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La respirazione

diaframmatica e la
postura
 

Partiamo dal presupposto che praticamente tutti possono cantare bene.


Prova ne è che nei paesi nordici, dove è molto sentito il canto corale, gli stonati
sono praticamente inesistenti. 

Le persone completamente stonate sono rarissime, e debbono questa


loro condizione perlopiù ad una anomalia che risiede in una zona ben precisa
del cervello, oppure a seri problemi di udito, tutti gli altri che si definiscono
“completamente stonati” sono probabilmente soltanto diseducati al canto e non
hanno mai preso in seria considerazione lo studio del canto. Ovviamente la
predisposizione naturale è molto importante, specialmente per divenire
eccellenti cantanti. Ma diventare un serio professionista, che sa fare le cose
correttamente, non poi un traguardo irrangiugibile.

E’ chiaro che poi, come per tutte le altre attività umane, ci sono persone
particolarmente predisposte al canto , ma ripeto, gli stonati totali sono casi
rarissimi.

LA RESPIRAZIONE

Per cominciare a respirare correttamente immettiamo nei polmoni una


gran quantità di aria facendo attenzione a non gonfiare troppo la cassa toracica
e senza alzare le spalle. Spingiamo invece l’aria ispirata verso la pancia
percependo la sensazione di avere un palloncino che si gonfia nella pancia (in
questo modo stiamo convogliando l’aria inspirata anche nella parte bassa dei
polmoni costringendo il diaframma a spostarsi verso il basso sotto la spinta
dei polmoni).

La respirazione che io sostengo essere quella ottimale per cantare canto


moderno, è quella che viene comunemente chiamata "respirazione costale-
diaframmatica". Il perchè di questo nome lo vedremo più avanti. Da non
confondere quindi con una respirazione  troppo alta "clavicolare" o troppo
bassa "addominale".

 Una corretta respirazione deve essere effettuata con tutto il polmone. 


Molto spesso invece al giorno d'oggi si utilizza solo una parte dei polmoni.
Quella alta. Lasciando quindi inutilizzata la parte più bassa dei polmoni.
Riducendo così la ventilazione e gli effetti benefici della respirazione che sono
in primis, come universalmente risaputo, l'ossigenazione del sangue e quindi di
tutto il nostro corpo. Purtroppo la frenetica vita quotidiana e lo stress di cui un
pò tutti siamo le vittime inducono una respirazione scorretta, appunto quella
che utilizza prevalentemente la parte alta dei polmoni.  La respirazione più
naturale e quella che prevede l'utilizzo di tutto il polmone. Ce ne accorgiamo
perchè a gonfiarsi non è il torace bensì l'addome. Per cui se vogliamo
raccogliere indizi utili su come si effettua una corretta respirazione osserviamo
i bambini più piccoli. Loro non sono ancora diventate vittime dello stress e la
loro respirazione è quella che noi abbiamo perduto da tempo e dobbiamo 
quindi imparare di nuovo. 

Quando i polmoni si riempiono completamente  acquistano un volume


maggiore  e quindi vanno ad occupare un pò dello spazio solitamente riservato
alla viscere per  cui abbiamo come effetto un rigonfiamento dell'addome che si
porta in avanti, le costole inferiori si aprono lateralmente sotto la spinta
dell'aria contenuta nella zona bassa dei polmoni e anche il diaframma si
abbassa e su di lui viene esercitata una forza proporzionale alla quantità di aria
immagazzinata. Utilizzando una frase un pò colorita possiamo dire che i
polmoni si sono andati a trovare un pò di spazio sgomitando a destra e sinistra
sulla gabbia toracica, e in basso sulle viscere attraverso il diaframma e i
muscoli addominali. Da qui il nome di respirazione costale -
diaframmatica.

Quindi tratteniamo l’aria per qualche secondo e poi cominciamo a


svuotare i polmoni emettendo il suono della vocale “O” (attenzione alla
posizione della bocca esageriamo il movimento facendo assumere alla nostra
bocca una posizione il più possibile tondeggiante). 

Quando decidiamo di espirare dobbiamo mantenere ben tonici i muscoli


addominali onde fornire la giusta pressione sul diaframma e regolare quindi
l’emissione dell’aria così come noi vogliamo mantenendo così costante e
prolungato nel tempo lo svuotamento dei polmoni. Il flusso di aria emessa
dovrebbe essere il più possibile costante. Eventuali tremoli si ripercuoteranno
anche sulla stabilità della nota quando andremo a cantare. Un vecchio trucco
per vedere se stiamo facendo bene ed esercitarci è quello di emettere l'aria
sulla fiammella di una candela. Se il flusso sarà costante, come deve essere, la
fiammella sarà sempre piegata con una inclinazione sempre uguale. Se si alza
e si abbassa in continuazione il nostri flusso di aria non è costante.

