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LIBER ALEPH 1
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SOMMARIO
PREMESSA ......................................................................................................................................... 4
La respirazione .............................................................................................................................. 11
La concentrazione ......................................................................................................................... 12
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PREMESSA
Il Grado di Associato è, come dice il nome stesso, un Grado probatorio.
Il neofita impara a conoscere l’Ordine dal “di dentro” ed egli è a sua volta conosciuto nelle sue reali
intenzioni di “uomo di desiderio”
Il suo iter inizia con le “Meditazioni per 28 giorni”, pratica di Purificazione dei propri corpi sottili,
essenziale per il suo sviluppo psichico-magico, indipendentemente da qualsiasi via egli voglia in fu-
turo intraprendere. Al contempo egli inizia ad abituarsi alla ritmicità delle purificazioni lunari.
Il “Rituale giornaliero”, che ben presto inizierà ad eseguire sotto la guida del proprio Iniziatore (o
da persona da Lui designata), lo farà partecipe dell’Eggregoro dell’Ordine e della sua azione.
Nel suo iter sarà essenziale anche la pratica delle “Tecniche di sviluppo personale”. Quelle che qui
si danno sono solo indicative. I consigli del proprio Iniziatore - che rappresenta la guida su questo
piano e con il quale si instaura un rapporto indissolubile - saranno di aiuto per svilupparle e adattar-
le alla propria crescita interiore.
La formazione del neofita, in ogni caso, non potrà prescindere dal “Programma di studio”. Lo stu-
dio, abbinato alla meditazione, sviluppa la Comprensione degli arcani e porta gradatamente alla
Conoscenza, che poi in definitiva non è altro che la reale conoscenza dell’Uomo – Microcosmo
immagine del Macrocosmo.
(gnóthi seoutón)
CONOSCI TE STESSO
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MEDITAZIONI PER 28 GIORNI
Si ripeterà per almeno tre lunazioni, seguendo comunque le indicazioni del proprio Iniziatore.
In seguito il Rito andrà eseguito almeno una volta all’anno e possibilmente al Novilunio che dà ini-
zio al periodo della Quaresima.
IL RITO
Per alcuni dettagli vedere il Rito giornaliero di catena. Non è importante che queste meditazioni
siano eseguite ad ore fisse, qualsiasi ora va bene, tuttavia è consigliabile iniziare a mantenere fin
dall’inizio un certo ritmo ed una certa costanza nell’ora prescelta.
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LE MEDITAZIONI
PRIMA
SECONDA
Vi è una pigrizia profonda che impedisce ogni cosa, ma ve n’è una più comune che spinge ad evita-
re i lavori noiosi. La prima è pressoché incurabile, la seconda si può guarire.
Ma io so che qualunque lavoro è profittevole. Se io giudicassi il mio lavoro indegno di me, non sa-
rebbe forse perché non ne comprendo il significato? Lamentarsi è indebolirsi. Farò dunque il mio
lavoro anche se mi costerà qualche sacrificio. E voglio d’ora in poi lottare contro tutte le inerzie,
siano esse in me o fuori di me.
TERZA
Se io ricapitolassi ogni sera quanti gesti superflui ho fatto, quante parole inutili ho detto, quanti
buoni propositi non ho attuato, quanti progetti senza scopo ho rimuginato, quante forze ho adopera-
to e distrutto in azioni disordinate, tale ricapitolazione mi servirebbe per convincermi che chi spen-
de la propria forza e la propria intelligenza senza legittimo motivo, richiama su di sé l’instabilità, la
dispersione e il caos.
Devo quindi controllarmi, fare ogni cosa a suo tempo e con cura, perché io sono parte integrante di
un TUTTO compatto e nulla si deve perdere delle energie che io emetto.
QUARTA
Riconosco che la mia intelligenza e le mie energie sono poste in moto solo dall’impulso che provie-
ne, in ultima analisi, dal centro affettivo che muove i miei desideri. Dovrò quindi scrutare i moventi
delle mie azioni per scartare tutti quelli che mi sembreranno dipendenti da una qualsiasi forma di
egoismo. Soltanto allora il mio operato sarà sano, vivo, armonioso. La regola è dunque quella di
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servire “l’Altissimo” con un cuore nobile e altruista.
