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Ulrich Middeldorf
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LETTERE
PITTORICHE PERUGINE
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0 SIA RAGGUAGLIO

Di aUune Memorie Istorkhe risguardmtì le Arti


del Disegno in feritoia

AL SIGNOR

BALDASSARRE ORSINI
PITTORE E ARCHITETTO PERUGINO

ACCADEMICO D*ONORE DELL* ACCADEMIA CLEMENTINA


DI BOLOGNA ED ETRUSCO Di CORTONA.

IN PERUGIA 17S8.
DALLE STAMPE BADUELIANE

Con le dovute Utenze,


INDICE
DELLE LETTERE.

LETTERA PRIMA.
Sopra alcuns Msmorìs appartenstiiì alle Arti dsl
Disegno in Perugia dal loro Risorgimento in Italia
sino al Secolo xiv.

LETTERA II.

Vi alcune Memorie del Secolo xiv. sulla stessa

Materia .

LETTERA III.

Diverse Memorie Pittoriche Perugine del Secolo X7.

LETTERA IV.

Vi alcune altre Opere spettanti alle Arti del


Disegno , fatte in Perugia nello stesso Secolo xv.

LETTERA V.

Intorno ad alcune Memorie dei Maestri di Pietro


Perugino .
LETTERA V L
Notìzia htOYÌche di qualche Opera dì Pietro.

LETTERA VIL
Sopra alcuni punti,, controversi intorno alla yiorte
9 alla Sepòlturà di Pietro

LETTERA Vili.

Pi varie Notìzie circa alcuni Pittori Perugini


Scolari di Pietro non ricordati dal Vasari.

LETTERA IX.

Sopra alcune Memorie Jstoriche dei Perugini


Discepoli di Pietro , dei quali fa menzione il Vasari .
. j.

3LETTERA PRIMA
Sopra alcune Memorie appartenenti alle Arti del
Disegno in Perugia ^ dal tempo del laro RisorgìmeHta
in Italia ,
sino al Secolo xi v

SIGNORE

piace tanto, Signor Baldassarre riveritissimo


la premura, che voi nutrite, d’ iliuftrare la Storia
patria in parte, che 'concerne le Arti del
quella
Disegno ; c fon tanto contento che agli alni ,

pregiatiirimi Libri da voi già pubblicati fu quello


argomento, penfiate ora di aggiungere le più efatte
confiderazioni intorno alla Vita, e alle Opere del
celebre Pietro: che non fol di buon grado, ma
quali con trafporto di cuore ubbidirò ai voftri comandi*
col parteciparvi tutte quelle poche notizie che ,

intorno a lui fono a me capitate , in occalione di


ricercare con altre mire i patrj ftorici Monumenti
i
Mentre voi dunque vi Hate" in Alcoli , cfercitando
l’ingenuo voftro e perfpicace,/ giudizio fulle Lbèlle
,

opere delle tre Arti forelle, onderà dovizia iè^fprnita.,


cotefta Principal Città del Piceno , a fine di foddièfàr^ì
alle onorate premure di chi vi fcelfe alla divifata
incumbenza io volentieri mi prevarrò di quell’ozio
i

autunnale per compiacere alle voftre brame e nel ;

richiamar' eh’ io farò voftri penfieri alla Patria,


i

farò lit^cilfimo di ricordarvi quanto elfa pure debba,


cflervi grata dell’ opera che già prima impiegafte
,

per lei fui medefimo oggetto.


Giacché però coll’ invitarmi a parlar di Pitfura ,
Voi mi aprite una firada a favellarvi di molte altre
LETTERA
cofe relative all’ Arte medefima anteriori all’ età di

PIETRO; io vi prego a fofFrire, che prima di trattar


di lui , vi comunichi alcune altre Memorie fpettanti
alla Storia Pittorica Perugina , cominciando dai tempi
del riforgimento dell’ Arce nelle contrade Italiane,
e feendendo poi fino a quelli , in cui erta incominciò
a ricever da Pietro nuovo vigore , fe non vogliam
dir nuova vita Io mi Infingo che le mie ricerche
.

non debban riufeirvi importune , o difeare , fe per ,

quanto io penfo , voi al pari di me , e più ancora


di me, dovete ellere fcandalezzato del noftro Leon
Pafcoli , il quale parlando di Benedetto Bonfigli
Maeftro di Pietro, feriflc di non aver trovato che
ìilcun altro Pittore avejje Perugia prima di Benedetto^

e che , Je altri ne ebbe , meritato non avranno che


di loro Ji faccia menzione (i). Fu troppo negligente
il Pafcoli in ricercare i Pittori della fua Patria e
perciò non conobbe fe non quelli, vennero
che gli

fuggeriti da altri: e deferì al Vafari,


poi troppo
Autore per altro di fommo credito, e di profonda
intelligenza , quando pensò che il non averne quelli
,

nominato alcuno prima di Benedetto badi a provare


,

che tutti gli altri anteriori a lui non meritaffero


verun riguardo. Per quanto altri fi sbraccia purgamelo,
non farà mai netto il Vafari dalla taccia di eflere
dato troppo parziale pc’ fuoi nazionali, e troppo
ingiudo con gli dranieri , o paflàndoli fotte filenzio,
o lodandoli adài parcamente Oh quanto però dette
.

bene al nodro Pafcoli, che di tanta fua deferenza


fofle poi ricambiato in quel modo, che voi fapete (2)1
: Von
(i) Vite Scultori, e Architetti Perugini
de' Pittorij
dampate io Roma nei 1732. alla pag. 21.
(2) 1 Fioreritini , anche per altre cofe pochiffirno
affezionati al Pafcoli, per le Vite dei Pittori Perugini
r R I M A. 7

Non eflcndo io nèun Antonio Veneziano, nè un


Giulio Mancini
; potendomi folo paragonare a
e
Maeftro Simon da Villa, come per altro, così ancora
per una naturale affezione verfo i Dipintori co’ quali ,

ho fpeffo occafion di trattare; Voi, che tra quelli


tenete diftinto luogo, avrete la bontà di correggermi,
fe parlandovi di un arte, che non è mia, e fenza
il comodo di molti libri, che a lei fon pertinenti,
vedrete effer io caduto in qualche errore; ed io mi
farò Tempre un dovere di riportarmi in tutto e per
tutto al voftro giudizio.
A riflettere un pò feriamente alla ordinaria
fucceflìon degl’ ingegni per ciò che riguarda la capacità
a riufeire cosi nelle Scienze , come ancora nelle
Arti (i), difflcilmente io poflb credere che quei
Pe rugini, i quali, a coman giudizio, ne’ più antichi
tempi fi moftrarono tanto abili nella Architettura ,
nella Statuaria, nella Plaflica, e nella Pittura (2) non

ritenelTér
fegnatainente chiamarono wefchìno , e feco tìccredittio
il

Scrittore (li veda Ja Nota alla Vita di Pietro Perugino del


Vafari , nelle Opere di quefto, Tom. II, pag. 5 >8. Ediz.
colla data di Firenze del 1771. ): e un giudizio niente
più favorevole ne fece il celebre Winkelmann quando lo
dille poco •verfato fteìle belle Atti ; e Ibggiunfe di aver
faputo da chi il conobbe perfonalmente a^ei egli fcritto
il fuo Libro i chiedendo dt mano m
mano le oppjftune nottoje
ora a que/lo ^ ora a quello t come gli tornala comodo
( Storia
delle Arti del Difegno Tom. 1. Lib. vi. Gap.
3. §, 23. fi
veda ancora il Tomo II. pag. 22. ec.
)
(0 Muratori del Buon Guflo Par. I. Gap. I. Antiq.
^tal. Med’ Mvi diJJ'ert. XLIII. Op, Edit, Aretin. Tom^
Vili. Còl 478. feq.
(2) Molte Opere
Etrufche Perugine fpettanti all’
Architettura qui rammentarli . Bafti però per
potrebbero
tutte l’Arco, o fia la Porta di Piazza Grimana, detta,
ancora d’ Augufto. Quella, per quanto io congetturo* è
s LETTERA
i'iteneflfer Tempre anche nelle età pofterioti una qualche
felice difpofizione a quefte Arti medefime: di modo
che la natia , e quali ingenita
loro abilità non
confervafle il per quanto era poflibile
Tuo corfo,
anche fra quegli oftacoli, che fi opponevano ai fuo
tranquillo efercizio e molto più dopo che fi vide
;

collocata

quella» eh’ è chiamata Porta Puìcram Una antica Ifcrizione


Bomana » feoperta ultimamente nella Chiefa di S. Angelo
di P. S. A. , e per quanto era poffibile, diligentemente
efaminata da quell’ erudito Parroco Signor D. Stanislao
Coppioli : e collo fiedb nome di Porta Pukra efla è pure
indicata in un Codice papiraceo del VII. Secolo , confervato
nella Biblioteca ElettoraJ di Baviera i e in una pergamena
dell* Anno 1036. , che lì cuftodifee nell’ Archivio del
Capitolo delia noftra Cattedrale di San Lorenzo . La
proprietà dell' Epiteto lì rileverà feinpre meglio dalle dotte
eflervazioni fatte fuH’ Architettura di quefta Porta dal
Signor Baldalfarre Orfìni, per prefentarle all’ Accademia
Etrutea di Cortona, la quale con molto gradimento accolfe
ultimamente due altre fue erudite Ditfertaiioni fopra alcuni
beilìllìmibronzi, che già fervironodi fornimento a qualche
Porta Etrufea , coftoditi nell’ infigne Mufeo di quefto Nobile
Sig. Auditore Francefeo Frigger] La bella Statua di bronzo
.

lapprefeniante un iliuftre Perfonaggio Etrufeo , trovata a


Pila nel 156^. , e cuiiodita ora nella Reai Gallerìa di
Firenze per regalo fattone dà Giulio e Ignazio Danti al
Granduca Cofimo I. le Porte di Metallo ornate di belliflìmi
:

intagli Etrufehi , da’PerugIni trafmelTe al Papa Adriano I.


circa l’Anno 780.^ il celebre Putto de’ Conti Graziani,
Tante Urne iftoriate , tanti dipinti Vali, la bella Sedia
Curule , e tanti altri preziofi bronzi del mentovato Mufeo
Frigger] , e tanti altri cofpLui Monumenti Etrufehi
appartenenti alle Arti del Difegno trovati nel Perugino,
€ rammentati in parte dal Cori , dal Maffei , dal Pafleri
dal Guarnacci , e da altri infigni Scrittori, oltre a quelli
che ogni giorno fe ne vanno didbtterrando ancor di prelente,
ntoi^rano quanto folTe il genio , e 1 * abilità de’ Perugini ia
PRIMA. 9

collocata fra mezzi , che potevano a quefto


que*
nuovamente animarla Quindi è che fe la Italia , a
.

giudizio di tutti gli Eruditi, anche


quando era in
mai fenza Pittori ; non
potere de’ Barbari , non fu
ftravaganza il penfare che Perugia ancora
crederei ,

potefle averne, e molto più poi li


avefle dopo che
più mite fece rinafcere in noi il
l’ amor di gloria

defiderio di più illuftrc magnificenza.


Siccome tra le Arti del Difepo è tanta
fenza dell
correlazione, che una appena ftar può
mai gioverebbero al nfio propofito
altra ; quanto
Architettura, che ne* tempi ancor
quelle opere di
faran forte fra noi, e che per cagione
più infelici
della durevole loro materia poteano
fperare di refiftec
il difpiezzo
più lungamente agli urti degli anni, fe
delle più giufte Leggi, e un avanzo non mai
baftantemente compianto dell’ antica barbarie, non
Tempre alla lor diftruzione (i)
avefle congiurato
!

fabbriche, alle quali fu perdonato da


Pur tra quelle
tanto

quelle Arti a più antichi tempi Fra i .


s Monumenti Romani
che in quefto genere ebbe Perugia , e che per la maggior
d
parte perirono nell’ incendio della Citta dopo 1 alTedio
Ottaviano, e nel faccheggiamento diToiila, fi ha notizia

eflervi flati più Ternpj dedicati a varie Divinità


di Roma

pagana, e di alcuni di elfi fon le colonne , che oggi fi


vedono in quefte Chiefe di S. Pietro, e di S. Angelo.
Una Statua di Giunone portata da Perugia a Roma ricorda

Dione Hift.Lib. 48.) : di più Statue ci parlano le


(
marnaorei: e
Ifcrizioni, che abbiamo in molti piedeftalli

di Gimelj Romani trovati fra noi abbondano i nottri Mufei


(i) /Vr vano capriccio ^ 0 per qualunque bijogno di
tiateriali rovefchvano puffo puffo i MaufoUi ,
da fabbricare fi
archi , e colonne ( Denina Rivoluz. d’Italia
t
fi abbattevano
Tom. II. Lib. IV. Gap. I. pag. 178.). A reprimere quefta
licenza, che, come altrove, cosi anche in Perugia
non
mai, fu provveduto, non fo con quanto lucceflb#
cefeò
.

I» LETTERA
tanto fljrotc, il Tempio di S. Angelo creduto opera
del V. o del VI. Secolo dell* Era Criftiana (i), quello
di S. Pietro del Secolo X ; e i tanti antichiflimi
Monafterj nella Città non meno che nel Contado ; e
fuor di quelli tante altre Chicfe più o meno ornate,
e magnifiche (2); e tanti forti Caftelli del Territorio *
c le altifiime Torri, le quali, in mezzo al trafporto*,
che dopo il Mille invalfe nelle Città d’Italia per tali
edifici, iì fabbricarono ancor nella noftra
(3); e più
di ogni altra cofa le prodigiofe foftruzioni*, ed i
multiplici contrafforti, che in ogni tempo furono, e
faranno fempre neceflari al foftegno di una Città
,
che per ogni parte solvitur, labasch, come fin &
da fuoi tempi nc fcriveva il celebre Leon Battifta

Albert?

dalle noftre Leggi Municipali Vìd. Statuì. Perù/. Voi.


(
IV, Rub. 57. 58. 79. Giìiani Comperi. Jur. Municìp,
Peruf. pag. 280. ) . Si dovrebbe incidere a lettere d’ oro
nella Piazia principale d’ ogni Città la favia Legge elegan-
iifìimo , Ì3 Gallicano cothurno confcripta dell’ Imperatore
Graziano : Novurn quoque opus qui -volet in ^rhe maltri
t
fua pteunia^ fuh operibus ahfohatì non contraris veteribus
emolumentis , non tffuljis nobilium operum fub fituctionibus
5
non redivivis de pubi tea marmorum fruftis fpo»
farti s 3 non
hatarum aedium reformatione conmlfis (Cod. Theod. Lib. .

XV. Tit. I. de Operib. pubi. L. XIX. )


(i) Paflèri Parere ec. nel Tomo X. della
N. R.
Galogeriana
(2) Le fole Ghiefe Parrochiali, eh’ erano dentro la
Città nel XIII. Secolo, afeeadevano ai numero di
44.,
tutte didintamente nominate in un Codice
Membranaceo
dei 1285. intitolato Librarum ^djuflatmes che
^ fi conferva
in quella Cancellerìa Decemvirale.
(3) Nel 1315. fe ne contavano ancora 42. dentro
Perugia, di tanta importanza, da dover edere
guardate,
9 difife con conveniente prsfidio Annal. Xvir. foi. a6. ( >
prima. II

Alberti (i): fon tutte cofe,


che ^poflono in qualche
remoti Seco i la
modo moftrare come anche ne
receflità, il luffo, 1»
Religione fra noi pure coltivar
dovettero que talenti
, che non poco inEuifcono lai
Deftino ancora della Pittura. ^ . r j- j*
eziandio diverle
Potrei allo fteflb fine ricordarvi
di quelle armata
Opere di Scultura, fe anche contra
o l avida cupidigia
non fi fofle la militar licenza,
rapircele ( 2 ) Con tutto
per mandarle a male, o per
.

di marmi intagliati nei


ciò qualche fparfa reliquia
voi veduta Ha rfi negletta
rozzi Secoli avrete anche
Contado ; e la
in qualche fito della Città, e del
ballo rilievo
belliffimaArca di marmo rapprefentante a
in quella Chiefa dei
il fatto di Giona, confervata
Arca intagliata, che Ita
PP. Conventuali; e l’altra
e che voi pur deferì vete
nella Chiefa di S. Ercolano,
nella

fi') DffMàifìoatof , Lih. ì. Cap. 8. ^ ,


de Ùperih.
( Nel Codice Teodofiano Lil>. XV. Tìt. I.
2)
propri
puhlL I. fi trova quella provida Legge: Nenia fqutdem
mnamentìt efe primndas ewftmct
Cmtatn Far :

•oeUrihut decm perdere Ctvttatem y vehtt


non ejt acceptum a
Altra Legge C LOA,
ad 'Urbi dterim moenia iraniferendum .

ancora nel Codice


Theod. /. di. L. XXXVIL.)
regiilrata

VUh Tit. Xll. de Op. pM. L. XIF


Giullinianeo Lib.
tementutis erumprA , ut..,
parla coi?i j Nemo Juduum in id
operibm ornamenta aut mamma y'vel quaniltOet
wel ex diverfis y

probahtur Cmtatn *
fpecìenu futfe in ufu , •vel oruatu
fi qun
audeat : etenim
contrafeeerit ,
eriperey^el alio tramferre
mulctahtur Smilts condemnatio Urdtnes
tribm Ubrn auri .

genitahs
Civitatum manebity nifi ornamentum
Ma ilChiariii.
hwuiaucmitate defenderint. , come diceva
creti
della guerra fanno tacere ogni
Si<y. OUvierì , le necetìità

L?gge; e i Magiftrati delle Città fon collretti a veder

dekifa frequentemente la lor vigilanza


.
tt LETTERA
nella vòdfa Guida (i)> e Tornato della Porta
della
Chiefa di S. Coftanzo, il qual fi tiene per lavoro
del XI., o del XII, Secolo (z); e il Ciborio di
pietra
intagliata, che, fecondo l’antico ufo Ecclefiaftico
comprende l’Altare di quella Chiefa di S. Profpero:
moftran beniflirao, che la Scultura anche avanti il*
XIII. Secolo fi andava fra noi coltivando
E perchè veramente quelle due Arti , come
diceva il Vafari (3) sono sorelle nate in un medesimo
tempo , e nutrite , e governate da una medesima anima i
come non dovrem credere, che infiem col genio
della Scultura non venifle nellaCittà noftra arifmato
anche quello della Pittura? Io non ho veramente in
capo il penfier di provarvi, che tra que’ tralignati
Greci che avran
, dipinto
Perugia anche prima
in
del Mille, vi fofle pur qualche noflro Paefano
È ;

molto meno poflb pretendere di additarvi delle Opere


in quello genere poco dopo il Mille , che pollkno in
qualche modo giullificare una limile idea Se in .

qualche altra Città così fatti Monumenti ebber la


forte di elfer confervati fino a tempi nollri o fe
,

almeno memoria potè trafmettcrfi fino a noi ;


la lor
Perugia non può certo vantarli di tanto perchè
forfè non fu mai troppo gelofa in cullodire le cofe
antiche, e perchè pur troppo fi avverò fempre quel
che intorno al fare de’ Perugini fin da fuoi giorni
avvertì Tito Livio (4).
Non è però fuor di ragione il fupporre, che
come altrove, così anche nella Città nortra veifo

(i) Orfioi Guida al Foreftiere per T Augufta Città


di Perugia pag. 78.
(a) zannai. CamaUul Tom, IV. pag. loj.
(3) Vite de’ Pittori Tomo I. pagina 362.
(4; Hift. Lib. XXIII. §. 20,
p R I M A.

gli accennati tempi fi coltivalTe la Pittura, e che


Lche nelle noftre Chiefe non fob gli Artefici
foreftieri, ma i paefani par anco impiegaflero i lor
pennelli Dipinture da poterfi giudicare vicine al
.

Mille potrebbero efler quelle , che ritoccate poi in

tempi a noi più vicini fi oflervano ancora nelle


penultime colonne verfo la Porta Principale di quella
infigne Chiefa di S. Pietro de’ Monaci Cafinenfi, in

una*’ delle quali è rozzamente dipinto S. Benedetto,


e nell’ altra è rozzamente rapprefentato il noftro
S. Pietro Abate, fondatore della llefla Chiefa circa
1’anno 960., in memoria dell’ edere quefia fiata

colonna prodlgiofamente fofienuta in aria a prieghi


di lui nell’ atto che precipitava : come fi vede efpreflb
in alcuni verfi a piè del mcdefimo Santo, negli
ultimi de’ quali fi dice;

HaBenus tffigìes longa c art osa seneBa


Cermtur artificis nunc reparata manu.

Avremmo poi veramente un altro pregevoli filmo


monumento di antichità pittorica in quel Quadro,
che fi conferva Aitar maggiore di quefia Chiefa
all’

de’ Ss. Simone Giuda, de’ Padri Carmelitani, fe


e
poteflimo efler ficuri che elfo foflè Opera del 1 1 cp.
,

fatta in tempo che quelli Religiofi abitavano in un


Eremo fuori di Perugia, e in occafion di un contagio,
che allora affliggeva la nofira Città , come fu pretefo
da qualche Scrittore (1). Ma nè di quello contagio
fi

(i) Crifpolti Perug. Aug. pag.


texana /ìnnaU 124.
Ori, Carnielit. Tomo pag, 468. a (^ 9. li
IV» fìum, 4.
Crifpolti fuppofe, che allora i Carmelitani abitaffèro in
S- Maria della Valle . Ma e dal Lezana , e dai nollri
Annali fi prova , eh’ elfi non vennero a quella Chiefa di
S. Maria della Valle prima del 1296.
i4 LETTERA
E ha fiTcontro in veruno iftorico, nè per varie cofe
notabili in quefta pittura, fembra ch’efla abbia da
riferirfi a tempi tanto lontani . Lafeianuo ilare
ìa
fua maniera, che non fembra poi tanto antica, e
fenza dir nulla come eilT è in femplice Tela tirata
fu d’un Telajo a modo de’ noftri Quadri, voi avrete
veduto, Signor orsini , che in efla il rapprefenta la
Vergine aififa come in un Trono colle mani giunte,
e fifa col guardo fopra il Bambino, che tiene fulle
ginocchia, piuttofto coperto in parte da un panno
bianco, che veftito. A
piedi poi della Vergine fotto
al Tuo Manto, quale è di color ceruleo, che tira
il

al bianco, fregiato di arabefehi d’oro, dal lato


ànidro fi vede un gruppetto di piccole figure tutte
inginocchiate in atto di fupplicar la Vergine io (
non ho faputo in efl'e vedere quella vefiitura, che
ci trovò il Lezana fra le quali figure occupano
) ;

j primi luoghi un Re, a cui dà la man dritta un


Pontefice col Triregno in capo, c dietro a quelli
un Arcivefeovo o Patriarca in Cappa magna, c alla
finillra di lui un Cardinale col Cappello roflb e tanto
;

quelli perfonaggi,
quanto le altre figure, che vengono
dopo loro fchierate a due a due , hanno tutte un
Rofario , o fia una Coroncina in mano Se quelle ,

figure così rincantucciate in quello Quadro non le


vogliam credere polleriori alla pittura della Madonna
elTe certamente efcludono la data del 1109., ed anche
per ragioni direrfe da quelle recate da altri (i),
chiamano quello lavoro a tempi meno remoti. Non
lafcerò tuttavia di foggiungervi che a piè del Quadro,
,

( il quale perchè aliai volte fi portò in proeelfione


per la Città, fi vede dalle ingiurie dell’aria molto

(i) Papehroch. RefponJ. ad exbib. ctror, Jìve iSSt


Bolìmdian, u.djcGt, pag. 56-^. iij.
PRIMA. *5

sbiancato, ma non mai tanto quanto efler dovrebbe


per ragione della fuppofta età ) legge a caratteri
fi

Romani , un pò confanti folamentc ne’ capovcrfi la


feguente Ifcrizione :

Hum . Fluit . Vnda Marìs Cnrretque Ver Mthera Phebus


. . . . .

Ftvet . Carmeli . Cmduìus Or do Adibì M. cix.


. . .

Più ragionevole, e più intereflante monumento


deir arte Pittorica Perugina farebbe quello, in cui
ci fi prefenta un Pittore nofiro Concittadino fu i
primi anni del Secolo XIII. Capperi Un Perugino !

che nel 1219. è già Ritrattifta più bravo di quanti


ne coftumavano a quella fiagione, e che con ifpecial
favore è riguardato da S. Francefco, e che fa il
Ritratto di Lui nel famófo Capitolo delle Stuore a
faccia a faccia deU’umil Prototipo, egli è ficuramente
Un Soggetto più rifpettabile de’ Guidi da Siena, dei
Berlinghieri da Lucca , de’ Giunti da Fifa , e di
quanti altri barbogi Pittori ricorda l’Italia prima di
Cimabue Voi vedefte, non è ancor molto tempo,
.

un gran rame intagliato dal Parini , c per quanto


mi fu fuppofto, fui modello di un altro rame più
piccolo incifo un Secolo avanti, in cui fi rapprefenta
il mezzo bufto di S Francefco, con a piede quella
folenne Ifcrizione a lettere Romane : io Tullio pitofe
DI PERUGGIA ESENDO STATO GUARITO DA QUESTO BEATO
HUOMO F. FRANCESCO d’ ASSISI D* UNA GRANDISSIMA
APOPLESIA SONO ANDATO QUESTO ANNO MCCXlX; AL
CAPITOLO DELLE STORE ALLA M. DELI ANGELI ET HO
FATO IL PRESENTE SUO RITRATTO SOPRA DI LUI PER
DIVOCIONE CHE IO HO IN QUESTO BEATO HUOMO Chi .

poi fi prefe la pietofa


cura di fare incidere quella
Immagine , bravamente aggiunfe a piè della medefima
quelle altre parole ; Perantiquarn batic S Fremisci
imagtnem, ipsique coaevaniy quam iy originali fyhs.
$ ^
lettera
incompts commendat prìvAtae
ohstgnantìs formula y

din pietati concreditam ,


jurh fectt
novìssime publicì ,

Filiìsque Seraphtct Patri archae dicami NX. Io fo che


voi, Signor Baldassarre, non trovafte nel difegno
di quefto Pittore quello ftile originale, che vi fi
decanta; e confrontando la lunga barba, che qui fi
dà al Serafico Patriarca con quella molto più corta
che prefentano i fuoi antichi Ritratti nella fua Chiefa
di Afiìfi, nella Tribuna della Bafilica Lateranenfe
nel Convento di S. Francefco a Ripa, e altrove (i);
vi fentifte nafcere in cuore diverfi dubbj , fu quali
non fapete ancor darvi pace . lo poi non fon

(i) Anche in Perugia abbiamo tin S. Francefco dipinto


da Margaritone a pie di un gran Grocefiffò in tavola con
quefta ifcrizione: /^nfio Domini M.CC. LXXII. Tp. Gregor,
PP, X. La figura del Santo iti quefto luogo corrifponde
alle fue antichiffime immagini j e non folo Comprova
quello, che fu già avvertito dai dotto, e celebre Porporato
Sig. CARD, GARAMPI (
Mem. della B. Chiara di Rimini
P^g- 4J7*)» cioè , che dagli antichi Pittori
folevafi aflai
frequentemente rapprefentar quefto Santo a piedi delie
immagini del Grocififfb per il fuo fervente amore alla
Pallione di Grìfto ; ma ci dà eziandio una -ficura idea del
fuo Originale , per averlo anche altrove lo ftelTo Pittore
ritratto di naturale , ficcome afferma il Vafari , e per
averlo qui dipinto per quefta Chiefa de’ noftri Francefeani
in tempi, ne’ quali e fra questi, e fra gli altri Perugini
molti poteano ancor viver di quelli, che perfonalmente
U conobbero. Quefta noftra Pittura, e per quelle ragioni,
e ppr la celebfiij 4-11’^“*°'^®* * perchè in Aflisi, e altrove
altre confimili fue opere foq perite, merita fpeciale ri-
guardo; e potea beri anch’eflà porpinarli nella Deferizione
delia noltra Chiefa di S. Francefco pochi meli fu pubblicata
colle ftampe , in occahor e che vi fi parlò ancora delle
pitture della contigua Chiefa di S. Bernardino, ove pre»
feotemeaie eifa è collocata ,
,,

PRIMA. 17

ficuramente al cafo di liberarvi da’voftri fcrupoli.


Se ho da parlarvi chiaro, badando allo ftile della
ilcrizione di Tallio, alla qualità delle fue parole, e
alla loro ortografìa , al nian penfiero di confervarne
I2 forma precila, alla foppreffion del nome di chi

pubblicò quello Rame e al filenzio tenuto intorno


,

alla materia fu cui Tullio dipinfe e intorno al luop ,

e alla perlbna, prelTo cui fi conferva la preziofa

Pittura, ch’era la prima cofa che dovea faperfi ; e


,

riflettendo famofa controverfia


poi a qualche che ,

mio malgrado mi vorrebbe ftrafcinare a figurarmi


in tutto quello lavorìo un bell’ arzigogolo di uno o
o due Secoli fa; non potrei altro foggiungervi , fe
non fe che io, per non dirne troppo, llimo meglio di
non dirne niente .

Ala fe non poflb così facilmente indicarvi opere


di pennelli Perugini del XIII., non è per
Secolo
quello che io non creda anche a tal tempo
eflerfi

coltivata fra noi la Pittura Come molte altre Città


.

dell’ Italia, così ancora Perugia reggendoli allora a


foggia di Repubblica con quello fteflb impegno
,

con cui poco dopo la metà del luddetto Secolo


fondando una pubblica Univerfità provide a fare in
fe fiorire meglio le Scienze, io penfo che fi adoperaflb
a promuovere ancora le Arti giacché quelle fi.;

oflérva che da per tutto ebber con quelle ugual la


fortuna Quindi è che verfo la meta del Secolo nell
.

iftituire in Perugia i Collegj delle Arti (i) non lafciò


la pubblica Provvidenza di ordinare fra elfi anche
quelli , che appartenevano alle Opere del Difegno .

Non voglio io qui dirvi nulla del noflro Collegio


b Mitgistrorum

(i) Pellinì Par, I» pag. 273. Gìlìaui in Statuti Paruf*


72. in a^n9t.
iS L E T T E R A
Maghtrorum Lapidum col qual titolo a piu antichi
,

tempi fi crede, che fi voleflero dinotargli Architetti (i)


o gli Scultori (i). E così pure nulla vi dirò degli
Orefici, che allor fiorivano nella noftra Città, e che
poi uniti in numero di 25. formarono anch’ efil il
proprio loro Collegio (3) benché quelli ancora,
j

fe non furono fanti Fininguerra o Ghiberti , o ,

Bninellefchi, o Cellini, fi debba nondimeno credere,


che avefiero qualche abilità nel Difegno Quello, .

che fa onninamente al noftro prop.ofito e che va ,

in ifpecial modo avvertito fi è che tra i XLIV.


,

Colìegj delle Arri tempo eh’ elfi furono


fin dal
infiituiti probabilmente, come vi è di prefente,
vi fa
quello ancor de’Pittori. Voi, che avete diligentemente
letta, ed efaminata la Matricola di quello Collegio,
vi ricorderete benilfimo, Signor Baldassarre, che
febbene quella porti la data del i36<^. ; contuttociò
al Gap. 41. vi fi accennano altre Collituzioni più
antiche, e dal Proemio rifulta ch’era già llabilito
fin da un pezzo quello Corpo e che allora per,

ordine del fuo Camerlingo non fi fece altro, che


compilare, e riformare, e correggere i fuoi antichi
Statuti : Onde non
farete neppur voi lontano dal
credere, che un bel circa fin da un 5'ecolo avanti
a
eflb avelie cominciato a fulfillcre; ficcome un’epoca
ugualmente antica fi vuol dare a tutti gli altri ,
comecché le prefenti loro Matricole riformate falle
altre più antiche, portin quali tutte la data del XlV.
o del XV. Secolo Se di qualche altra Città fu detto,
.

che i Profelfori di quella bell’ Arte eranvi poco


stimati^

(i) Vedi la Nota al Vafàri Op. Tom. II. pag. 231.


(2} Ch. P. della Valle Lett. Sancii Tom. I. pag. 279.
(j) danai. Xvit\ ftgH. B, ^237 fth, die 2.J. MaH.i2s6,
PRIMA.
stimati, perciocché fino al t
j 5 p. vi furon pubblicamente
notati in compagnia di varj Artieri di molto minoi*
riguardo (i); non farà egli una prova, che in Perugia
fodero efiì Tempre fiimati aliai, il vedere come fin
da quefto Secolo formavan efii un Corpo diftinto, e
feparato da ogni altra forte di Artifti ? Che dovrò
poi dirvi de’ Miniatori ? Non è egli forfè molto
probabile , che anche quelli fioriflér tra noi nel
Secolo XIII., e che la fama del celebre Oderigi da
Gubbio ferviflé moltifilmo a eccitare in noi a lui
tanto vicini una viva brama di emularne la gloria?
Certo, che o Oderigi il rellauracore in Perugia
follé
dell arte miniare, o in qualunque altro modo
del
clfa fi coltivalfe anche prima fra noi ficcom© ,

altrove (z) ; fatto Ha, che tra gli altri Collegi


delle Arti fu ftabilito in Perugia anche quello dei
Miniatori , il quale avea le fue Collituzioni molto
più antiche, quando nel 1438. deliberò di riformarle,
e di flenderne delle nuove, le quali fon poi quelle,
che oggi fuflifiono
E che veramente le Arti del Difegno dopo la
metà del XIII. Secolo fra noi avellerò molti amatori,
e fi facelfe gran conto delle Opere loro, e il pubblico
genio fi moftraflé impegnato a favorirle, io potrei
dimoftrarvelo coll’ accennarvi anche qui diverfe
opere di Architettura e di Scultura appartenenti al
,

tempo di cui parliamo; E dir vi potrei come in


quello Secolo i Perugini dai fondamenti innalzaron
più Chiefe (3) e fabbricarono un nuovo Palazzo
,

pubblico

(1) Baldi'nucci Notizia de ProfelT. del Difegno Tom.


IV. pag. 102. Ediz. di Firenze 1769.
(2) Baldinucci Tom. I. pag. 155.
(3) Fra le altre fon di quelli tempi le Chiefe di S.
Coftanzo , di S. Francefeo delie Donne, di S. Francafeo
) ,

20 LETTERA
pubblico (i), e nuove foftruzioni (z) e nuovi Ponti, ,

e nuovi Cartelli edificarono per il Contado , fervendofi


ficuramente per molte di qiierte Opere del loro
Architetto Fra Bevignate E potrei ricordarvi il .

magnifico Depofito che dall’ Illuftre Scultore


,

Giovanni Pifano fecer fare i nortri Concittadini per


Urbano

de’ Conventuali, di S. Domenico,


di Montelucì , di S,

Giuliana, S. Agoiiino ,
Margherita, Io Sperandio, S.
S.

Ao nefe , S. Lucia , S. Matteo , S. Ercolano &c. Ognuna di


quelle fabbriche ebbe il fuo Sopraitmte , col qual nome
lì volle qualche volta intendere chi n’ era Architetto:
onde ebbe ancor quello titolo il cel. Giotto, quando in
qualità di Architetto precedeva in Firenze a qualche
fabbrica di fuo Difegno ( G. Vili. Ijì. Fior. Lib. XI Cap.
13,). Tale fra gli altri fu forfè in Perugia quel D.
Angelo
Kettore della Ghiefa di S. Silvetlro, che verfo la fine del
XIII. Secolo txà Sopra si ante alla fabbrica della Ghiefa di S.
Ercolano , ed era per tale incumbenza faiariato dal Pub-
blico ( Annal. 1298. fol. )

(1) Il nuovo
Palazzo del Comune lì ftava edificando
nel laoi., e fe ne continuò la fabbrica per molti Anni,
e fpecialtnente nel 1300. con la compra fatta dalla
Città

de tota lujula platee Oymniunh FeruJ. iS'c. per la qual com-


pra avendo prefe diverfc Cafe da varj particolari , fpefe
la Città fopra a 40. mila libbre di buoni denari Cortonefi
minuti ( rinual. Jìgn. D. a fol. 84. ed 90. ) . Si tirò poi avanti
quello grande Edifìcio aflài lentamente fino all’anno 1346.
in cui ne fu data la direzione al Gelomia , come vedremo
a fuo tempo Anche più anticamente però vi era un Palaz-
.

zo pubblico degno di riguardo, in cui fra le altre cofe era


una 5ala pel generai Coniglio capace di circa 600. perfone
(^e^ Annui, fgn. fJ. ^
si^b an. 1269 -
Campo di
(2) Fra le altre è notabile quella del
Battaglia reftauiata nel 1275. Quello luogo era cosà detto
d’ allora perchè deftiuato alle Caterve , cioè alla
fin
Lito.machzaa 0 fia ai giuoco de’ farti, full’ efempio di altre
PRIMA. 31

Urbano, o piuttofto per Martino IV. (i); e poi all*


altro Papa Benedetto XI. (2) onde farvi comprendere
come a tai tempi già regnava in Perugia un gufto non
ordinario per quelle Arti che fi guidan per mano
,

ancor

Città. {Murai, hai. Dìjf. XXlX. Op. m. Tom. VI.


col. 125.)
(1) Benché Vafari dica che il Papa, per cui lì
il

fece in Perugia il menzionato Depolìto ,-fo/ì'e Urbano IV''.


qui morto nei 12(^4. io nondimeno inclinerei piuttosto
a penfare , che quello fi facefie a Martino IV. che qut
pur mori nel 1205.: giacché di quello veramente fappiamo
dal Pellini , che i Perugini gli fabbricarono a pubbliche
fpefe un magnifico Sepolcro compofto di finifiìmi marmi i e
fappiamo altresì che i Perugini mofìì dai Miracoli operati
nella loro Cittàalla Tua motte , ebber per lui partico-
lare venerazione In alcune Matricole de’ noftri Collegi delle
.

Arti Icritte verfo la metà del Secolo XIV. ho notato an-


noverarvifi tra le altre Feda da olTervarfi in Perugia, Din
Migrationii Beati Martini IV. i o vero Fefimtat Sancti
Mar Uni PP. IV.
(2) E’uno sbaglio del Vafari replicato dal Baldinucci,
che Giovanni Pifano iavoraffe in Perugia il Depofito di
Benedetto IX. morto già due Secoli avanti , di cui appena
fi fa ove fìnifie gli ofciiri fuoi giorni. E’ però certo che
in Perugia mori il buon Pontefice Benedetto XI. nel 1304,
e che a quefto il celebre Cardinal Niccolò da Prato fece
fare quel bel Depofito, che aneli’ oggi fi vede in quella
nuova Chiefa di S. Domenico trasteritovi dalla antica. II
Sig. Manni , che correfse in una Tua Nota l’errore del
Baldinucci circa quello Papa , poteva anche correggere
J’ altro sbaglio di quello llelfo Scrittore, non che dei
Vafari , e del noftro Crifpolti , ove dicono che Giovanni
Pifano fece in Perugia anco la Sepoltura a Niccolò GuiJalotti
Vefcouo di Re c anati e Injiitutore della Sapienza Nuooa
-, Qjie- .

floVefeovo fi chiamò Benedetto, e non già Niccolò^ e


quando Ei morì, Jo Scultor Giovanni era più di un Secolo
che ripofava nell’Arca di marmo del Campo Santo di Fifa ,
22 LETTERA
ancor quella della Pittura . Ma il difcorrer di tutte
quelle cofe troppo lungo
farebbe e perciò
alFar ;

balli foio r averle accennate


Di un Opera fola veran ente maravigliofa , e
lodatifilma cioè della pubblica Fontana della nollra
,

Piazza permettetemi
,
Signor orsini che io qui , ,

vi dia un pò più efatto ragguaglio sì perchè i nollri ,

Storici non ci lafciaron di ella troppo gialle notizie


sì perchè ella merita una fpeciale conlìderazione per
quelli Artefici , che vi fi impiegarono, molti de’quali
non furono finora a noi conofciuti Fin dal 1254. .

*
avendo rifoluto i nollri Magillraci di far venir 1

acqua alla nollra Piazza da Monte Facciano dillante ,

circa tre miglia dalla Città ,


per un cammino molto
difficile, ineguale, c dirupato, llabilirono per Direttor
di quell’ opera un certo Fra Pienerio, che non è
cfprclìb di qualOrdine fi folTc (i); e per Capotnallro
cerco Bonomo da Orte Nel iz66. non efì'endo ancor
terminato il lavoro, fu propollo un tal Fra Leonardo
perchè il profeguilTe Per eflere fiati però danneggiati
.

gli acquedotti tardò ancora un pezzo a venir l’acqua ;


,

ma tuttavia continuandoli il lavoro di quelli , fi


venne intanto nel 1274. preparando in Piazza la
Fonte, e fi fece la fua prima Conca con gl’intagli
del celebre Scultore Giovanni Pisano ^ il quale, perchè
gli

(i) Da una carta antica, che io confervo fra molte


altre , l'egn. n. 3S. fi T incumbenza data a quefto
rileva
Religiofo il di li. Aprile di detto anno 1251. full’ opera
allora ideata di quella Fonte , e gli fcandagli d'-gll archi ,

e le da lui fatte a quefto fine. Nulla


altre operazioni
feppero di quefto Soggetto i noftri Storici Pellioi , e Ciatti
e perciò dì/Tero Architetto di queft’ Opera quel Maftro
Bonomo da Orte , il quale ne fu folamente il Gapomaftro
Muratore
PRIMA. 25

gli parve di aver molto ben in quedo lavoro operato,


vi pofe il nome fuo , fecondo che ci riferifee il
Vafari (i).* Sbaglia però quello Scrittore, quando ci
vuol far credere che Giovanni facelfe tutti ^/i ornamenti
della Fonte così di Bronzo^ come di Marmi e che vi
facefle tutti i tre ordini di Fasi y due di Marmo y ed
uno di Bronzo, che in ella fi ofiervano Da quanto .

farò per foggiungervi comprenderete che la Tazza ,

di bronzo è di altro Artefice, e che di altra mano


fono ancora diverfi lavori di marmo onde pare che ;

opera di Giovanni fia folamente la prima conca di


dodici facce ,
nelle quali egli efprefie i dodici Meli
dell’ anno. Per profeguire intanto fuccintamente la
Storia di quella Fonte, non elTendofi ancora ultimati
gli acquedotti, e trovandoli qualche difficoltà nella
prefa nel dì 16. di Febbraro del 1177- fi tenne
i
m ,

folenne confulta tra Frate Alberto dell’ Ordine dei


Minori eh’ era uno
,
de’ Soprallanti al lavoro e ,

Maellro Guido da Città di Castello, e Maellro Copo


e Don Ristoro da S. Giuliana , c vi fu ancora dopo
dieci giorni chiamato Boninsegna Veneziano, che allora
flava occupato nell’opera di un altra Fonte in Orvieto;
e la venuta di Boninfegna fu fpecialraente a inllanza
del nollro Fra Bevignate Silvellrino, eh’ era anclT
ellb allora Soprallante al lavoro della nollra Fonte,
conducendolo fecondo il difegno e la direzione del ,

medefimo Boninfegna Dai fentimenti dj tutti quelli


.

Soggetti i quali fi dee credere, che foflero riputati


,

aJai valenti nella Idrofiatica , e nella Architettura,


Tempre più quello Pubblico, che l’ acqua fi
aifii-urato
farebbe quanto prima condotta in Città, rivolfe
nuovamente i fuoi penfieri al proleguimento della
Fonte

(i) Tom. I. pag. 27r.


24 LETTERA
Fonte nella Piazza; e perciò nello fteflb anno 1277.
avanzò fuppliche al Re Carlo I. di Angiò, perchè gli
concedeiTe il rinomato Scultore Amclfo di Lapo pec
fare in efla alcune altre Sculture; e il Re benignamente
lo accordò, e accordò ancora alcuni marmi che a ,

tal opera fi richiedevano (i) ; onde pare che di


Arnolfo

(i) Ninno de’ fanti Scrittori, che parlan di Arnolfo,


e nìuno degli Storici Perugini accennando quello che da
noi qui afferma j non farà difcaro al Lettore il vedere

lo fteflb Diploma
fpedito dal Re Carlo ai Perugini, da
cui lì rileva ancora P animo grato di quello Sovrano verfo
i medefìmi,i quali più volte colle armi loro coadiuvarono
alle fue conquide ( Pellini Par. I. pag. 272. 275. 277.
) e
che per l’ affczion loro verfo tutta la Tua Reale Famiglia
nel 1319. elellero S. Lodovico Vefcovo Tolofano fuo Nipote
a Protettore del pubblico loro Palazzo Pellini Par. I.
(
p. 4'?i,), e la magnifica Porta di quello vollero in più
luoghi fregiare del Regio fuo Stemma ( Grifpolti Perug.
Aug. pag. 28. ). L’ originale di quello Diploma fi conferva
con altre pergamene dì quello genere nella pubblica Can-
celleria Xvirale, fegnato A. num. 52., ed è quello ~ Katolm
Dei grati a Rt^ Jerufalem Sicilie ùucatus AptJ. Principat:is
Capii. Alme ’Zirbii Sjnator And^gani, Pro'vincie Forch. ÌS
Cormdor. Comes , Romani Imperli in Tufeia per Sanctara
Komanam Ecckfiam Vicarius Generalis , Potejìati , Capitane^)
*
Confino iy Communi Peruf. Dilectis amidi (un falutem (5
amorem finceruw . ‘^uoi voti'vum ea-.uditionis effiectum <vefire
ajmd noi preces inveniant dignum vefiri laudabilibus meritn
(IT devotis affectibus reputamui . Cum enìm promptos
red» <vos
dideritis jugiter ad noftra beneplacito
iS paratos , meruijpe
nofeitur •veflra det'otio ut petitionet •vefttas à" curem^ s audire
benigne (s in quibus pojfmus benig jus a>iaudire . Ivtellectis
igitur hiìs que per nuncios ’vfiros é" Hiteras de concedendo
Magifiro Arnulfo de Fiorenti a prò •vefirt Fonti s opere pofìula-
fiii , ecce benignum poftulatìs impartì ente s apfenfum , Vicario
(IT Camerario nofiris in Urbe damus per nofiras literai in
PRIMA.
Arnolfo feno gl* intagli del fecondo Catino
. Nel
niedefimo tempo a un certo Rojjfò di cui non fi fa
y

di bronzo, che
più che tanto, fu cooìmeffa la 'lazza
doveva immediatamente ricevere l acqua dopo eflerfi
in alto e avendola egli egregiamente condotta
alzata ;

vi pofe all’ intorno fotto dell’ orlo a baflo rilievo

quella Ifcrizione in caratteri Gotici


;

ME FEGIT ANNO DOMINI


^
RVBEVS . . . .

M. CC. LXXVII INDICT. V. TRE REGIMINIS .

DOMINI GERALDINI DE BVSGHETTIS POTÈ


.
. . .

ET REGIMINIS DOMIN. ANSELMI.DE ALZATE


. .
.

CAPIT P. MAGISTRI FVERVT. HVIVS OPERIS


. .
.

FR. BEVEGNATE OR. S. BN. BONSEG^ .

E di detto anno fofieneva in Perugia la


fatto in
carica dì Poteftà Geraldino Bofchetti di Modena j e
quella di Capitano del Popolo , Anfelmo Alzati di
Milano. Forfè lede male il Pellini la prima parola
1*
di quefta Ifcrizione, e perciò chiamò Ambrogio
Artefice di quello vafo (i) Sembra poi afiai ragionevole
che fieno lavoro dello llell'o RolTo anche que Gridoni
benilfimo condotti ,
i quali collocati in mezzo alfa
medefima

mandatii ì
Magijlrum prò ejufdem Fonth opere y
ut predictum
owìjfo eo cut de
tnjijtebat mandato » venne Pertijhm
tioflro

lìbere patiantur , opportuna marmerà hpìdes alias , ut


pettfth 5 de Vrbe ipfiufl]ue dif rictu transferri prò eodera
opere permìttentes Dafum apud Lacumpenfiìem
.
tino Domini A
M. CC. LXXVII. die X
Septembrts VI Indìciionis .
.Regmrum Nofìrorum Jerujalem Primo ^ Htciliae vero TeitiO'
decimo .

(i) Peli. Par. I. pag. 450.


26 LETTERA
medefima Tazza verfan acqua e fra quali efce quel
,

maggiore zampillo che fi folleva più in alto. Gettata


che fu quella fubcrba Tazza, fi pensò a farle un
opportuno foftegno da tenerla follevata per mezzo
di una colonna della ftefla materia: e quella fu fatta
I anno feguente, come mollra la Ifcrizionc a lettere
gotiche, che ne contornano il Capitello, cd
è quella:

T. D. Ma. D. cólo. ET D. EMANI. D. SAXOFRATO.

cioè Tempore Domini Matthaei de Corigio & Domini


:
,

Ermanni de Saxoferrato Del primo come di nolho


.
,

Potellà nel 1278. fa menzione anche il Pellini (i).


Del fecondo però , che fu Capitano del Popolo, fenza
quella Ifcrizione non fi avrebbe alcuna notizia ,
rammentandone il Pellini folamente il figlio, che fi
chiamò Brodaius Domini Ermanni e che qui ,fu
parimenti Capitano nel 1303. Comparve finalmente
1 acqua alla Fonte il dì 13. di Febbrajo del 1280.
Appenna fcorfi però dodici anni V acqua mancò ,

per guallamento de’ Tubi S’ impiegarono


. allora al
rifarcimento un certo Giacomo di Servadio, un Mastro
Greco y e un N/nolo dì Giacomo', i quali però convien
dire che concludcfl'cro poco; giacché nel 1316. non
venendo ancora T acqua , fu fcelto un certo Fra
Vincenzio dell’ Ordine de’Minori per trovar la maniera
,

di ricondurla ; e vi fi impiegarono ancora Fra Niccola^


# Fra Corrado Domenicani (z) . Tornò finalmente
r acqua

(1) Par. I. pag. 294.


(2)Vedendo noi, che ncn lì fece per quelli lavori
alcuna menzione del noltro Fr. Bevignate , poffiamo inle-
rime, che nel 1293. non lì voleflé prevaler la Città dell’
opera Tua , trovandoli poco contenta della corta durata
del primo Aquedotio diretto da lui : e poffiam ctedere?
PRIMA. »7

1
*
acqua alla Fonte verfo 1^22., e in tal
la fine del

occafione furono indorate le figure medefima: della

cioè come io fiippongo, quelle figure di bronzo, che


forgono di mezzo alla Tazza In una delle quadrature
.

derfecondo catino, da quella parte, che riguarda il


Palazzo Pubblico, fi vede incifa in pietra rofla la

memoria di quella feconda tornata dell’ acqua a


caratteri Gotici nella leguente maniera #

MCCCXXII.

che nel 1315. fi trovaflèf egli baftantemente occupato nella


fabbrica del iioftro Duomo , fe pur non era già palTato
tra i più - li Pafcoli dice che Fra Bevignate di 95. mon
anni, e più, circa il 1350. Ma a non volergli dar altro
che ^o. anni di età, quando nel 1277. era fopraftante al
noftro Acquedotto; fe foife morto nell’ converrebbe
dire eh’ vivuto 103. anni . Era neceflario al
egli avefse
Pafcoli il dare a Fra Bevignate una vita si lunga , per
poter dire che quelli vide compita la gran fabbrica del
noftro Duomo , la cui prima pietra ei difle porta nel
1345. Mancando nella pubblica Cancelleria gli Annali di
quefti tèmpi , non fo fe veramente fi abbia iicura notizia ,
che in detto anno fi cominciafse quello edifizio, e che vi
affiftefle allora Bevignate. Dall’ Archivio della medefima
Cattedrale fi potrebbe prendere fu di ciò qualche giudo
lume. Intanto però io volentieri aderifeo al fentimento del
Chiarifs. P. Prior Calassi , il quale troppo giuftamente
congettura che molto prima del 1345. fi poneiTe mano alla
fabbrica del noftro Duomo, e probabilmente in quelPanno
medefimo che fu ordinata con folenne De-reto, e che ne
fu eletto Architetto il mentovato Fra Bevignate, il che
fu nel .'300. (
Si veda la Defcrizione della Bafilica di S.
Lorenzo pag. e feg. )
5. Che poi erta fofle già al dejìato
.

fine in breve tempo condotta , e che Fra Bevignate prima


di morire la vedefle compiuta , come fuppone il Pafcoli ,
fi vedrà altrove, che non feinbra probabile. Quello che è
certo, fi è che oltre ali’ Opera della Fonte, e della Cat-
tedrale, anche varj Cafteiiij c varj Ponti del Territorio
LETTERA
MCCCXXII. PRIORES AR
DE MS NOvEBR 7 DEGEBR
QVOR. TRE VÉIT AQVA T FO
TE PLATEE BARTOLINVS MAF
.
FVTI . PELLINVS TRIBALDI
CECCOLVS GONTOLl BARTVTIVS .

ANDRVTII ANDRVTIVS RAINALDI


.

NERCOLVS lAGOPELLI SIMONVTIVS .

LORENZOLI GIGIVS VENTVRE .

PAVLVTIVS SEVEROLI
VANNvTiVS GVTII
Jacol>us TX I ACORI
NOI. D. P. (i)
Lufvga

furon architettati fui declinare del XIII, Secolo dal noftro


Fra Bevignate . Anche nell’anno 1305. egli fupfrftam
operi hus > iS lahreriis Ci'vitatis (T Comi taf. Perù/'. > e avea
dal Magiftrato tutta la facoltà di fpendere in accoucinune
iy laboreriii opportuni! Ci'vitatis Perù/'. , Stratarum Rega.-
ìium in quatihet Porta d. Civitath Centum libras denariorum ,
ubi iy qualiter fuerit opportunum , iy ipji Fratti Bevegnati
pjìdcbitur expedire Anna!, fìgn. D. f 232. t. 233, t.
(1) Di quelli nomi la più parte fon cosi guadi nella
Lapida , che difficilmente avrei potuto intenderli quando
nel di 5. di Agofto del 1785. mi venne voglia di efaminare
a bell’agio tutto il lavoro di quella Fontana, fé non mi
folli prevaluto foccorfo deli’ AnnaJe Xvirale del 1322.,
del
in cui elìi dillintamente ma fenza quell’ ordine fon regi-
llrati al fol. 208. Una parte di quella Ifcrizione ftrana-
mente confufa dal Grifpolti , dal Moreiii , e dal Pafcoli colle
altre riferite qui avanti , non ha lèrviio finora che a
imbrogliar la Storia di quella Fonte.
PRIMA.
Lunf^o il ricordar tutte quelle altre
farebbe
foggiacque
,^alle quali la noftra Fonte nei
vicende
pofteriori Tuttavia, giacche iiamo fu quello
tempi .

arcToinento lafciate Sig. orsini , che quafi di volo ve


,

ne'’accenni anche il refto. Nel 1458. di nuovo mancò


Maftro Polidoro
l’acqua per difetto degli acquedotti .

di Maftro Stefano fi occupò


lungo tempo in rifare

archi, e fu reftaurata anche la Fonte nella Piazza,


gli
perciò fu apporta quefta Ifcrizione in pietra
ove
fta incaftrata nella bafe la quale foftienc
quadrata, che ,

il cancello di ferro da quella parte che rifguarda


T
antico Regiftro de Notati

SIXTO PONT. NIC. PEROTTO PRO


.
.

PAPA ANT. A.
QVESTORE ERE . RWE . .

PVBL. FONS INSTAVRATVS MCGCGL. ...


.
.

e letto i474-* «
fupplito, in detto
che va
Fonte fu chiufa intorno con quella
tempo tutta la

ferrata che vi fta anche prefentemente


,
Ad onta .

però di tante fpefe, che fi eran fatte dopo il 1458.


58. la Fonte
per archi, (1) conferve, e bottini, nel 15
^ • era

grandi nel
(i) Furono fpeclalmente riattati gli archi
mentre era Legato di Perugia il Card. Giulio Feltrio
1554.
Ifcrizione .
delia Rovere , e perciò vi fu porta )a feguente
PVB. COM.
IVLIVS . FEL. DE . RWE
RE . CARD. VRBIN . FE
RVSIAE . LEG. KOS
AQVAEDVCTVS ARCVS ,

VETVSTATE COLLAPSOS .

INSTAVRAVIT MDLllII. .

Nel oltre al rifarcimento delia Conferva grandei,


di una cantonata della medefima , che
minacciava rovina»
fi
3® LETTERA
èra ancora fenz’ acqua , e allora fu che il
noflro cel.
Architetto, e Statuario Vincenzio Danti fi
prefe l’
aflunto di farvela con poca fpefa tornare,
cambiandole
ftrada , e facendola venir per condotti porti
fui terreno
e non più fopra gli archi. Riufd felicemente
il fuo
difegno, e il dì 30. Luglio del 1561. tornò
la Fonte
a gettar acqua, con allegrezza indicibile
di tutta la
Citta, e con fomma lode del valente
Ingegnere (i)
Nel 1Ò70. tornò però di nuovo a mancar"’ l’^'acqua
vi ;

tornò poi ma fi perdette nuovamente nel 1710. Per


i

ricondurvela rtette la Città fra gare


Idrortatiche ,
fra mutili Confulte, e quel ch’è peggio
fra continue
fpefe per 40. e più anni quando finalmente nel :

1752 . il celebre P. Ruggiero Giufeppe Bofcovicli


feriarnente confultato fu querto affare eflendo venato
,

in Perugia a efaminar le cofe con gli


occhi proprj ,
con una fua dotta Perizia propofe il metodo da
tenerfì
per confeguire l’intento; e porto querto in opera
dal
noftro

fu rilarcito ancora Io Stanzino da dar l’acqua; onde nella


parete anteriore di detto Stanzino fi legge in pietra
la
fegueote Ifcrizione :
TEMPORE . CAP.
CAMILLI PENNAE
.

ET . SOCIORUM M. D. P. .

AVGVSTAE PER. IN
.

3 T. 1582. FRANCISCVS
P. OFFIC.
Il quale Francefeo Petrini era io detto anno Officiai
della Fonte.
(i) Una bella deferizione di querta tornata dell’acqua
per opera del Danti fi legge neli’Annale Xvirale del 1561,
a car, 45, ; e oltre le Iodi
» che a lui ne diedero i noliri
Scrittori, ne lo encomiarono
anche molto il Vafari , il
Borghini , ed altri
,,

PRIMA. 31

noflro ingegnofo ferrajo Angelo Batocchi con qualche


cambiamento che potè occorrervi fotto la direzione
del noflro Architetto Pietro Carattoli , finalmente nel
dì 16. Agoflo del ij6o. ritornò l’acqua alla Fonte,
cd ha poi profeguito Tempre a fgorgarne Voi fapete, .

Sig. ORSINI, che il Pellini fcrifle, che la Città noflr»


aveva fpefo anticamente in quell:’ opera 60. mila
fiorini e che il Crifpolti aggiunge a quella fomma
,

altri cento mila fiorini d’ oro Secondo il calcolo


.

che lì è fatto delle spefe per quell’ opera regillrate


negli Annali ragguagliando le varie antiche monete
,

ai nollri Scudi Romani di 10. paoli per ogni Scudo,


tutta la fomma, che li trova a tale effetto impiegata
dal 1254. a tutto il 1785., è di 81 561. Scudi Siccome .

però dobbiam credere che di molte altre fpefe li


teneflè conto anticamente in altri libri che molte ne
;

fodero notate in quegli Annali che li fono finarriti ;


,

e che alcune ancora non li fieno regillrate in veruri


luogo ;
perciò non faremo male , fe alla indicata
fomma aggiungeremo ancora molto di più. Checche
però lìa di quello io mi perfuado che voi. farete
, ,

contentidimo fe vedrete le Memorie, che intorno a


quell’ Opera fin da tre anni addietro furon raccolte
dal Sig. Giuseppe Beiforti invedigatore, e illullratore
indefedb de’ patrj fiorici monumenti e che ridotte
,

in un buon Volume furon da lui prefentate ai Sigg.


Decemviri Io qui non ho fatto che
. brevemente
accennarvi ciò che egli ivi efpone più diffufamente
e convalida con autentici documenti. Perchè vediate
che la mia digrellione non è fiata poi tanto importuna,
egli è oramai tempo che torniate a riflettere com*
clfa ha preso motivo da una delle più infigni Opere
di Architettura e di Scultura
,
che fra noi li faccdero
,

nel XIII. Secolo; e per la quale s’impiegarono tanti


coltivatori
^ . ,,

LETTERA
coltivatori delle Arti del Difegno in parte già noti
e in parte- come vi dicea da principio, finora non
conofciiiti,che potranno efercitarc anch’ elfi le voftre
ìftoriche indagazioni
Ma per parlare una volta più precifamente della
Pittura, fenza entrare nell’odiofo, e difficile e fa me
fe il primato nel riforgimento di efla fi debba ai
Tofeani e fegnatamente a Ciniabue nato nel 1 240.
,

io mi contenterò di credere con qualche ragione, che


da quefto riftaurator folenne di una tal Arte non
tardafle molto a propagarli anche fra noi il defiderio
di coltivarla con fucceflb molto migliore di quel che
folle fiata fino allor coltivata . Quando Gimabue
dipingeva nella Chiefa di S. Francefeo d’ Afiifi c ,

pofatamente colà dimorava per far quell’ opera


grandissima e ricca , e benìssimo condotta , la quale
,

a giudizio del Vafari , dovette fare in que' tempi


stupire il Mondo vogliam noi credere, che i Perugini,
ne’ quali non mancava un genio felice per le Arti
del Difegno, e fpeciaìmente que’ Pittori, che già qui
cofiituivano un particolar Collegio, elìendo in iliaco
di poter vedere con tanta facilità i fuoi lavori, non
prendefler qualche gufio migliore per imitarlo?
Quanto è mai filmabile quella Tavola , che già
fervi a coprire il feretro del B. Egidio , e che quali
tniracolofa mente fi trova ancora benilfimo confervata
in quefta Chiefa di S. Francefeo de’ PP. Conventuali,
mercè della vigilante cura del Rcverendilfimo P. M.
Modefiitti ,
tanto opportunamente feppe fottrarla
che
al pericolo di andare a male ficcome pure gli venne
;

fatto di falvare da ugual pericolo l’ antica Leggenda

dello fteflb Beato, la quale aveva fervito di fondamento


all’Articolo, che di Lui già fecero nella loro grand*
Opera i Bollandifti! Voi, che diligentemente avete
efaminat»
.

P Vi A M A. 33

efaminato quefta Tavola, vi fiere ben accorto che


in erta anche nel suo rozzo la Pittura mostra i primi
rudimenti della proporzione , e del modo di comporre
con sufficiente intendimento ertendo erta un lavoro
farro lotto il 1262., la giudicalle sul gusto di

Cimabne non(i). Io vorrei già attaccar guerra con


chi pretendefle che folle opera del
quella Pittura
medertmo Cimabue ,
qualche fuo Compagno
o di

Toicano, fatta o in Aflìfi mentre (lava colà dipingendo,


o in Perugia 11 e Ila venutovi apporta ,
dalla l'addetta

vicina Citta in congiuntala della iolenne Piaslazione


del Cadavere del B. Egidio nel 1262.,, o capitatovi
poco dopo; Ma non avrei nemm.eno il coraggio di
oppormi a chi volelVe penfare ch’erta folle lavoro ,

di qualche Pittof Perugino già incamminato fulla


maniera di Cimabue
Se io non temerti di entrar troppo innanzi ,
ardirei t|uafi di congetturare, che a’ternpi di quello
celebre Pittor Fiorentino appartenelTero eziandio alcune
Pitture a frefco che ancor fulfiftono in quello infigne
,

Monaftero di S. Giuliana, la cui fondazione, checche

altri n abbian penfato, fi dee ficuramente lìllàre all*


anno 1253. Alcune di quelle Pitture rimangono aderto
nel Parlatorio ed erterno del Monaftero,
interno,
cioè in quel che già, a mio credere, coftituiva
fito,

l’antica Chiefa Nell’interno è dipinta la Vergine,


.

e il Salvatore in aria e in terra S Giovanni il ,

Precurfore , e S. Giovanni Evangelifta nell’ erterno :

è rapprefentato il martirio di S. Giuliana. Le


altre

Pitture fon nel Capitolo, che anticamente fervi di


Coro dentro la claufura del Monaftero La fabbrica
,
.

c di

(i) Orlìni Guida pag. 315. Defcrìzione della Chiefa


di S. Fraocerto pag. 29.
è

34 L E T T E R A

di queftl luoghi moftra bene, fe non m’inganno,


tutti
quellamaniera d’ Architettura, che corrifponde circa
ai tempi della fondazione del Monaftero, e così pur
le Pitture che facilmente poterono confervarh alla
,

meglio fino a giorni noftri, per edere fiate Tempre al


coperto, benché non difefe abbafianza dalle ingiurie
dell’ aria. Nella fut^detta fianza del Capitolo, ,ch’
tutta dipinta, vede un VeTcovo con Mitra
fi in capo,
e a lati del medefimo due Sante, che Torto al manto
han più Monache raccolte infierne in atto di Tupplicanti.
Sotto alla Pittura di una lunetta Tono alcune Lettere
Gotiche tanto però sbiancate , che Tolo io Tappi
rilevarne chiaramente la parola lohe.,,, indicante,
fecondo me , quel Giovanni IngleTe dell’ Ordine
CifiercienTe, e VeTcovo PortuenTe, che fu il fondatore
del Monafiero, e a cui fon pure allufive altre antiche
pitture in elfo efifienti, delle quali parla T Ughelli (i).
A’ tempi , in cui viveva ancor Cimabue e ,

probabilmente a que’ Pittori Perugini , che già qui


forma van Collegio, fono eziandio da riferire alcune
altre ho io trovato memoria nei
Pitture, delle quali
nofiri Annali, e chequi voglio brevemente accennarvi.
Come voi ben Tapete fulTefempio delle altre libere
,

Città d’Italia, anche la nofira cominciatafi a difgufiare


del governo de’ ConToli, fin dal iipi.prefe il partito
di Tcegliere ogni anno al luo reggimento un dotto,
c cofpicuo Soggetto foreftiero, il qual col titolo di
Pocefià foprantendefie ai pubblici affari : al qual Poteftà
fi aggiunfe poi nell’ Anno 1255. in suffidio un altro
ragguardevol Soggetto, col titolo di Capitano del
Popolo

(t) Ital. Sac. in Epife, Poriuenf* mm. 45. Op. Tom^


col. 137. Edit. Colsi.
.

PRIMA. 35

Popolo ,« la cui ifpezione specialmente verfava fa i


criminali giudizj. Ora, nè fi fa fin da quando, fi
coftumò fra noi di dipingere prima nell’antico, e
poi nel nuovo Palazzo del Popolo le infegne , o fia
gli Stemmi di quefii Poteftà^ e Capitani} e fi profeguì
a far ciò fino al 1297. in cui il General Configlio
per qualche particolar motivo ordinò con folenne
Decreto, che tutte quelle Armi fi cancellafiTero e ,

che mai più per l’avvenire non vi li dipingefl'ero:


aa-giungendo ancora, che fimilmente fi cancellafie la
immagine del Capitano del Popolo eh’ era allora ,

Rolandino Pezzali dipinta nel nuovo Palazzo e che ,


,

per Tavvenire nè in quello, nè neU’altro fi dipingelle


mai più l’effigie di verun Potellà, o Capitano (i).
Io fo beniffimo, che il dipinger le Armi non è gran
cofa .Ma fe anche ai tempi più felici della Pittura
in quelle llellè opere s’impiegarono Pittori eccellenti,

sarà Tempre una congettura affai ragionevole , che


quando per pubblica deliberazione fi facean in Perugia
quelle Pitture, quei, che le efeguivano, fofler veri
Pittori e fapellèro anco riufclre in opere più rilevanti
,

E realmente dal fatto fopra narrato abbiamo un evidente


argomento, che nel j 296. eran fra noi Pittori,! quali
e lavoravano ancor di figure, e fapevano ritrarre
altrui

(1) Stancìatum fuit quod fuperjlìtei


Pai atti novi PopuU
teneantur Figuram Capitanei prefenth decimi facete de d.
Ò* Arma Potè»
Palatio in quo pietà eft , iSl omnia Injignia >
vel Populi
Jtatum , (y Capitaneonm pietà in Palatio Commmit
tHiu. vel extra neutrum dicmum PaìaZiorum fimUtter radi
faciant igi c ancellarii uUerim Figura alicujui Paiejlatis vel
vel /irnia feu Injtgr.ia
Capitanei in aììquo dictorum PalaciOìum , j
Annal.
eorundem i 'uel aìterius eorum modo aìiquo dipingantun
fub die
fig. C. ab an. i2$$. ufque ad an. 1299. fol.

25. JuQÌi Ì297.


^6 LETTERA
altrui al naturale , cofa a quei tempi non tanto
ordinaria .

Che poi veramente allora


dipingeiTe in Perugia fi.

a tutto andare, dirà ancora


qualche altro Fatto,
vel
che ora fono per raccontarvi, da cui vedrete, che
fi parlava allora di far dipingere non altrimenti che
fe ne parli aded’o che abbiam tanta copia di dipintori.
,

Nel principio dell’anno 1297. per mantener libero


da ogni laidezza il dintorno del Palazzo del Popolo,
il General Configlio deliberò di far dipingere fotto
la Volta di detto Palazzo le immagini della Madonna,
di S. Lorenzo, e di S. Ercojano, e di S. Crifiofano,
ove fi tenelìe accefa tutta notte una lampada a pubbliche
fpefe (i) Fu puntualmente efeguito il lavoro ideato:
.

E fe non m’inganno, dovrebb’ edere quello ftedb, che


in parte anch’ oggi fi vede all’ Altare della Maeftà
delle Volte , così appunto chiamata , perchè da
principio altro non fu che una di quelle Pitture
aflìfìè a’ muri delle ftrade , dette fin da più antichi

tempi

(i) Congregalo Confi Ho fpecìaU Ù'


Die ^.Januar. 1297
gen-ralj Populi Cinjit. Per'.'.J. cum Rectoribui Artium ij'c,
N-^bìhs Miles Doni in s RolarUiniis de Putaìn honorab. Capita
.

Pop. Peruf. propop.tit i3 c. liem cum non jlt convenient nec


honefinm quod inhùnefia b' turpi a fiani ìuKta loca publica^ iS
per loca und: die mctiique bominn rnulieres iranfeunt prò &
nccsfjhatìbui eorurn ^
peti tur proponi {7 reformari in Confilio
Populi , quod f 'ub volta Palaci t Conmunis pingantur figure
beate Virginis Marie Matris Domini nofiri Je/u Chrifii , dJ*
beaioru V Laureittìi yib trculaui yb" Xpobori prò Communi ibc.
'Stane iatum b’ reformatum fuit bc. quod figure predi, depingi
àebeant bene bbonorate jub 'volta Palaiii Cornmunh bc. una b
lanipcena continue ibi effe debeat y b de nocte ardere de fiero
ufi'que ad mane y ctepenfiU Communis bc> Anna!, lìgn. G. f.

Ì2. t. 13, t. & 14.


. .

PRIMA, ?7

tempi Maestà (i), e delle Volte ^


p/crdiè era fotto
allagran Volta del Palazzo del Comune, la quale
fofleneva la fcala feoperta di e(lb Palazzo , e il Tuo
pianerottolo ,
medefima quella
pafl’ando fotto alla
ftrada che poi divifa in due conduceva per una
,

parte alla Piazza di S. Maria del Verzaro, e per


1

altra a S. Gregorio (2) Queda Maestà adunque io
congetturo, come già vi diceva , che fia quella lidia,
che fu fatta dipingere nel lap'/-, e che perciò quella
fa forfè la piu antica Pittura di Data certa che ,

oggi mollrare Perugia Si rapprefenta in efla


si pofl’a in .

la Vergine fedente fotto una fpecie di padiglione


follenuto in ognuno de due lati da una mano che ,

non fi vede ond’ efea perdendofi f uno e l’ altro,

braccio corrifpondente fra gli fplendori del capo


della Madonna. E’ quella vellita di un manto biancallro
rabefeato d’oro, e colla ellremità della velie ornata
pure d’ aurei rabefehi Abbraccia colle due mani il
.

Figlio che le fta preflb alle ginocchia diritto in


,

piedi, vellito di un abito talare, o piuttollo di una


Dalmatica Umilmente biancafira, con un ornato quadro
fui petto a guifa di Razionale e co’ lembi delle ,

maniche rabefeati d’oro. Alla finillra della Vergine


preflb al Bambino è un Angelo, e alia delira due
altri Angeli ciafeuno con un gran nimbo d’ oro
,

intorno

(i") Garampi Mem. della B, Chiara di Rim. pag. 41. n. e.


Ou-Carìge Glos. Med. ij ivf. Lai. S). Majellas
(i) Di qu-’llo antico l'Iato della Volta dì cui parliamo,
,

fi prende una idea da ciò, che fe ne dice negli Statuti


Voi. IV. Rub. 5. 16. Per l’incendio del Pai 3 zzo feguito
nel 1534. rovinata eflendo quella Volta , lutto il luogo
cambiò d’ afpetto : ma le due ftrade , che rimangono, mo-
(Irano, che la Maeftà antica dovette elTcìe appunto in
quel fito, in cui fi trova pr^fentemente
.

3
» L E 1 ’
T E R A

intorno Capo. Vuol però avvertirli che la dipintura


al ,

di quelli Angeli chiaramente lì rnanifella più recente


di quelle della Vergine, e del Bambino; e che forto
alla nuova Pittura di quelli Angeli trafparifcono
ancora le velllgia de’ nimbi fgraffiti di altri Santi,
che dovettero elTer da prima dipinti e diverfamente ,

difpodi intorno alla Vergine e che dovettero occupar ,

più fito di Quadro prel'ente ,


quel ch’è comprefo dal
in cui due ligure principali fembra che lì
le fole
fieno confervate veramente nel loro ell'ere primitivo.
Intorno al nimbo della Madonna Tulio lleflb fondo
dorato li vedon come per ornamento impreffe con
una dampa a fgrafRo alcune piccole Aquile fpiegate,
e al dintorno del manto fulla fpalla delira due Griffi
rampanti affrontati , che reggono un fiore, con che o
fi volle efprimere lo Stemma della Città, o quello
di Marcolfo de’ Griffi, ch’era Capitano del Popolo
nel fecondo Semefire del 1297. Che la Pittura di
quella Madonna, la quale è a frefco fui muro, fi lia

fino a nollri dì confervata , e tuttavia lì confervi


fufficìentemente (benché ora, non vi fi provede,
fe
ì’ intonaco minacci di ) non vi dee far
fcanicare,
meraviglia fe ,
rifletterete che poco lì stette a
,

metter meglio al coperto quella Maeftà col fabbricarvi


a polla una Chiefa (i).
Convien poi credere che veramente foffe allài

vago di tai divote Pitture quel Rolandino Pezzali,


che ne’ primi Meli deh 1297. era in Perugia Capitano
del Popolo , comecché per altro verfo fi fappia che
non

(i) Si hanno memorie, le quali provano , che fin dal


1555. era qui ftabiJita una Cappella, il cui Giufpatronato
apparteneva al Magiftrato
PRIMA. 3 'P

non era egli poi il più divoto Uomo del Mondo (i).
Imperciocché nel feguente Febbrajo a faggerimenro
fao fu ftabilito dal General Configlio , che a fpefe
del Comune fi dipingefle ancora una figura di S.
Criftofano alla Porta di S. Giuliana (2) . Di quella
Porta fi fa menzione nell’ Annale del 1594., come
di una Porta della Città, che aveva anch’ ella il fuo
particolar Cuftode (5): ma prefenremente di eflà , non
che della fua Pittura fi è fmarrita ogni idea
, .

Se in tutte quefte deliberazioni voi noterete non


eflere fiato nominato V Attilla che doveva
mai
cfegulrle , nè mai difcorlb di farne venir
efierfi

quaìcuno di fuori; che altro da ciò inferir potrete,


fe non fé che fra noi già vi foflero più Pittori, a
un de’ quali fi potean commettere rai lavori fempre
che fi folfe voluto? Nè poteva eflere altrimenti, poi
che ve ne aveva tal numero eh’ era badante a ,

formare un Corpo di qualche copfiderazione, e chiamato


anch’ elio a parte della pubblica Magifiratura . Di
quefio Corpo dunque io penfo che fodero coloro, i

quali efeguirono le opere che vi ho accennato, e


quelle, che fi faranno anche fatte fui principio del
Secolo fuflèguente.
Ma

(i) Bonifacio Vili, Con fiio Breve ordinò al roftro


Vefeovo Bolgaro Montemeliini ;
quaUnm citati faciat Dominurn
Rolandmim Capii. Pop, Perufm. in Seweflr. pro^c. preterii, ut
cor am pio confp?ctu deheat comparere , eo quod in Officio Capii.
Fernf. male fe geffit contra Ckrìcot. Si parlò di quefio Fatto
in Coniglio di Maggio' del 1.397. Annal. C. f. 4r.
il d'i 7.

fa) Slanci atum flit quod euipenffi Communio figura Sancii


Xophori pingaiur ad Portarti S anele J aliane A.m\sà. cir, f. 2'i.
t. & 22. fub die iS. Febr. 1297.
(3) Annal. 1394. f. 37.
é
4© LETTERA
Ma
qual merito avranno avuto nell* Arte queftì
noftri Pittori? Quello
è un Punto, Sig. kaldassapre
amatiflìmo che appartien tutto a Voi
, In quanto a .

me, vado penfando, che più o meno golH che* folTero


quelli nodri Artefici ,
faranno eglino
Tempre fiati
fimili prellb a poco a quelli che allora fi avevano
,

in altre Città d’Italia, e forfè anche meno cattivi


di tanti altri, fe \z. fottiglìezza dell' aria (i), e molto
più il comodo di vedere
opere del gran Cimabue,
le
e di ftudiare falle medelìme
e di trovarli ancora ,

frequentemente con lui, e forfè ancor di ajurarlo ia


AlTifi, poteva influire a farli avanzare fopra degli
altri lor limili Profeflbri Il male è, che .nomi loro i

non fono arrivati infino a noi e che delle lor opere ,

non li è tenuto conto, per quell’antica trafeurataggine


che di fopra già vi accennai Forfè qualche lume a .

conofcerli potrebbe a noi venire dalle notizie di quéi


Pittori, che fra noi ancor vivevano nei primi anni
del Secolo XIV. Ma di quelli vi parlerò un altra
volta. La prefente Lettera è già lunga abbafianza ; e
perciò non voglio che dica più altro, fe non fe che
io fono colla più fincera affezione

Perugia 20. Settembre 1787.

V&firo Devoti(Jìmo Servitore


ANNIDALE MARIOTTi .

il) Vafari Tom. I. pag. 287,


So^ra alcune Memorie Pittoriche Perugine


del Secolo xiv.

