un'opera
tra le testimonianze rinvenute fino ad oggi, non si può automaticamente con-
cludere che quel testo non riscuoteva più interesse, perché future scoperte pa-
piracee potrebbero facilmente smentire una tale avventata affermazione. Si
tratta insomma dell'ormai nota questione deW argumentům ex silentio, che può
solo suggerire il verificarei di una situazione, ma non è assolutamente sufficiente
a dimostrarne l'effettiva realtà. Sarà proprio con questo valore esclusivamente
indicativo che saranno da intendere le osservazioni che verranno in seguito
esposte relativamente agli autori e alle opere più о meno rappresentati dai
papiri del prospetto.

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ASPETTI DI TECNICA LIBRARIA AD OSSIRINCO 117

nianze dei lessici, dei commentari e di scritti simili, che ad un au


noto si riferiscono ma che non sono certo opera sua (143).
Dal nostro quadro comunque risalta l'incontrastata predominan
di Omero, e in particular modo dell'Iliade, seguita a notevole dist
dall'Odissea; ma già per quanto riguarda il secondo autore i dati
fanno notevolmente discrepanti, rispetto a quanto conosciamo s
base generale di tutte le testimonianze della letteratura greca rit
vate in Egitto: se infatti lo scrittore generalmente più popolare n
l'Egitto greco-romano fu Demostene, i nostri testi non riportano
vece alcuna testimonianza delle sue orazioni. Indubbiamente Fautore
era conosciuto, come dimostrano le due declamazioni retoriche (nn. 28
e 29) scritte a imitazione del suo stile e dopo una presumibile attenta
lettura delle sue opere (144). La totale assenza però di sue dirette
testimonianze sul verso, unita anche alla mancanza di reperti riferibili
ad una conoscenza di Eschine, che è pure discretamente rappresentato
a livello generale, sembra indicare uno scarso apprezzamento dell'ora-
toria attica da parte dei cultori di letteratura ad Ossirinco (solo Iso-
crate è presente, ma in misura estremamente esigua).
Concorde è invece l'indicazione del successo incontrato da Esiodo,
che, insieme all'estrema diffusione di Omero, dimostra il forte legame
che ancora univa i Greci alle origini della loro letteratura.
Unico poeta tragico rappresentato nel prospetto è Euripide, e il
fatto sembra confermare quanto il gusto popolare si distaccasse e
fosse indipendente dal lavoro degli eruditi alessandrini : Eschilo e Sofo-
cle non sono testimoniati (di Sofocle abbiamo solo un papiro con
alcune hypotheseis ).
Del resto la preferenza accordata ad Euripide in epoca ellenistico-
romana è cosa ormai nota, come accertata è anche la predilezione
verso Menandro e la Commedia Nuova rispetto alla Commedia An-

(143) Poiché però il nostro interesse è rivolto a considerare quali opere e


quali autori godessero di maggior fortuna, possiamo anche accettare che l'esi-
stenza di uno scritto relativo ad un testo implicasse pure la conoscenza di que-
st'ultimo, e considerare quindi anche le opere di commento come testimonianze
del gradimento per l'autore in proposito.
(144) Per questi due papiri cfr. p. 58, nota 135. Una conoscenza di Demo-
stene è dimostrata anche dall'orazione contro di lui (n. 168, v. p. 53), la cui
composizione presuppone anche la conoscenza del De Corona. I tre esempi
sembrano comunque limitare la conoscenza di Demostene all'ambieent delle
scuole di retorica.

