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articolo
N.23 SETTEMBRE 2005
RIVISTA ELETTRONICA DELLA CASA EDITRICE WWW.ALLENATORE.NET
REG. TRIBUNALE DI LUCCA N° 785 DEL 15/07/03
DIRETTORE RESPONSABILE: FERRARI FABRIZIO
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PRIMO PIANO

Sviluppare la manovra con il 4-3-1-2


ed il 3-4-1-2: il Milan di Ancelotti.
A cura di LUCA PRESTIGIACOMO

Schemi e flussi di gioco utilizzati dai rossoneri in fase di costruzione.

Introduzione.

Anche in questa stagione il Milan sarà un punto di riferimento a livello nazionale e internazionale per
quanto riguarda l’attuazione della fase di possesso palla. Con Ancelotti alla sua guida, il club rossonero si
è distinto non solo per gli importanti trofei raccolti (il doppio secondo posto dell’anno scorso è comunque
un risultato positivo) ma anche per la qualità dell’organizzazione di gioco – specie per quanto riguarda
appunto la fase d’attacco – e la capacità di far convivere campioni di spessore assoluto con esigenze di
disciplina tattica collettiva.
In questo articolo analizzeremo gli sviluppi offensivi del Milan, partendo dalle linee guide generali che, al
di là del modulo specifico, sono alla base della filosofia di Ancelotti, per poi passare ad esaminare i tipici
flussi di gioco che i rossoneri sono soliti attuare con il 4-3-1-2 (sistema base) e il 3-4-1-2 (modulo
perfezionato appositamente durante il precampionato e che potrebbe rivelarsi una preziosa arma tattica
aggiuntiva nel corso della stagione). Dapprima si prenderanno in considerazione le soluzioni più ricorrenti
con la formazione tipo, in seguito si forniranno quelle relative all’utilizzo di altri uomini.
Il tutto senza dimenticarci che il 4-3-2-1 è un altro sistema di gioco conosciuto dalla rosa e a cui il tecnico
potrà sempre ricorre in determinate gare o frangenti tattici.

La filosofia offensiva del Milan ed i principi cardine su cui si


fonda lo sviluppo della manovra.

Il Milan è una squadra costruita per mantenere il controllo del possesso palla e del campo di gara,
attaccando con un numero considerevole di giocatori, non puntando mai su atteggiamenti speculativi
anche quando il risultato è favorevole nel corso della singola partita.
Il più grande merito di Ancelotti nelle ultime stagioni, oltre a ad un’eccellente gestione dello spogliatoio, è
stato quello di fornire una organizzazione di gioco di ottima qualità ad una squadra composta da giocatori
di altissimo livello, convincendoli della necessità di conformarsi ad un copione dove i compiti di ognuno
fossero ben delineati in entrambe le fasi. Il tecnico reggiano è soprattutto stato abile a trovare quel giusto
punto di equilibrio fra doveri collettivi e libertà di espressione individuale: i suoi schemi sono funzionali ad
assicurare al singolo elemento la possibilità di mettere in mostra le qualità individuali, non in modo
egoistico ma sempre al servizio della squadra. I giocatori dotati di maggior fantasia situazionale e abilità
tecnica sanno quando, come e dove possono tentare la giocata ad effetto.
Il piano strategico del tecnico rossonero è quindi strutturato in modo da far del palleggio, della
costruzione manovrata e in generale del possesso continuato della sfera le armi con cui esaltare l’enorme
tasso tecnico di questa squadra (la spinta dei terzini sulle fasce, specie di Cafù, è una peculiarità saliente
dei rossoneri).
Il Milan è poi una squadra molto duttile nella scelta delle giocate e del tipo di manovra da intraprendere:
in base alle caratteristiche tattiche del contesto in cui avviene il recupero della sfera (soprattutto la
lontananza della porta da attaccare e la situazione generale del rivale), i giocatori attuano spesso la scelta
ottimale fra immediata ripartenza o costruzione ragionata (la scelta è spesso ad opera di Pirlo, ai cui piedi
e cervello i compagni si affidano una volta venuti in possesso della sfera). Infatti, il Milan si dimostra
spesso letale nell’attuazione di immediati ribaltamenti di fronte basati su perfette verticalizzazioni,
ripartenze che hanno nel trequartista (Kakà) e nelle due punte i protagonisti maggiori.
In ogni caso, la squadra milanese denota sempre una manovra fluida, veloce e tendente all’efficacia
senza troppi fronzoli e perdite di tempo. L’impressione è sempre quella di una squadra con le idee chiare
circa le modalità di sviluppo del gioco a secondo del contesto, con dei punti di riferimento precisi e con
ben delineate funzioni offensive dei singoli, i quali si muovono rispettando perfettamente i tempi di gioco.
Negli ideali del mister, le due fasi di gioco devono essere strettamente correlate: in base a come si
difende dipenderà il modo di attaccare e viceversa. Egli non chiede un lavoro eccessivamente logorante
ed impegnativo al trio d’attacco, che è così nelle condizioni di farsi trovare nelle posizioni ottimali al
momento della ripartenza e in condizioni di relativa freschezza. La squadra non pratica un pressing
asfissiante nella metà campo d’attacco, a parte quando perde palla nei pressi dell’area rivale e tenta
subito la riconquista in condizioni favorevoli.
La scelta del modulo tattico ha poi avuto una importanza rilevante nella possibilità da parte del Milan di
attuare questo ambizioso piano di Ancelotti di unire qualità individuale ad organizzazione d’insieme: il 4-
3-1-2 è infatti un “marchio di fabbrica” di casa Milan che permette di sfruttare le potenzialità tecniche dei
singoli piazzati nelle posizioni ideali (si pensi solo alla geniale idea di trasformare Pirlo in regista tre
stagioni or sono), di sviluppare la manovra in profondità, in ampiezza e in generale di poter schierare in
campo più “stelle” contemporaneamente.
Come vedremo, quest’anno Ancelotti ha pensato di studiare coi propri giocatori un altro modulo, il 3-4-1-
2, che sarà utile per un maggior sfruttamento delle fasce e che, assieme al 4-3-2-1, farà parte della
gamma dei sistemi di gioco collaudati a disposizione del Milan nel corso dell’annata.