C^oU’ avanzarli
Italia il miglior gufto nella
in
Pittura, Scuramente credo, Signor orsini, che eflb
maggior piede prcndefle anche in Perugia , e che
con ciò divcnifie Tempre più copiofo anche fra noi
11 numero, e men cattivo lo flile de’ coltivatori di
sì bell’ Arte
; non crederei di allontanarmi dal
e
vero , fé dicefsi che dopo eflere Hata da Cimabue
,

e da Giotto richiamata à nuova vita 1 arte della ’

Pittura , fra quelle molte Città vicine ,


che sortirono
à' essere di suo magistero fatte piìi belle da Fiorentini
Pittori^ molti fodero anco in Perugia coloro y che
abbandonate le gojfezze de iC antico modo y al nuovo y ed
allora da ognuno stimato bellissimo si appigliarono (i).
E poiché già vedemmo come nell’ antecedente Secolo
poterono facilmente giovarli i Perugini del magiftero
di Cimabue-, molto meglio potremo intendere cerne
nel corfo del XIV. Secolo approfittar elli potelfero
del magiftero di Giotto, e de’ fuoi fcolari Puccio
Capanna , Stefano Fiorentino , Pietro Cavallini e ,

Simone, e Lippo Memmi Sanefi , mentre che tutti


quelli fi tratteneano a dipingere nella famofa Chiefa
di E chi fa che fra noi non dimorafle ancora
Alfifi .

per qualche tempo lo fteflb Giotto fe pur è vero ,

che egli facefle il Ritratto a Benedetto XI., il quale,


come fapete , pafsò quali tutto il fuo breve Pontificato
in

(i) BaJdinucci Tona. II. pag. 97,


4i LETTERA
in Perugia? E il foprammentovato Stefano Fiorentino,
che veramente nella noftra Chiefa vecchia di San
Domenico cominciò la Cappella di Santa Caterina
per la Famiglia Bontempi, intorno a cui poi lavorarono
ancora altri Pittori Toìcani (i); e il cel. Buftalmacco,
che più cofe dipinfe nella noftra Città , e che per
la importunità de’ Perugini fece loro quella fgraziata
burla, che tutti fanno (2), non avranno forfè anch’
efll col foggiornar tra noi Tempre più avvivato nei
noftri Pittori lo ftudio dell’ Arte ?
Ma giacché fono entrato a difcorrere de’ Pittori
foreftieri
, che dimorarono qualche tempo in Perugia
nel Secolo XIV, , qui mi conviene aftblutamente
ricordarvene uno, il quale avendo ottenuta la noftra
Cittadinanza , fi dee credere , che lungamente fra
noi foggiornafle , e poftìamo anche dire , che foflé
noftro . Si chiamò coftui Meo di Guido da Siena ,
e fra noi vivea nel i 3 9. dopo eftere fiato qualche
1

anno prima creato Cittadin di Perugia , e avervi


prefo cafa , e pofleflioni (3). Or chi vogliam noi
credere che folle mai quefto Meo? Non potrebbe egli
eftere flato per avventura un figlio di quel Guido da
Siena ,

(1) Vafari Tom. I. pag.353. 391. 5i5. Morelli Pitture


Periig. pag. 66. 67.
(2) Franco Sacchetti Nov. 1^9- Vafari Tom. I. pag.
391. 392. Baidinucci Op. cit. Torn. II. pag. 32.
(3) Die IO. J anuar. i?i9.Meus olim Gu donis Pictor
de Senis . èT uunc Civii Ciniìt. Peruf, venien (5* c^iifletn coram

me Notar, infr. affìgnavit infraferipta bona i!Tc. In primis


unam Domurm pofitam. in Porta Petti ^ 3
(
"
Par. S. Siheflri (iPc.

Item unam petiam terre mìneat iPPc. pojìt. in Conìit. Peruf. in


loco qui dicitur Magnano (Jc. ij ììbram fuam fedi in d.
Porta iy Par. iy fe allibravit prò Datis iy col l ceti s /ohendis i7 r.
Anna!. 1319. fol. 122.
,,

SECONDA. 45

Siena, quale fecondo che fappiamo dal Ch. P. M.


il

della Valle (i) dipingeva nella Tua Patria nel


1262.
c nel 1295.? E non potrebbe il figlio, dopo aver
imparata l’arte dal padre, efler venuto a efercitarla
in Perugia j o non lo avrebbe anzi il
padre medefimo
mandato qua a polla per iftudiarla , ove poi , non
difpiacendoli quello foggiorno, determinafle di ftabilirfi

per fempre? Io farei contentilfimo di averla indovinata:


ma quando ancora non vi folli riufcito, a me balla
di avervi indicato in quello Meo un Pittor forelliero
che non molto dopo il principio del XIV. Secolo fi
flava fra noi, per farvi fempre meglio conofcere.,
che il nollro clima non fu mai inofpitqij^ ai Profeflbri
di sì bell’ Arte .

Con quello amichevol genio , colla naturale


difpofizione ingegno, col praticare di
del proprio
continuo i più valenti Attilli che allora vivelfero,
coll’ aver tanto comodo di lludiare fulle loro opere
infigni , e coll’ impegno che non dovea mai languire
in un Corpo dellinato a polla in Perugia fin dal
Secolo antecedente al buon regolamento, e ai progrelli
dell’Arte, è troppo ragionevole il credere, che molti
folTero i Perugini , i quali dopo il 1 500. con qualche
miglior fuccefib coltivalfero la Pittura , e ne promovefl'er
la gloria. Io non ve ne rammenterò che alcuni pochi
delle cui opere trovo qualche ricordo, e de quali a
cafo ho tenuto conto ne’ miei zibaldoni . Vi nominerò
io dunque un Lello dì Elemosina , il quale nel 1322.
flava dipingendo il nuovo Palazzo de’ Priori (2); e un
altro

(1) Lettere Sanefi Tom. I. pag. 075* U76. Antologìa


Eom. i? 87 * num. X. pag. 77.
(2) Nel dì 23. di Aprile del detto Anno dal General
Configlio fu fatto il fegueme Decreto: Fiat /^pod'Jfaper
prefentim Dominum Capitaneum Peruf,dc voluntate DU.lriO'
44 LETTERA
altro figlio dello fteflb Elemojìna chiamato Giovami^
a cui nel trovo efierfi fatto dal Magifttato un
pagamento prò quadam figura Vìrgìnis Marie cttm Filio
per eum faBa in Palatio Ju dietim Gabbelle (i). Un
altro Pittore di merito non ordinario convien credere
che fofle ancora quel Bernardino da Perugia che ,

circa il I 340. dipingeva nel Presbiterio della infigne


Cattedrale di Orvieto (2), in concorrenza di Ugolino
di Prete Ilario, il quale era forfè quell’ Ugolino
Sanefe, di cui parla il Vafari (3), e di Ambrogio
Lorenzetti o Lanzetti fimilmente Sanefe, di cui pur
,

tefle la vita lo ftefib Scrittore (4).


Verfo la fine del Secolo un altro Pittore io
trovo fra noi ricordato col proprio nome, il quale
fu Luigi di Francefio di Porta Borgna, in occafione,
che nel 1385. gli fu data a dipingere nel muro
efteriore di S. Lorenzo la effigie di alcuni ribelli
della Città (5), perchè con ciò quelli avelTero quel
caftigó d’ ignominia coftuniato fpecialmente nella
Tofeana (6), e in Perugia molto frequente. Anche
il rinomato Giottino, voi fapete che da’ Fiorentini ,

era fiato poco avanti impiegato in quelle vituperofe


pitture

Tttm Artìum ìSc. ^od


Majfuriui Comìs Peruf. dei fhhat &
Lello Elemolìne Pictori prò Salario (5* Mercede fui ìahris
occajione picturarum factarum faciendarurn per eum in Pai
t/o habitationi s ipforum Priorum i^c. Annaì. fol. 84. t.
(1) Annal. 1325. f 17,
(2) Sannelli Notiz. Iftor. di detta Cattedrale Gap. X,
pagina 59.
(3) Tom. I. p,9g. 355.
(j) Torn. I. pag. ^94.
(5) Annal. 13,S5. fol. 190. Se 20r.
(6) Muratori Antìq, Ital. Difert. 7LXI1L Op, m> Tom^
IV f col, 6 ©7,
SECONDA. 4S

pittare (i) ,
come altri valenti Pittori vi furono
impiegati poi (i). Io penfo , che il noftro Soggetto
foiTe quello Hello Luigi di Francesco Tingbi ^ originario
da Firenze, il quale divenuto poi noHro Concittadino,
viveva ancor fra noi nel 1405. efercitando la Tua
profelfione (3), e che li trova regillrato fra gli altri
noftri Pittori Collegiati fotto Porta Borgna col femplice
nome Louìgius Francijci. Sul declinare del XIV. Secolo
avrete voi pur veduto afcritto all’ Arte de’ Pittori
di Siena un Vannino da Perugia , conforme 11 ha
nel loro Catalogo prefib il Chiarifs. P. M. della
Valle (4): E nell’ anno 1400. appunto, io vi dirò,
come tre altri Pittori furono fcelti da’ noftri Magiftrati
a dipingere ne’ luoghi pubblici della Città le Armi
del Duca di Milano , eletto allora per lor Signore
da’ Pefa:gini e furono efii Crìjiofano di j^ìccoluccio
;

Perugino, fcritto nella Matricola de’ Pittori per Porta


S. Pietro ; Ottaviano Martini di Gubbio e Francefio ,

di Antonio Perugino defcritto nella Matricola per


Porta Sole ; i quali avendo avuto per tal dipintura
84. fiorini d’ oro (5), non pare che follerò Artefici
tanto triviali molto più che in tal fotta di lavori ,
-,

come vi è noto, fi occupavano ancora dipintori di


vaglia, e in quello, di cui parliamo, fi vede in
fecondo

(1) Vafari Tom. I. pag. 446. Baldinucci Op. dt. Tom,


II. pag. 116. Borghini Ripofo Lib. III. Op. Tom. II. pag. 67.
(2) Vafari Tom. IL pag. ?o6. Tom. IH. pag. 392*
(3) Ahuigius Francifci Tinghi de Florentia Picior
hahitator nimc Civit, Peruf. feca il fuo Catafto per Porta S.
Pietro , Parrocchia S. Maria dell’ Oliveto il di 9. di Marzo
dei 1403. <f.v Lib. Catajt, veter> fgn. 4. fol. 158. iS efC

Indice d. Libri .

(4) Lettere Sanefi Tom. I. pag. igo.


(5) Anna!. 1400.10]. J50. l. & Anoal. 1401. f. 137,
46 LETTERA
fecondo laogo nominato quelV Oftavrano Martini^ o
Martìs da Gubbio, che fu Pittore accettiffimo, e di
cui diverfe Opere itimabili fi ammirano an;:h’ oggi
nella fua Patria (i).
La mancanza de’ pubblici Annali , o fia delle
Rifòrmagioni de’ Magiftrati , dal 1327. fino al 1351.
c da quefto al 1 3 74. e la fcarfezza di carte di
,

que’ tempi in alcuni altri Archivj che ho potuto


vedere, chi fa quanti nomi di altri Pittori invola
alla noftra curiofità! Quindi chi potrebbe indovinare,
fe pur non fu qualcun de’ mentovati chi dipingefl'e
,

quella bella Tavola, che fi conferva nella Sagreftìa


della Confraternita di S. Pietro Apoftolo in Porta
S. Pietro, e che fu dipinta nel 1353.? Ha quella
Tavola il fondo dorato, e divifo in 24. fpartimenti
con altrettanti Santi diftribuiti in tre ordini, e nella
metà dell’ ultimo ordine inferiore fiotto alla immagine
della Madonna fi vede ritratto un Abate Benedettino
in ginocchio a mani giunte coll’ abito Abbazial di
que’ tempi, e a piè in caratteri gotici quella Ifcrizione:
Hoc opus futi faBum A. D. MCCCXXXllI. temp.
Domini Hugolini Abbatis. Quefto Abate, come colla
ufata fua gentilezza mi fa fapcre l’eruditifilmo P. D.
Francesco

(i) Si veda il Ch. Sìg. Propofto Repofati nella fua


Opera della Zecca di Gubbio Tom. II. Append. pag. 46^.
Quefto erudito Soggetto con fua Lettera del di y. Maggio
1777. mi fece fapere , che del mentovato Ottsviaoo nella
Chiefa di S. Maria Nuova di Gubbio fi ha una Pittura
belliffima , a piè della quale in bel carattere lì legge r
Octamanus Martis EuguMnus pinteit Anno Domini MOCCCUh
la quale Ifcrizione fu feorrettamente ftampata nelf Opera
fopraccitata . Quefto Pittore fu uno dc’Corjfoii del Magiftrato
della fua Patria negli anni 14^3. 1440. e 1444. j hccome
«vvilommi Io fteflb Sig. Repofati,
SECONDA. 47

Francesco Marta Calassi Monaco Cafinenfc e Priore ,

di quefta Chiefa di S. Coftanzo , era Ugolino di


Nuccio di Moncevibiano o fia de’ Vibj il quale fu
, ,

Abate di quello infigne Monallero di S. Pietro dal


1351. lino al 1360., e che perciò fu diverfo dall*
altro Ugolino della Famiglia Guelfoni , benché fra
lor comunemente lì confondano il quale dopo eflere
,

flato Abate del medelìmo Monallero fino al 1331.


fu poi fatto in tal anno Vefeovo di Perugia. Un
antica pittura a frefeo , ma ritoccata modernamente
col millefimo 1332. mi ricordo di aver veduto
anni fono in una Maellà poco lungi dal Callello della
Fratticciuola Cordicefea del nollro Contado , fenza
che vi fia però efpreflb il nome dell’Autore. Cosi,
benché ci venga dagli Storici riferito che circa il ,

1^344. furon dipinti nella Chiefa di S. Francefeo di


Porta Sanfanna intorno al Coro tutti i fatti più
fingolari di quel Vinciolo, che in qualità di Capitano
de* Perugini fi fegnalò nella imprefa di Smirne (1),
contuttociò non venne fino a noi il nome del Pittore*
che conduflé una tal opera E fimilmente non fappiamo
.

di chi lì prevalelléro i Perugini, quando da un lor


dipintore fecer levar la corona pinta da Buffalmacco,
e fecer rifare la diadema a S. Ercolano (2); o di
chi lì ferviffe nel 1371. il nollro Vefeovo, c poi
Cardinale Andrea Bontempi, quando fece dipingere
nel nollro Duomo, e in S. Domenico 1
*
effigie di
Urbano V. come Beato (3) dando con ciò occafione
a quella Letsera, che Franco Sacchetti fcrillé al nollro
Giacoma

(1) Pellini Par. I. pag. 482. 554.


(2) Vafari Tom. I. pag. 392.
(3^ Peliini Par. I. pag, lup.
.

LETTERA
Giacomo di Conte della Famiglia degli Arcipreti,
uomo di fommo credito in quella fua Patria.
Una pittura anteriore, per quanto penfc, alla
metà del XIV. Secolo dovette efler quella, che già

era in una antica colonna della Chiefa di S. Lorenzo


E’ tanto confufà la dorìa della fàbbrica di quello
Tempio, che anche più avveduti Scrittori (i) non
i

trovano lume ballante a veder chiaro con quali


andamenti e progrelH fi conducelìe allo fiato in cui ,

or lo miriamo Fu ellb ordinato ficuramente nell’anno


.

1300. fui difegno del nollro Fra Bevignate y di cui vi


parlai antecedente mia Lettera
nell’ e fecondo il ;

Pellini non fi cfiefe da principio più oltre della


,

feconda, o terza colonna incominciando dal Coro.


Si pensò poi a farlo maggiore nel 1 342. e per ,

molti anni intorno a quell’opera (2). Ma


fi flette

allora fi allungò folamente l’antica fabbrica con nuova


giunta, o fi gettò a terra tutta la vecchia, e fi rifece
poi la Chiefa interamente di nuovo ? Il Pellini non
dubitò di attenerli alla feconda opinione. Che cofa
poi fi fece nel 1447-, e in molti altri anni appreifo,
quando li tornò a fabbricare in quello Tempio, e il
Papa, c i Canonici, e il Magifirato contribuirono
più

del Ch. P.
(i) Si veda la Defcriz. di quella Chiefa
Prior Gaìam pag. 4 5 - » e il Pellini Par. I. pag. 56 5-5^6.
*

Indulgenze a
{2) Clemente Vi. nel 1342. concedette
chi avelTe contribuito alla fabbrica della nuova Cattedrale
di S. Lorenzo 3 enei 1347. con altro Breve concedette
altre

lodulaenze per promovere la edificazione della medefima


Chiefa, che i noftri Magìftrati inuniebant augmentare opere
fumptuofo. Efiftono originalmente quelli Brevi nella Cau-
^cellerk Dece navi rale ,
, .

SECONDA. 49

più migliaia alla fua fabbrica? (i) E che cofa di


nuovo fi quando propter fabr 'tcationem
fece poi nel 1466.,
Ù augumentationem diBa Ecclesia convenne che fi ,

rimovellc dal Tuo antico fico qnadam columna vetus


Ù antiqua existens in ipsa Ecclesia ^ e oifognò trovarle
altro luogo? Io vi confefi'o, big. orsini, che non fo
in qual modo combinare tutte quefte fabbriche a tante
riprefe colla ftruttura tanto feniplice , unita, e fimmetrica
dcd grande edificio. Voi coll’ ajuto delle memorie,
che fi avranno anche fu tal propofito nell’ Archivio
della Cattedrale, quando fi profiegua nella lodevole
premura bene ordinarle
di potrefte ineglio di ogni
,

altro venire in chiaro del fatto, lo non per altro


fon venuto a parlarne, fe non perchè nel 1466. a
motivo della fabbrica, che allor fi faceva, ellèndofi
dovuta rimovere, come già vi diceva, dal Aio fito
primiero la mentovata colonna, il Configlio Generale
fi prefe particolar penfiero che quella folle adattata
in altro luogo, e redalfe acconciamente adornata,
attefa una devotiflìma immagine della Madonna , la
quale fu di ella era dipinta (2). E’ molto verifimile,
che una immagine dipinta in una colonna vecchia,
d ed antica,

(1) Ne] T447. dal Configlio Generale furono ftabiliti


varj provedimenti prò acconciminc muraìiarum y conjkuctionc y
reuctatione y fabrica% feu de novo repofitione Ecclefie S. Lauru‘ntii
(
Annal. 1447. A 47* )> ®fi profegui molti anni a fpendsre
per quefta opera {vici» ab Armai. 1449. Annal. 14^0. Cc.
pnjfim') . Monfig Gio. Andrea Baglioni, che fu Vefcovo
di Perugia dal 1435. fino al 1451 1 nell’ Epitaifio pottogU
in quefta medefirna Ghiefa vien chiamato ; Tectn Hurgcnù*
ius àuctOT Laurenti Eccìefiae
(2) Nel di 15. di Dicembre del 1466. i Priori , e Ca«
inerlinghi ec. radunati nel Gonfiglio Generale: habentes no*
titiam qual iter qiaedam columna vetus Ó* antiqua eai/iens in
,

5 ^ LETTERA
ed antica , e tenuta allora in tanta venerazione non fode ,

opera così recente , e che folle almeno contemporanea


alla fabbrica della Chiefa del i 345., fe non era ancora
molto più antica. Ma dove fu poi alluogata dopo 1
*

accennato provedirnento de’ Magiltrai ? Non fi farebbe i

prelb forfè allora l’efpediente d’ incaftrarla in una


delle gran colonne della Chiefa; e non farebbe per
CIÒ ella quella medefima immagine, che poi rifarcita
e ridotta a miglior gufto , e fregiata di nuovi
ornamenti nel 15(55. fi veneta ancora nel noflro
Duomo fiotto il titolo di Madonna delle Grazie? Il
veder ricordata nel Partito del Configlio la fola
figura Vergine, dà motivo a credere, che
della SS.
con non ve ne folle altra: e così appunto la
lei

Vergine folamente e in atto divotilfimo, fi vede


,

anch’ oggi in detto luogo rapprefentata ; ed, efclufa


la moderna riattazione, ralìbmiglia eflà nel fuo fare
ad altra antichiliìma immagine della Vergine, ma
quella pure ritoccata la quale è dipinta nella delira
,

colonna dietro all’ Aitar maggiore della Chiefa dì


S. Angelo in Porta S. Angelo. Io contai congettura,
vorrei cercare di fare onore alla religiofa pietà dei
no Uri

Ecckjìa Catheàrali S. Laurenti i huius Cinìtatit , ubi eft depìncUk


devotidpma figura (y imago gl'jriofiff,mae Virginii Mariae ^
mine propter fabricationem ìy augmentationem d. Eccìefiae jtfi,
remota ab ejus confueto loco , iy in d. Ecckfia in alio loco re»
poni oporteat iyc. idcirco hac re propofita , deliberaverunt iyc.
quod fuperftiteì d. fabricae S. Laurentii habeant , iy haberc
debeant de pecunih iy introitibus dsCommunis Peruf. fior.ì's.
ad rat: 40. boi. prò quol. fior.y quos teneantur eapcndere iy.
cura ejfeau convertere in aptatione , collocatione , iy ornamento
dictae eolumnae t iy figurae CT imagìnu gloriofijfimae AdiìO»
catae nofirae Virginn Mariae y ad gloriam iy honorem
gloriofae (Anaal, 1466. fol, 151. t.)
. .

SECONDA.
noftriMaggiori, col fupporre, che tutti aveflero la
ftefla cura che fi ebbe nel 1466. di ciiftodire
,

gelofamente anche ne’ tempi pofteriori una pittura


veneratillirtia ; e lon contento di foddisfare con cjuefto
mio qualunque fiali penfiero anche alla prefente
univerfal divozione verfola Immagine fopraddetta (i
)
Ma feguitiamo a ricercare qualche altra Memoria
pittorica più ficuramente appartenente al Secolo
di
cui parliamo.
Nel I 578. era finita già di dipingere ne! pubblico
Palazzo nuovo la Sala detta del Configlio, quando
nel dì 13. di Febbraio dell’ anno ftellb fi decretò
di dare ai Pittori un regalo di alcuni fiorini oltre
il prezzo già co medefinii convenuto quando fu loro
allogato quello lavoro (z) Per quanto abbia io ,

ricercato e in quello , e negli Annali antecedenti a


fin di trovare e quando, e a chi folle commelfa
una
tal opera , non mi e riulcito di appagare l,a mia
curiofità; onde anche di quelli Pittori tuttavia rimango
i

all ofcuro ugualmente mi è ignoto qual Sala collor


; e ^
dipingell'ero non trovandoli più un’ ombr^ del loc
,

lavoro. So bensì che nel nollro Palazzo pubblico fu,


ed è ancora una Sala chiamata del Mal Configlio,
per un Configlio veramente non buono che vi (l
,

prefe nel 1 ^ 66 in accordar la pace a quella brigata


,

d Inglefi, comandata da Giovanni Augud, che d e


anni

(i) In quelli ultimi anni, cinque diverfe incilìoni ia


rame fi fon latte di quella miracolofa Immagine dal valente
Sig. Raimondo Fateci Fiorentino llanziato in Pcruaia
(2) Quella ordinazione fi trova concepita in favore dì
que Pittori , qui pinaerunt , ^
fiori avarunt Saìam fupiriortnt
Puìaiii iy refidentiae OD, Priorum , quae appsìlaim Sai»,
Confila, Anna!, 1378. Ibi, 55. t.
,

LETTERA
fiata obbligata a darfi vinta alle
anni avanti «fa
di S. Mariano . Intanto
noftre anni preilb il Callello
quella noftra vittoria, in quanto
io poi qui vi ricordo
dirvi che Perugini vollero che
che mi convien .
i

di eda Ci con lei- vali e


iolenne memoria non loio in
che ordinaron nel luogo ove
una nuova Chieia ,

battaglia, ma eziandio col tar


precifamente feguì la

ftelTo in un borgo del


fatto d’arme
dipingere lo
tìuafi imitar voledero quel che
fopraddetto Caftello ,•

per la famofa Battaglia di Maratona (i),


fi fece in Atene
Roma dopo le loro conquifte
0 quel che praticarono in
Scipioni, e gli Odilj ( Quefta antica 0 -
1 Menali, gli
Manano non rimane veftigio ,
pittura, di cui ora in S.
Celare Cnfpolti (5); ma
fullìfteva ancora a tempi di
penfo doveva edere
anche allora, per quanto io ,

nella Tabella che vi era dipinta,


alTai malandata, se ,

che quelle da lui


non fi potean leggere altre parole
riferite le quali nè fono Inglefi ,
,
com egli congetturava
lingua a noi nota, per
quanto 10
nè di alcuna altra
podb capire . .
pittura, che ancor fi venera in
Di un’antica
Francefco ,
quella de’ FP. Conventuali di
Chicfa
S.

voi nella vollra Giuda ed e quella


parlalle anche ;

nel muro,
Madonna coll’ adorazion de’ Magi dipinta
vede scritto Eruo :

nella quale a caratteri gotici


fi

Inni. Sembra aflai verilimiie,


MCCCLXXXa^. Mense
all’ occafione di quella
che quefta ifcrizione fi riferifca
Perugia (4)»
pedilenza, che allora regnava in
‘ CUI

Corn. Nep. in vita. Miltiai. Cap- 6 .


CO
(2) Nat. Hift. Pih> XXXV, Ca/». 4.
plin,

(2) Perug. Aug. pag. 19?. ,

Peilini Par. 1. pag. 1305. 1315. Tranquilli delle


(4)
peftiisaze pag. 15.
.,

SECONDA. 51

cui parìa ancora il voftro Vafari (i); di modo che


la Epigrafe debba porli in bocca della Madonna
per la cui amorevole intercelììone fu finalmente nel
mefe di Giugno la Città noftra fottratta, e falvata
da quel flagello. A giudizio voftro, fi vede in
quella pittura la maniera di Giotto; e perciò, fe
non è di lui accorderete
medefimo, voi facilmente vi
meco in penfare , eh’ ella polla elfere di qualche
Perugino della fua Scuola Così pure di Pittori .

Perugini, e di quelli, che nel i 366. fi trovan notati


nella Matricola di quello loro Collegio, probabilmente
faranno le pitture della Madonna di S. Fiorenzo ^
che fi crede opera del 1360.; alcune di quelle dell*
antica Confraternita di S. Agollino (2), e della Chiefa
di S. Angelo di P. S. A. : la Madonna con altre
figure , che li venera nella Chiefa di S. Croce di
Porta S. Pietro (3) ; la pittura lulla delira parete
della

(1) Tom. I, pag. 476. Tom. II. pag. 23.


(2) In un lato della Volta di quello antico Oratorio,
ridotto ora ad altro ufo, lì vede rapprefentata la Santilfima
Triade, efprelfa con tre tede fu di un fol bullo, ove fono
tre nali , tre bocche , e quattro occhi in comune ( Guida
pag. 152. ); e un.^ fomigliante Picrura colla data del «407.
lì vede ancora nella Chiefa dello Spedale di San Crifpino
fuori di Porta Soie. Quella eapricciolà , e infoiente manier^f
di rapprefentare un sì ineffabii Mifte^o fu praticata più
volte dagli antichi Pittori ( Jo. Molani de Hifi. S'ì»
Imagtniim ÒT Picturarum Lib. 2. Cap> 4. ) ma fu poi con-
dannata da Urbano Vili, nel 1628. ( Nicol aus in FlofcuUs
©. Imago fium. 7. pag. 244. )

(?) E’ dipinta fui muro, ed è Hata ritoccata. La


Madonna accoglie folto il fuo manto
popolo fupplichevole
il

A delira è S. Balliano , e a finiflra un Angelo che ripone


nel fodero una fpada . Sopra la teda della Vergine è il
54 L E T T E R A
della Chiefa della SS. Trinità faori di P. S. P. fi):
una Tavola nella Sagreftìa della Chiefa di S. Agata
in

Padre Eterno 3 che vibra fulmini. Nel lembo della vede


della Madonna a caratteri Gotici lì leggono quelli vedi :

Con miele chore (JT aulente fervore


Kegìna Celi dei pech^Aore falute
Noi pregiam te che prege che ci aiate
El tuo figliuolo e levace el furoie ^

In una cartella in aria tra la Madonna 3 e S. Sebaftiano


fon verlì 3 co’ quali s’introduce quello Santo a parlar cosi
alla Vergine:
Per quefle piaghe che er ci rude al 'manto
Per lo tuo amore e per lo figliolo tuo
Te priego Madre che lo priege tanto
Cheefjhaudifcha puefti popul fuo .
E io altra cartella pur in alto vicina all’ Angelo > fi fa che
la Vergine gli rifponda :

Mariir heao con hmiilie chore


Se efi andito e pero /àgnolo cruo
Temette Parme iy la crua Jpada»
r Angelo ubbidifee 3 e perciò fopra la fpada è ferino : Fiat»
La lezione qui riferita di tutte quelle Epigrafi fi deve al
prelodato P. Priore G
al affi t e al Ghiariffimo Sig. Abate
Serafino Calìndri noltro Concittadino, alTai cognito ai dotti
non meno per la intelligenza de’ più aftrufi caratteri 3 e per
la ftorica erudizione 3 che per la fua profonda perìzia in
lutto ciò che appartienfi a Ingegner Matematico . Anche
quella pittura fu fatta, a quel che pare, in occafioQ di
Contagio, e forfè per quello del 13 8.
(i) Io alto vi è rapprefentato un Dìo Padre, eh*
tiene in grembo un Crocififlo , a un lato del quale è l’An-
gelo annunciatore 3 e dall’altro la Vergine annunziata.
Sotto a quelle in un altro fpartimento lon le imm giai di
quattro Santi in mezza figura di grandezza naturale. Tra
il primo 3 e il fecondo Ipartimento fi legge a caratteri
gotici quella ifcrizionc : B,oc Opus Eecit Fieri Yen, Vir.
. .

SECONDA. SS

in P. S. S, (i): una di quelle pitture, die fi vedvono


nella volta dell’ antico Armario dei pabblici catafii (a);
ed altre molte, che ora non mi ventrono in memoria,
ìe quali e per le Terre, e per i
la Città, e per
Cafielli del noflro Contado,
trovano fparfe, e fi

delle (juali noi non fappiam altro fe non che efie


fono pitture antichifiìme, e che mai non le ne Teppe
€ non fe ne potrà mai fapere T Autore. Dio fa poi
quante altre ne perirono fiotto l’indificreta mano degli
imbiancatori Voi avrete pianto milJe
! volte fiulle

infelici vittime delia loro barbarie; ed anch’io ho


dovuto

Rormalda- Guidacci G:i idoli de Peruf. Prìor Pi e f. Monaf . . .

Ordini^ Carnaldulenfif D. M. CCCLX^- Di queda • • . •

<]hiefa chiamata Trinità in Fagliela, fabbricata nel rito,


da’ GamaldoJefi , e unita al Monaftero di S. Severo fin dal
1443. cojaiofe notizie li hanno in più luoghi dell’Opera
inligne degli /\nnali Camaldoleli
(1) Qudia è una Tavola piuttofto grande terminata
in punta , dipinta da ambedue le parti fiopra tele
e
ingsflàte rapportate fulla medefima Tavola , a quel modo
che coilumò Margaritone , ed anche altri prima di lui» e
ciré fu poi feguito dA migliori maeitri antichi per afflcurar
le loro pitture dall’ aprirli col tempo e fenderli delle
tavole. In quella pittura, che da ambedue le parti ha il
fondo d’ero, è rapprefentata da un Ino 1< Madonna, e il
Salvatore j e d ill’ altro laro oppofto una Madonna diritta
in piedi, che tiene con ambe le mani il manto aperto,
fotto del quale è del popolo genufleUo. Nel nimbo di
quella Madonna fi legge full’ oro fgraffito a caratteri gotici:
Mater Mnericor . Tanto dall’ una parte, che dall’altra
. .

fono a luogo a luogo dipinti alcuni Angeli con nimbi d*


oro ed alrri ornati Tgraflìti d’oro; e il lavoro dovrebbe elfere
dei primi anni del Secolo XI V.
(2) Si nota appiè di una di quelle pitture, eh’ effj,
fu fitta a tempi di Ser Francefeo Angelucci Notaro principai
deir Armario, il qual rogava verfp il 1387.
LETTERA
dovuto talora raccapricciarmi a tanta indegnità Iti .

un antica Chiefa del noftro Territorio circa quattro


miglia diftanre dalla Città fuori di Porta Sole fon
pochi anni, che tutte le pareti fi vedèvan dipinte
di varj Santi,
e per la maggior parte d’immagini
della SS. Vergine replicate in diverfi tempi a guifa
di altrettanti Voti in diverfe occafioni Si farebbe .

potuta chiamare quella Raccolta uno Studio del


rilorgimento , e de’progrefiì dell’arte in quelle nollre
Contrade . Or volete altro ? Son pochi anni , che
tornato a veder quella Chiefa, la trovai tutta bella
imbiancata, eflendofi fol perdonato alla effigie di un
Santo Vefeovo, che vi tu dipinta nel perchè 1494.
come meno antica parve forfè più villofa; e fi è fin
voluto, che, a forza di bianco, apparifea di geflb
tutto l Altare di marmo di fino intaglio, lavoro del
XIV. Secolo, o in quel torno. E piacefie al Cielo,
che fomiglianti galanterìe non fi praticalTero fe non
fe per le campagne e non avefi’ero luminofi efempj
,

per altre parti Non parlava de’ Contadini il celebre


!

Anton Maria Salvini quando diceva, che facevan malt


tanto gli antichi , quanto quelli di noi., che cuoprono
la naturai bellezza del marmo candido
0 ^ 0 mischio
con oro, 0 checche sia che può dare altrui ragionevol
,

sospetto , che sotto non vi sia legno : E nello stejso errore


sono quelli , che la bella pietra serena impiastricciano
di gesso, 0 di colori, e la sfregiano sfacciatamente
per volerla far parere qualche marmo vario'. Non arrivano
a farla parere quel eh' ella non è e guadano quel che
,

ella e (1).Tanto peggio poi quando fi ardlfce dar


di bianco alle pitture antiche condannando così a un
,

guado

(1) Lettera a Carlo Tommafo Strozzi tra le Profe


Fiorentine Par. IV. Voi. 2. Lctt. 58,
SECONDA. 57

guafto quelle opere , che per la ftefla


irreparabile
^cilità ,
con
poflbno
cuiguaftarfi , meritano più
rifpetto (i). Quante Tavole pregcvolifsime de’ primi
Secoli della Pittura dopo il fuo risorgimento in Italia,
non fi faran date al fuoco, perchè avean pitture
goffifsime, e da far paura a’ bambini, per fervirmi
della frafe del Ch. Sig. PrunettW (a). Il Volgo li

mette a ridere quando vede, che Nos in antiqttis


Tabulis ilio ìpfo borri do ^ obfoletoque tenemur\ (3). Ma
quelle querele contra i maltrattatori delle opere
antiche, Sig. orsini mio, fono Hate fatte da tanti,
c tante volte, e fempre tanto inutilmente, eh’ è
opra perduta il rinnovarle
Avendovi ionella antecedente Lettera
parlato
del Collegio de’ Miniatori , non poflb qui tralafciare di
ricordarvi come anche quelli dovettero aflai fiorire
in Perugia nel Secolo di cui or vi favello
, Eflendomi .

ne’ paflati meli divertito aliai nel veder le Matricole


de’XLlV. Collegj delle Arti della nollra Città, mercè
della gentil compiacenza de’ refpettivi lor Camerlinghi
in foddisfare alla onella mia curiofità ; ho veduto
che quali tutte le dette Matricole hanno nel primo
foglio una Miniatura, in cui fi rapprefenta la Vergine,
e i Santi Protettori della Città; e in molte a piè di
quelle ligure fono anche efprefli in atto fupplichevole
gli Attilli de’ refpettivi Collegj» e nel Catalogo di
elli al principio di ogni Porta nella più parte è
rapprefentato anche il Santo , o l’ emblema della
medefima

(1) Si veda come fra gli altri fortemente fi dolfe di


conlimili ftravaganze il celebre Conte Algirotti nelle due
Lettere fopra la Pittura, fcritte all’infigne Dottor Beccari
( Algarotti
Op. Torn. VI. pag. 5. e pag. 51.
}
C") Pittorico pag. 55.
(3) Cic, de Orai. Lib, III, §. a5«
. ,

5 » LETTERA
inedefima Porta. Tutte quefte Matricole fcritte in
pergamena, e di antico carattere chiamato gotico,
fono o del XIV. Secolo, o del feguente, a riferva
di tre, o quattro, che fono del Secolo XIII. e tutte
;

le lor Miniature di ftile, e di difegno aflai varie,


fnolirano qual piu , e qual meno la perizia dei loro
Autori corrifpondente a quella età, in cui furon
^
,
fatte E però un peccato che a ninna di efle fi trovi
,

apporto il nome del Miniatore, falvoche in quella


premeflà alla Matricola del NobiI Collegio del Cambio,
fatta nell anno 1377*1 ove Autore in mezzo a varj 1

ornati dipinle
fc rteflb con cappuccio turchino, e
verte rofl'a e con un comparto in mano; efprimendovi
,

ancora a foddisfazione dei portieri il proprio nome


così i Io Mateo di Ser Cambio Orfo'. che qui col sesto in
Ttìano me fegurai
Quisto libro scrisse dipinje miniai & :

E veramente fi trova defcritto nella Matricola


cortui
del Collegio degli Orefici per Porta Sole col nome ,

di Matheolus^ Ser Cambii (i) e dal fopraddetto fuo lavoro


fi vede, eh egli era Orafo, e Calligrafo, e Miniatore ,

e, fe piace a Dio, anche Poeta, Della fua particolare


abilità pel miniare ficuramente Ei ci lafciò un bel

monumento

(i) Màtrk, Coll. Aurìf fot. 4t. Quefto Mattiolo di


Ser Cambio dopo edere flato allibrato per Porta S. Atigel©
e Parrochia S. Fortunato fino al 1 68, , in quefl’anno
tral^rtò il fuo Gatafto in Porta Sole, e nella Parrochia
di S. Maria Nova, nella quali abitava fin da qualche tempo ,
e da quefla nel i;8j. pafsò neda Cura di S- Severo . Sempre
nel fuo Catafto li vede chiamato Maiheolm Ser Carnhii
Bettoli i e fi trova che viveva anche fui fin d’Agofto dei
1591. {E'ìi Lìh» Arm. Catajì. vet. fign. mm. ^o. P. S. Par.
S. Severi fot, XKVIII.) Della Famiglia Bettoli fi hanno
diverfe memorie ^ e il fuo Stemma era una Serpe verde
jfbrmontata da una fteJia d’oro in campo d’argento.
,

SECONDA. 5$

monumento in fua fatica lodata


quefta aflaì dagl’
iniendenti ,
quale vediamo ch’Ei feguì Tefcmpio
nella
dei Francia, col chiamarfi Orefice nelle opere di
" Pittura (i): E chi fa che non avefl'e poi il capriccio d*
intitolarfi Pittore in quelle di Orefice, come folca
fare quel Pier Gaja Veneziano, di cui voi avrete
ammirato in cotefta Chiefa di S. Francefco il bel
pergamo fatto sul Tuo difegno? (2). Le pitture poi,
che fi oflervano e nelle altre Matricole fapraccennate
e in tanti Libri Corali delle noftre Chiefe, mafllme
in quelle di S. Pietro, e di S. Agoftino, e ne’ Libri
de’Catafti vecchi, e in alcuni di quelli delle Priorali
lliformagioni, e in molti antichi Codici delle noftre
Biblioteche, ci dan tutta la ragion di credere, che
anche in quefta parte la Pittura fra noi fi coltivafle
con qualche riufcita, e che ficcome ne’ due ultimi
Secoli un Pietro di Cefario{'^), e un Cefare Pollini (4) in
quefta parte fi rendettero infigni ; così nei Secoli
antecedenti altri Soggettifi efercitaflero in efla con
molto onore*
Delle opere di Architettura, e di Scultura, che
nel XI V. Secolo forfer fra noi, non ho penfier di
parlarvi non efiendo effe qui necefiarie al mio
,

propofito. La fabbrica della gran Chiefa Cattedrale


con ardimento innalzata fui difegno del noftro
felice
Fra Bevignate^ e il magnifico Palazzo Priorale in
gran parte fatto a quelli medefimi tempi , colla gran
Porta

(1) Vafari Tom. II. pag. 5:07. 508. io not.


( 2)Lazzari Afcoli in Profpettiva Gap. X. pag. 6 '^.
(3) PafcoH Vite dei Pittori Perugini pag. i3<^, Vafari
Tom. I. pag. 459.
(4} Pafcoli Op. cit. pag. 167.
. ,

L E T T E R A.
Porta di pietre egregiamente intagliate, (i) fon
due
opere, che badano efle fole a moftrare, che
anche
qaede arti fra noi allora norivano con molta gloria.
La Fortezza di Porta Sole edificata nel 137°. fui
difegQo

i

(ìj Per la. mancanza de pubblici Annali» avvertita


altra volta , non (ì fa precifamente con qual ordine fi
avanzafie quefto grandiofo edificio, e ibi difegno
di quale
Architetto fi fabbricafie . Veramente fAleffi ne attribuì
P onore al noWxo Filippo Gelomìa, il quale, a detta di lui,
praeexcelji ingenii fui acumine mirae ftructurae
fahicas non
fohm in Patria Ó* 't'mbria feci omnibus Italia:
, provinciis
tanta perii ìjjìmi dnhitecti laude archile et am e
ad erigen. (l ^ ut
dum , fÌYuendumjue Perufini Magijìratus Palatium anno i ?46.
eideni demandata fuerit ai chitectaiidi provincia
j guod cum miro
artis fuae portento potìus quam ofleuto diligcntijfme
peregi/fet ^
perpetuum glorine fuae imnumentum ereieit '( Aleifi Eloo'.
Civium Peruf. MSS. pag. ir8o. . Noi però non Tappiamo
)
quali altre fabbriche in Italia architettaife quedo
Gelomìa .
Per quella del noltro Palazzo il Peliini ancora
( Par. I,
pag. 5 ^ 9 ») dille, che ne ebbero il carico prima di tutti
Gelomea y e un certo Cola di Pietro de Buondì c dopo quelli
Pietro di Guglielmo de’’ Uongulielnii h'orfe nelle antiche Scritture
vedute dal Pellini , a tutti quefti non fi dava altro titolo,
che quello di Sopraftant' , e provveditori dell’ Opera di
queda fabbrica Già altrove tra noi vedemmo con quello
.

folo titolonominato il nollro Architetto Era Benignate A •

quello conto, due altri Architetti Perugini faranno fiati


ancora i fopraddetti Cola di Pietro , e Pietvo Bongulìclwì .

Del primo non ho alcuna notizia. Delquale fecondo, il

fu della riguardevole, e njoito antica famiglia Bonguglielmi


parla altrove più difiintamente il Pellini Par. I. pag. 1004.
( )
ove narra come nel morì nonagenario in Affili, e ne
riferifee la Fcrizione , che a caratteri Gotici ancora fi legge

nell’ Arca poftagli fuori di quella Chiefa di S. t^rancefeo.


Nè da quello Epitaffio però, nè da altro monumento illorico
fi ril«va U fua perizia ^trehitettoaica . Ecco però una
SECONDA. <k

dife^rno di Matteo Gattaponi di Gubbio (i) , fa


demolita sì predo che ora non pofliamo averne altra
,

adai grandiofa che nel defcnverla


idea fuori di quella
,

nodri Storici (2). Adai breve


ce ne lafciarono
i

Sepolcro di marmo molto vago,


durata ebbe ancora il ^

nel nodro Duomo a Leggieri


d
ed onorato podo
nella nodra Citta,
Andriotto, Uomo d’ alto affare

morto nel 13^2. (3)*


come per un parergo ,
cU
Avrei defiderato,
di quel Griffo, e
potervi dir qualche cofa

lìcura di due o pur, fe ^osiàiv il


Soprajìantt,
memoria
Architettiu»a parte almeno del pubblico
di
vogliamo.
dagli antecedenti In un
Palazzo nel iU 7 * diverfi adatto
.

Palazzo corrifpondente al Cortile delle


antico muro di elTo
trovata in Lapida a
Carceri, nel Dicembre del 1785..
Ifcriziooe copiata allora dall
caratteri Gotici la feguente
,

P. Prior GaLfi, e a me
gentilmente comu-
accuratiffimo
nicata: ^ —
SE FRACISCO DE
MCCCXLVII. AL TEPO DE SOPRASTATE
. .

SPINVCCIO . E PELLlNO . DE . MARINO.


Architetto darà copiofe notizie nel
CO Di quedo ci
Kangmafa .
fuo GuUio illu/lratoV etadìtiiììmoSig. Sel^e/ltano
degnato .di farmi Capere , che col difegno , e
Intanto fi è egli

colla direzione del Gattaponi furono condotte la fabbriche


più ragauardevoli, che nel Secolo XiV fi fecero nella
fono Palazzo del Comune, e
illudre (ua Patria, lìccome
il

tra quali ergeiì ancora la mirabile Piazz


quello dei Giudici ,

oenfile , il srau ferbatojo d’


acqua detto il Bottaccione , l
Lquedotto ec. emi ha inoltre foggia nto , che di lui parlano
quel celebre Archivio del
diverfe pergameue confervate in

J249. del 1363., e del 1368.


iiii.Crirpol. Perug. Aug. pag. 21.
(2) Pellini par. 1 pag. .

Matt. Villani Stor,


(0 Pellini Par. I. pag. 99 S*
Fioreni. Lib. XI. Cap. 5 *
.

t È T T E R A

Leone di bronzo, i quali fu due gran menfole ftaa '

collocati fopra la Porta del Palazzo pubblico, che j

coriifponae nella Piazza del Duomo ma non mi è


;

riufcito finora di trovarne alcuna memoria , nè ho


potuto accertarmi ancora s’ efsi abbiano in fe qualche
ifcrizione. Il Crifpolti li fatti da dotta mano (.)
ed anche voi dite. han bella forma (i) Potrebbe'
q\ì
crederfi che quelli
, ancora foflèr lavoro del
Secolo
Xiy.attefi que’ ferramenti, che pendono
dalle branche
de due mentovati Animali , i quali
ferramenti fi
pretende , che fieno gloriofi trofei
riportati dai
Perugini (5), e qui collocati come altrettante
onorate
fpoglie de loro nemici Voi fapete quanta galloria
.
fi
facefle a quei tempi per così fatte
prede ; e fanete
^
quante belle cofe ha fatto dire
Ufi infelice e vii Secchia di legno
y
Che toljeyo ai Petroni i Gemignani ^
Non

(0 Perug. Aug. pag. 27,


(3) Guida pag. 265.
(3) Il Griffone è Arme di Perugia, e II Leone è Infecrna
della Parte Guelfa , a cui aderì grandemente
il Popolo
Perugino . ferramenti accennati fi vuole che fieno
I
alcuni
delle Porte di Siena, e alcuni delle Porte
di Affili; e fi
dice, che le catene folTero prefe a Siena nel
1^58. In occafion
delle guerre tra quella Città , e Perugia
( Crifpolti . cit. 1

Alcffi Elog. Giv. Peruf. Cent. U. pag.


56. Pellini Par. I
pag. 980.; Matteo Villani Op. cit. Lib. Vili.
Gap. 48.)
e che le altre Catene, Chiavi, e ferrami
fieno d'Alfifi,
tolti a quella Citta nella guerra , che avemmo con efla.
nel 1321. (Pellini 1 cit. & pag. .
458. ). Nell’ Annale del
1322. fimo il di 20. di x^prile trovo fatto dal nodro
Ma-
giftrato un pagamento a certo Beo Spada,
qmdicitur recoHegiJJe
de fuo catenam Portarum Ctvitatis
AJJìfti delatam ad Cmtatem
con patto, che confegnafle quefta catena al
noftro
Malfarò ( Anna!. 1322» fol, 8i.)
Non farebbe perciò meraviglia, che i noftri Maggiori
fi compiacefl'erodi far vedere anch* efli nella lor
Piazza
Eletta trasformata in un Catorcio.

Non iì saranno eglino però mai compiacuti tanto pc8


quello, quanto godo io di potermi ripetere

Vollro ^c.
.

^4

FLETTERÀ IO*
Sopra diverse Memorie Pittoriche Perugine
del Secolo xv.

Se a differenza di qualche altra Città (i), Perugia


più liberalmente trattando co’ Pittori foreftieri (2),
ebbe anche nel Secolo XIV. alcun di quefti a efercitar
in effd il fuo medierò; molti più ne troviam noi
qui impiegati nel Secolo fufTeguente , di cui ora
imprendo a parlarvi Per non ripeter quello che già
.

voi fapete dal Vafari, e dal Morelli, di molti efteri


Pittori, che qui a tal tempo lì trattennero, e vi
lardarono varie loro opere; di alcuni folamente vo
farvi menzione, de’ quali abbiam pure qualche pittura,
fenza che nè il Vafari , nè altri il fieno degnati di
ricordarla
Vi rammenterete molto bene , Signor orsini
riveritillìmo che Taddeo Bartoli celebre Pittor Sanefe
,

molto dipinfe in Perugia circa il 1397. (3), e che


di qui non partì fe non dopo che il rinomato Biorde
Michelotti ,
per opera del più nero tradimento,

Non so se vinto , 0 vincitor morìa ,

Di

(1) Si veda il Ch. P. Maefiro della Valle nelle fuc


Lettere Sanefi Tom 1 . pag. 146. in Nota.
(2) Nella Matricola del Collegio de’ noftri Pittori del
2366. non lì trova ftabilita alcuna legge fui tributo (da
noi chiamato Doana) da pagarli ai detto Collegio da
Pittori foreftieri: e folamente del 1522. fu prefo su quello
punto un diferetiffimo provvedimento ( ev: Matricul* i.
Colli g. fol. 20. )

(3) Vafari Tom. I. pag. 516. della Vaile Op.cit.Tom.


II, pag, 185. 188.
TERZA.
Di Domenico Berteli nipote, e fcolare dd mentovato
TaddeOy tanto il Vafari (i), quanto il Baldinucci (2)
parlan pure con molta lode ; ma ne rammentano folo
qualche opera da lui fatta in Siena, e in Firenze.
Io però voglio dirvi che ficcome refta ancora a noi
,

qualche opera dello Zio (3), così polfiamo vantarci


di aver ancor del Nipote un infigne lavoro in un»
gran Tavola beniffimo confervata, che fi cuftodifee
nel Coro di quello rifpettabiliffimo Monailero di
S. Giuliana Efla è fcomparcita in cinque quadri
. -

terminati in altrettante punte tutto con fondo dorato.


j

Nel quadro di mezzo è la Madonna, e negli altri


partimenti quattro altre figure , cioè S Giovanni
Bdttifta, S. Benedetto, S. Giuliana, e S. Bernardo.
Ne’ cinque frontefpizj ad angoli acuti fopra a quelle
figure fono altre cinque figure piccole rapprefentanti
in quello di mezzo Gesù Grillo , e negli altri » 1

Vergine Annunziata, l’Angelo Gabbriclle, S. Pietro»


e S Paolo Nella Predella poi divifa pure in cinque
.

fpartimenti fono efprelfi diverfi fatti di S. Giovanni


Battilla. Sotto alla Madonna fi vede una fafeia, ia
cui a caratteri gotici dominio vs bartoh
Ha fcritto:
de senis me pinxit: hoc
e nella fottopolla cornice:
OPVS FECIT FIERI DOMINA ANTONIA FILIA FRANCISCl
DE DOMO BVCHOLIS ABBATI6SA ISTIV» MONASTERI INN
0 ANNO

(1) 1. cit. p*g. 517.


(2)
Tom. IH. pag. ig4.
(5) Guida al Forell. pag. 3, Dcfcriz. della Chiefa df
S. Francefeo pag. j2. ove però f» dice male, che quefte
pitture in S. Francefeo fatte da Taddeo nel 1404.» si 1 »
dipinfe /etto gli aufptcj di Biordo MuhtUni j giacché quelli
era morto fei anni prim».
,

66 LETTERA
ANNO D. M. ceco. XXXVIII. DE MENSfS MAI (l).Io
non f^prei fpecifìcarvi ogni
fua parte il merito
in
di queft’ opera: Ma
pur credo di non errare, fe di
efl’a dico ciò che difle il Baldinucci di qualche altra
pittura ch’egli riporta di quello medefimo Autore,
cioè ch’elTa è condotta con tanta diligenza , e nobiltà ,
,

e di tanto buon gufto, che ben fa conoscere questo


artefice al suo tempo aver migliorata la maniera di
Giotto, Di un altro Pittor Sanefe , che fra noi pur
fece in quello Secolo un’altra bell’ opera, e di cui
non fa motto nè il Vafari , nè il Baldinucci, avrò
occafione di parlarvi fra poco .
Intanto però, fenza dire di altri Pittori foreftieri
.

de’ quali mi cadrà forfè in acconcio di far menzione


altrove, io qui non polTo lafciare di ricordarvi un
altro Tofeano, di cui è in Perugia una bella Tavola,
feonofeiuta al Vafari, al Baldinucci, al Boro-hini
che pur di lui parlano con molta lode riportando ,

le opere ch’egli fece per altre Città. Egli è quelli


Benozzo Gozzoli Fiorentino, fcolare di Fra Giovanni
da Fiefole Domenicano, detto l’Angelico-, e l’opera
che noi ne abbiamo, oltre alFelìer bella, e ben
confervatà, è anche rifpettabile per il luogo, per
cui egli la fece, eh’ è il nollro Collegio Gerolimiano
detto

(i) La Famìglia Boccoli , di cui era quella Abbadelìà ,


fu in Perugia aliai ragguardevole, e nelle fazioni de’Nobili
e Popolari molto lì diitinlefrà i pruni (Pellini Par. 1 pag. .

997. 998. 1001. ec. ). Quell’ Antonio Abate del nollro Mo-
naftero di S. Pietro , che poi fu Vefeovo di Ghiugi verlb
il 1410. ( Z)ghelìt iti Eptf. Clufin. n. ja. Op. Tem. 111 . col,
643. ) era delia Famiglia Boccoli ( e.V Annal.
1410. Xvir.
fol.79. i. ]) : e di quella pur furono i due Medici Egidio, f
BaldalTarre , de’ quali parian con tanta lode il Pellini 9
F AJeiiij 1

Oldoioo ec.
TERZA. «7

detto della Sapienza Nuova. Rapprefentò Benozzo in


quella Tavola la Madonna fedente col Bambino in
braccio; alla delira di lei S. Giovanni, e S. Pietro,
e alla finillra S. Girolamo e S. Paolo
,
Ne’ due .

pilallri laterali, e nella predella dipinfe altri Santi


in mezze figure, c nella bafe di quelli pilallri lo
flemma del fondator del Collegio, Monfig. Benedetto
Guidalotti . Sopra il capo de’ quattro Santi fopraddetti
fui fondo d’ oro fi legge: opvs benotii de florentia
MCCCCLVI.
Anche di un altro fcolarc dell’ Angelico , cioè
di Cantile di Fabriano doveva elìere in Perugia una
Tavola molto bella, ch’ egli dipinfe in S. Domenico,
al riferirdel Vafari (i), e del Borghini (2). Niuno
però de’ nollri Scrittori Pittorici fa di elTa menzione,
Ma ficcome Gentile aveva una maniera di dipingere
molto limile a quella del Maellro (5); »on farebbe
flrano, che folle fua quella bella Tavola, che li
attribuifce all’ Angelico (4), collocata ultimamente
nel Capitolo, c fiata prima nella Sagreftìa di quella
Convento di San Domenico Compagno di quelle»
.

Gentil da Fabbriano forfè fu quel Giovanni Boccate


da Camerino, di cui fi ha una Tavola a voi ben
nota nella Confraternita di S. Domenico, alla quale
egli ftelTo appofe a chiare note il cniUefitno 1447**
e il

(i) Tom. II. pag.


310.
(a) Ripofo Tom. pag. III.
II.

(5) Vafari1 cit. pag. 224. e 308. not. 1.


.

(4) V^afarl Tom. II. pag. 226. n. i.


Guida pag. 67.
Refta Indice del Paroafo de’ Pittori 0. II, Morelli Pitt, di
Perugia pag. 65,
$8 L E T T E R A

e il proprio nome : opvs iohis bochatis de CHAMERENé


F. Di quello Pittore non parla nè il Vafari nè
(i). ,

r Abecedario Pittorico, nè altro Scrittore da me


veduto e ninna ;memoria fe ne ha neppure in -

Camerino, ove ne ho fatto far ricerca. Quell’opera


fua mollra però anche a giudizio vollro, ch’egli era
,

aliaibravo nel fuo meftiere (z).


Ma è tempo ora mai ch’io vi dica qualche cofa
di que’ Pittori, che furon nollri Compatriotti Io non .

voglio già fchierarvi qui innanzi i nomi di tutti coloro,


che nel corfo del X\^ Secolo avrete voi pur veduto
eflère flati aferitti al nollro Collegio de’ Pittori ;
giacché, quando anche tutti foflèro dati veramente
addetti all’ efercizio dell’ Arte ( del che dopo il
;i4i 6. fi potria dubitare, per le innovazioni fatte da
Braccio (3), colle quali l’antico lodcvol fillema di
ogni Collegio rimafe fuor di modo alterato ): nop
potrei

(1) Nel Libro dell’ Archivio di detta Confraternita


regnato fuori 1446., e che contiene Ventrata e ufetta al
tempo de Benedetto di Pietro de Ser Cino ^ e Alberto de Ser
Liica Priore de àefciplunate de la detta Fraternità, a carte
12. t. lì trova notato E
piit per una tavola da altare pen-
;

ta la quale aveva fata fare Mejer Angniolo t no la volfe com*


parammo noie da Mafro Giovangnìe da Camerino
, fior» 250*
(2) Guida pag. 70. 71-
(3) fu» che per dar luogo a’ Nobili nelle Magt-
ftrature , léguendo il provvedimento prefo anche in Firenze
( V'^archi Stor. Fioreat. Lib. III. pag. 67. ), fece che quelli
follerò aggregati chi in uno , e chi in altro Collegio delle
Arri . Quindi è che pel cor(ò di molti anni divertì foggettì
delle niidre più cofpicue , e antiche Famiglie fi vedono
regiftrati ne’Cataloghi de’ Gollegiati di diverfe Arti, fenzà
che perciò le eferciiaflero : e di quelli Soggetti alcuni fe ne
vedono ferirti eziandio nella Matricola del Collegio dei
Pittori, o perchè eobero per quella bella, e nobil Arte
. è,

TERZA.
potici poi di molti accennarvi altro
appunto che il
nome. Mi reftringerò io dunque a riferirvi unicamente
qualche notizia di alcuni , de’ quali anche per altra
parte fappiamo che furon Pittori i prima dirò di alcuno
quale per l’età in cui fiorì, fi dee credere , che in
qualche modo appartenefle ancora all’ antecedente
Secolo . . , .

Di quefto numero dovette eflere quell Angelino


di Andruccio Perugino, che viveva nel 1402., che
fi trova regiftrato
per primo nel fecondo Ruolo della
Matricola de’ Pittori per Porta S. Safanna, e che come
Pittore è altresì nominato nel pubblico Annale (i).
All’ età medefima appartenne ancora quel malaugurato
Pittore ,
che fi chiamò Crijlofano di Antonio della
fiiddetta Porta, il quale per ellerfi involto con Gio.
Anf^elo Sciriuna congiura centra la Città
in fa ,

infiem con quefto decapitato nell’ Ottobre dell’anno


fuddetto, avendo il Magiftrato a tal effètto concedute
tutte le neceflàrie facoltà al Luogotenente Ducale (2).
Nel 140S. viveva ancora Matteo di Benedettolo eh’ y

rammentato come Pittore in un Libro diMontemorcino,


e che avrete veduto deferitto nella Matricola per
Porta S. Pietro, dopo Niccolò Albonetti di Cortona (3).

Un Nitcola Petrucci originario di Orvieto aveva per


pià

gradirono di ftarfi in
ana fpeciale affezione} o perchè
compagnia di que’ Proferori chs ,
fitrovavano già ad effe
aggregati
(1) Annal. i402.\ f«
(a) Annal. 1402. f. Pellini Par.IL pag. 152.
che nel noftro Collegio de’ Pittori ff
(3) E’ notabile
vedono non tanto di rado ammeffì de foreltieri dopo eh ,

noftra Cittadinanza Oltre quefto


effi avevano ottenuto la

Cortonefe > dì cui non ho veruna notizia , altri dovrò rf-


aordatn# in appreiTo ; £ quà dirò folo» che nel t^So, vi
70 lettera
più dì venti anni cfetcitata la Pittura in Perugia,
quando nel 1408. vi fece il fuo Catafto ; e il figlio
Policreto, che
noi profellava Tarte medefima
fra
f lo
rinnovò nel 1417. (1). Era però morto quello Pohcreto
nel 1448. quando Madonna Niccola figlia di
Pietro
Paglioni come Moglie, ed erede di eflb Policreto fece
quietanza al Monallero di
Lucia di Fuìigno di tutto
S.
ciò che potea da quello pretendere in confeguenza di una
lite, che fi era agitata dal Collegio de* Pittori
centra
il detto Monallero, il quale agiva
a nome di Elena
crede di Francefeo Coppoli e Suora Profefia del,

Monallero medefimo (2). Così pure un certo Gillo,


o fia Egidio di Qmjrto, dopo aver per 20. anni
abitato

trovo ammelso per Porta S. Pietro un certo Frattcaco Barche


di Anverla il qualemor'i nel 1590* Avea collui per
moglie
una certa Pantafilea , e polìedeva una Vigna nelle petti*
iienze di S. Giorgio fuori di Porta Sole
(Carta antica num.
512.). Ne rnen di quello io fo che parlino gli Scrittori
^
Pittorici .

(1)Lib. Cataft. <vet. «. 10. fh è Porta Solis Par. S.


Severi foh
189. èT n. «r. par. S. Donati fol 141,
(2) Epe puh. In/lrum. Rogit. Retri Ser Laurmii fuh die
21. Mali \ù.àp,. Protocol, parv.
fol. t. 3t. Quella Elena
fu figlia dell’ illuftre
Giurcconfulto Francefeo Coppoli ,
fiato Pretore in diverfe cofpicae Città d’Italia, e due
volte Senator di Roma, e morto in Perugia,
nel 1441.
( Pellini^ Par, II. pag. 388. 474* )> n®l quale anno mori
ancora il mo fratello Ivo altro celebre Giurcconfulto
, Pro-
reflor di Legge nella Sapienza di Roma, ed Avvocato
Conciftoriale . Dopo aver Elena veftito l’abito
di Clarifla
nel Monafiero di S Lucia di Fuligno col
nome di Cecilia ,
e dopo aver nella fua Religione foftenuto per
58. anni
molte onorevoli incombenze , e aver riformato
ancora il
noftro Monafiero di Monteluci, morì in Fuligno gran
in
concetto di Santità nel 1500., ed ha titolo
il di Beata.
TERZA. 71

abitato in Perugia efercicando


trovo che
la pittura,
e qui Cittadinanza
«el 1421. ottenne la noftra ,

viveva ancora nel 1437* (^)' Lafcio di nominarvene


altri fu quello andare, per
non annojarvi; e folamente
accennarvi quelli acciò le mai v’imbattelle
ho voluto ,

a veder Pitture, alle quali fofle appello alcuno di


quelli nomi ,
Tappiate ,
che elle fono Opere di ncllri
Concittadini. ^ . s j 1
Scendendo intanto più d appreflo all età del
offre per dimollrarvi
Bofifigli, largo campo mi fi

che altri aveva anche allora Perugia, del


Pittori
magillero de’ quali ei potè prevalerli ,
provandovi
con qualche lor Opera , eh’ eglino erano veramente
addetti all’efercizio dell’Arte, e che avean fra noi

qualche credito. Fra gli altri molti, che fon regillrati

nella Matricola , io principalmente vi rammenterò


Angelo, e Battifla di Maeftro Baldajfarre Mattioli.
Quello Baldajfarre loro Padre era anch’egli aferitto
al Collegio de’ Pittori} c vado
penfando eh’ elfi foffero
fratelli del celebre Medico Mattiolo di Maellro
Baldajfarre Mattioli , il qual Medico Mattiolo fii
Profeffore in Bologna, e poi in Padova, di dove nel
1465. tornato in Perugia, collituì fuoi Procuratori
per certe liti i fuddetti Pittori (2) Il primo di
quelli,

Parlan di lei varj Scrittori dell’ Ordine Francefeano, il

Jacobilli nelle Vite de’ Santi dell’ Umbria Tom. 1. pag.

12, e feg* e > noftri Storici Grifpolti , Aleffi, Bottonio ec.


>

hib. 20. Catajl. Vet. prò Porta S. Ang. par, S,


(0
Mariae de Viridar, fol. 12.
(2) Da carta antica
predo di me, fegn. n. 2. Qiaefto
Atto legale 5 fece nella Cafa diquefti due fratelli Pittori,
la qual^era in P. S. P. fotte lo Spedale verfo la Porta
Berlrda ( Annal. 14S1. f- 40- ) » trovandofi in effa allora
anche Matiiolo il Medico, il quale fece la menzionata
7» lettera
quefti, c\oi Angli, fa aferitto , al Collegio per Fort*
S Pietro nel 1442.; nel 1445. dipinfe i Drappelloni
o fieno Stendardi, che furon fatti
dalla Città per
la venuta del nuovo Legato Cardinale
Domenico
Capranica (i), e nell anno medefimo
dininfe ancora
per cento fiorini una Tavola per 1’
Altare della
Cappella degli Oltramontani Ifabilita
quattro anni
avanti ne la Chiefa di S. Maria
de’ Servi in Porta
Borgna (2). Venti anni dopò, unitamente
con Benedetta
Bonpglt^ per commifiìone avutane dal
Magi firato
efamino la facciata della Chiefa di
S. Bernardino, e
riferì eh era fiata ben efeguita
da Agofthi Fiorentino^
iecondo \ patti fiabiliti con quefio
fin dal 1456. (0.
Nel 14(57. quefio fteflb Angelo fu
impiegato a regolare
la doratura della Statua di
Paolo IL (4), che fi era
a ora gettata, e della
quale dovrò pur parlarvi in
altra

Procura tanto a nome fuo proprio


,
quanto di Lucia Bo.
ghoni fua moglie limafta in Padova
, la qual Lucia fu
forfè 6gha o forella del
Medico Giovanni BogJioni da Fano
.
auch’eflb letto io Bologna
(
Ai-^V Dottori
/ Alidofi
Forettieri di Teologia ec. paa- z<. ) Lm .
notizia della profeffione efercitata dal Padre dei noftro
Medico Mattioio , che probabilmente fu la Pittura
: la no-
tizia di queftì fuoi due fratelli , che falle pedate del
padre
furono anch elfi pittori: e finalmente la notizia
gli»
della Mo-
delmedefimo Mattioio, fervir potrebbero
ànch’ effe al
accrefeere le memorie, che intorno
a quefio infigne Pro-
ferore di Medicina fon riferite da tanti iJluftrì Scrittori e
,
a le quali tante altre aggiungere
io ne potrei , che ad eflì
rurono fconofciute.
(r) Aunal. 1445. fol. 94. t.

(2) Da un libro in 4. MS. di varj ricordi di detta


Cappella a car. 64.
(3) Annal. 146^. fub die ii. Febr. fol. io.
(4) Annal. 1407. foi. 139. t.
TERZA. 75

altra occafione; e trovo che ancor viveva nell anno


1481. (i) Del fecondo poi, cioè di Battifta y io
.

confervo un biglietto originale ma fenza data ,


,

diretto a un certo Meflèr Domenico fuo Compare,


nel quale parla di un Crocififlb , che dovea dipingere
nella Chiefa di S. Angelo di Cafaglia (2).
Circa i medefimi tempi fiorì ancora I^tccolo del^
Priore. Il fuo padre, chiamato Giovanni era anch
cfl'o Pittore, come s’intitola nel fuo Catafto (3). Il

figlio poi, che lo rinnovò nel 1473* (4)» viveva


ancora nel 1498., in cui difdilfe a Frati di S. Maria
de’ Servi il fitto di una bottega con due porte fotto
la cafa di Ugolino Oraziani, ove egli avea fin
allora

efercitata la fua Profeflione (5); e circa quello ftefib


tempo fa eletto dal nollro Potellà per Giudice
compromiflario in una caufa che la Comunità di
,

Deruta

pubblico
(t) Lo ricavo da una polizza per mano di
Notare . colla quale in detto anno , fotto il dì 3 di
Maggio
diede a lavoreccio tutti i terreni eh’ ei poflèdeva
pertinenze di Montelabate, e di Morlefchio (
in vet. Regtft. Notar. )
(2) Carta antica num. ^5.
(3) Lih. 7 Por, S. Petri Par. S. Savini foì, 133.
(4) Cataft. Lib. 4. Par. S, Petri foì. 67.
(5) Carta antica prelfo di me rum. 281. Nelle Vite
de’ Pittori fpeflb lì trova , eh’ elfi teoean botteghe per eter-
citar l’Arte loro, come oggi fanno ne’ loro AUeìicrt y o
Studi domeftici . Piu anticamente effe fi chiamaron Perguìae ,
e Officinae j e per riguardo a ciò , davano a miglior condi-
zion degìi altri i Pittori dell’ Affrica, i quali erano efenti
dal pagarne la pigione , per privilegio accordato loro dall’
Imperadore Valentiniano ( Cod Tbeodof. Lib. XIII- Tit,
IV- Leg. 4. ). Ma quello 'omufte pnmt % fnw-
( Amm, MareeìUn. Lib, 30. Cap. 39. )
y , ,

74 LETTERA
feruta avea con un abitante di quella Terra circa
una Cafa porta nella medefima (i).
Un Giovanni di Tomaffo Angeli y che voi avrete
veduto tra Pittori Collegiati di Porta Sole , era
anch’ erto del meftiere , e a lui fra le altre cofe
fiiron date a dipingere le Armi del Poteftà Gabrielle
di Urbino, nel 1471. mentre nella Camera di
Udienza dello fteflb Potertà dipingeva un Sami di
Marino che non trovo tra Collegiati. Anche quell’
Assalonne di Ottaviano che come Pittore entrò in
Collegio nel 147^. per Porta S. Pietro, ho io trovato
che efercitava l’arte fua pur anco nel 1497. (3).
Ma chi vorrebbe mai dar conto di tutti quei
Perugini , i quali efercitavano la pittura in quarti
tempi, e tanto più di quelli, de’ quali affatto trionfò
l’ineforabil doto
Che spense i Corpi y e di poi Opre loro'? (4)

Non è però
del tutto improbabile, che fien lavoro
di' quei,che vi ho nominati molte di quelle Pitture ,

anonime , che fra noi fi veggono ancora colla data


del XV. Secolo , alcune delle quali non fembran poi
tanto cattive per quell’età da non meritar neppure
d’effer guardate. Le pitture della parete finiftra della
Chiefa dello Spedale di S. Crifpino altra volta da
me nominata, colla data del 1407.: il S. Crirtofano,
eh’ è nella fala, o fia nell’armario antico de’ pubblici
Catarti

(1) Carta antica preffo di me num. 462.


(2) Bracef. fub 147$. d. 20. Decembr. in Regìftr> veU
Notar.
(3) Proceir. fuh d. 20. Decemb. 1497. in Reg, vei.NoU
(4) Aiiofto Fur. Cr,n. 33. Su i.
, .

TERZA. 75

Catafti dipinto circa il 1430. (1) ; una Madonna


con altre agure nella Sagreftìa di S. Angelo di P.
S. A. a piè della quale fi legge: Fecit fieri Antonim
Erculant Anno Domìni M> IIII. XXI.' il Crocifiifo
con varie figure dipinto a frefco nella Confraternita
della Confolazione di P. S. A.: quella Madonna col
Grillo morto fuìle ginocchia e apprcflb S. Girolamo »
e S. Leonardo, che Ha nella Chiefa di S. Coftanzo
c fotto cui è notato l’anno 1474. ; le pitture della
parete finillra della Chiefa della Trinità fuori di
P. S. ove è fegnato l’anno 1482.: la Madonna
P.
di Caftel Rigone anteriore di molto all’anno 1494.
quella Nunziata in tela che Ha nell’ Altare a cornu
,

Evangelii della Tribuna di S. Maria Nuova, e che


porta efprelìà la data del 1466. (2), e cento altre
pitture d’ignota mano, che ora a me non fovvengono,
o delle quali non fui mai informato, pertinenti al
Secolo

(0 Vi è appiè notato eh’ elTo fu fatto a tempo dì Set


Francefeo di Niccolò di Domenico , Notato principali* di
detto Armario; il qual Francefeo rogò dal 1425. al r 4^9.
(2) Si parla con vantaggio di quefta Tela nella Gui-
da al Foreftiero pag. 236. Servi forfè a ufo di Stendardo
per la Compagnia della Nunziata, la cui Cappella fu fr o-
data nella Chiefa di S. Maria de’ Servi di Porta Borgna
il di penultirno di Aprile del 1466. come li ha da pubbli-

co Iftrumento per mano di Tobaldo di Paolo Notajo .


Nella infeiior parte del Quadro fi vede un mucchietto di
figure, fra le quali ve ne ha alcune veftite di lunga roba
rolTa con pelliccie di Vajo fulle fpalle a foggia di Dottori
Anche prefentemente il Collegio de’ Dottori Legifti va prò»

ceflìonalmente col Vajo alla vifita di quefto Altare in Santa


Maria Nova nel giorno della Nunziata. A piè del Quadro
è quefta Ifcrizione :

SOCIETAS . ANNVNTìATAE . FECIT . FIERI . HOC . OPV6


A. D. MCCCCLXYI.
7« L E T T E ’r A
Secolo XV., e che fi trovano non meno per fa
Città, che pel Contado: fon tattc opere, che quaì
più, e qual meno moftrano l’ abilità de’ loro Autori
proporzionatamente ai tempi in cui fiorirono, e che
pofibno con gran probabilità attribuirli a qualcuno di
que’ Pittori, che finora vi ho mentovati.
Benché io, come vedete, di quelle Opere di
ignoto Autore , non voglia e non polla più che ,

tanto parlarvi ; con tutto ciò permettetemi che ,

qualche iftorica Memoria io qui vi foggiunga di


quelle quattro divote Pitture in tela, che col nome
di SS. Gonfaloni fi venerano in quella noflra Città ,

rammentate ancor dal Crifpolti, dal Morelli, e da


voi nella vollra Guida. Anteriore alle altre farebbe
la pittura del Gonfalone di S. Maria Nuova , fe ,

come vogliono alcuni, elfa folTe fiata fatta nel 1430.


in occafione di pefiilenza (1), benché altri fcrivono,
che fu elfa veramente, a
dipinta (2) nel 1464. Ma
quel eh’ io penfo, fi vuol riferire a tempi meno
lontani ; e pare che non folTe fatta prima dell’ anno
1472. (j); ficcome è certo, che non fi portò in
Proeelfione prima del 1477. (4).
Il

(1) Memorie Augufte MSS. nella Biblioteca Dominicini


Gap. 54. §. 16.

(2) Morelli Pitt. Perug. pag. 22.

(^) Nel Gonlìglio Genersle del d‘i 28. Gennaro del


1472. la Città contribuì io. fiorini per terminare quello
Gonfalone , avendo prima concorfo a quell’ opera i pii
Fratelli della Confraternita di S. Benedetto ( Annal. 1472.
fol. 18. t.). Nel 1475. il Magiftrato coricorfe con altro fuffidio
di 50. ficff. aJ lavoro di una certa ferrata , che fi fece alla
Cappella di elfo Gonfalone in S. Maria Nuova (
Annal.
1475. fcl. 60 .

(4) Nel di 3. di Settembre -del 1477. la Confraternita


«li S< Benedetto prefentò al Magidrato una fupplica ^ in cui
. .

T E R % Aj 1ì

Fiorenzo fa fatto fa ré nel 14 7


'

Il Gonfalone dì S.

in congiuntura di quel contagio,


che allor regnava
in Perugia (i), « di cui fan
ricordo il Pellini, e il
di Benedetto
Tranquilli: e quello fi vuole che fia opera
confrontando quello con altri
Botagli (^), benché,
credere eh’ clTo fia della
lavori fuoi , a dento fi pofia

medefima mano Per soddisfare


.
alla vollra giuda
curiofità io qui vi traferiverò que’verfi, che danno
,

malamente scritti in mezzo a quella Tela in una


cartella fodenuta da un Angelo
lotto alla Madonna,
quali febbene altra volta vi dilTi che poteano
i , ^

compodi dal nodro Lorenzo Spiriti ; nondimeno


elTer
rileggo più pofaramente, li crederci di
ora, che li

altro Poeta a lui molto inferiore


0 populQ

efponeva, che El gonfalone fantiffmo pofàto ne la Chicfa de


non fu perii pajfati
S. Maria ISPova del a Citta de Perofeia ^
tempi mate più portato per la Citta fredkta ne in protefme
ne altra detttione t er^me gli altri gonfalone de V altre
Chieje y
de la d.
el quale ejendo trionfale e degno ^ intendono li frati
Chi efa una colla Congreg itione de la fraternità de S , Benedetto
predieta
eòe Iq fatto tegnere e fabrìcare , portarlo per laCitta
in proce f/t ine in qiefia fefta de la natitit de la Vergine Ma- i

ria ec. Richiefe a tale effetto dalla Città 12. lib. di Cera,
e fulafupplica benignamente efaudita ( Annal. 1477* f* 5 *^*)
(i) Crifpolti Op. cit. pag. 129. Nel di 30. Luglio del
14^0. i Frati di S. Fiorenzo efpofero al generai Configlio,
quod a tempore quo ceperunt conflrui facete /J pingi quoddatn
Confalone tempore peftit in d. Ecekfìa S, "'hrentti (5*r, neque
tale opus ad optatum finem perdaci pofft oh ipfòrum fratrum
faupertatem ìjc. chiesero qualche fuffiiio prò adornamento
iabernacuh ipfius Confalonis 0 la Città accordò loro 30. fior,
(Annal. 1480. fol. 70 )
(z') Crifpolti 1 cit. Morelli pag. 91» PaiCoU PiUOll
.

Pemg. pag.

y
7* LETTERA
O popUto th/iinsto iniquo e rio
Crudel fuperbo ingrato e pien d'inganno^
Ch* ai pofia la Jperanza el tuo dejio
Ih (ofe piene de mortale afanno ^
Io fin C Angel del del meffb de Dio
A forte noto tb' a la pena e I danno
De le tuoie piaghe e de le tuoie ruìne
Per prieghe de Maria ci a pojlo fine.
Volgete gl' occhi mi feri mortali
A grandi exempli prejenti e pajfati
De le mìferie extreme e de gran mali
Ch' el del vi manda pe voflri peccati
De homicidf adulterj principali
D* avari tia luxuria o (cele rati
.