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118 MARIACHIARA LAMA

tica, e non stupisce quindi trovare Mena


nel prospetto. Anzi, la sua presenza acca
ulteriore conferma a quanto è stato pos
papiri possono dare una discreta immagi
più popolari e più richiesti, sia per stud
piacere della lettura.
Un discreto successo è riservato anche
Callimaco e Apollonio Rodio, mentre ne
scuotere la filosofia: il solo Piatone è att
tra chi in Ossirinco si procurava copie
preferiti.
Analogo disinteresse sembra riservato
Tucidide, e di Senofonte è attestato un s
pedia.
Altri autori sono rappresentati da un solo frammento о da alcuni,
però attribuiti solo dubitativamente, e questo rende praticamente
inutile cercare di trarre considerazioni di qualsiasi genere sulla loro
maggiore о minore fortuna.
Molto più interessante è il panorama offerto dai frammenti let-
ter ari che non sono stati riconosciuti come parte di opere note.
Se consideriamo dapprima quei testi che più si avvicinano nel
contenuto ai generi noti, troviamo in parte rispecchiata la proporzione
delle preferenze suggerita dall'analisi degli autori più rappresentati.
All'apprezzamento per Omero, Esiodo e per YEcale di Callimaco,
fa infatti riscontro un'abbondante rappresentativa di poemi in esa-
metri (nn. 126-133), che richiamano il loro stile ma che trattano dei
più svariati argomenti, da quelli mitologico-classici (argonautiche,
cosmogonie, ecc.) ad altri più inconsueti (sulla botanica egizia о sulla
soffiatura del vetro).
Il gradimento per il genere della Commedia Nuova, testimoniato
dal discreto numero di frammenti di Menandro, riceve ulteriore con-
ferma dalla frequenza di testi comici anonimi (nn. 116-121), cui po-
trebbero essere aggiunti anche i papiri con brani di romanzi (n. 175 e
forse n. 181), perché il contenuto e lo svolgimento delle azioni in questi
due generi letterari presentano numerose analogie.
Bene attestati sono anche gli esempi di letteratura politica, rap-
presentati dagli Acta Alexandrinorum (nn. 144-148) e dall'Oracolo del
Vasaio (n. 166): sono testi più probabilmente di origine privata,
come giustifica il loro carattere velatamente di protesta, che inoltre

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ASPETTI DI ТЕСШСА LIBRARIA AD OSSIRINCO 119

anche in altre località sono stati trovati frequentemente redatti


verso (145).
A questi e agli altri testi più comunemente letterari (framme
tragici, elegiaci, filosofici, retorici, ecc), vanno aggiunti però an
tutti i numerosi esempi di scritti di diverso genere, in un certo s
più tecnici, quasi manuali di studio e di consultazione, che abbi
detto essere piuttosto frequentemente redatti sul verso (e quasi s
ramente dal diretto interessato), poiché non c'era alcun interesse
un loro eventuale pregio estetico (146).
Non manca neppure, conservata dal papiro n. 182, P.Oxy. 45,3
(147), la probabile testimonianza di un gioco, qualcosa di vagam
paragonabile alle nostre definizioni per cruciverba, in cui al solu
veniva data anche l'iniziale del termine da indovinare (148), opp
di una tavola di cosiddetti isopsepha (149). Lo scriba sembra ess
limitato a copiare questo elenco, in modo piuttosto trascurato,
una scrittura che dapprima è assimilabile ad un certo ťstile libra
ma che diventa più corsiva col procedere del testo.
Simili elenchi sono attestati da Ateneo come in uso durante i
«simposi» (150): l'aspetto generale del papiro conferma questa idea
di uno scritto occasionale, tracciato rapidamente su materiale di scarto,

(145) Cfr. R. A. Pack, The Greek ... cit., rin. 2215-2242.


(146) Sono opere al limite tra il letterario e il documentario, che poteva
essere utile possedere per meglio svolgere il proprio lavoro od affrontare i
propri studi: rientrano in questa vasta categoria un calendario astrológico
(n. 135) e un onomastico di nomi ebraici (n. 138), alcuni elenchi di opere let-
terarie (n. 136), di vincitori olimpici (n. 141), di imperatori romani (n. 143),
di segni di lettura (nn. 153 e 154) ; alcuni manuali di metrologia (nn. 155-158),
di medicina (nn. 159-161), di tachigrafia (nn. 177-179).
(147) Per formare la superficie, sono stati incollati insieme due documenti,
capovolti l'uno rispetto all'altro, e di difficile ricostruzione: uno sembra essere
un conto relativo a grano, la cui intestazione è stata lavata via, l'altro è fram-
mentario ed impossibile da decifrare. Sul verso così ottenuto sono leggibili
parti di tre colonne composte dall'accostamento di un sostantivo (disposti in
ordine alfabetico) e di quella che sembra essere la sua « definizione ».
(148) M. L. West, Notes on Papyri, « ZPE » 26 (1977) pp. 42-43.
(149) Si tratta di coppie di espressioni (generalmente un sostantivo unito
a una formula che in qualche modo lo definisca) che portano allo stesso risultato
se le lettere che le compongono vengono considerate per il loro valore numerico
e sommate. Cfr. Т. С Skeat, Л Table of Isopsephisms (P.Oxy. XLV. 3239),
«ZPE» 31 (1978) pp. 45-54.
(150) M. J. Cropp, Two Comments on P.Oxy. 3239, « ZPE » 32 (1978) p. 258.

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120 M ARI ACHÍ ARA LAMA

preparato in maniera affrettata unendo due d


servire forse una sola serata.
È questo un uso inconsueto del verso dei documenti, ma che ben si
adatta a completare il quadro delle infinite destinazioni cui furono
riservati i rotoli ancora utilizzabili.

Mariachiara Lama

Milano, Università Cattolica

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