QUINTA
Di solito nessuno subisce l’odio ed un insulto altrui senza averlo meritato. Se non vedo il motivo di
quest’odio o di quell’insulto è possibile che sia miope e la logica anche per questo mi dice di perdo-
nare perché non si spegne un fuoco soffiando su di esso e aggiungendovi altro combustibile.
Solo così, col mio doloroso perdono col quale vinco il mio amor proprio, provocherò quel lampo di
luce che si poserà sul cuore del mio nemico facendovi germogliare il rimorso ed il pentimento. Così
agendo sarò veramente superiore, conserverò, nonostante tutto, la serenità del mio corpo, del senti-
mento, del pensiero.
SESTA
Si può essere avaro e cupido senza essere ricco. Qualunque passione è cùpida: chiunque accaparra
felicità, ricchezza, notorietà o qualsiasi altra cosa per se stesso defrauda gli altri.
Non prenderò dunque alcuna altra cosa oltre quello che mi necessita, ma quando darò imiterò sem-
pre la divina Provvidenza che ai suoi doni aggiunge sempre qualcosa di più. Aggiungerò anch’io al-
le mie rinunce un sorriso o una parola affettuosa perché non ammassando cose spiritualmente im-
produttive mi sentirò più leggero e più felice.
SETTIMA
Non voglio essere un cacciatore di illusioni, uno di coloro che, anziché cercare la testimonianza del-
la propria coscienza cercano l’approvazione, l’elogio altrui e se ne beano. I suffragi che si ricevono
possono essere sinceri od ipocriti. Ma i primi, con la loro genuina freschezza, sono più pericolosi
dei secondi.
Non cercare l’elogio ed astenersi dal biasimo, ecco quel che conviene se ci vogliamo giudicare con
obiettività. Anche perché l’affetto dei nostri amici li porta alla parzialità, mentre l’interesse dei lu-
singatori tende a sedurci a loro profitto. Io non voglio che la virtù debba essere goffa e ridicola, ma
che la dignità interiore trasparisca, che la purezza dei miei pensieri dia linea al mio vestito, eleganza
al mio portamento, nobiltà ai miei gesti ed al mio parlare.
OTTAVA
I vizi ed i difetti del mio prossimo mi turbano, mi urtano, provocano in me un senso di ripugnanza.
Ma non ho anch’io vizi che ritengo virtù e difetti che penso siano pregi? Con qual diritto e con qua-
le sicurezza posso io criticare e disprezzare i difetti altrui? Forse che gli altri non ritengono
anch’essi che i loro vizi e difetti siano pregi e virtù? Giudicare è comparare con la perfezione. Ma io
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non sono perfetto e ne consegue che il mio giudizio è difettoso quando non è falso. Così, se accuso
gli altri, posso commettere un’ingiustizia incatenandomi a quel giudizio errato che si rivolterà con-
tro di me.
NONA
L’astuzia, l’ipocrisia, non servono che il male; se do la mia parola con il beneficio d’inventario,
creo una scissione tra il mio pensiero e l’atto, fra un sentimento interno e quello esternato. E ciò
rappresenta un suicidio morale. Se rispetto la mia parola non facendola servire a nulla di inutile, di
falso, di egoistico (cioè dandola soltanto quando essa si presta a qualche cosa di utile e di giusto)
essa si purificherà e diventerà ciò che era all’origine: creatrice e taumaturgica. Sarà, per coloro che
l’hanno richiesta, una benedizione attiva e vivificante. Per questo sarò sincero nei miei pensieri, nel-
le mie opere, nella mia parola.