La Giujlizia del deio non fa a furia ,


Ma lui fempre punìfce omne fua ingiuria,
Ninive fu cipta florida e magnia ,

E Babilonia y e or non fono niente y


E Sodoma e Gomora u quanto bagnia
D* acqua e de folfo nera e puzolente,
Z.* altra che vinfe l* odio ^ e or fi lagnia
Pofia in feptentrione da occidente
Pei jòì peccati antiqua e bella Roma
Cb* in fervil giogo el del la ftracia e domé(
Or fiate adunque grati e cognofcenti
De i benefìci e gracie del Signore \

E pano gl' animi voflri tuti ardenti


Di fede carità pace amore. &
E Je pur voe farete pigri e lenti
A non volere abandonare l' errore y

Nuovogiuditio a voe anuntioy e fiimo


Che fia mature e più crudel ch* el primo.
€on pianti fatta fu gridand* omei
Nei mille fettunta quatre cento fei .

Del
Del Gonfalone di S. Domenico non è dubbio che
folle fatto dipingere per
configlio della B. Colomba

dal noftro Magiftrato nel 1494- prezzo di 20.


fiorini (1) Anteriore
.
a tutti quelli tre ricordali

Gonfalone di S. Francesco, il quale fi dice


finora è il

che lode dipinto nel 14^4’ benché nella {lampa)


che fé ha , fi trovi notato che in tal anno fa
ne
restaurato Quindi non fo per qual ragione il Crilpolti
.

lo chiami più moderno degli altri. Tanto


di quello,

quanto di quello di S. Maria Nuova piamente fa


fcritto che la faccia della Vergine in elfi rapprefentata
,

folTe niiracolofamente dipinta da mano celelle (3), Di


quelli facri llendardi a riferva di quello di S. Fiorenzo,
,

attribuito, come dicemmo, al Bonfigli, non ho trovato


memoria da chi fofler dipinti. Tutti però dimollrano
efler opere di Pittori lontani afi'ai da quel punto,
a cui Pietro fi andava incamminando , o era già
felicemente arrivato Del Gonfalone di San Lorenzo
.

dipinto in tempo di mortalità del 1526. (4), e di


cui ugualmente mi è ignoto V Autore , non è qui
luogo di favellare.
Venendo

(1) Si veda la Vita della


Beata Colomba fcritta dal
M. R. Maeftro Domenico Viretù Torinefe dell’ Ordine
P.
de’ Predicatori , Exprovinciale , e attuai Priore degniffimo
di quello Convento di S. Domenico, alla pag. 64. e la
Defcrizione Storica della Chiefa di S. Domenico del P. Maeftro
Soarini altre volte citata, alla pag. XXXXIl.
(2) Grifpolti Op. cit. pag. 139. Defcrizione delle Chiefa
di S. Francefeo pag. 26.
cit. Morelli Op, cit. pag. 22. Di queftt
(^) Crifpolti 1
.

Immagini Achiropoete parlò il Lami in tiodoeporico Par»


1 pag. in.y Ò" par. U. pag. 545. Ò*
.
mPrafat. ai Diat,
Pst.,Pauli Fiorent. pag. HI. XV & feq. in Deli citi Kruditor •
(4) Anna!. J526. fub die 3. juiii fol. 270. 271,
,

8c LE T T E R A
Venendo dunque a parlare di que* Pittori , che
furono in Perugia a tempi del Bonfiglt e dei quali ^

iiatn certi , che conduflero fra noi qualche opera


lafciando ftare ciò che in altra occafion vi dirò e
del mentovato Bonfigliy e di un Pietro di Maestro
Galeotto y e à.\ Santi del Celandro \ qui mi rillringerò
xi'ix

a parlarvi folamente di alcuni altri i quali fembrano


,

degni anch’ efli di qualche confiderazione Voi ci .

indicate nella voftra Guida (i) due Tavole che ,

Ranno nella Sagreftìa di S. Francefeo, nelle quali il


Pittore mife il proprio nome con quella Epigrafe :
FLORENTIVS LAVRENTI P. PINSIT M. CCCCLXXXVII. Quedo
Fiorenzo di Lorenzo ì’ avrete già veduto deferitto nel
primo Catalogo de’ Pittori Collcgiati fotto Porta S.
Sufanna ma non fo poi fé abbiate di lui quelle altre
*,

notizie ) che ne fono a me capitate, e che in ogni


modo ora voglio comunicarvi Aveano i Frati 'di S.
.

Maria Nuova fino dal i46>. ottenuto dalla Città 30.


fiorini per fare il Quadro all’ Altare maggiore della
lor Chiefa (2); ed altri 30. ne aveano per lo ftelTo
line ottenuti nel Maggio del 1472. (3). Era già
profllmo il fin dell’anno, e il Quadro non era ancor
cominciato. Non piacque un tal indugio al Magillrato,
e perciò nel dì 2. di Novembre del fuddetto anno
1472. rifol vette di far depolltare il danaro già
conceduto, a condizione però eh’ elfo venìfle impiegato
onninamente in quella pittura e che ella fi folle fatta
,

da un Pittor Perugino, e non da altri (4). Ma fapete


voi,

l^efcriz. della Chiefa di S. Francefeo pag.a7t


(0
(2) Annal. 1465. fol. 104 i.
*
(3) Annal. foK 78.
Debeant dd.floreni converti in pìctura d. Tabulae <,
Ò’
(4)
’ithm depinp per Ficterem Feru/mum 3 (IT non per aìium i &
T R R Z A.

voi chi era uno dc’Decenviri quando fu così ri folli to ?


Era appunto il noftro Fiorenzo, il quale, guardando
le cofe pelsuoverfo, farà flato probabilmente quegli,
che avrà giudicata opportuna la fuddetta deliberazione.
Or volete altro? Effa piacque tanto anche ai Frati,
che non vollero fceglier altri che lui, benché giovane,
a efeguir quella Tavola e fotto il dì p. Dicembre
-,

dell’anno medefìmo flipularon con elfo il contratto


per tal dipintura, obbiigandofì di pagargliela 225.
ducati (i). Ma foddisfece egli poi puntualmente all*
impegno ? Quello è quello ch’io non fo dirvi Da Cefare .

Crifpolci Tappiamo, che a’fuoi tempi Aitar maggore 1


di quella Chiefa folleneva una Tavola bellissima ,


ancorché foffe Hi maniera antica ove era dipinta la gloriosa
,

Vergine Annunziata dall' Angelo (2). Potrebbe efl'ere.


che Fiorenzo , cambiata idea invece del primo , dipingeflé
in rifa quello altro Mi fiero Quel che è certo, fi è
.

che prefenteraente nè di quella Tavola della Nunziata,


nè di quella dell’ Aflunzione fi ha nè in Chiefa, nè?
/ ia

& Petrolio PetfOT^ deheani folvi Pìctori Perufino eligendo per


dictos Fratres prò mercede d. ( AnnalM473. f. 156.)
(1) Quello contratto ftabilito Xt a F. Cr isagono da Fermo
VìcePriore del Convento di S. Maria Nuova de’ dii veltri ni
e tra Fiorenzo di Lorenzo di Porta Santa Sufmna Par. S.
Stefano, Cittadino, e Pittor Perugino, fu rogato il giorno
fuddetto da Francefeo di Ser Giacomo Not. Perug. e li
ha ne’ fuoi Protocolli fotto il detto anno 1472. a car. ^31.
In elfo contratto fi ftabilifce , che Fiorenzo dovclìe in detta
Tavola fingere V Affump ione di Maria, S. Pietro ^ S.
Paolo, S. Benedetto, e S> Silvejìro da un Uto-^ e dall’ altro
Iato cinque altre figure, cioè la Madonna col Bambino, S.
Girolamo, S. Ambrogio, S. Niccolò, e. il B. Paolino; •
negli ornati dodici Apoftoli, e altre figure
i moitilfirne ;

pei prezzo di 225. Ducati.


(2) GiifpoUi Op. cit, pag. 125. 126.
«2 lettera
in Convento alcuna memoria ; eflendo flato forfè dato
a tutte e due altro ricapito in congiuntura che ì

Silveflrini nel 1543. ^u>'on coflretti a lafciar queflo


luogo per darlo ai Serviti quando la Chiefa di quelli
,

in Porta Borgna fu fcaricata per la fabbrica della


Fortezza Che poi Fiorenzo aveffe credito di valente
.

Pittore, io io raccolgo ancora dal vedere ch’egli


nel ?499. in compagnia di Bartolommeo Caporali fa
eletto dal noflro Magiftrato a {limare una Pittura fatta
AdiGiannicola avanti la Camera del Capo d’Officio(i)j
e dal vedere com’egli unitamente con Tiberio
altresì
di Afftfi nel 1521. fu deputato a giudicar del prezzo
di una pittura fatta in Calle! della Pieve da Giacomo
di Guglielmo di Ser Gherardo dello flefì'o luogo (2)»
Di quello Giacomo^ e del fuddetto Tiberio forfè avrò
Occalìone di parlarvi un altra volta. Intanto l’aver
qui avanti nominato Bartolommeo Caporali , mi^ dà
motivo di dirvi adellb qualche cofa di lui .
Avete voi già veduto, Sig, orsini , come quelli
lì Borgna descritto nella Matricola
trova per Porta
de’ Pittori, ove anche è notato, che vi fu ammefib
nel 1442. Ch’egli poi foflé veramente Pittore, fenza
far cafo della incumbenza a lui data nel 1472. di
dipingere i penonni del Magiflrato (3), affai bene il
dimoflrano alcune altre opere più rilevanti , che 'a lui
furon conimeffe Fra quelle io conterò la Tavola che
.

nel 1477. gli fu data a fare per 1 Altare della ’

Madonna

- (1) Anna!. 1499. fbl. i8p.


(i) Rogit, Simsnìt Longki 1521. dìe IUtaii Proioeoh
fol. 284 , tn Archiv. pub. Peruf,

(3) Tk Lìb. Archiv. Corner, V» foì, ii.


,

TERZA. 83

Madonna del Verde


Lorenzo (1) ; la quale per
in S.
altro IO fuppongo non fi efeguifle fecondo la
,
che da lui
idea fattane allora e che invece di quella Tavola
;

(attefa la forma dell’ ornamento di marmo fatto all*


Aitare del quale ornamento vi parlerò altrove più
,

a lungo), vi dipingeflè egli poi a frefco folamente


quella Madonna che vi vede prefentemente aflifa
,
fi
,

in Trono col Bambino


fulle ginocchia con varj ,

Angeli in alto, e con varj rabefchi d’ oro; benché


tutta quella pittura fembri in qualche parte almeno
ritoccata, e forfè allora, che il refio della nicchia
fu ornato con alcuni arabefchi moderni di color
verde del, qual colore fi dice che fodero una ,

volta anche tutti i facri arredi addenti a quefio


Altare. Una altra opera del nollro Caporali fu una
bella Tavola da lui dipinta nel 1487. per la Chiefa
dì ^anta Marii Maddalena di Calliglione del Lago,
a piè della quale appofe quella ìlcrizione pixìt, :

B/^RTHOLOM^VS CAPOBALIS DE PERVSIO e più fottol :

QVESTA

(i) Il di 12. Agofto di detto anno Francefco Randp.


li, e Angelo Mattioli , come Procuratori di Giacomo figlio
ed erede di Niccolò di Ser Giacomo, fecer contratto eoo
Bartolommeo Caporali Pittor Perugino per una Tavola da
porli all’Altare della Cappella di detto Niccolò, chiamata
volgarmente la Madonna del Verde ; erprirnendoli che la detta.
Tavola Je debba fare di legname borio ec, la quale fia lunga
pieie cinque e me-jg^ circha » ÒT alta pi eie fi e me-rgo 0 cir^
cha i e ne la quale fia dipinta in me\T0 la Pietà cum dol
figure per lato y ficchi in tutto fi ano cinque figure ec. Ò* tucto
el campo fia d'oro fino. Item che fia tenuto el ditto Maeftro a
fare dui altre tavolette per canto depinte cani doi Angeli per
una ec. iy cum dieta colore 0* oro . Et tucio ciò fare dentra
il termini de Mefi 18. ec, e pel prexqp de fiorini a boi.
»f>. per fior. ( Rog. Francifei Domini Jacobi Not, Peruf,
Protocol, au. 1477. fol. 302. t. )
LETTERA
QVESTA OPERA ANO FACTO FARE E CACCIADORE DB
CASTIGLIONE DE LAGO A. D. MCCCCLXXXVU RapprefcntÒ .

in quello Quadro la Madonna col Bambino in braccio,


c a lati della medefìma S. Maria Maddalena S. ,

Antonio Abate, S. Seb'aftiano e S- Rocco. Sopra ,

alla Vergine erano quattro Serafini che le faceaa ^

corona e ciafcun di dii aveva una fafcia con un


,

motto facro Benché quella Tavola prefentemente


.

non fia più nel Tuo primo eflére ne rimangono ;

tuttavia cufloditi i pezzi principali (i), da’ quali li

conolce che quello Pittore aveva


baflantemente ,

hno flile aliai buono Dalla lua Moglie chiamata .

Brigida, figlia di Giovanni Cartolari, la quale a lui


fopravvifTe (2), ebbe il nollro Bartolommeo diverfi
figli, uno de’ quali fu Giambattista^ Pittore arch’
cflb, e Architetto, di cui parleremo a luo tempo.
Intanto non poflb qvd fare a meno di avvertirvi della
sbadataggine del nollro Pafcoli, il quale trattando
de’

(:) FfTendo efla molto rovinata dall’ umidità , fu levata


dal fu-o luogo, e nel 1774- il Molto Reverendo Sig. D.
Giuseppe Bet nardi Piovano degnilfirno della detta Ghiefa
fece feparare le nove immagini in effa dipinte; e addaf.ate
in convenienti cornici lì cuftodifeono ora dal medefino
nella Cafa della fuddetta Pieve .

(2 Fece efsa T in domo heredum Bartholonai


Capoi alt , PiUoriì , ohm sui Mariti , sit. in P. S- P. Par. S,
Savtni il di 4. Aprile del 1521. e in eflb ordinò di cfTet
fepolta in S. Agolfino nella lépoJtura di fuo marito: Isi’ciò
alcuni Legati a Claudia, Lucrezia , e Laura fue figlie; «
negli altri fuoi beni inlfitui eredi uuiverfali Ser Gamilo,
Gio. Paolo, Gio. B.itciila ed Eufebio fuoi figli mafehi, e
,

Caporale, Pietro Giacomo, Claudio, e Lorenza Nipof di


lei 3 cioè figli di Ser Pier Lorenzo altro figlio àlla
Testa trice , eh’ era già mono, i Koiii. Bimonis Lon^hi lot,
Peruf Jol. 20 1 . r.
,
.

TERZA. «5

de’ Pittori Perugini ,


ove nomina Bartolommeo in
congiuntura che parla di Giambatrifta fuo figlio
neppur moftra di iapere che quegli folle Pittore ;
quando pure da quanto vi ho detto finora , vediamo
che non folo fu tale, ma che ebbe ancora nell’Arte
un merito non tanto ordinario da dover efl'er meflb
fra gli uomini inetti^ e dappoco y
e di cui fia sconvenevole
il rammentare le opere .

Avrà il Pafcoli probabilmente ripofio ancora in


quello numero con uguale franchezza quel Lodovico di
Angelo, ch’entrò in Collegio nel 1481. per Porta
S. Pietro, ove fi trova ancor regillrato nel Catalogo
del 1 5«6. immediatamente prima di Pietro. Ma pur
io , a difpetto di lui , voglio rammentarvi un Quadro
in tela, che fi ha di quello Pittore nella Sagrellìa
della Confraternita di S. Simone , da lui dipinto nel
1487.: e cosi di altri, benché non
altre Pitture
ricordate dal rammenterei volentieri, fe
Pafcoli, vi
avelfi il comodo di ripefcarle in tutti i luoghi ove
fono. Bifognerebbe con occhio fpafiìonato, e imparziale
confrontar le opere di quelli nollri Pittori con quelle
di molti altri Pittori llranieri di quello medefimo
Secolo , de’ quali pur parlano gli Scrittori loro
compatriotti , per decidere, che i nollri fieno fiati
più inetti e dappoco degli
,
altri onde degli altri ;

nò , e de’ nollri sì debba crederli fconvenevole il


rammentare le Opere. Io non pollo dar giudizio del
merito particolar di veruno di loro: ma lento dire,
che per qualche altra nazione vi fia fiato chi ha
le carte de' nomi di que' pittori empito, la fama de' quali

non passo per avventura il margine del Sepolcro ( ) i

Avrei

(1) Ved. il Cavai. Ridolfi nelle Vite de’ Pittori Vene,


tì Par. I. pag. 237. 238.
LETTERA
Avrei voglia di parlarvi ancora di altri lavori
appartenenti alle Arti del Difegno fatti in Perugia
nel corfo delio fteiTo Secolo XV. Ma perchè cerno,
che un tal difcorfo pofla portarmi a ecceder di troppo
i limiti della prefente Lettera; perciò, quando a voi
non difpìaccia , ne ragioneremo in un’altra. Voi, a
quel che lento, vi tratterrete ancor qualche tempo
.in Afcoli, pve fo che liete aliai ben veduto; onde
,

avremo comodo di continuare 11 nollro


tutto il

carteggio . Oh quanto dovrem parlare inlìeme al


voftro ritorno delle opere belle che in genere di ,

Difegno lì ammirano in cotella illuftre Città ! Senza


ufcire dalla Pittura, e dal Secolo, di cui parliamo,
fon lìcuro che colli avrete notato diverfe Tavole
dipinte da Carlo Crivelli Veneziano circa il 1480.
Vedete combinazione! Al tempo medellmo anche noi
avevamo un Pittore dello fteflo Cafato (i), di cui
non è inverilìmile, che fullllla ancor qualche opera.
Ma più ancora, che delle opere di difegno, che lì
ollervano in Afcoli , voglio che fra noi parliamo
delle amabili qualità de’ fuoi Cittadini , e Copra tutto
di que’ dillinti Soggetti, i quali ebber già pòchi
meli fono bontà di compatir me, ed hanno ora
la
il piacere di ammirar voi, e di trattarvi colla più
dillinta affezione. Sappiate però, che anche altrove
avete degli amici, i quali vi dimane, e vi voglioii
bene ; e che io fra quedi non la cedo a veruno .

(i) Giovami di Tornafùno Crheìli era deferitto nel


Collegio de’Pitturi di t'e'ugia folto Porta Angeloi e
morì nel Febbrajo del
^ ,

«7

I.ETTSRA IV*
Di alcune altre Opere spettanti alle Arti del Disegno
fatte in Perugia nel xv. Secolo.

Vi diflì neiranrecedente mia Lettera, parlandovi


de’ Bartoli dì Siena ancora
eh’ io volea ricordarvi
un altro Pittor Sanefe, pure
il impiegato
quale fu

in Perugia in qualche altra opera ragguardevole .


Voi , che liete tanto bene informato della Storia
Pittorica e che fapete quanti
,
valentuomini fi

efercitadero ne’mufaici di vetro, e nelle opere delle


ilneftre per le quali regnava in Italia, e fpecialmente
,

in Tofeana, tanto furore; non vi maraviglierete che


io reputi degni di fpecial riguardo alcuni di tai
lavori fatti in Perugia nel XV. Secolo fotto il difegno,
e la direzione di un Pittor Sanefe. Si trova quello
Soggetto chiamato col fuo femplice nome Magìstcr
BenediBus de Senis PiBor quando nel Novembre del
1415. fu convenuto con lui da Fra Bartolommeo di
Pietro Vanni Accomandati Perugino, dell’Ordine dei
Predicatori e allora Sindico
,
e Procuratore di quello
,

Convento di S. Domenico, di tenerlo qui a fpefe

di elio Convento per lo fpazìo di un anno, affinchè


faceflè una invetriata per la Sagrellìa di quella fua
Chiefa (1). Fra i Pittori Sanefi regillraci dal Ch.

P. M. della Valle io non trovo a tai tempi ricordati


altri nome di Benedetto fe non fé Benedetto di
col ,

Binda Zoppo , ferino nel Ruolo dell’anno «594.,


e Benedetto

(0 Eixf Injìrum. fuh d. die ajfervaio in Tabularlo Conveirt.


S. Dominici Perni'. Boarini Deferiz. della Chiefa di San
Donoenico pag. XXViXL
ss lettera
e Benedetto dì Valdorcìa , che vi fa fcritto circa
il
medefiino tempo (i). Non farebbe dunque niente
inverifimile che o ’
uno. o T altro di quelli
, 1
Sancii
folle il Pittore fcelto a fare difegno, e a condurre
il

r opera dell’ accennata finellra Era in quella


.

rapprcfentata la Cena di Gesù Grillo; e le ne vide


una idea fino al 1720. in quel grand’ occhio eh’
,

fopra la Porta dell’ odierna Chiefa nel qual lìto


,
fu collocata dopo la rovina feguita nel 1614. dell*
altra Chiefa più antica .

lo poi facilmente inclinerei a penfare, che di


quello Pittor medelimo lì folfe prevaluto pochi anni
prima lo llelTo Sindico
Fra Bartolommeo per l’ opera
dell altra finellra , che a vetri colorati
ei fece farq
a un Altare pollo nel Coro della llefìa Chiefa
, il

qual era l’otto 1 invocazion di San Giacomo


, e
apparteneva alla Nobile Famiglia Graziani, la quale
a fue fpefe fin dall anno 1 304. vi avea fatto fare
tutto il gran Presbiterio (2). Furon perciò in quella
nnellra rapprefentati dal Pittore alcuni fatti di
S. Giacomo Apoflolo, e vi fi aggiunfe in due luoghi
10 flemma della mentovata Famiglia Eflendo poi
quello lavoro ridotto al fuo compimento nel 141 1.
11 fopraddetto Fra Bartolommeo volle in elfo apporre
la ifcrizione , che tuttora vi fi legge, in caratteri
gotici,

(i) Lettere Sanali Tom. I. pag. 160.


(2) Fu in ogni tempo quella Famiglia
affai benemerita
^
01 quella Chiefa ; e per riguardo al mentovat
Presbiterio, >

Pierantonio Graziarli nel 1547. iafeiò un legato di


5. fior,
annui per manteniruento di elfo , e dei Coro’ IVIa
. Afforre
Graziani due anni dopo fece una Tranfaz one col
Convento j
ed il Capitan Felice coilo sborfo di cento
fiorini liberò la
aa Famiglia dal fuddetto Legato fecoridochc li ha dalle
j
memorie conlèrvate nell’ Archivio del Conveiiio medelimo.
QUARTA, 8^

gotici, e {ìmilnuente mufaico di vetro, la quale


a
dice così: Ad Honorem Der S &
.Vìrgtnt s Maria yB, . M
Jacob i Apostoli B. &
Dominici Patrie Nostri tottus &
Curia Cedestis Fr. Bartholomaus Petri de Perusia huius
almi Ordini s Predicatorum minimus Frater ad suam
perpetuam memoriam fecit ham vitream fenestram ,
Ù ad finern usqtte perduxit Divina Gratta mediant$
Anno ab Incarn. Dom. MCCCCXI. de Mense Augusti (i).
A voi farà meraviglia Signor orsini , che io
,

diftingua quella invetriata di S. Giacomo, la quale


era giàcompita nel 1411., dall’ altra grandillima,
che (i vede ora nel Coro della medelìma Chiefa ;
quando tutti gli Scrittori, che di quella parlano,
filTano la Tua data all’anno fuddetto 1411. fulla fede
della riferita ifcrizione Se vi- degnerete però di
.

fentire le mie ragioni, non troverete tanto llravaganti


i miei dubbj fu quello punto Non vi dirò io nulla .

come prima del 1436. non s’introdufle in quelle nollre


parti l’arte di colorir» vetri per quelle- manifatture
i

e perciò come prima di tal tempo era aliai difficile,


e difpendiofa la provilla di effi per poterne fare
opere di eforbitante grandezza L’ illrumento, che .

in tal anno fecero in Firenze gli Operaj dì S. Maria


del Fiore riportato dal Baldinucci (2) potrà convincervi
fu quello propolìto. Quello che però non pollo lafciar
di dire , lì è , che probabilmente non fi fecero ia
alcun tempo linellre di vetro a una Chiefa prima che ,

ne folle terminata , o quali terminata la fabbrica


Quando nella detta Chiefa di Santa Maria del
Fiore

(1) E’ riportata quella Ifcrizione dal Pellini Par. II.


pag. 19!. dal Morelli Pitt. di Perug. pag. 67. 68 dal P. .

M. Boarini Op, cit. pag. XXX. e dal big, OrUni nella


Guida pag. 62.
(2) Op. cit. Tom. 111 . pag. 24, c feg.
90 LETTERA
Fiore vollero i Fiorentini nel 1436. far le fìnedre
di vetri clorati, Tappiamo, che quedo nuovo edificio
era già optatum finem fu£ habitatìcnis deducfum ,

Ora noi dall’altro canto fiamo ficuri, che la nodra


Chiefa di S. nel Domenico
1411.000 lolo oon era
terioioata ,
ma
che anzi per molti anni appredb le
ne andava lentamente continuando la fabbrica , e che
non prima del 1451. ne fu ultimata la Volta (1) .

E vorrem poi credere che fin da 40. anni avanti


fe ne fode compitala grande invetriata? Non farebbe
flato quedo come fuol dirli un mettere il carro
, ,

innanzi a’ buoi ? No a mio credere non andò la


, ,

faccenda con ordine tanto prepodero. Era anzi la


Chiefa ridotta già al fuo termine nel 1459. quando
trovandoli di paflàggio in Perugia il Pontefice Pio II.
folennemente la confecrò; e neppure allora la gran
finedra era adornata di raufaico di vetro e perciò ;

il Papa in tal congiuntura ordinò che ciò fi facede.


Quedo è quello di che ci aflicura il celebre Monfig.
Gio. Antonio Campano, il quale trovandoli allora
anch’ egli Perugia , fi può giudicare Scrittore
in
irrefragabile. Dopo
aver egli nella vita di Pio II.
brevemente accennato 1 arrivo di quedo Papa in

Perugia, pafi'ando a narrar le cofe qui fatte da lui,


efib foggiunge così : Dedicavitque Fannm Dominici ,
postttlantibus Qivìbus , propter eximtam magnìtudinem
Templi ,
Ù
dona prima s intulìt Fene stram quoque .

eximitc magnitudini s pone aram maximam opere vitreo


jujsit occludiy artificio y textura texellata (z). Se
dunque non vogliamo pazzamente credere, che il
Papa allora ordinalfe un’ opera la quale con gli occhi
,

proprj

(1) Pellini Par. II. pag. 595. Boarini Op. cit. png. XVI.
(2) Campati, Op. edit fioni. 1495. tu Vita Pii IL
Q U A R T Ao 9t

propri già vedeva compita ; converrà dire aflblutamente


che nel Febbrajo del i45p* il mufaico della grande
invetriata non forte fatto , o non folle almeno aà
finem usque perduBum , come
farebbe flato inlo

realtà, fe di cflTo parlafle la ifcrizione del 1411. qui


avanti trafcritta Dovrà perciò
. con tutta ragione
fupporfi, che quefta ifcrizione fi riferifca unicamente
alia fineflra fatta fare da Fra Bartolommeo per
V Giacomo: ma che avendo l’Architetto
Aitar di S.
nel Coro medefimo lafciato aperto ancora un gran
vuoto proporzionato all’altezza dell’edificio, e molto
proprio a render più lume alla gran Chiefa; e non
cfl’endofi per ancora un tal vuoto riempito di vetri
a mufaico, attefe le anguflie a cui per tante fpefe
più necertfarie fi il Convento (1): il Papa
era ridotto
nel 1459. ordinarte che quell’ altra gran fineflra fi
,

chiudelle ella pure con un fomigliante lavoro, come


fu fatto, in quel modo che anch’ oggi fi vede, e
che fu già efattamente deferitto dall’erudito P. M.
Keghaldo Boari?n nella Deferizione Storica di quella
Chiefa, alla pagina XXIX. Allora fu, che potendoli
murare la fineflra di S Giacomo, da poiché nel Coro
medefimo fi dava lume con quell’ altro fineftrone ;
furono i vetri di quella impiegati ne’ primi fpartimenti
di quello : e tolto l’ impaccio di quell’ Altare di S.
Giacomo fituato in un de’ lati del Coro , nc fu il
titolo trafportato all’ Aitar Maggiore.
Pollo

(1) La Città il di 9. Febbrajo dd detto anno i4«;9.


diede un fuffidio di dieci Rabbia di Grano ai Domenicani
per lupplire alle fpeffc allora occorrenti per la confecrazio'
deila lor nuova Ghtefa , che non fi potean fare da elfi,
munta ipforum impiai iS paupextatc x Aonal. 1459. fol. 17.1»
.

92 LETTERA
Porto poi tutto ciò, par che debba feguirne
per induzione aflai ragionevole, che in quefta feconda
opera non averte alcuna parte il mentovato Fra
Bartolommeo. Querti era già Frate nel 1370. e ,
^

come tale è nominato nel Teftamento che focto il , ;

dì 8, di Agofto fece in tal anno Pietro fuo Padre


(1).
(ìcchè nel 1459. ragionevolmente fi dee credere che
fortemorto fin da più anni; e per confimil ragguagio ^

fi può credere che neppure averte alcuna parte in ;j

quello nuovo lavoro il Sanefe Pittor Benedetto Ma . ì

faran perciò mancati in Perugia altri Pittori intendenti i

di quefte opere per condurlo ad eftetto ? Di un


,

Francesco di Barone Monaco del noftro Monaftero di


;

S. Pietro (i) Pappiamo, che nel 1446. fi occupava


nel lavoro de’ mufaici di vetro nella Cattedrale di
Orvieto (3); ed io trovo che nel 1445. aveva ancora
lavorato qui in Patria una fineftra per la Cappella
degli Oltramontani in Santa Maria de’ Servi (4). Di
tanti noftri Pittori , che allor vivevano non è poi ,

Urano il fupporre, che alcun pur ve ne forte abile a


tai

(1) Tahuìar. Coment. S. Dominici


(2) Don Francefco da Perugia fu di Gafa Brunacci j
fece Ja fua folenne proteflìone in quefto Monaftero di S.
Pietro il di primo di Gennajo del 1440. j fu Abate di
Napoli, e mori in S. Paolo di Roma j fecondo le notizie
comunicatemi coll’ afata Tua gentilezza da quefto Padre
Pricr Gal aiti .

(3) baunelli Notiz. Iftor. di detta Cattedrale Gap. X.


pagina 60.
(4) Nel libro altra volta citato dei ricordi di detta
Cappeda a car. ói. t. fi legge: 1443. Don Franciefcbo de
B..rone de uzrre -per una fenejlra de zetrio , la qual feie ejjb
per Chapella degli Vltr amontani in Santa Maria 'de Servi,
la

fiermi cinquanta e fey .


.

quarta.
tai lavori;
come un Lorenzo Ghiberti ave» Firenze „
che diquelle opere alTai (ì dilettava, e altri valenti
Maellri ne furono pure altrove a tempi pofteriori (i);
fra quali mi piace di rammentarvi quel
Guglielmo di
eccellente in quello genere, di cui era
Marsiglia,
una bellissima finestra nella noftra Chiefa di San
Lorenzo, ed altra pur ve nera in del
Caftiglione
non Caper però noi finora di chi fia il
La<^© (a). Il

dilegno e il lavoro della nollra invetriata, non fa

che il Campano non avefle ragion di chiamarla eximia


magnìtudints che: il Crifpolti non aflerifle con ragione

eh’ elTa è di smisurata grandezza, e che in Italia


non è alcuna che i agguagli e che non avelTe altresì
;

fatrione quel Perugino , il quale mentre llava con


qualche attenzion riguardando la Porta principale di
una Metropoli nobililfima , venendo con un’aria di
dileggiamento richiello da talun che il vide in quell*
attorce il fuo Paefe avea Porta così grande come
era quella, francamente rifpofe, che al fuo Paefe
eran maggiori fin le fineftre
Alle Arti del Difegno appartenendo ancora quella
dell’ intagliare in legname, e dell’ intarfiare , potrei
di quella ancora foggiungervi qualche cofa ; e fra le
opere , che in quello genere fi ebber fra noi in quello
Secolo, potrei rammentarvi un CrocifilTo fcolpito, e
dipinto, portato in Perugia da un Tedefeo nel 1458.
c comprato dal nollro Magillrato a fin dì porlo
pella fua Cappella in Palazzo, pel prezzo di cinquanta
fiorini

(1) Vafari Tom. III. pag. 'ili. feg.

(2) Vafari Tom. III. pag. 340. 241.


2? 4
. LETTERA
fiorini (i): e k Statua di S. Sebaftiano fatta nel
1480^
per la Cappella eh' è fotte l’invocazione di quella
Santo nella Chiefa di S. Agoftino (z): e altre molte
opere di quella fotta, e di quella età, che ancora •

fulliftono in altre Chiefe Ma perchè dovrò io


. i

parlarvi di lavori di Artefici a me ignoti, quando '

pollo piuttollo ricordarvi altri Artidi d’ intaglio in


legno, de’ quali fi hanno memorie aliai più ficure?
1

Fra quelli a me giova credere che aliai valelìè fra


|
noi un certo Polimante dì Niccolo dal Calltllo delia
|
Spina , il quale nel 1473- ottenne la Cittadinanza !

Perugina (5), e di cui non è improbabile che, fieno


|
gli dalli alTai ben intefi con rabefehi, llatuette e, |
fogliami, di quedo Coro di S. Domenico, cominciati
nel i47<^., per la fattura de’ quali nello dedb anno
ilMagidrato contribuì 600. fiorini a idanza del cel. P.
Leonardo Manfueti (4) . Ma perchè quedo nodro
povero

(1) £« ^nnaì. X®/>. 145 dìe 18. Jmìi foì. 49.


Se quedo non è quel, che ora lì venera nella
Crocififlb ,

Chiefa della Maeftà delie Volte , potrebbe elTer che fotfe


quello coilocito poi l'opra la porta dei Puomo verlo la
Piazza grande.
(2) 11 dì 9. Aprile di detto anno il Generai Gondglio
accordò un fuflidio di 30. fior, per quella nuova Statua ,
eflendo l’antica poco decente; e fu così, rifoluto, oerchè
allora era in Perugia uhm optimus Maghter t qui ohtnht /In
$ere unam optimam figuram ipps S. Annaf Xvir,
(
1480. fol. 35. t. )

(3) Nella indan?a,che a tal oggetto egli prefentò ai


Magidrato nel dì io. di Dicembre dell’anno fuddetto , dice
ch’egli era Maeftro di legname y fpecialwente del tarjto y (5*
intanto, eoi quale la nofira Città ne pare ajfaie ejfere homO'
tata ( Annal. 1473. f. 123. )
(4) Foarini Op. cit. pag. XXX. Pellioi Par. II. pag.
1476./^/. 38. u
povero Poli mante non meritò che il Vafari gli facelTe

la grazia di ricordarlo nemmen dopo i pifferi della


Signorìa (i), e più ancora che del Vafari abbiamo
a dolerci dei noffri Perugini così negligenti nel
raccogliere quelle antiche notizie, che ora tanto ci
fariano neceflarie (z); perciò di quello baffi aver
detto qui.
fin
Molto più accorti di Polimante furon ficuramente
due Artefici Fiorentini, i quali fui finire di queffo
Secoloconduflero in Perugia un’altra bell’opera di
commeflb, avendo avuto l’avvertenza di fegnare in
bravamente il
efl'a proprio nome. già capirete.
V’^oi

Signor ORSINI, ch’io qui voglio accennarvi l’opera


del Coro della noffra Cattedrale di S. Lorenzo, tutto
lavorato eccellentemente di tarfio, dove nel primo
pilaffro de* feggi a £ornu EpiJloU da quel lato che
y

più rifguarda l’ interno del Coro fi legge quefta


,

ìfcrizione (5) opvs . ivliani maiani et dominici


. . .

TAXI FLORENTINI
. MCCCCLXXXXI.
.

Molti sbagli folenni intorno .alla vita di Giuliano


da Majano fi vedon commcfli da fuoi Biografi, alla
teffa de’ quali è il Vafari. L’ eriiditifllmo Sig. Abate
Qaetano Marini colla fua Polita diligenza e con ,

quella copia di cognizioni fforiche, con cui fi diffingue


ogni fua produzione, è fiato il primo ad avvertir
quelli sbagli, e a ripararli, col condurre la vita del
Majano

(1) Vedi Vafari Tom. II. pag. 4^9.


(2) Replichiam qui noi con più ragione le querimo-
nie • che fece già il Malvafia nella fua Felfina Pittrice pag*
55. io ordine agli Artefici Bolognefi.
O) Si veda la Deferizione di efia Cattedrale fcritta dal
Ch, P, Prior GalaJJì pag, 34,
y

L fe T T E H A
MajaHo (in verfo Tanno 1490.(1), A quefta congettura
potrebbe conferire anche molto la noftra Ifcrizione i '

fe pare non volefle dirli , che il Majano facede ;

folamente il dilegno del noftro Coro e che poi , \

qualche anno dopo la morte di lui lo efeguiil’e il j

Tlissi: a quella maniera , che T altro beliillìmo


ftefla
;
'

Coro di San Pietro, difegnato come 11 crede, da ,

Raffaello^ non fu effettuato fe non dopo eh’ egli era j

già morto (z). Serve ancora la noftrS ifcrizione a


dar qualche lume intorno a Domenico Tassi o del ,

Tasso y che vi è nominato, e a dileguar que’dubbj,


che circa il tempo in cui lìorì quello Artefice lì
trovano accennati in una Nota al Vafari (3). Scrifle
già quelli nella Cecca (4) , che per ordia
vita del ,

di lui un certo lavoro fu fatto da Domenico del Tasso


unitamente con altri due fratelli di quello. Marco y e
Giuliano y
che allora erano de' primi Maejlri di legname y

thè in Fiorenza lavorassero di Quadro y e d'intaglio.


Eflendo morto il Cecca nel 1499. , va beniflimo, che
Domenico Tassi qualche anno avanti lavorafle in

Firenze fotto la poiché nel 1491.


direzìon di lui,
il vediamo riufcico con tanto onore nell’ opera del

Roflro Coro; e quel Francesca dì Domenico del Tasso


che fi vede nominato in Firenze nel 1470. in un
Sepolcro porto a lui, c a’fuoi figli (?), farebbe affai
verifimile, che folle il padre del nortro Domenico y il
quale per avventura in fe rinnovellò il nome delT
avo. Un

(1) Hmni
degli Archiatri Pontifici Tom. II. pag.
199. n. 8.
(2) GakJJi Deferiz, delle Pitture di S. Pietro di Perugia
Ediz* feconda pag. 42.
(3) Tom. II. pag. 460.
(4) Tom. cit. pag.
38S.

(5) Vafari Tom. H.


pag, 450,
. .

QUARTA.
Un altro Fiorentino più celebre ancor del Tassi
fu impiegato in Perugia verfo la metà di quello Secolo

in altri lavori più (labili ,


e più (ingoiar] . Tutti i

noft ri Storici, e con efli ilVafari(i), e il Baldinucci (2)


fanno menzione della facciata della nodra
fpecial
Cliieia di S.Bernardino fatta da Agojìin della Robbia nel
14Ó1. Non è però queda fola l’opera, che noi abbiamó
di quedo eccellente Scultore, e Pladico Fiorentino.
Suo lavoro è ancora la magnifica Porta principale
della Città, detta delle due Porte, in Porta S. Pietro.
Nel 1475. a lui, e a Polidoro di Stefano Perugino (3)
g ne

(1) Tom. II.


pag. 44.
pag. 144*
(2) Torn. III.
Polidoro un Capomadro Muratore di
(g) Era quedo
molto credito, e circa quedi tempi a lui fi trovano allo-
o-aie in Perugia moke altre fabbriche ragguardevoli ( Vedi
Lett. I. pag. 29.). Fece egli il fuo Catatto per P. S. S.
Par. S. Antonino nel 1474, JiLiA Catast. wet. ugn, 35. foK
XL. {7 Jeq ) . Ci giova 1 aver qui rammentato anche co-

dui, perchè ci fa drada a ricordare ancora un fuo figlio,


chiamato Ottaviano ^ il quale fi trova defcritto per Porta S.
Angelo nella Matricola del Collegio de’ Pittori, ove fu
ammeffb nell’ 1548., eoe fu Camerlingo nel 1560. ( Ann al.
1560. fi 239. ) . Benché di quedo Pittore non parli il Pafcoli,
nondimeno fi dee credere che egli folTe di qualche merito,
e che fpecialmente riufcifle ne’ Ritratti j trovando io, che
Matm Spinelli Profeflbr di Eloquenza nel nodro Ginnafià
in una fua Raccolta di verfi latini dampata in Perugia nel
1548. in 4. ha un Epigramma in dia lode, che è quedo 5
egregium PUmem Octavianum Perufinum
Doctut ab nrcbetqqpis hominum [mulacra perite
DUeffé t cefi&i iijfmuhu tuunj ì
Improba quo mori te eum vult bine toUerCi forfait

Pro vero pictum denecet illa virava


Cumque femcl tantum noflrum fit cedere fatis ,
St pietus moreris i non tnoriturus qoìì.
9S LETTERA
ne fa commedaopera e fi volle che Agostino la
1

,

fecondo un fuo nuovo difegno ( giacché il


efeguifie
primo non era piaciuto ), dentro il termine di due
anni pel prezzo di 2000. fiorini a boi. 40. per
,

ogni fiorino (1). Dopo aver egli condotto a fine


l’imprefa, fu deliberato nell’anno 1481., ch’egli vi
aggiungeflé altri ornati nella coxmzQ , vi delicet Gulam^
gocciolatorum y
beccbhellos y
ovolos y & dentellos in d.
cornice , & unum beccbitellum
inter alium nnatn , &
rosavi y
per
prezzo ftabilito da due Scarpellini
il

Lombardi (2). Nell’anno fuddetto 1475. lo fteflb


Agostino fece ancora per la Città un Griffo di legno
rilevato , e intagliato della lunghezza di quattro
piedi (3); e prima di quelle ultime opere, cioè
mentre flava ancor lavorando nella facciata di San
Be rnardino nel 1459., fece egli il bel lavoro della
Cappella di S. Lorenzo in S. Domenico. Avendo io
predo di me la carta originale del contratto ch’egli
fece per quell’ opera, mi è venuta la fantasìa di
trasmettervene qui acclufa la copia (4) , perchè con
effa

(1) Anna!. 1475. fol. 41. t. 42.


(2) AnnaJ. 1481. fol. 48. 49.
Annal. f. 46.
(4) Sia noto iy mawfefto a qualunche perfona vedrà 0
ìegerà quefia prefente Sgritta chome io Achojìino Antonio
Schuìptor fiorentino abitatore in Perugia e fabrichatore de la
fatata de Santo Bernardino de la ditta Citta fono chonvenuto
chon Madonna Brigida di Tomafifo di Patholo , e Guido di
Fuma]nolo tutore O" cburatore » e tefiamentarie di Pierogio'
rvauni e Alberto e Pierogentile figliuoli ed erede de Loren%g
de Giovanni di Pietrugo di fare iy lavorare iy chompmere
murare una gerla ChapeUa di S. Loremp pofia in fanto Po-
menico de la foprad. Citta la quale ChapeUa debbo fare iy
fabrkhare in nel modo chome fé apartiene in uno difegno fatto
.

QUARTA. pp

cfia, oltre allo ftile del fuo fcrìvere,


al quale pure
corrifponde il carattere,
potrete avvertire ancora ,

qualche altra cofa Il noftro Scultore, a giudizio


.

del Vafari, del Baldinucci, e di altri, fu fratello di


Luca della Robbia Scultore anch’ eflb celebratiflimo
Con a mano l’albero della Famiglia , il Baldinucci , e
il

in charta bambagina de mìa propria mano ec. chon (l'tefla con-


dì'-^one che a tutte le cornige del predetto lavoro ^ la guu
landa de V archo debbo fare di pietra fìmile quafi a quella
della Porta de Priori de la ditta Citta con qualche ornamento
in fra effe de pietra rojfa ficome fe cpartiene nel fletto dife-
gno , e tutto quello che apare effere imagìne overo fogliami
debbo lavorare di terra cho\tay la quale Chapella debbo porre
e appiè are al muro de la dita Chi efa y che fia di larghe-j^
con tutti i fdoi ornamenti quindici pie o piu tofìo de piu che
mancho , e per alteq^a coi fuoi ornamenti debbo fare circha a
venticinque pie ee. la quale' debbo fare e murare a tutte mie
f'pefe e di poi la debbo mettere tutta de biacba a olio eh ella
fia bianca fimik al marmo in le quale Cappella debbo fare la
tavola de P altare di mifura di fei pie chon cinque fatue %
la prima la noftra Donna chon f.o figliuolo in braccio y fanta
Giovanni B atipia , fanto Lorenip , fhnto Pietro Marine , e
fanta Brigida di tutto rilievo, e nella predella dell' Altare
debbo lavorare io nel modo chome fe apartiene tyì detto dife-
gno ec. Nella quale tavola debbo ornare i champi di' a%urr 9
con qualche ornamento di oro in forma ec. che l pa lodato ec,
e fempre s' intenda dare le ftchure chotte in forma eh' d’ e ft ano
lodate dalle perfone intendenti, f
effere co e durabile e per-
petue, quale lavoro remagnamo che mi debino dare
del
dagento fiorini a moneta vecchia perugina 3 cioè a quaranta
fiolognini per fiorino. Et perche di tale merc'oato non mi
chiamo chontento io pella parte mieti di ebonfentimento de
padroni la rimettiamo in maeflro ^cholino frate de fanto
Domenicho , che quello che lui giudicherà che mi dìeno di
più mi debino dare 3 perche lo facìamo noftro arbitro ec. del
quale lavoro prometto dark loro chompito per tutto il mefe di
1^0 LETTERA
il dichiarano che Luca fu figlio di limone
Pelli ,

Come va dunque che il fratello nel noftro foglio da


fe medeflmo, e poi dal Notato fi enuncia per figlio
di Antonio', nome, che in tutto l’Albero della Robbia
non fi vede notato mai? Tutti gli Scrittori de,Ila
vita di Luca parlano del fuo bel ritrovato di formar
lavori di terra cotta coperti di vernice , o invetriati
e di colorirli ancora con fuo meravigliofo fegreto :
e rammentano divevfe opere fatte in queflo genere
tanto da Luca medefìmo quanto ,
dal fuo fratello
Agostino che a lui fopravviUe (2). Perchè dunque
t

non doveva io darvi conto di un lavoro in queflo


genere fatto in Perugia dallo fleflb Agostino e taciuto ^

da tutti mentovati Scrittori i quali ne rammentan


i ,

pur tanti altri di minore importanza? E poiché per


buona forte quello lavoro è ancora in buon elfere
in quella Chiefa di S. Domenico nella Cappella di
S. Lorenzo, o fa della Cura, con pochi cambiamenti
dalla fua prima idea, feguiti o nell’atto dell’opera
flefla

ìugh pro(fìfno che merra ec, e per chiarella de le fàprad. parti


70 /Icholtino 0 fcritta la foprad. Scritta de mia propria mano
a di 9. di Gennaro 1459. ec.
Soddisfece Agoftino puntualmente all’ impegno prefo con
qu«rta Scritta ; e nel di 12 di Ottobre delio fteflbanno per
gli Atti di Tobaldo di Paolo Not. Perugino, a inflanza
del medefìmo Agoftino , il P. Ugolino di Ser Cintio di
Ugolino conftituìto arbitro, come fopra , ftabiiì,che oltre
ai 200. fiorini già a lui sborfati,re gliene dell'ero altri 30.
purché compilTe alcuni lavori nella predella del medefimo
Altare. (Carta antica preli'o di me nam. 93.)
(1) Baldinucci , Torri. IH. pag. i^jp. Pelli negli tlogj
degli Illuftri Tofe, To n. HI. pag. LXX.
Uomini
Vedi Vafari Tom. Il* pag. 41. e feg. e pag. 474.
(2)
Baldinucci Tom. HI. pag. 140. e feg. Borghi ni Ripofo
Lib. IH. Op. Tom. IL pag. 75. 76. Pelli 1 ciu .
QUARTA.
'
f
lOI

fteffa o quando vi fu poi collocato il Quadro di


,

Martano di Eusterìo,o quando quello ne fu rimoflo,


per foftituirvi altre cofe; di che parleremo un altra
volta: perchè non dovremo rimaner contenti di aver
anche noi un’ opera così ben mantenuta di una ,

qualità riputata così fmgolare e di un Artefice ,

tanto eccellente?
Anche un altro Fiorentino ,
che ereditò il bel
fegreto di quei Robbia, e di cui
della fimilmente
parla il Vafari (i), fi fece con eflb onore in un’opera
che conduflè in Perugia della quale però non fa
,

parola nè il mentovato Scrittore, nè veruno de’noftri.


Io ve ne dirò tutto quello, che ne ho ripefcato nei
pubblici Annali Decenvirali Dopo aver rifoluto il.

Magiftrato di trafportar la infigne Reliquia del S.


Anello dalla Cappella del lor Palazzo, ove era fiata
fino allor cufiodita , alla Chiefa Cattedrale, e in
quefta collocarla colla maggiore decenza fi deliberò -,

di fabbricare in ella a quefio fine, e a fpefe del


Pubblico un nuovo Altare fotto l’invocazione di S.
Giufeppe. Perchè l’opera riufcifie onorevole, e bella,
fu chiamato a efeguirla Benedetto Buglioni Fiorentino.
Avendovi pofto mano 1487., ei l’ebbe affatto
nel
compita nell’anno feguente in cui chiamatola fiimafla
,

un certo Ambrogio Milanele Scultore la giudico poter ,

valere 427. fiorini, a ragione di 13. groflì , e di


un botino vecchio per ogni fiorino (2). Io mi figuro,
come vi accennai, che un tal lavoro non fofl'e^di
marmo, ma di quella terra cotta invetriata, con
cui dopo ì Robbia molto lavorò il Buglìotti tanto in
Firenze %

( i) Tom. II, pag. 474.


(a) Annal. 1487. f. 39. et An»al, 1488. f. 5c fol,

Si. 82.
ioa LETTERA
Firenze, che altrove L’opera da lui fatfa in Perugia,
.

e qui da me non dovea efler cofa triviale.


riferita
Noi però non abbiamo avuto il piacere di vederla ,
e in luogo di efla vediamo un Aitar di marmi sì,
ma un Aitar che non piace (i).
Ma il vetro, il legno, e la terra cotta mi han
già trattenuto a baftanza Per tornare adunque ai
.

lavori di marmo, che in quello Secolo furon fatti


in Perugia con difegno pittorico , vi dilli nell’
antecedente Lettera , parlandovi della Tavola che
dovea fare Bartolommeo Caporali per la Madonna del
Verde in S. Lorenzo nel 1477., che voleva io darvi
ancora qualche notizia dell’ ornamento di marmo,
che contemporaneamente fu fatto al medelìmo Altare.
Per mantenervi la mia parola vi dico dunque aver
,

io veduto la Scritta, che per quello lavoro li fece il


dì 12. Agollo del detto anno 1477. dai Tutori degli
Eredi di Niccolò di Ser Giacomo collo Scultore
Pietro Paolo di Maestro Andrea da Como prefente, e
llipulante, colla quale quelli li obbligò a fare il
fuddetto lavoro dentro il termine di 18. Meli, e
per il prezzo di fiorini 235. a boi. 40. per ogni
fiorino (2). Anche quello Artilla peraltro cambiò in
parte 1’ idea del fuo lavoro : mentre , fecondo la
Scritta fuddetta , doveva fopra il cornicione farvi
uno fontespìzio con uno Dio Padre àt cum dui candelieri
per lato ; le quali cofe non pare che mai vi fieno
fiate; feppure non ne furono tolte modernamente,
quando vi fu fatto quell’ Attico, che or vi fi vede.
Nella parete laterale di quello Altare è una ifcrizione
ora

(1) Guida pag. 177.


(2) Rogit, Francifci Dni J acobi Nat. Peruf. Protocol. 1477-
fil. i-oi. t.
U A R T A. lOJ

ora coperta da Tabelle di voti la quale potrete


,

leggere nella Defciizion della Chiefa di S. Lorenzo


a pag 68., ove però dovete eoiregger quel luogo,
in cui fi dice, che quel Pietro Paolo de Meli Lucanens .
Sculptor^ il quale intagliò quell’ Altare era da Lucca: ,

mentre nel riferito iftrumento avete veduto, ch’egli


vien detto da Como, e nella Ifcrizione fi volle forfè
fpecificar meglio Ìl fuo Paefe ,
il qual io credo che
folle Melide, o Melli vicino a Lugano (i). Doveva
inoltre lo lleflb Artefice fare un Tabernacolo adì6io
& conveniente a tenere el Corpo di Xpto a lato de
la soprad. Captila dal canto verso le Orghane ( 2 ),
el

(1) Si nota nella fuddetta ifcrizione , che quella Cap-


pella fu dedicata alla Vergine SS. da Niccolò Bucci, e cha
gli eredi di quello la lecer poi fare al mentovato Sculto-
re nei 1479. Filena figlia di detto Niccolò Bucci, e dì
Diana dì Ridolfo Signorelli , fi maritò prima con Raniero
Ranieri , e poi col Capitano Saracino Montemellini , e fu
erede di lei il Gapit. Fabrizio Siguorelli fuo fratello con-
fobrino . Dai Signorelli pa fsò poi quella Cappella nella Fa-
miglia del Nobile Sig. Conte Reginaldo Aniìdeì , al quale
oggi appartiene. 11 Cardinal Anfidei, Zio di quello dotto
e gentil Cavaliere , rifarci quello Altare, e lo accrebbe de*
nuovi ornamenti, colla Iscrizione, che nel fuo Attico S
vede fcolpita (Vedi GaìaJJì Defcriz. di S. Lorenzo pag. 69. )
(2) Quell’Organo era fiato fatto circa il detto tempo
da un certo Lorenzo di Giacomo da Prato Prot. Capii.
S. Laurefitii inter Rogit. Retri Pauli BartÌJolomai Not.Peruf.
in Archivi pub.) y ed ebbe credito di Organo molto buono
Aug. pag. 65. ficcome son buone le
( Grilpolti Perug.
Pitture di Giannicola Perugino , che ne abbellivano il fre-
gio (Guida pag.115.). Pochi anni fono quell’organo fu
folto via. In quello ftefib Secolo XV. viveva un Bevignate
di F’rancefco , Perugino, eccellente nel fare gli Organi;©
di lui fon quelli di S. Agofiino , ediS.Simone {evi Injlrum.

Rtg. Frmdfei Ser Jaccbi 1494./ 177- 3^ Jacsbi Cbripoph,


. ,

1^4 LETTERA
#/ quale sia fatto secondo il disegno ec. e sia de
larghezza pieie tre , e piu , e C altezza de pteie sei .
Ma qaeftQ Tabernacolo ancora non fappiamo fe fofle
poi da lui effettuato. Di quedo Artefice non ho
trovato che faccian menzione nè il Vafari nè il ,

Baldinucci , nè T Orlandi.
Un altro lavoro appartenente in qualche parte
alla fcultura vuol qui ricorda rfi , fe non foffe altro
per r onorevol fine, a cui fu deftinato , e per gli
Artefici, che lo conduiTero, i quali benché ftranieri
eran però ftanziati fra noi, ed erari noftri Concittadini,
Fin dall’ anno 1472. , con approvazione , e con
fufiìdio del Pontefice Sifto IV. (i) effendo fiato rifoluto
di continuar la fabbrica di un Palazzo già cominciato
fin dal 1451. nella Piazza di Sopramuro , acciò
ferviflè di refidenza al Capitano del Popolo (2); nel
dì p. di Aprile del 1473. da due Soggetti defiinati
a foprantendere a quefia fabbrica fi fiipulò il contratto
per la efecuzione della medefima con Gasparino di
Antonio

Tetri 1504. f. 459. in Archiù, puh.) aveva refi-


denza in Palazzo, Pubblico un certo Ercolano
e Salario dal
Gii], qui faciehat Infirumtnta Mufica ( Annal. 1385. fol.
194. ti ). Giacché quefia Nota, che non fo come fi è vo-
iuta qui intrudere , è dedicata alla Mufica , ha tutto ii
diritto di eflervi rammentato anche quel D. Puccio forfè
del noftro Contado, ma fatto Cittadin Perugino nel 1461.
in tempo che fi trovava già riabilito in Venezia ihi condu-
ttm ad pulfandum fèu fonandum Organa in Ecclefia S. Marei
come quegli ,che doctijfmui yìp) unicum in Italia
jòlepmjjhììus Muficui y i5 puljator orgatiorum ( Annal. i4<^t. fub
di» 1 5. Octobr. fol. 95. Carte antiche prefTo di me n. 446.f. 25. )
(1) !Zx Breve d. Pontifi:ii fub die 10. Febr »47 2. ] Ipf
ex Decreto Card. Latini de Vrfinii Camerarii ò'. R, R, fuk
die 34. J '.lii d. anni
(2} Anna-l. 1472. fol. 61. t. 90. t. 117. cc.
QUARTA. io;

Antonio Lombardo, e Cittadin Perugino (i), e con


un fuo compagno chiamato Leone di Matteo fimilmente
Lombardo , e Cittadino Perugino , il quale era
propriamente Marmorario, o Scultore (i).Fa dunque
allogata a coftoro V opera del nuovo Palazzo per
2 1 30. fiorini a 40, bolognini per fiorino, e fu efpreflb
nella Scritta, che quefto dovefle farfi fecondo il
difegno, o modello già ftabilito, e che nella facciata
vi foflfc una bella Porta , e fopra quefta una figura
de Giuflitia cum la spada in nrano^ cum due griffoni
rilevati, tavolata cum fogliami, corno fia pento, 0 più
bella (3). Avendo però quelli due Artefici compita
r opera , e avendo in eflà fatto più aflài di quello
di che fi era convenuto nel contratto; nel dì 14.
di Maggio deir anno 1481. i due già menzionati
Soprantendcnti ( i quali erano Pier Galeotto di Oddone
Vibj, e Pietro di Sinibaldo Ramazzani ), col confenfo
de’ Decenviri furon d’ accordo con Gasparino , che fi
eleegefiero due Periti per iflimare il valore di ciò
che fi era fatto di più, oltre il convenuto, nella
detta

(ì) Il detto Gafparino trovo ch’era della Valle dr


Locamo , e eh’ era un abile Murator ÌS" Magijtcr Lapidum .
Qualche anno dopo egli fu impiegato in qualità di Capo-
jnadro nelle Fortificazioni di Città di Cartello, e fpecial.
mente della Rocca alla Porta di S. Giacomo , e vi ebbe
a compagno un certo Maertio Giacomo di Lorenzo abitante
in Urbino, col quale ebbe poi grandilfime controverfie, che
furono finalmente decife a favore di Gaiperino nel 1484.
di me num- 236.
{ Carta antica predo
fa') Trovo che col titolo di Lapicida nel 1476. quefto
Leone lavorava certe colonne per le Cali di Braccio Ba«
glioni ( Carta antica num. 205.
Annal. 147?. fol. 92. Aeto. petri LaurentH PmocoK
4ct, Magijìf, fuk^ d. mm foK 84. t. in 4 rchm p
io6 LETTERA
detta fabbrica ; e avendo fcelto a una tale filma
Maflro Fino (f Ugolino^ e Gnogna di Giovanni^ nel dì
^6 di Giugno
. cofloro giudicarono che il detto
lavorìo nieritafl’e di più 1350. fiorini a 40. boi. per
fiorino (1) onde tutta l’ opera venne a coftare
;

alla Città 3480. fiorini Benché prefenteraente quello.

Palazzo per le varie alterazioni in eflo fatte per ,

la caduta de’ merli , che ne coronavano la facciata,


e per poco confervamento non fia molto viflofo -,

con tutto ciò gl’ intagli di pietra che in eflo ancora


fufEfiono, pare che poflano meritare i noftri riguardi ;

c voi dovrete compatirmi fe ve ne ho parlato più


minutamente che non bifognava Sotto la Statua .

della Giuflizia , che fia in mezzo al timpano della


Porta, fi legge: ivstitia virtvtvm domina prefo da ,

Cicerone (2), e in una Lapida vicino alla flefla Porta


verfo lo Studio: popvLi pervsini praesidio. mcccclxxii.
Anche la fabbrica del Ginnafio ora qui ricordato
è di quello Secolo, poiché fu fatta nel 1483. ; e
così di quello Secolo era la nuova Chiefa di Santa
Maria de’ Servi in Porta Borgna, cominciata nel
1432., e che riufcì una delle più belle, e magnifiche
della Città , come attellano que’ noftri Cronifli , che
giunfero in tempo a vederla : la Chiefa di Santa
Alaria degli Angioli ,
ora detta Santa Maria de’ Folli
fuori di P. S. P. : il Campanile di S. Domenico, che
fu già molto più alto, e molto più bello che non è
adeflb; quel di S. Pietro quali intieramente rifabbricato
nel 1463.:molte, e molte altre pubbliche, e
e
private fabbriche fparfe per la Città, e pel Contado,
e verifimilmente per la maggior parte difegnate , e
dirette

(1) Anna). 1481. f. ^4. fol. 42. & t.

(2) De Officili Lib» JlL, Gap. 6 ,


quarta. 107

dirette da’noftri Architetti, delle quali lungo farla


il ragionare partitamente Dovrei bensì farvi in quello
.

luogo fpecial menzione dell’ opera grandiofa dell*


Emid'ario del noftro Lago , la quale comunemente fi
crede fatta fare da Braccio nel 1420. (i) , o nel
1423. (a). Ma perchè quella richiederebbe una aflai
lunga indagine , e probabilmente, fe fu ordinata da
Braccio, non farà data opera de’ noftri Architetti,
ma piuttollo di quell’ Aristotile Fioravanti Bolognefe ,
di cui circa lo lleflb tempo lì prevalfe il medelìma
Braccio per la cava delle acque del Lago Velino (3)2
perciò di quell’opera ancora badi fol quello cenno.
Per profegiiir intanto a parlarvi di altre opere
di fcultura,
voglio qui ricordarvi quel pezzo di
facciata del nollro Duomo verfo la Piazza grande
cominciata con motta leggiadrìa , e grandezza per la
bella qualità delle pietre (4) rosse ^ e bianche molta
gentilmente i e riccamente lavorate (5); mentre, benché
io non fappia il marmorario , che intagliò quelle
pietre, tuttavia le credo degne di fpeciale attenzione,
le è vero ch’effe foffero lavorate pel Duomo d’ Arezzo,
e che poi trafportate di colà da’ Perugiai dopo una
lor vittoria nel 1335., foffero qui impiegate nell*
opera fopraddetta verfo la metà del Secolo, di cui
ora si tratta (6) Nè voglio già lafciar di dire
.

come, oltre le opere di Mino da Fiesole di cui voi


parlate
(1) Pel li ni Par. IT. pag. 247.
(2) Vertrini Diflèrt. lopra il d. EmilT. §. 5.
(3) Sì veda la eruditidìma Defcriziooe Idorica della
Caduta del Velino detta delle Marmore del dotto Sig-
Lard. FRANCESCO CARRARA a pag. XVi. XVII.
(4) Pellini Par. 11 pag. 54}.
.

(5) Pcllini 1 cit. pag. 578.


.

(6) U Peliini Par. 1 . pag. 534. fcrive: Fatte quefìe ccfe


falle Patte di Arexjp ee,per avere qutdcke fegno della ruej/uta
.

loS LETTERA
parlate voftra Guida, fono ancora di quello
nella
Secolo Lapida
la fepolcraie del Vefcovo Francefco
di Monteinarte (i): il Depofito di Monfig. Benedetto
Guidalotci

•sittorìa furono portate in Perugia molte pietre di marmo,


fon alcune immagini dentro , cF erano nel Duomo di quella
Città ; , e quei carri, che le conduffcro, con tutti
e quei huot
V omini
che vi fi operarono per condurle, furono vefiiti dalla
,

Città di panno rojfo : h quali pietre , ancorché fo/fero pojle


dinan%i al muro della Ckiefa del Duomo nofiro , con tutto ciò
a quejli tempi non vi fe ne vede fegno alcuno Da quefts ul- .

time parola del noftro iftorico vi fu chi deduife non dier


perciò vera Topinion di coloro, i quali penfarono, che la
( Vedi
«offra facciata fuddetta folle fatta di quelle pietre
Defctì%, della Bafil. di S, Loremp pag. 27. 28. ) . Si vuol però
avvertire, che il Pellini medefimo all’anno
1371- Par. I.
pag. 1*24. fcrive cosi: Gli Aretini riportarono ad Are^
•molte pietre , che alcuni anni addietro erano fiate loro tolte da
Perugini , t condotte nel Duomo ec. perciocché portarono un
gran numero di quelle ipietre , con iifegno ornarvi il Duomo P
loro ilche non poterono fe non in parte efeguire , per le
continue moleftie che ebbero, t ne ornarono folamente quel poco
di muro verfo la piattp micino alla Porta principale della
Chief'a , dove oggi fi vedono , di color bianco e rojfo , molto
vogoe di vifta, e di calore, Gh’elfe poi folTéro tnelTe in ope-
ra in quefto luogo nel 1445., enei 1449. lo abbiamo dallo
ftelTo Ifforico (Peli. Par. II. pag- 543. 578.): e allora in
alcune di elTe fi farà fatto fcoJpire il Griffo j
e fi farà tra le
medefime incalirato quello Scudo , in cui fono fcolpite tre
tefte di Leone linguaio , che non fi fa a chi appartenga .

(i) L’ Qghelli Epif. Lefinenf, Op. Tom.


hai. Sac. in
VllE co). 310. num. X
parla di quefto Vefcovo, e del fuo
Sepolcro nella «offra Chiefa di S. Giuliana . Il Grifpolti lo
accenna, ma dice, che a tempo fuo non fe ne intendea la
ifcrizione Dopo elTere (lata quella gran lapida fotterrata
.

per molto tempo, ricomparve nel 1782., e vi fi lelfe be-


«iffimo i’ Epitaffio in caratteri Gotici ,
quafi in tutto
conforme alla copia , ciie ne riporta 1’ Uglielii
.

Q U A K T A. uoP

Gaidalotti In San Domenico (i); quello dei noftro


vfefcovo Gio. Andrea Baglioni in S. Lorenzo (i); e U
Tavola fepolcrale del P. Angelo del Tofcano in San
Francefco (5). E fenza nominarvene altri moltiflìmi,
che

(1) Boarini Op. cir. pag. XXXVI.


quedo Vefcovo nel 1449. e la Ifcn'zione
(2) Mon
in quello Sepolcro è riferita dall’ Ughslli, dal
poftagli
Crifpoiti, e dal P. Calassi.
(:>) Con quel
maggior rifpetto , che da me giuftamente
Autore della, seri fimr della Chiesa
è dovuto al Chiariff.
Perugia in quell’ anno mede*
di S. FrancestO’, ftampata in
non accordarmi
ilmo i?o7. io gli dimando perdono
fe fo
.

quando egli alTeiifce alla pag. che l’accen-


con lui,
Angelo perpetri
mata Tavola fepolcrale appartiene ad
te-

nendo io per fermo, ch’elTa fpetti unicamente ad Angela


Perugini dello ftelTo nome
del Toscano. L’aver fiorito due
Religion Francefeana lui declinare del XIV.
di Angelo nella
fatto si, che fieno (lati
Secolo, e nel corfo del XV,, ha
1’
fp=ro confufi l’uno cor.
ambedue quel che ne fo . ANG1Ì..O SERPETRl mentre
• tu laura*
era oià Frate , e avea già compiti tutti i luoi ftUv.;
{Annoi. Xvir. 9?.). Nel 13^4.
to in Perugia nel 1379. /.

era egli già dato Miniftro della Provincia di


Milano, «
molti*^buoni ufficj aveva praticati con Barnabò Vifeoati a
4 *)* Configlio
favor df Perugia {Annoi. 13 ^ 4 ^ -

del cel. Giureconfulto Baldo fi ha una Lettera diretta Fr,


Angelo de Perufio Minijlro Provinciae S. Francifei in Sacra
Thsologia Magiftro > la quale, attefa 1 età di Baldo , e attefi

allblutameiue , che a quello fia


i titoli del Serpetri , pare

indirizzata , Or palliamo ad ANGELO DEL


TOSt-*ANO
Quelli nel 1430. fu fatto Lettore dì Filofofta nel_ rofiro
Ginnafio ( Annoi. 1430. f. 42. t. ): nel 1432. recitò una
Orazione nelle folenni Efequie di Braccio ( Pcllìui P&T. JI»
pag. 337. )i e riegli anni feguenti molte altre cofe fece a
divertì
o:ior della Patria^, rammentate dal nollro Pellini in
luoghi {Pelimi Par. li. pag. 420, 505. 557 53 )*. <501.604. .

609. ) . Eflendo intanto morto Antonio Rufeoni Generai®'


,

2 1 e LETTERA
che per le noftre antiche Chiefe fi trovano fparfi,
e che io non ho ora prefenti ; per accennarvi
folamente qualche altra cofa che ora mi viene alla
,

mente, vi dirò come ancor fono di quello Secolo il

Depolìto

dell’Ordine Francefcano nel 1449., fu eletto dal Pontefice


in Vicario Gstieraie dello Iteflo Ordine Angelo da Perugia.
IVI3 qual fu de’ due Angeli da noi rammentati!» Non polliani
meglio faperlo, che da’ quei noftri concittadini , che ailor
vivevano , e che li conobbero tutti e due. Fu la Città
jioiìra Jifai contenta della fuddetta eiezione , e nel Settembre
del 144C. lì legge, eh’ ella fece un Convito ReMo Patri
^'ÌNGE.LO toscani de Peruf.Ordints S, Francifci
dtgniffimo V/cario Generali ^ e ad altri Frati, e Maeftri , eh’
erano in fua compagnia ( 1449. /. 95.). Nel
pubblico Irtrumento celebrato il di 10. Gennaro del 1450.
per Rogito di Mariano di Luca Nini » col qual Iftrumento
i PP. del Convento di S. Francefeo in Porta S. Sufauna
concedettero in perpetuo alla noftra Compagnia di Sa»
Girolamo l’Oratorio annellb al detto Convento, elprelTa-
mente fi che a quello atto intervennero i Religiolì
dice ,

capitolarmente congregati de mandato eaimìi iS Sacrae Pa<


£inae Magiftri , Specuìatoris , Mag. ANGELI DEL
TOSCANO Dei 0 Apofi. Sedis gratta dignijjìmi Vicarìit

{y Locumtenentis recolendae memoriae Dejinitorh Generalh


ejufdem Ordình de hoc S&ecuh emigrati ( ex Aét. d. Not. in
Archiv. pub. Pernf. ) .Continuò nel fuo Officio dì Vicario
quello Fr. Angelo fino al Maggio del 1450., e allora fu
egli ilelTò promoffo a quello di Miniftro Generale Dico .

egli ftejfo i cioè il Toicani', perchè cosi mi adìcurano ì


noftri Annali 5 ove trovo, che nel di 15. di Giugno del
1450. il Magiftrato fece un regalo in Cera , Confezioni
Vini ec. Rendo in Xpo Patri Magijlro ANGELO
TOSCANI
Citìi Peruf. Ordinis S. Francijhi Generali Miniflro
toiius
no’oiter electo per Capìtulum generale dicti Ordinis
( Annal.
1450. fbl. 66. t. ). Quanto poi torna ,bene la elezione di
quello Attuilo del Toscano ai Gsneiaiato per rifpetto al
QUARTA. 1 tt

Dcpoflto di Luca di Simone (i), e la Lapida di


Andrea .Chirurghi, ambedue Medici, in Santa Maria
Nuova

tempo della fua vita, e delle antecedenti sue cariche;


altrettanto rende inverifitnile quefta elezione in perfona
fi

del Serpetri A non dare a quefto ntilia più che 20. anni
di età quando nel 1 379* fi laureò in Sacra Teologìa , avrebbe
egli contato nel 1440* niente meno di anni 8r. Ecrederem
noi che un Uomo di quella età folTe prefcelt» nel Gofictlh
di PtreuT^ a di/puf are co' Greci ? E crederem noi che nel
1450. a un vecchio più che nonagenario i Frati Elettori
aveifer dato T arduo governo di tutto l’Ord ine loro , rnaliì.
inamente in tempi allora tanto dilficili : e che un vecchio
di quefta età avell* valeggio di girare a piede pel Mondo
a vilìtare tutti i Conventi dell’ Ordine , come di quefto
noftro Generale Fra Angelo narrano gli Storici? Con pace
adunque e del Wadingo, e del ChiarilT. P. de Latera
dell’Autore della De fcrizione della noftra Ghiefa di San
Francefeo, e di qualunque altro Storico, mi lì permetterà
che col Pellini , e col Ciatti profìegua a credere , che al
Generale eletto nel 1450. non folle il Serpetri t il quale
Dio fa quanti anni avanti era morto, ma bensì Angeh
dei Tofeano . Siccome poi quefti morì il dì 20. Agofto-
del 1453-., potè ben dirfi nel fuo Epitaffio, che in tempo
del fuo Generalato fi era qui edificata la Ghiefa di Sau
Bernardino r giacché fappiamo , che quefta fu cominciata
dai PP. Francefeani appunto nel 1450. coi fuffidio del
danari del tPubblico. La lunghezza di quefta Nota lì
perdoni allo fchiarirnento dì un Punto non tanto lieve per
la Storia Serafica Perugina, e per la giufta intelligenza di
quella lapida, che ha dato occalione a noi di parlarne.
(i) Sta quefto Depofito di Marmo nel muro della
Scala , per cui dalla Ghiefa lì palla alla Sagreftìa in S.
Maria Nuova. In elfo è efpreffb a baflb rilievo il Medico
Luca in atto d’ infegnar dalia Cattedra a varj Scolari, che
ftanno da ambedue i lati affili Culle panche ad afcoltarlo .
Pare che al noftro Scultore non fodero feonofeiuti i Depo-
fiti di Giovanni Fagiuoli , di Antonio da Parriaa, di Gino da
tu LETTERA
Nuova (i): il pulpito di San Bernardino fuori del
Duomo (2): nicchia di più forte pietre lavorata
la

con molta diligenza (5) nella quale è la Statua


,

del Papa Paolo II.: la Porta dell’antica Udienza dei


Notari fatta veiTo il 1450 ; e quella del Nobil
Collegio del Cambio di qualche anno dopo, che il

Pellini chiama magnìfica ,


e sontuosa (4) ; e molte
altre cofe fu quello fare , delle quali ora non mi
fovviene In mancanza di
, opere di Scultura un pò
più folenni, voi fapete che non fi difdice l’ ammirar
con Vitruvio ancor le più piccole: minora sigilla ^
ficrfsquff & acanthos eleganter sculptos^
La

Plftoja, e di altri Dottori rappreftniatì in un atto coni!-


Snile . Perug.pag. 56.) credette in certi
Il VincicJi {^Diario
Putti, che ftanno innanzi alla Cattedra di quello Maeftro
di veder fimboleggiata la Kefurrezione de’ Morti l>otto .

quefta prima Tavola è efprdro il Defunto in Toga, di


grandezza poco meno che al naturale, e intorno alla
cornice di quefto fecondo piano fi legge : Hoc Tumulo
condita funi Offa •siri Medica Arte Antiqua Sapientia Mcate
Sua PraeceìlentiJJimi M. Lucae Perufini Cvuis Cut Vxor Nutufi
que H'C Monumentum Dicarunt MCCCCK.LVIH.
(i) Era quefto Medico originario di Montefanto nell*
Umbria : fu aferitto alla Cittadinanza Perugina nel 1467»
e lelTe nel noftro Studio per molti anni Mori poi in Ame-
.

lia . Tutto è efprelTo in quelli verli appiè delia Lapida :


’^iem Legis AHreas Medicm Fuit Inclitus Arte
Cuique Machaonitis Fata Dedere Mams .
Vmhriae Alumnus Erat, Fecitque Perufia Chem -
Hunc Sibi Amerina Vrht Enccat , Haec Operit . 1490.
(a) GalaJJì Deferiz. di S. Lorenzo pag. 19, 20.
(3) Cosi ne giudica il Vafari nella Vita di Vellane
da Padova : Op. Tom. IL pag. 27^1
(4) Par* IL pag. 306.
QUARTA. 1 1

La Statua di Paolo II., che vi ho nominata


qui avanti , ora richiede, che di ella pure vi dia
quelle notizie che ne illuftrano tutta la Storia Per
, .

quanto fieno ben ordinate e degne di ammirazione


,

e di lode le leggi prefcritte da’ noftri Statuti fulla


maniera di eleggere quelli Officiali che debbono a ,

vicenda cofiituire annualmente il Corpo de’ pubblici


Rapprefentanti; contuttociò o rinterdlc, o rambizione
avean introdotto tanti abufi in un affare così rifpettabilc
ed avean fatto nafcere tante difcordie per quella
elezione fra Cittadini che il Sommo Pontefice nell’
,

anno 1466. credette di non poter meglio fedarc il


pericolofo difturbo, che col rifare egli lleflb in Roma
le borfe de’ pubblici Uffizj. Ricompofta in calma la
Città con quello mezzo il Tuo primo penfiero fa
,

quello di mollrar al Sommo Pontefice la fua di vota


riconofcenza per un beneficio sì fegnalato con alzargli ,

una Statua (1). Avutone adunque dal Papa l’opportuna


permifiìone (2) fe ne affrettò l’efeguimentocol prevalerli
a tal effetto di Vellam da Padova Scultore, e Fonditor
bravilfimo di metalli, che a bella polla qui fen venne
da Roma ove fin da due anni fi trovava occupato in
,

diverfi lavori a fervigio del Papa. Condufl’e a meraviglia


h r eccellente

(1) Fu prefa quella rifoluzione dal General Configli®


con folenne partito del di 4. Novembre del detto anno
1466. in cui furono altresì eletti alcuni Gamerlinghi , che
foprantendsfTero a quell’ opera ( Anoal. 1466. f 132. t. feq.
(2) Nella Lettera che la Città umiliò al Pontefice ia
data de’ IO. Novembre , dopo averlo ringraziato moltiffimo
della benignità da lui moftrata verfo di lei nella formazione
dei nuovo Sacco de’ pubblici Utficj, il pregava a volerle
permettere, che qui gl’ iunalzalTe una Statua a monumento
perpetuo della rifpettofa fua gratitudine, e finalmente il
fupplicava a voler venire a paliat la State in Perugia»
1 14 LETTERA
r eccellente Artefice V opera a lui commefTa ; e
terminata che l’ebbe, e fattala ornare con alcune
indorature da Mariano di Antonio^ e da Angelo di
Baldafsarre Perugini chiamati ambedue ne’noftri Libri
,

col titolo di Pittori (i); fu effa finalmente collocata


in loco excelso nel dì 29. di Ottobre del 1467. (2).
Tutta la fpefa occorfa per quefta Statua afcefe a
mille fiorini, e Tra le opere di
venti foldi (3).
Vellano riporta ancor quefta Statua,
il Vafari (4)
dicendo benifllmo, ch’egli in ella maggior che il vivo
figuro di naturale il detto Papa a sedere in Pontificale^
e da piè vi mise il nome suo e Canno eh" ella fiu fiatta
, .