Lo sviluppo di gioco utilizzando il 4-3-1-2 di base.

PRINCIPI GENERALI A PRESCINDERE DAGLI INTERPRETI

Al di là dei giocatori che Ancelotti sceglie di mandare in campo nelle singole gare, vi sono delle linee guida
generali secondo cui va sviluppata la
manovra utilizzando il 4-3-1-2 di
riferimento (fig.1).
Tali linee guide possono essere
individuati nei seguenti punti riassuntivi:
- Circolazione di palla iniziale da parte
della linea difensiva a 4, i cui
componenti si allargano per tutta
l’ampiezza del campo non appena si è
entrati in possesso della sfera.
L’obiettivo è di dare avvio ad una azione
laterale dopo aver servito
opportunamente un terzino, oppure di
appoggiare palla al centromediano se
questo dovesse farsi trovare smarcato
nella posizione ottimale davanti alla
difesa stessa.
- Nel caso il regista designato sia ben
Fig.1 marcato da un avversario, è previsto il
movimento verso l’esterno di questo a
liberare lo spazio per una delle due
mezzali, che riceve palla internamente e prosegue la “tessitura” della trama verso la porta altrui.

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- Se la manovra inizia nella metà campo difensiva e la squadra rivale si trova alta, il centromediano (o
la mezzala che riceve bassa per l’impostazione del gioco) cerca immediatamente la verticalizzazione per il
trequartista che si smarca fra le linee o la prima punta (la quale fa poi da sponda per un altro
componente del trio d’attacco o per una mezzala o un terzino in inserimento). Nei contesti di ripartenza
immediata, è frequente che la seconda punta si allarghi lateralmente per ricevere palla fuori dalla morsa
dei centrali difensivi rivali, per poi cercare il filtrante per il taglio della prima punta o del trequartista
(fig.2)
- Raramente si ricerca il lancio lungo
dalle retrovie: solo quando lo rende
obbligatorio il pressing alto rivale senza
possibilità di uscita con palla rasoterra o
quando lo rende conveniente un
macroscopico mal collocamento della
3
5 retroguardia altrui (la costruzione
4 immediata vede in tal caso la ricerca
1 della prima punta che fa da sponda
2 internamente o della seconda punta che
cerca lo scatto in profondità da posizione
defilata). La squadra cerca sempre di
uscire compattamente con fraseggio
breve.
- Quando si costruisce la manovra in
maniera ragionata, si ricerca il cambio di
gioco finalizzato ad imbeccare un terzino
Fig.2 in zona cross, terzini che collaborano
con le mezzali nel tentativo di
sfondamento esterno. Le mezzali
raramente si propongono direttamente in profondità verso le corsie esterne: si limitano spesso a dare
appoggio e sostegno al terzino corrispondente, o al massimo si allargano spalle alla linea laterale. Punto
di riferimento costante rimane il metodista, che decide se aprire verso una delle due fasce oppure se
verticalizzare centralmente in direzione di un componente del trio d’attacco o di una delle due mezzali in
inserimento profondo, se ne vede la concreta possibilità.
- La ricerca del cross non è ossessiva nella abitudine del Milan: appena ne intravede la possibilità, chi è
in possesso di palla frontalmente nei pressi della trequarti rivale preferisce verticalizzare in area piuttosto
che allargare sul giocatore che pur si propone in fascia.
- Centromediano e trequartista non si pestano i piedi, formando altresì il principale asse di gioco della
squadra: quest’ultimo si preoccupa soprattutto di ricevere palla fra le linee del sistema difensivo rivale
(zona di rifinitura), oppure si defila verso la fascia più prossima per poi cercare l’azione individuale una
volta ricevuta palla, creando al tempo stesso sovrannumero esternamente.
- È comunque frequente vedere i tre componenti del trio d’attacco molto vicini fra loro, schiacciati tutti
verso la linea difensiva rivale,
soprattutto quando ci si trova molto
vicino alla loro area.
- Le mezzali, oltre alla cooperazione
coi terzini sulle corsie laterali, hanno
C1 anche il compito di “gettarsi”
centralmente in zona rifinitura
(ricevendo palla faccia alla retroguardia
rivale, agevolati dal lavoro con o senza
palla del trequartista, fig.3) o
addirittura in zona tiro (specie
posizionandosi in area in occasione di
traversoni imminenti dalle fasce). Gli
schemi di gioco da attuare nella metà
5
campo opposta prevedono poi per le
mezzali la possibilità di tentare la
combinazione con un componente del
trio d’attacco, la percussione palla al
Fig.3
piede (se gli avversari concedono falle
nel loro reparto mediano) o il tiro dal

