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Dante

La fortuna di Dante è immediata, mentre molti autori hanno fortuna solo dopo la morte o in età molto
matura, lui ha subito fortuna. Dante non pubblica le tre cantiche tutte insieme; inferno, purgatorio e
paradiso non vengono pubblicate assieme ma man mano che Dante le termina, quindi, c’è stata una fase in
Italia durante la quale in Italia circolava o solo l’inferno o solo l’inferno e il purgatorio. Questo dato ha
generato un doppio meccanismo che ha creato enormi problemi dal punto di vista filologico.

Perché?

Il fatto che circolassero singolarmente da una parte testimonia lo straordinario successo di quest’opera,
perché abbiamo moltissimi codici che tramandano o solo l’inferno o solo il purgatorio, ciò significa che il
pubblico da subito, appena entrato in contatto con quest’opera ne fece una richiesta enorme, i problemi
dal punto di vista filologico riguardano la mole per gli scrittori, quella che viene chiamata crux
desperationis, ovvero croce della disperazione, che sta a indicare un nodo che gli studiosi non sono riusciti a
risolvere, che sta a indicare il periodo della composizione, c’è stata una ricostruzione sulla quale si
discuteva se Dante avesse scritto prima o dopo l’esilio la commedia, per capire quanto l’esperienza
dell’esilio abbia pesato alla composizione, ma anche perché la localizzazione di testimoni sarebbe
influenzato dal movimento di Dante.

Nonostante si abbiano vari frammenti di Dante, nessuno di questi è firmato da lui, e questo è un fatto
normale nel mondo antico ma no nel medioevo.

È una cosa assurda per diversi motivi

1) Degli altri due autori dell’epoca , Petrarca e Boccaccio, abbiamo molti autografi, ma è ancora più
strano per il ruolo politico che ha svolto Dante avrebbe sicuramente dovuto firmare dei documenti

Questo che problema pone?

Pone che non sapendo quale sia la grafia di Dante non sappiamo se tra quei 827 codici non ce ne sia
uno scritto da Dante, ma la difficoltà sta nel confrontare 827 codici tra loro, solo due ci hanno provato a
confrontarli.

Il primo è Michele Barbi un filologo degli anni 20-30 del 900 che si inventò una tecnica chiamata perloci
critici, egli partì da un confronto di piccoli manoscritti dove trova delle situazioni difficili (errori, delle
varianti ecc) li individua come luoghi e confronta gli 827 manoscritti su quegli errori, facendo così riesce
ad individuare delle famiglie, alcune talmente antiche da poter risalire a Dante.

L’altro studioso era Giorgio Petrocchi che è intervenuto su questo usando un’altra tecnica ma si accorge
di un altro problema di Dante è Boccaccio, perché è il più attivo copista, egli è talmente innamorato
della commedia che riproduce tantissime volte la commedia di Dante ma c’è un problema che fa notare
Varvaro (Vararo si prese una questione con degli studiosi di lingue antiche che si concluse con un saggio
di Varvaro in cui spiegava la tradizione quiescente e tradizione attiva. Varvaro dice che esistono 2 tipi di
copisti, i primi circa il 70% erano analfabeti ricoprivano solo i segni, mentre gli altri non lo facevano per
mestiere ma per piacere. Il copista colto da vita a una tradizione attiva mentre quello analfabeta a una
tradizione quiescente)

Quando Petrocchi si accorge che il problema della tradizione di Dante è che sugli 827 frammenti quasi
350 sono tutti copiati da Boccaccio, ciò vuol dire che il grosso della tradizione di Dante è attiva.

Che cosa fa Petrocchi?


Si fa i conti su quando Boccaccio potrebbe aver iniziato a copiare, facendo questo calcolo rimangono 50
manoscritti.

Quali sono le prove che gli studiosi tengono in considerazione per far capire il successo della poesia?

Il primo è il numero di codici mentre il secondo è una novella scritta da Franco Sacchetti, egli scrive una
raccolta di novelle chiamata “300 novelle”, in una di queste novelle il protagonista è Dante che
passeggia per le strade di Firenze, passa d’avanti alla bottega di un falegname, il quale mentre lavora
recita a memoria versi della Divina Commedia ma sbaglia molte parole, Dante entra nella bottega, ma
non viene riconosciuto, e senza dire nulla prende un’ascia e distrugge tutto

Perché questa novella? E a cosa ci serve?