Come fia concepita quefta iferizione vel dirà il ,

Chiarifs. Padre Galassia il quale la riferì nella fua


Deferizione della noftra Bafìlica di S. Lorenzo alla
pag.

Bifpondendo il Papa al Magiftrato con gràziofiflìmo Breve


dato in Roma il di «5. di Dicembre, dopo aver detto come
aveva egli gradito, che la Città fofle rimafta contenta del
Sacco fuddetto, intorno alia Statua foggiunge : Statuam
écneam i quava erigete (Intuìjlis ^ nec rnuìtum taudamnsy nec
omntno reprobamus , fed arbitrio veflro ìd relinquimus , uirum
malueritìs prò vejlra confolatione agere . Non enim Pontificie

'Komanus , ut noi fiumuSi licci immerhi , huj '.modi expectatio-


neoi habet . Ad honorem Dei ìpjè convertii ocuhs ,
ò* ai

caritatem erga faos manum extendii i^c. e in fine promette


loro, quando niuna cofa glie lo impedifea , di venire a
palpare la futura State in Perugia ( ex Archetipo ajfervato
in Cariceli. Kvirali')
(1) Annal. 1467. fol. i2i* fith die i§. OHobrh
(2) Pellini Par. II. pag. 690.
(3) Annal. 1467. fol. 129. t.
(4) Op. Tom. II. pag. 278.
QUARTA. 115

pag. 16,, ove ci avvlfa, che l’ Aurore in efla Statua


le ri Ile :

Hoc Bellanus Opus .... confiavìt hahenti


In terrts Paulo maxima Jura Dei".

c alla finiftra della medefima vi efprefle la data


MCCCCLXVÌI. die X. Mensis OBobris : e a piede; O.
Paulo IL Pont. Max. ob. JEquat. P. Aug. Perus, Io
capifeo benilUmo come Vellano a ingentilire il fuo
nome con quel facile cambiamento della V in B qui
voldle chianiarli Bellanus Ma non intendo perchè
.

in que’ Partiti , ne’ quali fi parla di lui nc’ noli: ri


Annali, fi dica fempre Bellanus de Fiorenti a ; quando
non voglia dirfi , che amava di chiamarfi così o
perchè forte ftato afe ritto alla Cittadinanza Fiorentina,
o per far corte al fuo Maertro Donatello cel. Scultor
Fiorentino.
Non vi faprei dire fe venifle mai in Perugia
l’altro celebre Artifta Vittore Pisano ^ detto ancor
Pisanello Veronefe.Voi però ben fapete , che di lui
t

abbiamo alcune belle Pitture in S. Francefeo (i); e


per riguardo al fuo merito nelle medaglie di getto,
io qui voglio aggiungervi, che egli ritrafl’e ancor in
una medaglia di bronzo il noftro celebre Capitano
Braccio Fortebracci, fecondo che ci vien riferito dal
Vafari (2); e in altra ritrafle l’altro noftro rinomato
Guerriero Niccolò Piccinino. Di quefta medaglia del
Piccinino fa parola il P. Ciatti nella fine della fua
Apologia della Patria di Braccio, ma per errore ne fa
autore Niccolo Pisano, Nel fuo diritto è rapprefentato
il

(1) Guida pag. 313. Deferiz, della Chiefa di San


Francefeo pag. 22. 28.
(2) Op, Tom. II. pag. 313.
1 . . , ^

1 6 L E T T E R A

il Piccinino«» berrettone bislungo in testa come


appunto era quella, che il Giovio fcriveva di
in
avere predo di fe, con intorno la Epigrafe: Nìcolms
Picinintis Vicecomes Marchio Capitaneus maximus Mars
alter Nel rovefcio poi non è altrimenti efprelTo il
Cavallo armato come pare che dicefl’e il Giovio ;
,

ma è bensì un Griffo, arme di Perugia, fermo, con


una falcia fui petto, ove è fcritto Perissi a c fotto
al ventre a quel modo che Romolo
,
e Remo dan ,

fotto alla Lupa, due bambini ignudi, quali reftano i

indicati dalla leggenda Braccius e N. Picininus, che ,

ffa nel contorno, leggendofi poi nella parte inferiore


di quello: Pisani P. Opus. Anche in altre opere di
quello genere fappiam che Vittore lì volle chiamare
Pisaniis Pi&or. Voi potrete vedere quello medaglione
impreffo nella luddetta Apologia del Gatti Ma :

farete più contento di vederne il bronzo medelìmo


benillìmo confervato nel Muleo Friggerj.
mi trovo inoltrato a parlarvi de’ lavori
Poiché
di getto, prima ch’io laici quello argomento, farei
torto al mio principal propolìto fe non vi rammentafll

un nollro Concittadino, che in quello Secolo ebbe


anch’egli fra noi grandilìimo credito in quella materia.
Voi troverete nel Pellini (i) quante lodi lì dieno al
nollro Mariotto Anastagi noiV zne improntare e di
fare Statue altre cose
,
Ù
simili dì getto Era egli
nel Collegio degli Orefici per Porta Sanfanna e morì ,

nell’ anno 145)6. La Città più volte lo dellinò a


foprantendere a diverfi lavori (2). Di Piervincenzh
Rinaldi

(1) Par. IL pag. 749 -

(a) Nel 1476. il Magiftrato lo eleffe a foprantendere


al rifarcimento d’ una delle due campane groffe dd Palaz-
zo (
Psliini J. cit. ) che lì doveva rifonderei giudicandolo
. ,

Q U A R T A. II7

Rinaldi y detto poi Dante, fcrive la vita il noftro


Pafcoli (i), e gli dà il titolo di Architetto Civile^
benché

peritura tali! rei (


Annal 1476. f. *4. )• Una Campana groila
del Palazzo che fi era rotta* fu lifura nel 1310. Annal.
(

f. 116. Gentiluccio di Maeftro Cecco da


Camerino rifece pure una Campana dei iioftro Palazzo
Annal. 56. f. I. pag. 1 357. )
t. Quelli lavo*
Pellini Par. .
(
ri ritornano a mente anche quelli, che turon fatti ir»
mi
Perugia da altri Fonditori in altri tempi ; come farebbero le
cinque Campane del Gampanil di S. Pietro fatte nei 1285.
^arum fabuc&tor fuit . Magi(ter . Johannes . De . Ptfts
. .

(Cfl/# Pietro pag. 92. 93,), che non fo


Defcriz. di S.

fe pofsa elfere Giovanni Scultore in marmo, ma


il cel.

pratico ancora del getto, fecondo il Vafari 3 o altro Arte-


fice Pifano di fimil nome . Un Artefice di Bombarde
chiamato Maeftro Tranne da Bologna condotto dal nortro
Comune nel di 18. di Giugno del 1379- per fabbricare
artiglierie (
Annal. però in
fol. i/^o. ). Anche nel 1351. era
ufo la Bombarda Perugia ( Annal. 1351* fi 243. ) 3 e
in
fpecificata menzione della Polvere fi trova fatta nell’ anno
137Ó. in cui per P afiàlto dato dai Perugini alla Fortezza
di P. S. fi trova folto il di 1 1. di Gennajo pagata una
certa fomma a un noftro Mercante prò pulvere per eum
data ij vendita Comi Perus. prò Bombardi! ( Anoah 1370.
fbl. 15-. ): con che non folo fi conferma ciò che fcrive it
Muratori ( dniiq, Itaì. Dif XXV/. Op> ra. Tom. V. col.
251. 252. ) centra la volgare opinione, che le Bombarda
non cominciafl'ero ad adoprarfi in Italia prima del 1378,
ma fi prova eziandio, che Perugia fu tra le prime Città,
che ne facelTero ufo nei loro guerreggiameoti
(i) Furono però ignoti al Pafcoli i genitori di Pier-
viccenzio. Per chi ne fotìe curiofo, io dirò, che il fuo
padre fu Ser Bartolommeo di Ranaldo, o Rinaldi, di
P. B. Notare Perugino di molto credito j e fua Madre fu
Felice figlia di FaflTo di Giacomo Pucciarelli, la quale fece
il fuo Teftamento nei 1497., In Cui inftitui eredi Ser Ra-
sialdo,e il noftro Piervincenzio , chiamato Dante afuoi figli
118 LETTERA
benché non aver notizia di alcuna fabbrica
confefli di
fatta fui difegno, o fotto la fua direzione.
fuo A
ogni modo però quello l?ìervincenzio fu Uomo aO'ai
vcrfato nelle Matèmatiche, e fu autore di un Allrolabio
che meritò grande applaufo. Stando egli in una fua
villa di Prepo, tradufle e corredò di
in Italiano,
alcune fue annotazioni Sacrobofco
la Sfera e
di ;

quella traduzione indirizzò nel Settembre del 1498.


ad Alfano Alfani Il nipote Fra Egnazio Danti la
.

pubblicò poi colle (lampe nel 1574. Un merito afl'ai


maggiore in Piervìncenzioi^i quello di aver con fomma
cura, e con tanto buon fuccelTo diretto negli ftudj
delle Matematiche, e del Difegno fuoi due figli i

Giulio, e Teodora; dal qual Giulio elTendo poi nati


Vincenzio, Fra Egnazio, e Girolamo (1), fi (labili,

e fi propagò fempre in tutta quella Famiglia un


genio, e un talento particolare per le arti del difegno,
come voi ben fapete dalle belle opere di tutti quei
Danti , che abbiam nominati , de’ quali partitamente
ragiona il Pafcoli e mafilme dalle infigni opere di
,

Vincenzio, e di Fra Egnazio, de’ quali con moltilfima


lode parlano oltre al Pafcoli tanti altri Scrittori e ,

fra quelli anche il Vafari (2) Io trovo il fopraddetto


.

Piervincenzio fcritto nella Matricola degli Orefici fotto


P. B. in quello modo: Pervincentius Ser Bartbolomai
Ranaldi al. Dante y receptus sub 1488. die 17. Decembr,
' decefsit

(1) 11 Pafcoli C Op, cit. pag. S2. ) dice, che quelli


nacquer da Giulio fuddetto, e da Biancofiore Alberti fua
Moglie. 11 Maltempi ( Trattato &c. pag. 104.) nomina
un Giulio Danti, di cui dice che tu moglie certa Donna
Camilla di Gio. Giacomo, la quale aveva prima avuto tre
altri Mariti , e poi prefe anche il quinto .

(2) Op. cit. Tom. Vii pag. 171* e (eg.


. .

QUARTA. 1 19

Aecessìt 1513. e poco fotto vi fon rcgiftrati il fuo


figlio Giulio, e i Tuoi nipoti Vincenzio ,
e Girolamo.
Il lavoro lodato dell’ Aftrolabio
tanto e di altri ,

lenimenti Aftronomici (i) dà a Ptervincenzio un


troppo giufto titolo per efl'ere anch’ egli annoverato
fra Perugini, che nel XV. Secolo fi difiinfero in
quelle arti, che fon ora l’oggetto delle mie doriche
in ve diga zi oni
Ma tutte quede mie vaghe invedigazioni chi
fa quanta noja vi avran recato, Signor Baldassarre
rivericidimo Se ho da dirvela fchietta, hanno un
!

pò annojato anche me ; ma ne Ibn ora benidlmo


compenfato col piacer di ripetermi Vodro ec.

(i) II rinomato Fra Egnazio Danti dell’ Ordine de'


Predicatori , Gofmografo del Granduca di Tofcana , poi
Vescovo di Alatri ,
parlando del fuddatto suo Avolo
Piervincenzio , ne dà il feguente giudizio : qusJP ^0o>ao
eccellente i oltre alla feien^ dell' AJlronomì a y nella quale fi
fece in quei tempi conofiere intendentiffimo , la manù
attifirn a tale facoltà', perciocché fi %<e§'
nel mettere in opera
gono ancora alcuni finimenti Afironomici condotti di fua mano
maravigliofamente Tra quali è alprefente (cioè nel 1574.)
uno Afirolahìo in Cafa della htl Famiglia degli Alfuni N
tanto bello, tanto giufio e diligentemente ìawrato , cF io
-,

ardifeo di affermare, che non ne fia mai p tu fiato fatto uri


altro firn ile(
Proem. alla Sfera di Sacrobofeo trad. dal
«letto Pierviucenaio j e Stamp. In Perugia 1574. 4 *)
.

120

3L E T T E S A V*
Intorno ad alcune Memorie dei Maestri di Pietra
Perugino.

oi avete avuto finora la bontà , Signor orsini


riveritillìmo, dì foffrir le mie chiacchiere intorno a
certe cofe e intorno a certi Soggetti che non han
, ,

che far nulla con quell’ argomento, fu cui mi chiedefte


ch’io vi fcrivefli Ora farebbe il tempo, che voi vi
.

rifacefte di tanta feccaggine , fe paflàndo a parlarvi


del voftro Pietro ,capace di narrarvi di lui
folli io
qualche cofa, che voi già non fapefte. Ma quello è
troppo difficile , e da me non potete fperarlo .
Volendo però ad ogni modo ubbidirvi cercherò di ,

comunicarvi intorno a lai quelle fole memorie, che,


per quanto io mi ricordo , non furon note agli Scrittori
della fua vita da me finora veduti ; e così de’ fuoi
Maellri, come de’fuoi Scolari, procurerò, quanto io
poflb ,di riferirvi quelle notizie, che o non furon
da altri avvertite , o non furono avvertite cosi
efattamente da sbramare aft'atto la nollra curiofità
E per cominciare da’ fuoi Maellri, avendo io qualche
notizia aneddota intorno al nollro Bonfiglì , che
comunemente fi tiene per Maeflro di Pietro^ e intorno
a qualche altro Pittore, di cui fi può credere, che
il medelìmo Pietro fi approfittafle mentre lludiava
in Perugia, volentieri ve la comunicherò, acciò voi
ne facciate quel conto , che a giudizio voftro elTa
potrà meritare, e niente più.
O nafcefi'e in Perugia come vuole il Vafari , e
fulla fede di lui il Pafcoli , ed altri , o nafcelfe in
Calici
quinta. 121

Cartel della Pieve, come a me par più probabile (i)


tutri convengono , che Pietro ftudiafle la Pittura nella
noftra Citta, e che il fuo primo, e principal Maeftro
fofle Benedetto Bonfigli Non manca però chi affermi
.

cfferfi egli approfittato eziandio del magiftcro di


altri

(i) In tante, e tante carte ove ho trovato il fuo no-


me , r ho fempre veduto apertiffiinamente chiamato Petrus
de Coltro Plebi s'. cosi egli fi denominò in molte Pitture,
alle quali appofe il suo nome ^ e così fi trova indicato fin
nel Catalogo de’ Pittori Gollegiati del 1506. fra quei di
Porta S. Pietro. L’efler però flato egli afcritto a queflo
Collegio , il vederlo nel numero de’ noftri Decenviri del
Magiftrato » e il fentirlo in qualche carta chiamaro Civis
Perusinust non ci fa dubitare ch’egli godeffe la noftra
Cittadinanza. Per quante ricerche abbia io fatte ne’ noftri
Annali* e. , non mi è riufcito
ne’ Libri degli antichi Catafti
di trovare che o a Lui * o a Cristofano V&nnueci fuo Padre
fi conferifle quefta Cittadinanza. l’avrebbe forfè ot-
tenuta qualche altro fuo Antenato ì Nel Catalogo dei
Collegiati di Pietra > e Legname ho veduto regiftrato per
P. S. P. Maghter Petrut Vmnutii * fenza indicazione dell*
anno , ma che per quello * che può rilevarli da’ Nomi
vicini , dovette effervi ammeflb ficuramente alcuni anni
prima dell’ 1427. Ho ancora trovato che un Ser GioDami
di Ser Pietro Vamucci oriundo da Panicale, e chiamato da
Pier Donato noftro Governatore CircumspeBus erudìtus
•vir , nel dì 15. di Luglio del 1428. fu dichiarato Cittadia
Perugino ; ed eran già allora 20- anni , che flava in Peru-
gia > dove ancora viveva nel 1456. ( Lib. Catafì. ^et»
mm. 12. Par, S. Florentii fol. 60.) Il nome di Pietro nel
.

noftro Pittore, e quel di Giovanni Battista in un fuo


figlio, della famiglia Vamueci , modrsnbbero qualche corre-
lazione fra quefti, e il fuddetto Giovanni Da Panicalq
.

potè facilmente propagarli un Ramo di efla Famiglia ia


Caftel della Pieve (che era è Città, da poiché fu dichia^
raia per tale da Clemente Vili, nel i6or.), e potè chÌ4'
marfi Perugino anche quello , Parlo 4 capriccio >
12i LETTERA
altri infigni Pittori foreftieri. Siccome del tonfigli
dovrò parlarvi un pò a lungo; perciò lafciando pel-
erà di trattar di lui, darò, fecondo il folico, il primo
luogo a’foreftieri, e vi dirò qualche cofa di quelli.
Quantunque il Vafari aflerifea che dopo efleriì
,

Pietro inftruito nell’Arte preflb Bonfigli^ pafsò da


il

Perugia a Firenze fotto Andrea del Verrocchio\ con


tutto ciò io penfo che una tale alìerzione a voi non
,

fembri provata abbaftanza Se ho da dirvi fchietto il mio


.

fentimento, in quella parte anch’io la terrei piuttollo


dal Pafcoli, il quale dice di non faper intendere,
che cofa potefle imparare in Firenze il nollro Pietro
da un Pittore, che lo ftelTo Vafari deferive per
mediocre , e il cui principal oggetto fu tutt’ altro
che la Pittura. Voi già fapete, Signor orsini, che
il Verrocchio nato nel 1432. lavorò fempre di Scultura

per molto tempo ; e che tardi aliai invogliatoli di


dipingere, non fece, che lì fappia fe non una Tavola
,

per certe Monache; e avendone poi cominciata un’


altra, fu in quella ajutato, fecondo che fcrive lo
(lellb Vafari, da Leonardo da Vinci suo scolare allora
giovanetto ; e dopo non volle mai più toccar colori ,

sdegnatosi ^ che un fanciullo ne sàpejse più di lui (1):


e riprefe la Hatuaria , ed il getto Or come li potrà
.

rendere verilimile, che Pietro li ponefle in Firenze


fotto un Maehro ,
il quale all’arrivo fuo in quella
Città aveva già rifoluto di non toccar più colori.^ (2)
Non

(1) Vafari Torti. lì. pag. 467. Tom. III. pag. i 6»


Baldinucci Tom. IV. pag. 27.
(2) II Verrocchio fece quella rifoiuzione, fecondo il
Vafari, in tempo che Leonardo da Vinci era ancor giova-
netto y anzi fanaullo sL^onarào era nato nel 1443. perciò
tre anni prima di Pietro . Se dunque il Verrocchio abban-
QUINTA. 125

Non fa poi niente l’ efempio di Leonardo da Vìnci .


Primieramente Leonardo acconciofli col Verrocchio nella
sua fanciullezza^ e per via di Ser Pietro fuo padre,
ch’era molto amico di lui. Inoltre chi fa, che
refercizio, a cui Leonardo ftando alla bottega
y

di Andrea ,
non foffe piuttofto quello della Scultura
in cui veramente quelli era eccellente, e che quivi
non cokivafl'e principalmente il fuo gufto per quei
Modelli, e per quei Ritratti, c per quei Contorni
de’ quali Leonardo fu Tempre vaghiflìmo.^ Certo, che
in quanto al colorire o poco o niente potè egli
,

imparar dal Verrocchio fe quelli, appena Tebbe alla


y

fua Scuola, lì diede a lui per vinto, e non volle


dipinger mai più- Il nollro Pietro però quando da
Perugia andò a Firei ze, era già uomo fatto, e fapea
già dipingere, e a ncfi'una altra cofa volea continuare
ad applicarli, fuorché alla Pittura; c colà lì portò
folamente con animo di farli in elTa eccellente; e vi
lì portò informato alTai bene dal fuo Maellro Perugino

c da altri del merito de’ Pittori, che allora avea


quella Città ; onde pare veramente un pò Urano , che
là lì mettefl'e sotto gli ammaestramenti (i) di uno, il
quale avea dipinto pochilfimo e che per difperazione
,

avea lafciato di fare il Pittore: c pare ugualmente


Urano che quelli s’ impegnalTe a tener fotto
, Tuoi i

ammaellramenti Pietro già adulto , e già pittore di


qualche merito dopo che \xn fanciullo che prendeva,
y

allora il pennello in mano per la prima volta, l’avea


con tanta facilità confufo, e fvergognato
Io

donò Ja Pittura mentre Leonardo era gìo'oìnetto , Pietro,


che andò io Firenze pittore già fatto, avra trovato il Vct«
rocchio già alienato un pezzo avanti della Pittura .

C«) Borghini Ripofo Lib. 3. pag. 146.


LETTERA
Io veramente temerei di aver qui detto troppo,
\

negando che Pietro fte(Te fotto gli ammaeftramenti i

del l^e r rocchi 0 quando in Firenze niun altro Maedro


-,

gli dà il Vafari fuori di quello. Ma qui è dovei I

r efempio del Vinci può giocare per me Anche a . ì

quello il Vafari dà per Maellro il folo Verrocchio: ma


|

dicendo poi, che un tal Maellro non fu capace che |

a cedergli fubito, viene a dir che il Vinci non ebbe


j

Maellro, e che tutto il merito ch’ei lì acquillò nella ,

Pittura, il dovette al proprio meravigliofo talento,


al proprio lludio , e ai belli efemplari che per,

quell’arte di continuo gli lì prefentavan agli occhi


in una Città, che n’era abbondantidìma Io non darò
.

al talento del nollro Pietro que’ titoli, che dà il


Vafari a quello del Vinci: ma potrò anch’io fupporre
in Pietro un talento non tanto ordinario. Volontà di
farli onore , e dellderio , e occalion d’ operare a lui
non mancava; Occhi da vedere in Firenze le opere
belle li aveva anch’ egli e perciò quelle poterono
,

efl'er benìlllmo in Firenze la fola fua Scuola . Al


Vinci fornito di un intelletto divino ballaron quelle
opere belle per diventare ecceilentifllmo nella Pittura
fenza 1’ ajuto di altro Maellro Perchè dunque a .

Pietro dotato di minor talento, ma già bene iltrulto


da altri Maellri , non avran ballato quelle opere lleiTe
per diventar eccellente ?
A creder che Pietro andafle in Firenze già bene
illruito nell’arte, e illruito da’ Pittori di più credito
del Verrocchio non abbiamo autorità miglior di quella
i

dello llefl'o Vafari. Lafeiando per ora da parte il


Bonfigli voi avrete notato, che il Vafari trattando
t

di Piero della Francesca da Borgo S. Sepolcro, dice


che quelli ebbe a fuo difcepolo il nofìro Pietro (i);
e avrete
(i) Vafari Tom, II, pag.
QUINTA. 42 $

e avrete avvertito come l’ autore della Nota apporta


al citato luogo del Vafari francameetc confcfla di
credere, che Maeftro del Perugino forte quefto Piero
della Francesca piuttofto che il Verrocchìo ; e della
fterta opinione è ancora il Taja (i). Noi Tappiamo
dal Vafari, che il detto Pittor Borghefe lavoro in
Perugia molte cose , e fra le altre una bellirtlma Tavola
a tempera per le Monache di S. Antonio (2) e le :

fue

(1) Descriz. del Palazzo Vaticano pag. 35. 37.


(2) Quefta Tavola minutamente defcritta dal Vafari
prefentemeute lì cuftodifce dentro la Glaufura del Monafte-
ro : e non è poco che lìa ftata finora falvata dal pericolo
d’incorrere la ftelTa forte delle altre belliflìme Tavole dipin-
te probabilmente nel 1505. per quelle fteffe Monache da
Earfaello, e che ftavano anch’erte nell’ Altare interiore del
loro Coro. Una parte di quefte Opere di Raffaello fi può
veder defcritta dal Vafari {Op. Tom. III. pag. 166.), e dal
Eorghini ( Ripofo Lib. 3. Qp. Tom. II. pag. 176.): e dei
loro deftino qualche cola fi accenna nell’ Antologia Roma-
na ( Tom. III. an. 17765 pag. 123. ). Molto meglio però
ne fon io rirnaftq, informato dall’ Iftrumentò, che nei di 7.
Giugno dei 1663. per Rogito di Gio. Battifta Baldozzi Ai
fatto dalle Monache medefimcj col quale elle vendettero
alla Regina Criftina di Svezia tre pitture della Predella
di detto Altare , e due altre Tavolette , tutti lavori di
Kartaello, pel prezzo di Scudi 601., reftando al Monaltc-
ro folamenie una Copia di erte , fatta allora da un certo
Claudio Inglefi Pittor Francefe . Dei mentovati pezzi « le
tre Storie dell’Orazione nell’Orto, dei portar della Croce,
e del Gesù morto , fono ora nella Gallerìa dal Duca d’Or-
leans , e lì hanno intagliate in Rame
( Vedi le Note al
Vafari Tom. III. pag. 166. 167. ) Quindici anni dopo le
.

fterte Monache Itimaron bene di disfarli ancora della Tavo-


la principale. Opera infigne dello ftertb divin Raffaello,
larga otto palmi, e altrettanto alta, ove era efprelTa Ix
Vergine aflìfa in Trono col Bambino iq bxsicci»^ S» Gì»-
126 LETTERA
fue Pittare furono intorno agli anni 1458., benché
vivefie fino al ijop. Egli è dunque molto ragionevole
n credere, che mentre quefii fi tratteneva in Perugia,
il noftro Pietro^ ch’era ancor giovanetto, fi prevafefle

di tale occafione per avanzar ne’ fuoi ftudj. Al merito


che avea quello Borghcfe nella Pittura , nella qual
era eccellente (i), fi univa ancora una fingolar perizia
nelle Matematiche , e fi parla ancora di molti fuoi
Scritti

Vanni prefib al Trono, a deftra S. Pietro Apoftolo, e S.


Caterina, e a finiftra S. Paolo, e Santa Margherita ( ii

Vafari dica S. Cecilia) j ed aveva al di fopra altra Tavo-


la arcuata con un Dio Padre , e con due Angeli , e Sera-
fini all’ intorno. Nel di 8. Gennaro pertanto del 1678.
vennero le Suore alla vendita anche di quefti due infigni
pezzi , e ne llipularono Iftruinento col Conte Gio, Anto-
nio Bigazzini per la fomma di 2000. Scudi, contentandofi
di averne una copia , che ii Conte probabilmente avrà
fatto fare in Roma, ove dimorava i^htrum. Rag. Marci
'Ant. Famajuti sub die 8. Jatjuar, 0 18. Jutiii 1678. in

Af
shiv. pub, ) . Monfig. Bottari nelle Note al Vafari ( J. cit.
pag. 166. n. 2. ) fuppone che la gran Tavola fia andata in
ìfpagna . Rammentando noi quelle Opere fatte da Kaifael-
io in Perugia , e che or piu non vi fono , neceflariameote
ci vediam prefentare alle memoria anche quella Tavola
da lui dipinta per Atalanta Baglioni , e fin dai 1607.
confervata nella Gallerìa Borghese in Roma , e non ha
molto incifa fui difegno del Sig. Carlo Giufeppe Ratti : e
l’altra Tavola ch’era già alla Cappella di Caia Anfidei in
S. Fiorenzo, e paffàta pochi anni fono in Inghilterra (An-
tologìa Rom. Tom. I. pag. 25. Tom. III. pag. 129. 123.).
(1) Per prova di ciò balli riflettere, che anche il cel.
Luca Signorelli da Cortona fu creato e di/cepoh fu9 ( Va-
fari Tom. III. pag. 2. Torn. III. pag, 313. ^^14.
QUINTA. itj

Scritti di Geometrìa, e di Profpettiva (i).


cofe di
Il noftro adunque è faciliffimo che per quefte
P/W;*o
mallìmamente prendere da Pietro del Borgo i più
opportuni ammaeftramenti (i) : onde poi avvenne, che
le pitture del Perugino ottennero un applaufo aflai
grande per le Profpettive, c molto credito egli fi
acquifiò

(1) Vafari Tom. II. pag. 205. feg. Oltre a quello, ed


egli altri Biografi Pittorici, parla copiofamente di Piero
della Francesca anche il cel. Antonmaria Graziani ( de
Script irrv. Min, Lib. /. pag, 42.). Per la Tua dottrina
nelle Matematiche fu Piero maeftro di Fra Luca Pacieli
fuo compatriotto , riftoratore infìgne di quefte Scienze. Del
merito di Fra Luca , e delle lue Opere colla fua foliti
erudizione a lungo trattò il Celebre Sig* Gav. Tirabofcbi
( Stor. Tom. VI. Par. I. pag. 312.),
della Letterat- Ital.
Fra le altre Città , quali Egli moftra che il Pacioli
nelle
fu Profaftore , potea contarli anche Perugia, ove ielle nel
pubblico Studio nel 1478. nei 1486. nel 1500., e nel
1510., e dove ebbe fra gii altri Scolari il noftro Girolamo
BigaT^niy detto il Vecchietto , che divenne poi a neh’ elfo
bravo Matematico. Non è fuor di propofito l’aver qui
rammentato il Bigazzini , giacché il Pafcoli ancora giufta-
mente gli dà luogo nelle Vite de’ Pittori , e Architetti
Perugini , per la l'uà molta intelligenza nella Architettura
Civile. Si vuol però notare, che il Pafcoli non Teppe aver
elio avuto a fuo maeftro il Pacioli j e che errò aliai fcrì-
vendo , che il Bigazzini nacque nel 1501., e mori nel
1572.Ì poiché Raffaello Sozj Scrittore contemporaneo lìcu-
ramente ci fa fapere, che la fua morte fegui il di 30. di
Marzo del 1564. , mentre contava 84. anni di età ( Memor.
MSS. di Rafaello Sozj nella Bibliot. de’ PP, deli’ Oratorio
di Perugia a car. 35. )
(2) Sull’autorità del noftro Fra Egnazio Danti il Se-
nator Filippo Buoi^àruoti ci afticura , che Piero della
Francefea fu il primo a dar fuori buone regole di Profpet-
tiva C Buonarr. Oflér. fopra aicuci Medagl, atuichi pag. 256,')
,

lìS LETTERA
acquiftò col dipingere de’Paefi nelle fue Tavole, de
quali in Firenze non si era veduto ancora il modo di
farli (i), e col far particoUr profefsione di Prospettive ^
thè riuscivano helltfsime ^ e lodatifsime (2): per la qual
perizia di Pietro^ il fuo difcepolo Rajfaello dalla fua
fcuola parti bene iftruito in quella parte che
così ,

giunto in Firenze potè fubito farne da Maeftro (5).


Un altro Maeftro di Pietro fecondo la comune ,

opinione che ne corre in Fuligno, fu quel Niccolo


Alunno di efl*a Città , del quale parla con lode il
Vafari in fine della vita del Pinturicchìo (4), dove
il fa appunto contemporaneo di Pietro ma più vecchio ,

di lui nel medierò A fiflar però meglio il tempo


.

del fiorir dell*^/tt««o, giova molto una Ifcrizione


che fta in una Tavola con molte figure, detta la
Madonna de Consoli nella Chicfa de’ PP. Conventuali
,

di Deruta, a piè della quale fi legge; Nicolaus de


Fulgineo Pinxi M. CCCC. LVllL die In altra
Ifcrizione poi in verfi latini pofta in una delle due
belle Tavole, che di lui fi hanno in Fuligno nella
Chiefa di S. Niccolò de’ PP. Agoftiniani bizzarramente ,

fi efprime l’anno, in cui egli la dipinfe, che viene


ad edere il 1492. (5). Badando dunque alla età, in
cui fiorì V Alunno e badando altresì allo ftile delle
y

fue pitture, il quale raftbmiglia adài al primo ftile


di Pietro ; non è niente improbabile , che il noftro
Pittore prendeflc qualche lume dal Pittor Fulignate,
mentre

(1) Vafari Vita di Pietro Op. Tom. II, pag. 520.


(2) Vafari ib. pag. 525.
(3) Vafari Tom, III. pag. io 3 .

(4) Tom. II. pag. $03.


(5) Fu quella Tavola ordinata da Brigida di Giovan-
ili degli Elmi» Moglie di Niccolò de’ Picchi di Fuligno,
Q U I N T A. 129

mentre quelli andava dipingendo nelle noftre vicinanze,


come per collante tradizione comunemente lì crede
da’faoi compaiiiotti .

Ma è già tempo che parliamo del nodro Benedetio


Bonfi^lì ,
a cui non lenza qualche ragione il nollro
Pafculi diede la gloria dì edere dato in Perugia il
primo, leil noQ
folo a indruir nell’ Arte il.
tu ,

celebre Impegnato il fuddetco Storico a


Pietro .

Ibdenere la fua dravagante opinione, che niun Pittore


di qualche merito avelie Perugia prima dì Benedetto
credette di poter con fondamento conghìe t tur are che ,

quedi non avelie in fua gioventù alcun Direttore ,


wa tutto facejse portato àalC inclìnazion naturale, a
i forza

e da nella della della Nobile Famiglia Elmi


Cappella
(
Jacobilli Feliciano Lib. 1. Gap. i6.pag. 89. ).
Vita di S.

In una cartellina bianca dipinta in uno de’piiallri, che


dividono la predella della fuddetta Tavola in più fparti-
menti, lì legge così:

d D LECTOREM.
Nobile tefiata efi ... pingi Brifida quondam
Hoc opus. O
nirnium murteia grata Dea,
Si pedi auctoris nornen Ntcbolaus dlunnus
Fu'gìniae patriae pulcra corona fuae .
:

Octo quindecies Centura de millibus anni


Cum rnatius impojha efil vAtimi vanueram .

Sed qnis plus meruit qu.aefio , Te Indice , Ledo* ,


Cum caufiam dederit Brijìda , (J Uh nh-num ?
Il Sig. Maria Orfini erudito Cavaliere di quella
Giufieppe
Città, quando fi degnò di comunicarmi cortefemente que-
da Ifcrizione , che poi vidi anch’io dillo dello originale,
unitamente colla interpretazione del quinto verfo mi die-
de altri lumi, onde rilevare, che le pitture dell’ Alunno
furono appunto tra il 1453. e il i4pa.
1 30 LETTERA
forza dì studio e dì talento (1). Voi però, Signor
^

ORSINI, dopo aver veduto quanti Pittori ebbe la Città


noflra ne’ tempi anteriori al BonfigH e quanti di
«Ili nel XV. Secolo lì trovano regillrrati prima di
ki nella Matricola di quello lor Collegio (i), fon
ficuro, che con piu fodo fondamento vorrete meco
<jOnghiectarare ,
ch’egli in Patria ftudialTe fotto alcuno
di loro,'c che qui col naturai talento, e collo lludio
fi mettefìe poi in illato di poter un giorno divenir
più celebre d’ogni altro fuo condifcepolo . Per quello
filo credito fu dunque il Bonfiglì trafcelto a infegnare
a Pietro i principi non dubito, eh©
dell’ arte i e io
folle lìonfigli
il che
quel Maeftro
incantato dei ,

talenti del nollro Pietro, tante belle cofe gli andava


raccontando dello lludio pittorico, che regnava in
Firenze , finché con tanto dire lo invogliò a colà
trasferirli per divenir fempre più bravo nella fua
profellione L’ Autor di una Nota inferita nella ultima
.

edizion del Vaiati (3) lavorò aliai di fantasìa per


trovare un Pittor dozzinale , nato e dimorante in
Perugia, fotto cui per fattorino il celebre
folle fiato
Pietro-, e s’ ideò, che quello Pittor dozzinale fofle
un altro Pietro da Perugia, dalla cui Scuola ufcifl'e
ancora

(i) Pafcoli Op. cit. pag. 22.


trova il fuo nome dopo i nomi di altri Pitto-
(.zi Si
ri in due Cataloghi di quello Collegio , regiftrato femplice-
mente così : Benedictus Bonftgli 3 perchè il fuo padre fi
chiamò Bcnf>glÌQ, come rilevo dai Tefiairiento di elio Be-
nedétto, in cui quelli vien dello Bene di cm otim Bonhlii *
In tutti e due mentovati Cataloghi lì trova egli deferitto
i

per P. S. P.: e abitava ancora in quella Porta, nella


Parrocchia di S. Stefano. ( Eie *itiaU Xvk. 1461. /. 83. 4
& ex Teftam.)
ejuf.

(f) Toro. II. pag. 503.


. ,

quinta. 131
ancora il Ma qaefti fi fa di certo, che
Pinturicchio
fu compagno e condifcepolo di Rdffaello
,
apprefib il
celebre Pietro Vannucci (i), e non apprefib
un Pietro
I itcoi dozzinale dunque credere
. Si vuolche ,
veramente del noftro e non d’altri intendefle
Bonfigli
di parlare il Vafari quando fcrifl'e che Pietro
,
fu ,

dato dal Padre per fattorino a un dipintor


di Perugia ,
// quale non era multo valente in quel mestiero^na
aveva in gran venerazione e Carte, e gli nomini che
in quella erano eccellenti
Quando anche quello(2).
dipintor di Perugia non avelie avuto in gran
venerazione altri Pittori fuorché Fiorentini, onde i

tanto li lodava al fuo fattorino; ciò


pur parca che
baftalfe a dargli tanto merito da
poter efi'ere con
più amor rifguardato e dal Vafari, e dal
Baldinucci;
tanto più che non farebbe egli flato il
fol Pittore
non molto valente, che avefie avuto luogo
dillinto
nelle opere loro Ma del valor del Bonfigli nel fuo
.

melliero ci daranno fra poco qualche idea


Fiorentini i

medefmii; e intanto contentiamoci che il


Vafari dove ,

efprelfamente parla di lui dica, (3), che costui fu


ajsai stimato nella sua Patria innanzi che
venifse in
cognizione Pietro Perugino: e abbiamogli
a grado,
che altrove gli dia l’ onore di aver
inllillato al
niedefimo Pietro quella Maflìma tanto
importante,
ed a VOI pur tanto accetta, cioè, che
a promovere
I buon Guflo nelle Arti del Dileguo giova
moltifllmo
I avere un ingegno Ubero di natura, e non
contentarsi
universalmente delle opere pur mediocri
; ma sempre
piè

(0 Vafari Tom. II.


pag. 495. 407.
(2) Vafari Tom.pag. 518.II.

» (3) Al fine della Vita del Pinturicchio


^02.
Op. Tom. II.

*
LETTERA
più a onore del buono ^ e del bello, che ù rispetto del
facitore considerarle (i).
Parche, come vi dilTi fin da principio, non è
intendimenco mio di ripetervi quelle cofe, che già
da altri iapece intorno a queflo nofiro Pittore io ;

mi riftringerò a riterirvi fol qualche aneddoto intorno


ad alcune di quelle poche opere, che fece tra noi,
e che mi fembran più degne della noftra attenzione
Se non fede per altro, che per il luogo, e per i
varj cali, che T accompagnarono, principalmente dee
fra quelle annoverarli la pittura a frelco fatta dal

Bonfiglt della Cappella del Magiftrato ricordata ancor


dal Vafari La prima memoria di tal pittura e del
.

J454. in cui i Signori Priori, e il lor Cappellano


fiipularono contratto col BonjìgH per una meta di
quello lavoro convenendo le parti contraenti
(2);
di

(0 Vafari Tom. IH. pag.


(2) N?1 Annale 1454. al fol. 127. fi trova fieramente
quello contratto , ove il rvlagifirato efprime , che il Pitto-
re * il quale prenderà a fare quell’ Opera , deggi»
da
ptejjb P Altare un Crocififo , ìy da piede la Nojtra Donna t

iiy Sancto Gwvagnie Ì!T /aneto Arcolano , Ó


/'aneto Lodomebo , *
,

Et più <volemo , che nella dieta mettga Cappella, che remarle,


/aneto hodonicho ec. Et piu noìemo »
fé pinga la /loria de uno
che formato el /opradicto lanoro, fe deggia /limare per
Frate del Carmino, 0 AdafirO
de qirfte tre Maiejire , cioè 0 "'l

poten-
iJcmenicho da Vinegia , 0 el Frate da Fiefole , BP non
degga pigha^e
do bavere uno de que/te tre Maiejire, che fe
anno
uno 0 doy Maie/lre a de Signore Priore, che /'er
per que/lt
al tempo , iy una colo Cappellano , et quello che
Maiejire f: ftima/Je , degga e/fere el pagamento fuo ec.
A pie
Benedetto
di quelle condizioni fi trova poi fcriito cosi: lo
de buono figlio pentore 0 tolto a fare el fopradicto lavoro cole
/i)piade et e mode pacie ', Ò" a fede de do me /ò fo/'eritto de
mia propria manò queflo di doy di Decembre MCQQCLllll.
^
.

QUINTA. X Zi

di rimetterfi pel prezzo del me ielìmo alla ftima cìie


ne aveller fatta o Fra Filippo Lippi Fiorentino, delT
Ordine Carmelitano, o Fra Giovanni da Fiefoh dell'
Ordine de’Predicatori (i) o Domenico da Venezia {i) ,

tutti e tre Pittori ftimatilfimi di que’ tempi, o in


mancanza di quelli, uno o due altri Pittori, forfè

di quei del Paefe , a fcelta dei Priori del Magiftrato
O che tardafle il Bonfigli a incominciare il lavoro,
perchè occupato in altre opere o che vi s’ impiegafle ,

lenza darli gran fretta, appena dopo fette anni egli


giunfe a compirlo. Venuto allora il tempo di rarne
la ftima, ficcome \' Angelico era morto fin dal 1455.
I e Domenico da Vinegia o era da noi troppo lontano,
o era già riraallo vittima della rabbiofa invidia dello
fciaurato Andrea del Castagno fu perciò llabilito ;

di rimetterne il giudizio al fuddetto Fra Filippo ^

ch’era fiato anche primo nominato nel contratto.


il

Portatoli quelli dunque in Perugia, alla prefenza dei


Decenviri, del Cappellano, e del Bonfigli nel dì ^

4. di Settembre del 1461. per vigore del compromellb


formalmente fentenziò falla pittura già fatta della
metà della Cappella e lodandola aflài, dichiarò, che
,

ii Bonfigli profeguilfe a dipingere anche l’altra metà,

e che per tutta l’ opera la Città gli pagafie 400.


fiorini

(1) Qaefto pio Religioso , chiamato ancora 1’ Angelico,


e onoralo poi col titolo eli Beato, aveva dipinto più colè
in Perugia . Si Jianao fue pitture in S. Domenico Si veda
il Valàri Tom. IL pag. 226. n. i. IVIo elli Op, cit. p<g.
65. Boarini Op. cit. pag. 21. 5^. Orlìni Guida a Foreit.
pag. 67. Refta Indice del Parn. d^’ Pitr. pag. 1 .

(2) Anche quelli dipinfe in Perugia u'a Ga nera in


Cafa dg’ Baglioai
(
Valàri Tom. 11 . pag. 303.
,,

154 LETTERA
fiorini larghi Fiorentini (i). In feguito di che Io
Reflb giorno fi ftipulò tra il Magiftrato, e il Bonfìgli
nuovo Contratto pel compimento de! menzionato
lavoro nell’altra metà della Cappella usque ad spazzum
& supra Coros y con patto che ogni fei mefi terminaffe
una illoria di quelle che reftavano a dipingerfi, fenza
abbandonar mai l’ opera Ma crederefte ? Con tutto
.

r Iftrumento di mezzo , dando egli aflài di rado


qualche pennellata al lavoro (2), paflàrono otto 2ltri
anni, fenza che quello fofle ancor terminato. Per
“giuftificar la fua flemma, verfo il fine del 146P.
ufcì fuo^i il Bonfigliy e rapprefentò al Magifirato,
che per qucft’ opera erano a lui cafcate le braccia
attelo che dal Cappellano, a cui era addofl'ato il
carico di pagarlo, avanzava ancora 80. fiorini del
lavoro

(t) Si trova efprelìb nel Lodo di Fra Filippo , com*


egli decife dictas picturai fuìfe '
iS" ej^e bene facras y fuifjs
(y ejfe èmoe figurae y (y recipientes in dieta no'va Coppella
Magnìficorum Dominorum Priorum , uhi depictae fini fue- &
runt per d. Benedictum j iy dmit (y declaravit , Ò* condepna-
vit d. Communitatem Peruf. iyc. ad dandum iy foher.dum
d, Benedicto prò pictura totim d. Capellacy computato labo-
rerio jam facto iy depicto in d. Copeìla per d. Benedictum ,
Fìorenos largos de Fìoretitia Flpadringentot (Jc. iy quod d,
Benedictus teneatur profequi dittai pie turai ufque od perfectiO'
nem eiufdcm quaìitatii iy honitatii iy conditi onii prout funi
nunc illaé depictae fetae fìgnrae per ipfum Benedictum in
parie te d. Cape lìce verfui Pclatium vetui pruefatar. M. D. P»
pingenìo ìpfarn Gap IIava ufiue ai fpaxipmy iy fecund”m'
Corei , mietendo in picturii faciendh , ubi opm erti , ai^urrunt'
fintim ultram arinum y Jumpttbui y iy eiepenfii d. Bene ditti ÒV.
(Annal. 1461, foi. 8j. 84.)
(2) Nel
'
1464. gli furon per effb pagali 45. fior.

Annal. 1464. fub die a 8. Aprilli fil. 42.


QUINTA.
lavoro già fatto, menando per quello credito
il pia

gran rumore del , mondo


proreftando che
e fe non ,

venia puntualmente foddisfatto ,


avrebbe volentierifllmo
rinunziato aU’imprefa. Bifogna dire o che non avefìTe
il Pitror tutto il torto , o che fofle grandiffima la
(lima e il riguardo che avean per lui i Puoi
,

Concittadini; giacché, propoda nel General Configlio


la rifentita iftanza Tua , efficacemente fi provide alla
ficurezza del Tuo pagamento; e fi richiefe eh’ ei defle
ficurtà di terminare di propria mano
quattro iftoric le

che refiavano a farfi, una fioria per


aflégnadogli
osmi leineflre : falvo s’ ei non fofle malato, o non
foffe flato in Perugia qualche mal contagiofo, per
cui gli folle convenuto afléntarfene come fi legge :

in un lungo Atto del dì 7. di Novembre del detto


anno 1469. (1), ove è notabile, che nel partito fatto
per tutte quelle deliberazioni, di 44. voti, due foli
fe ne trovaron contrarj Dopo tutto quello racconto,
.

voi ben vedete, Signor Baldassarre, quanto poco


diligentemente efaminaffe la fioria di quell’ opera il
noflro Pellini (2), quando fcriffe, che in tempo delC
uitimo Magistrato del 1 4Ó fi compì la pittura della
1
.

Cappella del Palazzo de' Priori: mentre pure al fine


del 14Ó5). reflava ancora a dipingerfene la metà.
E quella

(t) General Conlìglio non volle accettar la rinun-


11

zia, che proponeva il Bonfìgli e afficurar fi volle ch’egli


avrebbe continuato il lavoro, rittetierido Piciuram dictae
Capei lae cedere in crnaiim ÌB decorerà totius Cinitutis , &
Paliti i X attenta pQiijfimum phkritudine pictururumt i!X fama ^
iSP ingenio dicti Mag. Benedictix PS fi res ipfa non deducaiur
ad finem , redire in ign'^miniam lotius Reipuhlicae Perufiiae
(ex Act. cit. in Annal. Xvir. 14^5'. toh Ì05. t. & lèq,
(3) Par. II. pag. €64,
136 LETTERA
E quella metà fu poi veramente compita efla
almeno dentro il termine di due anni allora fidato?
Io non fon facile a penfar male, mafiìme de’ Pittori.
Certamente non fappiamo, che in quelli due anni
regnad’e in Perugia alcuna influenza Se dunque il .

Bonfigli non cadde malato per qualche altra cagione,


o non fi aflentò dalla Città con efprefl'a licenza del
Magillrato, ficuramente dentro il 1471. avrebbe dovuto
aver compita la pittura di tutta T intiera Cappella .

Intorno a ciò io non polio parlarvi meglio di così :

ma nemmeno pofl'o didimularvi, che anche nel 1477.


trovo efl'ere flato a lui fatto un pagamento di 80. 1

fiorini per quella pittura (1) e neppur pofs’ io ;

dilTlmularvi che quando il Botìfiglt f^ce Teftamento


,

nel 1496. lafciò una certa fomma da impiegarfi per


compimento di quella flefla Cappella (2).
Dandoli a quella in diverfi Atti pubblici l’aggiunto
di nuova, dobbiam credere, che prima del 1454.
altra ve ne fofl'e molto più antica, e chi fa in qual
fico del Palazzo, e di quali Pitture adornata. Quella
frattanto ,
di cui abbiam parlato finora ,
voi ben
fapete

(1) Ex Ivflnm- Rcg. Francifet Dui Jacohì fub He t.


JuUi 1477. ProtGc. fol, 246. Conf. ejufd. Protoc. un. 1.^69.
fil. 249. & feq.
(2)liem judìcavit Ì3 c. quod Bartholomeus Gregorn de
Feruf. (Egli è quello fleflb , che n^l 1477. aveva sborsati
al Bonfigli i fioi. 180. per conto della Città, notati qui
avanti ) de beai pcrficere Jèu pcìfici facere Cappellaw Paìutii
Magnif DD. Pnorum Civit- Per/fJ'. , quam dtetui B art belo-
maem eccepì t ad perfìcieniiim ab ipCo Te/latore per tempus
titiius anni piox. fut. tt quod perfeeta d. Cappella debe^t
'eilem Bartholom jco ÌTc. ( Ex Teflarn, d. Eenediéli ÌJonfi-
lii fub die 6 . Julii i.;96. Kog. Bartholomaei Mariotii in
Arch. pub. Feruf. )
,,

quinta. 137

fapete eflere ora convertita a ufo di ftanza anteriore


al Salotto, che conduce all’ appartamento di Monfig.
Governatore, nella quale fotto alle pittare del Bonfìglì
fi vedono dipinti gli Stemmi di que’ Legati e ,

Governatori ,
che per la Santa Sede reflero la noftra
Città dal 1424. dopo la morte di Braccio, fino al
tempo prefente . Ma le pitture del Boììfiglì^ oh Dio ,

come fi vedono dalla età ,


e dalla poca cuftodia
ofFefe, e mal andate! Comincian elle veramente dallo
fpazzo, o per dir meglio, dal folajo della ftanza
e giungono fino a quel fito, ove dovette corrifpondcre
il cornicione del Coro, o fia dei Seggi Priorali; e
girano intorno a tutte le quattro pareti per modo,
che non fi può dubitare , che il Bonfigli o piefto
o tardi non tenr.inafle quafi affatto di propria mano
c|uefto lavoro Inquanto almeno alle fue parti eflenziali.
Ma delle Storie ch’egli vi efprefle , e dell’azzurro
oltremarino e dell’ oro fine, ch’ei v’ impiegò ,
,

rimane appena un’ ombra confafa Sarebbe pur bella .

cofa , che voi. Signor Baldassarre , vi prendefte il


carico di porre in opera il voflro talento, e tutta la
voftra pazienza per tergerne con amore la invecchiata
polvere, e la'faftidiofa patina, di cui fono grommate,
almeno un pò più di chiarezza!
ond’efl'e acquiftafiero
Alle voftre mani non fi vedrebbe alterato il primitivo
lor gufto, e non peggiorerebbono ficuramente di
condizione come con orror del buon fenfo avvenne
;

di tante altre pitture abbandonate alla difcrezionc


di un temerario ripiilimento . Per certe pitture del
noliro Pinturìccbto nelle ftanze del Vaticano, vi fu
chi bramò (1), che elfendo efle ridotte in pefiìmo
ftatQ

(i) Taja Dsfcriz. del Palazzo del Vatic. pag. 91,


.

f j5 LETTERA
ftato, vi fi prendeife riparo oppomno: fuori perh^
foggiungeva ,
delle odierne imposturi y che in sì fatti
risarcimenti s introducono da alcuni mercenarj artisti
di questa età La Lettera del Canonico Crifpi , e
quella dell’ Algarotti a lui , bi fognerebbe in certi cali

faperle a mente
per ridirle a chi folfe in iftato di
intenderle (i). E’ per me un’affiomi in Pittura, che
è meglio tenersi alcuna volta le case fatte da Uomini
eccellenti piuttosto mezzo guaste , c/e farle ritoccare
da chi sa menO’ (2). Ma che dico io da chi fa meno?
Anche chi ne fa al pari del primo Autore , anche
il primo Autore medefirao , ritoccando le cofe già
fatte un pezzo avanti , fpeflb non fi che guaftarle .

Voi fapete il cattivo incontro eh’ ebbero le pitture


di Giovanni da Udine nella prima Loggia del Vaticano
quando alcuni anni dopo fi volle che da lui fiefib
fodero ritoccate; e fapete tutta la rigione dì quella
Nota ,
che a propofito di quefto fatto fi trova
aggiunta al Vafari (3). Se

(1) AJgarotti Op. Tom. VI.


pag. 49. Lettere Pittori-
che Tom. Ili. n. 92. Vafari Op. cit. Tom- V. pag. 379. n. 1.

(2) Vafari Tom. III.


pag. 4.

(5) dovrebbero apprendere le terfané ignoranti a


neri fi ìafeiare ingannare da certi Pittori triviali , i quali

non trovando chi gii faccia lavorare, vamo fuggerendo di


lavare i ^adri , 0 di ritoccare le Pitture e intanto bufare
quei bojocchi . Perchè fé riufì male a, Gnvanni il ritoccare

le pitture proprie più eccedente Maeflro 3 che


y benché foje il

in quel genere ; q
tanto peggio riufirà a quefti pittori
fia fiato
mefcbìni , c trìfianiuolt il ritoccar le pitture dei Valentuomini ?
(Vafari Op. Tom. V. pag. 379. nota i. . Non s’ intende
però qui di defraudare un minimo che <ei fuo merito a
quella Vernice, che giudiziofamente e or-oratamcpte 9 e
opportunamente adoprata , ferve a martererc o a redi-
taire la lor vera, e non fncata iiicllezza alle Pitture. Si
QUINTA. 139

Se qualche pietofo uffizio praticar fi potefle


colle pitture del Bonfigli ho finora
^
delle quali vi
parlato, farebbe difficile che fi deffie altro tempo
più opportuno di quefto, in cui per lodevole premura
di Sua Eccellenza Revercndiffima Monfignor ANGELO
ALTIERI nofiio prefente Governatore, anche tutto
r atineflb Appartamento ha ripigliato un afpetto tanto
più bello, ed è divenuto Tempre più degno della
maeftà del Sovrano , e di chi per Lui vi rifiede .
Quando però non fia da Iperare , che tai pitture
pollano per alcuno artificio ricuperare un pò della
ior prima bellezza , che tanto piacque ai noftri
maggiori ; fi lafcin pur fempre ftare come ora
{tanno; e refti fempre inviolato un monumento così
venerando delT arte pittorica Perugina , ricordato
con Gnor dal Vafari, e divenuto ancora aflài più
rifpettabile dopo che io vi ho fcoperto il favorevol
giudizio, che già ne diede un sì bravo Maeftro , qual
fu Fra Filippo.. Veramente io vedo, che voi (i)
non concedete ai quefto Fiorentino tutto quel merito ,
che gli viene attribuito dal Vafari, e da altri Tuoi
nazionali Checche però ne fia, vi confederò con
.

ingenuità, che io vidi con molto piacere due anni


fono tutta rAbfìda della Cattedral di Spoleto dipinta
di foa mano, e mi parve degniffima di un eterno
rifpecto

veda intorno a ciò la Lettera del valente Signor Filippo


Hackert a S. E. il Sig. Cavaliere Hamilton in data di Na-
poli ao. Dicembre 1787. Sull’ ufo della Vernice nella Pif-
tura riftampata a quelli giorni col fuo perchè in Perugia
,

da’Torchj Badueliani j con Lettera premciTa alla mede-


lima dalla vivace penna del Sig. Conte Regin&ldo .dnsim
der t che dedica quefta feconda Edizione al Nobiì big. Ab»
Tommufo Pw^cini .

(1) Gaiua ai Foreft. pag- èo.


) 4® LETTERA
rifpetto, anche in grazia del Depofito porto nella
medefima Chiefa a querto Pittore dal Magnifico
Lorenzo de* Medici , col bell’ Epitaffio fattogli da!
Poliziano; per le quali onorificenze non ha il Lippi
che invidiare al celebre Giotto (i).
Prima di lafciare il noftro Bonfigli, mi piace di
accennarvi di lui qualche altra cofa che a cafo ne ,

ho rifaputo Sappiate dunque, a ulterior prova della


.

rtima che di lui faceva il Magiftrato come nel ,

i45p. querto gli diede ancora la commifilone di


dipingere nel Palazzo Pubblico in quella rtanza, ove
mangiavano Priori; ed egli ( vedete fantasìa / ) vi
i

rapprefentò la immagine di Bruto (2). Voi fiere bene-


informato di un Quadro del Bonfigli coll’adorazione
de’Magi eh’ è in S. Domenico (5). Io vi aggiungerò ,
,

che il Canonico Guidarellt compofe per quella Tavola ^

la feguente Ifcrizione Tres Orientis Reges Puerm/ì


:

Jesum Adorantes Benedi&us Bonfilius Petrì Discìpulus


Hac In Tabula Exprefs)t Qiia Din Alibi Afservata
Hic A. M. D. G. Collocata est MDCCXII. (4) . Il

Guidarelli, come condurre da


voi vedete, fi lafciò
Cefare Aleffi (5) nell’errore di credere, che il Bonfiglì
forte difcepolo e non maeftro di Pietro-, q peggio
,

ancora fece il Taja (6) cjuando ripofe Benedetto


Bonfiglì tra i compagni ,
'e icolari del Pinturicchio .

Da

(0 Baldinucci Tom. I. pag. 129.


(2) Annal. Xivr. 1459. tol. 17. t.
(3) Orfini Guida pag. 65. Morelli
pag. 52 Boarin.?
.

Deferiz. di S. Domenico pag. XXII. XXb


(4) Guiiarsìli Injcrìpt. pag.
•’?.

(5) Elog. Civ. Perù]'. Cent, II. pag. 69.

{6} ùz'iCr'ìz, del Palazzo Varie, pag. 93. .3S5.


QUINTA. i4t

Da quello, che di fopra vi ho detto, fiamo aflicurati ,


che il Bonfìglt dipingeva già a tutte andare, mentre
Pietro era ancora fanciullo
Il precifo tempo della morte del Bonfìglt ignoto
al Pafcoli non ,
fi è potuto nè pur da me rifapere .

Ho trovato però eh’ egli fece il fuo Teftamento il


dì 6. di Luglio del 1496. mentre era malato i e lafciò
di efl'er fepolto In San Domenico in introitu portte
fi. Ecclesìa, qua dicìtur la Porta del Castellare; lafciò
la fua cafa porta in P. S. P. e nella Parrocchia di S.

Stefano alla Chiefa fuddetta una vigna con cafa nei :

Sobborghi di Porta S. Pietro, in vocabolo Scrofano


al Monartero della B. Colomba : e dopo qualche
altro Legato, inftituì fua erede univerfale la ftefla

Chiefa di S. Domenico (i).


Dice il Pafcoli di non fapere fe Benedetto avelie
moglie, e figli; Ma sì ch’egli ebbe moglie, e l’ebbe
tale, che non fervi che a inquietarlo; mentre ebbe
con lei frequenti liti (2); e di lei non lafciò figli,
non trovandoli di quelli alcuna menzione nè nel
Tertamento di Benedetto , nè in quello della fua
moglie. Il nome poi di quella donna fu Gioliva di
Menicuccio

(1) Tefì. R-Og. Bartbohmaei Marìotti in Fafcic. Jìgn.


fnb dd. die anno in drchiv. pub. Ferufì
(2) Nel 1433. aveva con cortei non lieve difeordia
per interertì,e nuovamente con lei litigava nel 148^.5
come rifulta da un Proceflb nell’ antico Regiftro de’. Notati
Cotto il di 8. Novembre 148^., e da Carta antica prsflb
di me segn. n. 36* Anche tre anni dopo quella benedetta
donna era involta in un’altra lite civile, e il marito tor-
nato forfè allora in pace con lei, col titolo di fuo Procu-
ratore , li maneggiava a difenderla ( Proccf, JUb die 2^.
Marta 1489 in w/. Reg. Notar.)
J4i LETTERA
Menicuccio di Agoftino» la quale aveva anche
avuto
Un altro marito, chiamato Pietrino di Andrea;
ed I
eflendo senex & aliquantulum dogliosa ^ fece il fuo J
Teftamento il dì 24. Agofto del 1502. in cui dopo 1
aver lafciati^ alcuni fiorini a Smeralda fua Sorella I
carnale eh’ era Monaca nel Convento
, di Monna I
Simona, oggi S. Maria delle Povere, e dopo diverfi |
altri Legati, inftituì fuo crede univerfale il noftro I
Monallero di S. AntonioPadova (1),
di
|
Se fuori di quefte, io non fo darvi altre
notizie |
intorno al Bonfigli^ è perchè finora non mi fono I
imbattuto che in quefte fole: E di tanta
fcarfezza ì
non dovete maravigliarvi, fapendo beniflimo, ch’egli
|
ville gran tempo lontan da Perugia,
e che dopo j

avere circa il 14^0. dipinto in Siena, lungamente


fi i

trattenne in Roma a fervigj del Papa, dipingendo


'

nel Palazzo del Vaticano e figure e profpcttivc, e


, l

grottefehe (2). Quefto prova, che fe fu egli


assai
stimato nella sua Patria , come afferma il Vafari
non ;

fu pero ftimato meno fuori di efl'a,e che fpecialmente


i Tofeani della età fua lo tennero in conto di
buon
Pittore . Vale

(1) Roiit, Ji}. Fràncifii Peiri ProUcoì. fot. 473.


(a) Ved. Taja Defcn'z. del Palazzo Vatic. pag. 93.

4 © 7« 4 °^- 3 * 5 *
MI
LETTERA VI*
Notizie ijloriche di qualche Opera di Pietro .

Eccomi finalmente a foddisfarvi , Sig. baloassarre,


intorno a ciò, di che voi prima mi richiedefie, e
che io vi promisi replicate volte ; a parteciparvi
cioè quelle poche notizie aneddote, che a cafo ho
ripefcate ne’nofiri Archi vj in ordine a qualche Opera
del noftro celeb. Pietro Vannuccì L’avervi ultimamente
.

difcorfo delle pitture fatte dal noftro Bonfigli nelle


pareti della Cappella del Magiftrato, mi dà occafione
a parlarvi qui prima di ogni altra cofa della Tavola,
che per lo fteflb luogo fu data a dipingere pochi
anni dopo a quefto fuo illuftre Scolare .Se molte
farono le che accompagnarono le pitture
vicende,
delle pareti; molte più ancora, e molto più ftrane
furon quelle che avvennero intorno alla Tavola
,

deftinata all’Altare. Io ve le andrò raccontando colla


e in certe
poftlbile brevità. In certi fatti particolari,
Storie appartenenti a Perfone private, qualche volta
fi gradifcono ancor le minuzie, fpecialmente da quelli,

che s’ intereflano di propofito nelle loro notizie .


Qualche fcrupolofa efattezza intorno alle Date , e
intorno a varie piccole circoftanze, e a certe precife
efpreftìoni , vi avrà fatto fpecie, e vi avrà forfè
anche annojato nelle antecedenti mie Lettere L* .

averla però Voi fofferta per altri Soggetti , che vi


importavano meno, dà a me un diritto, per credere,
che debba men difpiacervi per tatto ciò che concernè
i fatti di Pietro .

Fin
144 LETTERA
Fin dal dì 7. di Giugno del 1479. fa darj a
dipìngere dentro il termine di due anni pel prezzo
di 200. fiorini a tutte fue fpeie una Tavola per
quello Altare a un nodro Pittore, chiamato Pietro
di Mdflro Galeotto^ c li convenne con lui, che avrebbe
dipinto nel mezzo la Vergine col Bambino in braccio,
c a lati S. Lorenzo, S. Lodovico, S. Ercolano, e
S. Collanzo: c che quando egli dentro il tempo
ilabilito non avelie terminato il lavoro, s’ intendelle
caduto nella pena di 50. ducati d’ oro (1).
Nella

(i) Nell’ Iftrumsnto di quello Contratto fotto il detto


giorno^. Giugno 1479. li dice: Uir Mag/Jter
jStrus Magtfiri Galeotti de PeTuf. Fot. S. Su’xanne (7 Pa^
roeh. S, Stefaut tictot ogem infrrfcrtpta omnia 3 finguh de
Ì "

praefentia ìj i<olmtatt d. Magi(in Galeotti fut patrn pratjen-


Sis i!pt> promtjìt vi d. Capella iy ad altare d. Capello facere
tonjìruere , fabricare » Ò* pingere unatn Tabulo.m pulcram di'
gnam recipiente^ tlT honorabilem omnibus futi Jumptibus iyc,
htituiinis JtK pedum ad pedem Com/s Peruf. (y ahitudinìs
feptem pedum he. intra terminum ducrum annorum hodie tri'
iipiend. iy facere iy depingeve in d. Tabula prmclpaliter
^cinque Figurai in digniori loco ipfius Tabulae t •videi, fìguram
gloriofae iy B. Virgints Mariae cum FHi& in brachio in me~
dio ip(ius Tabulaci (3* a destra ipfius figuram S. Laurentii »
iy S. Ludovici , iy a JinìJìra figurai S. Hercutam iy S.
Conflantii iyc. iy in aliis lodi d. tabulae t videi, in Cibario iy
cornice iy cornicione ipfiusTabulae dipingere iy facere illuda
quod videbitur magii convenieni d. Magijìro Peno-, hac tarnen
conditione iy paeto iyc. quod caju quo d. Mag. Petrus non
perficiat d. Tabulam intra terminum praedictum » quod incid&t
in poenam quin^aaginta ducafortim ami iyc. prò eo quia Ser
MaePJcui Capellanui M. T. P- promifit iy conventi d. Mag.
Petto fokere <yc. prò predo d. Tabulae florenoi ducsntos ad
rationsm XL- bolon. prò fior, quolibjt monetai veteri\ perufinae .
(Anuai. i/)79« foi. 62.)
ESTÀ, 145

Nella Matricola del Coileglo de’ Pittori, avrete


voi notato che quefio Pietro di Galeotto al

Collegio per Porta Sanfanna nell’ anno rnedehmo 1479.


Ed IO vado congertarando che, egli folle figlio di
quel Galeotto di Ercolano di P, S, S. Parrocchia S.
Stefano il quale come Medico Chirurgo fi condotto
,

dal Pubblico a efercicar la fua Profelììone fin dal


1465. che ancor vivea con molto credito nel
(i), e
34S5. (a). Che quefto Pietro folle Pittor di merito,
e aliai ftirnato nella noftra Città, poffiamo ancor^
inferirlo dal vedere come nel 1480. il Magiftrato a
lui diede altresì la commilììone di dipingere una
Madonna nella nuova Udienza avanti alla faddetta
Cappella (5). Pare però, che quell’ ottimo ed efperto ,

Maeftro non fi piccafie troppo di efier foliecito, e


puntuale in tutti i fuoi lavori mentre dopo aver ;

già pollo mano alla Tavola, che dovea fervir per


r Altare, e dopo avere anco ricevuta dalla Città
qualche fontina a conto del fuo pagamento, lafciò
puilàre tre anni non che due, fenza compirla quando
, :

nel 1481. col pretellodel contagio di cui s’incominciava ,

ad avere in Perugia qualche timore (4), il Magiftrato,


cui troppo era cara la vita di lui, nel dì 29. di
fi Giugno

(t) /dnnal. Xvir. 1465. /o/- 57. t.

(2) ZTv Injlr, Rog. /Ingdi Dominici Putii fub die 20.
Ma 'ii 1485. / 356. f. Protoc. paro, in puh. Archiv.

(5) Il General Consiglio nel di 11. di Maggio del


14S0. deliberò, che in Aodientia nova ante Cappslìam M-
V. P. depìngatiir per alijuem optimum (3 e>:pgrtum Magidtum “

figura Beat ae ]/irginii Mariae ( Annal. 1480. fol. 48. e nel


di up. di detto mefe fu fpedito un Mandato di io. fiorini
da pagarli Aiagiftro Petto Magìjìri Galeotti Givi Perufmo
ppYO parte fnae m:rcedis d. picturae ( Antial. fol. 54. Se 64. ) ,

(4) Pellini Par. IL pag. Soò.


.

^46 lettera
Giugno cortefemente gli prorogò per un altrd ànrìd
termtnunì perficiendi dìBam Tabularn (1). Si prevalfe
il buon Pittore di Una tale condifcendenza e forfè ,

non aveva in animo di abufarne: ma iopraffatto dalla


morte nel Maggio dell’anno leguente (z), lafciò quello
fuo lavoro fenza averlo ancora ultimato Convenne .

allora che il Magiftrato ne afHdafle ad altro Pittore


il compimento; e allora fu che a tal elfetto fi
,

fcelfe il celebre Pietro Vamuìccì Nel dì 18. di .

? Novembre del 1485. fé ne ftipulò adunque con quello


il contratto e fu con lui
,
convenuto eh egli fra ,

quattro meli cerminalle la Tavola già cominciata col ,

dipingervi i quattro nollri Santi Avvocati ; e che


prima cioè dentro il prollìmo Dicembre, dipingell'e
j

in ella la Madonna col Bambino, e nel Timpano


dell’ Aitare rapprefentallè un’altra Madonna, fbtco
al cui manto fodero effigiaci al naturale tutti i

Decenviri col loro Notare: e tutto ciò per il prezzo


di cento fiorini (3). Ma che cofa eran mai le promelTe
ancor

(1) Annal. 1.182. f. 96.


(a) Nella Matricola de’ Pittori , oVe è fetitto il fuo
nofhe, lì nota in margine; Cafus ,
quìa ohiil anno 148^»
dt menfe Maii
congregati i^c. loca^
(3) Magnifici Dni Frioreì colkgìaliter
PETRQ
fverum Magflro TERRA
DE CASTRI PL^.BIS
&
Pictori Magijtro rnfigni Pcrufim ad dipingendam {ST

PERFICIENDAM unani Tahuìam J 'ìM VEiJN -I IN-


COEPTAM prò Cappella Palatii M. D. P>%iS d. Tahuìam
fuìcire argento ^
auro ÌSc. Mag. Petrus praefem promi-
Jft ÌTc. d. Tahuìam intra quatuor menfes pro^e» prò hod, incù
piend. i fomphtarji (J perfretam reddere M- P. j tìdelicei
in Tabula magna depingere per totum menfe m Decemhris
praejèntis anni fguram gloriofae Virginis Martae cum figura
eius unni Filii Uni Neifiri J eju Chrifii in hrachiis: iT in
^atro fupra dictam Tahuìa/m magnmn depingere figurare
S E S T A.

ancor più folenni degli antichi Pittori? Scorfero pochi


giorni dalla (lipulazione di quefto contratto , che
Pietro fi partì da Perugia, fenza penfar più nè poco,
nè punto a tal lavoro: onde i Priori, a’c]uali forfè
premea fopra tutto di vederfi ritratti , prefero
fpeditamente altro compenfo, col commetter l’opera
ad un altro Pittore Scelfero a quello effetto Santi
.

di Apollonio Perugino, afcntto anch’ elio al* Collegio


de’ Pittori per Porta S. Sufanna col nome di Sante di
Polonio dei Celandro\ e nel dì ultimo di Dicembre
dello fieffo anno 1483. ftabiliron con che dentro
lui ,

il termin di un anno dovefle dipinger Tavola con


la
quelle figure, e in quel modo ch’era fiata poco
avanti commeffa a Pietro; e che intanto fra quindici
giorni nel Quadro fuperiore a detta Tavola dovefle
efiìgiar tutti loro col Notato, e che per ógni cofa
fe gli doveflèr pagare cento fiorini (i). Ecco dunque
un

ghrhfae Marine in Mìfericordia mm clamide aperto , 0 fub *

eodem dar,ride totum Officium praefent. M. D. F. del naturale


peP'totmn d. Menfrm decembrh ; Et infra refi da temporh m
m dieta. Tabula w gna depinger e gloriofot Sanctoi H^rculanum ^
Laurentium i Confiant i um Lodovicum d.Ci'vitatii Advocatos
ad ujum boni legalis Ò* infigniti Magifiri , ornntbut fuis
Juwptibus iy e^penfn i 3c. Et hoc fecit futa praefati M,D.F,
convenerunt Magi/lro TETRO dare
etdem fokere prò
PERFEGTD Rii » depktura d. Tabulae florenos centum ad
boi. XL. ( Annal. 1483. fub die 28. Novembt. fui. 78. )
(r) In quella rifoluzione fi dice , che i Priori vedendo
quod I oc atto facta Magiaro Peno de Caftro Plebh Pi dori de
depigendo Tabulam in Cappella Paìatti JAM INCEPTAM
non pojjìt fjrliri cfiectim propter ejus ablentiam , Q* cupientes
d. Tabulam PER. PICI debere per manus alicujus inftgnii
Magifiri 1 ut picmra i, Tabulae PERFlCl/lTÌ)R , dijpofue-
runt cam locare Sancii Polloni de Peruf. Magiftro idoneo iSc.
tsd depmgendam Et fimte prima
. promijfione olim fatta > fine^
148 lettera
un terzo Pittore entrato in balio nel fatto di queda
Pittura. Ma credete voi^ che il Celandro fofle più
puntuale degli altri? Fa ben egli follecito a contentar
nel Timpano, che
le {manie de’ Priori coll’ eff.giarli
dovea pori! fopra del Quadro, perchè a quelli Ritratti
impnìii affai forti Afa in
non gii faran mancati degl .

grande, ebbe quefto


quaiìto al lavoro del Quadro tìon

k {leda fortuna Il Celandro non diede ad effo nè


.

prima
pure una pennellata, e pacarono altri fette anni
che il -Magidrato ripetvfafle nè pur edb a queda
faccenda Rimafe dunqùe Tempre la Tavola predo
.

Galeotto padre del primo del^^anio pittore fino


al

principio del iqpi- in cui il mededmo Galeotto


quell
annojaco probabiimente di tenerli più in cafa
impiccio la coni'egnò al P. Alaed Andrea Cappellano
,

del Palazzo, con un refiduo di que’ colori,


che avean
per la Tua dipintura col qual refiduo
già fervito ;

avrà
afeendente folamente al valore di nove fiorini ,

probabilmente

ohhgationt rece-
peyjurto Kiìiìeìur M. D. P. non pof%t fi a d.

dere . Sed quia juris efi , quod frangem fìdem fides frattgatur
chi fcriveva quelt
eidem { Si vede che chi dettava, o
Atto era fuori di fé per la (lizza )-, Idcirco praefati m. •

Tahulani àuto
deàerunt (J locavtrunt ad depingendarn d.
quemadraodunì
Magifteo Sancii prasfinti , am eij'dem figum ,
apparet fuife concejfum Mugifiro Petto \ promiferunt eidem
&
ad
Mag. '.i' aneti prò fua mercede Jbhere florenot cetìtum
'ifol. 40 t)YO fior. I5 ‘c-
. Et hoc fecerant prò et», quia dietm
otaria
Mag. Santee Ijc. prcmijh Ò' con^oenìt M. P, P.
(5*

d, Tabulanì intra temp-ii unius anni perfectam U


Et qiiadrectum quoddam de
cum dieth figurii refiitnere byc.
'oideL ma-
Juper dictam T'abnlam cum imaginikus undecinig
Pooìinorum Priomm ìg» eoruvì Notariz de nati-oa t
gnificor. ,
ibi. 94. lub die
infra XV. diti prott. fum, ( àiioal*
UlU Decsm'bris } 0
SESTA. 349

probabilmente foddisfatto a quella fomma che a conto ,

di quello lavoro avea già ricevuto Pietro tao tìglio


prima di morire, niettcndo poi il lavoro già fatto a
compenfo di que’ cinquanta ducati d’oro, che quefti
avrebbe dovuto pagare in pena dell’ averne ritardato
il compimento , fecondo che fa già con lui ftabilito
nel contratto del 1479- ( 0 ?