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limite dell’area.
- La ricerca del passaggio in profondità per la punta che si smarca tramite taglio non è una tecnica di
rifinitura molto adottata dai rossoneri: per sfruttare le qualità tecniche individuali, si preferisce puntare
sulla realizzazione di combinazioni strette che vedono soprattutto come protagonisti le punte e la
mezzapunta che, come detto, man mano che ci si avvicina alla porta d’attaccare si avvicina sempre più ai
due centravanti.
- Non pressando alto con insistenza, il Milan non è solito attuare schemi per la ripartenza corta, che
prevedono gli scatti in profondità delle punte che si propongono per ricevere il filtrante dei compagni che
hanno recuperato palla nella metà campo d’attacco.

LE SOLUZIONI DI GIOCO TIPICHE ATTUATE CON L’UNDICI DI BASE

Premesso che mai come quest’anno Ancelotti opererà una intelligente rotazione degli uomini, al fine di
arrivare in fondo alle due competizioni principali senza subire eccessivi cali atletici nei mesi finali, e che
quindi non esiste una netta contrapposizione fra titolari e riserve, possiamo assumere la seguente come
formazione base di riferimento per la stagione appena cominciata: Dida fra i pali; Cafù, Nesta, Maldini e
Jankuloski a comporre la retroguardia; Gattuso, Pirlo e Seedorf in mediana; Kakà alla spalle di
Shevchenko e Gilardino. Ad essere più precisi, i giocatori da ritenere come elementi basilari del Milan
sono Dida, Nesta, Pirlo e Shevchenko. Quest’anno Maldini dovrà invece convivere coi problemi alle
articolazioni delle ginocchia (Stam gli darà
spesso il cambio), e quindi non potrà più
ricoprire la posizione di laterale sinistro
come la passata stagione. In questa
posizione, in attesa di un completo
C1 ambientamento di Jankuloski, l’affidabile
Kaladze si alternerà a Serginho, il quale,
Gilardino seppur dotato di grande potenziale
Shevchenko 11
7 offensivo, non ha ancora raggiunto il
22
Kakà necessario livello di maturazione tattica per
Seedorf guadagnare stabilmente il grado di titolare.
20 Per il resto, il prezioso Ambrosini potrà
Jankuloski
Pirlo
8 giocare frequentemente al posto di Gattuso
Gattuso
18
b
21 o Pirlo, mentre Vieri condividerà il ruolo di
a 2 spalla di Sheva con Gilardino, soprattutto
Cafù sino a quando quest’ultimo non sarà tornato
3 Maldini
13 Nesta
quello ammirato a Parma.
Fig.4
Vediamo ora come si sviluppa logicamente
la manovra (partendo dalla costruzione
bassa ad opera della terza linea) secondo il
4-3-1-2 interpretato dalla formazione tipo
enunciata sopra.
I centrali difensivi cercano preferibilmente
l’uscita centrale corta su Pirlo ed in
alternativa l’uscita laterale tramite apertura
C1
per Cafù o Jankuloski (fig.4). C’è però da
2
11 dire che Cafù tende maggiormente a
18
rimanere piuttosto alto in linea coi mediani
2 1 3 7 22 pronto ad un immediato inserimento in
20 avanti (invita così i compagni a imbeccarlo
8 subito con una palla nello spazio), mentre
21
sul lato opposto il Ceco è più solito rimanere
basso quando i due centrali manovrano
3 2 palla, alzandosi solo in seguito in
13 concomitanza con l’avanzamento del gioco
verso la metà campo opposta e quindi con
Fig.5 palla gestita da centrocampisti o attaccanti.
Sempre in riferimento a Jankuloski, c’è da
dire che egli è anche solito tentare tagli
centrali verso la porta in alternativa agli avanzamenti in fascia: in tali situazioni, sono allora Seedorf,