DECIMA
Calunniare qualcuno è un assassinio morale, ma se sarò vittima di una calunnia non dovrò risentir-
mene. Chi sa - e forse io potrei saperlo, se avessi il coraggio di guardare dentro di me - quante sof-
ferenze ho fatto subire agli altri! Costoro avrebbero quindi il diritto di rinfacciarmelo? Chi mi può,
infatti, colpire se il mio destino non lo autorizza a farlo? E se io stesso non gliene do il diritto? For-
se che io posso essere danneggiato se non ne ho dato l’occasione? Non mi abbandonerò dunque ad
alcuna delle passioni di rivalsa che tiranneggiano, che spogliano e le cui esigenze, se soddisfatte, ri-
ducono gli uomini in schiavitù.
UNDICESIMA
lmprudenza, imprevidenza, irriflessione, dimenticanza, sono altrettanti difetti di attenzione che de-
rivano dall’impazienza e che conducono alla caduta, allo scoramento, all’esaurimento. L’ impazien-
za è una perdita di forza: che essa nasca da un ostacolo esterno o dalla mia goffaggine o presunzio-
ne, essa ritarda il risultato che insegue. Accrescere la potenza di attenzione è sorgente di pazienza e
la pazienza fonte di dolcezza, tenacia, oculatezza. Gli adepti possiedono i metodi per aumentare la
potenza di attenzione, per calmare la fretta, per moderare le effervescenze, per liberare il pensiero.
Chi non possiede questi metodi diventa un tiranno che distrugge e semina disordine. Io voglio esse-
re un adepto e non un seminatore di discordie.
DODICESIMA
Che devo temere se nulla può accadere ch’io non abbia meritato con il mio comportamento? Se io
ben mi comporto nulla ho da temere e chi può attaccarmi è solo colui che è spiritualmente più forte
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di me, ma perché tale mi darà il suo aiuto. L’inquietudine, il timore, fanno impazzire l’intelligenza,
accecano l’intuizione, provocano la disgrazia. Neppure il presentimento di una catastrofe deve tur-
bare il Saggio quando il dovere lo chiama, perché Giustizia e Misericordia stanno nelle mani di Dio.
Chi potrà turbarmi se il Maestro cammina con me?
TREDICESIMA
QUATTORDICESIMA
Ciò che appesantisce le mie catene è che io non le credo giuste e più mi arrovello per liberarmene
più esse mi diventano pesanti. Qualunque piccola contrarietà è sufficiente per scoraggiare l’uomo
che non ha la forza della rassegnazione e quella più potente della Fede e della Speranza. Se mi di-
spero è perché non ho saputo agire, quando ciò era necessario, e non ho trovato la forza di farlo per
mancanza di Fede e di Speranza. Devo quindi volere e sperare.
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NOTA
Queste meditazioni è bene che siano riprese anche nei momenti vuoti della giornata e possi-
bilmente la sera prima di coricarsi, meditando sul loro significato e sulla possibilità di realiz-
zazione prima di prendere sonno.
Non si commetta l’errore di prendere l’oggetto della meditazione in senso filosofico, ma lo si riflet-
ta su se stessi, in autoanalisi: solo così i suoi effetti si ripercuoteranno efficacemente sul proprio
comportamento.
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TECNICHE DI SVILUPPO PERSONALE
Come già enunciato nella “Premessa”, le tecniche che qui si danno sono solo indicative e vengono
riportate in quanto essenziali nell’iter iniziatico. Esse vanno adattate alla propria personalità in cre-
scita a stretto contatto col proprio Iniziatore. Sarà quest’ultimo a valutare lo sviluppo successivo a
seconda dei risultati ottenuti.
Il rilassamento muscolare e mentale, oltre ad apportare dei benefici alla salute mentale e fisica, gio-
ca un ruolo fondamentale nell’allenamento occulto. Basti accennare solo al fatto che più
l’organismo è in relax minore quantità di ossigeno necessita, minore attività globale fisiologica è ri-
chiesta. Sotto tale aspetto non bisogna dimenticare che il rilassamento è un fattore equilibratore di
ogni attività sia di tipo operativo che meditativo.
1. Porsi in posizione comoda, supini su un letto o su un pavimento (con tappeto, coperta di lana o
sulla terra). Quando le articolazioni sono rigide usare dei sottili cuscini da porre sotto il capo, le
reni, le articolazioni delle ginocchia. Le gambe siano leggermente divaricate, le braccia lungo il
corpo anch’esse divaricate, mani aperte e palme in basso.