Qualunquo

(1) L’ Iftrumento di quella confegna fatta da


Galeotto
è concepito ne’ feguenti termini : Cui^o ’orn. Pater Ser
Matheiit Antognatii olìm Cappellanui M. D. P. dederit cJ
configè aderii de voi untai e ijy confaif'i D. P- quamdatìi
Pahulam ad pingendtim prò honote Palatii Magifiro Petto
Magifiri Gakocti Pittori prò Tabula pingendo d.
Magìfler Petvui hebusrit &
confecutus fit a fìtprad. Capellano
f/uandam pecunìae guamitatem &c. Et p:fimodam praefatui
Mag. Petrus dnefierit mortuui fìt-, nlinguens d. Tapuhm
ÌNCOMPLETAMI ET IMPERFECTAM : ficirco Mag,
Galeotta pater d. Pictoris tolem tndenwitaii Cappellae praed»
nt par ejt falubriter providere ^reddidit ióPrefiituit D IOTA ài

TAB'JLAM CVM ILLìS PICTVKIS , ^.AE IN EA


SVNT, Rndo Patri Mag fino Anireae Cappellano M, D. P,
recipienti prò d. Cappella ; ò’ veddidit confignavit0eident
*

Cappellano ceriarn guantitutem aggiri afcendentein ad valorevz


*
tioveni flovenor* iTc. faciens eident fintm (5 refutatìonevit , itf

pactum de nlierius mn peicnAo de ornni eo 3


(

foto [upd ps*
teret>offit a d- Mag. Anirea occcfiine d.
picturae i!pc. Et d.
Mag! Andreas Cappelhnus &c. fecit finem & refutationem Ò*
pactum d. Magifiro Galeotto de omni eo 0 ’
loto quod petsre

po/fet ab eodem cceafione d. picturae NON COMFLE 2 AE ^

ET NON PERcEqTAE. (
Armai. 1491. fol. 2. ). il i\

M. Andrea Cappellano nominato in quella Quitanza , e


nel feguente lltrumento, è Andrea di' Angelo da Cafa Ca-
ftakla j onde gii venne il cognome Castaldi* detto nondi*
ipeno quali Tempre Andrea Perugino , idrate dell’Ordine dei
Servi, il qual emendo del nodro Collegio deTeolngi, fq
eletto ProfelTor di Filofofia nella Sapienza di Koma , e dopo
\ 150 LETTERA
Qualunque però ne folle il •nativo, per altri
quattro anni , e più rimafe quello Quadro in una
totale dimenticanza, fino a tanto che nel 1495. il
Magiftrato ne riprese il penfiero; e finalmente fi
determinò di darne nuovamente ì’ incarico a Pietro
Vannucci^ la cui celebrità per tante opere infigni fatte
fuori di Patria, e fpecialmente nel Vaticano (i) era ,

allora divenuta fopra ogni credere grandifilma. Ne


fiipularon dunque con eflb lui un nuovo folenne
contratto , in cui fu efprefib eh’ egli dovefl'e dipingervi
le figure nominate altra volta, nel termine di Tei meli
prolfimi a venire: che nel timpano dovelle rapprefentarvi
una Pietà , cafsandone le immagini de’ Priori ( ecco
dove

altre cofpicue cariche della sua Religione


, ellèndo promo/To

al Generalato in con bella Orazione


Perugia nel 1497. l'u

lodato dal P. Paolo Atavanti, Scrittor Fiorentino rinoma»


tiffimo j e fini poi di vivere in Alcifandria della Paolia
nel di 12. di Novembre dell’anno feguente, con eftremo
cordoglio della noftraCittà , ove il iVlaturanzio gii fece
l’Orazione funebre. Era egli flato Cappellano del noftro
Magiilrato dai 1484. (Annal. fino. t. ) fino al Dicembre
del 1497. in cui fu fatto Generale dell’ Ordine (Armai,
f. 12?. t.
)

(0 Ho trovato che Pietro fotte il di Marzo del


1490. fece Q^iitanza in Perugia alla Rev. Carne a Ap. di
j8o. Ducati d’oro di Camera, prezzo refiduaJe piBurae
per eum faUae in Cappella in Pai at io apostolico ^ a lui allora
sborsato in vigore di Ordine Camerale fpedito fin dal di
8. Agolto del 14.89.
(
Tamii Nicolai Tamii Prot,
ab an. 1480. ad, tot, u 90. fol. 185.) . Ogni memoria di
quelle Pitture fatte del Perugino nella Cappella Siftina mi
par che meriti d’ efTer notata , da poiché di loro cos'i
poco rimane a vederli , per aver efle ceduto il luogo al
.

Giudizio del Buonarroti che ha dovuto poi cederlo anch*


elTo al Tempo.
S E S T
efler quivi
dove andò a parare tanta loro premura d
dipinti, e l’Opera del povero Ricrattifta Ce andrò):
dovefle egli avere
e che per tutto quello lavoro
rate (i).
cento ducati d’ oro larghi in tre

Pictor
(i) Die 6. Marta 1495- Famofilfimm in /Iris
Ph.
Magìfter Petrus q, ChriftoM Vanumi de Terra C ft
bis Cinis Perujìnus per fe & ueredes he. ^
^
'

conveni/ praefentibus Mognificis


DD. Irioì ìbits ì
i,

Theologiae Doctori Magiiiro Andreae Angeli


Or d,
Cappelano Oc.
Servortm Cappellae Palati i praefat. M. D.
i .

unam Tabuhm /apra /Pia-


tingere U ornare in d. Cappella
figura ghr. V-rgtnn Mariae
cim tiho
re d. Cappellae curri
Sanctorum ^videl Lauremii
in eius bracbiisi Ò* fig:ms quatuor
Herculanì , Conftantii , Ì5 Ludomci , ad ufium^ boni , (3 lega-
ìis Magiftrt y omnibus praefati Magìjlrì Petn Jumpiibus y 3^
in Tabernaculo fupenon y in quo
depictt
eiepenfis-. Et fimnliter
fimi Ptiores y ’videl TberutiuSy
Sodi (cioè 3 Iiberiuccio
di Magiittato »
Sicrnorelli del Collegio della Mercanzia Capo
Golleghi Ettore di Pieranionio di Matteo di P-etro
e ? Tuoi
Oraziani fecondo per detto Collegio: Brunello di Battilta *
,

Fraiicefco di Niccolo di Tommafo, Antonio di Matteo


Tei , Antonio Tanei , Felice di ber Do ncnico , Felice Nanni,
Piergentiie di Galeotto di Ser Martino , Arcaogeio di
Pietro Randoli, e Ser Rubino di Giacomo loro Notaroj i

quali tutti erari d’ otfizio nell’ultimo


bimedre del 148 ^)
ipfisaboUtis 3
dekti , pmgere ,
-: 3
ornare figuram Pietatn ,

leì ali am figuram ibi corre]pondentem


ad eleUi.nem praefatt
Mag. intra
Petri
y ter, 1 pus 3
terminum f:x menfium pro:e.
futur. , 3
hodte incipiend, 3c. Et hoc fecit , prò eo quia
praelibati M. D. P. y 3
Cappellanus^ 3c. promifernnt con- 3
praefenti fiipd. Oc. prò dieta
•venerunt praefato Mag. Petro
cjus magifteriQ , 3
opere fic faciendo dare , fbhere , (J
c m
pondus
effhtu numerare. Due am centum ami largos ai tfilum

Communis Perù fi hoc modo , vìdei, tertiam partem dd. centum


Ducatorum in principio d. Op'r'ìs aliam riero tertiam paitem
y

in medio tempori^ operis praed. , 3rtUquam tertiam partente

finito d. opere ì 3 rnagìfierio ^


Anna!, 14 ^ 5 . f» ‘Ì9-
f 52 L E T T E R A
fofi*e puntuale^ almeno adetìb in {]ne{lo lavoro >
io non
faprei dirvelo » mentre niuno di ciuefli pagamenti
trovo io regiflrato nè nell’ Annalc del 1495. nè nel
feguente, perchè forfè fe ne farà tenuto conto nei
Libri della entrata, e dell’ ulcita della Cappella, de’
quali ho fatto inutilmente ricerca Il Quadro però.

noi lo vediam
,
fatto e
diligentemente ancora fi
cuftodifee nell’ Altare della nuova Cappella del
Magiftrato, e vi leggiamo a chiare note il nome di
Pietro Vannnccì .

Ma per tutto il racconto eh’ io ve ne ho


tatto, vogliam noi dire eh’ eOo fia tutto opera di
Lui o eh egli non facelVe piuttoilo altro che dargli
,

l’ultima mano? E’ vero che in quelV ultimo contratto


flipulaco col Vannuccì nel 1495. non fi efprime eh*
egli doveOè terminare un’ opera già incominciata da
altri. Ma dopo tutte le notizie, che io vi ho riferito,
bafta ciò per efcludere ogni probabilità, ch’egli non
doveflè poi veramente far altro che terminarla? Se
nel 1483. non ebbe egli difiìcolcà di aiUonere il

carico di compire il Quadro già cominciato da Pietro


di Galeotto-, perchè avrebbe dovuto elTer ritrofo a
tare altrettanto dodici anni dopo, cioè quando in lui
era più crefeiuta la facilità di dipingere, e molto più
di prima gii tornava bene il prevalerfì delle vie più
corte, per refìltere all’ affollamento di tanti lavori?
A buon conto, della Tavola cominciata nel j 479. e ,

confervata gelofamente fino al 1491. ed in tale


anno refiituica al Cappellano, noi non abbiamo altra
contezza ; e la difpollzione delie figure fi vede nel
Quadro prefente efl'ere quella ftefià, che fu preferitta
al primo Pittore nel 1479*; e fe la grandezza della
Tavola prefente è un pò minore di quella che fa
allora ordinata potè facilmente il Magi (Irato cambiarti
,

la
SESTA. Mi
la prima idea, e potè facilmente lo fteflfo primo Pittore
prenderli qualche arbitrio per adattarla al fico in
cui dovea collocarli: e |1 non veder efpreda nel partito
fatto col Vamntcci nel 1495 . la mifura della Tavola
che doveva dipingere, vorrebbe anzi dire, che quella
prefcrizione era inutile per un opera già cominciata ;
a quella ftella maniera che fu ommefla la fuddetta
mifura negli altri due partiti fatti nel 1485. con lui,
e col Celandro^ perchè appunto in quelli li trattava
di ultimar folarnente T opera già cominciata da Piem
dì Galeotto Ho veduto anch’ io che nella prefente
Tavola Ha fcritto: Hoc Petrus de Chajlro Plebis Pinxit .

Ma non farebbe mica ora la prima volta, che fi


vedelTe il folo nome di un vivente in un’ opera
perfezionata da quello, a efclulione di un altro già
morto, che avelie avuto parte nella medefima. Io
però llimo piùgiuftoil voftro Pietro. Voi vi ricorderete,
che la fuddetta Ifcrizione Ha nel gradino del Trono
immediatamente fotto ai piedi della Madonna In .

altre opere di Pietro ho veduto eh’ egli pofe il fuo


nome , e in taluna Epigrafe: Petrus de Chajìro
la llelTa

Plebis Pinxit ; ma in niuna ho trovato quell’ articolo


o accompagnanome , che vuol pur diftingiiere qualche
cofa Chi fa dunque che in quello luogo quell’ Hoc
.

non vi folTe da lui melìb per particolarizzar quella


parte di Tavola, che propriamente fu da lui folo
dipinta? Nel 1483. quando egli ebbe la comnùllìone
di ultimare la Tavola ja n depingi inceptam da Pietro
7

dì Galeotto., fi vede che doveva egli dipingere appunto


la Madonna col Figlio in braccio prima di tutte le
altre figure; quali che fi volefie dire, che il redo
del Quadro era già abbozzato dal primo Pittore, e
che facilmente fi farebbe potuto ultimar da altri fé ,

non avellè ciò potuto farli da Pietro ;


ma che la

pdneipai
j 54 LETTERA
principal figura ancor vi mancava , ed era perciò
bene di aflìcurarG che qjaefti. vi ponefle, mano fubito
e prefto la terminale Sapete , caro Signor ORSl^^l,
.

perchè vi dico io tatto quello ? Non per altro fe ,

non per tentare di mettervi in capo qualche dubbio


a favore del povero Pietro di Galeotto Sarei un •

balordo fe non gradilfi, c.he in. quella Tavola oltre


-

al Perugino avellè ancor lavoralo il divin Raffaelh^


fecondo che voi ne penfate (n). Ma pur non potete
credere quanto farei contento fe qualche merito
attribuille in quell’opera anche a un nollro compatriotto
fconofciuto affatto finora, e che io, quali ardirei chiamare
col nome di mia Creatura Quanto mi piacerebbe,
.

che il nollro Pietro di Galeotto il quale per la lua


y.

corta vita, e per la fua poca voglia di lavorare non


ci lafciò altri monumenti feufi. della fia fufHcienza,,
ci aveffe almeno col penliero, e coll’abbozzo di queda
Tavola rendati certi , eh’ egli a,veva un gusto pik
grandmo del Vannucai che , ilstto composto era simmetrico-,
che fapeva Quadri unire una architettura gentile y
a’ fuoi

xhe fa concordanza col resto delf opera y e che fapeva


in fomma il fio meftier cosi bene , da paicecipare
egli ancora di una bu.ona derrata di quelle lodi che ,

voi giuftamente date a quella pittura Certo che !

10 in quanto a rp^ n^i Vr4q lufiagando di aver


Tempre affai buono in mano per giudicare che il mio ,

Pietro di Galeotto foffe Uom capace a far delle belle


pitture, ed onorevoli, fe in tempo, in cui il Bonfiglr,
11 Vannucci y il PinturicchtO y W Caporal,i
in tanto

credito , fu egli preferito a tutti quelli dai nollri


Magillrati per un lavoro sì ri.fpettabile com’ era il
Quadro per l’Altare della loro Cappella. Che fe
prevenuto

(i) Guida pag. 270.


SESTA, 155

pr 0 V 6 nuto daìlci .morte non potè cg-i coinpirlo j è


però probabile eh egli lo cpndvifehe ^lincnp per la
metà; così riley.andori dal prezzo che fi ftabilì al
^ual prezzo è
P^^ ultimarlo;
il
V’^ùtìtìucci nel i 4 ^ 3

la metà di quello ftabilito 2l Pietro di QalegtpOy che


ebbe la commifTione di dipingerlo intieramente. Che
fe poi voi non averte dirtìcolta di accor.daji’mi ^
^che
il fiorino di 40. bolognjni
equivaleffe al ducato d’oro
largo , come è opinione di molti i ph allora si che
dovrerte ancora concedermi una dì querte > 9 ÌP^»
o che il prefente Quadro fia per U m^tà almeno
lavorato da Pietro di Galeotto, a gii dipingerlo
intieramente fi aflegnaroijp 20,0. .di 4 ®^^ fiorini ; o
che il merito di querto Pif/ro forte jl doppio fuperiore
a quel del Vanmtei , fe ji quefio perchè il dipin.gefie
interamente non fi volle artegnar altro chp cento
ducati , cioè la metà della fotnma accordata al mio
Pietro .

Ma dopo avervi sì lungamente parlato di quella


è tempo ora mai che 4/1 parli di qualche altra Opera,
di cui ficuramente tutto l’onor-e è de\ Va^.nuccj Una
delle belle pitture che in Perugia abbiamo di lui,
è
la Tavola dello Spofali^io della JV^donna
Altareall*

del S. Anello, nel Duomo. EIT^ è ricordata dal Vafari,


e da altri; e voi, che a ragion vedut|i già la chiamarte
una delle Ideili(Jtn^e Opere di Pietro (1), gradirete di
Xapere , che , per quanto può crederli , jfu da lui
dipinta nel 1495.., cioè nell’anno med fimo, in cui
dipinfe la bella Tavola dell’ Afeenfione per i Monaci
di San Pietro. Io almeno .trovo, che nel dì 22. di
Febbrajo di tal anno la Compagnia di San Giufeppe
chkfc , e ottenne dal Magiftrato qualche failìdio prò
una

(1) Guida pag. 128.


15^ LETTE 11 A
unct Tabula facìenda in Cappella dicti San&i Jofephi
in Ecclejia San^ì Laurent ( 1 ) .

Ha qui luogo
ancora nè voglio lafciare di
,

ricordarlo, un altro lavoro fatto da Pietro per la


Confraternita di S. Maria Novella detta poi della ,

Confolazione in Porta S. Angelo. Benché il Vafari


non ne parli, contuttociò io fempre ho fentito dire,
che quella fia una delie migliori pittare che Pietro
facefie in Perugia : e quando ancora non V avefìì
fentito dire da altri, il folo giudizio, che voi ne
date (2.), baderebbe a farmela (limar moltidìmo. Ora
di quella Tavola ancora ho trovato diverfe Memorie
negli Annali Decenvirali da’ quali ho fcoperto, che
,

ella fu dipinta dal nollro Pietro poco prima del


Marzo del 1498. pel prezzo di 60. fiorini: che il
General Configlio accordò per tal pagamento Tedici
fiorini alle iftanze che replicatamente gliene fecero i
Confratelli (3): e che la Città medefima a richieda
loro nel 1499- li provide di un luogo ove potefiero
collocar quefta Tavola, in tempo ch’elTendo roviiìata
la loro Chiefa , dovea rifarli la nuova , eh’ è la
prefente, incominciata nel 1 <;oo. {4).
Qui parrebbe che tornaflè bene il far parola
deir opera afiai più fole n ne e magnifica fatta dal,

Perugino circa quello medefimo tempo nella Udienza


del Nobil Collegio del Cambio. Ma poiché di quella
abballanza parlaron tanti Scrittori (5), e voi meglio

(i) Anna!. 1495* f


(-2) Guida pag, ^52.

(5) x^nnal, 149S. f t. 1^7. 191.


(4) Annal. 1499. 218. t.
f*

(5) Pellini Par. II. pag, 607. Crifpolti Perug. Aug,


pag. 34. Morelli Notizia delle Pitt. di Per. pag.
fafccli Vite de’ Pittori Psrug. y, Scaramutccia Jt'inezz®
SESTA. «5f

ne lagionafte nella voftra


tutti
Gaida (i),* perciò
ài
niente altro qui poffo fare fe
non fe darvi qualche
tanta gloria fi fegnalò
notizia del luogo , ove con
l’abilità noftro Artefice, e qui trafcrivervi quelle
del
appofero a illuftrazione
che vi fi
delle
ircrizioni,
giacché quefte Ifcrizioni fui luogo
fae belle
leggono non le trovo
flefib non così facilmente
fi -,

fopraccennati Scrittori i e fan pur tanto


riferite da’
Poeta che le compofe,
onore al Luogo ove fono, al
per cui furon fatte Dovete dunque
e alle opere
.
,

fin dal 1418. tra i Punti,


che che furon
fapcre,
Magiftrato a Francefco Coppoli Ambafciadore
dati dal
fu anche quello, che il pregafle a
voler
al Papa, vi
concedere per abbellimento, e decoro della noftra
Piazza la grazia chiefta , o da chiederfegU dai
Seggio,
Giurati del Cambio di poter fare quefto nuovo
avanzata
o fia quefta Udienza nel fito prefente: e
fu
tal luogo
quella inflanza al Sovrano , perchè un
aV’^urteneva alla Chiefa di S. Giovanni di Piazza,
era fiata
la ^quale per ingrandire il Palazzo de’ Priori
però, che vi erano
fcaricaca (2). Per le controverfie
fin dagran tempo coll Abate di San Paolo di

V aldi ponte Badìa fpettava la menzionata


,
alla cui
Chiefa, e che non erano terminate neppure nell’ Anno
1441. fu differito il principio della fabbrica di
(3),
quefta Udienza fino al 1451- (4)» e par che fofle
terminata

dei Pennelli Ital. pag. Kdicrli Op.cit, Tom. !!• pag. 549.
Borghìni Fipofo Lib. ili. Op. Tom. II. pag. 149* * 5 ®*
(1) pag. 272. f<?g-
/brinai, 1428. fuk
(2) Ptllini Par. li. pag. 303. 306.
4ic 7. /iug. fol 39. U

(3) Pelimi Par. II. pag. 478. 744.


pag. 607.
(4) Pdlini J. cit.
lettera
terminata Tanno feguente; trovandoli in un
peduccio
della fua volta, die è fopra al Ritratto di Pietro,
incifo il millefirao 1453. Compita dun:jue la gran
Camera colla bella Parta, che vi accennai
in altra
occafione, fi rirolvettero
i Collegiati dopo più anni
di farla dipingere dal celebre
tutta
, U quale
fi può credere , che compilFé quello
lavoro nel 1 500.
trovandoli fegnato a colori lon già fotta il,
Ritratto
di Pietro, come fcnivono tutti, ma bensì
nel pilaftro
di rimpetto a quello Ritratto fopra una
cartella;
ANNO SALvT. M. D. La fomnia che per quella
Opera
pagò il Collegio al valente Pittore, fu di
3J0.
ducati d oro larghi^ (1 )i e quanto bene egli
riufGill'e
in quelle pitture voi già vel fapete, e il
vede ancora
chiunque abbia occhi rellando però a tutti
:
un gran
rammarico, che non fi lìa mai provveduto al loro
confervamenèo eon qualche maggior diligenza.
Comefu bella la feeka de’Soggocti, che
vi fi
vollero dipingere, coll’ avvertenza che dovendovifi
rapprefentar varie cofe parte fagre, e parte
profane,
le une dalle altre rimanelfer quanto più
, fi poteva [
feparate e dtflinte t coiSi ancora , fe io non m’inganno,
•ffai ragionevole fu la fcelta del Letterato a^’eui
, fi
diede la incumbenza di comporre quelle poetiche
Ifcrizioni , che a convenienti luoghi fi
vedono fopra
quelle pitture; nè io crederei di fer torto
al nollro
celebra Mataranzio col crederne lui l’Autore.
Io ve
ferirò qui diftintamente perchè abbiate anche
,
voi tutto il comodo dì vedere la
opportunità , e la
importanza dei graviflimi fentimenti che in quelle
,
fi contengono.
^Sulla
,

S È s T A..

Sulla man iiniftra della . Pom,^ immediatamente


fopra al Pulpito deftinaco ad aringare ,
è dipinta
come fapcce, la immagine di Catane^ e appiè di efla

fon quelli verfi, -riportati ancora dàlio Swertio (i).

Qtitsquìs vsl celebri fa£Ìurus w.rka corona


Surgis ,
vel Popìtlo redàere jara paras j

Privatos pone affeBus : cui peBora ver sant


Aut amoTt aut odìum reBa tenere nequit.
Nell’ annefla parete (iniftra fui primo partimento (opra
alle figure di furio Cammìllo, di Pittato^ c di Trajano ^
(1 vede rapprefentata la Giustizia
in aria ^ e a lato
di quella in una cartella fi legge
.*

Si tribus *bis cunBos simile s pia lumina gìgnunt ^

^Nil tato sceleris , nii sit in Orbe mali .


Me cunBa augentur y
popali beMoque togaqtte -.

Et sine me fnerant qua modo magna


y y ruimt*

Sopra alle tre figure di Fabio MafsimOy di %crate ^

e di Numa Pompilio y
fi legge in altra cartella vicino
alla Prudenza'.

jQnid generi humano prastas , Dea , àie age . Prasta


Ne facias qua mox faBa dolere queas
Scrutari Verum doceo y
caujasque launte Sy
Et per me poterit nil nisi rite geri .

Nell’altro partimento filila ftefla parete fopra alle


tre prime figure, che rapprefpntano L. Licinio Leonida y

Spartano ,
e Orazio Coelite , Ila in aria dipinta la
Fortezza y e preflb a lei quello Tetrallico:
Cedere

(i) Seket. ChrUU Orb. Delicìae pag. 122,


h È T T E R A

Cedeyt cunSia meis pulsa, ir disje&a Incerti


s.
Magna satis fuerint tres documenta Viri .

r^il ego prò Patria timen, carisqne propinquis t


Quaque alias terree. Mar s mihi grata venie.

E fopra alle figure di P. Scipione, di Pericle, e di


|
Q, Cincinnato, preflb alla Temperanza fon quelli verlì:
'

Die, Dea, qua libi vis, Morcs rego pe fiori s astus


,

Tempero, & bis alias, cum volo, reddo pares.


Me sequere ,
ir qua te superes ratione docebo:
Quid tu quod valeas vincere majns erit ?

Non perchè fia poco conolciuta al pari delle , riferice,


ma perchè fia nella Udienza medelìma fra le pitture,
di cui vi ho parlato , contentatevi eh’ io qui vi
replichi ancora quella Ifcrizione, che fotto il Ritratto
di Pietro i grati Cittadini vollero apporre ad onor
fao:
PETRUS PERUSiNUS EGREGIUS PICTOR

Perdita si fu e rat pingendi bic rettulit Artem\


Si nusquam inventa est hactenus Jpse dedit .

Mi Infingo , che il fentimento di quelli verfi pofla


trovar piu indulgenza che non trovò quello dell’
^altro famofo diftico compollo pel più celebre degli
Scolari di Pietro (i).
Anche le pitture fagre, cioè la Nafcita, e la
Trasfigurazione del Redentore, e i Profeti, e le
Sibille, che fon nelle altre pareti dì quella Udienza,
han qualche breve motto fagro, che può facilmente
difeernerfi da’ riguardanti
Non

(i) Si veda il Chiarifs. S<g. Mdhia Mem. degli Ar-


oiiìtetti Tom, I. pag, 20^, Ediz. di Parma 1781.
, , ,

SESTA. i6i

Non folo poi la Udienz^, ma altresì la contigua


Cappella dello fteflb nobil Collegio è ricca di lavori
pregiatiflimi di Pietro. Come
voi ben fapete» è (lato
detto da molti , che in quella Cappella il noftro
Maeftro fi prevalefie deH’ajuto di Giannìcola Perugino
fuo difcepolo e chi volle
;
che di quefto fieno le
,

fiorie di San Giovanni Batcifta Tulle pareti (i) ; c


chi fcrifle efier Tue le pitture di tutta lavolta (2).
Io fu di ciò nulla poflb decidere .
Quello che fo di
ficuro, è, che fin dal dì 26. Giug.no del 1515.
fi

la Magnifica Arte del Cambio ftipulò contratto col


nofiro Pittor GìmnicoU per Tare entro un dato tempo
eertas p'tBuras in detta Cappella Eflendo però già .

TcorTo termin prefilTo , e avendo il mentovato


il

Pittore già ricevuto 45. fiorini di moneta vecchia


Perugina a conto di detto lavoro, Tenza che però fi
prendefie la minima fretta per terminarlo; nel dì
19. Febbrajo del 1518. fu obbligato a dar ficurtà
di compire omnes &
siagulas piBuras in Muro diBa
Cappella finis colorihus fecondo il primo Iftrumento ,
dentro il profiìnio futuro mefe di Agofto entrando :

per lui mallevadore Mariotto di Mario, Orefice


Perugino, ma nato in Urbino, il quale, in cafo che
Giannìcola non avefle foddisfatto al fuo dovere , fi
Tortomife alla pena di 150. fiorini (j).
Vuole Vafari (4), e il Baldinucci (5), che uh
il

altro bravo Scolare di Pietro cioè Andrea Luigi di


/ Afiìfi

(1) Vafari Tom. li. pag. 537. Baldinucci Tom. IV»

(2) Morelli Op. cit. pag. 137.


(3) Injlrum. Rogit. Severi Str Retri Pritee. f.
(4) Tom. II. pag, 536.
Ò) Tom. IV. pag. ijd.
i6i LETTERA.
Afll(ì dettcA' Ifigegfìo il quale concorfe quali dì pafò
, ,

con Rafaello, folle dal Maeftro adoperato nella Udienza


del Cambio, e che molte figure bellilfime, che in
efTd fi veleno, fieno di Aia mano. Voi, Signor
BALDASSAHRE, con bel gafbo ci dite (i), che quelle
pitture di Andrea dì Assisi voi non fapete trovare
dove elle fieno. Quando ancora vi follerò, io non
avrei certamente occhi da faperlc dillinguere. Ho
però tanto lume che bada per intendere, che fe la
Udienza fu dipinta nel 1500. o piuttollo tra il
1500. e il 1507., e la Cappella tra il 1515. e il
1518. non potè ficuramente in niuno de’ due luoghi
dipingere Andrea, il quale, fecondo che ci alTìcurano
gli dellì Vafari, e Baldinucci, fin da’ tempi di Siilo
IV, c perciò almeno prima dell’ Agollo del 1484.
era divenuto del tutto cieco.
Prima di ufeire da quella Udienza e da quella ,

Cappella, non polio lafciar di dirvi effer io molto


contento, che a voi fembrino ancor bene intesi quei
Grottefehi, che negli fpartimenti di elTe dipinfe il
nollro Pietro (2). Non voglio io già efaminare , fe
Mostri o Grotteschi debban chiamarfi fimili dipinture ^
c fe V audero Vitruvio aved'e ragione , o torto di
dirne tanto male , mentre che non volgari Pittori
con ede abbellivano gli appartamenti di Mecenate (}),
non che le fadofe camere mortuarie dei Nafoni, e
dei Ccdj (4) Vi dirò folameiite che le Grottefche
.

qui,

(1) Guida p 3 g. 275.


(2) Gaida pag. 272.
fug. Efe*
(?) Vedi Antologia Rortì. Torti. I. p 3 g«
llieridi Lstter. di Rom. an. 1776. pag. 241* 249. feg.
intorno
(4) Si veda il Didorfo di Ottavio Falconieri
alla Piramide di Gajo Cettio ^ e fi vedano le pitture dsi
Sepolcri ds’ Nalbni didguatc , e ijicifs dal celebri Perugino
,

SESTA. i6j

qui, e altrove dipinte dal noftro Pietro mi farebbero


credere , che Raffaello prima di andare a Firenze e
a Roma, dal fao Maeftro Perugino prendefl'e i principi
di un ottimo gufto anche per quella forca di dipinture .
Senza allontanarci dal luogo, di cui ora parliamo,
io gradirò che voi, cornato che farete quà, diate
un’occhiata anche alle belle impofte della gran Porca
di quella Udienza del Cambio Oltre agl’ intagli
.

che le adornano al di fuori , le vedrete dalla parte


interna tutte beniflimo lavorate a tardo di belle
Grottefche , le quali probabilmente faranno date
condotte fui difegno di Pietro da quell’ Antonio ài
Mercatello che ne fu l’artefice, e che ebbe molta
^

ragione d’ infeiirvi replicatamente il fuo nome anche


cflb in carfio, leggendoli verfo la metà delle due
impode : m. antonius = de mercatelloì e poi nel
dedro fportello fuperiore: opvs antonii a mercatello
MASSAE A. M. D. I. (l).
Per profeguire con qualche ordine anche in quelle
altre poche notizie, che fon per darvi del nodro
Pietro ,
qui mi conviene accennarvi che cfl'endo già
,

egli

Pier Santi Bartoìi » coWo fpiegazioni del Bellorio. Tutte e


due quede opere tradottein latino meritarono di elTere
inferite Teforo delle Antichità Romane del Grevio .
nel
(i) Querta Epigrafe ci mette in chiaro che la patria
di Cedui fu Mercatello, illudre Terra della Malia Trabaria
nel Ducato di Urbino: della qual Terra molte recondite
notizie idoriche abbiamo dal dottifiìmo Signor Cardinal
GA Rampi nelle Memorie della B. Chiara di Rimiri pag.
37. not, f, Nè il Vafari , nè il Baldinucci , ne altri Biografi
Pittorici, per quanto io mi ricordo, fanno menzione di
quefto Artefice , il qual pure da quedo fuo lavoro chia-
ramente lì feopre per un eccellente maedro d’intagliare,
« d’ inUrfiaie iukp;Qame«
9
3^4 LETTERA
egli noflro Cittadino, e aferitto al Collegio de’Pictofi,
fu anche uno dei Dieci Priori del Magillrato ne’dué
primi dell’Anno 1501. (1).
mefi
Ch’eglipoi ftelie in Terugia anche nell’anno
appfefib il vedremo da ciò, che farò ora per dirvi,
,

e che vi farà fempre meglio conofeere, che non ci


Ifava fenza arricchirla di nuove ftimabili produzioni
del fuo talento, e della fua mano. Prima d’ognt
altra cofa io dunque vi dirò, che nel ^oi.fu a lui
i

allogata la Tavola da dipingeiTi da ambedue le parti


per r Aitar maggiore della noftra Cbiefa di Sart
Francefeo del Monte de’ PP. Minori Ofl'ervanti, per
il prezzo di 120. fiorini (2); ed è quella, che vi
Ila anche prefentemente con poca diverfità da quel
,

che concertò nella Scritta.


fi

Un’altra Tavoli nello fteflb anno gli fu data a


fare da’ PP. di S. Agofiino. Fin dal di 13. d’ Aprile
del 1495 avean quelli convenuto con Maeftro Mattia
.

éi Tommaso da Reggio artefice di legname, abitante


in

(i") Annal. fol. jìt


(2) Sotto IO. Settembre
il di 1502. Pietro contrattò
Con Fra Bonaventura <Ìi Ssr Pietro di ErcblatiO Guardiano
del mentovato Convento per dipingere Tabuì&vii exi/lenteM *

fufsr Altare magnum d, Eakftae , in qua efi CrucifiAUs , (3


in qU» Tabula pegnere quattro figure iella ì^oflra Donna y
Qio. Battìjla , S. Fr ancefio , B
la Maddalena * apprejfa
delle piaghe delle mani di detto Cmifino dot Angeli
\ttnn fegnére in d. Tavola da l'altro lata v'erfe la Cbiefa de
ìe Dònne , tu met^o de eft fare un Trono son el Segnore e
la Madonna , e da pìeie de efja Tavola depegnere q’iattrt
Apo^oli i e altre tefte Ò* da eapo de efd Tavola doi
Agnoli (Jic. i t tutto pel prezzo di 130. fior, a 40. boi. per
fiori in più rate ( Infirum, Kog> Jasobì Ckrifiopbori Jatobi
Protoeeh ìJSì. fi 797»)
SESTA.
in Perugia, per la fattura di un bell ornamento d|
legno per l’ Aitar Maggiore della lor Chiefa cop
e
Serafini, Rosoni e diverse fantasìe
:
Colonne, Archi, ,

che quell ornato dal luddettQ


vollero erprefTamente ,
Maellro fi lavoralTe tanto da un canto quanto
dall

termine di 14 mefi pel prezzo


altro, e dentro il ,

di fiorini 110. a 40. per ogni fiorino


boi. (1); avendo
ancora, ed ottenuto dalla Città tp^alche
eglino chiefto
poi late il
fufiìdio per quella fpefa (2,). Dovendoli
Quadro da mettere in quell ornato, effi I ordinarono
Pietro nel 1502.; cd io penfo, che
fia
fil iiollro
quelle paiole
quello, che defcrive il Vafaii con
«

alla Cappella
Fece poi nella Chiesa di S. Agostino
e con ricca
maggiore in una Tavola grande isolata ,

ornamento intorno, nella parte dinanz,ì San Giovanni


(he battezzai e di dietro, cioè dalla parte,
Crifio ;

(he risponde Natività di esso Crifio (3)*.


al Coro, la
Dell’ ornarne ntq di legno fatto da Mattia con tanti
fo che
bei lavori, forfè fui difegno di Pietro, non
che Altare fa dato un alno
fia avvenuto, dopo alf
antico fu follituito un altro intaglio
afpecto , e all’

di legno, del cui merito non occorre


parlare.
Tavola però , o per meglio dire, le due Favole
dipinte da Pietro colla Naicita, e col Battefimo dl^
, Crifio

(i) Qnsfta qualche altra Memoria rifguardante h


, e

<3 hiefa di S. Agcdinc, che


fi troverà in apprelPj , è fiata
eftra.tta dagli a°utentici Klrumenti , che
fi confervano nell
Archivio dello ftefTo Convento , alcuni de quali fi fono a
che rifcouirati nell’ Archivio pubblico della Città fra gli
Atti de’ refpettivi Notai) La Scritta fatta con Mottia qui
.

fopra ricordata , è in un Libro del fuddetto Convento fegn*

fiiori 1495. ufq. Ad 1S09, Fromolh a car. 7. t. e

(?) Anna!. 1495 37”


- f- *
,

0) Tom. Uh 53 ®'
,
.

i66 LETTERA
Crifto, eflendo fiate feparate l’una dall’altra, furono
chidle in cornici di fiacco falle pareti del Coro nel
1633.(1); e quivi ancora fi vedono ben cuftodite
in mezzo ad altre opere dello fleflb pennello, che
(lavano feompartite in diverfì luoghi dell’ antico
ornato di legno rammentato qui avanti. Ma di quelle
due Tavole dovrò tornare a parlarvi un’altra volta.
Un’ altra opera fu fatta ancora in quell’ anno
1502. nella flefla Chiefa di S. Agoflino lui difegno
di Pietro. Avelie ben voi ragione. Signor órsìni,
di aderire (2), che i feggi del Coro di quella Chiefa
per gl’intagli in noce che hanno, parte a bado rilievo
con arabefehi, e parte con intarfio, fono un lavoro
che merita lode. Perchè podiate confermarvi fempre
più in quello giudizio è ben che fappiate edere
,

quello un lavoro di quel Baccio d' Agnolo Fiorentino,


di cui copiofamente parlano gli Scifttori Pittorici (5).
Vi ricorderete benilfiino , che quello Baccio ^ prima
di divenir Architetto, era un eccellente intagliator di
legname e che anche mentre in Roma lludiava
;

1

Architettura lu gli antichi monumenti , non lafciò
mai di tener bottega, dove lì radunavano fpecialmente
nel verno più egregi attilli Fiorentini, e Foreflieri.
i

O perchè dunque in compagnia di quedi anche il


nollro Pietro avelTe frequentata la bottega di Baccio^
o perchè in altro modo gli fode amico fatto da ;

che Pietro ebbe per lui molta affezione e modrò ,

tutto l’impegno perchè egli facede il Coro a’nodri


Agodiniani

(1) Morelli op. cit. pag. 25. a5.


(2) Guida pag. 141.
(3) Vafari Tom. IV. pag. 2^7. feg. Orlandi Abeced.
pittor. pag. Milizia Memor. d«gli Architetti Tom. I.
pag. 205.
) o

s E S T i6f

Dopo aver quelli avuto adunque qualche


A^foftiniani .

lavoro con (i),^ volendo


trattato per un tal
abilita, nel di
e^U dare a’ Frati una prova della fua
del anno 1501. fece a medefitm ua
Marzo
obbligo di loro prò mostra
far
exemph &
idea dentro il prolTimo
due Ce<r^y di diverfa
quel modella che foffe
LrJ di Giagno-, affinchè ffi
potefle egli poi eftetmare tutto il
lor più piaciuto,
lavoro ; e nel giorno
medefimo ellendogli ftati a
cinquanta ducati d oro larghi (2 ,
quello line sborfati
opera, quanto per la
Lto per la efeciizione dell’
dichiaro
rellituzione del denaro in cafo diverfo, fi

Batch il noftro Pietro. Attenne


pei
mallevadore di
onorato Intagliator^e
’ col prefentar
le fue promefle 1
qui lavorati per ed ellendo
due feggi da lui
i

Ottobre del
edi piaciuti, nel dì primo
di

finalimente contratto fra lui, e il P. Ma e Uro


fermò il
Priore allora del
Taddeo d” Angelo da Perugia ,

ftabih>
Convento, eoi qual contratto fi

Cum Mapjlro Bascio Angeli de Fiorenti a Cajpenta.


(i)
ritenremo . Sebbene
riez fi dice nel Foglio, che appreflb
propriamente voglia dire un Liarro?2ajo, noa
Carpentarms
in barbaro
chiamo f e. latino fi
di meno con quella voce
artefice 4 legname, ed «"cue a
auentemsnte qualunque
i

figuto
Carp^n'Ur. in Itatano ,
l^anCV cJpcnJ, e
generalmente Legnajuolo ( Vedi
Da Cange G fi-
.

Lettsr. Op. ‘V. pag. 4 -


il. Carftnmrimi^is che avev-l
di Mef. Crillotano.
(2Ì Perchè Franerfeu
Margherita di Vico di Taucreduccro Ra-
avuto per moglie
per la iattura di r,uein
«ieri, aveva raecia.o u°n Legato
fatto a Baccio dal c<?!ebra
Seggi: perciò quello pagamento tu
come piu pmffimo
Giureconrulto Pietro Paolo Ranieri ,
parente di Gio. Nicola figlio di
Paxh N}>. a/rrvat. tu T».
Jicgit. Jy. Trmat q. èrr Jacohi

huìar. S. Uh. cit. foC 58.)


i<5« L E r T E II A
fecondo s modelli già fatti, avrebbe compito tutto
il lavoro dentro il termine di un anno, e che lì
farebbero a lui dati per intiero pagamento di tutta
1’ opera 1120. fiorini: entrando anche qui per ficurtà
di Baccio il noftro Pietro (1).
Ma io non vi ho dato
ancora una prova di
quel che più rileva in quello fatto, cioè a dire, che
Pietro facefle ancora a Baccio il difegno di tal lavoro.
Perchè rimanghiate di ciò ben perfuafo, io voglio
traferivervi le parole medelìme di uno de’Capkoli
deila Scritta qui avanti enunciata fatta nel dì primo
,

di Ottobre del 1502. ove così fi legge: Per h quale


Mastro Baccio^ e a sua petizione e covi andavi ento ,

Mastro Pietro di Cristofano dipintore da Castel de la


Pieve Cittadino Peroscino li fa la mostra .Che con
quello termine lì volefle intendere il dife<rno , Io
fchizzo, il modello, V efemplo del lavoro, T abbiam
veduto

(0 In quella Scritta Baccio H obbliga a tare il Coro


a uf) de buono iy abile Maeftro a tutte fue fpefe , legname
ferramenti tarpa Ì3 altre cofe neceffarie iyc. ; e il P. Prior
Taddeo li obbliga di pagargli per tal lavoro por/ni mille
cento venti a boi XL. per porir.o di moneta perofeina
, cioè
fiorini ^o. per fedi a de /òpra , in quefii termini , e modi
, cioè
fiorini mCile a la detta ragionepromettono li Frati a dette
Maefiro Baccio curare <7 in tal modo , che le re de di
si
Fr ancefio di Mefi Cripofaro le li pagar anno ec. (7 fiorini
cento dieci detti Frati promettono pagare di loro proprio
tfc.
e lì foggiunge nell’ Inftrurnento d.i tal contratto: /'ri» qu»
Magifre Baccio egregìus depictor Magifier Petrus Chrifiofori
de Terra Cafri Plehis Ctvis Peru/l extitit fiicjufor
( ex, iib.
cit. in Tabu . S. Auguftinì tol. 79. feq. J] foppraddetto
),
Prior del Convento P. M. Taddeo d’ Angelo lì vede fem-
pre chiamato col titolo di Sacrae Thelogiae Mag/per e
trovo la Tua morte fegnata fotto il d'i 4. Dicembre del
1519. nella Tavola Nscrologica , che fi conferva nella ftan-
SESTA. i6^

veduto ancora qui avanti: e facendo Pietro quefta


moitra a richieda, e comandamento di Baccio, fi
volle fpiegar nella Scritta che non folo i Frati
,

vollero il Coro fui difegno del Perugino, ma eziandio


che quello difegno andafle a conto di Baccio, c noti
dovede da loro pagarli. Or vedete un pò, Signoi*
ORSINI fe quedo Coro dee dirfi veramente pregiabile,
,

e fe meritava , che io ve ne parlalìl con qualche


efattezza. Il Va fa ri lodò fomiglianti lavori di Baccio
nelle fpalliere del Coro di S. Maria Novella , e in
altre opere fatte in Firenze ; ma di quefta fatta in
Perugia non fece motto. Io dunque fon contentiftimo
di avervene ragguagliato , sì perchè eda è opera di
un Valentuomo sì perchè fii efeguita fui difegno di
j

Pietro, il quale da quefta ftefla fi fcopre ch’era fuo


grande amico, e gli volea molto bene. Prefe forfè
Pietro qualche idea o almen qualche voglia per
,

difegnar quelli Seggi da quelli già fatti pochi anni


prima nella noftra Cattedrale fecondo che io vi
,

fcrilfi altra volta c può darli altresì , che Raffaello


:

da

Agoftino .
sa contigua alla Sagreftìa di quefta Chiefa di S.
Intorno al merito di quafto Soggetto lì può lentir 1

Epi-
taffio che per lui fece il noftro Poeta Gio.
Frahcefco Ca»
meno, e che fi legge nel raro libro di quedo. intitolato

Mir adorila t ftampaio in Venezia nel 1520.» a car. 24.,


«ve dice così :

Sluì [aera eoeticoìum refetahat dogmato cunciis»


Et Chryfippeis artihus egregius ;
Sjiique coronatae norat fecrtta Sophìae
Fatria perdidicit quae Perufma diu\
Hoc ullurt Jacet vtnerabtUi iUe Thadaem
éc Eremitani gloria magna Chori
Nondum luftra deeem Pater Augujììnui ogentem,
Suflulit p ut gemino vivai ip orbe pm ,
tlù lettera
da quefto Coro^ di S. Agoftino difegnato dal fuo
Maeftro prendefle qualche lume pel difegno eh’ etrlà
poi fece del Coro helUfOmo di S. Pietro
T hmilmeiite
altrove accennato.
Che l abilita di Pietro non fi reftringefle alle
fole figure, ma che ancor negli on.ati
riufcifie nei ,

fogliami , negli arabefehi, e che per fuo diletto anche


intorno a quelli talor fi occupafie abballanza il
,

vedemmo qui avanci , parlando della Udienza e


della Cappella del Cambio. Ora poi vi dirò che a
lui fu ancor commefla dal Magillrato nel 1503. la
pittura delle Armi di Giulio li. nelle pareti del
Palazzo de’ Priori, e alle cinque Porte della Città,
in occafione della fua efahazione al Pontificato (i).
Buon per me, che non ho io a fare con un Pittore, il
quale non fappia che certi fuperbi faftidj una volta
non regnavan ne’ Profeflbri delle Belle Arti. Sapendo
voi che un Pierino del Vaga (per tacer del Francia
Bigio, e di molti altri) (limato tanto da Raffaello,
e competitor di Tiziano , non aveva difficoltà di
feendere a dipingere Armi , pennoni per trombe
,
drappelloni, bandiere, e ogni piccola cofa (2), fon
ficuro, che non avrete prefo difillima per que’noftri
più antichi Pittori, i quali, come altrove vi riferii,
s impiegarono in fomiglianti pitture nè pur ora ,
; e
o in avvenire farete il vifo dell’ arme a Pietro, o
a fuoi Scolari, vedendoli talvolta impiegati anch’effi
in quelli Seguitando intanto ora a parlar di
lavori .

Pietro, io trovo ancora, che nel 1512. egregìus


Magister Petrus Cbristofori olim de Castro Plehis Ctvis
Perusinus

(1) Ev LìF /fr-chtv. Camerae /9p, Peruf, fig, yil, fak,


anno 1503. foL 29.
(a) Vaiati Tarn. IV. pag. 416,
. . , ,.

SESTA. I7t

Perusinus, V'tBor Eccelletttìfsimus


(come fi efprìme
difegno di una nuova
nell’ Atto ) fa fcelto a fare il

argento (i) di cui volle il Magiftrato fornire


Nave di
la fuaCredenza, in luogo di altra Nave donata 14.
anni prima al Cardinal Giovanni Borgia,
mentre era
qual opera fui difegno di Pietrg
noftro Legato (2) la :

nel Dicembre dello fteflo anno a


fa poi data a fare
Marìotto Anaftagi Argentiero eccellente
Gio.Battifta di
con patto che la faceffe lie argento ponderi s Itbrarum
cum 19. fighurìs , cum dmbus
Equibus^ cum
32. in 35.
quatuor rotis , à cum alits fogliaminibus ornamentis
Ùc. in quodam modello Jive dejigno fa 3o per Juprad.
Magiftmm Petrum (3). Non è da dubitare che quello
difegno foflTe cofa affai migliore della deferizione, che
pretefe di farne il bravo Notare in fuo groffo latino

Ma pure convien contentarli di quella miferabile


deferizione , da poiché nè la Nave ,
nè il Difegno
fulHllono più

(i) Era quefto uo ricco arne(« da Tavola chiamato


da’ Fraijceiì , e T^avn da’ barbari Latini, abaci fc ih c et
repone»
argentei fpecie in Natìh forwam confccti , in quo nafa
bantur in ipfa interdum m^nfa Du Gange GloflT. med. Latin.
(
V. Navis). Per la figura di un naviglio ninna cofa è più
llrana nel cafo noftro, di quei Cavalli,® di quelle Ruote,
che ne formavano una parte. Ma forfè Pietro vi rappre-
fentòun Nettuno col fuo Carro, ovvero un Cocchio tira-
to da quattro Cavalli, chiamato anch’ effb col nome di
Nave, a quello ftelTo modo, che Catullo chiamò Currum
il vero naviglio
(-3) Pellini Par. III. an. 1408. Quefta
Nave donata al
Card. Borgia forfè fu una di quella due, che turon ordì’*
nate dalla Città nel 1449. ai due Argentieri MattCQ di
Antonio, e Antonio di Raffaello , convenendo coi med^ftmi
il prezzo di 14. fior, per ogni libbra dì argento a tutto
loro fpefe ( Annal. 1449- f» )

Annal. 15x3. fub die 27. Decembris fol. 32^.


(3;
*7i lettera
la non vi ho dato finora fe non
fe qualche
memoria aneddota di alcune Opere dal nofiro
Pietro
ratte in Perugia Chi avelTe comodo di rovifiare un
.

po meglio 1 pubblici, e privaci Archivj, fon


perfuafo
chemolcifiìme altre notizie ricavar ne potrebbe
intorno
a quelle tante altre Opere che di lui abbiamo non
,

folo nella Città, ma eziandio nel


Territorio. Ma
perchè quefta

„ E iC altri omeri soma^ che da mìeh


perciò in quanto alle prime voglio
che mi bafti T
aver detto fin qui : e delle feconde non parlerò
in
^cun modo, falvo che di una lodatifiima nella infigne
Terra di Panicale, rapprefentante il martirio
di*S.
auiano giacché di quella fi fa menzione in
w"
alcuni
atti veduti da me cafualmente nel nollro pubblico
Archivio. Occupa quella pittura, come fapete
tutta ,
a parete principale delia Chiefa
che porta il titolo
,

di quello Santo; e ne’ pilallri dell’


atrio, che ne
forma il campo, vi fegnò Pietro l’anno
1505. in cui
€1 ladepinfe Quella fua Opera ci dà occafione a
.

icoprirne anche delle altre, che di lui fimilmente


fi
ebbero in Panicale, ma che ora non fo fe più
vi
falfillano Imperciocché io trovo, che il dì z, di
.

Giugno del
1507. il noftro Pietro per onorare h
Fella del Corpus Domini di detta Terra,
diede in
prellito 14. Drappelloni in feta da lui dipinti
con
altrettante figure; a condizione 'però, che quando
quelli non gli folTero fiati poi refiituiti, fe gli dovelle
dalla Comunità di detto luogo pagare
il refiduo del
prezzo della pittura di S, Seballiano da lui fatta
U medelìma Comunità, il qual refiduo afeendevapera
XI. fiorini
}

SESTA. i7|

fiorini (i). partito ficcome era generofo


Il pet
3T£
Pietro, così era vantaggiofifllmo per
ìa* parte dì
Panicalefi quel che avremmci
Panicale Fecero dunque i

fritto ancora noi',


sborfarono cioè al Pittore gli ii*
fiorini , che già avanzava per la pittura di' San
e ritenner pulitamente i Urappelloni.
Bartiano (z), fi

da quefto tratto così liberale di Pietro %


Tanto
altri l’abbiam veduto
fatti, ne quali
quanto da
e così poco follecito , per
così difcreto ne’ prezzi ,
efigere i pagamenti
non dir anzi rpenfierato e melenfo in

delle fuc pitture, non lo come


potremmo noi rilevate
in lai

(i) An, 1507. 15 àie 2. juniì Aetum in Audientia,


Ò’r. Andrem Joh»nnis dict, picioh
’Artis Cambi i y praefembui
tonuntus hahuijje iy re-
de Cafiro PanaJts fuU confejjus,
EtxcelUntifmo Magifiro Paro Pictore Ptrufno Ma-
mifìe ab
giftro Mag}fty«rum
Anii Pitturae pr ac[enti &C.XIIIL Drap-
pcllonet in fet» de grana cum XUIL figteuru faci, iy pictis
Ghri^ii in d» Capro Pani-
wicinu ipfius prò fcjiivitate Corp^ris
€rxaln m.itm sratia CT amore ,
cauja bonorandi d'ut, fcfìhita-
tem Corporis ChrilH praefenth anni : quoi promifit reftituere iyc-
iy co-fuquo non refituet , ftbi fohere iy numerare quantitatem
fibi debitam prò refiduo fuae mercedh unius fighurae Sancii
Ss haf ioni faciae &
conflruciixe prò d. Communitatc , videi, fler,

XI. vsl circa 3 fulvo errore calaouli iy folvendo d. quantità-


-,

tem XI. florenor. non teneatur ad refliiuendum dittoi Drap-


pellonoi ( Inrtrum. Rogit. Bernardini Ser Angeli Piotoc.
parv. ab anno 1503. ad tot. 1507. ibi. 533. in Areh. pub.
PerIli .

Sotto il dì primo di Settembre dello ftelTo anno


(^a)

1507. Pietro ricevette da Ser Pacifico di Vico, Sindico e


Procuratore di Panicale la detta fotnma di fior. XI. a 40.
boi. per fior, che doveva avere occafme piciurae S. Sebaf in-
Ò* hominihus
ni depiciae dictae Communitatt Cafri Panicàìis , ^

ipfuSy e gliene fece quitanza per Rogito di Mariotto Cai*

cina {^Protocol, non churtulaio circa diatid.)


*74 t E T T E R A
in quel carattere , che vi fcoperfe il
lui
Vafari , di
Uomo avidiflìmo del denaro , che aveva o^ni
Aia
Iperanza ne’ beni della fortuna, che per
guad'agnare
avrebbe fatto ogni male contratto Così nè
pur fappiamo
.

con qual fondamento il Vafari medefimo potelTe


aderire \
che Pietro guadagnò molte ricchezze, ed in Firenze
murò, e comprò Cafe, e in Perugia, e a Cartello
!

della Pieve acquirtò molti beni ftabili.


Delle Cafe da
lui murate, e comprate in Firenze io
non ho alcuna
notizia. Della fua Cafa in Perugia il Lancellotti
(i) ci
dice; ch’erta fu quella contigua alla Chiefa
di Sant’
Antonino in Porta Santa
Sufanna , ove a tempi del
fuddetto Lancellotti abitava D
Carlo Berardi Attefta .

il^ mentovato nortro Cronirta


di aver avuto contezza
di ciò da Girolamo Brundli nortro Pittor
Collegiato
morto nell anno 1651. il quale in confermazione gli
foggiuogeva di aver in detta Cafa veduto una Gaffa
Hi dijegni di quella divina mano comprati per
,

Jfuo conjìglio dal Gap, Scipione della Staffa: e di querto


numero faran quelli , che ancor fi confervano in
Cafa di quefta Nobil Famiglia , e che voi dichiararte
crter belhffìmi anche fenza decidere con fictirczza
del
loro Autore (z). Il P. Rejìa eziandio nel fuo Indice
del Parnafo de’ Pittori (3) pubblicato già in Perugia
nel 1707., c in quelli ultimi giorni rirtampato dal
nortro Baduel , fa menzione dì una Cartella vecchia
ion varj Difegni confervata nella Casa che di , fu
Pietro Perugino , e pervenuta fui fin del pajjato Secolo
nella

(1) Scorta Sacra MS. fitto il d) 2. Settembre *

(ffi) Offini Guida pag. aói.

(j) pag, 40 , li.


SESTA.
nella Congregazione dell' Oratorio dì Perugia ( i ) . Mi
qaefta Cafa, che ancora è in eflere , non moftra di
aver avuto mai del grandiofo.
A feniinientoancora del voftro Baldinucci (2) ogni
picciolilìlma appartenenza a memorie degli Uomini
celebratillimi dee averfi in gran pregio. Per l’amore
eh* ei portava a Giotto ^ fu contentifllmo di far 18.
miglia di ftrada a folo fine di vedere in Mugello
quel villaggio ,
che aveva partorito al Mondo un si

grand’ Uomo,, e fi compiacque di darcene una efatta


defcrizione . Io vidi pochi mefi fa la Cafa del noftro
Ptetrù in Città della Pieve , Eflà è nella firada
principale della Città, chiamata del Cafalino: ma
non ha cofa che menci d’efler notata, fe non fe eh*
efii

(i) E veramente la fopraddeltà Cafa dopo la ttiortt


del mentovato D. Carlo Berardi feguita nel di 5. Febb^ajo
del ì<^ 87. per lafcita di quefto, paisò in domtriio de’ FP.
della Congregazione dell’Oratorio di Perugia. ElTeudo poi
fiata da quefti venduta otto anni dopo a Carlo Carlucei
{Kogit. Conjtantii Curlctti Jub die 17. /ìugufii 1695. ), paCò
fucceffivameiite a’ diverlì altri padroni: ed è quella ttdfa
per quanto io poflb capire, ove abita prefentemente il R.
Sacerdote Sig. Don Antonio Jacomini . Prima che folTe
feompartita come è prelèntemerrte , fi comprende , che
una buona parte di quefta Cafa era occupata da una gran-
de ftanza a tetto, la quale aveva un tregio dipinto . in cui
tra varj fettoni fi vede efprefib il Griffo, Arme di Perugia:
« quefto fu forfè lo Studio di Pietro . Sull’ Architrave della
Porta efteriore di quefta Cafa, fopra una Porta interna*
c fopra un Cammino della medefima , fi vede fcolplto ia
travertinouno Stemma , confiftente in una banda caricata
da Tei mazze in pila legate nella impugnatura da un naftro
continuato . Nei Blafone Perugino quell’ Arme non è
riportata .

(a) Tom. I. psg. 133.


LÈTTERA
efla è una Cafaccia afl*aì mifcrabile. Vuol bensì
notarfì
c merita molta lode la diligenza de fuoi comparriotti
in confcrvarla cfattamente nel Aio eflere
antico Di
rimpetto a quefta Cafetta è 1’ Oratorio anneflb alla
Confraternita Santa Maria de’ Bianchi
di detta la ,

Chieserella, qual Oratorio è la bella parete tutta


nel
dipinta a frefco da Pietro nel 1504. coll adorazione
de* Magi rammentata ancor dal Vafari (i). L’ Autor
della Nota a quello luogo del Vafari dice
eHervi
opinione, che in quell’ opera lavoralTe qualche poco
Raffaello da giovinetto: e ciò non farebbe improbabile,
fapendo noi, che appunto tra il 1504., c il
1505.
Raffaello era tornato in Perugia prelTo il suo Maellro,
c fra noi dipingeva (z). E’ tradizione in Città della
pieve, che Pietro folTc aferitto alla Confraternita
fopraddetta; e che per pagamento di quella Pittura
non efigefle altro che una frittata Se quelle voci.

fon vere, clTe non fono licuramente una prova, eh*


ei fofle un irrcligiofo, e che forte un avaro.
Ma
della prima taccia avrò occafione di parlarvi un* altra
volta . Della fua avarizia poi , e dell’ acquillo da lui
fatto di molti beni stabili e in Perugia , e in Castello
della Pieve t quanto ve ne ho detto fin qui
balla a
farci fofpettare , che ilVafari anche in quello efagerafle
le cofe a fuo modo. Non potete credere quanto io
bramerei che mi fi delle un giorno la fortuna di
trovare il Catallo di Pietro^ che finora inutilmente
ho cercato. Oltre a molte altre notizie, che intorno
a lui fe ne potrebber forfè dedurre fe ne trarrebbe ,

anche un ficuro ragguaglio di que’beni {labili, che


egli fi acquillò almeno in Perugia Io però finora
.

no»

(1) Tom. II. ptg.


(2) Antologia Rom. Tom. Zìi. pag. 122.
S E S T A. 177

ciò fe non fe eh egli


non ho faputo trovar altro fu ,

nel 1512. comprò da


Gianfranedeo Paolo, Niccolò, ,

frareiii Salvucci un Podere con Cafe


e Pietro ,

nelle pertinenze di Callel del Piano , e di Bagnaja ,

in vocabolo le Cappanne , per mille florini; e un


altro Podere cum Palatio, daustro , & puteo poflo
di BHliano fuori di P. S.S.
nelle pertinenze della Villa
per 600. fiorini : de’ quali cóoo. fiorini a ragione di
ne pago 1200. nell
40. bolognini per fiorino, Pìtero
atto deU’lftrumento già tempo avanti da lai depofitati
,

prdib un Mercante (non avea dunque allora il vizio


nefsmio e di portare quanti denari
di non fidarsi dì ,

come prerde di darci a ciedeie


avea sewpre addofso ,

ed Pafcoli e pel refiduo cedette ai


il Vafari, il ) ,

alla Chiefa
Salvucci una Cala polla in P. S.A. vicino
di Agollino, di valore di 1 5^** fiorini avuta dai
S.
Frati àcquei Convento una Tavola
in pagamento di
obbligò
per la lor Ghiefa pidae , se» pingendae
fi , e

abborlar altre fomme dentro un tempo determinato (j )^.

Quella maniera di pagare così fpezzatamente e quali ,

a flento una fomma che non era poi ftrabocchevole,


,

vi pare ella un indizio di quella


sfoggiata ricchezza

che tutti prefumono in Pietro, come frutto della fua

cupidigia, e dell’animo fuo gretto, e tenace?


Ma che poche cofe e di che lieve momento ,

Signor
fon mai quelle, che io vi ho narrato finora,
BALDASSARRE, in confronto di quelle, che voi già

fapete per altre parti intorno alla Vita, é alle


Opere
del noftro illullre Pittore! Non creddle però, che
non mi rimanga a dirvi qualche altra cofa la quale ,

m contribuife».

il) Inftram. Rogit. Felicis Attiofiìi Màg. \ 4 ndreae fui»

635. tn /drchiv. puP-


die II. Deeemtris 1512. Frotoe, fol.

Pertifi»
178 LETTERA
contribuifca moltiflimo a render onorata la memoria
di lui, e della quale non ellendo Voi forfè pienamente
informato dobbiate avermene qualche buon grado
, <

A dunque nel futuro Ordinario, in cui»


rivederci
perchè non abbiate finora da fpaventarvi col timore
di una lungagnola fimile alla prefente, vi prometta
fin d’addio d’ efler molto più breve.
179

I.ETTERA VIS*
Sopra alcuni Punti controversi inforno alla Morte ,

e alla Sepoltura di Pietro.

*Cihe la malignità, e la invidia fi fiadiafiero dì


porre in difcredito il nofiro Pietro quando vivendo
poteva edere un motivo dell’ altrui fcontentezza non ,

può far molta Specie a chiunque fa l’ordinaria forte


degli Uomini di merito fingolare, e diftinto Quindi .

non mi meraviglio, fe mentre Pietro avea tempo


io
appena da refpirare per Soddisfare alle commiffioni
di canti lavori, che gli venivan fatte da varie parti
non Sol d’Italia, ma ancor d’oltremonti e mentre ;

alla fua Scuola fi formavano RaffaelU non che i


^

molti Maeftri Tofeani e fi faceva incetta delle cofe


;

Sue per la riputazione, e per il pregio grandifllmo,


in che eran tenute ; e i Sovrani il preferivano a
fanti altri per i più importanti lavori; e fin da’ Suoi
Allievi ulciti allora dalla fua Scuola imparavano anche
i
più valenti Pittori, che vantafle allora Firenze (i);
don mi meraviglio, io vi dicea, fe a quelli tempi
fi trovafle nella menzionata Città un giovane Pittore,
^he in tal mefticre ficaramente allora non forpafl'ava
^oi rutti (2), il quale in pubblico il maltrattafie ; e
ije altri con odiofi confronti lo llimafl'e meno di quel
^he in efletto valeva ; e fe da qualche altro aliai
5arco non compre
di lodi fi riputall’e qual Pittor
dozzinale, che, rifpetto ad altri, che allor viveano,
fi

(1) Vafari Tom. II. pag. 520. e feg. Tom. III. pag. 108,
(2) Borgiiiai Kip. Tom. J. pag, 129,
^

i So lettera
fi
rvérgognato
rlmanea e avvilito (i). ló dì tuttò
,

ciò. Signor oksìm, non mi ftupifco; e a voi, che


il pòcete, e ad altri iraparziaii Giudici voftri pari
lafcio iiìtiuramente il bilanciare quelle ragioni , che

in vida delle opere fae poterono dare occafione a


un men vanraggiolo giudizio intorno al valore di
Pietro nella Ina profefllóne Quello di che mi duole, .

é di che pur ora intendo parlarvi


fi è, che non fi ^

fa perdonato neppure alle ceneri di quefl^ Uomo ii

illuftre, e che lenza più fcrupol che tanto


dall umano;

capriccio fi fia condannata la fua memoria allo ftelTo v

deftinOjj

Nel Dialogo di Monfig. Paoh


framrncmo di un
(Q
Leticrao u-mpi pubblicato ultimamea-
funi
Gìd-J !0 su ; , .'.i’

te dai Ghiaiilf. Sicr. Tnahoichi ( btoria della Lstterat.


Ital. To:n. iX. ’-a^. 262.) <ì
uova intorubal coltro Pietrd
non c fi-iiramente di' più tavorev-ùi.
un f7Ìudiz.io ,

i‘9 il G/ozio Ibride Dialogo dopo il Sacco d^i Roma


«.'jusito

d'Él sbagliò quando dUTe, che Pietro ^ benché ottua-


cenariO} ancor dipingeva latti conflauti fiianU’. mentre era
veramente morto almeno tre anni avanti Da queito folo .

quanto poco quello Storico, di quel carat*


lì può atrmire
delie cole del noltro
tere che tutti fanno , fofie informato
perciò quanto poco conto far fi debba di ciò
Pittore; e
oro rha con quelli
eh’ eo-li ne Icrille non colla fua penna d’ ,

forfè meritata il noltro Pietro per noi


di ferro, che fi farà
giudizio di un®
aver contribuito nulla al fuo Mufeo. Seal
contrapporti
Storico itraniero , fion pittore , può con fiducia
il giudizio di un altro Storico lìmilmente
{tramerò , e noe
pittore , della Itefla età i e di più fede j
potrebbe qui avej
del noltro Artilta il celebre l adre
luoo-o quel Die fcrive
parlando degli Uomini illultii d
Leandro P4 l'erti , ove
Pietro ecseìlente Pittore comi
Pcrupìa, dice: Fu Penigtuj ^

daìie^ opere di luì fatte ue giorni nostri u gmaKure


da. annoverare eon quei mgoUni Phtou deia uti da r (tm\

Deferiz, d’ Italia pag. m. 69. )


(
5 E T T I M A i8i

(Jeftinp, a cui fi condacina qaeìla degli . Per


trattar quefto propofito colla cfatte'/za pòllibile
fii

conviene riandar varj panti non ancora mai b,en


deciiì intorno agU nltlmi fatti che nigiiardano la ,

Storia di quefto celebre Arcifta .

Primieramente non fi conviene fui luogo, ove


feguì la Tua morte; fcriveiKio Vafari, ch’egli finì il

il corfo della fua vita in Città della Pieve; e la


comun tradizione per le nofire parti volendo che
egli morifie nel Caftello dello Spedale dì Uonùgnanst
del noftro Territorio, pofto verlo la metà della ftrada

che conduce da mentovata Patria di


Perugia alla

Pietro. Si difputa inoltre fui luogo precifo, ove fu.


fotterrato: poiché da molti fi prelume con franchezza
che gli folle negata la iepoltura Ecclefiaftica ; e da
alcuni altri fi dice, che fu onoratamente fepolto (i).
Finalmente non mancò chi afierì efiere fiato dopo
qualche tempo il fuo Cadavere da Fontignano portato
a feppelHre in quefta nofira Chiefa di S, Agofiino;
meiure altri fofiengono che effo rimanga ancora
,

fepolto in Fontignano A fpargere qualche lume


.

fopra ognuno di quelli dubbj io ben volentieri mji ,

iprevarrò di alcune Memorie, che già raccolii dalF


Archivio di quello jfpctcabilifiìmoi Convento di S,
Agofiino, in cui per buona forte anche fu quelli

punti fi trovano aliai filmabili documenti


In un Ifirumenro adunque di T ranfazione celebrato
in ([uefio Convento nel dì 30. Dicembre del 152..;^.
'tra lo fiefib Convento, e i figli del' noftro Pietro ^

efprefibmente convenuto, che


fu Padri Agoftiniani i

'a conto di un debito, eh’ e Hi avevan con Pietro per


la

(1) Vafari Tom. II. pag. 534* Baldinucci Tom. IVC


gag. 39, Borghini Eip. Tom? II. pag> 150.
182 LETTERA
la pittura della Aitar maggiore di quella
Tavola per 1

loro avrebbero a loro fpefe fatto trafportare


Chiefa,
dallo Spedale di Fpntlgnano a Perugia il fuo Cadavere
per fcppeUirlo nella loro Chiefa fuddettai e che i ;

Egli di lui avrebber fatto celebrare nella rnedefima


un OlBzio per T anima fua: come meglio vedrete
dallo fteiTo Iftramento, che qui vi voglio fedelmente
j

trafcrivere (1), perchè da elTo avremo motivo dii


raccorre

(i) In nomine Anno Domini MOXXIIII.


Pni Amen.
'Jndictione XII. Temp SSmi in Chrifìo Patris ,
re Pontifrcam
iy Dni D. N. Clemente Divina providentia PP. VII. Die
vero 30. Menjh Decembrii Actum Perùfiat in Monafierio S,
Augufìini y praefentibuì Marianotejiibus ijc. Cum fit per

ajfertionern tufrafcriptarum partium quod Tiertatur quaedam con-


ir overfi a &
differenti a inter Fratres Capitulum Ò* Conventum
Monafierii S. Augufiini de Peruf. Ordin. Hfremitarum ex
una iy JOANNEM BAPTISTAM
y
FPANCISCVM, ,

ET MICHELA NGELVM FILìOS ET HMREDESOLìM


MAGFTRI TETRI CRISTO FORI VANNVTII de Terra
Cajìri Fìebiì Cìufm. Pictoris pane ex altera y nomine
Diecef.
cauja iy occafione picturae cujufdam Tabuìae Aitarti pnnei-
pali! in Ecclefia S. Augufiìm de Peruf. per dietim ohm Mag.
Petrum conductae ad pingendum a d. Capitulo ly Conventu^
da qua locai ione iy conduci a O' obligatione ad pìngendam d.
Tabuìawi conjìare dixerunt pubìico In/humento manu oìim Ser
johaiinìs Tbomae Ser Jacobi pub. Noi. defuncti Rogai, [uh
anno Dni 1502. Et vokutes dictae Partes fupradicth differen-
tiis inter fe ad invicem amicabiliter compomre &
concordare ;
Idcirco R R. PP. Fr, H'rculanm Marci de Peruf. ad praepus
Prior d. Monafierii y (J Adag. Augiifiinm Sebaffiani Fratei d.
Monafierii i iy Fr. Stefanus Ser Franafci dspofitariui iyc.
una parte per fe iy eorum fucceffores obligando d. Monafierium
(3'c. iy praefaÉUi Joannes Baptifia nomine fuo proprio , iy vi.
ce , nomine , (7 nt proeurator , iS procuratorio nomine Francifd
iy Michelangeli fuor, fratrum »
prout conftare dtxit tub. Infiru*
rfiento manu Scr Alfonfi .... Not. pubi. Fiorentini iye»
,

SETTIMA. 1 Sj

appartenente al
raccorre ancora qualche altra notizia
noftro Soggetto Intanto ora da quefto monumento
.

folenne prhnieramente inferir potrete che la morte ,

della Pieve
di Pietro dovette feguire non in Caftel
Vafari, e gli altri, ^-ma fibbene in
come fcrivono il

Fortif^nano, ove egli allora trovavafi probabilmente


occup'ato nel lavoro di quelle pitture, che ancora
della
prefenteinente fi ofieryano nella C<onfraternita
Nunziata, in oggi Pievanìa della Villa contigua al

mentovato Cafiello: alle quali pittare veramente fembra


che egli fopraffatto dalla morte non arrivafie a dare
l* ultimo compimento, e non già a quella in Città
quale,
della Pieve, come fuppofe anche il Vafari, la
nell altra mia, era fiata da lui
fecondo che vi dilli
terminata

devcnerunt ad infr afe ript affi Cornpoftionem > Teanfcictìonetn ,

tsoHc'/vdi iTfiì (y rcfutationcni


pacifSW niàelicet quod praefcUus :
1 i

Jo. Saptifìa dietim quibui fupra nomirìibus PP c. fecit fupì'ad:ctii


riominatis Fratribui , (7 mihi Not, fnsm iy gfmralfru
quietationenì ìyc. de ultermi non petendo de
Tefi'XationsYAt
Qnmi eo iy loto quod ipfe Ò' fui fratrei hered'^s praefati ha ere'

petere , exigere , a dd. Freitribus , Capiiulo ,


iy CGufequi pofent
Cowventu occajone dictae picturae d. Tabuiae vigore d,
iy
Infirumenii manu d. Ber io. Thomae , quod Injìrunìentum en
nfAfìcvoluit effe caffum 6‘r* ^iam quidem refutathnem iyc.
fecit dictm J oannesBaptifia iyc.pro eo qù.'a dicti fratres (ye,
premifertiUt iy coftvenerufit dicto Jo. Bupufae ptasfenii ftipu-
latiti iyc. prq fé ìyc. dare , folvere & numerare cum efectu
ducam decerti auri iargoi boni ponderis per tempus iy termi-
num uni US anni prox. futuri iyc. iy etiam praedtcti Fratres
promifer iifii omne id iy quìdejutd defecerit in d. ubula circ& T
picturam Perjcere fumptibut iy expenfts d. Mo-
fieri facere iy
nafìerii FeiCFRÈ PORTARE AD ClVirx/TiiM
i ac ettarn
PERVSIM CAD AVER DICTI MAUl^TRl PC TRI
ptibus d. Monajierii •, videlìcet quoad vetturarn tantum F.VL

fASTRO HOSFITAUS FONTÌGNANÌì ET DlCTVM


1 34 LETTERA
terminata da 20. anni avanti, e fe comparifce eìì
fin

fiacco è folo
coloriìo perchè fa Tempre poco ben
,

riguardata dall’aria, c dall’ umido. lu fecondo luogo


da quello Iftramenco rileverete e quello è ciò che ,

più importa, non edere fiata la morte del nofiro


Pietro accompagnata da quel difcredito, che Te ne
formò a tempi pofierlori dal volgo di quefii nofiri
paefi, condotto però a quefio perverfo giudizio, fe
non m’inganno, per colpa fol del Vafari .

Senza recarne alcuna prova, anzi a ritrofo di


tutte quelle induzioni, che polTbno farci congetturar
ilei contrario, e che già vi accennai in piu luoghi

dell’antecedente mia Lettera, fi prcfe gufio il Vafari


di rapprefentare il nofiro Pietra non fol per un uomo
avarifilmo,

COPP'JS et C^DàVER SEP EURE IN ECCLESIA


SA NOTI AVGVSTIN! . Et h:c fecerunt dà. fratres prò t9

quia dictus jo. Baptifta dictis nominibui ptomifit [acne (T tfc-


rare ita Ó' taìiter quod dd. Fratres fine aliquo impedirnetiio ^
iS fine alt qua folutione Gabhellae hab^bunt dictum
alicujus
Corpus , iS quatcnus opus fohere aliquam , ipfe Jo. Ba-
effet

ptifia pTomifit folli ere de fitto proprio ; ac etiam fohere dieta


Alonafterio S. Augufiinì decerti li.br as Cerae , ÌS FACE RE
celebrare in DICTA ecclesia S. AVGOSTlMl
VNVM OFFITWM PRO ANIMA DICTI MAGISTRI
PETRI . Et hoc fecit d. Jo. Baptifia dictis naminikus prò ta
quia fiuit fiponte confejfius contenius fie fiuififie CJ effe fiolutum
ti fiati fiactumde pictura d. Tahalae dictis X. Bucatisi ut
fiupra. Siuae omnia &
fingala promif'erunt di ciac ParteSì vi-
delice t di. Fratres ponendo tnauus ad pectus (Se. iS d.Jo. Bapti-

fta jeripturis eorporaliter manti tactis (Se. Rogantes me Nota-


rium (Se. ut de frae dictis publicum perficerent Infirumentuni
( Rogitu Hieronymi Ser Bernardini Ser Angeli Tetii iu
Tabu]. S. Auguftini Lib. fign. extra : 1513. ujq. ad 1525.
Inflrum, fol. 134. 135.: & Froiocol. d. Notarii in Archiv*
pub. Peruf. fol. 164. )
,

SETTIMA. 1 8$

bisbetico, e diffidente ; nn, qU5| che è


avarlflìmo,
di feemo
nennio, pct Un cutivo Ctifliano, che
aliai

anzi non credefle nulla,


nclk Fede fentide, e che
alTertiva di quello
per un vero Materialilla Sull’
ell'ere
.

Scrittore prefe tanto piede


una tale opinione ; che il
famofo Pittore e Poeta Satirico
(i) timprovetando U
di alcuni Pittori , fifsò per
loro modello
irreligione
il Perugino ?

il suol non vi
come trangugia-.
10 non sò
quel che alla Fè s aspetta , e all Alma ,
Mentre in
Imitato è da voi quel di Perugia .

Dopo radicato nelle menti degli uomini quedo


eflerfi
fvantaggiofo concetto di Pietro, fa
troppo facile,
inoltrarle ancora a penlare che a
che il volgo s ,

fepoltura fuori di luogo fagro; c


lui morto
fi delTe
cominciò a moftrare un fito lontano più di un
fi

mezzo miglio da Fontignano verfo la fine del colle


lui fotterrato;
a piè d’ una Quercia, dicendo efler ivi
e fé feavando in quello fito, non fe ne poteron mai
trovare le offa, non fi cefsò per quello dal feguitare
a dire, ch’era quello il luogo della fepoltura di
Pietro, feparato dalla comunion de’ Fedeli.
Senza però ripeter quello , che a tergerlo dalla
brutta macchia d’incredulo avvertì il Pafcoli centra
11 Vafari, e fenza replicar quelle cole, che nella
mia antecedente Lettera ve lo avran dimollrato in
tante occafioni per un Uomo onello, e dabbene, c
religiofo; io penferei che il folo Iftrumento riferito
,

qui avanti ballalTe a provare che anche il fine dei


fuoi giorni folle da vero Crilliano , e che non fi
tenelTe mai per miferedente da quei cheil conobbero
,

perfonalmente

(i) Salv. Hofa Sat. 3. pag. 102..


,

L i: T T E R A
perfonalmente che
con lui trattarono per lungo
,

tempo, e aliai di
frequente, e che meglio degli altri
erano in iliaco di decidere della Tua Reiigiofica
Se .