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Kakà o Sheva a fargli spazio allargandosi a sinistra per garantire la giocata in ampiezza al portatore di
palla (fig.5). Per quanto riguarda l’uscita centrale, se Pirlo trova gli spazi interni chiusi, devia verso la
fascia più vicina, liberando lo spazio per Seedorf o Gattuso che possono così farsi appoggiare palla e
verticalizzare ulteriormente in avanti (fig.6).
Quando si è effettuata l’uscita centrale per
Pirlo, questo valuta se optare subito per la
giocata in verticale per il trequartista o una
punta che viene incontro, oppure se aprire
lateralmente per uno degli interni o dei
C1 terzini (fig.7, si noti che Seedorf è solito
smarcarsi sul centrosinistra della trequarti
rivale). Nel primo caso si persegue la via
7 dell’immediato attacco degli spazi in
11 profondità, che si concretizzerà tramite
22 filtrante di Kakà per Gilardino o Shevchenko
20
scattati verso la porta rivale, oppure tramite
10 triangolazioni in velocità fra gli stessi. Nel
18 21 8 2
secondo caso, la squadra avanzerà
1 2 compatta verso l’area opposta, coi terzini
3 che a turno si propongono sulle rispettive
Fig.6 13 corsie esterne (quello opposto all’azione
rimane quasi in linea coi due centrali
difensivi) e con gli interni pronti ad inserirsi
in avanti. Nonostante ciò, il ricorso al
cambio di fronte non è ossessivo, appena ne
vede l’opportunità il portatore centrale
(soprattutto Pirlo) verticalizza verso l’area
(preferibilmente sempre con palla a terra),
C1 invitando gli attaccanti a dialogare stretto
tra loro, e non allarga verso la fascia
11 7 opposta da cui ha ricevuto.
C’è da evidenziare che quando si sceglie
22
20 c b l’immediata ricerca della ripartenza una
a volta conquistata la sfera, Cafù e Seedorf
18 d 8 2 sono spesso molto veloci ad inserirsi, dando
21
così manforte al trio d’attacco e creando
3 superiorità numerica nei riguardi degli
13 avversari rimasti in copertura preventiva.
Per quanto riguarda l’ottimizzazione della
rifinitura, oltre a Jankuloski e Cafù che si
Fig.7
propongono profondi in fascia per il cross e
a Kakà che cerca di ricevere fra le linee
rivali, è da sottolineare come Seedorf sia un
elemento che per proprie attitudini cerchi
costantemente l’inserimento sulla trequarti,
per ricevere palla alle spalle della linea
mediana altrui per poi giocare il filtrante,
C1 oppure tentare lui stesso la conclusione in
11 area dopo percussione e/o combinazione
7 con uno dei tre elementi offensivi. Come si
22 nota in fig.8 infatti, lo schieramento
20 offensivo del Milan quando manovra nella
2 metà campo opposta denota la presenza
8 effettiva di ben due trequartisti (Seedorf e
18 21 Kakà, che però si schiaccia sempre di più
verso le due punte man mano che ci si
3
13 avvicina alla porta altrui).
Riguardo ai movimenti specifici delle punte e
del trequartista in sede di ricerca della
Fig.8 rifinitura dopo costruzione elaborata,