La novella è un testo ma è verosimile a dei fatti.

Introduzione Divina Commedia

L’opera più importante di Dante è sicuramente la commedia, la commedia è stata diffusa dalla vulgata,
creata da Boccaccio, nel quale in un tratatello su Dante, definisce la commedia con l’aggettivo di Divina,
per vari motivi

1) Perché è un’opera straordinaria


2) Perché tratta argomenti che hanno a che fare con il divino (per molto tempo fino alla fine del ‘900
c’erano molti studiosi che erano convinti che non tutta la commedia fosse frutto di invenzioni, nel
medioevo i primi commentatori erano divisi tra considerare la commedia o come finzione o come
racconto reale)

Perché?

Molti si cominciarono a chiedere come un uomo si sia inventato tutto questo, si sia inventato il sistema
dell’aldilà, con le sue leggi, i suoi luoghi, le sue abitudini, la sua topografia e come tutta quest’opera sia
conforme da una parte alla dottrina teologia e dall’altra parte alla scienza aristotelica, dell’astronomia.
Quando Dante capisce che deve fare questo viaggio si pone un problema, perché proprio lui è stato
scelto, non solo perché è più intelligente ma anche perché lui ha più possibilità di raccontare
all’umanità cos’è l’aldilà.

Perché commedia?

Ci sono molte idee su questa cosa, probabilmente la scelta del titolo affidata a Dante, perché quando
definisce il paradiso è ospitato a Verona da Cangrande della Scala e gli regala il paradiso con la dedica,
ed è la famosissima “epistola a Cangrande della Scala”.

Perché questa lettera è diventata famosa?

Lo studioso che in anni più recenti ha dimostrato l’originalità della lettera è Luca Azzetto e lui ha
dimostrato l’originalità della lettera grazie a uno studio stilistico del latino. In questa lettera Dante dice
che lui ha inteso raccontare una storia che avesse un brutto inizio e finisse con un lieto fine e nel genere
letterario classico un’opera che iniziava male e finiva bene era la commedia.

Alla base di questa discussione che sembrava molto semplice c’è invece una questione molto
complessa che è stata studiata da uno dei più grandi studiosi di Dante che si chiama Auerbach, egli tra
le varie cose si accorge che Dante fa riferimento più volte al “sermo humilis”.

Dante dice che uno dei suoi modelli è il sermo humilis perché quando legge la parabola del vangelo, si
accorge che Gesù spiega ai suoi discepoli cose molto complicate in una maniera estremamente
semplice, utilizzando il discorso più umile possibile facendo sempre paragoni con il mondo della
pastorizia o il mondo della pesca. Questo sermo humilis è una via di mezzo, contiene tutti gli stili
possibili ma è una visione medievale, infatti nella commedia ci sono tutti gli stili possibili tutti i linguaggi
e i toni possibili.

La commedia è composta da 100 canti, che si raggiungono con i 34 canti dell’inferno e i 33 canti del
purgatorio e del paradiso. Il primo canto dell’inferno è un introduzione della commedia. In questo
viaggio Dante viene accolto da Virgilio, che rappresentava la massima saggezza del mondo antico e la
sapienza della vita umana, infatti quando arrivano al purgatorio Virgilio inizia a fare un sacco di errori,
perché arrivati al purgatorio iniziano a venire fuori i limiti della sapienza umana.

Perché Dante sceglie proprio Virgilio?

Dante sceglie Virgilio perché egli aveva in tutto il mondo del medioevo classico la fama di essere quasi
un profeta di Dio, perché si pensasse che Virgilio avesse avuto il presagio della nascita di Cristo poiché
in una delle sue opere c’è una dedica dove Virgilio dice “Presto nascerà un bambino che cambierà le
sorti del mondo” e i cristiani lo presero come una profezia, Virgilio era talmente intelligente e superiore
agli altri esseri umani che pur non essendo cristiano ebbe il presagio della nascita di Gesù

Divina Commedia
La commedia è un poema in terza rima, dal punto di vista narrativo la commedia si presenta come il
racconto di un sogno dove Dante è sia il narratore che il personaggio principale, solo in alcuni casi si
serve del narratore secondario cioè fa raccontare un pezzo della storia ai suoi personaggi, per lo più
anime dannate, l’idea che Dante sia anche un messaggero torna frequentemente, le anime appena
vedono Dante si spaventato e si girano tra di loro perplesse, infatti in una scena quando Dante arriva
all’inferno le anime si accorgono che Dante è l’unico che proietta un’ombra, una studiosa ha scritto un
saggio sul corpo di Dante, poiché subisce sul suo corpo tutte le pene che subiscono le anime, una cosa
molto interessante è che insiste sulla corporeità delle anime che il corpo non lo tengo, le pene che
subiscono sono soprattutto fisiche.