Facciamo questi movimenti LENTAMENTE, non abbiate assolutamente


fretta né di inspirare né di espirare. Tra l’altro questo tipo di respirazione
contribuisce anche a rilassarci quindi sfruttiamo bene il tempo che abbiamo
deciso di impiegare per questo esercizio. Sono molte le discipline che dedicano
mola attenzione alla respirazione diaframmatica e la utilizzano per trovare una
migliore sintonia con il proprio corpo. Ad esempio le arti marziali, gli sport dove
si esige concentrazione e precisione (tiro con l'arco, pistola, fucile ecc.) il
trainig autogeno ecc. ecc.

Imparata la respirazione, che dovremmo cercare di applicare in ogni


momento della nostra giornata (ricordandoci sempre che quella appena
descritta è la respirazione più naturale) cerchiamo di imparare la giusta
postura del nostro corpo quando intendiamo cantare.  

IMPORTANTE

 Per verificare se la vostra respirazione diaframmatica è corretta, mettetevi davanti ad un


grande specchio e fate un bel respirone. Se nell'inspirare le spalle si alzano, allora la
vostra respirazione va rivista, è troppo alta. Se invece, sempre facendo un bel respiro, le
spalle rimangono immobili o si spostano di poco  e l'aria inspirata vi va a gonfiare
l'addome, (questo accade perchè a gonfiarsi sono la parte bassa dei polmoni) allora va
tutto bene,  la vostra respirazione diaframmatica è corretta. Ora si tratta solo di applicarla
al canto!!

Approfondiamo ora il discorso respirazione, parlando  di due


movimenti fondamentali: . "L'appoggio e l'accento".

L’APPOGGIO (o sostegno) L’ACCENTO (o spinta) E IL VIBRATO.

 L’appoggio e l’accento sono due movimenti eseguiti prevalentemente con i


muscoli addominali. Sia gli addominali alti che bassi. Più avanti distingueremo
in quali occasioni si adoperano gli addominali alti e quelli bassi.

Gli addominali, con questi movimenti, aiutano il diaframma a svolgere la sua


funzione. Con questi due movimenti le note da emettere hanno un controllo
maggiore. Per cui le note lunghe risulteranno più stabili e le note più alte
saranno più precise e incisive.

Altrove abbiamo parlato della inspirazione, cioè dell’atto in cui l’aria scende
nei polmoni che si gonfiano sotto la spinta dell’aria incamerata. Abbiamo anche
visto come i polmoni che si gonfiano d’aria avranno un volume maggiore
rispetto a quando stanno a riposo. Per cui sotto la spinta dell’aria il compito del
diaframma e degli addominali è quello di acconsentire a questa espansione
spingendo verso il basso e creare quindi l’ulteriore spazio necessario ai
polmoni, costipando le viscere verso il basso (creando così il famoso effetto
del palloncino che si gonfia nell’addome).

Una volta presa coscienza di questo tipo di respirazione dobbiamo fare in modo
di alzarla un pò. Abbiamo capito che l'aria può essere convogliata molto in
basso, (diciamo nell'addome) oppure molto in alto (diciamo nel torace). Noi
dobbiamo posizionare quest'aria in una posizione centrale, in modo da poter
riempire tutto il polmone se ce n'è bisogno, ma soprattutto per poter meglio
gestire l'aria con i muscoli addominali. Infatti come vedremo poche righe più
avanti, l'emissione dell'aria e la produzione del suono è in gran parte gestita
dai muscoli addominali. Se teniamo l'aria troppo in basso o troppo in alto non
riusciamo a far lavorare bene gli addominali e l'espirazione potrebbe non
essere corretta e utile al nostro scopo..... gestire il suono.