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occorre affermare che Gilardino è colui che fa da perno fisso centrale, rimanendo sempre l’elemento più
avanzato della squadra (fig.9). Egli è eccezionale nel ricevere palla spalle alla porta, difenderla e, se si
trova all’interno dell’area, calciare in porta
con una conclusione repentina e perfetta dal
punto di vista balistico (altrimenti, gioca la
sponda chiusa per un compagno a sostegno
nei suoi pressi). Shevchenko, di contro, è
C1 chiamato a svariare per tutto il fronte
11 offensivo, cercando palla anche nei pressi
delle linee laterali e in zona di rifinitura
7 centrale alle spalle di Gilardino (l’ideale è di
22
farlo ricevere con fronte alla linea difensiva
rivale, per poi puntarla palla al piede). Come
già detto invece, Kakà è da considerare un
attaccante aggiunto: egli, come il campione
ucraino, si caratterizza per un gran
dinamismo nei pressi della retroguardia
rivale, allargandosi per ricevere palla
esternamente per poi convergere palla al
Fig.9
piede. Inoltre, il talento brasiliano è
fantastico nel saltare più uomini palla al
piede, e nel farsi trovare nel posto giusto al momento giusto in area, sfruttando poi le sue non comuni
capacità realizzative. In talune circostanze, i tre si dispongono come un tridente classico, con Gilardino
boa centrale e Sheva e Kakà larghi ai suoi fianchi (in generale, questi ultimi in sostanza non agiscono
molto diversamente dal punto di vista
tattico), al fine di allargare la difesa
avversaria e dare possibilità di sbocco sicuro
ai compagni in possesso di palla: ciò potrà
avvenire soprattutto nei tentativi di
C1 contropiede (fig.10).
Ancelotti ha da subito lavorato molto bene
alla coordinazione dei movimenti fra Kakà,
Sheva e l’altra punta: Gilardino è da
11
22 7 considerarsi ancora più adatto ad integrarsi
coi suoi due compagni di reparto di quanto
lo siano stati in passato giocatori come
Inzaghi, Tomasson e Crespo, e la perfetta
8 intesa fra i tre non tarderà a manifestarsi.
In ogni caso, in fase di rifinitura Ancelotti
lascia un ampio grado di libertà individuale
ai propri uomini, soprattutto a Kakà,
Fig.10
Fig.10 Shevchenko e Seedorf, elementi in grado di
effettuare giocate individuali che fanno la
differenza. Anche in questi casi però,
l’organizzazione di squadra prevede di mettere tali giocatori nelle condizioni migliori: il lavoro della prima
punta è ad esempio funzionale ad aprire gli spazi per il compagno in possesso di palla che sta puntando la
difesa rivale per saltarla. Inoltre, anche contro avversari chiusi i rossoneri prediligono spesso la strade
dello sfondamento centrale tramite combinazioni veloci e dribbling, non ricorrendo al cross con grande
insistenza (anche perché è facile che anche le mezzali si trovano nei pressi della difesa rivale negli ultimi
25 metri, il che consiglia a Pirlo di tentare “l’imbeccata” in profondità senza indugi).
C’è poi da sottolineare come Gattuso sia un giocatore che recita una parte preziosa anche in fase
offensiva: oltre a “coprire le spalle” a Cafù, egli è dotato di una tecnica e di un intelligenza nelle giocate
che gli consente di dare il suo contributo nello sviluppo del gioco; inoltre, le sue sovrapposizioni in fascia
in collaborazione a Cafù e i suoi avanzamenti al limite dell’area per tentare la conclusione da fuori sono
armi aggiuntive nella gamma delle soluzioni offensive dei rossoneri.
Per quanto riguarda infine l’adattamento del 4-3-1-2 al modulo e alle caratteristiche degli avversari,
Ancelotti è solito apportare mirati correttivi nello sviluppo della fase offensiva che non vanno però mai a
ledere la mentalità e i principi cardine dell’organizzazione di squadra. Il Milan è sempre una squadra che
punta al pieno controllo del gioco, ma se contro squadre piccole ci si preoccupa particolarmente
dell’ottimizzazione delle tecniche di rifinitura per superare un sistema difensivo chiuso, preferendo salire

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collettivamente piuttosto che verticalizzare una volta recuperata palla, contro le grandi si propende
maggiormente sullo sfruttamento delle ripartenze. Poi, si cerca di privilegiare quegli schemi d’attacco che
consentono di superare la difesa rivale, a seconda che sia composta da 3 o 4 uomini, così come si cerca di
portare in zona rifinitura i centrocampisti in base a come il rivale presidia la sua trequarti. Infine, un
occhio di riguardo è sempre dato a trovare delle soluzioni per liberare Pirlo e Kakà dall’eventuale
pressione ravvicinata di elementi avversari.