Perché ciò?

Perché la loro anima ha talmente poca consistente e sono talmente radicati nella dimensione terrena
piuttosto che nella dimensione dell’anima che la loro mortificazione non può che avvenire fisicamente.

Appena le anime scoprono che Dante è vivo cercano tutti in tutti i modi di parlargli, come accade
nell’inferno nel girone dei lussuriosi quando Dante incontra Paolo e Francesca sembra che la bufera si
fermi, anche se non potrebbe essere possibili.

“Davanti a Dante non esistono poeti”

Cioè qualunque poeta che si confronta con la capacità immaginativa e il dominio totale dello stile e
della lingua di Dante, nessuno può sentirsi un vero compare di un personaggio come questo.

Che significa dominio di tutti gli stili?

Ogni poeta ha un proprio stile, cioè sa solo esprimersi in quel modo in una maniera importante o in una
maniera elegante, quello che colpisce di Dante è che egli possegga e padroneggi una miriade di stili, e
che in ciascuno di questi stili egli si esprima nella maniera più efficace vista prima, tutte le volte che
Dante vuole esprimersi in uno di quei settori, lo padroneggia talmente tanto che è capace di creare una
comunicazione che è la più efficace che si sia mai vista. A questa padronanza di tutti gli stili si associa
una facoltà immaginativa che non ha mai avuto eguali, cioè la capacità di immaginare che non ha
eguali. La capacità immaginativa di Dante non è solo straordinaria perché immagina il fantastico, ma
perché le immagini prodotte sono frutto di un’invenzione che si muove all’interno di un quadro teorico
reale, in maniera coerente. È un’invenzione che però riesce ad essere sia estremamente fantasiosa ma
anche estremamente coerente con i dati che per l’epoca erano ritenuti certi, i lettori sono affascinanti
soprattutto dal fatto che c’è qualcuno che svela un arcano, che svela qualcosa che è reale ma nessuno
può sapere. In più, la maggioranza dei personaggi, sono personaggi veramente esistiti morti da poco e
un tasso di realismo che nella letteratura occidentale non si era mai visto prima.

“Dante figlio nel medioevo”

Dante rispecchia tutta la cultura medievale, è una reincarnazione del medioevo, uno dei più grandi
autori della storia medioevo, Cursus, che ha scritto un libro importantissimo sulla tradizione latina
medievale, si è accorto che Dante rappresenta un punto cruciale non solo dal punto di vista della
letteratura ma anche dal punto di vista storico – antropologico, Cursus definisce Dante il vero punto di
contatto dal mondo antico al mondo moderno, significa che rappresentando tutto il medioevo Dante si
porta con se tutti i grandi valori del mondo antico e anticipa già il mondo moderno. Degli esempi per
dimostrare ciò, se chiedessimo a una persona come è fatto l’aldilà, questa ce lo descriverebbe usando j
termini usati da Dante, questo è segno che la commedia ha avuto un peso sulla tradizione anche
cattolica o sulla cultura occidentale talmente forte da modificarlo.

Il fatto che esista il purgatorio, il quale non è presente nelle sacre scritture, è quasi un’invenzione del
medioevo, Dante si inventa un regno intermedio perché nella teologia del medioevo c’è una grossa
discussione tra gli studiosi della religione, se Dio sia troppo buono o troppo giusto, se Dio è troppo
buono l’inferno non esiste, essendo troppo buono nella sua somma bontà perdonerà tutti. Se invece
Dio è troppo giusto il paradiso non esiste, perché se volesse essere realmente giusto nessun uomo è
veramente privo di peccato e di conseguenza nel paradiso non potrà andarci nessuno. Questa storia
coinvolgerà anche il papa che stabilirà che tutto ciò che riguarda Dio non può essere preceduto
dall’aggettivo troppo, perché Dio è buono e giusto. Rispetto alla bontà e alla giustizia però, ci sono una
serie di persone che si collocano in una fase intermedia, dove non sono state così malvagie per l’inferno
ma neanche troppo buone per il paradiso,

che se ne fa di queste anime Dio?

