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VENERDÌ — 7 GENNAIO 2022 – IL RESTO DEL CARLINO 21 ••

La storia ricostruita Pesaro

Misteri svelati e vicende ancora oscure


nella “Comunione“ di Giusto di Gand
Urbino è stata il crocevia dei pittori fiamminghi e qui c’è il loro dipinto più grande in Europa. Le scoperte dal libro di Francesca Bottacin

Tiziano V. Mancini

icuramente ci sarà un
S prima e un dopo la
pubblicazione di “Giu-
sto di Gand e la Comunione del
Duca di Urbino“ (CLEUP, 2021)
di Francesca Bottacin, ricercatri-
ce e docente di Storia dell’arte
fiamminga e olandese all’Univer-
sità di Urbino che dopo un lavo-
ro di anni ha fatto il punto su
una delle opere più importanti
non solo per la Galleria ma per
la storia della città: soldi, segre-
ti e rivalità ruotavano infatti at-
torno a una delle committenze
più cospicue mai viste, quella
della Confraternita del Corpus
Domini per una gigantesca Co-
munione degli Apostoli.
«Urbino è uno snodo fondamen-
tale per i pittori fiamminghi in
Italia nel Quattrocento e in parti-
colare per Giusto di Gand, sul
quale si riteneva fosse stato det-
to tutto, tanto che che nel mio
lavoro ci sono quaranta pagine
di bibliografia sugli studi di chi
mi ha preceduto. Eppure, come
mi suggerì la mia “maestra“ Ca-
terina Virdis Limentani, massi-
ma esperta italiana di fiammin-
ghi scomparsa tre anni fa, “biso-
gna fare un libro risolutivo sulla Sopra, la storica dell’arte Francesca Bottacin di fronte alla Pala di Giusto di Gand. A destra il particolare ingrandito con il duca Federico e il cardinale Bessarione
Comunione degli apostoli“ e co-
minciò così questa avventura
che ha portato a ipotesi e sco- bile che ci sia stata una confu- ce di perle sulla fronte. La cresi- ti. E in effetti le fonti più anti- arrivo inizia a utilizzare la polve-
perte importanti». sione con lo stendardo di San ma è inoltre legata agli apostoli che, del sei-settecento, lo esal- re di vetro mischiata ai pigmen-
Quali? Giovanni, opera anch’essa in ed è uno dei tre sacramenti tano tantissimo, ammirandolo ti e all’olio. Una prassi che sarà
«Sembrava che le conoscenze Galleria, recuperata anni fa dai dell’iniziazione cristiana. Mi pa- anche per la sua imponenza, es- poi utilizzata anche da Perugino
fossero terminate negli anni ’60 depositi, dove sono infatti raffi- re che tutto torni, anche se nel sendo il quadro fiammingo più e da Raffaello».
con gli studi di Lavalleye, condi- gurati quattro ambasciatori». libro, oltre a fare sintesi degli grande d’Europa». Resta difficile pensare che il
zionato ad esempio per l’icono- Allora chi potrebbe essere? studi fatti finora, riporto comun- Del resto la Compagnia del fiammingo abbia passato il
grafia dalle parole di Bernardi- «Occorreva ritrovare nella sto- que le altre interpretazioni. Del Corpus Domini lo pagò una for- suo segreto a Giovanni Santi
no Baldi, che però scrive agli ini- ria un episodio in cui compariva- resto la Storia dell’arte si nutre tuna. senza chiedere nulla in cam-
zi del ‘600. Si è quasi sempre in- no Federico e suo figlio Guidu- di dubbi ed è in continuo diveni- «Infatti. Una storia tutta da rac- bio.
dividuato nel personaggio in baldo, presente sullo sfondo re». contare: prima viene commis- «In effetti pare che la sua pre-
del dipinto. E l’episodio c’è: è la Le condizioni dell’opera non sionata a Fra’ Carnevale che pe- senza in Urbino non sia stata
abiti orientali a fronte di Federi-
cresima di Guidubaldo, avvenu- sembrano ottimali. rò poi rinuncia. E dopo che l’an- molto pacifica: Giovanni Santi,
co un ambasciatore del Re di
ta a Gubbio nel 1472 quando il «In effetti è da diverso tempo ziano Paolo Uccello dipinge la stranamente non fa cenno di lui
Persia, poi riconosciuto dai più
che l’opera è “molto guasta“ predella, arriva a Urbino Piero nella sua Cronica rimata. Poi è
in Isaac, medico ebreo converti- piccolo Montefeltro aveva po-
per dirla con Cavalcaselle che della Francesca ospite di Gio- certo che la Confraternita rima-
to. Invece, come disse già Dan- chi mesi. E a cresimare Guidu-
così la definì già nel 1861. Nel se- vanni Santi, ci ragiona ma rinun- se insoddisfatta dal pittore, pro-
te Bernini anni fa, Federico non baldo è il Cardinale Bessarione,
colo scorso poi venne ridipinta cia anche lui e alla fine sarà affi- babilmente perché lasciò l’ope-
si sarebbe mai fatto ritrarre in Patriarca di Costantinopoli, alla
completamente, nel 1900 e nel data a Giusto di Gand che era a ra incompiuta pur essendo sta-
pari dignità con un piccolo fun- presenza di Battista Sforza e Ot-
1930, dando così modo agli stu- Urbino chiamato da Federico, to pagato tantissimo e in antici-
zionario quale un ambasciatore. taviano degli Ubaldini». diosi di giudicarla male. Temo bramoso di conoscere la rivolu- po. Forse era pressato da Federi-
Partendo da qui ho pensato che A questo punto si cominciano che il restauro degli anni ’70 zionaria tecnica a olio della pit- co che gli chiedeva di dipingere
qualcosa non tornava: Baldi par- a tirare i fili. l’abbia ulteriormente rovinata. tura fiamminga». i ritratti degli Uomini illustri del-
lava di più ambasciatori, è possi- «Esatto, a cominciare da un’am- Nel libro ci sono i saggi tecnici Momenti incredibili della sto- lo studiolo, ma è una supposizio-
polla contenente l’olio per la di Livia Depuydt-Elbaum, An- ria di Urbino, se solo pensia- ne».

V “Krisma“, opposta a quella col


vino per la Comunione. Inoltre
Bessarione ha una mano alzata,
drea Bernardini, Gianluca Poldi
e Maria Letizia Amadori che va-
lutano gli aspetti materiali del
mo che con Federico erano in
città i più grandi geni artistici
del tempo che si confrontava-
Misteri che si chiariscono e che
si infittiscono. La storia dell’arte
è così, come procedere tra ban-
Il quadro costò una bene in evidenza. E san Tomma- quadro e che portano a definir- no tra loro. chi di nebbia e improvvisi squar-
fortuna. L’autore so, l’autore prediletto di Federi- lo sottovalutato, perché dalle «Di certo la tecnica fiamminga ci di sole offerti da libri come
interruppe il lavoro e co, descrive la liturgia cresima- analisi si vede che il disegno ori- suscitò grande interesse. Ed è questo, che mettono un punto
le mediante l’imposizione della ginale era di una raffinatezza probabile che la ricetta di Giu- fermo e insieme mettono in dub-
Piero della Francesca mano e l’unzione “a croce“ sulla straordinaria, dalle pennellate sto di Gand sia stata passata a bio le certezze acquisite.
non volle completarlo fronte. E Guidubaldo ha una cro- della barba ai dettagli degli abi- Giovanni Santi, che dopo il suo © RIPRODUZIONE RISERVATA

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