SVILUPPO DELLA FASE D’ATTACCO CON L’UTILIZZO DI GIOCATORI ALTERNATIVI

Le prime considerazioni da fare sono circa le variazioni del modo di giocare del Milan se al posto di
Gilardino dovessero giocare Vieri e, se si ristabilirà appieno, Inzaghi.
Quando schierato, l’ex interista recita un ruolo simile a quello dell’ex parmigiano: quello di prima punta,
terminale di tutto il gioco, con Sheva e Kakà che “gli girano intorno”. Rispetto a Gilardino però, Vieri è
meno abile nel lavorarsi le palle che gli arrivano in area spalle alla porta, è meno adatto ai tagli in
profondità, ma è più abile nel gioco aereo e nel tiro dalla media distanza. Per cui, con lui in campo la
manovra deve per forza essere maggiormente orientata alle fasce per il cross.
Inzaghi è anch’esso una prima punta, ma con caratteristiche parecchio diverse rispetto a quelle di Vieri e
Gilardino. “Super Pippo” non ama partecipare troppo alla manovra venendo incontro al portatore di palla,
non è molto portato al gioco di sponda a favore dei compagni. Egli ama essere servito in profondità,
partendo sul filo del fuorigioco da posizione centrale. Per questo, con lui in campo al fianco di Sheva, il
Milan dovrà maggiormente puntare all’immediato ribaltamento dell’azione una volta che il pressing è
andato a buon fine, e la costruzione del gioco sarà maggiormente orientata alla verticalizzazione piuttosto
che all’orizzontalità finalizzata allo sfruttamento delle fasce.
Per quanto riguarda la posizione di mezzapunta, con Rui Costa al posto di Kakà il Milan perde sicuramente
potenziale realizzativo, perché il portoghese vede molto meno la porta del brasiliano, non si inserisce
bene quanto lui in area e non è ugualmente abile nel saltare con una “serpentina” più avversari in
successione e andare poi al tiro. Ma Rui Costa dà forse maggior apporto nella costruzione del gioco (di cui
ha una eccellente visione globale), cerca maggiormente palla abbassandosi sino alla linea mediana (Kakà
non lo fa quasi mai), è molto lucido in fase di rifinitura e dalla trequarti in su orchestra meglio di Kakà la
fase finale delle azioni d’attacco (ha più esperienza e personalità). Il portoghese può anche sostituire Pirlo
in mezzo al campo, sapendo ricoprire il ruolo di regista in maniera soddisfacente, anche se con più pause
rispetto all’italiano.
Se a centrocampo Ambrosini dovesse essere inserito al posto di Gattuso o Seedorf (egli è in grado di
assumere indifferentemente sia la posizione di mezzala destra che sinistra, con una predilezione però per
la parte mancina del campo), il Milan potrà sfruttare in maniera proficua le sue doti aeree in occasione dei
traversoni e, in generale, la sua propensione a proporsi coi tempi giusti in area per la realizzazione finale
del gioco.
Un altro elemento prezioso come alternativa è Serginho. Il brasiliano può essere impiegato come terzino
sinistro, garantendo più spinta di Jankuloski: in tal modo la distribuzione del gioco non risulta più
sbilanciata verso destra, dove il “pendolino” Cafù è un punto di riferimento ben noto a tutti i compagni.
Inoltre, Serginho può essere impiegato in attacco (soprattutto al posto di Shevchenko) o anche come
mezzala sinistra, in entrambi i casi tendendo però sempre ad occupare l’effettiva posizione di ala mancina
larga (la creazione di sovrannumero da questa parte del campo è allora garantita).
Altri giocatori che possono rappresentare delle interessanti alternative all’undici di base sono Kaladze (è
una garanzia nell’interpretazione del ruolo di laterale difensivo sinistro in entrambe le fasi, anche se non
eccelle in spinta), Vogel (acquistato come vice Pirlo, sarà dura per lui ritagliarsi spazi importanti facendosi
valere quando chiamato in causa nella posizione più delicata del 4-3-1-2), Costacurta (può ricoprire
ecletticamente tutte e quattro le posizioni nella linea difensiva, con esperienza e sufficiente apporto nelle
proiezioni offensive) e Simic (sarà una valida alternativa a Cafù come laterale destro, anche se è ben
lungi dall’avere la capacità di propulsione offensiva del brasiliano, nonostante sia molto più affidabile in
fase di non possesso palla).
Infine, diciamo che con Stam al posto di Maldini in difesa, il Milan perde la possibilità che quest’ultimo
fornisce di spingersi in avanti in percussione sporadicamente ma con profitto, coperto dal terzino sinistro
che per l’occasione mantiene la posizione arretrata.

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Lo sviluppo del gioco con il 3-4-1-2 alternativo.