» PP. d S. AgoRino fi obbligarono a fir


trafportare
il Tuo ( ulavere in quella loro
Chiefa di P^ ruo- a c ,
i figli '
fare in ella celebrare un Oifìzio per
i
l’^’ainma
fua; io domanlo a voi, come tutto ciò
potea farli
per un Uomo, che per palefe, e dichiarata
irreligione
foHe morto fcomunicato? Come poteano
figli parlar i

di lufFragj e a detti loro conlentire con uii


,
iolcnne
Ilirumento dotti, e pii Religiolì, co quali trattavano
i

di tal maCetia? Con quale autorità, con qual


coraggio
avrebber quelli potuto
promettere apcrcamente^^^di
feppcìlirlo nella lor Chiefa
fe poco prima gli folle,

ftaca legittimamente negata la fepolrura


ecclelìallica ?
Si era forfè impen-ata per il Cadavere di Pietro
quella grazia , che fi ottenne già per le pHa
del
famolo Braccio Fortebraccio otto anni dopo ch’egli
°
era morto in odio alla Chiefa? (.)•
Ma perrhè la concordata traslazione del Cadavere
di Pietro da Fonti gnano a Perugia non lappiamo"
che foUc mai efFertuara io fon contentilfimo di
;

comunicarvi quel che ho trovato notato in un Libro


di Ricordi, intitolato:Dìverforum che fi conferva
nello ftellb Archivio Agollino, e che fu fcritto
di S.
dal P Giacomo Giappefiì, morto nello llelìb Convento
nel 1720. in età di 75. anni: poiché dal racconto
di
lui rileverete non folo la cagione per cui non feo-nl ,

lo ftabìhto trafporto, ma
più altre cofe ancora, che
fervono di fchiarimonto a tutti i dubbj fin da principio
propolli = Nel 1524. ejje'^do riimijìo il Convento

S. Agoflino

(t) Pcliini Par. IL pag. Crirpolii


279. 335. Parug.
Aug. pag. 142, Muratori Annal. 1424,
SETTIMA. 187

debitore dì Pietro Perugino della Sommtt


S Agofltno
Scudi 50. per refidm di
una pittura, litigava con
di
f Michelangelo figli eredi dt
Gio. Batti (la, Francefco,
quello i che mancava a
detto Pietro , accio fi compiffe
detta Somma ; onde ejfendo venati ad una compofiztone ,
obbligarono a dare al detto Gio. Battijia
li Padri fi
o. ducati condurre in Perugia il Cadavere
/ oro ^
1 ,

di detto Pietro a proprie fpeje quanto alla vettura dal


ofpedale di Fontignano a Jeppelhrlo nella
Caflello dell'
loro Ghie fa di S. Agoftino . Per quello, che ho rifaputo
Fontignano e Jpeaalmente
da perfone vecchie nate in ,

Signor Don Carlo Bonucci ottuagenario,


dal vivente
quond detto
quale offerifce aver udito dal
>

morto nonagenario efiere in quel paeje cojtante


Panbianco ,

havendo lavorato
fama , tradizione , che Pietro Perugino
in Fontignano alcune pitture , che
ancora fi vedono
Sacramenti e perdi*
pajso ivi alC altra vita fenza ;

ante dalla Chiefa, e


fu feppellito in luogo profano, difi
vicino alla firada, ove è una Querda, e di prefente
alcuni [affi radunati . Ma li Confratelli
della
fi vedono
Compagnia aggregata a detta Chiefa, a Jpefe , ed
aveva ivi dipinto dopo qualche
iflanza de' quali Pietro ,

tempo lo difumarono , e lo fepellirono vicino alle muraglie^

della Chiefa, che fuppongo fia luogo di Cimiterio', poiché


di quel tempo non era introdotto così frequentemente
tufo delle Sepolture dentro le Chiefe , maffime mn
Regolari E dalle memorie antiche fi raccoglie , che
.

allora correvano tempi calamitofi per le guerre,


e

contagio^ onde da quefio può effere che fyffe frafiornata


la traslazione già convenuta con li PP. di S. Agofiino
di Perugia , e cantentaffèro di locarlo in luogo facro
fi
più comodo vicino dove era morto -
Non trovate voi forfè in quefto racconto tutti

qaci caratteri di verifimiglianza, che conabinati polle


cof^
iSS lettera
coie elprefTe nel
fopra riferito Iftrumento, debbono
renderlo a noi intieramente credibile? Non farete
anche voi perfuafo , che il primo fotterramenio
di in luogo profano diUante dalla
Cbiefa fofl'e
puramente arbitrario , fc potè poi così facilmente
dopo qualche tempo prenderfi fai fuo Cadavere un
provvedimento diverfo, col trasferirlo in luogo fa^ic
vicino alle muraglie della medefima Chiefa ?
Ora ecco
perchè i noftri PP. Agoliiniani dati già tanto
amici
del defunto Pittore , anzi che ripugnare
a darcrji
fepoltura nella lor Chiefa fi modraron
prontidimiTe
,

nfoluti a trafportarvelo da Foniignano.


acciò tolto
da^ un tumulo ofcuro e precario avede in effa un ,

più onorato fepolcro, come era giudamente


dovuto
al fuo^ meritori Ed ecco perche
niuna cofa d oppofe
alla pietà de figli acciò penfadèro a compenfare
,
il
poco, o niuno onore, che era dato a lui
fatto in
quella campagna, con un più fplendido
funerale in
Perugia. La cagion poi, che adduce il
Giappefi , della
circodanza de tempi, a modrare come
rimanelTe così
fraltornata la traslazione già dabilita,
bada edn fola
a provare eziandio come il fuo primo
fotterramento
potefle fard in luogo profano, fenza che per ciò
dobbiam noi crederlo un empio. E’pur
troppo vero
che nel 1524. era gravemente afflitta
anche la nodrà
Citta con tutto il fuo Contado
da una fieridima
pedilenza (i). Sentendo il racconto, che ne fa il

nodro

U) Un documento pittorico di quedo Contagio,


com nao nel 1523. e piò crudelmente ancora infierì che
nell’
anno feguente, par che poHà qui riferirli : ed è un Quadro
Kip^refcntanu 5 . Sebaftiano confcrvato
, nella Sagredìa di
..

Vin<ci,zh TraHuiin (i) .

più tempi in
ant.ch.
,^„„ce ciò che a
^
noco dininuU accadeva ,
come m ogni altra parte
ancora in Tofcana cioè, che _/« tanta .•

a’ Italia', casi de l
era la reverenda autorità
mijeria
Imiziotje t
ctljìaluto
quafi caduto e
tacito d adoparara
quanto
uafa- vada e, a a ciafcnno dagli
ma altra,«anta fi curava
Hi èra a grado: a curarMa d, capra,
Vo,M chf morivano, che ora fima ajfaado aa fatvit
maffunamente
e per il Contado
alcuna radanzma
„rLti d alcuna cofa , quafi Janza
coma bajba morivano
tutti non coma Uomini, ma quafi
alta fapoitura, fi ma ttaan
nonbafimdo la tarra {aera Se,
ncopne no ( 2 ) .

nelle Me. e con poca terra fi


ratte quefte cole nell
anno
r pari-are precifamente.
appunto; egli
noi per 1
non accadevuo fra
in tal tempo yf
/o-wW,
Tutrò certo, che anche fonar al,
mi, a fi vtatarmo i
ch^non fi vifitalfaro gf infar BALPASSAunt
{-,) Óra voi ben
vedete, Sig.
/Zrti
tanta calamita porcile

iTn ftcilmente in mezzo a


effo dal contagio
iliccedere che Piatro forprefo anch’
reftalTe
rcampanna, rozza e trafearata gente .
fra _
de tempoia , ma
povero vecchio non
i
folo
privo il facilmente
fpirltoali aiuti e quanto
:
incora degli
a una ftraordmana
“mezzo t taLa paura unita

Ercolano s ove iti una Cartella dipinta


quefta j^hiefa di S.

fui Quadro rnedefimo fi legge :

peflifero tempo
lachrimofi
Ghriofo i5^3’
Fo pento quejio Santo

pag. 19*
(i) Trattato delle Peftile'ize
IntroduZa
(a) Boccaccio Dscam. Giorii, 1*

Triiiquiili 1. cit
(3)
. .

1^0 lettera
licenza poteiTe penfare a feppellirlo fubito
fi
che fa
morto qualunque luogo potè fceglierfi dal capriccio
in
alquanto lontano dall’abitato: fenza che con
ciò
rcftafle per altro efclula negli altri di
più pofato
giudizio, e di più pia rifle^Tione la facoltà di
dargli
a tempo piu comodo altra convenevole repoìtura
in
luogo fagro vicino alla Chiefa e di trasflrirlo anche
,

poi in S. Agoflino; benché quella ultima deliberazione,


per le ragioni addotte dal Giappeli, del contagio,
c delle truppe, che occupavano il noftro Territorio,
non allora effettuata, e coll’ andar del tempo,
folle
come fuccede fovente anche delle cofe di maggior
rilievo, andaffe foggetta alla negligenza, e finalmente
a una totale dimenticanza
E poco tempo, che paffando io per Fontignano,
mi fu fatto vedere un fito pochidimi palli lontano
dalia fopradetta Chiefa delia Nunziata tutto ingombro
di fallì , e di cefpugli e mi tu detto effer quello
;

il Sepolcro ài Pietro-, cioè, come io mi


dò a credere,
il luogo del fuo fecondo fotterramento
, indicatoci
dal Giappefi Siccome però è aliai probabile , che
.

altri Cadaveri allora fi feppellilìèro in quel dintorno,


e la difgrazia di Pietro volle, eh’ ei moriffe in un
luogo, e in un tempo da non potere avere come ,

1 ebbe Archimede, verun dillinco onor fepolcrale ;


perciò io tengo quali per impolfibile, che poffa mai
capitare un Cicerone (i) il quale ci difeopra i miferi
avanzi della onorata fpoglia del nollro celebre Artilla
Dopo avere fchiarito colla feorta del piu volte
menzionato lllrumento la più importante parte delle
memorie di Pietro; prima di abbandonar quella Carta,
vi prego a riflettere come in ella fi fa parola della
Tavola

(i} Cìe, Tufo, Lih, K (C^p. 33.


,

settima Ipi

Tavola a commefla nel i 501. per 1 Aitar maggiore


lui

di S. Agoftino, la quale
però eilendo data da lui
aveano Frati in pentiero di
lafciata imperfetta,
i

dopo lua morte da altro pennello.


farla terminare la.

<r\à dilTi nell’ altra mia che quella Tavola


10 vi ,

quella due facciate le quali ora


dovrebbe eller fli ^

feparatamente lì vedon locate nel Coro . Voi conofcerete


penfiero. o fé
bemlTimo fe i Frati efeguilVero il lor
a lafciarla ftar
con nùglior configlio lì determinalìero
lafciata da Pietro.
iempre in quello llato, in cui fu
che quattro anni fono trovandofi di
Mi ricordo ,

Canònico Antonio des


paflaggio in Perugia il Sig.
Pache ,
Cavaliere Spagnuolo , non men per la fui
nelle Arti
nafcita , che per la fua molta intelligenza
del Di fegno aliai rifpettabile vedendo ,
con me quelle
pitture, mi fece intendere il fofpetto eh egli aveva,
medefime ancor qualche cofa^ per
che mancalTe alle
di Lui
l’ultimo lor Compimento; aderendo al parer
Antonio Stefanuccì egregio ProfelTore
anche il Sig.
delle llelle Arti, ch’era allora in nollra
compagnia.
Da quello llelìb lllrumento vengiamo altresì in
cognizione del numero, e del nome de figli lafciati
da Pietro intorno ai quali nulla di polìtivo ci avea
,

detto il Pafcoli e così Tappiamo, ch’efll furono tre


:

cioè Gidfnbattijìa f Francefco\, e Michelangelo^ cui forfè


11 Padre diè quello nome per la llima
che onoratamente
ei faceva dei Buonarroti (1) Io poi vado.
congetturando,
che

(1) Si menzionfi anche in un altro IftrurnentÒ


fa di loro
per mano dello ftefib Notaro» col quale Cotto il di 18.
Agollo del 1525. Giambattifta , a nome ancora degli altri
due fratelli Francefeo , e Michelangelo , ta quitanza ai Fra-
li di S. Agoftiao di tutto ciò, che reftavano ad aver da
quelli per ragione della Tavola dell’ Aitar maggiore della
Jor Chiefa dipinta da Fittro 3 confelTando di aver ricevuto
i'pz Lèttera
che nipote di uno di quedi forte quel Gìamhattìfla
Vatjmtfci da Caftel della Pieve il
,
quale io trovo
fottofcritto di proprio pugno nella Matricola degli
Scolari della noftra Univerfità nel dì ii. Dicembre
del 1572. (1). Del refto poi, nalTaltro io faprei dirvi
de’ difcendenti di Pietre, non dlendomi finora capitata
di loro alcuna memoria qui in Perugia nè avendone
,

potuta avere alcuna da Città della Pieve.


In mancanza di ogni altro monumento fpettante
alla peiTona di Pietro ,
non è poco che portiamo
,

almen confolarci colla idea delle Tue fattezze in quelle


immagini , che di luì ci rimangono e che ce lo
,

rapprefentano molto conforme alla defcrizione , che


TIC fa il Pafcoli Senza dir nulla del Ritratto, che di
.

lui fece Lorenzo ài Credi Pictor Fiorentino , fuo grande


amico (2); non potete credere quanto io mi compiaccia
ogni qual volta in quella Chiefa di S. Francefco mi

in quel gioroo a intiera foddisfazione del loro credito cin-


que ducati d’oro larghi, che al detto Giambattifla sborsò
del proprio Leonardo di Paolo di Ser Pacifico ( Rogit. Hie^
tonami q. Ser Berardini Set Angeli Piotoc. parv. ab av.
1525. ad 1526* fil‘ 16^. in Archvo. pub. Peruf.'). Con
tante ricchezze, che il Vafari, e il Pafcoli fuppofero gua-
dagnate da Pietro, fa verarneute fpecie, che i fuoi Lredì
follerò anche più del dovere importuni per efigefe quelìo
credito alcuni mefi prit^ia che fpiralTe il termine ftabilito
nell’ antecedente Iftrumento del di 30. Dicembre del
1524. purché non voglia fupporlì, che fopraddetti cinque
i

ducati defièro aì raedefimi , come è probabile, in com-


fi

penfo del trafporto del Cadavere del loro padre , del qual
trafporto lì era già allora deporto ogni penfiero

(1) Matric. cit. f. 42.


fi dovrebbe
(2) Vafari Tom. III. pag. 309. Queflo
chiamar anche condifcepolo e concorrente di /’l/f/ro , fecondo
il Vafari , il quale li fa tutti e due Scolari del Verrsctbi^
. . ,

SETTIMA. iP5

che da Raffaello
gli fu fatto
fermo à riguardar quello,
ricambiato col Ritratto
il quale poi dal Maeftro ne fu
che quelli medefimo Quadro (i) Molto
fece di lui fui
più poi giufiamente richiama la comune
attenzione
fece a fe fteflb nella
quello, che il noftro Pietro
Tjdienza del Cambio, e di cui già parlammo altre
Pietro allorché
volte (2). Si farebbe potuto dire a
il dipingea, quello ftelTo, che già vedemmo (5) edere
noftro Pittore da un noftro
llato detto a un altro
latino Poeta:

= Si pkttts morerìs, non moritums ohis =


del fuo pennello,
Ma già tante altre opere infigni

e tanti bravi Maeftri ufciti dalla fua Scuola


ballavano
a lalvar dall’ oblìo il noftro Artefice illuftre.
State fano.
n

in quel pò di tempo, in cui quefti per un mo così


^
fatto

um'jre si eira dato al dipingere. In quanto a Pietro ) lì veda


CIÒ, che èdettonella Lett.
lì V pag- 122. efeg. Intortjo a
Loren-ip poi ci li permetta almeno di dubitare qualche
poco
più imparalfe il dipingere da Andrea d i Veriocchioy
$’ egli

o da Leonardo da Vinci i meotreche lo fteiro Vafari ci fa


fapere che Lorenzo lolamsfìie la prima fua pittura di una
noftra Donna ritratfe da una di Andrea % ma che poi irci
relto molto 'meglio operò , attenendoli alla imitazion di
Leonardo i la cui maniera gli piacea fuor di modo.
(0 Deferiz. della Ghiefa di S. Francefeo pag. -20. 2i.
(2) Lett. VI. pag. lóo. Qusfto Ritratto è ttato ultima-
mente copiato colla più diligente efattezza dal noftro Sig.
Carlo Spiri diane Mariotti » valente Htttore, ed è flato da lui
trafmeUò a Firenze, di dove gli era flato richieflo , a fine
d’ inferirlo tra gli altri dei più eccellenti ProfelToti de 11 ’ A ne .

13 ) Lett. IV. pag. 97. n. 3.


JP4

Z5/ VHTis notiziff ctycii (ilLUYìt VittOYt Pc yu^tftì ScolàYt


di Pietro non ricordati dal Casari,

kJ coperse il Perugino una sì vaga, e nobile maniera


di dipingere che essendo da tutti desiderata furono
,
,

moltissimi coloro che di Francia, Spagnai, Alemagnà,


,

ad altre Provincie d Europa si portarono in Itàlìà pef


apprenderla onde fu eh ebbe discepoli infiniti
:
,Cosi .

mi giova colle parole del Baldinucci (i) còminciàre


quella mia Lettera ornatifììmo Signor orsini , à fine
,

di farvi intendere da principio , eh’ ella è cofa


fin
troppo difficile
,
per non dire impoffibile , che dà
noi fi venga in cognizione di tutti coloro, che
fkudiàróno fiotto la difieiplina di Pietro . A volerli
ànèoif riftnngcre ài fòli Italiani, oltre a quelli, dei
^ùali fia nìenzione il Vafiari nella vita del noftro
Màeftro, ehi fia quanti altri trovare fie ne potrebbero,

(dé* qualio lo fteflo Scrittore in altri luoghi, o altri


diverfi Autori parlano nelle Opere loro? E chi fia
quanti altri prefentare atìcor fie ne pofToiiÒ , che
dai Biografi Pittorici non fi trovano rammentati ?
Io che non voglio favellarvi fie non di aìcùni , che
furono noftri compatriotti tacer debbo fìcùramente ,

de’ fiorefticri Ma pur di uno di elfi mi convìcn dir


.

qualche cola, perchè egli intereffa in qualche modo


la Storia di Pietro , e 1’ onore dell* intiero corpo
pittorico Perugino. Io qui intendo parlare di Giovanni
Spaglinolo, detto comunemente lo Spagna Non occorre .

che con molte parole io vi provi, ch’egli fu io


Perugia

(i) Op. cit, Tom. IV. pag. 39.


OTTAVA. JPS

Perugia Scolare di Pietro , c non già Maellro ,


iìccome fu creduto da uno Scrittore del palìato
Secolo, ilquale rammentando una pittura, che noi
abbiamo di quello Giovanni ^ la dilTe dipinta da lui
nel 1433. (i), quando dovea forfè dirli del 1533.
Avete però voi notato ciò che il Vafari, e fulla
fcorta di lui il Baidinucci (2) novellano intorno a
quello Qiuvanntì Dicono elfi, che dopo Pietro egli fi
farebbe fermo in Perugia , fe V invidia de* Pittori
di quella Città troppo nemici de' forestieri non l' avefse
perseguitato di sorta y che gli fu forza rìtìrarfi in
Spoleto , dove per la bontà e virtù sua fu datogli donnn
di buon sangue , e fatto di quella Patria Cittadino .
Ch’ egli folle ben veduto a Spoleto» e che ne ottenelfe
la Cittadinanza nel 1516. dopo eflervilì trattenuto
molti , e molti anni , e avervi già prefo moglie
l’ho io feen rifaputo dall’Atto autentico, che fe ne
ha nelle iliforinagioni di quel rifpettabililfimo Pubblico,
ove pure fi ha memoria come Tanno apprelìb fu
fatto altresì Capitano dell’ Arte fua nella llefla
Città (3) Che non incontrall'e però buona fortuna
in

(0 Vedi Galafsi Descriz. della Ghiefa di San Pietro


pag. 56.
(2) Vafari Tom. IL pag, 553. Baidinucci Tom. V,
pag.
(3; Al Sig. 'N’iecola Staterà Segretario della Città di
Spoleto, e inJagator folertilfimo della patrie memorie fon
io debitore delle notizie che qui accenno di quefto Pitto-
re . Mi ha egli dunque cortelemente comunicato il partito
fatto in quel Magiftrato nel d‘l 7. di Dicembre dei 1515,
Col quale, attenta fdeiS virtute Magifìri Johaiiis . Hyfpa^
ni t'ictìrii etecelìentifs, qui in dieta ^i’vitaie p^urimos annos
degeni tiupjit y\o crearono Gittadiu dì Spoleto» unitamente
Co’ Tuoi figli , e difeendeati ia linea inafcbilc foitanio C0I7
3
I LETTERA'
in Peragia per l’ invidia de’noftri Litton ^ troppo nemici
ife’ forese ièri ,
ciò, di cui nè nói abbiamo
quefto è
alcuna l’ebbe
prova, forfè neppure il Vafari i

Quando egli dice che lo Spagna colorì meglio che
neilun altro di coloro che lafciò Pietro dopo la sud
,

morte e che dopo Pietro effo Spagna si sarebbe fermo


;

in Perugia, se f invidia Ùc. non pàre a voi, che


quella difperatà partenza, fecondo il Vafati, feguilTe
dopo la morte di Pietro, c che fol dopo quella
perfeguitàto in Perugia dagli emuli, fi ritiraflè lo
Spagna a Spoleto, bve poi col tempo gli fofle data e
Cittadinanza e Moglie ? E pur la cofa non feguì
,

in quello modo: mentre, come già vi dicea , molti


anni prima che Pietro mórifle già lo Spagna fi ,

èra fermo in Spoleto e avea colà p'refo Moglie*


,

c ne era fiato dichiarato Cittadino Non parrà .

dunque a voi più ragionevole il crederò, che egli


fi fiabilifle a Spoleto aliai prima della mòrte di
Pietro, noci perchè folle in Perugia perfeguitàto, ma
perchè avea coll’ altra Città più corrélazione , e più
ihterefie di cuore, che colla nofira? Da varj fatti*
che

ta

condizioné che in htijm mùneris memòriàm Tapeìum pre,

tnenfa parva, Palatii Comunh tradat. (


Ex Lib. Reformat.
Aremv- ab anno
(eerst. Civit. Spelati ad 1519* fol»
.Nell’anno poi 1517 folto il d'i ultimo di Agofto
136. t. )

Prióri dei rrtedelìmò Magiftrato venendo allà elezione


dei
i

nuovi Capitani p£t li Tei mefi futuri, elefiero tu Capitano


dell’ Arie de’ Pittori lo fteSb Giovanni , chiamato
neii’Atio
'Magìjìer Joanws Tetri (
ex Lib. cit. fol. 274* ) • Si può con-
getturare che fofle figlio di lui un Piem Spagna Sacerdo-
te, Spoletino, il quale fu provveduto dì un
Beneficio in
Spoleto circa il 1569. Oltré a quelle, ninna altra memoria
fi è rinvenuta finóra nella detta Città nè di GioTanni? nè
'leelia fua difccndenza .
. ,

OTTAVA. 197

che Vi accennai nelle paflate mie Lettere, è da altri


che dovrò accennarvi in apprefib, mi pare di potef
rilevare per molcilllmi efempj, che i Feru-gini noq
furono mai nemici de’ Pittori torcllieri; e farei certQ
fcontento ,
che lo Spagna foUe qui flato per, invidia
perseguitato da’ noftri Pittori: e molto più ancora mi
difpiacerebbe, che il Vafari, il qual pure fra noi li
trattenne per qualche tempo avelie in elli fcoperta
,

un’ indole tanto contraria a quel buon concetto, che


io ebbi lempre di loro
Ma a confolarci in qualche modo della perdita
che facemmo dello Spagnuòlo, opportunamente ci fi
prefenta un buon numero di Perugini, Scolari anch’eflì
di Pietro t ai quali non fo poi con quanta ragione
poielle quegli efl'er oggetto di tanta invidia Voi .

già fapete, che di alcuni di elli fece menzione il


Vafari, e ne trattò ancora il noftro Pafcoli} non in
modo però, che non fi pofla d? noi avere di ognun
di loro qualche più efatta notizia per altre parti ^
Se volete che di quefli vi comunichi quelle poche
cofe,
che ne ho io rifapute, e che pofibno illuflrar
fempre meglio la ftoria della lor vita; lo faro ben
volentieri : pupchè ora mi permettiate , che io con
qualche ragionevole congettura e fui fondamentq
della maniera del Ipr dipingere molto confimile 9,
quella di Pietro^ annoveri tra Tuoi Difceppli anche
diverfi altri Pittori Perugini o fconofci.uti affatto
o non dichiarati per tali dal voftro Vafari.
|n un* altra mia Lettera (1) vi paria^ delle
Sculture fatte nel 1459* nella Gappella della noflra
Famiglia Belli in quefta Chiefa di San Domenicpo
Ora poi conviene, che io qui torni a rammentarvi

(1) Vedijfopra Lett. IV. pag. 98. e feg.


19S L E T T E 11 A
la Tavola che per quella ftefla Cappella fu colorita
da Martano di Ser Eusterio (1), il quale rapprefentò
in efla la Madonna con S. Lorenzo, ed altri Santi,
come tuttora li vede, collo Stf^mma della fuddetta
Famiglia nel bafamcnto de’ pilallri della niedelima
Tavola coniìllente in un Capriolo accompagnato da
,

tre Rofe ; la qual Arme li vede ancora Icolpita


nella lapida fepolcrale fui pavimento in faccia all*
Altare. In un Ricordo, che fi ha intorno a quell»
Cappella nell’ Archivio di S. Domenico, fi dice,
che fu ella fondata da Lorenzo Belli nel Gennajo de!
1484.; e che da lui vi fu fatto fare il Quadro, il
quale è opera di Mariano dì Ser Eusterio ; e vi fa
fimilmente fatta far 1 ’ invetriata dipinta dal Priurino
Francese , ambedue eccellenti nell* Arte (2) Se la
Tavola

(1) Quello Ser Auflerm oVm Bartholomaei riani de M


Peruf. P. S. P. nel Dicembre del 1499 aveva uria lite per
*

un pezzo di terra , che pofledeva nelle pertinenze di Monte


Corneo, che gli veniva contraftaio dagli Eredi di Cecco
Mazzanti di S. Niccolò di Celle Piocef. figu. fub die
Decsmbrn 1499. in Veteii Regimi. Notar.
(2) Potrebbe eflere che il nome di chi otd'nò quefti
lavori Ib/Ie sbagliato nell’ accennato Ricordo , e die rn
vece di Loren%p dovelle ivi fcriverfi Piergentìle Tuo figlio
o pìuttodo /Intorno ì che fu fuo nipote, lo trovo che >

fin dal 14.8 . Piergentile di Lorenzo Belli con Tuo Teda-


mento per rogito di Ser Ercolano d’ Alefsandro folto il
di 9. di Novembre, ordinò che Brigida di Giovanni Pe-
truccì Tua Zia, ed erede folle tenuta nel te mine di tre
anni dopo la morte di lui uficere Cap^cll m ipiius Tcstatorit
6r suor, praedecefsorurn ptam tn Ecdesta S, Dominici , /« qua
refeci ione d. Cappellae debeat eitpendere ij erogare quantità»
tem ^00. florenorum cd rat. 40. bonon. prò fi a'. 6Tr. in d. Q
Cappella debeant poni imtgniaò arma d. Testatori Si & ultra
praeiìcta in d. Cappella fieri una Tabula pietà quanto orna*
ottava. i99

Tavola fa dipinta da Mariano per quella Cappella


nel tempo medefimo, in cui vi fa fatta la invetriata
dal Prioriuoy cioè da quel Guglielmo di Marsiglia y,

detto ancora il Priore y che vi ho nominato altra


volta (i ); ficcpme quefto IVlaeftro celebre d’ invetriata
venne in Italia folamente a’ tempi di Giulio II. (a)^
dovrà anche la pittura di Mariano riferirli a quella
mederfma età, e perciò dopo il 1505. Badando poi
allo Itile di quella Tavola, non pare a voi di trovarvi
una gran fomiglianza collo Itile di Pietro} E quella
doratura della di San Lorenzo non vi
Dalmatica
richiama alla Dalmatica, di cui il celebre
memoria la

Pinturicchio riyellì lo lleflb Santo nella fua Tavola


Spellana ? Quando lìa così, prenderò io coraggio per
annoverare anche fra gli Scolari di Pietro e y

per

, in
tius fieri potett qua deheafèt pingì ìmagmi Virgittìs
riaey (T SS. Laurentii IS Vmcentti Ordiuis Prae'dicatorum »
quae omnia dehemt fieri de d, summa ^00, florenorum Qiiefti .

(dirpolizipne fu poi confermata nel 148^4. dalla fuddett*

ÌBrigida con fuo Teftamento del dì 23. di Geunajo (


copia
efist, nell' antico Noi. segn. 1482. 9. Novembre)
Regni- de
Il prenpminatp Piergentìle era fratello carnale di Alberto
Belli y il quale fu inlìgne ProfelTóre di Legge nel npftrp
(Sinnafio, in quel di Pifa , e in quel di Ferrara, ove morì
nel 1482. dopo aver egli ancor teftato per mano di Doq;
Filippo di SicUia ,
Cappellano delia Qhiefa dì San Rp»
mano dell a fuddetta Città di Ferrara . Piergentìle ue|
fopra riferito fuo Teftamento del 1482. lafciò ancora uq
annuo legato alla mentovata Cappella, del quale nel 1505,
fotto il dì 19. Maggio per Rogitp di Mariano Calcina i
Frati di S. Domenico fecero quitanza agli Eredi di Antonio
Bslli, figlio del medefimo Piergentìle i^evt Ifirum. d, Notarii
in Archiv. pub- Perut. )
(i) Lettera IV. pag. 93.
(a) Vafari Tom. lU. pag. 232.
100 L E T T E R A

per crederlo contemporaneo ed emulo del PttiturìcchiO f


ma di età un pò pjù giovine di lui. Il noftro Paltoli,
che non ebbe cognizion di Mariano fé non per quefta
fola Tavola che noi ne abbiamo in S. Domenico (i),
perchè quefta è l’unica opera, che di lui ricorda il
Morelli, non con altro fondamento, che con quello
della propria immaginazione lo fuppofe nato circa il
1500., e morto circa il 1570. Fu più circofpetto
il Morelli , che non fi arrifchlò a fidare l’ età in ,

cui dovette egli fiorire, la quale veramente per


,

quanto io vi andava dicendo, pare che debba crederli


alquanto anteriore a quella ideata dal Pakoli Mi.

conferma in quefto mio fentimento ciò che fciive


il Vafari (1) là dove parla di Lorenzo Lotto Pirtor
Bergamafeo , il quale fioriva circa 1’ anno 1530.
Imperciocché ci fa fapere che quelli dipinfe in Ancona
una Tavola per la Chiefa di S. Agoftino, quando
appunto Marian da Perugia avea fatto nella medesima
Chiesa la Tavola delP Aitar maggiore con un ornamento
,

grande j la quale non soddisfece molto. Ma ohimè!


Ecco la compiacenza di aver trovata un’altra opera
del noftro Pittore amareggiata fubiro dalla notizia
dei poco applaufo , che ella rifeofle Se però la noftra
.

Tavola in S. Domenico, e le ftorie ch’egli vi aggiunfe


nella

(1) Se quefta Tavola fu mai collocata in mezzo a


quell’ornato, di cui fi parlò qui avanti alla p^g. yS. e
fegi, quello Ornato avrebbe allora duvuto folfrite qualche
alterazione, o avrebbe d<;vuro fiitfriria quando la detta
Tavola ne foiD data rimofia forfè nei 1534. per (oHituirvi
altre cofe ( Boarini Op. cit. pag. XXXXv'. ). E’ però più
probabile , che la Tavola di Mariano betichè latta per quefta
Cappella, non folTe però mai deftiuata all’ Aitare, che ha
Tornato anzidetto .

(2) Nella Vita di Jacopo Palma Op. Tom, iV.p^g* * 61 #


. ,

OTTAVA;
predella anche a giudizio voftro (i) ci fan
nella ,

vedere eh* Cjjli tcccUentt Pittofff j a non


volerfi opporre al Vafari in ordine alia pittura di
Ancona o biTognera dire che il noflro
,
tutto

avelie la ftefl'a difgrazia del Rosso del Beccafumi^ ,

del Russino, e di rnolti altri, i quali mutando Paefe,


e luogo, non più fembrarono que’ valentuomini ,
che
erano veramente nel lor proprio clima (z)j al contrario
di altri che più vaifero fuori , che nel proprio
,

Paelc (;): o converrà credere, che egli facefle come


il Soddoma (4) lempre tanto bene quanto volle, ma
che non Tempre folle di tale umore o dovrem dire, i

che il non foddisfare al genio di tutti non fia


Tempre una prova del poco merito dell Attilla
Per darvi intanto qualche altra notizia di Mariano,
voglio dirvi ancor di lui qualche altra coferella, che
a cafo ne ho rifaputo la quale , fe non per altro
,
^

fervirà almeno per fillar Tempre meglio l età da me


indicatavi intorno al Tuo fiorire, contro l opinione
che n’ebbe il PaTcoli Sappiate adunque che nel is', 6.
.

vendette egli una Tua Cala in P. S. P. al Monaftero


della 3. Colomba (5): che nel 4 nome ancora
di

(1) Guida pag. Anche il Morelli pag. 65, dice che


questa pittura è mo/io bella .

(2) Vafari Pom. IV. pag. 92. 95. 439.


(?) V’afari Tomo lil- pag a"»?. 274.
(4) Baldinucci Fom. iV. pag. 240.
(5) Matteo Ugonio Vcfcovo di Famagofta» e Vice*
legato di Perugia lotto il dì ?o Ottobre del 1516. a in-
ftanza del Monadero di S. Caterina da Siena , altrimenti
d?tto della b. Colomba con formate Fiecetto intirrò a
,

Mariano, e a Bartolommeo di Ser Aufierio di Perugia, di


P. S- P. a conf-gfiar fra due giorni vacua e libera una
CaTa da effi venduta al medefirro Monaftero {cpi Frosc^-in
Vet. Reg. Notar, fgn, die 3O1 Octokr. *51$.)
lettera
di Aio fratello prefentapfi ai noftri Decenvìri
A
obbligò a far portare in Perugia tutto il grano
che ,
aveva raccojto nel Chiugi, per cpnfegnarlo poi ’
agli
Officiali dell’ Abbondanza fecondo , le fa vie
deliberazioni
prefe dal Pubblico in quell’anno aliai penuriofo
(i);
ch’egli ebbe moglie, ma non lafciò che una figlia:
e che finalmente nel 1547. egli era già fra
i°più
trapafì'ato (2)
Un Quadro à\ Sintbaliìo vg\ ricordate nella yoftra
Guida (5), il qual fi conferva in quella Chiel> di
S. Antonio Abate in Porta Sole Non vi faccia .
fpecie
fe di eflb non fece motto il Morelli perchè a tempo ,

fuo flava nella Chiefa di S. Secondo d’ Ifola Polvefe,


e fu in quella di Perugia trafportato molti anni dopo
per providp penfiero del P. D. Michelangelo Gelforti
Abate Ollvetano, refidente in quello flelìb Monallero
di S. Antonio. Quindi è che il troverete ben.^ì notato
dal Vincioli nel fuo Diario Perugino del
1737. ove
parlando di quella Chiefa al dì i-j. di Gennajo, fra
gii

(1) Ex Anneri. X'vir. die 13. ^ugufii foì. 274. t.


(2) ]Uua figlia ed erede univerfale del uóftro Mariano
chiamata AlelTandra, maritata a Porfirio Lucidi de' Balla-
rii d’ Affili , nel 1547. aveva delle Controyerfie con Girola-
mo del fu Bartolpmmeo fratello carnale del mede-
figlio
iìmo Marjano, e di Lorenza figlia di Girolamo di Carlo
Barberotd di Perugia, attefo che quello Girolamo fi era
ufurpato, a detta di elfa AlelTandra, la porzione che a
quella toccava nella eredità di Mariano fopra i beni goduti
per indivifo da quello, e da Bartolommeo fuo fratello:
i quali beni erano una Cafa in Perugia nella Parrocchia di
S. Antonino, un tenimento di terra in S.Fauiftiuo ne^Sob-
borghi, e alcuni altri campi in Deruta, c altri con Giar-
dino ec. in Mugnanp in vocabolo Corgnano ( fp#
Vff- J<eg, Notar, fign. 1547. i6. Martii),
(5) paci. 233 * 324.
, ,

o T T A V A. 20 $

gli altri fuoi Quadri , vi conta ancor quello , c dice


eh edb è del Sini baldi ^ Scolare di Pietro Perugino^
7^i polito da un Padre dell' Oratorio, che era in db
eccellente (i). Nonfenza ragione adunque voi fofpettafte,
che quella Tavola forte (lata ritoccata. La Ifcnzione,
che a chiare note in ella fi legge , e che voi pur
I nerite, è quella sinibaldus perusinus pinsit mdxxiiii.
;

I-> poi vi dirò, che un’ altra Tavola di quello fteflo


Autore fi vede nella Chiefa Cattedrale di Gubbio,
rapprefei tante la Madonna, S Ubaldo, e S, Seballiano,

colla feguente Ifcrizione copiata fui


,
luogo medefimo
dal nollro P, Prior G^laffì che gentilmente fin da

qualche anno fi degnò a me comunicarla hieronimvs :

BENTIVOLVS P. PAVL. ET MAGDALEN® SORORI SV/E =


SlNiBALDVS PERVSINVS PlNSlT HOC HOPVS SEXTO KALENDAS
OCTOBRI = Benché in quella Ifcrizione non veda efpreflb
il millefimo; nondimeno ardirei di congetturare, che
dovefle eflere anteriore all altro del Quadro di S»
Antonio; e penferei, che quello di Gubbjo forte (lato
dipinto da Sìnibaldo per commifllone datagli dal Cav.
Girolamo Bentivpgft il qual pare che 1 ordinallé a
contemplazione di Maddalena ìua forella, e di Pietro
Paolo Gabrielli marito di lei , perfone tutte viventi
fu i pr.inui anni del Secolo ( 2 ).
O indovinate un poco, Sjg. orsini, doy è un*
altra Tavola dipinta dal nollro Sinibaldo Perefiè ,

non voglio che vi affatichiate in cercarla per mari


,

e per -monti, fenza tenervi a dondolo, vi dirò che


noi r abbiamo poco men che ogni giorno innanzi agli
occhi nella bella e ben fornita piblioteca del nollro
Librajo

(0 Vincioli Diario Perug. i"37. pag* 18 .


(2) Si veda Vincenzio Armaoni deiU famiglia. Betifl».

voglia Lib. 11. pag. $6. 98 -


a©4 LETTERA
Libraio Sig. Carlo Baduel-, ed è quella Tavola, ch^
nel profpetto della medefima fi vede in
altolocata,

rapprefentante la Vergine Annunziata dall’Angelo,
con un L)io Padre, e varj Serafini nella fua parte
fuperiore. Stetre un pezzo quella Tavola nella Ghiefa
de’ Cappuccinelli in Porta S. Angelo e in quello
i

luogo, che fu già anticamente Udienza de’Notari (i),


era l’altra bella Tavola, che ora poi fi vede foftituita
^lla prima nella ChieTa luddetta Ecco la iTcrizionc .
,
che in caratteri Romani a oro e in una fola linea fi
legge a piè del Quadro, di cui vi favello ^cribarvm ;

JWPENSA SINIBALDO PERVSINO PICTORE FIEBAT OPVS EX


ARCHETIPO VENiENs MDXX Ciò , che quì manca
. . .

a 1 millefimo, per elTer affatto sfumato il carattere,


può fupplirfi con quel che fi vede efprefib nella bafe
del

(r) Quefta Udienza del Collegio de’ Notari


j polla
Capo^ alla Piazza grande, e contigua al Vicolo detto già
degli Scudellari che poi ridotto a magaiiica ftrada dai
(
Cardinal Pinelli , prefe il nome di Via Pinella fu fabbri,
)
cata^ coma fi dille alla pag. 112. circa il 1/50. Nella ftan.
fuperiore a quella Udienza in Armai-j fatti nel 1503,
{Ex Inftrum. Eog. Jacobi Chrìfìophsri Jub die 15. Junii d.
attui 1503. /o/. 6g8. ), fi conferva ancora una irnmenfa
confufa farragine di Atti de’Notarf antichi , i quali pre-
feniemente per provida deliberazione della S. Googregazione
del Buon Governovanno con gran fatica, e pazienza
fi

riordinando dal Giufeppe Beiforti


Sig. La luddetta Udienza .

poi ferve ara ai Negozio de’ Libri de) Sig. Baiuel Una ,

parte di quella Udienza fpertanie alla Nobile Compagnia


della Nunziata di Porta Borgna
( ex Inflrum. Eog. Petti
Patili laUdoDici fub an.
1530- p*otoc. par'o./b!, 276.) diede
forfè ccafione ai Notari Collegiati di prendere la Santilfims
(

Vergine Annunziata per Protettrice loro , e di quella Udien-


za non meno, che del Collegio degli Orfani
, detto de’ Gap-
pucciuellij che da elfi dipende.
.

io 5
O T T A V A
VeCg.ne, ove
yiel Lesolo , Che fta tra l'Angelo, e la
che la parte
t notaio 1
-
anno M. D. xxvm. Pare
meglio dipinta del a
inferiore di qaefta Tavola fia
copia di qualche originale
inferiore; e forfè quella è
e la parte
più antico fatta da Smibaldo,
e colorita a fuo modo Il .

fu poi da lui difegnata ,


fappiamo dalla Matricola
cafaw di quello Pittore lo
fua, a cui fu aggregato per
del Collegio dell’Arte
chiamato replicatamente
P S. A. vedendofi in effa
Ibi fu una volta iii
SinibaUus Ibi. Una famiglia
che'feceva per Arme un Capriolo d
Peru-ria; e fo
nollro Pittore poi nel
oro in campo azzurro. Quello
nel numero di que cento
1527. non folo fu comprefo
quali dovea formarf. un
GUtadini per ogni Porta, da'
partieolar Configlio pel
governo della Citta, ma fu
altresì deputato per uno
de cinque Camerlingh
con quelli delle a
Porca Sole, a’ quali unitamente
di fare il bufsolo P«' o
Porte li diede incumbenza
perchè tra i cento ne
detto Conllglio ,
(i).
ellratti dieci Porta a follenerne 1 officio
per
quello S/«/ a 0 non
Altre notizie finora intorno a
mi fon capitate; e perciò da
me vi ballmo quelle.
che folle ancor»
Della Scuola di Piftro 10 penfo
ora mi convien dir
quel Btrto di Giovarmi, di cui
qualche cofa. Fin dal IW
io lo trovo nominato
Porta Sole (u>- *
col titolo di Pinot Perugino di
replicatamente nell»
per Porta Sole è ancora defcritto
poi altrove chiamato
Matrìcola de' Pittori . Lo vedo
Bertus

^6.iS IS. ^aiifil. 2i.&fii-


(1) dima!. Ì5U7./»«
p-, I« Uh
/Ircbiir. Cara. V. film. dmrj. Cahb
ìatum fol.
2o6 LETTERA
Ber^tts (al. Albertus) Johannis Marci (i). Erano Tuoi
iimci , come vedremo in altri occafione , Domenica di
Fonde, E«Jebn> di Sangiergiv^ ed altri
de’noftri, e
volentieri univa con loro a dipingere
fi
Ma tra tiìtti .

1 fuoi amici , e condifcepoli niuno


gli fè tanto onore
quanto il gran Raffaello, che volle fcenlierlo
a filo
compagno in un lavoro affai rilevante che far
, dovei
per Perugia Oh quanto era anfiofo il
.
dotto Confivlier
Bianconi di tifaper qualche enfia di
quello licrto
quando vide * che nella ficritta fatta da
Raffaello in Roma
nel di ZI. di Giugno del 15,6. per
la pittura dì
quello famoio Quadro di Monceluci quel
^ gran Maellro
fe lo era eletto a fuo compagno per
tal lavoro e
aveva colle Monache convenuto, che Berto
dipinge’lse
in Perugia gli ornamenti della Tavola,
e nella predella
de a medefima la Natività, lo Spolalizo,
e il Tranfito
della Santifllma Vergine! (2). Ma
quali notizie potea
avere il B/aacoai, onde appagare
la fua
curionta e quella del Chiariflimo
,
Signor Càrh fuo
degno fratello, a cui ne fcrivea; fe il
Pafcoli, che
tratto exprofefso de Pittori Perugini
non , fi degnò
nemmeno nominarlo ; e fe niun’ altra opera da noi
di
fi h^a riconofciuta per fua, fuori di
quella, che e^li
in feguitq della fcritta
fopraccennata efFelcivamente ,
fece per la fuddetta tavola di Montclucì ? Così
è »
Se non baftarono nè promeflè nè Arre, nè Scritte
,
a far si che Raffaello mandafl'e alle Monache ultimata
la

Rogito Aìarìotti Cétlcifiae fuh dìe


JjAi* Proto non etaartuìat, circa med. (5* in ^tb. Arcb»
i
Cam. fign. IX, Regtfi. Fallar, fub ^tmo 1520.
f ntenf,
j Decem»
krts fot- ^r.
P Antologìa Rom. Tom. III. aum. XVI.
XVli, fag. Z2i. c feg. lap, e feg.
OTTAVA. 29J

k detta Tavola per la lor Fefta di Agofto deH*ann6


feguente e tanto indugiò , che finalmente venuto *
;

morte nel 1520., fu di meftièri , che vi mettefler le


mani i fuoi due bravi difcepoli G/«//o Romano, e
Francesco Penai , da’ quali poi le Monache non Tebbec
Compita prima del 1 524. molto meglio loddisfece :

ài proprio dovere il noftro Berto. O efèguifle egli


i! fùo lavoro pòco dopo i patti fermati da Raffaello
nel 151Ò. falle mifure e forle anche fui difegno,
,

che potè quelli mandargli da Roma o àfpettafle ia i

Perugia l’arrivo della Tavola medefima già compita da


Giulio é dal Fattore (i):a mé pare di eflèr ficaro che
Berto foddisfàcefiè puntuaimehtè alla fua commilfiòhe,
col far le pitture, che a lui toccavano, e che fon
quelle, le quali divife in altrettanti Quadri, da poiché
alla Tavola principale fu dato un ornamento diverfo,
fi cuftodifeonò ora nellà Sagreillìà dèlia ftefla Chiefa
di Monteluci Oltrè alla Natività
. allo Spofalizio, ,

ed al Tranfito dèlia Vergine nominate nella fcritta


di Raffaello è anche nella ìlefi'à Sagreftìà una quarta
,

Tavola dello fiefib llilè, è della ftefla mifura, nella


quale è efprefla la Prefentazione della Madonna al
Tempio. Forfè per proporzionar là predella alla grati
Tavola, o per porla fopra di quefta, Berto avrà
creduto benè di aggiungere alle altre anche quefta
iftoria .
Quel eh’ è ficuro ,
fi è , che quefte pitture
sono assai belle -, é si vede , che sonù uscite dalla
Scuola

(i) Nel Dicembre del 1520Ì Berto dipinfe qualche cofa


pel Magiftrato { eti Làb. dteb. Cam. sign. /X. fol. 31.);
ed era ancor vivo nel 1525; , quando entrò nel Collegio
de’ Pittori per Porta S. Angelo un fuo figlio chiamato Gi-
rolamo-. E’ dunque affai probabile, che viyeffe ancora all*
arrivo di quefto Quadro in Perugia *
y

lo 8 L É T T È R A
Scuola Raffaellesca (i); come ne fcriveva il prefato
Bianconi Uomo nelle Scienze non meno, che nelle
Belle Arti di quel fino gufto che
tutti fanno: forfè
,

perchè furon da Berto condotte difegno di Raffaello ,


fui

come andava io poco fu congetturando e non perchè , -,

attefo il tempo , in cui già Berto era Pittore non ,

debba crederli ch'egli fofl'e Scolare di Pietro piuttodo,


che di Raffffaeilo .

Quell’ Assalonne di Ottaviano Pittore, che altra


volta vi nominai (z); chefuammelfo nel Collegio nel
I47p. per Porta S. Pietro, quantunque non ufcilfe
della minore età fe non fe nel i5oi.(j); e che nel
1506. più non vivea: quel Lattanzio di Giovanni y
che fi trova fcritto nella Matricola per P. S. A.
immediatamente dopo il Pintaricchio , e prima di
Eufebio da S. Giorgio, c che come vero Pittore
ancor vivente è nominato nell’ Annale 1527. (4).*
quel Pompeo di Piergentile Cocchi che dovrò forfè y

rammentare anche altrove , il quale fu ammeflb nel


Collegio de’ Pittori per P. S. nel 1525., che dipinfe
in Montemorcino la Cappella del Prefepio , ove lafciò
di

(r) Àntoiog. Ròm. 1 . cit. pàg. ijt.


(a) Vedi Lett. III. pag. 74*
(3) Il d‘i 9.
Marzo del 1052. Abfalon Octàniani Pietot
j**. 5- P> ^ S. Sihe/lri fece fiae e quitanza a Mad.
Mattea di Matteo Gnati, Tua Madre, e tutrice, la quale
èra paflkta pòi alle feconde nozze con Carlo V^alentini , per
la fedele amminiftrazione da lei fatta de’ Tuoi beni fino
a
quel giorno , dopo averne effa rendalo efattiifimo conto (
'Lnfituw. Rogit. do. Thomae Petti PaaU Nat. Protocol* fig*
19. ah ath 1499. ad 1^07.
fol* ai.
M
Maii*
99 . ^)
,

OTTAVA. 209

di efler fepolto (i), e che ancor vivea nel 1549.(2);


c così qualcun altro di quei Pittori Perugini, che
fiorirono fui finire del XV. Secolo, o fui principio del
feguence, non è niente improbabile, che fi prevalefsero
del aiagifiero di Pietro^ potendo efiì con tanto comodo
giovdrfi di un Uomo, a cui concorrevano Scolari anche
da lontanifiime parti, come a quello, che teneva in
quei tempo fra i pittori il primo luogo (3).
Già vi dilli fin da principio, ch’io non voleva
parlarvi efteri, che ufcirono dalla fcuola del
degli
Perugino, boa però perfuafo, che voi di quelli ancora
farete menzione nell’ opera vollra, e ne nominerete
quanti piu vi verrà fatto di ripefearne Fra quelli .

fon certo, che non potrete feordarvi di Bastiano da


San iaiio, detto ancora Arillotile , Fiorentino avendo ,

egli troppa relazione con una parte fperimentara aliai


bene della vollra perizia {4) da poiché per la fcuola
,

anco di Pietro divenne collui tanto eccellente eziandio


nei dipingere profpettive, e feene per i Teatri, che
in quelle Opere fi tenne per fingolare (5). Così pure
farete menzione di Tiberio di Afsisi il quale nel
1518. dipinfc la Cappella delle Rofe nel Convento
degli Angioli, e la bella Maellà col Prefepio fui

trivio prellb a’ Murelli ne’nofiri fobborghi di Porta


« S. Pietro,

(1) Eh ejus Tefìaknento fub die 26. Martii 1544.


Thefei /intorni Baldeìli fol. 146.
(2) Vedi la Leti. IX.
(3; Vafari Tom, III. pag. 16 1.

(4) Si veda l’Opera, che ha per titolo: Le Scene del


mo<po Teatro del Ver%pro di Perugia ragion ette dalP /iutore
delle medejme ^chQ c il Sig. Or/ini ^ Itampau in Perugia
nel 1785. in 8. fig.
(5) Vafari Tom. V. pag. 279. Quadrio Storia e Rag.
d’ ogni Poclìa Voi. 111. Par. Ìl. pag. 540.
. ,

C, I O L E T T li H A

S. Pietro, come ii ha dalla Ifcrizione ch’egli vi fece!


TiBEiiius DE Asisio p. p. M. D. xviii. Oli quanto fa
quella pitiara della fcaola di Pietro\ A pare che ta me
qualche parte ralfomigli aliai a quel Prefepio, che
in una Cappella a man finiftra del Chioftro efteriore
di quello Convento del Monte fu dipinto da Pietro y
a quel ch’io credo, per un Ercolani di Panicale, di
cui in ella Cappella vedo colorito , e fcolpito lo
Stemma Quello Tiberio lì dee fupporre che avelie del
.

credito; mentre già lo vedemmo (i) unitamente col


nollro Fiorenzo di Lorenzo nell’ anno 1521. eletto
a llimare la pittura di un Gonfalone dipinto in
Callel della Pieve da Giacomo dì Guglielmo di Ser
Gherardo dello ftellb Gallello Nel Lodo che fi .

dato dai due mentovati Soggetti intorno a quella


Pittura fi vede che Tiberio è chiamato Tiberius
,

Diatelevi de Afjìfio (a) Da ciò prenderei motivo di


credere

(i) Lettera III. pa». S2.



(2) Nos fiorerà nts Lameniii de Peruf. P. S. P. y Tu
heriui Di atei evi de Piaores arbìtri arbitratores electi
iSìC. extrajudicialiter ab infra fcripth parti bus Jacobo Quii elmi

Ser Ghntirdi de Cadrò Plrbìs ex ura , Cf Jacobo Angeli Briti


de Cafro Plebis , ut procuratore Fraternitaiis Dìfctplinaìorum
,

5 meta: Mariae MagdaUnae de Cafro Plebis ex altera , ad


.

aefirn andata picturam factam per d. Jacobum ad modum Gon^


falonis tura figura (y tm gìne S. Mariae MagdaUnae , Afu
gelortirny Ì3 ahorum ornamentcrum in d. pictiiray 13

ad de- "

ci -ir audum Igi fe nienti andum fuper d. pietma Ijc. diemusy


declaramui èT tiefiinìamus d. picturam CJ Confai onim florenos
. , ,

fexaginta auw^Ue monet&e novae Marchte i3 c. febbene potelfe


codarne anco cento , attenta punirà bene factuy ornamenti s y
& colonbus-t r-faddetti Giacomo di Ser Gherardo, e
Giacomo d’ Angelo, accettarono il Lodo in detti termini
prununciato il d\ 5. di Maggio del 1521. {RogiU Bimonis
Long rii PretQc, foL 234 ./« Architi, pub. Peruf, )
OTTAVA. 2 II

credere, ch’egli per


avventura della famiglia
foflTe

Ranieri di Allìfi , quale trovo circa lo Itdlb


nella
tempo quello nome di Diotallevi. (i).
Di quel Giìacomo di Guglielmo, che dipinfe it
fopraceennaro Gonfalone e che, come fia compatriota
,

così probabilmente farà flato ancora Scollare di Pietro


converrebbe cercarne qualche notizia dalla fua Patria!
Non è intanto poca gloria per efi'a eh e a tempi del ,

celebre Vmnucti, aveffe ancora ne! detto Giacomo un


altro Pittore, che era pur valorolb nel fuo melliere,
a fentimento di chi potea, e dovea con tutta ragion
giudicarne.
Qualche antica correlazion con Perugia attefo
il fuo cafato potè avere per avventura (\\iq\V Ercole
Ramazzano da Roccaconrrada che fa Scolare di
,

Pietro, e per qualche tempo condifcepolo di Raffaello.


Avea quefl’£rro/(? vago colorito, e pellegrina invenzione,
accollandofi alle maniere del Barocci, come fi vede
ila molte fue Opere in Patria ed in altri luoghi
,

delia Provincia fecondo che nferifee 1 i 4 bbundanziere


nelle memorie Ifloriche di Roccacontrada il quale ,

ci ra anche Papere che queflo Pittore fece altresì


,

il dilegno della sua Patria,


che fu poi fatto incidere
in rame dalTaltro fuo dotto Concittadino
Alonfig.
Rocca. Ma di queflo Pittore era affatto inutile ch’io
qui

CO Diotulieve Petri Paul! de Pafieriis de Affato Civis


Peruf. P. S- A. Par* S. Fortunati fece il Tuo Teitamento
il dì 2'’. Luglio dei
1540. per mano di Pietro Paolo di 5 er
Giacomo Not. Perug. Se Tiberio fu figlio di quello con-
,
lerrebjc dire, che in detto anno
1540. folTe già morto^
poiché D otallievi nel fuo Teflamento nomina
altri fuoi
figli, ma non Tiberio. Moglie del Tellatore era Violante
glia di Rubino ^loììxtcì d, Teftam* in Protoc.d, Motarii
Jcl. 226. t.)
z\ a lettera
qui vi p-irìafTì; ,
non ho potato
giacché, come vedete
niente che già nc rifeppi un
più di quel
dirvene
giorno da voi medelìmo Spero che meno fcarfe .

vi darò di
abbiano ad efl'ere le notizie, che fra poto
limilmente dalla fcQola
que’nodri Concittadini, ufciti
de’ quali fa menzione il Valari
di Pietro ,

Ma a dirla fra noi ,


in tanto numero di noftri
,

chein quella gran crifi


compatri’otti, e di foreilieri,
Màeftro,
deir Arte coiicorfero alla fcuola del noftro
vogliam dire, che^ tutti (i),
c che furono infinni
riufciiléro tanto betié, da fargli onore ? Se quell’unico
miracolofò genio di Uffaello potè qualche volta
avvantaggiare ancora la riputazione del
faìvare, o
Maedro col dar mano a qualche opera à quéltO
crederem noi, che qualche altro Scoiare
allogata (l)-,
intrigalfe in qualche lavoro
di mediocre capacità non s’
affatto diverfo?
dello fteito gènere con un fucceflò
comprefi
Niente è più facile che tutti ugualmente
maneggiare i pennelli Il
fofféfo dalla fmania di
.

numero de lavori,
Maeliro affollato, e oppreffo dal
vogliofo di lavorare non
C non fempre ugualmente
,

alle lor brame? (3) Non


avrà cóndifcefo affai fpeffó
farà mai la cabala, e
Timpoftura entrata di mezzo
fra que’ Mercanti facevano incetta delle cose sue ^
,

e le màììdavan fuori in diversi paesi con molto loro


utile

( 1
) Baid inùcci Tom. IV. pag. 30-
Rom. Tom. ili. pag* lài.
--
(i) AntOiOgia „ .

(a) O-iando non vogliano ammettere quefte tagionè»


fi
pel Va ari
voliffime Icufe , le quali fi addutìéro ancor
anche queiti
(Op. Tom. V. pag. lóo. in notà^ ), andrebbe
di efi'er crudelmente
créduto
fogpetto al pericolo
Pittor taientiffimo
nitm i^no^am come il chiamò unj
altro

(Vafari 1* cit. pag. 159.)


OTTAVA, 21 ^

itttle è guadagno? (i) Io lafcerò che voi, Signor


y

PALDASSARRE peufiate quel che vi pare


,
intorno ^
quefti miei dubbj. Vi confeflb però, che a me fembra
aliai giudo quel che fu già avvertito da un bravQ
e intendente Scrittore di quede cole; cioè a dire,
che moici Scolari di Pietro imitando la maniera di lui,
danno tpefto materia a chi non s intende profondamente
in giudicare delle pitture di quell età ,
di attribuire
volgarmente a Pietro le
, e dei
opere di sua Scuola
suoi allievi , che furono tenacifsimi in attenersi al
modi del lor Maestro (2); e vi. dirò che mi piace
perciò moltilHmo il giudizio d’ un altro Scrittop
forediero , imparziale , e nelle Arti del Difegno ad’ai
verfato il quale
,
diceva che in Perugia veramente ,

si conosce di che valore fojse Pietro Perugino in tante


opere che vi ha dipinte tutte con eccellenza
,
e si j

vede chiaramente y che da molte Città gli si fa torto,


attribuendo a lui alcuni dipinti secchi , e tisici, eh egli
neppure avea mai veduti, non che coloriti (5),'Nel}Q
ftefl'o fentimento ho intefo dire che fieno concorli
molti intendenti viaggiatori venuti a vifitar Pietro
a cafa fua : e ultimamente il Sig. Francesco Romero ,
la cui profonda cognizione, e molta pratica delle
pitture non ha bifogno de’ nodri ejogj , confedav»
ingenuamente di non aver avuta mai tanta dima di
quedo Maedro quanta dovette concepirne dopo aver
,

veduto quelle opere fegnalate , che ne abbiamo fra


poi. E a vero dire, anche nelle pitture di quei
Perugini,

(1) Vafari Tom. Il pag. 520. Borghini RIp. Lib. III.


Op. Tom, II. pag, iF.
(2) Taja pp cit. pag. 76,
, ^ .
(?) R«da ludise dei Pacnafo de’ Pittori fol. num. 2S,
pag. 34 -
,

214, LETTERA
Perugini , che ficuramente furono dirette dal fuo
mag.ftero, e fpecialmente di quelli, de’ quali moftrò
di far qualche ftima ancora il Vafari la tanto ,

cfagerata fecchezza di Pietro io certo non ve la fo


ritrovare. Ma chi fon io, che voglio mettere il becco
in molle intorno al merito di quelle pitture? Non
farà poco fe di alcune di efe vi faprò dare qualche
ragguaglio puramente iftorico Quello però un’altra.

volta. Riflettete, ch’io voglio anche un pò divertirmi


con qualche altra cofa , che non ha pittura Mi .

piacciono Quadri
i amo le belle opere del Difegno :
;

ma non ancora in me allatto affatto m'tgrav'it voluptas


Omnìs ad ìncertos oculos , & gaudi a vana (i).
Chi fa, che fra tante belle architetture, pitture,
e fculture voi colli non abbiate trovato ancora
altri oggetti, intorno a cuioccuparvi con analoghe
riflellìoni capaci a ricrearvi
,
più il cuore , ed a
fiancarvi meno lo fpirito ? Io mi hdo abbahanza
della volita virtù ; ma pur conviene che ve la
ricordi .Se da cotello erudito Cavaliere Signor
VINCENZIO CATALDi vi farete dire tutte quelle beile e ,

meravigliofe cofe ch’egli con molto lludio è giunto


,

a fapere intorno a cotehi Mari! non fo fe vi terrete ;

ballant’emente hcuro in un paefe tanto fecondo di


ogni Torta d’ incanti Oh farebbe pur bella
. che ,

a difpetto della vollra rigidezza folle collretto a


confelfare
Sabella peBm tncrepare carmina ,

Caputque Morsa dtssilire naenia ! (2)


Ma fuor di burla: divertitevi, e Hate fano.

(«) Hofai. Fpìjì Uh. II. Ep> I.


Id. Epod, Od. 17.
,

215

Memorie [storiche dei Perugini DifcepoU


Sopra alcune
de' quali fa menzione il i/ajari,
di Pietro,

Bernardino pinturicchio è per primo nominato


di tra’ Peragini Scolari
dal Vafari, e dal Pafcoli
Della vita e delle opere fue i mentovati
Pietro ,
,

baftantemente ; Ma
Autori, ed altri ancora, parlano
potervene io dir qualche cofa
pur nii luiìngo di
feppero. Voi l’avrete già veduto
che quefti forfè non
Matricola de noftri Pittori fia i
defcritto nella
Porta Sant’ Angelo ove è chiamato
Collegiati di ,

Penturicchio\ e che il fao Padre


Bernardinus Betti d. il
fi chiamane Benedetto, fi ancora da diveiTe
rileva

carte , che vi andrò apprefio citando. Tra le opeie


Pinturicchio molto confiderabili furon quelle
del ,

eh’ egli condufie in Roma pel Cardinal Domenico


della "^Rovere per Sciarra Colonna, e per altri al
, ^

tempo di Sifto IV., e mafilmamente quelle, eh’ ei


in fervigio dei Pontefici Innocenz.o Vili,
fece poi
e Alelfandro VI. Una prova della foddisfizione
.

ch’ebbe queft’ultimo Papa dell opera fua, e un decreto


di S. Chiefa
del Cardinal Raffaello Riario Camerlingo
per ordine del fuddetto Papa
del 1495., con cui
Pinturicchio due tenimenti
Alelfandro concedette al
Chiugino
di terra di 50. Rabbia e più nel Territorio
nella Cafa Maggiore in vocabolo Poggio
Polla di
Macchia di Cigliano ^ Banditella ,
Sacco, e la 3

per anni 29. coll’ annuo livello di 30* corbe


grano (i)i il qual livello però fu poco dopo lidotto


**
a fole

Tom. XX /Ir chini. Vatìcan. pag. 29. (5* ftef,


(0
ah anno ad dn-
(5
*
rx Uh. fgn. VI Beg/fì. di ver f
8. U in Archili. Corner ae Apo/L Peruf
LETTERA
a fole due libbre di cera all’anno, per la Fefta
dell’Aflunta; efprimendofi il Pontefice, che o-li
(iava
quella gratificazione in ricompenfa del merito
, che
fi era fatto col dipi igere e ornare
Palazzo del
, il
Vaticano, e le Camere li Caflel S. Angelo: intorno
ai quali lavori il Ptnturtcchìo tuttavia fi trovava
adora occupato (i)t Poco dopo però convien credere
^

eh’ egli

Ti) Avendo nel 1497. il Pinturìcchìo


rapprefentato,
che r annuo cenfo di 30. corbe di grano
onerofo, gli era
fu affoluto dal medefimo , e gli fu accordato il detto
affitto
pel Telo canone di due i.bbre di cera all’ anno, con
Decreto
del medefimo Cardinal Camerlingo in data dei 2S. Lu'jIìo
del 149/* E perche i Conduttori del Ghiugi avean pur
voluto dal Pinturicchio 1630. corbe di grano per quell’an-
no 1497. j il Papa ordinò, che dai medefimi gli veniflero
rsflituits , 6 che per due altri anni confecutivi non
ardir*
fero di moleftarlo su quello grano: efiendo elfo Papa
con*
tento, che eglino ditalcaflero quella fomina dalla pao-a che
dovevano alla Camera psi 1 affitto del Chiuo'i ; come
lìha dal Breve fu di ciò fpedito dal Pontefice in'’ data di
Poma nel dì 24. Ottobre del 1497. ( ex cit Lih.
Cam, Ap. Peruf fol, 14. ) . Con altro Decreto poi del 1498,
fotto il di 5. Febbrajo il Card. Ca merli ngo d’o'dine
del
Papa prorogò la detta grazia del foio canone delle due
libbre di cera a tutti i 29. anni j e ciò perchè SS. Domi-
fm Nofler Papa ex tuo art 'fido ticturarum per te in Arce
S. Angeli y 15 in Palatio Apoftolico factwtum intellexit tihi
honam ieberi recompenfationem y come fcrive a luì rtefib il
Camerlingo fuddetto {ex d. Lih. Archvv. Cam. Ap. Peruf.
fol. 1(5. A 17. ). Siccome poi nacque dubbio , fé la mentovata
efenzione folfe in compenfo de lavori fatti dai Pinturìcchìo
^
o pure fe n m pagando il canone delle due libbre di cera
,
s intendelTe decaduto da ogni diritto lu menzionati ter-
i

reni ; il Papa medefimo con (uo amplilfimo Breve dato il


dì 6 Maggio dello Hello anno 1498.. e diretto al mede-
.

lìmo Pinturicchio y dichiara, die le annue 30. corbe


di
,

N 0 N A. **7

ch’egli fi trasferifle a Siena, chiamatovi dal Card.


Pkcolomini, che fu poi Papa col nome di Pio III.
per far le belle pitture di quella infigne Librerìa
del Duomo, minutamente deferitte dal Vafari (i);
della qual opera del nofiro Pittore ebbe a dire il
Taja, che nè cosa, piU bella , nè pià sfoggiata puh
concepirji

grano per anni 29, s’intendano a lui cedutela conto di


quel molto di più che doveva avere per le fue pitture : e
che lafciando ancora di pagare il canone della cera , nè
egli, nè i Tuoi eredi, e ruccefTori s’ intendclfero privati dei

fuddetti terreni. Quefto Breve comincia: puium vùlentes


te 'lui de Nokis , èT Sede Ap. in ping ndo Ò* exornando Pa-
ìatmm noftrum , Ij .drcem S. Angeli de Vrbe per nos inftAU~
rat Am bene meriiut es , aliiua grafia profelui , maudavimut iSc.
Et deinde <sidentei quanta folertia in d. artificio depìngendi
Cr exornandi utereris, (J quot labores etiam ultra wercedent
tuam cum perjòna fa-nulis taisfift/neret ite uberiori gratta
dignum j Mie ante i Ì!Tc. Pofiremo Devo cum tu in tuo artificio
fraeiicto perfeverando in dd. Palatio CT Ai^ce tot ptctuta\ ij
ornamenta effecevh ijc. ( In cit. Lib. Archiv. Cam. Peruf.
fol. t7. t. iS. ). Non fo poi per qual cafo avvenne anche
nell’anno feguente , che le ^o. corbe di grano , condonate
per Tempre al Pini ricchto furono rifcolTe dai Conduttori
del Ghiugi . Ricorfe il Pinturicckio al Papa , e queiti ordì*
nò, che le gli reftituiflTe o il grano medefino, o il fuo
valore fecondo il p>ezzo, che ne fofse corfo nella Piazza
di Perugia nel primo Sabbato di Agorto. Elfendo adunque
in quel giorno valuto il grano boìenos XISVJIE nel circa
qualibet Mina ^ nel di 14. di Settembre il Ptntitriccnio j^ce
quitanz4 in Perugia al Vic^teforifre Bonifacio Coppi di 80.
fiorini da lui ricevuti in contanti per prezzo delle fucldct-
te 70. corbe, o fia i.;o. mine di grano \^ex ìnfixum, Rog%

2'ancii Nicolai Tancit Prot. parti. Jub die 14. Iseptemb, I499,
in Archiv. pub, Peruf.)
(•) Nella Vita del Pìnturieekio Op. Tom. il. pag.
496. e feg.
zi8 LETTERA
concepirsi (i). E allora fa, che da Perugia fi condufTe
a Siena in fua compagnia il giovine
acciò Raff'aello^
rajatafle in quel lavoro, per cui il Vafari ora dice,,
che quelli fece folamente atcuni disegni, e cartoni (2),
ed ora vuole, che li facefle per tutte le storie (3),
che vi dipinfe poi il nofiro Pittore (4) Mentre però .

il Pinturicchìotrovava impiegato in Siena in


fi quella
grand’opera, tornò qualche volta a Perugia; e nel
1501. io trovo, ch’egli fu uno de’ Priori del noflro
Magillrato pel fecondo bimellre (5), come pel primo
già vedemmo efl’ere fiato nello ftelTo officio Pietra
fuo Maefiro. Ma ritornato quindi a poco in Siena,
vi profeguì il fuo lavoro, e lo ridalle al fuo fine
nel 1503. (6); e forfè colà fi trattenne ancora per
qualche altro anno .

Nel 1506. trovandoli, come io credo, in P'^rugla,


forfè a maggior ricompenfa delle pitture del Vaticano
ebbe il Pinturicchìo un altro tenimento nel Chiugi di
circa otto fome di terreno nel Poggio di Vagne per
anni jp. coll’annuo canone di due fiorini d’oro di
Camera; avendogli a quello effetto fpedito l’opportuno
decreto dato il dì 1 8. '\gofto di ciotto anno il Conte
Bonifacio Coppi di Montefalco Viceteforier di Perugia,
per ordine avutone dal Cardinal Camerlingo (7}.
(7) Da

(1) Deferiz del Palazzo Vatic. pag, 92.


(2) Op. Tom III. pag. i<'2. 163.

Ò) Tom. II, pag. 496.


(4) Non è cofa ni infoi ita, nè impropria ( diceva il
Baldi nucci ) else un Pittore procuri ai pojfhils di pigliare in
fio ajuto Adaeflrì t che abbiano la propria fuola 3 e manie)'
( Op. Tona. I. pag. 176.)
(5) Annal. Xvir. 1501. f. $7. & 72. t.
(6) Vafari Op.Tom.lI.pag./pp, e Tom.lII.pag. J62.n.2=
Zt.v d, Lib^ dx eh iv, Cam,
-
dp% Peruf. fi, 93,
N 0 N A. xi$

Da una Lettera, che fa fcritta nel 1508., e


gli

che vi trafori vero di qui a poco, fi può argomentare,


'

eh’ egli in quell’anno ancora fofle tra noi Stimolato .

però da Pandolfo Petrucci Signor di Siena che ,


I

\ defiderava di riaverlo colà, fi può credere, che noti


tardafle molto a foddisfarlo Abitava ficuramente in
.

quella Città il Pinturicchio nel 1511., quando per


alcuni urgenti intereflì nel dì ao. di Settembre vendette
tutti i Tuoi diritti Tulle mentovate tenute del Chiugt
a Pietro Paolo e a ,
Giulio Cefare della Cornia ,
Nobili Perugini, figli del celebre Dottor Pierfilippo,
per poco più di 577. ducati d’ oro (1); avendo avuta
licenza di poter far quella vendita con gl’ fteflì Canoni
da pagarfi annuatamente da’ compratori alla R. C.
per Lettera del Card. Riario Camerlingo di S. Chiefa
data in Bologna il dì 16. Aprile dell’anno lleflb
J511. diretta ad Alfano Alfani Viceteforiere della
noftra Città di Perugia (1).
Il

(i) Hanc autem •vendìtionemi dationm ^ ceffionera^


concefftonem fe cit Magifier Bernardtnus iffe. prò pretto iy
dictus
vemitte pretti Ducatoium aureorum quingentorum feptuaginta
feptem i iy cari enormi gutnque , iy untai tertii carieni prò
vaìore florenorum nonagemorum feptuaginta ad rationem (arle-
norum ceto cum uno tento carieni prò quolihet floreno monetae
Pernfinae iy ad wonetam Senenfem ad rationem floretior.
-t

feptem prò Ducato prò 'Valore florenorum mille librarum qua'


iuor prò quolihet folid. XXXII. de lihrìs quatuor prò floreno
cquatuor piccioìorum Cosi fi efprime il prezzo fuddettonelP
.

Ilfrumento dì quefta vendita celebrato in Siena dal PintU'-


ticchio con Giuliano di Ser Bartolommeo Mercante Peru-
gino, e Procuratore de’ Signori della Cornia, nel dì 20.
Settembre del 1511. per Rogito di Matteo del q. Gafparo
di Giacomo Andreucci Notare Sanefe.
(2) Nel 1526. approlfimandofi il termine de’ 29. anni,
dentro il quale veniva a fpirare la concezione fatta delle
,

IETTERÀ
Il lungo foggiorno fatto dal Pinturtcchio fuori
di Patria fu motivo, che
qui lavorafle poche cose:,
come dice anche il Vafari: e quelle fi rammenran
da voi, e dal Morelli, Per afiìcurarvi che la Tavola ,

deir Aitar maggiore di quella Chiefa di Santa Maria


de Folli fia del Pinturtcchio di che pare, che voi^

non fiate pienamente convinto ^ Tappiate, che ho io


veduto la Scritta, ch’egli fece nel dì 14. di Febbrajo
del 1495* per la pittura di quefia Tavola, colla
quale Scritta fi obbligò di compirla dentro il termine
di due anni, pel prezzo di 110. fiorini a bob
40.
per ogni fiorino; calla defcrizione del lavoro che fi
obbligò a farvi ( eccetto que’ cambiamenti, che vediam
Tempre feguire in mezzo alf opera , e a riferva delle
pitture della predella, in cui o le copie agli originali,
o altre nuove pitrure fi vedono fodituite alle antiche),
la Tavola prefente fi fcorge elfer quella appunto,
che dovea fare il Pintuncchio (i).
Tra

dette tenute al Pinturtcchio y e da lui trasferita poi nei


Signori della Gonna fuddetti ;
quelli ottenero dalla Rev.
Camera una proroga dello ftelTo affitto per altro tempo a
beneplacito della bede Apolfdica, con Decreto del Card.
CamerJingo dato in Roma il dì 28, Gennajo deli’ anno
fuddetto 15 ’6.: cornea pieqo rifujta da autentici docq-»
nienti confervati iri Roma , della notizia de’ quali fon
debitore al Chiariamo Signor Abate Gaetano Marini
(i) La fuddetta Scritta comincia così: 1495. die 14.
Fehruarii. /ìctum Peruf'. m
Domthm Diamanth Alphani de
'Alphanii . Mafiro Bernardino de Benedecto de perofia de P. S- A.
ai. el Pentorichto pentore per J'e , èT suoi ber e di promìfe
€ convenne a Fra Hmon^mo de Francefco da Venezia Sindico
e Procuratore de li Frate Capitulo , e Convento de la Eccle^
fiade S. Marta deli Angeli de Fotta S. Pietro de pingere
una Tavola fiajite fapet al altare grande d.e la d. Federa le
nona. 22t

io poi credo, che


anche a voi
TraMavori faol
di ipeciale elogio ( benché il
j Lu r^r
grazia di rammentarlo ) la bella
falcol qi
S«li‘neFVf nella Chiefa
(lipinfe a trefco

“'K'r
J;.S™ tÌ..i.
± “%rs
.
rt' " Ji

rVr;,,.!';??? “.-i “fS » 'i »'


So » ..<*
ft rvvnia fi vede tutta fregiata
!:
la Dalmatica di

Quello gufto può ellere che il


noftro
rtren : M;
prefo in Firenze, ove fifa che
P,««rtóie favelle
coftumava ugualmente
che m altre parti, e fe ciò


r / -ae
che tc. N^ì quaàro àe wetlp
ir

TSt 'vL ch,'nei


%ó,,0la Donna enn d
nas»o
bawhm
q«<^fo >“

r ^ irrora de noflra Donna la figura


aa t,
de lo ghìiojo S.
er
gujfì 0
/i.
^ ^ (lUadro de rncYW de fopra al
’r
‘'1’'%"^'^
u1^:
la ?r Gc. nim M ,/uadrT /iiu.nU fan-
Angoh
^ oomaM da P altro !' .