I polmoni gonfiandosi andranno ad occupare lo spazio lasciato vuoto dal


diaframma (che voglio ricordare è un muscolo laminare a forma di cupola il cui
vertice sale all’interno della gabbia toracica, e che quando si contrae si
appiattisce e ne consegue l’allungamento del diametro) ma non solo. I polmoni
premeranno contro la parte bassa della gabbia toracica. Per cui, siccome
sappiamo che le ultime due coste della gabbia toracica sono piuttosto elastiche
in quanto non saldate anteriormente, e per questo definite anche coste false
oppure fluttuanti queste cederanno anche loro sotto la spinta dei polmoni
rigonfi d’aria. T

Questi due movimenti di cessione dello spazio da parte del diaframma e delle
coste, fanno si che i polmoni possano gonfiarsi nella loro parte bassa e non
solo in quella alta. Infatti abbiamo già visto come una corretta respirazione
debba prevedere il convogliamento dell’aria inspirata verso il basso e non
verso l’alto. Attuare quindi una respirazione costo-diaframmatica anziché
una respirazione clavicolare (o alta). Il pericolo sta nel praticare una
respirazione troppo bassa (addominale) e quindi perdere i benefici che i
movimenti dei muscoli addominali ci possono dare. Ma in questo ci deve
venire in soccorso l'insegnante, che deve tenere sempre presente
anche la conformazione fisica dell'allievo.
La respirazione diaframmatica infatti può essere spontaneamente più o meno
bassa nell'allievo in base alla sua confornazione. Infatti solitamente applicano
una respirazione più costale le donne ed i longilinei dei due sessi,
viceversa la respirazione addominale, quindi un pò più bassa,  è più
presente nei brevilinei e negli uomini. Inoltre entra in ballo anche
l’inclinazione delle coste, insomma si sta parlando di anatomia individuale, con
tutte le sfumature del caso dovute anche ai cambiamenti morfologici causati
dallo stile di vita tenuto dall’individuo in questione. Difficilissimo generalizzare.

Rimarcare la differenza tra respirazione costale e addominale, imputandola


solo ed esclusivamente allo studio e applicazione di diverse tecniche di
respirazione può creare confusione nell’allievo e ingenerare frustrazioni in
coloro che anatomicamente sono più predisposti per una respirazione
addominale (ad esempio) e vengono invece sollecitati alla pratica di una
respirazione costale.

Per cui se proprio vogliamo differenziare la respirazione addominale da quella


costale, non si può non conoscere alla perfezione la struttura fisica dell’allievo
e quindi rispettare la sua predisposizione naturale a determinati meccanismi.

  Sperando di essere stata abbastanza chiara, d'ora in poi chiameremo la


respirazione, semplicemente respirazione diaframmatica, e questo per il
continuo coinvolgimento del diaframma in questo tipo di respirazione.

Nell’ APPOGGIO i muscoli addominali più alti forniscono al diaframma un


sostegno sicuro ed efficace durante l’espirazione.

In questo modo mentre l’aria fuoriesce dai polmoni e risale verso l’alto per
mettere in vibrazione le corde vocali, i polmoni stessi sono sostenuti dal
diaframma che a sua volta è sostenuto dai muscoli addominali.

Quando i polmoni mano a mano si svuotano del loro contenuto di aria, si


riducono di volume e quindi occupano meno spazio, il diaframma accompagna
questo movimento dei polmoni e risale di pari passo rimanendo sempre a
contatto con la parte bassa dei polmoni, grazie anche alla sua già riferita
forma a cupola.

Questo contatto è in realtà un sostegno, un piano d’appoggio per i polmoni che


possono svuotarsi e contrarsi senza perdere appunto l’appoggio. Infatti
durante l’espirazione si avrà una introspezione del diaframma. Inoltre i
polmoni saranno compressi lateralmente dalle coste e vengono “strizzati”
verso l’alto. Con i polmoni risale anche la trachea, alla sommità della quale si
trova la laringe. Tale risalita è componente fondamentale, ma automatica, del
meccanismo della produzione del suono.

Questo continuo appoggio fa in modo che la colonna d’aria formata dai


polmoni e che risale verso l’alto sia costante, un bel flusso omogeneo e che
non ci siano insomma, si lasci passare  il termine, “dei vuoti d’aria”.

Ora, considerando che la nota lunga e sostenuta è provocata da una


vibrazione costante e regolare delle corde vocali, la vibrazione è resa
possibile perché è costante e regolare la colonna d’aria che va a
sbattere contro la superficie inferiore delle corde vocali.

Per cui se la colonna d’aria non è costante e regolare anche le vibrazioni delle
corde non saranno costanti e regolari e di conseguenza non sarà costante
neanche il suono prodotto dalle corde vocali, praticamente la nota prodotta
sarà traballante ed imprecisa, come si dice spesso sarà una nota “calante”
oppure “crescente”, comunque non perfettamente intonata. 