4. Dopo aver appreso (una settimana forse non è sufficiente) a rilassare le diverse parti del corpo,
segmento per segmento (quando un segmento è stato rilassato e si passa ad altra parte corporea
occorre conservare l’immobilità), si passa ad ottenere il relax globale.
5. Distesi, si procederà al relax globale rilassando tutti i muscoli del corpo partendo dai piedi e sa-
lendo sino alla testa. Occorre lasciarsi compenetrare dall’idea che i muscoli sono distesi sino a
percepire il corpo come inerte e molle. Occorre far bene attenzione a non volere che i muscoli
siano distesi, ma a rappresentarseli tali. Qualsiasi sforzo di volontà determina sempre una lieve
contrazione muscolare. Le prime volte (dopo aver appreso quanto detto ai nn. 2 e 4) ci si potrà
aiutare con il respiro per vincere le contrazioni residue. Inalando, contrarre i muscoli maggior-
mente refrattari al rilassamento, espirando rilassarli.
6. Durante il rilassamento prestare attenzione alla respirazione, almeno durante le prime giornate
di esercitazione. Il respiro deve essere regolare, ritmico, armonico, non forzato.
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Ottenuto il rilassamento muscolare, si passerà a quello mentale.
1. Porsi in posizione supina, rilassarsi globalmente, abbandonare il respiro dopo che esso abbia
preso il suo ritmo.
2. Vedersi circondato da un’aura luminosa verde chiaro.
3. Abbandonare il pensiero al suo spontaneo fluire e disinteressarsene (senza cercare di fissarlo).
4. Concentrare la mente sulla presenza dell’IO (1) e prenderne coscienza.
(Non passare a nessun’altra tecnica senza prima aver raggiunto il risultato voluto).
LA RESPIRAZIONE
Molte scuole danno un’importanza particolare alla respirazione; anche se non tutto l’interesse e lo
sforzo vanno rivolti agli esercizi respiratori, tuttavia una respirazione profonda e ritmica, natural-
mente acquisita, è d’indubbia importanza.
La respirazione dovrà essere comunque sempre naturale, non deve esserci il minimo sforzo (ecce-
zion fatta per le esercitazioni) e non si deve sentire il minimo senso di costrizione in qualsiasi parte
(per esempio alla gola).
Esercitarsi a respirare e studiare il proprio respiro in modo che esso sia corretto.
- Immettere l’aria nella parte più bassa dei polmoni spingendo in fuori l’addome; lascia-
re che l’aria sia assorbita naturalmente dai polmoni sino a che essi non siano pieni.
- Trattenere l’aria tenendo rilassato il diaframma ed il torace disteso; battere col palmo
delle mani alcuni colpetti sulla gabbia toracica, in questo modo favorire il riempimen-
to polmonare.
- Emettere il respiro spingendo l’addome in dentro (il diaframma va in alto).
- Trattenere un poco il respiro.
Studiare con questo esercizio la respirazione ed il movimento dei muscoli e della gabbia toracica e
quando ci si sente pronti passare ad esercitarsi sul respiro a quattro tempi.
Osservare se l’aria entra o no da ambedue le narici, in caso contrario chiudere con un dito la narice
che respira in modo da far passare l’aria anche dall’altra. Prendere coscienza anche di questo ricor-
dando che:
- In stato recettivo opera la narice sinistra ed il respiro è detto “lunare”.
- In stato attivo opera la narice destra ed il respiro è detto “solare”.
Impadronirsi della tecnica e del ritmo, prolungando i tempi man mano che si procede nell’esercizio.
Si può eseguire la respirazione in piedi o seduto nella posizione del faraone o sdraiato, rilassandosi
prima di compiere gli esercizi.
Il rilassamento e la respirazione profonda, a quattro tempi, daranno una sensazione di benessere psi-
cofisico abbastanza positiva e valida.
(1)
Per IO si intende la Coscienza psichica.