Sancì,
'TÌTJmZ d fopra la ammgmo da lo Spirito

fi la num wo canto S. B Jdo t


jQjpfimi bafamenti da
Cammei Regolari €c.
fT’aìtro rimari cum Li,,
de
cum cinque fr^t a h
P H
conJaitro cardinali in maeflx
tutti come difàgna
si d’oro eie de colore
tiedfloro Gt- ornati amie promette ne!
Majlr, Eernardmo óc
K tttè rp?re del d.
campi de le f.gme pengere paefi
Jìli^.edri 0 vero
lialciiiac Fiotoc. fbl. Sz.t.Sj.
r“tr/à^RoriV^«ioiti
W/u appunto fi chiama nel
''nfcof",i.ofo"di'''U,««a
Taddeo Donnola in
naefe- fe-doche r.te..fcV
G Man. SpellaieuJÌ pog. zSS-
%o S\ febee CptJcopOy
,

i2t Lettera
non piacque t Domnlc Ghirlandaio
era ne.-A
^ n-
P'“ciuto
a molti altri eccellenti
Fittoti Ì,\- „ i^
non è per quello, che non
fi clmmmo
SpeHana fece
ancora
(,) Di quefh T
menzione li P Resta n-l r r a-
^
T
Parnafo Icaliano f. 22 ove .r /
j' 1
accenno ancora la I
fcritta da Gon.-ile Baglioni
al Phturkchh
per bizzarria, o per vanacrirario e aa
c da quelto
oueftó »

ftelTo
il
Quadro. Perfhl
fentirla, eccovene una
7 ‘*7’'^"':''''!
efau^r” trafmeflami
ultimamente dal Sì<j Gap Miri! t

cultore
cultore, e nmmnt T Michelangeli
promovitore fervorofiiUmo delln Tri-
Antiquario in Spello fua
Patria - //
Viro Pilori dignifsimo
MaEtTcro R.
Pliaj et P.n,liLo
mbts canjs. havemo recepute
Pannolfo pnrucco da Siena in
lettere dalla M\ ""de

mlerv, admar ,n ,uni


la
quali ce exma ad
noctro bisogni pregandone
vogliamo exortar alio retornar ^ o/
£otnùtareri Q c r-
li
^ dflui Itti . nut dexiderost
compiacer, A/i
M. S. canjsm, amente
S.
vi pregamo alla
rmrnarv, per compiacerj i„,
,v H Signori dfl che anch'

^Zri ad voi per


TLf Zeli ex ^T°
xxnu. ApZiis moZZZT,
~ Balionus ele&us
(3)* n, n
Vrbevetanus (:>) Quella r
Lettera ci dimollra non elTer
vero

(1) Vafari Tom. II, pao*. 415,


(2) Vafari Tom. II. pa|.
G<^ntik Baglionì dopo elTere
nel flato eletto
autore nei Vefcovado di Orvieto
della a Giorgio
Rovere
‘^'.Agofto dell’anno feguente
J
coatuttociò^Ptì% "^
del Papa
° S'omi dopo feguita la morte
eerJì
P » gli molto
1
fi adoperò per ritenere la fuddctta
nona.
vero che fcrifle il Pafcoli, cioè, che il Phturkchto

dopo aver terminate le pitture della Librerìa del
Duomo di Siena nel 1503. profeguifle a ftarfi colà
al mi 3. Oltre alle
fino a tanto che vifie, cioè fino
pitture illoridie, anch’egli, come Pietro
luoMaeftro,
fi dilettò delle grottefche; e molte
ne furono di Tua

mano nel Palazzo Pontificio , e in Caftel S. Angelo,


alle quali alludere forfè volle Alelfandro VI. quando
nominò non fol le pittare, ma anche ornamenta, cioè
sii ornati fatti ne’ fuddetti luoghi
dal Pìnturicchio (1).

appartenenti mi ri-
Caricai e alcuni Atti del I 5 ® 4 * ^
cordo di aver veduto in una Raccolta di antiche carte

preflb quello Sig. O. Tcwijlocle LàUpattelli Dottor


Ciollsgiato
Lettera al lì vede
di Teologia. Dalia furriferita

che anche nel 1508. egli riteneva il titolo di Eletto di


Orvieto, come il ritenne fino al in cui rafiègnò il
Vefcovado ad Ercole Baglioni fuo parente ( vedi Grifpolti
Perug. Aucr. p^g» PeiJìni Par. III. an. 15* i» pag.^óv»

%)gh^lU ItaL Sac. in Epif. Vrhevet. Ì5 c. ). Gentile , che non


aveva ancora alcun Ordine Sagro, diede allora più libero
corfo al Tuo genio fecolarefco , e marziale j e avendo
prefa

per moglie Giulia Vitelli, n’ebbe più figli, fra’ quali fu-.
rono i due farnolì Guerrieri Adriano , e Ajìovre : militò
pel Papa in Lombardia , e finalmente fu uccifo per tradi-
mento da Orazio fuo nipote nel i5'ì?.
(i) Il celebre Serìio nella Tua Opera dì Architettura
Lib. IV. Gap. XI. ( pag. 192. ediz. di Venezia del i 584.
parlando delle Grottefche , avea detto , che quelle le ufa*
Tono ancora i buoni antichi , come ne fanno fede le antichi'
c BaJ e y dove ancora
tài e fra le altre Roma ^ Foi^j^oh
koggidì fé ne vede (gualche vejtigioye affai piufene vedriauoy
la maligna ed invida natura di alcuni non le bavefino
fe ,

guade di(irutie
e y
f
acciuchì altri non bave e a goder di quel-
hy che e ifi erano fatti ccpiofi y la patria y e il nome
de'*

ig^iali voglio tacere y che pur troppo fono noti fra quelli y che
di tali cofe fi fon dihtiati a nófsri tempi. Hor fra fQhfoebe^
a 24 LETTERA
Se noftro Pittore avefTe moglie, e larciafTe
il

figliuoli,non lo dice veruno Scrittore. Forfè in Siena


fi potrebbe fu di ciò prendere qualche lume. Non
farebbe improbabile, che foH'e Tuo iìglio quel Girolamo
del Pinturicchio i il quale era Canonico del nolìro
Duomo

unno dipingere a quefla vtaniera è Gman da Udine ec. Gli


eruditi Amori delle Mem,ne per Arti t che li le ^elle
ftampano in Roma, fotte l'anno corrente 1788. alla pag,
XXIV. con tutta giurtizia difendono Raffaello dall’ accufa ,
-che gli fu data da alcuni , di eifere dato egli quell’ invi-
diofo , e quel
maligno, che guadò e didrulTe le roeutovate
antiche pitture ; Ma non fo poi fe con ugual giuftizia elfi
tentino di buttar queda colpa addclTo al Pintartcchio . Il
Pinturictbi t dicono eglino, a-v-va [porcata colle fue fpinofe
grottejche la meta del Cajlelio S. Angelo , e buona parte del
Vaticano: quando Morto da peìtre incominciò a metter fuori
difegni i e riparimenti eleganti canati dati’ antico . Or chi fa %
che il Pinturicchio , 0 i fuoi Scolar; per non fare andare in-
nafJTj quejìa nuona maniera, 0 per non far vedere il confronto
di quella co' i proprii lavori non fi adopraffero a guajlare le
,

antiche pitture i Ct è caduta tn mente quefla congett ira , per


effere fiato tl Pmmruch
o uno degli Vomim più fantafiici

flrani maligni, dt cui parli ì' Ifhria Pittorici:, Se non è


, e
ancor morta ogni pietà per quedo povero Perugino , li dia
luogo a qualche caritatevole nflelfione . Il Morto da Feltro
venne a Roma fotto il Pontificato di AlelTandro VI. fu gli
ultimi anni del XV. Secolo, e quivi prima che altrove
difegnò le grottefche antichej e perciò Jedifegnòin tempo
che il Pinturicchio non aveva ancora sporcato colle tue spinose
grottesche il Palazzo Vaticano , e Gadel S. Angelo , ma JÌ
flava attualmente fporcando, A badare al feutimenio degli
Autori delle Memorie chi non penferebbe, che al primo
Comparire de’difegni del ,dovelTe efier nato tra quedo,
e il Pinturicchio un adio, e un rancore difpettolìlfimo
Eppure fappiamo che il Morto praticava in Roma volen-
tieri col PJuturmhio
(
Vafari Tom. iV. pag. n8. ), e fi
NONA. 225

Duomo 1525- e che io vidi così nominato da


nel
Cesare Bontem^i a car. 8 i.di un fuo Libro di Ricordi
M'» che lì conlerva nella elegante Librerìa del Sig.
,

Conte SHHREiio AURELJ alla.fua ornatilììtna Villa di


Catlel del Piano.
P

Tuoi IO, che ne divcnilTe fcolare (Taja op. cit. pag.


perii

188. )
: cae li Pintittcchio deifa alio ftrano umore
e pa e
del iVi’^no ur» foav? palcolo con quelle Iteira grottefehe ,
che rt<»va egli allora i piiigendo pel Papa, e che Tempre
p'u col- varou nc Mólto i innato luo genio per quefta Torta
di dipinture Porto poi t
lutto ciò , io dimaodr), perche ,
invece della pteieia invidia del Contra \\ Mono
non debba anzi ciederii che fra quedi due pittori palTair*

una perfetta ai inorTia , e che il Motto di buon cuore mo»


fttdffe al Pimuriichio i difegni cavati da quelle g'-otte, che
tando io Roma, e in Tivoli; * cht W Piiìturiccbia
a ridava vili
di buon cuore lì approfittade di quelti difegni , e ne riiraelf*
quaicne idea per quelle pitture, intorno alle quali flava
ailor lavorando!* A voler a.icora accordare, che quefte
fieno JpinoJf , chi ci aflìcara , che qualche fpinoTità non
avclfero anche qudie trovate dal Morto ^ Anche fra le
groitefche anticne vi era divcrlità, e ve ne avaa delle mi-
gliori, e delie peggiori T
^^.Tari Tom. V. pag. 369 «)»® 1 ®
Pelte Pomaneegregiamente fpiegate dagli eruditi Autori
i

delle M
morie i non Ikratmo flate nè pur elfà tutte vaghe
ugualmente. Certo è però, che prima del Morto, e prima
di Giouanni da ’Vdtne e prima di Raff'a llo , il Perugino
Sorifi^lt dipinte in Roma per Innocenzo Vili. veT^fi , e
f)agbt grottejchi ( Taja op. cit. pag 407. 409. ) » che
^
Pietro ancora ne dipinfe in Roma , e in Perugia de’ vaghi
e vezzoli , benché diverfi da quelli cavati fuori dal Morto z
di modo che non pare improbabile, die tanto Kajfxelìo,
opxàViXQ Pintuncchio , prima che da qualunque altro, pren-
\\

deifer gufto per tai dipinture da quefto loro comun Mae-


ftro Perugino Chi la però che il Pinturicchio 0 per vo*
.

glid di migliorar alcune di quelle difegnate dal Morto > o


Zi8 LETTERA
Di GiANNicoLA , che fa un altro Pittor Perugino
ufcito dalla Scuola di Pietro , e per tale ricordato
ancor dal Vafari, già ,vi dilli altra volta come nel
1518.

per allontaiiar/ì da una fervile imitazione , conducendo con


nuovi capricci le Tue , non facelfe che qiieite effettiva,
mente riuiciiTer cattive , ower men buone di quel che
li vorrebbe ora Ja chi ne giudica con troppo rigo^-e ?
Alftn de’ fatti il PintuncchìO in qudfi lavori era fuori deli*
fui sfera : ed è cofa ordinaria , Come fpecialmente della
Piìtura olicfvò il Borghini j che quando gli Uomini voglio-
no itrafare, fanno peggio, bi avverta però, che non bada
il dire chele grottelcne del Pinturtcchio folfer molto infe.
lioria qtielle» che poi fi fecero nelle Logge del Vaticano,
per inferi e, che le prime foffero affato lontane da tutte
quelle, (.he il Morto cop.ò ne’ fotterranei di Roma. Ognun
fa, che le Gn itefche di quefte Logge non furou coudotte
fu i difegni , che prsie il Moìto ueTotterranei fubito giun-
to in Roma, mentre era amico, e buon cjmpagno del
Ftnt rKCtrto ma libbene fui gutto di quelle, che Giovanni
I

da Vdine ptcfe molti anni dopo dal Palazzo di Tito ( Va-


fari Tom. V. pag. 567. efeg Baioinucci fom. V. pag. 85.),

o fia da quelle Camere quali che fotterraoee dell’antico


Palazzo della Imperiale Famiglia Flavia, le quali il Ch.
Sio. Ab. Carktti Tuppone edere date da prima le Camere
de'’ Bagni di Mecenate ( Antolog. Rom. Tom, I. pag. 550.
Efitneridi Rom. 1776. pag. 24'. 249. feg. ) . Orchi volefTe
edere un pò maligno, perchè non potrebbe con più verilì-
mile congertura attribuire a qu-Ito Giovanni il guaito dato
acrii antichi modelli di Roma, di Pozzuoio, e di Baje ri-
cordati dai Serhoì bi fa , che da Giovanni ebbe propriamen-
te pitnfipio il dipingersi a grottesche \ ch’egli da quelle uni-
camente ritra.Te gloria ; e eoe per rneT^jo di coloro ^ eh'' gli
tenne in fio ajuto , fi fpafj'e quefio gufio per tutto il Mmd$
pag. 86.): e quelli, che ajutaron
( Raldinucci
1. cii.

Giovanni-, furono mola , an%i infiniti in diverfi tempi-, e ne


riempierono tutte le Pro'jmcie ( Vafari Tom. V. pag. 370.).
Dicea beniifimo Cicerone ( prò iex. Rofe. 30. ) :
NONA. 2Z^

di quella
1518. fi occupava nelle pitture belliflime
Cappella del Cambio. Altre, che di lui ancor ci
rimangono, a voi fon 2ia ben note. Il Alorelli il ,

® Fafcoli,

ut eomtur fine fpe


ad wahficìum nemo
Viia howiftam efi ,

accedete più interelTè a


. Or chi aveva
ùi 'ue eniolumetìto
il Pintnicchto
dilt.-ug^ere la memoria delle antiche groctefche ,
per ifcherzo folamente h dilettò di quello genere
che
fuui Scolari, che non avran prefo in eiFa
di pitture, e 1

Difcepoli
piu pane di lui: <> pur Giovanni da Vdine > e i

quella Ibrta di
fuui , che facean veramente profeiiione di
ornati, ed ai quali p emca d\ Jpufgerla per tutto il Mondoì
Certo che il SjUo par che voglia parUr di cola avvenuta
non molto innanzi ai tempo, in cui egli Icriveva cioè ,

iludiolamente
verfo li 540- e non per altro pare eh egli
»

fopprirner voleilè di coloro , che


i
fecero quello lira*
nomi
zuj . Che era di tanto riguardo, le avelfe parlato
bifog m ci
del Pinturicchio già morto circa 3^* ^nni avanti i tanto
più le quelli folle llato già conofeiuto da tutti per uomo
iuvidiolo > e rnaiig' o
Ma il Setlio in tuono di buon cuore
!*

fa elogio di Giovanni da ^dine , e anche da altre parti


fappiamo, che quelli fu uomo di fi gol ar homà ^ e moltoJi-
morato di Dio ( Vaiati Tom. V. p 379* Baldinucci 1. cit. 3 =5
Celli il Oielo , ch'io ardifca di dubitarne. C»he anzi, per*
chè il tengo per tale, s’ egli avelTe mai procurato che lì
chiudelie i’acceflb, o lì delle il guaito a que foiterranei»
ove era egli flato a copiare le antiche grottefche diiei eh.* ,

egli lo avelie fatto a buon fine, per riparar a que’ mali


che potean nalcere da quegli afeofi ritiri: ripenfaudo toTe
come una grotta non avea fervito d’ innocente ricovero
neppure al pio Autore della ftirpe Romana : Speluncatti
Vidj dyc. Per una femplice congettura non farei però lon-
tano dal fofpettare ,
che fra que’ molti » an%i inumiti Scolari
fuoi , alcuni aimen ve ne quali pieni in appa-
toflero , i

renza dello llellb fpirito del lYlaellro, ne fecondalTero aliai


volentieri le brame, con quelle intenzioni però, che fi rife-
rifeon dai Serlio . In quanto a me, farebbe un maligno,
ma non fo poi fe prclTo tutti avelie torto chi voielTft
228 LETTERA
Pafcoll, e il P. M. Boarini ricordati con lode una
fua Tavola in S. Domenico per la Cappelli di Tutti
ì Santi j
e per confervar la memoris del fuo autore,
vedo ,

penfare che s’ impegnaffe forfè in quello partito anche


Feriti : del Vaga^ il quale a tempi di Leon X. con Giovanni
da Vdine d’pinfe di be.lilììme grottefchs ia volta della Sa-
la ontefìci, di’ era quella per ia quale s’entrava d’in
de’
fu le Logge alle ft->nze di Papa Alelfandro VI. dipinte
già dal Piìiiuricchio . Anche Ferino avea lavorato lotto terrei
alle grotte, e avea con ciò acquidato tanto merito j che
fu egli uno de’ primi f a qu-’wu/r/ maestri dt grottesche t
de’ quali si fervi Raffa Uo per le Logge Papali (
Vafari
Tom. IV. pag. 38^. fcg. ) . Ferino non era certamente
irifen libile agli Ihirnoli della gloria . e qualche volta fentiva
àncr.r qu'*iinvidia* Chi non voiea
della che le sue pu
iwe ter .1fiero per fare ornamento ad alia Maejlri chi prefe
tanta invidia di T^pano , che non vedea l’ora , che fe
gii levafìe dagli occhi , e chi finalmente aveva tanta ri-
pugnanza a dipingere a concorren-ia ( Vafari 1 . cit. pag. 407.
408. 416.), non larebbe ftiano che mettere a luo profitto
gli Icrapoli di Giovanni, e che fi defie qualche moto per
jiafco’ùdere agli occhi altrui gli originali di quelle pitture,
Ch’egli avea difegnato sJto terra atte grAte, e eh’ egli an-
dava poi conduccum a fronte di quelle del Pinturicchio
nel Vaticano, con animo certamente che le fue delfero lo
fcaccomatto a quelle del Perugino, tr lYla Fermo del Vaga
Tiorentino era modello, coilumato, e dabbene . E chi :::e.

mai ardirebbe non crederlo tale, dopo che per tale io


di
caratte.izzò il fuo amico Vafari ? Ma le R:.ffaAlo , fe
Giovanni da dine, fe Ferino furono uomini onertilììmi ,
e perc'ò incapaci a voler il guado delle fotterranee grot-
telerie j perchè non potrà pentàrfi lo delfo dd PintJriccbioì
e perchè non dovrà perciò lalciarfi il tempo, il motivo
e 1’ Autor di un tal guaito in quella incertezza, in cui
fletter finora .<>
cd Perchè il Fìnturiedoio fu uno degli uomini
più fantaAici , strani , e maligni , di cui parli V istoriai
pittorica . Bona verha, quaeso li Vaiati non con aitr»
,

NONA. 2^9

vedo che il nolìro Canonico Gmcìarelli compof-j


,

quella Ifcrizione: Mane SS. Omnium Tauulam Joan.


Nicola» s Perusìnus Petri Perusini Discipttlui Pinxit Ex
Vetere D. Dominici Transtulerunt PP,
Tempio Hnc
Dominicani MDCCXII. (i). Se volete rilaperne altre
opere, le quali indagherete voi fe più fuflldano vi ,

dirò, che nell’anno 1493. egli fece il contratto per


dipingere la danza deftinata alla menia de Priori del
Maf^illrato, con obbligo di dipingervi la Cena del
^ Signore

volle dare al noltro Pittore un carattere di quella fbrta , fe

non fe con fua novella del calTonaccio cafualmen»


quella
te trovato carico di 500. ducati d’ oro prefso que’ Prati
di Siena pe’ quali el dipingeva, col dire ch'egli per un
tale impenfaio ritrovamento li accorò di maniera, che non
mai penlando ad altro, di quello mori ( Vafari Tom,
fi

IL pag. 502.). Ma a chi non parrà veramente ftrano e ,

fantaftico , e anche maligno un si fatto racconto?


forfè
Tanta fomma di denaro feonofeiuta alfatto e ditnenticata
in un Convento di poveri Religiofì , e per si lieve cagione
un accoramento si grande in un uomo difinvolto, e gene-
rofo , da ridurlo alla morte, non pajon cose da dirli a
vegghia ? Dall' altra parte poi , un uomo pratico aliai del
Mondo, gradito alle Corti, favorito da’ Principi, amato
da’ Pontefici , ben veduto da’Cardinali , chiamato, defidera-
to , e trattenuto lungamente in diverfe Città, buon amico
e compagno di tanti altri pittori, e fra quslii fpecialmente
di quell' animo gentilijjma di Tonatilo : un uomo finalmen-
te , che , a detta dello ftefio Vafari ebbe molto maggior
,

«ome che le fue opere non meritarono, fa certamente


credere di effère fiato tutt’ altro che un uom’ difpettofo,
ftravagante, infoiente, e maligno; poiché tutte quelle fon
qualità da renderli odiofó , e iniòpportabile , e non già gra-
to, ed accetto allacivil focietà , maffimamente quando
non vi è di mezzo alcun merito firaordinario che impe- ,

tri alle medelìme o perdono, o pietà.


Guidardii Jnfcrip, pa^. ai. 22,
23S lettera
Signore, e altre figure (i), facendofì Tuo mallevadore
per la efecuzione di tal lavoro quel Padre Andrea
Servita, di cui vi ho parlato altra \olta (z). Non
fo qual altra pittura aveva egli fatta pure in Palazzo
avanti la camera del Capo d’Officio, la quale, come
già vi accennai in altra occafione (j), nel 1499 il
Magiftrato fece (limar da Fiorenzo di Lorenzo^ e da
Bartolommeo Caporali , i quali la valutarono diciotto
fiorini (4). Vago poi aneti’ egli di efercitarfi in lavori
di ornati, dipinfe nel 1502. l’arme della Città in
una bandiera, chiamata allora la bandiera di Porta
S. Pietro (5); e nel 1505. dipinfe in compagnia di
Pompeo d' Anseimo tre pennoni per le trombe del
Magifirato (6); e nel 1511. efiendo Soprafianti all*
opera Alfano Alfani , c Lorenzo d’ Angelo della
Cammina tutti da fe dipinfe gli ornati
, della sfera
del pubblico Orologio (7), i quali eflendo affai dall*
aria danneggiati furono poi rifatti circa il 1550. da
,

Adone d' Afsi si (8), quindi nel 1594. da Pietro Martina


di

(1) Annal. 1495. fol. 51. t.

(2) Lett. VI. pag. i,;9.


(?) Letter. Ili- pag. 82.
(4) Aunal.
1499. fol. 189.
('^) Annal. 1502.
f?l. »i6,

( ) Ex Lih, Archro. Cam. fgn. VI IL fol. 4^.


6
(7) Anna], i^ii. fol. 15 1. t. 14^. t. 15''. t.
(8) Morelli pag. 127. Crifpolti pag, 29. Pafcoli op. cit,
pag- ICO. Di quello Pittore , che fi fottoferivev» Dono delli
Doni d' Afcefi y e di cui abbiamo più opere, vedremo ap-
prelfo t come egli era in Perugia in credito di bravo pit-
tore anche n?l 1547. E’ perciò error di llampa nella Guida
( psg. 269.) replicato nel fuo Abregé (pag 127.) la data
del i4"’2- della pittura fatta da quello Pittore nella Sala
del Magiftrato ove rapprefentò Giulio III. che reflituifce
i Magiftrati a Perugia: dovendoli leggere 1572. eh’ è i*
NONA.
Pietro Martino d’ Anverfa (i); e poi da
Anton

dall’egregio
Maria Fabrtzj Perugino; c a’ tempi noftri
Sio*. Francesco Appiani
Anconitano, ma divenuto ora
temjn-ato del
noliro Concittadino, il quale più ben
noftro Pietro , in età di 87. anni nane ettam satis
pìngit Intorno ^al noftro
constanti tnantf non inglorius .

Giannicola è poi inutile ch’io vi dica com’egli era


nel noftro Collegio de’ Pittori per Porta
San Pietro,
ove fi trova col nome di Giannicola di Paolo ^
che 0
il modo con cui anco è fcritto nell’ Annale del iszy*
Trimeftre
in occafione ch'egli era di A'iagiftrato nel
primo

anno erpreCo nella pittura medefima . Circa quefti mede-


lìmi tempi viveva ancora in Perugia un altro pittore
Aftìfano , chiamato Orfino di Antonio Caroti y il quale fu
ammeflbnel noftro Collegio de’ Pittori fotto Porta Borgo*
nel 1553. Quefto Orfim nel 1561. dipinfe anch’egli alcuni
pennoni pel noftro Magiftrato ( Annal. 1561. foU 66. )»
Era egli allievo del noftro Pittore Pompeo di Piergenùls
CoccìJiy il quale con fuo Teftamento del 1541, lo fece ari-
cora fuo erede univerfale ( ex d. Teft. J b die 26. Martit
in
1544. Kogit. Thefei Antoniì Baìdelli Protoe. fol. 146.
Archiv, pub. Peruf.)-^ e viveva ancora nel 15S0. {ex Procefi-
fign. 15S0. die II. Aug. in Reg. vet. Notar.) .\Sn altro
Pittore, forfè anch’ ei foreftiero, chiamato Fra Sebaftian»
deir Ondine di S. Girolamo di Porta S. Pietro nei 1-61. er*
in Perugia , e vi dipiole un Quadro colla Madonna , S.
Giufeppe, e il Bambino da porli fopra la Porta delle fcal«
nuove del Palazzo pubblico (Annal. 1561. fol. >,%.)
(i) Annal, j'ub die Vecembrn fol. la’’. Pietro Neefifs
Fiammingo fioriva l’anno 1560,, ed era eccellente
circa
pel dipingere architetture , e profpettive ed ebbe un figlio
:

chiamato iìmilmente Pietro , abiliflìmo in qnefte medefime


dipinture (Orlandi Abeced. Pittor.). Non fo le quelli foflT*
U Fietro di Anverfa» che fra noi dipingeva nei 1594.
lettera
primo del detto^ anno (i); ficcome è pure ìnufite che
10 vi dica com’ egli cefsò di vivere nel dì 27. di
Ottobre del 1544.; giacché tutto ciò voi lo fapete
dalla Matricola tante volte citata. Vedo che il p! M,
Boarini lo chiama Niccolò della Pieve (2). Non larebbe
ftrano ch’egli folle (lato non fol difcepolo, ma am ra
compatriota di Pietro, e che poi, come il MaeUro,
fi chiamaflé anch’ ei Perugino. Quel eh’ è certo, lì è,
che Pietro facea di lui molta Binia, e volentieri il
preferiva agli altri Scolari ne’ lavori di maggiore
importanza ( 3 )-
EUSEBIO SANGiORGio fu Un altro Perugino, anche
fecondo il Vafari, Scolare di Pietro. Io tengo per
fermo, che quelli fia Eusebio che è regillrato
nella Matricola de’ Pittori per Porta S Angelo dopo
11 Pinturiccbiv , e Lattanzio di San Giovanni in ,

quello modo: Eusepius Jacobi Christophori Imperocché,


che collui folle cognominato Sangiorgio, lo deduco
dal vedere nella Matricola del Collegio degli Speziali
regillrato lìmilmente per Porta S. A. nel 506 un -

Niccolò , che farà llato fuo fratello collo lidio


,

cognome Nicolaus Jacobi Cristo fori d. da San Giorgio .


:

Una Tavola di Eusebio, come voi ben fapetc abbiani ,

noi in S. AgoUino, e qualche altra cofa mi par che


ne lia altrove. Nel 1501. elio fu uno de’tre Pittori
che dipinfero i Pennoni dcdle Trombe del nollro
Magillrato, elfendo in quell’opera unitamente con lui
impiegati Fiorenzo di Lorenzo, e Berto di Giovanni
(4)
de’ quali più copiofamentc ho detto altrove . Nel
I527*

(1) Annal. 1527. f t.

(2) De criz. di S. Domenico pag. 22.


(3) Letter. VI. pag. 161.
(4) Eìc Lib, /ìrchiv. Cam. [uh 1501. fol. 12.
NONA. ^ 3 ?

1517. Il noflro Eusebio fu uno prudenti


di quel
Cittadini , che in numero di cento
ogni Portaper
furono fcelti a formare un particolar Configlio ftabilico
allora per diverfi rilevanti affari della Città ; e fu
egli de’cento di porta Angelo (1).S.

Io mi affretto, come vedete, quanto più pofib,


per paflare a parlarvi di altri Perugini di maggior
fama ricordati dal Vafari fra gli Scolari di Pietro,
Vuol certamente contarfi fra quefti Giambattista di
BARTOLOMMEO CAPORALI Nella tante volte citata
.

Matricola voi l’avrete veduto notato fra i Collegiati


di Porta Borgna immediatamente dopo Bartolommco
fuo Padre, di cui parlammo altre volte (z); e Gio.
Battista di Bartolommco Caporali egli è anche detto
là dove fi re<riftra il fuo nome fra i Decenviri del
terzo Trimeftre del i5ip- (5). Quindi non folo il
Vafari, ma anche il Baldinucci , T Orlandi, il Morelli,
c il Cavallucci (4) ficuramente sbagliarono quando al
Caporali Scolare di Pietro, e Cementa tor di Vitruvio
diedero il nome di Benetletto perchè in qualche,

luogo il videro chiamato Bitti Fu giudiziofamentc .

avvertito un tale errore nella Nota polla in fine


della vita di Pietro neU’ultima edizion del Vafari (5);
ma fenza tanti ghiribizzi full’ abbreviatura di Battista
•in Bitti, una fola occhiata che fi fofl'e data all'Opera

di quefto Caporali intorno a Vitruvio , ballava per


elfere

(i) Annal. 1527. fol. ai. col. a.


CO Lett. III. pag. 82. feg.
(?) Annal. 1519. tbl. 95. & f. 97. t.
(4) Nella Vita di Cefare Caporali.
(5) Tom. II. pag. 5 j8.
,

LETTERA
cflere ficurifllmoeh’ ei fi chiamò Giambattista (i).
Oltre a qaeft’ Opera, qualche cofa appartenente a
Poesia avea pure fcritto il noftro Bitti !o non lo .

capire perchè l’Annotator del Vafari (z) non voglia


far la grazia di credere eh’ ei fi dilettafi’e ancor di
Poesìa; quando ciò noi fappiam già dal Pafcoli, come
egli fuppone , ma bensì dall’ Oldoino , e da Ottavio
Lancellottt (3), e, quel che più monta, da Carlo
Caporali (4), che delle cofe di fua famiglia doveva
cflere informato meglio di ogni altro .

Ufi

(1) TI titolo di queft’ Opera è il fe^uente : tì fni


Comento figure Vetrmto in volgar ìingia raportato per M,
, CJ*

GiamhatìflA Caporali Perugia in Ibi. Al fine dell'Opera


jì legge : Stampato in Perugia nella Stampcfìa del Conte
Jano Btgagìjtn ; Il dì p'^rmo d* /Ipnle /inno M. D> X^XVI.
P
Di qui fi rileva, che sbagliarono il Jacobiili, e il Pafcoli,
che la dilfero ftampata nel 153 « f Oldoino, che nel
1532., e il Fontanini , che nei 1555. la diflèr data alla
luce, li Ciani, e con elfo il Vincioli ne ricordano una
Edizione fatta in Bologna nello ftelTo anno 1536. Ma io
non 'O nulla di quefta edizion Eolognefe . Dedicò il Ca-
porali quefta fua fat'Ca allo (iefib Conte Bigazzinì
con let.
tera in data di Perugia il primo di Novembre e

tutta l’Opera non lì ftende > che ai primi cinque libri di


Vitruvio. Un «fatto giudizio di effa diede già il celebre
Marchefe Pokni (
pKerat. Vitrwv. 1 .
pag. 37. ) , e quindi
Cavalier Tirahjcbi btoria della Letterat,
il ChiarilT big (

Ita). Tom. Vii.


Par. I pag. 422.); e di effa parlerà an-
quella erudizione e perizia , di cui è egregia-
cora cor» ,

mente fornito , il dotto Sig. Ab. Angelo ComoUi nella bell

va ora Campando intorno agli Scrittori Archi-


Opera, che
tettonici .

(2) Tom. II. pag. 53S.


Scorta Sagra MS. 4. Dicemb.
(5)
Note alle Rime di Ces, Caporali pag. 308. Edia«
(4)
di Perug. 1770* 4 *
K O N A. *37

Un Quadro di Giambattista nell* noftr» Chiefa


del Gesù voi ricordate nella voftra Guida ; e del
Palazzo, che dipinfe fuori di Cortona pel Cardinal
Silvio Paflerini parla biiftantemente il Vafari (i). Io
poi ho trovato, che nel 1545. il dì ii. di Luglio
le Monache di Montelaci con luì pattuirono la pittura
della facciata della lor Chiela fopra la Tribuna, ove
egli fi obbligò di dipingere a frefco la pafsione di
Christo ,
con Chrìsto in Croet in mezzo tra t due
ladroni , e da piedi la Madonna con le Marie secondo il
mistero se richiede ,
e tutta la turba de Farisei
armati a piedi e a cavallo ,
con Longino come si pensa
fu /’ atto di chieder perdono d* haverlo pafsato con la
lancia &c. pel prezzo di 60. fior, a boi. 40. per fior,
da incominciarfi l’opera dentro il proflìmo Agofto,
e da continiiarfi fino che i ghiacciati non notano e di ^

poi seguire sino alla fine. Quell* obbligo fu Icritto, e


foctofcritto di proprio pugno dallo fteflb Giambatista
di Bartolomeo Caporale e Ila nel nofiro pubblico
;

Archivio (2). Soddisfece il bravo Artefice al proprio


ad'unto ; e , Sig. orsini che
voi vi ricorderete beniflimo ,

quelle pitture erano in buon pochi anni fono, efl’ere

quando per rimodernare l’Altare, e per dar più lume


alla celebre Tavola di cui parlammo altra volta (3)
fu

(1) Tom. ITT. pag. io. Non vorrei che quello Scrit-
tore avelTe prefo abbaglio, quando difle , che dal Cardinale
fu impiegato il Caporali in quello lavoro do, o che aveva
foco ifinari’ij VnruvtO'^ giacché il Cardinale fiid-
comentato
detto mori nel 1529., e il t^omento del Caporali fopra
Vilruvio fembra opera alquanto piu tarda , e non fu pub-
blicata ficuramente prima del 15^^. come vedemmo.
(
2 ) Intet Infììum. Cabri eli is GenttUi Gabriel, dUeffì FrO'*
toc, ab, Au, 1543 ad 1548 foì, 7 .
.
.

(3) Lctt. Vili. pag. ao6, 207»


1 lettera
fa gettata a terra la fuddetta gran facciata fopraftante
agli archi della menzionata Tribuna Confrontando .

la maniera delie altre pitture a frefco , che ancora,


rimangono nelle altre parti di quefla Chiefa, con
quelle della Tribuna fopraccennata lafcio il decidere i

a voi fe quelle ancora poflano efler lavoro dello


flellb pennello Più deplorabil deflino fu quello di
.

molte altre pitture fatte da Giambattista nell’antico


Monaftero di Montemorclrio ora affatto diftrutto , .

Vi aveva egli dipinto nella Chiefa la volta con


diverfc iftorie , e con var) fregi di rabefchi , e
fedoni, e la Cappella de’ Magi e nel Refettorio i6. -,

Quadri già finiti nel i 547. ed altri 1 3. che rimaneva


ancora a dipingere, quando tutti quelli lavori furono
{limati da Lattanzio della jMarca e da Dono dellì ,

Doni d’ Affili, Pittori, nel dì 28. di Novembre del


detto anno
1547. quali li valutarono 116. feudi
i

oltre le fpefe per conto de’ Monaci (1).


Io non fapreì ragionarvi nè del merito delle
pitture di Giambattista, nè dell’architettonica fua
perizia. So per altro, che in quella feconda parte
il folo Galeazzo Alefsi ufeito dalla fua fcuola, può
ballare a formargli un grandilfimo elogio. Ira le
Lettere

(0 Inter Instrum. Hieronymi Ser Bernariìm Thstiì Pro-


ab an. 1509. ad 52?^. fol.
toc. non chartulat.). Il fuddetto
Lattanzio di proprio pugno fi rofcrilTe a quefta ttima delle
pitture del Caporali ,
cosi : lo da
Lactantio Pagano pittore
Monte Kubiano eletto per Monte Mor~
li frati del Concento de

(ino con; ermo quanto nel pre/ente foglio Jc torittene i5 c. Dì


quello Lattanzio fi dovrà tornare a parlare anche fra poco.
Tutto il foglio p i è r.ritto dal Pittore Atfifkno , il quale
15 fottofetive : lo Dom dell! Don! d‘ Afeejt jb<ia(ih.h il Valàrì
e tutti gU altri lo chiamino 4done .
nona. 257

una ve ne ha diretta a
Lettere di Pietro Aretino (1)
di Ottobre del 1557.
hù in data di Venezia .1 dì
in cai lo ringrazia dell’
Opera l'opra V.travio, che
da una iua Lettera;
oli avea trasfmefl'a accompagnata
palìava tra loro fin da
c gli ricorda l’amicizia, che
infieme in Perugia i e
quel tempo che fi trovavano
•r\i mofira il defiderio che
egli avea di riabbracciarlo in
lue lettere,
Venezia, o di aver almeno frequentemente
ancora molti pm
poiché la Tua vecchuija ( e pur
vilTe

conlentiva, che li trasferille


anni ) e la via lunga non
,

perfonalmente colà e per ultimo il


;
prep a falutac
Bigazzmi che moltrava
da fua parte il Conte Jano ,

Caporali. Quella Lettera ha la


tanto amore per elio
Giambattista Caporali Pittore ^
fua direzione: a M.
vede che
Architetto, e in corpo della medefima
li
e
chiama Bitte. Vi accennai poco
anche l’Aretino il
benché nel 1557. folle già
fa, che il noftio Bitte,
molti piu anni,
vecchio, fopravvilfe nondimeno per
impago
e di qui a poco vedremo, che nel 1 54 ^'
®

Frattanto io vi dirò,
in un’altra infpezione pittorica.
ragionevole
che nel Maggio dei 1555-
miniatura nell’ Annah Dectnvirale ,
ove rapprclentò
collocata in un bell
una Statua di Papa Giulio Ul.
in memoria della reftituzione
ornato di Architettura ,

quello Papa.*
de’ Magifirati fatta allora a Perugia da
la c]ual miniatura tuttavia rimane nell Annale fopra

accennato (2) Comunemente fi nllu la morte di Bhte

(1) Llb. I. car. i?4»


altra miniatura d in-
(2) Non ebbe la ftefla forte un
primo loglio dell Annal. •5^33;»
certo Autore, ch’era nel
genurleflo a pie-
nella quale era rapprelentato il Magirtrato
Cardinali < Quella /ero pG
di del Papa in mezzo
a più
ctura. Corna enuncia nell’ Indice di elio Anaale, tu,

di Novena.
fatta in occafione che Clemente Vii. nel dì a
24 ^ LETTERA
circa il j^ 6 o. Io folamente fo, che eflendo eirU
malato nella Tua Gafa porta in Porta S Pietro nella
Parrocchia di S. Arrigo, fece Teftamc Mìo nel dì
27,
di Luglio del 155J , con cui ordinò di efl'er fepulto
nella nortra Cattedrale di S. Lorenzo nella fepoltura
de Tuoi Maggiori e inftituì erede univerfale Giulio
,

ifuo figlio naturale già legittimato , e i figli che


nafeerebber da lui (1).
Quefto

bre del 1532. fu in Perugia con fei Cardinali, e buon


numero di Prelatura, andando a Bologna -per abboccarli
con Carlo V. Quelfa miniatura era già fparita nel
come ci fa fa^^ere Santi Fellicciart
t eh’ era allora Vice-
Cancelliere delia Città
(1 Kog. Sehajiiani Eufibti Protocol, fol. 8^. /. 8$.
Vuol notarli, che il primo de’ Teftimonj , i quali alfiftet-
tero alla celebrazione del Tedamento di Bitte Tom-
^ fu
maso di /ircang.h PapereUi Pittor Lortonsle, abitante al-
lora in Perugia nella cafa del Tefiatore , di cui fu Scolare»
come lo fu pure di Giulio Romano, al dir dei Vafari
(Tom. IV. pag. 337., e Tom. V. pag. 14?.) che r ferifee
come in Perugia fon di Tonwiajb alcune pitture nelle ftan-
se della Fortezza Paolina. Io poi trovo che nello itedb
anno 155?’ *1 Capitan Lattari'iio di Vìncen-Tio Pagam da
Mjnte Jiubbiam nei dì 5. di Giugno lì obbligò col Nobil
Uòmo Sforza di Leonello degli Oddi di Porta Sanfanna, a
far SI, che Vìficm-i^o fuddetto fuo Padre, e Tommaso da
Cortona aveller dipinto una Tavola per elfo Sforza , dentro
al futuro mefe di Agofto per qutfta Chiefa di S. Francefco,
nella qual Tavola luffe dipinta la Trinità, S. Giovanni
Battifta , S. tranceico, S. Antonio, e S. Bernardino, per
quei prezzo, che folle fiato giudicato da due Pittori da
eleggerli dalle parti: a conto dei qual prezzo io fieffb
Capit, Vincenzio confeffàva di aver già intanto ricevuto da
Sforza fei feudi d' oro ìnstrum, Rog^ Guerrerii Ser Manhaei
Guerreiii Proto€, foì 109. t. iio. tn /ìrcbtv. pub. Perus.)..
Quefta Tavola fu effettivamente dipinta, e fi conferva
ancora ueila mentovata Chiesa di S. Francefco dentro la
NONA. &4t

Qaefto Giulio fa anch’ eflb Pittore , e avrete


veduto ,
che fa ammelTo nel Collegio il dì 30. di
Agofto del 1559. Affai poche notizie di lai ci diede
il Pafcoli, perchè qaafi nulla ne diflc il
Vafari. Io
in coni,duntura di averlo qui nominato, vi farò fapere
com’egli nel dì 2.6. Gennajo del 1562. fi coftituì
® mallevadore

Cappella degli Oddi ; e non fo perchè nè la Defcrizione


di detta Chiefa , nè la Guida ne taccian parola. Intanto
noi da’documenti ,che abbiam riferiti , veniamo a fapere più
cofe j che ci erano ignote j cioè , che il Pittor L,(xtuiuiit%
detto comunemente della Marca, o di Rimino, era prò-
priamente di Monte Rubbiano : che Pagani fu il fuo co.
gnome i e che perciò , a quel eh io credo , fu fuo fratello
quel Paolo Pagani Monte Ruhtano Firnianae Otoeces.y il
quale in Perugia prefe la Laurea Legale il di ultimo di
Ottobre del 15(^7. (£« /ict. Loctor. tn Canedì. Eptfeop. fui
d. an. foLòuòy.): che lo fteffo Pittor Lattanzio nel
era divenuto Capitano delle Milizie di Perugia ( Vedi Vi.»
fari Tom. V. pag. «42. ) : che il Tuo Padre chiamato
Vincenzio y era anch’ efTo Pittore; e che il Quadro onora
inoiTervato nella Cappella degli Oddi è opera di quello
Viticenyo t e più probabilmente del Cortonefè Tomniaio
Altro Scolare di Bitte tu ancor quel Tommaio di /Srcafgdo
Bertiabei Nobile Cortonefè dato già prima Scolare di Laca
Sìgnulìi fuo compatriotto, del qual Bernahet nella celebre
Accademia LtiufCa diCortona li conferva un Tomo di
Dif-gni, col fuo Ritratto, e col ruiretto della fua Vita
10. & pag. 11. n. i. ) dalla quale
( Vaiari Tom. Ili- pag.
fi potrebber prendere multi lumi pel noftro
bili gno Que- .

llo To^itnaio Bernahet aveva dipinto anch’ egli lòtto il

noftro Caporali nel Palazzo del Card. PalTerinì ( Vafari Tom,


II!, p. IO. );ed io trovo, che il medelimo L.aporali nel
1540, fece cauzione, che quello Pomwaso Bernahet avrebbe
emendate alcune pitture che avea fatte nella Chiefa delia
Confraternita di b. Maria della inligne Terra di '-eli nella
©iocefì di Spoleto; per it quali Pitture lo ttetìfo Totnmaf 9
,

LETTERA
mallevadore di Afrlgo Fiammingo per la pittura che
con quello pattuì Adriano Montemellini di una Tavola
da porli nella Cappella di elio Adriano in quella
Chiefa di S. Francefco; nella qual Tavola da doverli
dipingere fra fei meli, e pel prezzo di feudi óo.
doveva Fiammingo rapprefentare o V illoria della
il

Nafcita Redentore
del o V adorazione de’ Magi
,

fecondo che gli verrebbe dichiarato dal medelimo


Adriano (i)i il quale eHendofi nfoluto per l’adorazione
de’ Magi, fu perciò quella efprella dal Pittore in
quella Tavola, che ancor fuflllle vicino alla Sagrellìa
dentro

reftava ancora ad avere iS. Scudi, e mezzo d’oro (ex


initrum. Rog. Bernardini Ser doti luh dìe ^o. Mavvi 1540.
Protoc. 194. /» Archw. pv.b. Perni.'). La Confraternita
f.
fuddetta ora è Collegiata ed è Hata ultima. nente ridotta
,

alla moderna . del Bernabei vi (1 Iba


Le pitture principali
pero confervate : e ficconae egli era grande mrtator del
Maestro ( Vaf^ri Tom. Ul. I. cit. ), effe palfan colà per
opere del Signor eli i ì come ho riiapnio dal big* Ab. D.
ìiantii PreJJi d’ illullrc Famiglia di Cefi, aggregata fra le
Nobili Perugine fin dal 1644.
(i) Injtrum. Rog. Guerrerii Ser Mattuaei Guerrerìì Pro-
toc. fol. 282. a8?. in Arch, pub. ). Comincia quell*

Atto co’ feguenti termini : Magnifitui vr Adrumui rj.NicGm


ìai de Tfob. de Monteoieìino de P. r.n. (Se. dedit iy hcavit
ad coptnmum èT nomine coptumi ad pmgend'im g Remico M
poUÙianì de Maìidn de Flandria Pictori praejemi fì/pul (3* ,

recipien. iye.Vnam Tabulam iPfe. Ebbi piacere di veder così


individuato quello celebre Pittor Fiammingo , che forfè fa
di Malines ; giacché da’ noftri Scrittori Morelli, Vincioli ec.
troppo indillintamente lì enuncia col foto noma di Arrigo
Fiammingo . Nella parte inferiore di quello Quadro egli ri-
tralfe fuddetto
il Adriano da un canto; e ddil’ altro rap-
prefentò S- Niccolò di Bari , e vicino a quefto fcriffe il
proprio nome cosi; H^iricus Malinìs Faciebat 1564,
t

NONA. »4i

dentro il Convento di San Francefco (i). Vedremo


fra poco che il noftro Giulie Caporali era egli
pure non fol Pittore, ma anche Architetto, c che
viveva ancora nel i5 8z.
Alfai rinomato fra i Perugini Scolari di Pietre
fu Tempre, ed è ancora Domenico di paris Fu eflb .

afcritto al Collegio de’ Pittori per Porta Borgna nel

j 5 1 o. col Domìnicui Paridi s Panderi Alfani (2),


nome di
nella qual maniera è ancor chiamato in altre carte.
q Voi

(i) Defcriz. di efTa Ghiefa pag. 31. ove però fi correg.


ga la data di querto Quadro del 1552.
^
2 ) (guaito Ptitn » padie di Domenico, nel T/62. non
arrivarti ancora alia età di 25* ^nni . bencne avelTe pa/Iati
i 20. (fjtf Injlrum. Ro^. Pem Pa M
Set Protoc. p^rv»

fol. lyo. t ): fu am.nelTi nel Collegio degli


Orefic nel
jjer p. B.: nel 1478. prete' per moglie Schast,ana
140
Vedova di Stera>»o d' Angelino di Vico { Imtrum. R(g,
Matthaei q Petri Mafioh f. 540. ai 5,2. ): nel J480. ebbe
incumbe za dal Magirtrato di loprantendere a certa fabbrica
nello Spedale di b. Btrnardino Annoi. 1480. f. 78. t.')z
fece Teliarnento nella propria cafa porta in P. B. nella Par.
d.1 S. favino il di 15- Marzo del 1520., mcntiS era ma*
l. to; e lal'ciò di eiTcr lèpolto in S. Pietro nel tumulo di
Sebaitia‘>a fua e inrtitui fuo erede univer*
prima moglie,
fale Domenico fuo legittimo, e naturale, e i figli le-
figlio
gittimi di quello et, ^ Rogii. Fehcii Antonii ProtocoU Tetta-
m ntor, fol 92.). Per qualche nuovo motivo egli pero fa
fcpeliito nella Confraternita di S. Bernardino fuori della
Porta di Giuliana j e perciò il figlio Domenico nei fuo
8.
Teliameuto del 1527. iafciò certa foinrna alla detta Con*
fraternità, at Fraternitarti d. loci epitulentur flit rf. Testa-
ioris Iti portando -Caiauer d. Paridii patrh d. Testatoris ad

Fc desi am S. Petri in d. Sepuìcro , ubi ejì fepuìta Mater d,


(ex Teftam. d. Dominici Paridis fub die
TeJtatOìis 6 Septv
1527. Rog Perphiiippi ol. Ser Rubini Protocol, f. 575»
f. in Archiv. pub. Peruf. )
.

242 LETTERA
Voi giuflamente fite di Domenico grandifllma ftirna
per alcune pitture, che fe ne hanno in S, Agoftino, *

e ma ffi ma mente per la bella Tavola ch’egli fece oer


quella Chiefa di S. Giuliana Morelli,
. Non fo come il

e il Vincioli (i) potelTero Orazio fuo crederla di


5 glio; quando a lettere lampanti l’Autore vi fegnò
il proprio nome A. D, MDXXXIL Domintcus Paridis
:

Pthor Perufinits Faciebat Molte altre Opere io


potrei ricordarvi di quello egregio pittore ; e potrei
riferirvi, che nel 1511. unitamente con Berto di
Giovanni dipinfe per 24. fiorini lei pennoni per le \

trombe del Magillrato (2): che due anni dopo collo


flellb Berto dipinfe pel Magillrato le armi del nuovo
Papa Leon X, (3): che nel 1535. unitamente con un
certo Giacomo Milanese dipinfe nel muro del Palazzo
de’ Priori le Armi di Paolo III. in occalìone della
prima folenne venuta di quello Papa in Perugia (4):
c che l’anno apprellb per commilfione del Magillrato
dipinfe la Statua di S. Lodovico in S. Francefeo (5).
Ma lafciando dare quelli lavori di minor rilievo, e
folamente atti a modrarc, che come Pietro così ^

ancora i Tuoi bravi Scolari non ifdegnavano eziandio


di occuparli negli ornati, e in altre cofe di poca
importanza; più volentieri verrò a dirvi di un’altra
bella Tavola da Domenico colorita per la inlìgne
Chiefa di Cadel Rigone del nodro Contado; tanto
più che di elTa nè poco nè punto fa menzione il
Pafcoli,

(1) Diario Perug. pag. 57.


(2) Lii>. drchiv. Cam. ftgn. Vìi. fol, 65.
(3) à. Lib. Archi'v. Cam. Juh ait, 151 3. fsì. 66 » h
74. t. 1 20, t.
)

I .)
£« L'b. Arck.Cam Jign. Vili, ai an, 1535*/» 90.
(5) Anuai. Xvir. 1536. f. 25, tt.
NONA. 24;

Pafcolì, come neppur fa menzione dell* altra qut


fopra accennata di S Giuliana , dichìarandofi anzi che ,

febbene difle il Vafari, che Domenico molto operò in


Perugia y ed attorno per le Castella non aveva egli ,

però neppur di quelle feconde opere potuto avere


notizia .

Sappiate adunque, che volendo gli Opera j della


Madonna di Caftel Rigone arricchir quello Tempio
di una Tavola pel Tuo Aitar Maggiore, ne diedero
la commilllone al nollro Domenico. Aflunto eh’ ei
n’ebbe il carico, volendo che l’opera riufeifle più
bi-lla che fofle polTibile , non lì recò a vergogna di
condurla colla intelligenza , e colla direzione di un
altro valente Profellbre. A voi è già nota l’arrdcizia
che paflkva tra il nollro Domenico ed il celebre y

pitcor Fiorentino -, e fapete beniliiino , come


quelli dopo elìere flato in Roma afiài maltrattato
da’SoIdati del Sacco del 1527., fe ne
in occalìon
venne Perugia, c qui da Domcntco fu raccolto y e
in
nvejìito , O allora, o poco dopo, fece il Rosso un
cartone bellillìmo per una Tavola della illoria dei
M agi, ch’era Hata allogata a Domenico (1), e che
io llinierei elVer quella , che abbiamo in S. Agollino,
delia quale voi parlate alla pag. 140. della vollra
Guida. Imperciocché, febbene quella Tavola de’ Magi,
e l’altra della Vilitazione di S. Elifabecta che Ha ,

nella

(ì) Vafari Op. Tom. 94. Borghini RIpolb


IV. pag.
Lib. 3. Op. Tom. II.Traitenendofi allora il
pag. 236.
Pojfo in Perugia , dipinfe forfè anco quei bel Quadretto»
di cui parla il Morelli (pag. 103.), e l’Autore delle an-
notazioni all’ultima edizion del Vafari (Tom. IV. pag*
198. ), e di cui pur fi ragiona nella Guida ai Foreftiere
pag. X92.
244 LETTERA Ù
I

nella medefima Chiefa, da voi fi attribuìfca ad Oféiztè


^ifanì con tatto ciò vedendo che la prima fu fatta
-,

iicl 545- e l’altra fu fatta avanti; farei portato a


1
|
crederle tutte e due di Domenico, ch’era a quei |

tertipi nel fuo piò bel fiore, anzi che di Orazio, che I

nel 154$ entrò allora in Collegio, ed era ancora |

aliai giovane. Ma fia di ciò, come più vi piace: I

tornando a parlare della Tavola di Cartel Rigone, |


anche per quella fi vuole (1), che Domenico ricorrerte
al Rosso fuo antico amico, e che quelli di buon
grado foddisfacerte a’fuoi defiderj col fargli cartoni i

ancor per quell’opera. Sia detto di pafiaggio, non


firà neppur quello fatto una prova che bolla in cuor
de’ Pittori Perugini una grande invidia, e che quella
li renda troppo nemici de' Por eflieri (2), A forma dei

cartóni del Rofso avendo poi Domenico intieramente


compita la Tavola, convien fupporre, che o nafceflb
qualche difputa intorno al prezzo della medefima, o
che le Parti foll'er d’ accordo fin da principio di
rimetterlo al giudizio di due Periti : giacché confervo
prertò di me il foglio originale del Lodo fatto il dì
ì6. di Febbrajo del 1534. dal Padre Don Girolamo
Monterofso da Genova, Abate di quello Monaftero
di S. Pietro, e dal noftro Alfano Aìfani (3) eletti
Arbitri

(i) Lancellotti Scotta Sagra MS. fotto il dì 8. di


Settembre .

(1) Vedi Lett, Vili, pag. 195. feg,


(3) Querti era intendente aflai di Dìfegno , e molt»
Valeva nelle Matematiche, e n’ è una prora ilfapere,che
fu fuo Scolare quel PiermncenTjo Rinaldi Dante-, di cui fi
parlò alla Lett. iV, pag, 116. 117. 11 Monteròfo polfiaixi
Credere che anch’egli avertè qualche intelligenza delie cofe
piiroriche , se fu fcelto a ftimare una Pittura. E’regola
geaerakj che quelle cofe fi debbon rimettere al
N 0 N A. 245

Arbitri in tal negozio.; col qual Lodo dichiéirarono,


che (i Domenico per tal lavoro 400,
pagafl'ero a
ducati d’oro larghi, ficcome meglio vedrete nell^
copia del Lodo m^defimo, che qui vi accludo (1),
Seconda

dì rjuelli , che fanno con fondamento , e non a cotoro , che fi


danno il carature ideale Verno di buon gufo : potendo
fuccedersj che chi fi fida di quefti , fi taccia talvolta
derider per Secoli ( Vafari Tom. IL pag- 192. in not. )
(i) In nomine Dni Amen. Noi Hieronymm de J&nua
Mofìafterii Sancii Petti de Perufia Abbas > èT d^oi Alfanut
Vi am ariti i de Alfanit , Arbitri Ì5 c. C brifi ejufque gìoriofiffi'»
wae Genitrici t Mariae Virginis uominibut invocatis . Éliuiì
dicimus » laudamus , arbitramur j arbitramentamur j C? eefìma^
WUi Picturam factam ^
pictam per Magi{hum Pominteum
Parìdh P..ndari Pictorem Perufinum in Tabula pofita ai AU
tare magnum Templi Dhae Mariae Virgtnis de Cafro Rigo-
nis cum omnibus ÌT fngalis fuis ornamentis tam auri quam
cohrum , (J* totum opus factum in dieta Tabula (S" pietura per
dictum Magifrum Pominicum facta ifp quantum ad d, pictU’*
ram attinet Pucafts quatringentis auri ìarghis ad rationem
XXi . Grojforum de argento prò quolibet Pucat§ quos qìtatrin.
.

gentos PucQtos curi largos dechramus prò dieta pietura ÌA tot^


opere praedicto solm debere dicto Magifro Pominico', compre-
henfis in dictis quadringentis Ducatis omnibus quantitatibus per
ìpfum Magifirum. Pominicum jam habitis prò d. pietura (y
opere. Peclarantes infuper qmd d. Magifer Domitiicus tenea^
tur (T ohligatus fit i ubi opus ejfett in dieta Tabula
, (5* pV
CturUt glutine Jeu colla adiungere &
glutinare telam fuper
quam ef facta pietura Tahulae praedìctae ^ quatenm dd. homi-
elibus placuerit , Et ita dicimus y laudamus
y aefimamus
Omni meìiort modo . Latum Patum , èT in biis fcriptis
fen-
tentialiier pronunci atum , Ì3t prowuìgatum fuit fupradictum
Eaudum per fupradd. Arbitros , (y arbitratores fé dente s igte.
in Gel eraria Monaferii S. Retri y fcriptum pubÙcatum Ó* niuì-
gariTgtum per me Simonem Francifei Notarium puhheum Re.
rfinum fub Anno Dni 1^34. India. VIE Tempore SS-
24Ó LETTERA
Secondoche riferifce il Lancellòtti (1), Giulio Cesari
Angeli^ altro noftro illaftre Pittore, che fiorì fui
principio del pafTato fecolo , ftimò quello Quadro
anche qualche cofa di più, valutandolo feudi due ;

mila. Ora però di quella bella Tavola di Domenico


Hi Paris non rimane nella Chiefa di Callel Rigone
fe non fe il bafamento, e il timpano ornati di buone
pitture dello fteflb pennello , i quali tuttavia fervono
di contorno ad altro Quadro ivi collocato, da poi \

che il primo in occafione delle guerre che afflifl'ero


, ,

il Territorio Perugino nell’anno 1 643. Ferdinando II. ,

Granduca di Tofeana fe lo tolfe per la fua Gallerìa


di Firenze ove aneli’ oggi rimane Il Chiarifs. Sig.
,
.

Zacchiroli nella Deferizione di ella Gallerìa, (lampara


in Firenze nell’anno 1783. fa menzione di quello
Quadro {i)‘, ma, per mancanza di efatte notizie, lo
attribuifee a Orazio Hi Paris, e non al fuo vero
autore Domenico. Lo (leflb io penfo che avvenga di
varie altre pitture , delle quali comunemente noi
diciamo autore Orazio ,
benché pollano ell'er forfè
piuttollo del Padre.
Una prova di quanto io affermo fia quella
Tavola, eh’ è in S. Francefeo all’Altare, che fu già
degli Spennati, poi de’ Saccalolfi di Panicale, ed ora
è del Signor Auditor Francesco Mariottini Profelìbr
degnillìino di Gius Canonico in quello Ginnafio, Dottor
Collegiato di fpcrimentato valore nelle Ruote di
Macerata ,

Zpto. Putrii iS Dni Nofiri Dni Clemenùs Dìv. Ptodìì. Papae


Septimi die XXVl Mentii Februatit j praefentih s ibidem
.

dtfcretn ’virt Dno Petto F.>esei D. Balli de BarthJinn , èT


LteoneWì Ser ddri q. Majjarelli de Peruf, P. S, 2'tftibus
vocutii Ga ti antica num. 34
( )

(
Scorta Sagra I cit.
I
) .

(2) Far. liL pag. 7^. art. XXVl.


NONA, 247

Macerata, e di Perugia, e attualmente Luogotenente


Civile di S. E. Reverendifs. Monfig. altieri nolìro
Governatore. E’ in quefta Tavola
rapprefentato ma
Crocifìflb, fta un San Girolamo, e
a un lato di cui
all’altro una Santa Apollonia: e da tutti fi dice (1)
eiVcr quello un lavoro di Orazio. Ma pur ciò non ^
tanto lìcuro, che non polla dirli avervi avuto parte
anche Domenico-., mentre quello lavoro io lo trovo
quello commellb, e al figlio Orazio unitamente, nel
1555., i quali pure unitamente promifero di ultimarlo
dentro fei meli pel prezzo di cento fiorini a boi- 4<?.
per fior, comprefovi l’ornato di legno, che elTì vi
doveano far fare dal nollro celebre intagliatore dì
legname Eusebio Bastoni (2) Meglio però fi dimoftra.
.

(i) Morelli p. 113. Orfini Guida pag. 312, D^fcrizlo*


ne della Ghiefa di S. Francef?o p:ig. 26.
(?) Si ha quella Scritta per Rogito di Silveftro Mimi-
tii folto il di 20. Febbraro del 1555. Con elfa Aer Pietro
di Matteo de M- Antonio de Perofei a di P S, S. da a far^ ^
t dipingere una Tamia di' bavere a ponete a la fua Capelli
.S*. Francefeo del Con’vè' to de Perofeta de P. S. S. a Mar
gifìro Domenico de Pariffe de li A'fani ^ e Maflro Horatio fio
fglmoh depintori per ujtni ÌTc, i obbiigano in folido di
quali fi

pingerla, e di farvi fare a il Tuo


loro fpefe ornamento d’
intaglio di legnarne da Mallro Eufebio del Baftone , corno af
d. Set Pietro è fiato wofiro e dato rifcontro per difegno a ma^
fi» del d. Domenico CTr. e chi nel detto Quadro, o Tavola
li ditti Magiaro Domenico , (5 Horatio fuo figliuolo ohhhgati
*

in folido hubbino a dipingere le infraferiite figure , cto^ in


weipfl un Crtfio in di forma grande conveniente al
Croce
^iadro i e da mano dritta uno S, Hier jiymo , e da man fini-,
mftra una S. Apollonia ISe ( Ex Protocol, d. Notar, fol. t8,
in Archiv. pub. Peruf. ) . Ma perchè quifia Tavola com-
mefia nei 1553. fi dice nella Deferizione della Ghiefa di
,

LETTERA
lo fcamblo, che fi Tuoi fart ordinariamente di quelli
due Piofcflbri, da quella pittura a fVtfco aliai fiimata,
rapprefentarte !a Vergine con diece Santi, ch^ fu
già una Maefta ridotta poi a Chiefa, un miglio fuori
,

di P. B. fulla collina, che fovrafta all’anti«a


via di
Porfenna nella villa di Prepo del Signor Avvocato
Pietro Gavelli, egregio Profeflbre di Gius Civile, è
Canonico, ed ora di Criminale nella nofira Umverfità»
e altresì valente Avvocato dei Poveri in quello
Tribunal del Governo Mentre : febbene in tal
,

pittura fi leggelìe a chiare note


data del 1525.
la
pur tuttavia, vece di farne autore Domenico^ li
in
dille fempre efler lavoro di Orazio^
il quale a tal
tempo non aveva ancor i 5. anni : come probabilmente
di Doweniio fara ancora quel S. Andrea
dipinto nel
1530. il quale falvato nella demolizione deH’antica
Chiefa di S. Fiorenzo» fi cullodifce ora dal
medefimo
Sig.Avv. Gavelli nella fua cafa in Perugia : benché
comunemente quello ancora ficreda di Orazio (1).
Per feguitare a dirvi quajche altra cofa del
nollro Domenico non voglio lafciare di accennarvi
,

come egli unitamente con Giambattista Caporali^ e


con Pompeo di Piergentile Cocchi nel dì 16 Luglio
del 1 54p. formalmente llimò il bel Quadro
dipfnto
da Lattanzio di Vincenzio Pagani di Monte Rubbiano
d ordine del Card. Crifpo nollro Legato per quella
Chiefa di S. Maria del Popolo eretta dal medefimo
,

Cardinale lui dilegno del nollro Galeazzo Ale/si in


luogo dell’altra più antica, detta di S Maria del
Mercato

S. Francefeo alla pag. , che fu dipinta rei 153(5.? E


perchè vi fi dice che Orìzio era allora in età di 43 anni,
fe nel 1530- come fi vedrà poi , contava men di 10, anni.
(0 Morelli pag. pz. Guida pag. 92. 513.
NONA. 249

Mercato, eh’ era ivi appreflb (i). Or dopo tutto


quello eh* io vi ho narrato del noftro Domenico , non
vi vien da ridere , Sig. orsini , del noftro Pafcoli, il
quale dopo averlo fattonafeere con Raffaello nel
1483., lo fa anche morto con quefto nel 1520.?
Per

(i) rie \6. Juìii 1549. Jo, BapiWa Bartholomaef de


Caporahè’is , Deminìcus Paridìs Pandori » (J* Pmpeius Per^
gentil ts Cocchi Cives Ò" Pittore i Ferujinì, (3* ut iiiterunt
a Rmo moderno Vice-legato Perùfino ai ae/tim
alias eletti i^c.
wandum judicandum CT declarondum praetìum (3* <vahreni
, ,

picturae unim Tahnlae


factae (3“ fabricatat per Magifìrum
Laciantium Vincentii Pagani Pictorem de Monte Ruttano prò
Ecchfia S. Mariae de Populo Civitatis Pcrufiae i^c, vifa d.
Tabula , Ò* tìus pictura per eos , Ù* quihbet eorum , ut di^e-
runt i eandem judicaverunt y {3* aefiimaveruuty videi. quHibet
ipforum de per fe modo {3 forma infìaferiptis y
*
videi. Etpri^
mo prosi. Jo. Bapttfta Jetundum ipfiut j iiitium conjcien-
tiam y dite am picturam judicavit iSe. effe valor is feutorum
trjc ntorumi Praedictus Dominim Uè. effe valorts feutorum
tricentorum : U
praed. Pompeius Uc. efe
valori s feutorum
ducentorum , (3 quinqitaginta : E ita Ut, ( Rugit. Franciicl
*

Patrizi Not. Protoc. pag. iO'2.).N«l dipoi 23. di Otto-


bre dello fteflb anno 1549. lo ftellb Lattando Pagani fi obbligò
che trafportata la Tavola da lui dipinta per
fra otto giorni
la Chiefa di S, Maria
Popolo nella Cattedrale di S,
del
Lorenzo, egli farebbbe quiveruto per accom ;darla , cafU U
q.o dieta Tabula per eum pitta U
I azotata ih Eeclefia S.
Mariae de Populo per tempm untus anni hodie tne pten. ut
vu'go dieitur fe guajtajfe in aleuno luogo ter taufa delV ìngef.
fatui a
, e incollatura , ventre ad d. Civit. Pcruf. ad tllam
reactandam Omni meliori modo Uc. ixta Judicium duor. Peri-
j
torum in d. arte infra tempus unim menfit Uc, ta..endo si-
curtà per detto Lattammo il Nobile Uono JedaTgo di
Gioantvello Buontempi ( Inftrum. Kog. Lemmis kubet Not,
peruf. Protoc. an. 540. /o/. *04.
1 Tutti inoltri Autori,
che parlano delle Pitture di Perugia, a flerifeono chi que-
. .

1^0 LETTERA
Per quanto fofle Dotnenteo^ al dir di lui, firetm
amico » e ìnleparabìl compagno di Raffaello non ebbe ,

iìcuramenre la fma-nia di accompagnarlo ancora all’


altro Mondo. Aveva egli fatto Teftamento nel 1527.
e un altro pur ne fece nel 1 549. di proprio pugno ,

S cui fi fottoferifle ancora così: lo Domenico de Paris


de Pandero de li Alfani 0 ferito el prefetti e foglio e
tejìamento de mia propria mano più volte ripenfato , e
tanto me piace e voglio (1). Ma egli ebbe tempo a
ripenfarcì anche meglio; poiché, come vedemmo,
iriveva ancora nell’ anno 1555. !n tutti e due gli
accennati Tellamenti egli ordinò di eflér fepolco in
San Pietro. Da una certa Maddalena di Filippo, che
poi da lui fu 1536. {2), aveva egli avuto
fpofata nel
diverfi figli, fra Orazio^ che non contava
quali fa
ancora dieci anni, quando nel 1520. fu legittimato
dal Dottor Giovanni Manfueti pel privilegio conceduto
da Sigifmondo Imperadore al Dottor Francefeo padre
del detto Giovanni (3).
E’quefto

fta Tavola di S. di due mani, perché


Maria del Popolo è
il Vafari fcrifle ( Op. Tom. V. pag.
142.) ch’elfi fi co^
mi nei afa da LaiianiJOt e che Criftofano Gh- tardi vi fece di
pia mano tutta la parte di fopra-, che invero è belli'^niay e
molto da lodare. Che il Vafari fo/Te amico parzialiflìmo del
Chetardi il qual era da Borgo Sanfepolcro , non ofiamo
di dubitarne, perchè ce ne atììcura il Vafari medefimo
Che quelìo Chetar di però areflé parte ne ila pittura della
iiottra Tavola di S. Maria del Popolo, farà forfè varo j ma
da’ documenti qui fopra riferiti fi può argomentare il
contrario
)
,(
In Protocol, Gahiellis ^ Bevegnath Gahriellis Con-
1

foli Ih fol 242. t. in Arci' pub. Perni'.


Rog. Antoni i q. Franafeì Not Prot, t 481,
(3) Rog, Pclicn Au’qhìi N
t. fuù die 14. Martìi 15 :0. /Vo/,

/. 146. t, in Arci), puh, P(rpf. )^Q Ura%io nell’ 1530, ?ra io


NONA. 251

E’quefto Or/iz/o T ultimo de’Perugini dalVafari,


di Pietro Può
e dal Pafcoli regiftrati fra gli Scolari
.

quella parte, fe
edere, ch’eglino non erradero in
età poncffe Orazio Cotto
fuppofero che in affai tenera
,
fi

quel gran Maeftro ma s ingannarono


:
ficuriflimamtnte

chiamandolo fratei di Domenico , quando per mille


prove è manifefto che gli fu figlio. La fola Matncola
de’ Pittori ove egli fu aferitto per Porta S. Suanna
,

nel Dicembre del i 545. col nome di Horatius Doitinìci


Paridis Alfani vedere qual foffe la fua correazion
ci fa

con quanto
Domenico, e fod'e pofteriore a quelo, il

quale già vedemmo ammeffo in Collegio fin daj 1510.

Si correggan pur dunque tutti que luoghi, ne


ciali il

vediam chiamato Orazio di Paris Alfani ^ e f dica


fempre Qrazio di Domenico Alfani, fe vogliam chi marlo
dal nome del Genitore, e non da quello del Ifonno.
Molte più Opere fi additano in Perugia ufeit dalle
mani di Orazio, che da quelle del padre fono ; ;

cd'e a voi già notidlme. Un altro figlio di Dmenico


chiantato Cefare legittimato anch effo nel 1520.,
e che ancor vivea nel 1549 , fu fimilmente littore,
c fi trova che fu ammedb nel Collegio dell irte nel
dì primo Marzo del i 5 5 3- P^^^^ Borgni, nella
quale era anche il Padre. Di quello Cefare no\ non
conofeiamo alcuna opera : ma forte avra aiutato il
padre, e il fratello ne’ loro lavori Tornandt intanto
.

a parlar di Orazio qui non voglio lafciar di ai^vifarvi


,

ch’egli nel 1576. dipingeva nella Sala gnnde del


Magillrato , e sofleneva ancora 1 officio di Pubblico

Architetto della Città. Pare però, che, atefa la fua


negligenza, il Magillrato ne foffe poco ;ontento;
poiché

età minor di 10. anni, è chiaro l’error del fafcolijC'he


fpacciò efler egli nato circa il i49 l- Ma quanti franchi noi\
prefe mai quetto Scrittore intorno ai noftf© Orniol
35 $ LETTE H A
poiché nel Dicembre di detto anno 1576. lo
rimonb
dall’accennato officio, ed elefle in Tuo luoijo
il noli o
B'm $ozj (1). Se giocò di fantasìa il Pafcoli cd
creder

Di quello B/ko So%) era il maellofo Tabernacolo di


jegne intagliato, che (lava fulla
grand’ Ara dell’ Aitar
jnaggore del noftro Duomo. A tempi noftri quello
Ta-
bernacolo fu tolto di li, coll’idea che 1’ Altare dovere
diven'r più bello col divenir più moderno
ài farebbe .
ri-
fparmata metà del danno, fé l’opera del Soil fi fore
la
almei^confervata in qualche altro luogo. Ora però
ne refta
folo Jideferizione, che ne fecero il Crìfpolti
, e il Pafcoli j
Jaquafe deferizione, e molto più il Difegno fattone
dal Siot*
Maldajjwre Orjlnì t e prefib lui cuftodito ad altro
, no'n
ferve a renderne più dolorofa la perdita Quello . Ta-
bcrnacjlo ci chiama a parlar anche di quello, che
fulla
fine diquefto ftero Secolo fu fatto per
i’ Aitar Magniore
della Qiefa di S. Francefeo de’Padri Conventuali,
il qua-
le è opra di Fiorendo di Giuliano, difegnata, ed efeguita
da lui àrea il
1595* prezzo di Scudi cinquecento ven-
ticinque un terzo quattrino, e doi terzi pauli come è
;
efprcrotTell’Obbiigofatto per tal lavoro dallo Horenip
da lui fittoferittoj ma fenza data il qugl Obbligo fi trova
-

inferito lel Protocollo di Gio. Taddeo di Ser Antonio


de
Taddei car. 335. In quella Scrina fi ha una efatta de-
i

fcrizionedi quello Tabernacolo, il quale fi vede, che fu


da lui lunmalmente efeguito fecondo le fue promeffè
j
giacché citello, benché ne fofle aflai men degno di quello
del So%J vede ancora fufficientemente confervato (non
però con otte quelle 44. Statuette , che vi dovean elTere )
nella Ghifa di S. Bernardino, ove fu collocato, in occafio-
ne che l’ filare, e tutta la Chiefa di S. Francefeo fu ri-
dotta alla moderna, L’Artefice, che intagliò quello Ta-
bernacolo ,|è deferirlo nel Catalogo de’ Pittori non Colle-
giati col rij»me di Fiorem^ di Giuliano di Geminiano', nel
qual Cataldo poco dopo è ancor regiftrato quel SimeoM
Ctbuni, dlTcui fi ha un Quadro nella Chiefa degii Angioli
nel piano a Affili dipinto da lui nel
N 0 A. «SI

creder ehe Hìrazio fofle fratei di Domenico i comò


poco fa vi diceai quel che ora vi ho
raccontato baftà
giuoco di fua fannda fu
a moftrare che un altro
fupporre che il detto Or^z/o norifle
ancor quello di ,

Pafcoli, che fcrivea le Vie dei


circa il 1556.
Il

noftri mentre abitava in Roma, potea apere


Pittori
più facilmente di noi que fatti, che
rifguardaano il
kn della vita di Orazio. \n quanto a me avrei ovuto
tempre airofcuro fe il garbaifìimo
rimanerne forfè ,

favotto di
noftro Sig. l^incenzto Tini non mi avelie
que* lumi che fu quello punto ei raccolfe la un
,

Atto confervato in quello pubblico Archivio dretto,


e cullodito da lui con tanto onore
Imperciocoè da .

quell’ Atto fi rileva, che Orazio


di Domenico Alfani
Natale del 1585.. e che
morì in Roma nelle Felle di
Domenico fuo figlio (nato forfè da quell’ Agnola Giiliana

femmina di Orazio y
della quale parlò Do;;;<?«/Vopadre
quello nel fuo Tellamento del 1549 errò al
di )

pollellb della fua fcarfa eredità col benefizio della

Legge e dell’Inventario il di 17* Febbrajo deli 584»

dopo aver fatto celebrare al padre un Efeaie in

quella Chiefa di S. Spirito (1). Chi fa che ilnollro


Orazio non terminaffe i fuoi giorni a quell ftefla
maniera che li terminò il celebre BufFalmaccd
Elfendo, a giudizio del Pafcoli, finita ir Ortfz/a
la fcuoU di Pietro , per ciò che rifguarda i erugini
Scolari ; dovrei io qui con lui terminare quda mia
lìlallroccola : fe lo fteflb Orazio non mi arifie il
campo, e non mi obbligafle anzi a foggiungervì gualche
Cofa di quel forte prefidio, ch’egli llabilì ii quella
fua Patria alle Arti del Difegno, onde e '
amore
pel* Quelle, e io fpirico, e il genio di qud gran
* ^ Maeftro

Protocoì.j*
(1) Injltum. Rog, Jo, Matiae Senefi
y ,

i54 LETTERA
Maeft’o non avefle qui mai a venir meno Come voi .

ben tedete, Sig. orsini, intendo io qui di parlare


della noftra celebre Accademia del Dìfegno Il Quadrio .
,

il Gaiuffi ,
il Vincioli ,
ed altri , parlando delle
Accatmie di Perugia, e rammentando fra efle anche
queftaj dicono ,
che n è ignota la origine . Il Cnfpolti
bench in Cronaca M. S, ne rifenfca li
una fua
princiio all’ anno i 546. mentre era noftro Legato il
Card. >ifpo; nondimeno nella fua Perugia Augufta
nulla di ciò: nè ho io faputo ne’ pubblici Annali
ice
di qui tempi rilevarne la minima prova Pollò io .

per alro chiamarmi a gran ragion fortunato per aver ,

da fieri monumenti feoperto che efla cominciò nel ,

1573.] e che il primo capo della medefima fu quell*


Orazio Alfani di cui vi ho parlato finora Non lafcia .

laogo dubitarne la memoria


i che ne ho letto nei ,

pregetli Annali MSS. del noftro Cronifta Raffaedo


Sozjy onfervati nella Biblioteca di quefta Congregazione
de’ PI dell’Oratorio della Chiefa Nuova, ne’ quali
al fog 115. t. della fondazione di quefta Accademia
langansnte ragiona, e con quella ficurezza , che è
proprij di uno, che ebbe anch’egli in efta grandiftima
parte, * vi fece un affai bella figura. Colla feorta
dunquedel Sozj e coll’ajuto degli Annali Decenvirali
y

permetttemi, che io qui vi dia più brevemente


che poh, un efatto ragguaglio di quefta Accademia;
giacchèdi lei quafi nulla troviamo ne’noftri Storici;
ed ha jur ella una sì gran connefllone col principale
argomeito di quefta mia Lettera.
Eflenlofi per mezzo degli Scolari di Pietro propagato
Tempre meglio in Perugia il gufto per le Arti del
Lifegno, e bramando i loro coltivatori fin da gran
tempo di ftabilire in quefta Città una Accademia per
I loro efercizj» ottenutane licenza dal Cardinal della
Cornia
NONA*
e che eleverò
Cornia, eh' era allor noftro Vefeovo,
a ior Protettore, e da Monfignor Sanfelice no^ro
quale non folo confentì alla domanda,
Governatore, il

ma pregò medefimi di ammetterlo nel loro numero;


i

fui principio del 1575- fondarono finalmente la tanto


bramata Accademia. Fu fubito conceduta loro U
Cappella di S. Angelo della Pace in Monte Porta
Sole colla annefla fianza, ove cominciarono a
ragunarfi,

ed eleflero a loro Avvocato in Cielo V Arcangelo


San Michele Crearono frattanto per Capi delU
.
^

nuova Accademia per li fei primi mefi dell’ anno


fuddetto nofiro eccellente Pittore Orazw Alfatii, •
il

Raffaeilo S02J i quali con molta diligenza ne


ordinaroo
le leggi, ed oltre al fare efercitar gli Accademici
nel Difegno e nelle ftatuette di terra, c
,

di modelli, e di piante di fabbriche, fecondo i vari


talenti di ciafeheduno; operarono anche in modo,
che nelle afl'emblee, che fi facevano ogni Domenica(i)
fi recitafie qualche Lezione di Architettura , o di
Matematica e fi tenefier di continuo dotti difeorfi
,

falle tre Arti Sorelle Avendo Monfignor Sanfelice


mofirato più volte defiderio d intervenire a qualche
loro adunanza, vi fi portò con nobile comitiva nella
Domenica del dì 27. Giugno dell anno medefimo, e
vi udì la Lezione che in tal giorno vi fece il mentovato
,

Sozìy il quale ragionò delle Proporzioni , e della utilità


grande, che da lor fi ritrae, diftinguendo i generi, c
le fpecìe di elle , efaltandone le lodi, c applicandone
la intelligenza alla Pittura, Scultura, e Architettura:
di che il Prelato fu molto contento; e come quegli,
che fi era acquifiaco gran nome nelle parti tutte deè
Difegno

Vedi Muratori delia Pubblica Felicità Gap. 12 ^


(1 )
£q Sne.
LETTERA
Dìfegno, ragionò anch’eflb in forma di lezione
di
molte belle, e dotte invenzioni fopra la Pittura,
e
Scultura con molta energìa infiammò fempre più'‘di
i e
animi degli Accademici allo Audio di sì belle Arti.
Sul
principio di queft’anno medefimo io congetturo,
che
Vincenzio Danti per la noftra Accademia
formafie in
Firenze fui modello di quelle fatte in marmo
da
Michelangelo pe’. Sepolcri de’ Duchi (i), le quattro
Aatue di geflb rapprefentanti la Notte, il
Giorno,
r Aurora, e il Crepufcolo, figure giacenti in belllfiìme
attitudini le quali poi fatte qui in Perugia
,
condurre
a loro fpefe dagli Accademici, furono da efii
collocate
nella Aanza de loro efercizj (ì c c
j veramente fc i
modelli di quefte medefime ftatue ferviron già di
Principal maeftro al 1 intoretto (j)i efii poteano ben
anco formare un viftofo ornamento, e un vero oo-oetto
di Audio alla noAra nafcente Accademia;
tanto°più,
che erano efii lavoro di un noAro Concittadino,
ammiratore infigne, e imitatore diligentifiinio di quel
fommo Artefice Fiorentino (4)» Con sì lieti principi
fall ben preAo la nuova Accademia a grandifiinio
credito. celebre Egnazìo Danti da me già altrove
Il

lodato, fratello del mentovato Vincenzio in occafione


che fu pubblicata la Profpettiva di Euclide c di
,
Eliodoro LariAeo da lui tradotta e corredata di
,

annotazioni , onorò anch egli la noAra Accademia col


premettere all’ opera un fuo Difcorso delle lodi
della

(t) Vafati Tom. VI, pag. 327, Borghini Ripolb Lib.