Usiamo un’immagine per descrivere ciò che accade, un’immagine invero assai
citata nei testi di didattica sul canto, ma comunque sempre efficace e che io
cercherò di rendere semplicemente ancora più comprensibile, senza la pretesa
di voler riferire qualcosa di inedito.

Immaginiamo una fisarmonica, o meglio il mantice di una fisarmonica, e


paragoniamo il mantice ai polmoni; e paragoniamo il braccio del musicista che
regge il mantice al diaframma e ai muscoli addominali.

Quando il mantice deve riempirsi d’aria come fa? Si allarga grazie al braccio
del musicista che lo tira verso il basso. Il braccio del musicista però sostiene il
mantice, e lo tira in basso per quanto basta, in base all’aria che occorre per la
fase successiva, quella di espulsione dell’aria e produzione del suono. Il braccio
del musicista non lascia cadere verso il basso il mantice senza sostenerlo, se lo
facesse il mantice ballonzolerebbe verso il basso, in modo goffo e scoordinato.

Il braccio del musicista lo troviamo anche nella fase di produzione del suono.
Quando cioè deve spinger sul mantice e far fuoriuscire il suono. La spinta, oltre
a spingere fuori l’aria, naturalmente, fa si che il mantice sia sempre ben
sostenuto e che il mantice non si “rilassi verso il basso”

Parliamo ora dell’ACCENTO (o spinta).-

L’accento è un movimento spesso ignorato, o quantomeno non si pone nei


suoi confronti la giusta importanza, almeno secondo il mio punto di vista.

Io ritengo sia un movimento importantissimo, almeno tanto quanto l’appoggio.


Soprattutto perché entra in ballo quando il cantante deve eseguire note
particolarmente acute, quelle note che spesso inducono il cantante a
movimenti sbagliati che creano tensioni, dando luogo a note acute imprecise,
che oltre a produrre suoni non gradevoli, inducono il cantante in una sorte di
“timore psicologico” nei confronti degli acuti. Questa emissione errata degli
acuti spesso inducono il cantante in una sorta di “paura degli acuti”. Questa
paura crea tensioni e le tensioni concorrono a sbagliare effettivamente
l’emissione. Il tutto induce il cantante in una sorta di reazione a catena
che avendo paura di sbagliare, sbaglia veramente, e crea in lui l’errata
consapevolezza di non poter raggiungere le note più alte che invece
magari fanno parte della propria tessitura, ma non escono
semplicemente perché sono male affrontate, sia psiclogicamente che
tecnicamente.

 L’accento è praticamente un movimento contrario all’appoggio. Si effettua con


gli addominali più bassi. Deve essere effettuato contemporaneamente
all’appoggio, in quanto l’appoggio non DEVE MAI ESSERE PERSO
mentre si canta. E rammento che l’appoggio si effettua con gli
addominali ALTI qui invece si parla degli addominali bassi, per cui i due
movimenti possono essere eseguiti contemporaneamente. E’ una spinta decisa
dal basso verso l’alto. Un movimento secco e veloce. Serve per avere uno
spunto maggiore quando si debbono affrontare note particolarmente acute e
difficoltose.

Noi abbiamo dell’aria nei polmoni, e quest’aria dobbiamo farla schizzar fuori
mandandola contro le corde vocali. Per cui, per facilitare questa fuoriuscita,
diamo una velocissima “strizzatina” alla parte bassa dei polmoni. E per questa
strizzatina adoperiamo sempre il diaframma e i muscoli addominali bassi. In
questo modo la parte alta del busto (e di conseguenza la gola) rimane
perfettamente rilassata, in quanto il tutto è demandato al diaframma ed ai
muscoli addominali, sia alti che bassi.

Immediatamente dopo aver prodotto la nota acuta, se questa dovrà


essere anche mantenuta (per un bell’acuto finale magari) gli
addominali alti rimarranno in posizione di appoggio che nel frattempo
non è stata mai mollata. Se invece non ci sarà bisogno di mantenere
la nota, seguira la fase di inspirazione. In ogni caso, come è stato
premesso, l’accento è un movimento deciso e veloce, da ripetersi ogni
qual volta se ne presenti la necessità.

Vale la pena precisare quindi, che durante una canzone gli addominali non
rimarranno mai fermi. O si ritirano durante l’inspirazione, o si posizionano per
effettuare l’appoggio oppure aggiungono all’appoggio, l’accento, spingendo
decisi verso l’alto.-

Per questo cantare è una bella fatica per gli addominali e per questo si dice
spesso che gli addominali sono il vero motore della voce!!!