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Il rilassamento e la respirazione (di cui si sono dati i rudimentali ed indispensabili elementi) sono
fondamentali per qualsiasi altro lavoro nel campo esoterico, ed è per questa ragione (indipendente-
mente dai benefici fisiologici che ne derivano) che debbono essere praticati ed appresi correttamen-
te.
Sia il rilassamento che la respirazione sono propedeutici per qualsiasi lavoro esoterico (iniziazioni,
rituali, ecc.)
LA CONCENTRAZIONE
1. La continua presenza a se stessi, che va esercitata possibilmente in ogni istante della giornata.
2. Il ritiro della mente dai cinque organi dei sensi e il raccoglimento della mente in se stessa, come
la tartaruga ritira la proprie membra nel guscio.
3. Fissazione dell’attenzione sulla presenza dell’IO SUPERIORE, o SÉ (2).
4. Concentrazione propriamente detta. È l’atto di fissare l’attenzione volontaria su un determinato
oggetto e mantenerla fino a che la mente non si sia unificata con l’oggetto stesso. Gli “oggetti”
su cui può essere concentrata l’attenzione sono praticamente infiniti.
Tuttavia, oltre alla concentrazione che può essere esercitata nelle attività giornaliere quotidiane (la-
vorando, leggendo, studiando, ecc.) vi sono degli oggetti di concentrazione consigliabili ai fini dello
sviluppo spirituale. Questi possono essere così raggruppati:
a. Oggetti naturali che richiamino sentimenti elevati: un fiore, un albero, il mare, il cielo, la luna,
le stelle, il sole (solo quando è all’orizzonte per non danneggiare la vista), la cima dei monti,
ecc.
b. Immagini sacre e rituali, simboli esoterici, immagini di divinità, di maestri, figure geometriche,
ecc.
c. Suoni naturali come il respiro del mare, lo stormire del vento tra gli alberi, il canto degli uccelli.
d. Testi sacri (il Vangelo, la Gita, ecc.), dei mantram, musica sacra od elevata, ecc..
e. La Voce della Natura, la Voce del Silenzio o musica spirituale del proprio essere.
f. Idee astratte ed elevate, idee di virtù, di qualità.
g. Simboli vari.
Il miglior modo di concentrarsi è questo: rilassarsi, fare alcune respirazioni profonde e pensare ad
un oggetto particolare, per es. una palla, o ad un oggetto complesso, per es. una scacchiera.
Quando si sia riusciti a trattenere l’oggetto fermo nella mente per almeno dieci minuti, ci si eserciti
a dissolvere l’oggetto sino a che non rimanga nulla ed in questo nulla, in questo silenzio, ci si trat-
tenga per un certo tempo.
Se nel corso del lavoro si inseriscono immagini o pensieri intrusi, si caccino formalmente, ad esem-
pio pronunciando mentalmente parole ferme come: “Vai via!” oppure immaginare una lavagna nera
e se su questa compaiono immagini o pensieri, cancellarli come si fa con un cancellino, o metodi
simili.. Insistendo così ci saranno ben presto risultati estremamente positivi.
(2)
Per SÉ si intende la Coscienza o Scintilla divina nell’uomo.
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ESERCITAZIONI GIORNALIERE
Alla SERA
a) A parte le 14 MEDITAZIONI MARTINISTE tratte dalle meditazioni Rosicruciane di Sedir, riper-
correre a ritroso la giornata trascorsa. Rivedere il proprio comportamento e verificare se la
giornata è trascorsa come noi in via preventiva avevamo visualizzato e predeterminato. In
caso contrario esaminare i motivi e gli elementi di forza maggiore che non ci hanno reso
possibile rispettare il preventivo programma.
b) Predeterminare visualizzando la giornata successiva. Questo esercizio serve a sviluppare la
continuità di presenza, ad insegnarci ad essere noi elementi attivi e non passivi di ciò che ci
accade. È chiaro che possono subentrare dei casi fortuiti per cui non possiamo rispettare il
programma fatto. Questo però deve costituire la eccezionalità e non rappresentare un como-
do alibi. Determinare quindi i tempi di ciò che si dovrà fare nel giorno successivo ed abi-
tuarsi alla puntualità con sé stessi.
c) Prima di prendere sonno, socchiudendo gli occhi, visualizzare un lento levarsi del Sole men-
tre vediamo e sentiamo noi stessi ascendere un monte fino a raggiungere la sommità in con-
temporanea al massimo punto dell’ascesa solare. Scivolare nel sonno con questo monoidei-
smo. Quindi Sole notturno allo Zenith. Accendere in sé il senso della luminosità. Scacciare
gli altri futili pensieri.