4* Op. Tom III, pag. 72.
(2) Grilpolti Cronaca MS. fol, m. 56, t.

(3) Porghini 1. cit. pag. »i6.


(4) veda l’Opera di Vincenzio Danti intitolata: Il
primo Ijbro del Trattato delle perfette Prop6 r%iotti i Campata
in Fireaze 1567. nella Prefazione.
NONA. 257

della Pro/pettìva , àivQtto agli Accademici del Dìfegno di


Perugia, nel loda per aver nuovamente
quale molto li

con bell' ordine nuova Accademia : e


injiicaita quefta
gli Stampatori Filippo, e Jacopo Giunti non vollero
ad altri che agli Udii Accademici dedicar l’ edizion
di quell’ Opera del P. Egnazio con loro Lettera data
in Firenze il dì i 5- Giugno del medefimo anno 1575.
Bello farebbe il poter vedere e le leggi ordinate
per la nuova Accademia dall’ Alfani e dal Sozj e
il Catalogo de’ fuoi Accademici/ Ma quelle cofe o
li fono affatto perdute, o rellan fepolte in qualche
armano ignote' perfino al lor poffeflore Io vado però
congetturando, che quelle ordinazioni foffer ben degne
di chi le propofc, e le compilò, e che il più bel
fiore de’ Perugini ingegni rimanefie accolto in quello
cofpicuo corpo, ove per tanti modi fi dava pafcolo
al talento, alla emulazione, all’ indullria Per quel .

vincolo poi che riunifce in una medefima focictà gli


Amatori, e i Profeffori tutti delle Belle Arti, io
penfo, che a molti forellieri ancora in effe eccellenti
defi'er luogo fra loro i nollri Accademici i e non farei
lontano dal figurarmi, che foffe llaro di quello numero
.
1

illullre Architetto Francejco Paciotti du Urbino,
a cui trovo ancor data la Cittadinanza Perugina
efferfi
nel dì 25. Settembre dell’anno fuddetto 1573* ( 0 *
r Se

Dopo eflere dato vinto dal General Configlio i


(i)
noftri Decenviri diedero al detto Paciotti Architetto di
Gregorio XIII. e a tutti i fuoi Difcendenii la menzionata
Cittadinanza , con loro Diploma Tignato nel fopraddetto
giorno 1 il qual comincia : Priora Arttum Ò* Popoli Civita^
tìs Pcruf. Magnifico ac Mobili Viro Dno Francifeo Panotta
de V>bino Militi S, Sahatoris noftri J ejii Chrijìi» Ò* SS^
M. Arcbitecto perpetuami felicitatem »S 73 «
foi- 197. t. ) . Farla di quatto Soggetto il Marcoep nella
258 L E T T E P. A
Se non fa nel fao primo cominciamento ,
poco dopa ^
a quel eli’ io m’immagino,
data ancora a queRa fu
Accademia la faa particolare Imprela la quale, come ,

faprete era un Elefante efpofto alla Luna col motto


, ,
:

Ohscuris nota ( i
)
.

In quanta
ftima e in quanto concetto poi folle
,

quell’ Accademia predo la noftra Città, il diede ber.


ella a vedere quando dopo aver tre anni avanti
,

deliberato di tenere annualmente proveduto un pubblico


Architetto, nel dì i 5. di Dicembre del 1 ^ 76. aderendo
alle indanze degli Accademici, decretò, che un tale
offizio fi conferille in avvenire a uno del loro Corpo*,
dando ai medefimi la facoltà di proporne quattro,
fra quali poi dovefl'e il Magiftrato trafcegliei* quello,
che più gli foffe piaciuto. Siccome io m’immagino,
clic polliate efler cunofo di faper que’ Soggetti ,
che
dopo quella leggerimafero eletti a quello impiego;
io vi nominerò tutti quelli, ne’quali mi fono incontrato
leggendo i pubblici Annali Decenvirali, per lo fpazio
di un decennio non volendo più avanti difeendere
,

per non ufeir mio propofito.


troppo dal
Fin dal dì di Luglio del 1573. era (lato
dellinato da’ Decenvìri a pubblico Architetto per
cinque

Calerla dell’ Onore Tom.


II. pag. 607. óo8. ; e delle
T'ortificazioni da lui fatte in Fiandra per Filippo 11 Re di Spa- .

gna più diùintamente parla Famiano Strada y il quale lo chiama


Arcium y bcllicaruwquc Macbinarum pirH’jJimum (de Beilo
Belgico Dee, i. Lib. 6. & 7. pag, m. ^503. 309. 319)»
Era egli Conte di Montefabbro, e dal noliro Diploma ve-
diamo , che nel 1573. era anche Cavaliere dell’Ordine di
S> Saivadgre di Aragona onore conferitogli probabilmente
:

dai {oprameniovato Monarca .

(1) Garudì Accademie Gap. 34,CLiadrio Stor. e Rag. d’ogni


Posf. Voi. I. pag. 90. Vincioii Poeti Pcrug. T. L pag. 164. 165.
,

NONA. 25P

cinque anni il celebre Vincenzio Dami , eh’ era allor


rimpatriato, con approvazione di Monlìg. Ghislieri
Governatore: Ma avendo il Danti porto fine a Tuoi
giorni nel 1576. (i), era fiato a lui lortituito Orazio
Alfani O perchè pero, come vi accennai parlando
.

fopra di lui mortrart’e Orazio qualche negligenza in


,

quelle pitture, che ftava allora facendo nella Sala


del Magiftrato , o per altro motivo, nel fuddetto
giorno 5. di Dicembre dell’ anno
] 576. fu egli cartb 1

da quefto Offizio e de’ quattro Soggetti nominati


,

dall’ Accademia, i quali furono Bino Sozj Lodovica ^

Scalzi (i), Valentino Martelli ^


e Giufeppe Alegii ^ i

Dencenviri trafcelfero il Sozj in Architetto pubblico,


da continuar nell’ impiego per cinque anni, con tutti
que’ capitoli ftabiliti già fin dal dì 20. di Luglio del
1573., e coll’annua provvifione di feudi 12.; la quale
elezione confermata il dì 30. dello ftert'o
fu poi
Dicembre dal nuovo Governatore Monfig. Santacroce.
Certo

(1) Era egli aferitto al Collegio degli Orefici, ove nel


Catalogo de'^jiurati di F. B. fi legge: Vincentiii juln Per»
’Oiinamu receptu: die 2S. Januar. iv48 ol^iit magno b norum
moerore die 16. Mail i$ 6, Fuafiai bravo nell' Architettu-
ra , nella Scultura, e neìla Statuaria, in Perugia abbiamo
la bella Statua di bronzo da lui gettata nel 15 5- mentre
era in età di 25. anni, a onore di Giulio Hi. , la quale , co-
me ne ferivo no Sig. AfihjJa , è riputata un
il chiarirti
efemplare dAl' Arte Mernor. de^^li Architetti Tom. II. pag.
(
5^1 ) . Efatlàmente parla di quella statua il P. Prioi QalaJJi
nella DTcrizione della Gatted. di S. Lorenzo pag. S. feg.
e dei merito di Vincenzio , e delle tante altre opere Tue , oltre
ainoltri Storici, copiofamenté parlano il Vaiati , il Borghi-
in, ed altri molti,
(2) Lo ScalT^a era di Orvieto, ma dimorò lungo tem.
po in Perugia', ove di lui li hanno molte belle Opere di
Scultura.
, .

i 6o LETTERA
Certo, che lo ftipendio non era tale da invogliar
molto a un impiego, il quale, a tenor de’ capitoli,
portava feco delle brighe non tanto indifferenti: e
perciò io penfo che il SozJ un anno dopo lo rinunziafle :
,

e allora fi cominciò a conferirlo per un anno folo


Per nomina dunque dell’ Accademia rimafe eletto
pel 1578 l'^alenttno Martelli^ il quale, a infianza Tua,,
e degli Accademici fu confermato nell’ officio da
,

Monfignor Celfi Governatore Quindi per l’ anno .

1579. efiendo venuti gli Accademici alla elezion di


quattro Soggetti del corpo loro i quali furono ,

Antonio Sacaicci , Benfd<rrto Aurei} Marc Antonio ,

Buoni, e Giulio Caporali-, il Magifirato reputandoli


tutti di merito uguale, ne alieni injuriam inferret ^
nel dì 2z. di Dicembre dell’anno 1578. non elefle
per voti, ma a forte eftrafie fra loro Antonio Saccucci^
Dopo quefto, per l’anno i 580 fu Architetto pubblico
nuovamente il Martelli, eletto dal Magiftrato fra i
quattro prefentati dall’ Accademia tre de’quali nell’ ,

Annale non fon nominati; come ne pure vi fon nominati


gli altri , che fi prefentarono dall’ Accademia pel
1581. de’ quali fi elefle Bevignate Serpentini . Per
l’anno poi i J85. efiendo flati dall’ Accademia prefentati
Simonetto Anajiagj , Bernardino SozJ , Giulio Caporali ,
e Valentino Martelli il primo di quelli fu trafcelto
dal Magifirato. Ritenne V Anajìagi (1) piu anni l*
impiego

(1) Era egli amico di Federigo Barocci e una Lettera


da quefto fcrittagli nel 1573. Morelli ( Pitture
Pefug. pag. 99. s la quale è
)
ftata poi inferita ancora tra
Je Lettere Pittoriche Tom. III. pag. 5G)« e ultimamente
(
in parte fu dall’egregio ^xg.Hackert nella Lette-
riportata
ra Copra la Vernice, di cui parlammo alla pag. 139. Pro-
babilmente il Barocci avrà ftreita amicizia coll' Anaftagi in
tempo che quegli dovendo fare il bei Quadro della Depo-
NONA. 2(5i

impiego, fe io mal non mi appongo: mentre non mi


è caduca sott’ occhi altra elezione fino al
1587., in
cui nel dì 31. Dicembre reftò T anno a
vinco per
venire Benedetto Aurelj , il quale tu poi confermato
artche per l’anno 1589. e novamente pel 1591. Se
però quelle elezioni dell’ Aurelj fodero precedute dalla
confueca nomina deU’Accademia , io non faprei dirvelo ;
giacché nelle Riformagioni Priorali non trovo che fe
ne facede allora menzione .

Qualunque però fodé a tai tempi la forte della


nollra Accademia ; egli è certo, che il Pubblico non
lafciò mai di favorire a’ fuoi gloriofi avanzamenti.
Oltre alla nomina degli Architetti ad eda accordata,
come vedemmo, nel 157Ò.; due anni dopo nel dì
20. di Luglio concedette gratis alla medefima per li
fuoi efercizj di lavorar di fiatue, modelli, ed altre
opere, l’ufo di una Stanza, che aveva la Città nel
Campo della Battaglia , polla a pian terreno e ,

propriamente nei Palazzo cominciato dal Cardinal


Armellini , conceduta già una volta a Vincenzio Danti ) ; (.
i

concorrendovi

lìzione di Croce per la Cappella del Nobìl Collegio della


Mercanzia nel Duomo, lì trattenne nel M69. per qualche
tempo in Perugia j come riferifee ch’era uno
ds’Membri di elPo Collegio (Mem. di Perug. MSS. car.
55 * inSgne lavoro del Barocci hz. avutola difgrazia
)• Qiietto
di foggiacere a ui.o di quei temerà rj ripulimenti, contra
de' quali Tempre declamarono gl’ intendenti .( Vedi Vasari
To m. TU. pag. 4. n. 2,3 è qui avanti pag, 1^7. 158.'': e
mi fi dice , che non fia quella in Perugia la fola delle
celebri Opsre di quel gran Maeftro, la quale abbia Tofierto
Un indegno llrapazzo .

^i) Era fiata a lui data dalla Città nel 1561. in pre«
mio deir aver egli ricondotto l’acqua alla Fonte ( .•^«««/.
j<6i. /oA 48. /. ) j di che fi è parlato nella Lett, i. pag. 30,
^

LETTERA
concorrendovi pare il confenfo di Girolamo^ fratello
di dio l^hjcenzio che la riteneva allora a pigione(i).
,

Finché vide il Martelli ^ continaò, liccome io


penfo, ad edere in qualche onore l’Accademia del
Difegno e fi fece qualche ufo dagli Accademici di
,

quella Stanza (2). Per quel dellino però eh’ ò comune


e tutte

(0 Fu appigionata a Girolamo dopo la morte di \/incen*


zio, il di -5. di Novembre del 15-6. per 4. fior, ad’ anno
di moneta vecchia Perugina (
Annal 157^ tol. 184. ) .
Qijcfto
Girolamo fu bravo Pittore : e ne parla copiofamente il Paicoli,
e meglio aricora il Borghir.i (Rip.Lib iV.Op.T.IH. p. f?g.)
(2) Vakmìno di /Angelo Martelli Fu aggregato al Col-
legio de’ Pittori per Porta S. Pietro il di 28. Luglio del
1572. ed oltre all’efiTere bravo Architetto, fu ancora un
valente geitator di metallo, e fi dilettò ancor di Scultura,
Molte belle Fabbriche furono condotte Fui fuo difegno,
ricordate dal PafcoH , alle quali fe ne potrebbero aggiun-
gere delle altre , liccome è quella , che io frequentemente
ho occafion di ammirare, cioè la bella Porta, per cui
da S. Pietro lì va a S. Coftanzo , fatta a Tpefe del Mpna-
flerodi S. Pietro nel 1511?. fui difegno del Martelli ^ il quale
pure coi fuo difegno direfie la ftrada che pafia per la mede-
lima • in occafione che per comodo di eifo Monafiero fi
chiufe 1 altra Porta, e l’altra ftrada più antica, che da

S. Coftanzo guidava in Città. ( dnnal. XvtT. 158^. yi 2^.


*5^5./ 162. r65. t. 167. ). N i »$;6. ìo^eR'o Murtelli
fcolpi in pietra le Armi della Città per la nuova Porta
di Borgna (^/innal. [uh die Decembrh fai. 192. );
e fra poco vedremo da lui fatto altro confimi! lavoro alla
Chiefa degli Angioli. Egli fteflo poi, come ognun sa,
gettò la Statua di Siilo V. ch e fopra la Porta dello Stu-
dio fabbricata anch’ efla col Tuo difegno . Quefta Statua
gettata dal Martelli nel XVI. Secolo rinnova il defiderio
di alcuni altri lavori confimili in varj tempi ideati , ma
non tfeguiii. Una Statua equsftre di bronzo doveva erioerfi
nella nofita Piazza al Duca Valentino Borgia nei «503.

(
PeJlini Par. III. pag. m. 333. ) . Una Statua a Paolo Ilf.
NONA..
a tutte le umane, e che fpeclalmente è afìai
cofe
frequente Accademie
alle e a quelle maffime dì
,

Peruijia, cominciò a intiepidirfi a poco a poco nell


Accademia quel fervore che T animava neTuoi principi ;
e colla morte del Martelli (i), Tempre più venne a
languire Non lafciava però la Città di far cafo degli
.

Accademici in quelle cofe che poteano edere di loro


,

infpezionc; e nel dì zi. Maggio del 1630. trattandoli


di ripigliare nella Cliiefa degli Angioli la Cappella

‘^ià una volta conceduta alla nollra Citta da PP. di


* quel

fu decretata nel da collocarli nella parete del Duomo


come quella di Paolo II. Pallini I. cit. pag. m. 676.
1
)je
una Statua di marmo fi ftabili dal Collegio de’Leg'di d eli
17. Ottobre del 1573. per configlio di Monlìg. ianfelice
Governatore j in onore di Gregorio Xlll. per la promoxione
del Cantucci ali’ Uditorato di Rota ( ex jictis d. Colìegii
fuh d, anno foL 39. t 40. di che fi farebbe fatto meu*
zione nelle Memorie dt'' Perugini /^uditori della Sacra Rota
, fe quella , come tante
altre cofe , non fi folfe igno-

rata dal compilatore di quelle Memorie. Anche a J Urbano


VlU. nel 1626. pel nuovo Breve emanato pel governo del
noftro Studio, fi fiabiTi d’ innalzare una Statua a fpefe
deila Città, della Univerfità, e de’ Collegi de Legilli , e
de’ Filofofi , e Medici ( ex Actù ad. Coìleg. ) ma ne pur.

quella fu eifsituata .
(ij Errò il Pafcoli , quando nella vita del Martelli
fcrifie, che quelli mori prefio il 1600. Ne’ Libri Necrolo-
gici di quella Chiefa Parrocchiale di S. Croce di P. S. P.
ove ecrli aveva la fua Cafa, fi trova regiftrata la Tua morte
fiotto il di 30. Marzo del ir"' 30. , rnentre era in età di
circa anni 80. La fua moglie, che fiu Filena Paltroni , moà
tre anni dopo {ex d. Lib. Necrol. S Cruc. Jìgn. 1587. (3*
feq. fjl. 99. Macinara Avvilì di Perug. M:)S. imm. il. car.
99. e car. 2 ì 8. t. )
LETTERA
quel Convento (i), non volle deliberare fu di ciò
fenza il configlio' di tre Accademici del Difeuno, i
quali furono il Dottor Antinuro Battijii Cornelio Oddi *
^

e Cefare Meniconi (2).


II

(1) Fin dal di 6 . Dicembre del 1576. fu ftabilito da


ncflri Mag^rati, che nella Chiefa di S. Maria degli An-
gioli di Alnfi fi coftruiffè una Cappella da chiarrTarlì U
Cappella Perugini ^ a fpefe di varj Colleg) delle Arti,
de"'

e di alcune Confraternite, obbligandofi ognuno di quefti


Corpi all’annuo sborfo di Scudi 50 per 20. anni e fotto
;
il detto giorno ne fu fiipulaio Iftrumento co’ Frati; e fi
convenne , che quella Cappella fofie la a man manta
neir entrare y e più proffima alla Madonna^ con alcuni obbli-
ghi a’ Frati per k fua oifiziatura (Amai. X'vjr. i<5;6.
foì,
189.). Pofteriormente però fi cambiò idea, e quella Cap-
pella fi permutò con altra in altro fito. Ma nel di 22,
di
Maggio del 1630. fu rifoluto dalla Città di riprenderli
quella già da prima fifiata ( Amial X
vir ìO^o.foL 191./.)- '
.

e nel dì 19. del proffimo Giugno fu per quella flipulaio


co’ Frati un nuovo liirumento (Annal. Vet.
fol. 195. t. ).
Fin dal 1579. fu commefib a Valentino Martelli il lavoro
de Griffi, Arme della Città, da porli a quella Cappella,
pel prezzo di Scudi 16. , e
7. groffi ( Annal. 1579- f. 186. ):
e molti anni dopo fu dato a dipingere il Quadro pel
fuo
Altare al noftro egregio Pittore Giannantomo Scaramuccia
,
Nel 1650. però noftro
Magiftrato piacque di dare a
al
quello Quadro un altro deftino , e lo confegnò al Capitolo dì
S.
Lorenzo, il quale fi obbligò di collocarlo fopra la Porta
di quella Cattedrale, con conveniente ornamento
, ove folle
1 Arme della Città , a cui lèrnpre doveva rimanerne il
dominio Annuì. Xmr. 1550. fub die jo Aprii, fol.
(
^3 ) . .

Parlando di quello Quadro, che anch’ oggi fi vede fopra


la Porta maggiore del noftro Duomo, il Pafcoli
(Vite de
Pitt. Perug. pìg,
182. )» e il Morelli ( p?g. 36.)» pare che
mettano dubbio fé fia dello Scaramuccia'. Ma dal riferi-
in
to Documento lìamo accertati, ch’è opera Tua.

(2) Amai, X'vir. 1620. foL 191 /, .


,

NONA. %6$

Garufli, il Walchio, il V incieli non fo con


Il

qual fondamento lafciarono fcritto che quella noftra ,

Accadenna fu reftaurata da’ Dccenviri nel 1650. Io


non trovo negli Atti Decenvirali veriin provvedimento
pubblico intorno alla medefima nell’ anno fuddetto
e folamente vedo che il Magillrato pensò a rimetterla
,

in qualche onore nel 1638. Preflata la Città da’Geluitì


a vender loro lo Stanzone pollo nel Campo di Battaglia
fotto l’Orto del loro Collegio, cioè quella Stanza , il
cui ufo era llatoóo. anni prima ceduto all’Accademia;
e dovendoli fare una tal vendita colla previa licenza
della Congregazione del Buon Governo: quella
S.
inerendo alle provvide intenzioni del Magillrato , c
alle fuppliche a quello prefentate dagli Accademici
del Dileguo, ordinò, che il prezzo ritratto dalla
menzionata vendita lì rinvdlifle in altra Stanza che ,

li trovava allora a comprare nel Monte di P. Sole


in luogo pià attOy e piti comodo ad ejsa Accademia;
con quejlo che la Stanza da comprarsi stefse obbligata
,

alla Comunità , come stava quella che si vendeva . ,

Nell’Atto adunque, che lì llipulò quella vendita ai


Gefuiti il dì IO. di Marzo dell’anno fuddetto 1638.
pel prezzo di feudi 250., dal xMagillrato, di cui era
Capo Francesco Ercolani del Fregio ,
lì llipulò ancora
con Lorenzo di Grimano Ferretti la compra di un
appartamento della cafa di quello polla nel Monte
di Porta Sole apprellb la Chiefa dì S. Angelo della
Pace, pel prezzo di feudi 290. j al pagamento de’qualì
s’impiegarono i 250. feudi ritratti dallo Stanzone
venduto a’ Gefuiti , ed altri feudi 40. a tale effetto
depofitati avanti dalla Città (1): e nel dì 30. dello
fteflb

() Ev ìnftrum, Fogit. Conftantìi Remedii [uh die 20.


'
Marta itj8. in Uh. Jign, R. Communitat. II- fol. 49 . 13
L E T T E R A
ftefTo mefe fi (llpulò dal Magiftrato medefimo altra
Ifìramento collo Itefio Lorenzo Ferretti , eonicni
quelli permife, che lopra la Porta principale della
fuddetta fua Gafa che ferviva ^i comune ingrefib
,

tanto a quella, quanto airappartemento dellinato all’


Accademia, fi ponefle una Lapida con quella Ifcrizione (i )
che vi Ha ancora prefentemente

VETVS . PERVSI^
DESIGN ATIONvM . ET MììTHEMATVM
.

ACADt.YI/\
EMPTIS
P. JE. ^DIBVS
RESTITVTA
FR. HER. DE FREGIO ET COLL. XVIR.
MDCXXXUX.

Con quella nuova fede fidata allora all’ Accademia


convien credere , che incominciafl'e ne’ Perugini a
riprendere qualche fpirito lo lludio delle tre belle
Arti ajutato da quello ancora delle Matematiche
tanto con loro connelTe, e corteggiato dall’ altro della
Poesìa amica di quelle , ed emulatrice perpetua .

Contuitociò non pare che fofie molto llabile neppure


allora il miglior dellino della nollra Accademia;
mentre nel i68i. il luogo a lei dellinato fu dalla
Città accordato ad un vicino per 1’ annuo Canone di
due libbre di Cera (2); e Monfig. Marfigli, che fu
noftro Vefcovo dal 1701. fino al i 7 1 o-, come quegli che
j>romoveva gli Studj ,
procuro ancora nuova rejiaurazione
di

fel. & U
fol. P-- if’' Tumular. Xvìrali: i5* ex Annoi.
Xvir. ab an. 163». ufq. ai ;6?9. fol- 65. t. 143. ? Ò* *45.
(1) E^ì Annoi, cit. fol. 152.
(2) dnrA. Xn<ir> lóSi. fub die ^i. Moti /e/. 64. ^
NONA. 2 ùy

di quefla Accademia (i). Non fo qual effetto aveflero


le lue premure: ma bensì trovo che fin da qualche
anno era introdotto /’ abufo di efjerfi la Città privata
del comodo ed ufo delt appartamento ed orto deftinato
,

per la Scuola ed Accademia di Difegno , Scoltura , e


Matematica-, quando nel dì i 6 di Marzo del 1719.1 .

Decenviri fecero 'legge inviolabile e pofitiva proibizione ,

per pubblico, e privato decoro, che in avvenire non fi


dejjer mai più a pigione ne in verun altro modo 0 titolo
predetto appartamento ed orto ;
fi concedejjero
ec. il

tna fempre doveffero fare per mero ufo , e foto Comodo


di detta Scuola, ed Accademia di Difegno, Scultura,
0 Matematica; e che il Dottor Francefco Neri , come
Lettore di Matematica, ne ritenefse le chiavi, e non
potefle confegnarle ad alcuno , fe non che per l’ufo
e comodo di detta Scuola di Matematica , Difegno,
e Scultura , con tener corto delle robe in elfo
appartamento efiftenti e fatte allora inventariare : il
,

qual decreto fu anche confermato da Monfìg. Lercari


allora Governatore nel dì 4. Maggio dello fteffo anno
,

1 719. (2).
Con tutti quelli utiliflìmi provedinienti non riprefe
però r Accademia del Difegno un afpetto migliore
prima del 1754., eflendone Principe l’Abate Alefsandro
Baglioni , cui valore negli ftud) Architettonici
del
parlò già noflro Pafcoli (3), e molto più parlano
il

le belle fabbriche in patria condotte col fuo difegno.


In quelt’ anno adunque fu folenemente riaperta nel
dì IO. di Gennajo con Difcorfo recitatovi dal P. D.
Michelangelo

(1) Vincioli Poeti Perug. Tom. I. pag. 16^.


(') Bit Annoi. 1719 fol. 43 . U iS Beg,
.
Sre'i',

Xl. fol, I p. /,

(3) Op. cìt. pag. 32 $. 227«


,,

LETTERA
Michelangelo lìelforti Abate Olivetano e con varie
,
Compofizioni poetiche degli altri Accademici le quali ,

poi furono infieme con quello ftampate nel


1736., e
dedicate al Cardinale Annibaie Albani Protettore
allora
dell Accademia A sì lieti principi farebbe però
.

mancato il fondamento migliore, fe le valide premure


del rifpettabil Soggetto , che aveva di e(T? il governo
non avefle a procurato anche il modo da poter
lei
cfl'er fornita di tatto ciò, che è neceflario
alle Scuole
di quello genere Impegnata dunque la Sovrana
.

Autorità a proteggere, e a follenere gli avanzamenti


della rellaurataAccademia con Lettera della Sagra
,

Congregazione del Buon Governo in data del dì 29.


Maggio dello llellb anno 7 34. benignamente accordò
1

che per le fpefe occorrenti per gli efereiz; Accademici


$’ impiegallero per un triennio feudi 36. all’anno della
fomma allegnata una volta per Pai), e Lance (1).
Con quello prelldio crefeiuto negli Accademici fempre
più il fervore pe loro lludj cui non mancava di,

favorire per la fua parte anche il Magillrato (2);


s incamminava già 1 Accademia a piene vele per
quelle vie, che avrebber potuto condurla a una gloria
alTai luminofa : quando improvvifamente moflb da
troppo gialla cagione

Caeruleus Jupya caput adftìtit imber ^


Noctem hyememqueferens
, ,
Ù inhorruit unda tenebris ( 3 ) ;

onde
{i) Ea Rtg. Brev. XU
fol. /. r.
(2) Nel 1735. il di 26. di Marzo a richiella de’Mae-
ftri , e Scolari del Difegno, i Decenviri accordarono ai
medelimi di levare dalla Cava del Ceffo eiirtente in Mon-
temalbe quella quantità di eflb, che lor bifognava, per
formar alcune statuete , e modelli per ufo , e ornamento
della detta Accademia Armai. Xiiir. 1735. foh r. 39. )
(3) Virg> Airi cUt. Uh, III. ,v. 194.
,

NONA. ^69

procellofo, poco mancò,


onde involta in un turbine
reltade tutta intieramente
che per colpa di pochi non
ordinariamente accadere, non
fommerfa. Come fuole
(quelli
mancarono allora di
Naufraga tabulas qui pe fiere fui (i);
allontanò la fperanza di
e con ciò Tempre più si
vederla mai più riforgere .
. ^

noftri providi Magiltrati ,


Sia però Tempre lode ai
ai lunghi deTider) della Gioventù
i quali TenTibili
mofll dalle infinuazioni di un egregio
Peru'^'ina , e
valente nella Pittura , il quale
concittadino affai

generoTamente Ti offerTe a coltivarne il gemo m


bramato di elercitarviTi di buon
chiunque aveffe ,

quelli ultimi anni a favorire


«rrado condiTceTero in
5» ,1

Vh. EUg. 6. Monfìgnor Colimo


(i) Ovid. Trìfl. /.
alle rffoluzioni
Imperiali Governator di Perugia, inerendo
Riviera Prefetto della S. Congrega-
prefe dal big. Cardinal
Buon Governo nella Città di Fuligno fctto il di
zione del
aflegnati in
II. Novembre 1737- ^ ordinò che i denari
e Lance afcendenti ali’ annua fomma
Tabella per Palj , ,

di feudi 51. e baj. 50. fi applicalTero all’ Accademia dei


in folo or-
Sicrnori Nobili di Perugia, da doverfi difporre
della medefi-
oamento, e benefizio ftabile, e permanente
Decreto
ma Accademia , e non altrimenti come fi ha da :

fuddetto Monfig. Imperiali dato in Perugi^il di


del
deffa
Marzo 1738. {Ept Reg. Brev. XII. fol .16.). Qtfefta
non aggravare foli particolari nelle fue
Accademia per i

tre anni avanti dallo


fpefe, avea domandato, « ottenuto
dal Magiftrato che fi erogaflero per eAa
ftefib Prelato , e ,
provvilione di un Udì-
feudi 76. 66. 2., provenienti dalla
giudicandofi convenientiHimo
tor di Rota allora vacante:
*
l’ufo di tai denari per un’opera, che
tende anche al
blico decoro, e divertimento /imal. K’vir, 1735-
(
ao. Jmi /. 45 * )

270 lettera.
li nuovo nrorgimento della noftra
Accademia del
Difegno. U S,g. Carlo Spmdhno
Mariotti moffo da
puro patriotico zelo, e dalle
replicate inllaiize di
Il olte perfone autorevoli e prenmrole
del vanta».do
,

di quella Patria, avendo


efibita tutta l’opera fu
a per
dirigere gratuitamente gli ftud, degli Latori Li
Dilegno in quella Accademia;
i Sigg Decenviri nel
7 - gofto del
78 i.con folenne partito accollerò
i

favorevolmente la generofa offerta;


e dellinata l’annua
lonima di feudi venti per
alcune fpefe più neceffarie
agli eferciz, Accademici,
e llabiliti altri opportuni
provvedimenti (i), furono contenti
Ilìmi che un Uomo
efperto nell Arte ,- e nelle
Romane Accademie nià
egregiamente verfato in tutio ciò che rifguarda così
latti eferczj (2), fi prendefle il lodevoi penfiero di
ravvivare per quanto
è poffibile in quella fua Patria

P valorofi difcepoli.
Pofla la pubblica cura, e
il forte lliniolo della gloria
(QaiJ enim mfi vota fuperfunt ?) corrifpondere
anche
^''venire a quelli onorati
> principi; onde
la Perugina Accademia del
Difegno , che per 1’
antic Ita della origine
cede a poche il primato
,
u quella gloria, alla
- quale intefero di condurla
1 luoi primi
inllitatori, e fpecialmente quell’ Ornaio
Alfani f

(1) Amai. Xvìr. i7?i. fai. 275. t. (5* 276,


3’i2Ìdctto Sig. Mariotti dopo aver
paUia 1
^
buoni
fondamenti deli’ Arte da Giacinto boccanera
appref(> ia
,
® a Antommaria Garbi ^ eh’ è uno de’ più ingepnofìj
e perti pittori, che
abbia Perugia, palsò a liudiarla in
Moma, ove fi trattenne più anni, fotto
gl' infigni Maeftri
oe^icpal^^uhl^roi, Corradi, Vtrnet ,e
B ancb t , Ufeid-
l e ercitarli conti nuamenie in quella rinomata Accade»
Francia fotto
I
celebri de Tro^
i e Natoire^ Diret>
Sori delia picdefiina.
nona.
Atfani, che fa di efla così
benemerito, e che ha dato
a me occafione di parlar di lei più lungamente di
quel che mi folfi da principio propofto Otteranno .

quefri nollri voti più felice fuccelio, le pel governo


il

dell* Accademia h av'ranno in coniiderazione , e si


metteranno in pratica tutti que’ faggi avvertimenti,

e quelle regole magiftrali ,


che voi Sig Baldassarre, ,

fa tal propofito fuggerifte (i), e che non dovrebber


inai farvi tanto contento quanto allora, che le
,

vedefle tornare a decoro ,


e utile della Patria .

Ma co-li è ora mai tempo, eh’ io finifea di

parlarvi di%ofe Pittoriche Perugine . Mi fono abufato


anche troppo della voftra folferenza parlandovi tanto ,

delle noftre, in tempo che vi trovate tutto occupato

intorno alle Afcolane. Nell’ efaminare però che voi


fate le belle Opere di Difegno di cotefta Città che ,

fa feoipre a. noi tanto amica (i), non dovrà a lei


difpiacere

veda V Antologia deìf Arte Pittorica ftampata


(1) Si
colla data di Augufta 1784. in 4., Appendice Re- pi
golamehto dell' Aecaiemia del Difegno a pag. jii.e feg.
pag. 48». 1152. n5S-> « d
(2) Vedi leliini Par.
ChiaritT. Moofigiior Marcucct nei Saggio delle cofe Afcolang
pag. CC.Xc.il.'^. 137. Nel Proemio degli Statuti di Afcolì
c<;mpiiatì nel1377.» io tempo cn’era Notare delle Rilor»
magioni e Cancelliere di quella C.itta Nicolo de Johanni
,

da^PeruJìa, e ftampati poi in Afcoli nel 1496. lì dice co-


me elìì turou fatti ad honorem tiiuvnphOi Ò" enaltatione de la
Piale Legha iglc. d* maxime de li Magnifichi Comuni de le
Cipta de Fioren^ Ì3l de Perufia, Altre prove dell’ arniche*
voJe corrifpondenza tra Afcoli e Perugia fieno fra^ molte
quelle poche cofe , che qui aggiungeremo alla sfuggita -
Nel folo Secolo XIV. diciotto iliulfri Soggetti Alcolani
furono al governo di Perugia col titolo o di Poteda , o
di C^apitatii . Altri pofteriorn>ente vi foftennero ancora le.

principali Giudicature , fra’ quali, mi piace di ricordare U


, e^

*72 t E T T E R A
difpiacere, che ripenfiate ancor qualche volta alla
Patria. ben ordinati Portici, la Statua di Giulio
I

II. fopra la Porta di San Francefco , c gli altri


ornamenti dì cotefta bella Piazza del Popolo, non
potran fare a meno di ricordarvi il merito ch’ebbe
in quelle opere il noftro Monfignor Ranieri,
mentre
fu i

Cav. Gentile Malasptna, che nel 1471. quVefercitava eoa


molta gloria la carica di Pretore i il Cavai. Francesco Cauti
che nel 1488. vi tu nello deflb officio i e il Cav. Francefco
Matafpina, che qui lodenne la mtd lima carica nell’anno
1518. onorati tutti dalla noltra Città coll’ aver loro conte,
rita le proprie Infegne 5 in memoria di che per ri-
guardo a quell’ ultimo
fu qui a lui porta una Lapida
con queftd I(cr«ziooe: h/iguia Magri/ fìa Eq D, F Mah/ptna
De Afculo Praet, Perujìae Per Menfes XX Vedilo Dmatm
Abili Atino M% D. Xf' HI, diurna Julii : ex Annal. Xvir*
(
1471. fol. 5. A. 1489. fol. 71. A. 15.9. fol 10^. t. ). li v.ar*
dinal Fulvio della Cornia Legato di Alcoli nel
155
ì iiortri Prelati Panieri ^ Friggeri
y Oidi che vi rifederiero
in qualità di Governatori ; e nell’ Ordine Ecclefiaftico
un
Bomufegna y e un IfaccOy che ne furon Vefeovi nel XIV.
Secolo ; tutti concorfero con una fcambievolezza di
uficj a
formar tra quella j e la nortra Città i piu forti vincoli
di
mutua rifpettofa alfezione , i quali noi prelentemente ao-
diamo di veder anche vie più rtabiliti per l’ottimo Prelato
Afcolano Moufignor ALESSANDRO ODOARDI che oa-
,
gì governa la nortra Chiefa . Il Papa Nucolò IV
Corrado y che nel XllI Secolo diedero opera agli
, e il, \
(ludi in
Perugia» e il 8, Giaamot e il B,M.ircoy che vi
rtudiarouo
nei XV. , firn troppo onore alla nortra Città,
perchè fi
debbano parare sotto filenzio: come fra quei, che infegna-
lo'o nei oortro Ginnafio vogliono fpecialmente
rammentarli
Cmannt Innamorati Ganonirta nel 1^98., ftato già prima
Profeifore in Bologna : Francisco Bonfini Profeffo%
di Me-
die- »a nel 1521., fiato anche egli Lettore
nel Liceo Bolo-
gttcìe, e gol fatto Archiatro di Clemente
VII. ;e il celebre
NONA.
fa iprimi anni del Secolo XVI. era al governo di
cocefta Città (i). Cotefto bel Ponte dì S. Filippo^ e
Giacomo vi dee parlare aneli’ ellb di un Perugino ;
mentre io trovo che nel 1471* <^ra codi occupato al
filo lavoro un noltro Bartolommeo Mattioli (2) nativo

di Torfeiano, il quale o fu Architetto, o fu almeno


un valente Structor , o fia Capomaeflro, aHai perito
nell’ arte; come moftra anche il noftro maravigliofo
Ponte Felcino y
edificato da lui venti anni prima fui

Tevere (5) . Non vedo l’ora di fentire il voftro


giudizio intorno al Quadro del noftro Giandomenico
eh’ io contemplai con molto piacere in cotefla ornatiflima
Chiefa di S. Angelo de’ PP. 01 ivetani, in cui egli
rapprefentò San Giovanni nel Deferto (4) Noi di .

quello noftro Pittore non abbiamo quali alcuna notizia;


e quel eh’ è peggio , non abbiam nè pure alcun opera
del fuo pennello (5)* Siamo perciò obbligati a cotefta
Città, fe polliamo formar tuttavia qualche idea del
merito di lui nel fuo meftiere Un obbligo ancor più .

recente abbiam poi con Afcoli, mentre da cotefto


/ Sig.

Enoc t che qui profefsò Belle Lettere nel 1442., banche gli
Scrittori che parlan di lui j non fieno dati di ciò infor-
,

mati: ficcome altri Scrittori non seppero, che cirxia lo


fteflbtempo ftudiafie io Perugia il rinomato Poeta Ateo*
lano Pacifico Masfmiy di cui ultimamente vidi un bel Co-
dice di molti verfi latini fcritiì da lui mentre flava ia
quefto Collegio della Sapienza Vecchia , diretti a Braccio,
Baglioni
(i) Munfig. Marcucci Op. clt. pag. CGCLXII. §. 42.
Q) Da carta antica prelTo di me feg. n. 477.
Noo.
(D F'ìt Inflrum. Rog, Gypriani Gualterii fub die 4.
fitnibr. 1455. Protoc. fol. 71. in Arch. pub-, Peruf.
(4) Lm^pri Afcoli in Profpettiva pag. 81.
45) Si veda il Pafcoli Op. cit. pag. 133. fsg.
274 LETTERA
Sig. vediamo in una belli Alma copia
Nìccola Monti\
così ben confervaca l’idea di una Tavola di Raffaello^
la quale pochi anni fono full’ ali d’ oro valicò da
Perugia in Inghilterra (i). Il Sig. Monti mi conofce
cd io conofco, e ftiino raoltiifimo in lui un degno
allievo del gran Baioni. Fategli per me mille faluti .

Oh quanto farei contento


rivedere cotefto
di
magnifico Appartamento della Nobililfima Cafa odoardi
ora che farà divenuto anche più bello per quelle
pittare , che dalle noftre vicine contrade paflàrono
in efib a far di fe mofira migliore Tavole di !

Raff'aelloy Luta Signortlli y e di Pietro" Perugino y


di
fono arnefi da dar bene in qualunque Reai Gallerìa.
Ptallegratevi da mia parte con cotefto amabiliftlmo
Sig. Marchefe ignazio del nuovo fignorìle acquìfto.
Mi compiaccio, che le pitture di Luca da Cortona
foiferc fatte a inftanza di un Medico foreftiero, ma
che efercitò la fua Profeflìone anche in Perugia (2) ;
poiché così vedo che una perfona , la quale mi
,

appartiene per qualche titolo, potè contribuire ai


piaceri di un Cavaliere, ch’io ftimo, ed amo molciffinlo,
tanto per le invidiabili qualità del fuo bel cuore,
quanto

(i) Guida al Foreft. pag. I97. 198. Antologia Rom,


Tom. III. pag. 123. Vedi qui avanti Lett. V. pag. 126.
(2) Le pitture che qui lì accennano , formavano la predella
>

di una Tavola, che lia nella Terra di Montone, a piè


della quale fi legge quella ifcrizione: Egregium quod cernii
opus Magìfler /jle^Jìus Ph^peus ex Gallia , ^
Tomafina eius
uxor deiotione fiuis fumptihus poni curaverunt , Luca Signor elio
de Cortona Pletore infigni formai inducenie Anno D. MDXV-
Ql-refto Luigi Medico Francefe, abitante in Montone, fu
condotto dal noftro Magiftrato il di 5. di Maggio del 1504.
a efercitar la Medicina in Perugia , e qui fi trattenne per
qualche tempo Annuì. 1504. /?/. lai.).
,,.

NONA. a7$

quanto per le raultìplici cognizioni, colle quali nel


regno delle Scienze , e dell’ amena Letteratura , non
che in quello delle Belle Arti fi diftingue aflai tra*
,

fuoi pari Chi sa che il Sìgnorelli non facede in Perugia


.

quel lavoro che ora adorna la Cafa odoardi efl'endo


,
,

la noftra Città non molto diftante da quella Terra, per


ed edendofi egli fra noi trattenuto del
cui egli lo fece,
tempo, perchè vi avea degli amici di gran riguardo, e
a luì moltidimo affezionati? (i) ogni cafo però, Kgli
che tanto volentier dipingeva per il Vefeovo di
Perugia (2), farebbe flato molto contento, fe aved’e

preveduto a qual deftino fi riferbava anche quell*


altra opera fua dopo il corfo di 272. anni. Avendo
poi il Sig. Marchefe fotro degli occhi nella propria
Cafa indgni Tavole del Perugino , e del fuo incomparabil
allievo Urbinate, e amando egli tanto le cofe belle;
voglio fperare, che debba fenipre plq affezionard a
quella Città, che conferì tanto a formare quelli gran
Genj, e che fu la prima a vedere le lor belle opere;
c voglio pur credere die non gli difpiaccia , che noi
per la noftra parte ci occupiamo a indagar le più
efatte memorie di quel noftro Maeftro celebratidlmo
Frutto faranno delle vollre cure valorofo Sig.oRsiNy
,

i più certi ragguagli de’ fatti principali della lua


vita

(1) Fra gli altri ebbe particolar


amicizia co B agl'ioni ^
•de’quali Gìo. Paolo ^ e Ora%io furon da lui ritratti al natu-
rale nella ftoria della fine del Mondo dipinta per la Cat-
tedrale di Orvieto (
Vafari Tom. lU. pag. 3‘ 7* )

(2)Luca Sìgnorelli dipinfe in Perugia la Tavola di


S. Onofrio nella Cattedrale per Monfignor Jacopo Vannucci
Corco nefe allor noftro Vefeovo ( Vafari Tom. IH. pag.
3. Luigi Scararnuctia Finezze de' Pennelli Ital. Gap, 28.
pag, 83. Criipolti Perug. Aug. pag. *63. Morelli pag. 40.
Gaiad; Deferiz. della iìalìJica di S. Lorenzo pag. 50, 91. )
LETTERA
vita, e Copra tatto il (incero, e magiftral giudizio
delle Opere Tue. E delle mie ricerche qaal può mai
edere il frutto? Io mi vergogno a dirlo, quando
penlo di non aver ripefeato altro, che inezie, e
mifeee, le quali non contan nulla per confermare a
Pietro quel luogo, che fé gli dee nel regno pittorico.
Ma che volete? Dovevate voi ben Capere, che come
in ogni altra cofa , così in Pittura io fono un fanciullo,

Che dir non sa , ina ’/ più tacer gli è noja .

Col preteso di Pietro fono andato a zonzo per la


y

Scoria pittorica Perugina di quattro, e piu Secoli,


fenza dir poi nulla che mefiti la voftfa attenzione.
A ogni modo però niuna cofa potrà far eh’ io
non goda di avere impiegato anch’ io, come meglio
ho potuto, alcune ore confecrate al genio intorno a
tìn Uomo, che fu, e farà fempre di tanto onore alla

lioftra Patria ; e di avere a voi dato un argomento


dì quel rifpetto con cui fono
,

Vodro ec.

IL FINE
5.77

I n D 1 C E
DE’ NOMI E PELLE COSE PRINCIPALI.

Colf Asterisco * son notati i Perugini Professori delle Arti


del Disegno , che son nominati nell' Opera .

A * Domenico 206. 241. feg,


* — Orazio 242. feg. 251.

i^ccademia del Difegno feg. 259. Inftitutore dell*

in Perugia pag. 254. feg. Accad. del Difegno 254,


Etrufca di Cortona 9 .
... Paris 241.
2^9. Altieri Monfig. Angelo Go-?
— de’NobiJi di Perug. 269, ver. di Perugia 139. 247?
Adone di Aliìfì vedi Doni.
.
Alunno Niccolò 128.
Adriano I. Papa 8. Alzali Anfeltno 25,
S. Agata: Chiefa 54-^5. Ambrogio Milaijele Scult,
$. Agoftino : Chiefa 59. 94. lOt.
IO?. 164. 165. 166. 177. * Anaftagi Mariotto ii5,
ipo. 191. 243. vi fi dovea * Gianbattifta 17*»
irafportare il cadavere di Simonetto 260.
Pietro 181. 182.186. 192. Ancona j ivi Quadro 20#,
Confraternita 53. P, Andrea Servita 148. 149,
.fortino della Robbia 72* 230.
97. feg. Andrea del Caftagno 133,
Albani Annibaie Card. 268. Chirurghi .Medico ili,
Alberti Leandro i8o. 112.
— Leon Battirta io, Luigi di Affili jSi.feg,
¥. Alberto Archit 23. dei Verrocchio 122. feg,
Aibonetti Niccolò 69. 192.
* AJegj Giufeppe 259. * Angeli Giulio Cefare 246.
Aleflandro VI. 215. feg. Angelico Vedi Giovanni
.

Aieffi Celare 60. 140. da Fiefole .

* ... Galeazzo 236. 248, * Angelino d’ Andruccio 69,


Alfani Alfano Ii8. II9. S. Angelo Chiefa in P. S. A, 8,

219. 230. 244. 10. 50. 53. 75-


* — Gufare 251, delia Pace ia P. S.
-- 4i
278 I N D ICE.
di Ga fa glia 7^. 161. 162. 209. 210. 211.
Angelo Mattioli <v. Mattioli 250 231.
F. Angelo Serpetri 109. feg. Atavanti Paolo 150.
dei Tofcano 109. feg. Augud Giovanni 5 ,
Anfidei Marcantonio L.ard, * Aurei) Benedetto 260. 261.
103. —
Conte Spercllo 225.
Conte Reginaldo 103.
139. B
Antichità Etrufche ec. in
Perugia 7. 8. 9. ISaccio d’ Agnolo 166. feg.
S. Antonio già Monalh di Oli- Badia di S. Paolo di Valdi»
vetani 202. ponre 157.
— Monaftero di Monache Baglioni Adriano 223,
125. 125. 142. * —Aleflandro *67.
Antonio di Mercatello i5^. AHorre 223.
Antonio Veneziano Pitto- •— Braccio 105. 273.
re » e poi Medico 7. —
Gentile 222.
* Appiani Francefco 231, — Gio. Andrea 109» a 9.

Arca di marmo intagliata — Gio. Paolo 275.


in S. Ercolano 1 1. — Pietro
70.
— Francefco ; 1111 .
in S. — Orazio 275.
Architetto pubblico ftabili. — Pitture Gafa de’ Ba*
in
to in Perug. 258. glioni I :|3.
Aretino Pietro 237. Baidinucci Filippo 19. 21.
Arezzo : pietre del fuo Duo- e altrove
mo 107. 108. Barberotti fam. 20?.
Arilìotile Fioravanti 107. * Barcke Francefco Pitt- 70.
Arme de’ Potefià, eCapit. Barocci Federigo 26 .261.
35- Bartoli Domenico 65.
Arnolfo di Lapo 24.25. * — Pierfanti 162. 163.
Arrigo Fiammingo 240. ---Taddeo 64.
Afcoli Città del Piceno 5. F. Bartolommeo Domenicano
59. 8ó. 214. 271. 87- 88. 91. 92.
* Aiiìilonue di Ottaviano Baftiano da S. Gallo 209.
74.
208. * Baiioni Eufebio 247.
Adìlì 6a. ivi Chiefa di S. Batocchi Angiolo 31.
Francefco 16. 20. ^2. 40. Batiilia di Baldaflarre : veli
41. 6o.i Tuoi Pittori 82. Mattioli.

Baitilii
INDICE ^19

Bircia no Villa di Pietro


Battici Antinoro 264. :

Beccafumi Domenico 201, Perugino 177*


Beiforti Giufeppe gt. 204.
Blanchet Giufeppe 270.
... D. Michelangelo 202. Boarini P. M. Reginaldo
267, 268. 79, 91. 228. 232,
* Boccanera Giacinto 270.
Belli tam, 9 ^- I 97 . 19 ^.
Boccati Giovanni 67. 68.
'

Benedetto Confraternita Boccoli fam, 66,


S.
Bogliuni tam. 72.
76.
Benedetto IX. 2i* Bornbarda : fuò ufo in Pe5 ‘ ‘

Benedetto XI- 21.41. rugia 7 H -. y'

Benedetto da ijisna Pit, 87% Bonfigli Benedetto 6.';72.

88, 92..
77, 121, 129. feg.
Bsnedaie Marco 270, Bonhnt Francefco 272. -,
Benozzo Gozzoli 66.67, Bonguglielmi Pietro 60.
Bentivogli Girolamo 203. Boninfegna Perug. Vefcovo
Berardi Carlo 174* ^ 75 - di Afcolt 272.
Berlinghieri Bonaventura
.— ^
Veneziano Ingegnere
da Lucca 15. 23,
Bernabei Arcangelo 139., Bonomo da Orta 22,

140,
Bontempi Andrea Card. 47 ^
Bernardi Giafeppe 84. Gefare 225,
Bernardino Ghiefa 16.72. ... Cappella di quefta fa-^
S. :

K miglia 42,
97. 98. 1 1

* Bernardino da Perugia 44. Borgia Giovanni Card. 171.


Berto di Giovanni 205, Borgo Sanfepolcro . Tuoi
Pittori nominati 124.
feg. 242.
Bettoli fam, 58, 250-
* F, Bevignaie Archit. 20. Bolchetti Geraldino 25,
Bofcovieh Ruggiero Giu-
23, 27. 28. 48. 59.
Bevignate di Francei'co 1Q3, leppa
30,
Bianco dato alle antiche Botteghe de’ Pittori 73.
pitture feg- Braccio Fortebraccio 68 ,
55.
Bianconi Carlo 206. 107. 109.115. 116.137.
— Gio. Lodovico 206. 208. x86.
Francefco
'V
Bigazzini Gio. Anton. 126, Brunacci ;

... Girolamo 127. di Barone


^ Brunelii Girolamo 174*
Jauo 234. 237,
Bucci
.

'280 ÌNDICE.
Bucci fam. 102. 103. Capranica Domen.Card.72.
Buffalmacco Buonamico * Carattoli Pietro 31.
42. 47. 255. Carletii Giufeppe 226.
Buglioni Benedetto 101. Carlo I. d’ Angiò 24- 25.
Buonarroti Michelangelo Carmelitani: loro antica
150. 172. 191. pittura 13.
Buondi Cola di Pietro 60. Caroti Orlino 231.
* Buoni
Marcantonio 260. Carrara Francefeo Cardi-
nale Emo 107.
c Cartolari fam. 84.
Gafa Caftalda 149.
* C^alindri Serafino 54. GaTaglia : ivi Chiefa di S.
Cambio Collegio . Sua
; Angelo 73.
Udienza 156. feg. 112. Gattello della Pieve a ora
197. 227. Tua Cappella Città , Patria di Pietro
161, 226. 227. fua Ma- Perug. 121. Ivi fua Cafa
tricola 58. 175. e fue pitture ‘76,
Cameno Gio. Francef. 169. 183. alni Pittori 232,
Camerino. Giovanni da . vedi Ciac, di Guglielmo .
vedi Beccati Cartel Rigone : ivi pitture
Camilla Lorenzo della 230. 7-. 242. feg.
Campane 116. 117. Caftiglione del Lago ; ivi
Campano Gio. Antonio 90. pitture 83. 84. 93.
Campo di Battaglia 20. Gataldi Vincenzio 214.
Capanne : ivi Podere di Pie- Calarti: Sala, o Armario
tro Perug. 177» di erti 55. 59. 74. 75.
Capitano del Popolo 34. Cattedrale vedi : S. Lorenzo.

Tuo Palazzo 104.


35. Cava del Lago Trafìmeno
* Caporali Bartolommeo 82. 107.
feg. J02. 230. Cauti Francefeo 272.
* Giambattifta 84. 233. B. Cecilia Coppo! 70. i

feg.
248. * Celandro Santi di Apollo-
* -- nio del 147. 151.
Giulio 23S. feg. 260.
Cappella del Magirtrato 93. Cefi ivi pitture 239. 240,
:

loi. 132. 143. feg.


136. Chiefe Parrocchiali lO.
— degli Oltramontani in S. Chiugi : ivi terreni al Pin-
M, de’ Servi 72. 92. turicchio 21 5. feg. 219.
Cappuccinelli 204. 220.

Ciatti

V
i- N D / G E, aSi

Ciatti Felice itt. ftin* 531


Ci burri Sirheonè 252. ... S. Éenedettò 7'6.

Cicerone afnante dèlie pit- — della Confolizionfe '7'^.

ture antiche 57. 1 §6.


Cifnabue 32. 33. 4°* 4*- ... S. Domenico 67. ^8,
fùè for- ... della Nunziata 204.
Cittì di Caftelio :

tificazioni 105. — S. Pietro Apoftolo 4^.

Clemente VI- 48. Simone 77. 85.


S.

Clemente VII. in Perugia ConfigHo Generale in Pe-


ruoia MagUirato fupre-
237. 238.
Cocchi Pompeo 208. 231. mo 35. 36. 39. 49- 94*
2 ’-S -, 113.
68. Confoli: antico Magiftra-
•Collegi deilè Arti 17.
loro Matricole 57. 58. to 34-
— del Cambio . Kifr/i Cam- Contagi© in
*88.
Perugia 52.
Teg.
bio . 53. 76. 77* *45 -
— de’Màeftridi piètre 17. Copo Ingegnere 23.
18. Coppioli Stanislao 8.
— de’ Miniatori ip, 57. Goppoli fam. 70. 157-
Fulvio Card.
— ‘ degli Orefici 18. 58. della Gornia
... 18. 254. -2) $. *72. altri 219.
de’ Pittori 19. 79-
Coro di S. Agortino 166.
43. 64. 68. 69.
53. 70.
e altrove . ... di 6. Domenico 94.
Collegio dè’ Dòttori Legi- ... di S. Lorenzo 95. 169.

fti 75. 263. di S. Pietro 96. 170-


...

— de’ Medici 3 e rilofofi Corradi Cav. Pittore 270.


263. B. Cotrado MigUani di Af-
—• de’ Notari 2Ò4. coli 272.
Collegio della Sapienza ìF. Corrado Domenicano 26.
Nuova 66. 67. Correggio Matteo da 26. ^

— della Sapienza Vec- Cortona fua Accad. :

chia 273. Accademia Suoi illuftri .

B. Colomba ; Monaftero 141. Soggetti 235. 275-. Suoi


20 «. Pittori 69. 238. 239*
‘Comolli Angelo 234. 240. 274-
^
Cofimo Granduca di
Compagnia di S. Girolamo I.

della Carità iió." Toftana 8.


Confratarnita di Sant’ Ago- S. Cottanzo : Ghiefa 12. 75'
Crefpì
28t I K D I C B,

Crefpi Luigi 158. figli I 40 che vlèfepolto


*

S. Crirpino : Chiefa 53. 74. 141. Gonfalone 79. In-


* Criftofano d’ Antonio 69. vetriate a mufaico 87,
^ di Niccoluccio 45. feg. Campanile 106.
Crivelli Carlo 3 $* Domenico da Venezia 133.
* — Giovanni m Doni Dono 230. 236.
Croce : Chiefa in P. S. P.
54. 263. E
D Sant’ Egidio ; Cartello : Ivi
Maeftà 56.
* £^anti Egnazio 8. 118. B. Egidio Francefcano: Suo
119. 127. 256. feretro 32. 33. fuo De-
* — Girolamo 1 18. 1 19. 262. pofito u.
* ••• Giulio 8. Il 8. 119. * Egidio
di Onofrio 70.71.
* — Piervincenzio 1 16. 117. Emiflario del Lago 107.
I i8.
119. 344. Enoc d’ Afcoli 273, 273.
* — Vincenzio 30. 256. 35j9. Ercolani di Panìcale 2 10,
261 . — dal Fregio Francefco
Denina Carlo 9. 365.
Depofito di Benedetto XI. S. Ercolano; fua Chiefa 11,
21. 20. ii8» i8f?. fua pitta»
•— di Benedetto Guidalotti ra 42. 47,
21. Ernjanno da Sallbferrat©
••• di Luca di Simone m. 26.
— di Martino IV. 20. 21. Etrufche opere iniìgni io
Deruta : ivi pittura 128. Perugia 7. 8.
Des Fuche Antonio 191. Bttfebio di Sangiorgio 206*
S. Domenico Chiefa : « • 208. 232. 233.
Convento 90 Ivi Depo-
iito di Benedetto XI. 21.
Cappella Bontempi 42. F
Cappella di S. Lorenzo
della famiglia Belli 98.
fcg. 197. feg. Coro 91.
FAbriano ,'Mi Gentile
* Fabrizj Antnmmaria
231,
94. Tavole infigni 67. Facciata della Chiefa di S.
1^3. Pitture dei Bon- Beroardioo 72. 97. 98.
••• della
I N D I C E. 283

... della Cattedrale lor. Alunno 128. 129. Mona-


ftero di S- Lucia 70.
»o8.
Faucci Kaimondo 51.
Ferdioando II- Granduca G
di Tofcana 246.
Ferretti Lorenzo 265.
Cjaja Pietro Vener. 59,

F. Filippo Lippi 133* JJ4* Qalaflì P. D. Francefcd


139, 140. Maria 37. 4^* 47- 61. 92.
riao d’ Ugolino 106, 95. 96. 114. 20}. 259.
Fioravanti Ariftotile 107. Galeotto d*£rcolano 145.
S. Fiorenzo : ivi pitture 53* 148,

77-
Garampi Giufeppe Card.
* Fiorenzo di Giuliano EiIìq, 16. }7*
e ... di Lorenzo 80. feg. 2io* * Garbi Antommaria 270»
* Gafparino di Antonio 104,

Fonte della Piazza . tua 105.


ftoria 32. feg. Gattaponi Matteo 61.
Fontignano ; Gattello )8i* Gavelli Pietro 348.
feg.
* Gelomia Filippo 20. ^0»
Fortezza di P. S. 6o« Gentile da Fabriano 67*
Paolina 82. Gefuiti 26 $• feg*
^ ^
Francefco , fuói Ritratti Gherardi Criftofano350,
S.
15. 16. fu* Ghiefa de*
Ghiberti Lorenzo 93.
Conventuali ii. ivi pit- Ghirlandajo Domen. 322.
ture 16. 32, 47. 52. 79* 6. Giacomo della Marca 372.
115. 338,240. 242. 346. Giacomo di Conte 48.
«. de’ Minuti Oitèrvantì del — Guglielmo da Cittì
di
Monte 164. 210. della Pieve 82.210. ai i*
* Francefco di Antonio 45. ... di Lorenzo 105.

* —
di Barone Brwnacci 92* ... Milanefe 242,
Franco Sacchetti 47. ... Servadio 36.
* Giandomenico Pitt, 173.
Fratticciola Cordicefca , ivi
pittura * Giannicola Pitt. 83. 103.
47.
Friggèri Francefco : fuo i6i, 226* feg.
Mufeo 8. >16. Gin natta Perwg. fua Infti*
•». Gio. Antonio > Gover. d* tuzione 17. fua fabbrica
Alcoli 272. 10(5. fuoì Profeflbri Af-

Fttligno. ivi pitture dell* colani 272. 275.

Giotto

/
.

254 I ,N D I C E.

Giotto Fiorcnté 20.41. 5j. — di PietfG r6i. 22^.


146. !?5. - - del Pinturicchio 223. feg.
F. Giovanni da Fiefole 66, Gubbio : ivi Òliadro 203.
67 1^3 . altré opers.x6 (, Pittori
Giovanni Boccali da Ca- IP; 45.
merino 67. 6.S. Guelfónt Ugolino Vefcovo
* — di Elemofina 44^ di Perug. 4".
— Pifano 20.21.222J.1 17. Guglielmo di Marfigliap3.
* — del Priore 73. 199.
Spagimólo 194. fe^. Guidalotti Benedetto ii.
* — di Tommafo
Angeli 74. 67. 108. 109.
— da Udine 138. 224. feg. Guidarelli Gio Angelo 140
Giovio Paòlo 116.179. iSo. 229.
S. (jirolamò : Gompagnià in Guido da Città di Caftel-
S. Fràncefco 110. lo 23,
S. Giuliana Monadi 33. feg. ... da Siena 15.
65. 108. 242. 4.- ... Juniote 42. 43.
Giuliano da Majano 95.
Giulio II. fua Statua in H
Alcoli 272.
— Sua Arme io Periigia tÌackert Filit>po 139.
170.
Giulio tit. 230. 237> 259. i
Giulio Romano^ 207.
Giunone fua : ftatua 9. J acomini Antonio 175.
Giunta Pifano 15. Ibi . vedi Sinibaldo .

^S. Gonfaloni in Perug.76. feg. Imperiali Colìmo Gov. di


Gozzoli : vedi Benozzo . Perug. 269.
Oraziani fam. 8. 73. 58 . Ingegno . vedi Andreà Lui-
Graziano Imperadore tfua gi d’ Affili .

legge IO. Innamorati Giovanni Af-


Greco: ingegnere 26. colano 272.
Griffi Marcolfo 38. Invetriate colorate 87. feg.
Grilfo ,
Arme di Perugia 198-.

25. 38. 61. 62. 98. 108. Ifacco Bindi Perug. Vefco-
262 . vo d’ Àfcoli 272.
Grottefche del Bonfigli 142. Ifola Polvefe ivi Chiefa di
.

323. San Secondo ^02,


Lattanzio
INDICE
Lotto Lorenzo aoo^
Luca Pacioli 127*
Luca di Simone» Medico:
Lattanzio della Marca . ve- fuo Depolìto Iti.
di Pagani .
Luigi di Francefco 44. 45.
Leggieri d’ Andriotto . fuo — Francefe , Medico 274*
fepolcro 6i. Lupatelli Temiftpcle 223.
* Lello di Elemofioa 43.
F. Leonardo Archit. 22. M
Leonardo da Vinci 122»
223. i'24. 193. Nladonna degli Angioli:
Leone di Matteo 105. Chiefa preflTo Affili 209.
Leone , infegna de’ Guelfi 252. 263.
62 .
— di Gaftel Figone 75 *^ 4 ’‘
Lercari Niccolò Gov. di ... delle Grazie in S. Lo»
,

Perugia 267. renzo <jo.

S. Lodovico Protettore del Maeftà dì S. Egidio 56.

Palazzo Pubblico 24. Tua ... a’Murelli 209.


Statua 242. ... delle Volte 36. 37* 94 »
* Lodovico d’ Angelo 85. Malafpina Francefco 272.
Lorenzetti Ambrogio 4«i. — Gentile ivi
S. Lorenzo , Cattedrale di Mancini Giulio , Medico Sa-
Perugia . fua edificazio» nefe , intendente di pit’
ne 48. 49. 59. fua
27. tura 7.
facciata verfo la Piazza Manfueti fam. 250.
grande 107. to8. ivi Sta- B. Marco di S. Maria Afco»
tua di Paolo II. 112. lano 272.
113. Cappella del S-Aoel- Marcucci Monfig. France-
lo 101. fuo Quadro 1 55. fco Antonio 271. 273.
Cappella della Madonna Margaritone di Arezzo i6»
del Verde 82. 83. 102. 55 ;
103. della Mercanzia S. Maria degli Angeli 9 ora
260. 261. Madonna delle de’ Foffi . 106. 220.
Grazie 48.^9.5o.Gonfalo- ... Nuova : ivi pitture se.
ne 79. altre pitture 264. 75. 76. 79. 80. 81. III.
275. Coro 95. 169. Inve- lafciata da’Silvcftrini 82,
triate 93 — del Popolo : ivi pitta»
Lorenzo di Credi 192. 193. za 248.

de’
286 / iV' D / C
— de’ Servi in P. B. 72» c del Piccinino 115.116^
106. Cappella degli
ivi Meniconi Gefare 264.
Oitra monta ai , vedi * Meo di Guido 43. 43.
Cappella Michelangeli Michelangelo
— della Valle 13. 222.
S. Mariano Cafteilo, ivi pit- Michelotti Biordo 64. 65.
tura 52. Milano. Suoi Prof. diDi-
* Mariano di Antonio 114. fegno , vedi Ambrogio
* — diEufterio 101. 198. feg. Giacomo
Marini Gaetano 95. Milizia Francefeo 160. 259.
* Marietti Carlo Spiridione Miniatori : loro Collegio
193. 269. 270. 19. 57.
Mariottini Fraocefeo 246. Miniature 57. 58. 237.
Mino da Fiefole 107.
Marlì antichi popoli d’ Af- Modeftini P. M* Giufeppe
coli,e de’ contorni 214. Maria 32.
Marlìgii Antonfelice Vefe. Monteluci Monaftero . ivi
di Perugia 166. pitture 235. 206. feg.

* Martelli Valentino 259.260. 235. 236.


262, 2Ó3. Montemarte Francefeodi,
Martino IV. Pontefice . fuo VefcovQ 108.
depofito 20. ai. Montemellini Adriano 240.
Mallìmo Pacifico Arcol.273, — Bulgaro Velcovo 39.
Matematica unita al Di-^ Montemorcino Mauaft. Tue
fegno 267. pitture 208. 236.
* Matteo di Benedettolo 69. Mouterofla D, Girolamo
* — di Set Cambio
58. 244.
— . da Correggio Poteftà 26, Monti Niccola 274.
Mattia di Tommafo da Montone Terra 274.
Reggio 164, 165. Morto da Feltre 224. 225,
* Mattioli Angelo 71.72,73» Mureili : ivi Maeiià 209,,

114.
— Baldaffarre 71. N
* — Bartolommeo 273,
* — Battirta71. 73 - INJatoire Carlo 270*
— Mattiolo Medico 71. 72. Nave di argento 170, 171.

Maturanzio Francefeo 158. Neri Francefeo 267*


Medaglia a onot di Braccio F. Niccola Domenicano Ar-
O
chi.
INDICE, 2.8.7

chìietto 26. P
Niccolò IV. ftudia in Pe-
rugia l'J 2 .

* Niccolo Albonetti 69. * Paciotti Franccfco 257.


— Alunno bulignate 128. Pagani Lattanzio 2^6. 238.
* ... Petrucci 69. 239. 348. 249.^
Piccinino 115. 116. Palazzo Pubblico io Peru-
Ni nolo di Giacomo 20, gia IO. 20.
24. 35. 59.
t'o.fue pitture 43. 51.

o 145. 251. ivi Sala del


Malconfiglio 51. 52. fua
Cappella v:dt Cappella
.

Oddi Cornelio del Magifirato .


... Giacomo Governatore Paoicale , Terra. 121. ivi
d’ Afcoli ,
poi Cardina- pitture 172. 173.
272.
le Paolo II. 74.
degli Oddi Sforza di Leonel- Paolo III. 242. 262,
lo 2^8. Paperelli Tommafo 338,
Oderigi da Gubbio 19. Pafeoli Leone 6. e altrove

Odoardi lYlonfig. AlelTan- Pafierini Silvio Card. 235.


dro Maria Vefcovo dì 239.
Perugia 272. Penna Cammillo della 30*
Ignazio Marchefe 274. Peoni Gio. Frane. 207.
OrSni Giufeppe Mana 129. Petrini Francefeo 30.
Organi antichi in Perugia Petrucci Pandolfo di Sie-
105. 104. na 219. 222.
Orologio pubblico . fue pit- Pierino del Vaga 170. 228.
ture 2J6. 2?I. Piero della Francefea 124,
* Orfini Baldafiarre Tua Ope- feg.
re cit. 8. 12. e altrove, S. Pietro : Chiefa de’ Monaci
log.
271. Calìnefi io. 13. 59* 106»;
Orvieto . fua Cattedrale 44. 55* -

92, fuoi Profeifori 69. * Pietro dì Galeotto 144, feg.


259* -• Mattino di Anverfa 2JO.
Ottaviano Martis di Gubbio 231.
45. 4^. Pietro Paolo da Como 102 ,
’’
di Polidoro 97, .03.
* Pietro Vannucci cel. Pitt,
. .

2^S i N D I C É.

diCaflel della Pieve 12 r, -- Di S. Giuliana


146. Cittadino Perugino — delle Due Porte39.in P.
e aferitto al Collegio de’ Pietro 97. 98.
S.
Pittori 121. 164. Suoi — di Piazza Grimana 7.
JVIaeftri 121. feg. fe ftu- S.
^
diade fotto il Verrocchio Poteftà in Perugia : fuo
1:2 19 Tuo valore nella princìpio 54.
Profpettiva ì 27. Sue qua- Pezzali Rolandino Capit.
lità morali 173. 174. 176. 35. 38. 39.
377 » 184. 85 . fue opere
» Prepo 118. ivi pitture 248.
343. feg. fua morte 183. Predio Giovanni 240,
fuoi figli 182. 187. ipr. S. Profpero: Chiefa 12.
fue poffeffioni 176. 177. Prunetti Michelangelo 57.
cafe ì74- 175 * 176. Ifcri- Puccio Perugino Organi-
aione a lui polla i60t fia 104.
luo Ritratto 192. ip^.
fuoi Scolari ip4. feg» R
Molte opere di quelli fi

attribuifeono a lui 212. R!alfaella d’ Urbino: fue


213. Tavole non più efitlen-
Pila, Cali. 8. ti in Perugia 125. 126.
Pinelli Domenico Cardinal 274. nominato 96. 169.
Legato 204. 170. 176. 193. 206. 207.
* Piniuricchio Bernardino 131. 2i8. 274.
215. feg. Ramazzani Pietro 105.
Pio li. in Perugia 90. —- Ercole Pitt. 211.
Fifa : fuoi Profèfs. di Di- Raughiafei Sebaftiano 61.
fegoo . Vedi Giovanni Ranieri Prelato Governar.
Giunta d’ Alcoli
272.
Pifanello . V^di Vittore . — Pietro Paolo 167.
Pitture d’ ignominia 44. 45. Ranieri fam. d’ Adii) 21 r.
Pienerio Idrotlatico 22. Razzi Gio. Antonio detto
* Policreto Petrucci 70. il Soddoma 201.
* Polidoro di Stefano 29. 97. Repofati Rinaldo 46.
* Polimante di Niccolò 94. Reità Sebaftiano 174. 213.
* Pompeo AnfeJmo 230.
di 222.
Ponte Felci no 273. RipuHmenta di pitture an-
,
Porta Berarda 71. tiche 137. 13L 261.

Ri doro
.

2 N 9 I C B. 28f

Giuliana Ing. Signorellt Luca 239. 240.


Riftoro da S.
274- 275*
Agoftino ^edi Ss. Simone e Giuda: ivi pit-
della Robbia
tura 13. leg.
Agoftino.
— Luca 90. l'oo. Simon da Villa Medico , :

nei Decameron del Boc-


Rocca Angelo 212.
caccio 7.
Roccacootrada Tuo Pittore :
* Sinibaldo Ibi 202. feg.
2 1 1.

Remerò Francefeo 21^.


Soddoma . •vedi Razzi -
* Sozj Bernardino al. Bino
RoiFo gettator di metallo
253. 259. 260.
25-
Roflb Fiorent. Pitt. 201. — Rarfaello 1*7. 254. feg.
26 i.
Spagna Giovanni •vedi Gio- .
Rovere Giulio Feltrio della
vanni Spagnuolo .
Card. Legato 39.
Spello : ivi pitture 221.
s Spina Catt. 94.
Spinelli Matteo 97. 193.
Spiriti Lorenzo 77-
Saccucci Antonio 260.
Spoleto : ivi pitture 139.
Salvucci : venaooo un Po-
140, 195.
dere a Pietro 177.
Giantommafo Staterà Niccolò 195.
Santelice
Statua di Giulio III. 259.
Gov. dì Perugia 255.
Santacroce Ottavio Gover,
— Di Paolo 11. 112. il},
feg.
di Perugia 259.
d’ Apollonio ^edi
— Di Sifto V. 2S2.
Santi
Calandro — Altre ideate 262* 263,
— Etrufea 8.
Santi di Marino 74.
Scalzi Lodovico 259.
— Di Giunone 9.
—. Della Giudizia I05-
Sciri Angelo 69.
F. Sebaftiano Pitt. 231. i06.
Serlio Sebadiano 233.
— Altre 93. 94. 242.
* Serpentini Bevignate 2do. Stefanucci Antonio 191.
Siena combattuta da' Peru- Stefano Fiorent. 41. 42.
gini 62. ivi pitture del
Pinturicchio 217. e feg. T
Puoi Pitt.
7. 1 5. 42. 4344.
^4. 65. 87, 88, 92.201. T'abernacolo in S. to-

renz»
.

2 pO INDICE.
renzo 105. 2 <2. — Pietro . vedi Pietro Van-

lo S. Francefco 2^2. nucci .

r. Taddeo d’Angelo 167. 168. Vedano da Padova iij.


169* 114.
Taja Agoftino 125. 140. Vafari Giorgio 6 . «krose
215. 217. frequememtnte .
Tarfia; lavori di elTa 94. — giudizio ingiufto di
95. 96» 16^. 166. feg. Agortino Garacci intorno
1^9. 170. al fuo merito 212.
Taflì Domenico Fiorent. Veruet Giufeppe 270.
95- 96. Verrocchio vedi Andrea..

Tiberio di Affifì 82. 209. Ugolino Vefcovo di Perù-


210. g'a 47-
* Tinghi Luigi 45. — di Prete llario Pittore
Tini Vincenzio 253. 44.
Tictoretto Jacopo Robufti Ugonio Matteo Vicelegato
detto il 256. di Perug. 201.
Tirabofchi <3irolamo 127. Vibj Piergaleotto 105.
Torri io Perugia 10. Ugolino Ab. di S. Pie-
Torfciano Calt. 273. tro 4<5. 47.
Trinità: come rapprefen- Vìnci Leonardo. Leo-
tata 53. nardo.
... Ghiera 54, 55. 75. Vìucioii Vinciolo :fuegefta
di Troy Giovanni 270, dipinte 47.
^ Tullio Pittore 15. Vireiti P. M. Domenico 79.
Vitruvio tradotto, e ce-
V mentato 233.
Vittore Pifano 115.
V*alentiniano Imperado- Univeriìtà degli St\id].vedi
re 7?. Ginnafìo
della Valle P. M. Guglielmo Urbano XV. 21,
18. 43. 45. 64. Urbano V. 47.
* Vannino -da Perugia Pitt. Urbano Vili. 263.
in Siena 45.
Vannucci Jacopo Vefcovo z
di
Perug. 275.
Vannucci fami Z2i. ^Zacchiroli Francefco 245.
imprimatur.
Philippus P aceti i Vìe. OeneraUs Perusiae

Vie*
Sanpaolo LeB. Ord. Praedie.
ttc
Fr. Raymundus
Gen. S. Ojìcn Perustae.
i

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