Negli ultimi mesi della passata stagione, Ancelotti decise in alcune partite di cambiare in corsa il modulo
della squadra in un 3-4-1-2. Ciò avveniva quando il Milan doveva ribaltare un risultato negativo contro
una squadra arroccata nella sua metà campo, e con tale sistema di gioco riteneva di poter sfruttare
meglio le fasce, con un posizionamento più avanzato dei due esterni Cafù e Serginho. Ad esempio, nella
partita di Firenze che vedeva il Milan sotto all’intervallo, Ancelotti fece scendere in campo per il secondo
tempo una squadra schierata col 3-4-1-2, riuscendo a rimediare al risultato negativo. Nella stessa
sciagurata finale di Istanbul col Liverpool, Ancelotti adottò nel corso del secondo tempo questo modulo,
andando vicino a riportare in vantaggio la propria formazione.
Alla luce di ciò, il precampionato del Milan è stato caratterizzato dallo studio accurato di questo modulo,
dato che quando era stato utilizzato la stagione precedente lo si improvvisava senza una vera
preparazione in sede di allenamento. Pur mantenendo il consolidato e fortunato 4-3-1-2 come modulo di
riferimento, l’intento di Ancelotti è di poter facilmente ricorrere al 3-4-1-2 nel corso delle partite dove vi è
difficoltà nel superare un avversario chiuso, o addirittura di utilizzarlo sin dall’inizio quando vi sono
problemi nella scelta della formazione secondo il 4-3-1-2 o perché lo si ritiene l’ideale contro il particolare
tipo di avversario che si va ad affrontare.
Rispetto al 4-3-1-2, il 3-4-1-2 permette
quindi di alzare gli esterni, che non devono
partire ai lati dei centrali difensivi ma più
avanti, addirittura al di là della linea dei due
mediani centrali (quando possibile, non
C1
devono abbassarsi troppo nemmeno in fase
difensiva). Ciò permette loro di essere più
presenti e puntuali nel dare profondità
laterale al gioco, soprattutto negli ultimi 25
metri. Inoltre, entrambi potranno rimanere
contemporaneamente in posizione d’attacco,
senza che quello opposto a dove si svolge
l’azione sia costretto a rimanere in copertura
preventiva (ci sono già i tre centrali difensivi
che rimangono indietro): in tal modo,
l’esterno opposto sarà nelle condizioni ideali
Fig.11
Fig.11 di ricevere un veloce cambio gioco che
sorprenda i rivali sul loro lato debole
(fig.11).
Per il resto, i tre centrali difensivi, aprendosi in fase d’attacco, potranno avviare l’azione creando
ugualmente superiorità numerica sulle fasce, coi difensori esterni che avanzano in percussione sino ad
obbligare un mediano avversario a chiuderli, il che consente ai laterali di centrocampo di avanzare
ricevendo la palla nei pressi dei terzini altrui. Anche se c’è da dire che lo scorrimento di palla in una
retroguardia a tre è più complicato e
rischioso che in una a quattro: serve perciò
un maggior contributo in appoggio dei due
mediani interni e non è escluso che gli stessi
laterali di centrocampo debbano talvolta
retrocedere ricevendo scomodamente la
C1
palla nei pressi della linea mediana
avversaria.
7 11 Gilardino
I due centrali di centrocampo sono chiamati
Shevchenko a far da perni fissi per la circolazione del
22 Kakà
gioco in sede di costruzione; uno dei due
18 2
Jankuloski reciterà però la parte del regista vero e
8 Cafù
21 proprio, mentre l’altro sarà maggiormente
Pirlo Gattuso libero di inserirsi lateralmente o
3 31 centralmente quando vi sarà la possibilità.
13 Stam Per quanto riguarda infine punte e
Maldini
trequartista, questi dovranno preoccuparsi
Nesta
Fig.12
Fig.12 meno di dare profondità laterale come
avveniva col 4-3-1-2, potendo rimanere in

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posizioni centrali utili soprattutto per i tentativi di penetrazione in verticale su ripartenze medio-lunghe. E’
al limite la mezzapunta che può andare a cooperare con l’esterno in possesso di palla, dandogli profondità
in fascia o sovrapponendosi in zona cross.

La formazione base del Milan utilizzando il 3-4-1-2 prevederebbe Stam, Nesta e Maldini in difesa, Cafù,
Gattuso, Pirlo e Jankuloski a centrocampo, Shevchenko e Gilardino sostenuti da Kakà. Come si nota
(fig.12), col 3-4-1-2 tutti e tre i forti centrali difensivi di cui Ancelotti dispone in rosa possono essere
impiegati congiuntamente, mentre però si è costretti a rinunciare a Seedorf a centrocampo, il che fa
perdere qualità alle sotto-fasi di costruzione e anche di rifinitura del gioco d’attacco. Dato che Stam e
Maldini sono abili anche negli sganciamenti offensivi (soprattutto il secondo, ovviamente), essi potranno
non solo avanzare in percussione come precedentemente descritto, ma addirittura sovrapporsi ai
rispettivi esterni di centrocampo (fig.13): questa è una notevole arma in più che il Milan può attuare in
situazioni disperate dove non si riesce a rifinire facilmente l’azione tramite cross.
Naturalmente, a centrocampo Pirlo sarà
chiamato ad agire da faro del gioco in zona
centrale, anche se la posizione che ricopre
nel consueto 4-3-1-2 è più indicata a questo
compito rispetto a quella nel 3-4-1-2. In
C1
7 quest’ultimo sistema di gioco, Pirlo deve
11
4 convivere internamente con un Gattuso che
3
7 5 6 deve essere però pronto a lasciare la
2
22 posizione per tagliare a divergere verso
18 2 destra a sussidio di Cafù o in area di rigore
8 1 per dare il suo contributo nel culmine
21
31 dell’azione.
Dovendo stare più accentrati nel 3-4-1-2,
3 13
4 Kakà e Shevchenko possono fraseggiare
4 meglio con Gilardino, cercando di
sincronizzare al meglio i loro movimenti con
Fig.13
Fig.13 e senza palla.
Principali alternative a questo schieramento
base sono Serginho al posto di Jankuloski
(posizione ideale per lui questa, dato che è meno stressato da doveri difensivi), Vieri al posto di Gilardino
come prima punta, Seedorf o Ambrosini invece che Gattuso (anche se col primo si rischierebbe di perdere
importanti equilibri in mezzo al campo) e Kaladze al posto di Maldini, nel caso questi non fosse
disponibile.
In sostanza, il 3-4-1-2 consente una maggior spinta sulle fasce e l’utilizzo contemporaneo di Stam, Nesta
e Maldini (il che è ideale se i tre sono in forma), mentre si perderebbe importante qualità e dinamismo in
mezzo al campo, il che renderebbe più prevedibile la manovra e più ardua la gestione del possesso palla.
Dato che del palleggio in mezzo al campo da parte dei propri elementi fortemente dotati tecnicamente il
Milan ha sempre fatto la sua forza da quando è guidato da Ancelotti, il 3-4-1-2 sarà utilizzato
presumibilmente nei secondi tempi in situazioni complicate, e sarà difficile vederlo sin dall’inizio.

