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“La storia si scrive per il presente.

” Lucién Febvre
La storia è una ques one che interessa chiunque fondi il proprio mes ere sul ragionamento teorico. Il nostro punto
di vista sulla situazione a uale dipende dal modo in cui la storia viene interpretata; in mol hanno cercato di
screditare l’archite ura moderna, interpretandola come disprezzo nei confron della storia, a ribuendo a
quest’ul ma le perversioni della ci à contemporanea. Esistono diverse posizioni per affrontare la ques one: la
posizione ecle ca che concepisce la storia come uno spazio piano e indifferenziato e quella teologica che la
interpreta come un tragi o obbligato. Sarebbe necessario considerare la storia come un terreno che si può
percorrere seguendo svaria i nerari in cui alcune cose rimangono nascoste ai nostri occhi. Da qui il pensiero
sincronico che ci perme e di considerare l’esperienza passata come parte del presente, non imitando il passato
bensì cercando la sua capacità di trasformarsi in una possibilità del presente. Due conce di base della cultura
contemporanea sono vincola al pensiero sincronico: il luogo, all’interno del quale si sovrappongono e convivono
diversi momen storici, e la memoria, considerata motore dell’immaginazione.

PARTE II: SULLA CITTA’


Luoghi pubblici nella natura
Le posizioni ambientaliste considerano l’archite ura un nemico della natura e la giudicano partendo dall’ “impa o
ambientale”. Natura e cultura non si escludono a vicenda, piu osto disegnano due facce di una stessa realtà; la
parola cultura, infa , ha la stessa radice di col vazione e di cura, significa “prendersi cura di qualcosa”; la cultura,
quindi, rappresenta il modo in cui l’uomo cerca un rapporto con la natura. La forma dei principali luoghi pubblici è in
relazione dire a con i fa geografici, infa molte ci à si sviluppano a seconda della morfologia del territorio
(Berna, esempio di ci à lineare; Siena, ci à nucleare che si sviluppa a par re da una piazza considerata elemento
principale). La geografia lascia la sua impronta nella forma che i luoghi pubblici assumono e la loro formazione deriva
dalla stra ficazione storica e geografica.
Nella cultura tradizionale campagna e ci à si presentavano come realtà complementari ma ne amente dis nte;
nella ci à contemporanea, al contrario, la campagna diventa uno degli elemen che disegnano la stru ura
metropolitana. Questa visione di ci à l’aveva avuta anche Le Corbusier che triangola il territorio assumendo i ver ci
come nuclei urbani esisten e il loro interno viene des nato allo sfru amento agricolo. Hilberseimer, per suo conto,
organizza una maglia territoriale che si ada a alle condizioni geografiche. Le nuove condizioni, quindi, conferiscono
alla geografia il ruolo di stru urazione del territorio urbano.
Questo cambiamento della concezione di ci à e campagna ha sviluppato senza dubbio la volontà di rinnovare le
forme di relazione con la natura e di costruire luoghi pubblici a stre o conta o con essa; l’aspirazione a trasformare
la natura in luogo pubblico, quindi, assume un ruolo determinante nella cultura contemporanea. In conclusione, la
ci à contemporanea potrà raggiungere l’unione con la natura solo se si riescono a comprendere i valori che essa
incarna; l’archite ura può essere il mezzo a raverso il quale parliamo con il mondo a raverso due componen : una
a va, nella quale è necessario porre al mondo le domande corre e, e una passiva, basata sull’ascolto a ento e sul
silenzio che perme ono al mondo di manifestarsi.

La ci à dell’archite ura moderna. Il caso di Bogotà


Il Piano Pilota del 1950 è il primo proge o urbanis co nel quale Le Corbusier sperimenta alcuni elemen derivan
dalla teoria delle 7 vie, modello teorico che gli servirà per la proge azione della ci à di Chandigarh; egli u lizza per
la prima volta il se ore urbano con un modulo di base di 1200x800 metri. All’interno del se ore centrale del Piano
Pilota Le Corbusier si occupa del nuovo centro della ci à di Bogotà, esempio in cui l’archite ura moderna si
confronta con la ci à storica affrontando una difficile coesistenza tra gli edifici del passato e gli edifici che
componevano il nuovo centro. Secondo la strategia di Le Corbusier, il processo sarebbe dovuto iniziare con la
costruzione degli edifici del Centro Civico parallelamente alla pianificazione a livelli più generali; tu avia le
condizioni generali mutarono e tu o rimase incompiuto. Nell’a uale Bogotà flu uano dei pezzi isola , frammen
che tes moniano la permanenza di un modo di concepire la ci à che sicuramente deriva dall’impulso suscitato dal
Piano Pilota. L’obie vo di Le Corbusier era quello di ritrovare l’accordo e la sintonia tra la forma della ci à e la sua
condizione geografica.

I qua ro elemen dell’archite ura del territorio


Per res tuire all’archite ura un ruolo a vo è necessario ampliare il territorio dell’archite ura e questo è possibile
solo se si è capaci di abbracciare l’archite ura del territorio. Lewis Munford stabilisce quelli che potrebbero essere
chiama “i qua ro elemen basilari dell’archite ura del territorio”: il campo arato, il giardino, il ponte e la ci à.
Ognuno di ques pun si definisce a raverso una sineddoche: il ponte concerne le infrastru ure, il campo arato
rappresenta tu e le forme di sfru amento delle risorse naturali che implicano una nuova modellazione della
topografia del terreno, la ci à include ci à, servizi e spazio pubblico, e il giardino include tu e quelle
reinterpretazioni della natura che fanno in modo che lo spazio abitabile si prolunghi all’interno dell’ambiente
naturale. Il territorio, quindi, deve rappresentare uno spazio sia produ vo che abitabile e solo una relazione tra
ques due spazi può garan re la sopravvivenza a lungo termine dell’intero sistema. Se nella ci à tradizionale gli
elemen sono perfe amente delimita e divisi, nella ci à contemporanea i limi si confondono e si mischiano
insieme.

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