Questo le sacre scritture non lo dicono, parallelamente nella tradizione popolare si era diffusa un’idea
alimentata da leggende, queste leggende volevano che le persone che avevano fatto una vita del
genere, cioè una vita media, pellegrinassero sulla terra sotto forma di spirito per il numero di anni
proporzionato alla gravità delle mancanze che questi avevano fatto sulla terra.

Quando Dante arriva all’inferno e capisce che quello che sta vedendo è una dannazione che non avrà
mai fine, questa dimensione eterna riguarda l’inferno e il paradiso invece il purgatorio è costruito
secondo una dimensione temporale terrena, le anime hanno un numero determinato di anni che
devono fare. Le anime del purgatorio sono quelle che sono state legate di più alla terra per potersi
purificare. Il purgatorio è immaginato con una mentalità terrena, perché una caratteristica che è
interessante per quanto riguarda il purgatorio è che mentre l’inferno e il paradiso sono caratterizzati
dall’eternità. Perché Dante si spaventa? Perché è una parola che noi pronunciamo spesso ma l’uomo
non ha mai il modo di verificarne il significato reale, perché l’uomo non essendo eterno non può
verificare cosa vuol dire eterno, l’eternità è qualcosa che si autogenera per sempre senza mai una fine.
Quando Dante arriva all’inferno e vede la dannazione che non avrà mai una fine ma che è eterna e che
si verificherà esattamente negli stessi schemi che lui in quel momento sta guardando, Dante ha una
specie di vertigini e sviene, questa dimensione atemporale è una dimensione che riguarda l’inferno e il
paradiso perché le condizioni delle anime dannate o delle anime sante è una condizione eterna, invece
il purgatorio è costruito secondo una dimensione temporale, le anime hanno un determinato numero
di anni che devono scontare, per altro gli inferi sono al di sotto della superficie terrestre in uno spazio
che nessuno ha mai avuto modo di vedere mentre il paradiso è nei cieli, invece il purgatorio sta nel
mezzo e ha una sua morfologia simile a quella della terra e ha una dimensione tutta terrena.

Perché?

Perché le anime del purgatorio sono tutte quelle anime che sono state legate alla terra dall’esigenza di
permanere ancora un po’ in una dimensione terrena per potersi pentire, per potersi purificare, la morte
è arrivata prima che quell’azione si potesse compiere e allora è data loro questa possibilità di potersi
purificare in una dimensione simile a quella della terra per poi essere degni di vedere Dio è ovvio che si
sono macchiati di alcuni peccati ed è ovvio che dovranno comunque scontare le pene del contrappasso
che sono previste con una modalità diversa rispetto a quelle dell’inferno, la cosa interessante è che lo
schema dei peccati che si utilizza nell’inferno al purgatorio è lo stesso solo che rovesciato, non solo
perché l’inferno è come se fosse un cono rovesciato ma perché dal punto di vista etico e filosofico la
dimensione deve necessariamente essere rovesciata perché il peccato che è considerato meno grave
sta all’inizio dell’inferno mentre nel purgatorio sta nel punto più alto.

Vita nova
Incipit vita nova -> comincia la vita nuova

Come è possibile che se questa è la parte più arretrata della memoria dinanzi alla quale poco si
potrebbe leggere è la parte in cui comincia la vita nuova che la vita vissuta prima benché così breve ha
subito un cambiamento tale che da quel momento in poi la vita del poeta benché ancora giovane sia
cambiata notevolmente, attraverso l’incontro con Beatrice. Se questo è vero e esiste una tradizione
tipicamente medievale di porre come titolo delle opere l’incipit delle opere uno dovrebbe ricavarsi che
il titolo Vita Nova sia latino perché il libro si apre con Incipit Vita Nova con il titolo scritto in latino.
Quando lui scrive questo inizio, il libro della mia memoria si sta muovendo in una direzione che sarà
fondamentale che è la direzione della memoria e dell’autobiografia, la lirica diventa a tutti gli effetti un
racconto di se filtrato attraverso la memoria, la memoria comincia a giocare un ruolo fondamentale nel
racconto dell’esperienza amorosa, perché l’esperienza amorosa non è l’esaltazione di un sentimento di
questo momento ma è l’esaltazione di un sentimento che ci ha talmente cambiati da essere
sedimentato nella parte più profonda della nostra memoria, mentre i poeti siciliani parlano sempre al
presente lo stesso fanno i siculo-toscani ed essendo un’esperienza attuale è un’esperienza fulminea che
si conclude in un tempo breve, parlare invece del proprio amore attraverso la memoria significa che
quest’esperienza è stata talmente importante significa che non è finita e che non finirà mai e ha
segnato talmente tanto la coscienza di chi l’ha provata da essersi depositata nella parte più profonda
dei ricordi, per poter parlare dell’amore non è necessario descrivere nel presente questa donna ma è
necessario andare a scavare nella propria memoria quali sono stati gli effetti che fin da subito il
contatto con questa donna ha creato l’uomo. Dante nella prima parte sembra star descrivendo
Beatrice, anche se noi abbiamo solo un dato che è il colore della pelle, in tutto il resto non ci dice nulla
del suo aspetto tranne che ha tutto proporzionato, se noi dovessimo trarne un ritratto non sapremmo
come dipingerla.