La manovra con il 4-3-1-2.

Leggera variazione del 4-3-1-2 canonico è il


C1 4-3-2-1 (il c.d. “albero di Natale), modulo
da sempre tenuto in considerazione da
Ancelotti in talune situazioni contingenti.
L’impiego di un trequartista aggiuntivo al
posto della seconda punta è funzionale ad
una migliore gestione del possesso di palla
in fase di costruzione: come si vede in
fig.14, si viene a creare un pentagono
centrale dove la circolazione della sfera può
fluire con estrema facilità. Dato ciò,
Ancelotti è da sempre ricorso al 4-3-2-1 sin
dall’inizio delle gare contro squadre di livello
Fig.14
Fig.14

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elevato, altrettanto interessate al possesso palla, contro cui il controllo delle redini del gioco è una
conquista importante per poter far propria la partita. Ancelotti è anche solito passare al 4-3-2-1 nel corso
della gara qualora la squadra, pur in presenza di risultato positivo, stia soffrendo a centrocampo e/o sia in
difficoltà a mantenere il controllo del gioco.
E’ chiaro che il 4-3-2-1, nonostante dia buone soluzioni anche per la rifinitura e la finalizzazione dalla
manovra (tramite gli inserimenti verticali di trequartisti e mezzali su sponda del centrattacco), dia poca
profondità al gioco, soprattutto quando si potrebbe colpire di rimessa, non essendoci più le due punte
avanzate del 4-3-1-2, il quale viene quindi sempre preferito contro compagini ritenute inferiori. Per
quanto riguarda invece il gioco sulle fasce, i movimenti a divergere delle mezzepunte possono rendere il
4-3-2-1 più idoneo del 4-3-1-2 a raggiungere posizioni ottimali per i traversoni, anche se la presenza di
una sola punta rende poco efficace la realizzazione di tale tecnica di rifinitura.
Ad ogni modo, l’undici di base utilizzando il 4-3-2-1 prevederebbe Rui Costa, Seedorf o Serginho al posto
di Shevchenko o Gilardino.
Per quanto concerne infine il possibile utilizzo di un 3-4-2-1, questa è una soluzione tattica non molto
congeniale al Milan, dato che non sarebbe molto logico utilizzare una difesa a tre appositamente per dare
maggiore propulsione sulle fasce, quando però si ha solo un punto di riferimento avanzato che possa fare
da destinatario dei cross, anche se la qualità del palleggio a centrocampo sarebbe aumentata rispetto al
normale 3-4-1-2.
Il 4-4-2 è un altro modulo a cui Ancelotti può ricorrere per sfruttare meglio le fasce e per dare maggiore
compattezza al centrocampo (in qualche occasione lo ha fatto nella scorsa stagione), con Kakà che parte
largo a destra per poi accentrarsi in posizioni a lui più congeniali.

Per finire, vi è da dire che il Milan si appresta ad essere anche quest’anno una della squadre più
spettacolari e prolifiche dal punto di vista offensivo, e al di là del modulo adottato sarà importante la
completa di integrazione dei nuovi acquisti, soprattutto Jankuloski e Gilardino. Uno dei problemi principali
che potrebbe avere il Milan (il maggiore è quello relativo alle possibili ripercussione del KO di Istanbul)
riguarda però proprio il parco attaccanti: Inzaghi per ora non rappresenta una garanzia affidabile, mentre
Vieri e Gilardino devono ancora esplodere in rossonero: sarebbe una delusione doversi trovare durante la
stagione a rimpiangere il sacrificio di Crespo, tanto più nel caso dovessero esserci infortuni che
renderebbero carenti gli attaccanti disponibili per le singole gare. Ma se gli attaccanti saranno protagonisti
positivi e non avranno problemi con lunghi infortuni, il Milan può attendersi una stagione esaltante su tutti
i fronti, caratterizzata sicuramente da un alto numero di segnature.

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