Inoltre, l’utilizzo corretto di questo motore, evita che il cantante produca le


note utilizzando la gola, che invece come è stato più volte detto deve rimanere
priva di tensioni, come deve rimanere priva di tensioni tutta la parte superiore
del tronco (torace, spalle, collo ecc.).
IMPORTANTE

da ricordare sempre

Spesso nei cantanti c’è la convinzione che per affrontare una nota acuta
occorre più aria rispetto a quando si canta una nota bassa.

Niente di più sbagliato

Quando si canta una nota alta occorre MENO FIATO. Se ne spreca molto di pù
quando si canta una nota grave.

Non ci credete??? Ecco l’esempio pratico!!

Prendete un palloncino per bambini e riempitelo d’aria. Quando lo svuoterete


dell’aria, se tenete i lembi del palloncino stretti stretti e fate uscire un filo
d’aria, uscirà un suono simile ad un sibilo molto acuto. Sarà tanto più acuto
quanto terrete stretti i bordi del palloncino.

Più terrete larghi i bordi del palloncino e questo si svuoterà velocemente, e


più il suono prodotto è grave, fino al punto che se lasciate del tutto il
palloncino, questo si svuotera in un attimo e il suono prodotto sarà cosi grave
da non essere quasi percepito.

Ora, paragonate i lembi del palloncino alle corde vocali e la similitudine è bella
e che fatta!!!

Per quanto riguarda il vibrato, abbellimento ricercato dai cantanti di mezzo


mondo, esso si manifesta quando si pratica un corretto appoggio.

Il vibrato infatti è la conseguenza di una corretta applicazione della tensione


sui muscoli addominali.

Durante l’appoggio noi applichiamo una certa pressione sui muscoli


addominali, ma non dobbiamo dimenticare che anche l’aria contenuta nei
polmoni esercita una certa pressione. Nel momento in cui queste due
contrastanti forze non sono eccessivamente sbilanciate da una parte o
dall’altra, il risultato è una leggerissima vibrazione.

Sappiamo che notoriamente il vibrato si manifesta dapprima sulle note medio


basse, ma perché???

Semplicemente perché è proprio sulle note medio basse che noi riusciamo ad
applicare un corretto appoggio. Essendo corretto l’appoggio significa che
esercitiamo la giusta pressione sugli addominali. Né troppa né poca. Infatti il
vibrato non si manifesta quando applichiamo un appoggio troppo energico,
come viceversa non si manifesta quando l’appoggio è troppo blando o
addirittura inesistente.
Da precisare comunque che quella appena detta non è una regola fissa, a
qualcuno infatti il vibrato si manifesta dapprima sulle note medio alte, anche
se questo accade un po’ più raramente, anche perché sulle note alte, per i
motivi innanzi detti, le tensioni sono solitamente maggiori e più difficilmente
gestibili.

Detto ciò, va da se che per ottenere il vibrato non ci sono particolari tecniche,
per farlo venire occorre praticare un corretto appoggio. Quando l’appoggio
sarà ben fatto probabilmente arriverà anche il vibrato. Non si può ottenere un
corretto vibrato senza applicare un corretto appoggio. Quindi non cercate
scorciatoie, perdereste solo del tempo e otterreste, nella gran parte dei casi,
l’effetto opposto: niente vibrato e niente appoggio.

 Naturalmente abbiamo descritto in linea di massima quello che gli addominali


dovrebbero fare. Non pretendo che leggendo queste poche righe possiate
riuscire a praticare correttamente il tutto.

Questo dovrebbe servire semplicemente a farvi sapere cosa dovreste riuscire a


fare per cantare correttamente.

Per comprendere ancora meglio sarebbe utilissimo che possiate fisicamente


toccare con mano la cintura addominale di un cantante che pratica
correttamente l’appoggio e l’accento, vi accorgereste che ad ogni minima
sfumatura della voce, corrisponde un movimento degli addominali.

LA POSTURA NEL CANTO

La nostra posizione deve essere sicura e rilassata nello stesso tempo.