Perché?

Dopo Dante ci sarà l’altro grande poeta del medioevo che si concentrerà su una donna che è Petrarca
che scriverà poesie per Laura, queste poesie sono spesso di descrizione si fa riferimento anche ad
alcune parti del corpo e queste parti del corpo sono esaltate ma mai descritte veramente, di questa
cosa si accorse uno studioso degli anni 80 Amedeo Quondam ha scritto un libro che si chiama “il naso di
Laura”, Beatrice e Laura sono due donne che hanno un’importanza per la letteratura italiana enorme
non solo per i loro poeti che le hanno create ma hanno un peso sulka tradizione, perché tutti i poeti che
verranno dopo almeno fino al 1600 che faranno lirica d’amore utilizzeranno il modello o di Beatrice o di
Laura quindi sono due donne molto presenti nella tradizione italiana e addirittura europea anche molto
dopo l’esperienza letterale di Petrarca e di Dante, la cosa interessante è che se noi volessimo sapere
come sono fatte queste donne non ci riusciremmo perché abbiamo tantissime descrizione che
sembrano dire tutto ma che in realtà non dico nulla, Quondam si fa questa domanda e ipotizza che la
loro bellezza e la loro fattezza fisica se fosse descritta abbasserebbe il livello di nobiltà e le fisserebbe a
un ideale di bellezza che è terreno e quindi descrivibile, visto che la loro bellezza non è una bellezza
fisica ma è una meraviglia che risplende fino al cielo perché è una bellezza interiore, proprio perché è
una bellezza divina è indescrivibile quindi la descrizione femminile introduce un altro tema che è
fondamentale nella lirica medievale che è l’ineffabilità, tutto ciò che è grandiosamente divino è per
definizione ineffabile. Charles Singleton scrive moltissimi saggi per dimostrare che anche la commedia
sia tutto un viaggio più che verso Dio verso Beatrice intendo Beatrice come una metafora della
beatitudine.

Donne ch’avete intelletto d’amore


La definizione di stil novo l’abbiamo nel 24° canto del purgatorio, perché i tempi soni maturi per trarne
un bilancio. Bonaggiunta dice che per lui questa canzone ha rappresentato un punto di svolta per lo stil
novo.

Che vuol dire far innamorare la gente?

Secondo alcuni studiosi questo passo (verso 8) andrebbe interpretato come un amor de logne, mentre
secondo altri questa frase va intesa nel suo senso etimologico di far entrare la gente nell’amore

Tanto gentile e tanto onesta pare


(Verso 9)

Mostrasi nella poesia medievale all’inizio del verso quando ci sono verbi che prevedono la particella
pronominale abbiamo sempre solo in forma o in critica, che nessuno aveva mai notato fino al 900
Tobler e Muffasia si accorgono di questo ed elaborano una teoria chiamata legge toblermuffasia.

(Verso 11)

Allussività contrastiva è un fenomeno specifico legato ad un altro fenomeno più grande chiamato
ipertesto, teorico principale di questo concetto è stato Umberto Eco, un ipertesto è qualcosa che si crea
quando due testi entrano in comunicazione tra loro, questo modo di alludere a un testo può avere
diversi significati, si può alludere a un testo se io ne condivido in pieno il significato e l’ispirazione o
perché lo voglio ribaltare

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