Teniamo quindi le gambe leggermente divaricate (affinchè il nostro


equilibrio non sia precario) le ginocchia debbono essere leggermente flesse
(per non mandare il bacino  e tutto il corpo all’indietro) e mantenute elastiche. 
Del resto come è risaputo una base larga e stabile è il miglior inizio per
qualsiasi cosa si vorrà fare al di sopra di quella base!!!!  Cerchiamo di spostare
il peso del corpo in avanti sbilanciandoci leggermente sulle punte, questo
contribuirà a farci sentire un pò più rilassati. Se al contrario indirizziamo il
nostro peso sui talloni sbilanciandoci leggermente all'indietro, dovreste
avvertire una sensazione di rigidità che si estende anche alla zona delle spalle
e del collo, per l'appunto  quelle zone del corpo che invece dobbiamo
mantenere rilassati.

Ia parte superiore del corpo va tenuta ben rilassata (tronco, spalle,


collo) in questo modo anche la gola risulterà rilassata e la colonna d’aria
proveniente dai polmoni farà vibrare solo le corde vocali senza alcuna
influenza dovuta alle contrazioni muscolari.  Immaginatevi di dover fornire al
percorso dell'aria una strada armoniosa e fluida senza intoppi e restringimenti. 

Da notare che questa postura deve risultarci estremamente rilassante, se


ci sentiamo tesi evidentemente stiamo sbagliando qualcosa. Pensate che anche
chi pratica lo sport del tiro di precisione con la pistola assume una posizione
molto simile a questa che gli permette di prendere la mira comodamente,
senza fretta e senza muovere le spalle.

Una citazione merita anche l'articolazione della bocca (detta anche


maschera facciale). Articolare bene le vocali, aprendo bene la bocca e
esasperando i movimenti, facilità anche l'uscita del suono dalla testa,
soprattutto dei suoni più alti. Per cui più si cantano note alte più si dovrà
badare che la nostra bocca sia ben aperta e con un espressione sorridente.
Non sottovalutiamo l'importanza della posizione della bocca, infatti per noi la
bocca è l'unica via d'uscita del suono dopo aver risuonato nel nostro corpo,
sarebbe come sottovalutare i fori delle casse acustiche, frutto di accurate
ricerche progettuali tendenti ad esaltare la resa acustica dei diffusori.  Per cui,
in questo caso, cerchiamo di essere buoni progettisti della nostra
cassa acustica naturale:  il nostro corpo e la nostra bocca.

IMPORTANTE

Il nostro consiglio è quello di eseguire questi movimenti, almeno per le


prime volte, alla presenza di una persona che possa eventualmente correggervi
in caso di un’errata interpretazione di quanto sopra scritto che potrebbe
causarvi brutte abitudini difficili da correggere in seguito.

Per conoscere meglio tutti gli organi che concorrono alla fonazione  

visita il bellissimo sito di Albert hera cliccando qui

Tempo fa  abbiamo avuto modo di conoscere il Prof. Giovanni Pepè,


docente di podologia e posturologia presso le università di Roma e Perugia.
Visitando il suo sito ho scoperto cose importanti su questa sua specialità che in
qualche modo possono interessare anche chi ha letto fino in fondo questa mia
pagina sulla postura nel canto. Di seguito riporto alcune sue riflessioni:

"La postura è la posizione del corpo giusta o sbagliata. La posturologia


è lo studio dell'equilibrio..... Che può portare verso una corretta
postura, ma non è detto!  In quanto mira soprattutto alla migliore
funzionalità del corpo e non all'estetica del corpo."

"L’uomo eretto, immobile, mantiene la propria verticale di gravità


all’interno di un cilindro della sezione di meno di un centimetro
quadrato."

"Un muscolo entra in tensione quando è sotto stress. Gli stress


possono essere di natura fisica o emotiva…   Quando l’individuo
avverte la fatica o il dolore, interrompe l’attività o lascia cadere il
peso. Se, al contrario, non c’è la possibilità di rimuovere lo stress, la
muscolatura va incontro ad uno stato di spasmo. .....Lowen ha
dimostrato che uno stress emozionale è analogo ad uno stress fisico,
in quanto la muscolatura si contrae per trattenere o contenere
emozioni, analogamente a come avviene nel sostenere un peso: se il
trattenere si prolunga abbastanza, la muscolatura andrà incontro ad
uno spasmo cronico poiché impossibilitata a liberarsi della tensione. Di
fronte a questo quadro clinico, le tecniche di massaggio hanno ottime
possibilità di lenire il dolore, in quanto sono in grado di ridurre lo stato
di tensione muscolare. Ma se la causa della tensione non viene
eliminata o almeno ridotta, la sola massoterapia risulta un rimedio
parziale e temporaneo"

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