Alla MATTINA
a) Al risveglio rievocare il SOLE NOTTURNO là dove lo si era lasciato. Immaginare che esso è
andato declinando e che noi stessi dalla cima siamo scesi giù. L’albeggiare del sole fisico ed
il risveglio nel corpo fisico segna il momento di rientro nel mondo delle apparenze da cui,
accendendo in noi la sera prima la luce interiore, ci eravamo liberati entrando in un altro sta-
to dell’essere.
b) Rapida rappresentazione del contenuto della giornata che avevamo predeterminato la sera
precedente [vedi paragrafi a) e b) di Alla Sera]
Al MEZZOGIORNO
a) A quest’ora il corpo sottile, secondo gli insegnamenti tradizionali, dovrebbe essere in perfet-
ta corrispondenza col corpo fisico secondo un comune asse che corrisponde alla verticalità
del raggio solare del Mezzogiorno. In tale momento (non importa che sia proprio mezzo-
giorno astronomico!), abbandonarsi nel corpo e stare ad osservare il corso dei propri pensieri
senza alimentarli. Ad un certo momento, osservando come uno sperimentatore che sta fuori,
si noterà un inevitabile arresto del flusso mentale. Si proverà qui lo stato dell’essere, dello
stare, del permanere in sé senza fluttuazioni ed oscillazioni. Uno stato di calma, di pace e di
forza insieme. Cercare di stare volti a Nord o a Est. Se coricati, testa a Nord.
Abituarsi a tracciare intorno a sé delle figure simbolo dall’enorme potere energetico e dinamico. In
questo caso le figure saranno il CERCHIO ed il PENTALFA (Stella a cinque punte)
1) Raccogliersi, sentirsi centro della Figura. Immaginare come se da noi, centro, si dipartisse
un punto o una forza che si sposti e tracci la figura.
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2) Fissare la figura descritta nel suo insieme. Visualizzarla luminosa, fosforescente o di fuoco,
come meglio ci torna. Poi abbandonarla e sentirci come Centro al centro. Dopo un po’ di
tempo e di pratica ci si rende conto di esperimentare sensazioni nuove. Un senso di difesa, di
potenza, quasi di invulnerabilità.
È la forza magica millenaria, energetica, proiettiva, protettiva e difensiva di queste antiche figure-
simbolo che si è aggiunta a noi. Provare e riprovare con perseveranza. I risultati sono certi. Nessuna
pratica noi insegniamo che non sia già, prima, stata esperimentata.
ATTENZIONE ! ! !
Tracciare le figure sempre attorno a noi e non davanti a noi, cioè orizzontalmente e non vertical-
mente.
Nel fare le proiezioni, concentrazione assoluta; dobbiamo infondere in esse qualcosa di vitale.
Noi proiettiamo energie sottili, forme pensiero, attorno a noi. Creiamo campi magnetici e figure di
energia nello Spazio.
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TECNICHE DELLA PREGHIERA DI GESÙ
Qui si dà una sistematizzazione delle varie forme e tecniche della preghiera di Gesù, servendoci dei
consigli dei più conosciuti maestri dell’esicasmo. Senza pretendere di offrire delle regole valide per
tutti o di esaurire un argomento così complesso e difficile, si offre un primo abbozzo di percorso
pratico-metodologico, nella consapevolezza che l’aspetto tecnico è secondario rispetto agli altri e-
lementi della preghiera e non va perciò né sopravvalutato né troppo sviluppato, per non cadere
nell’errore delle tecniche yogiche buddhiste e induiste che concedono troppo spazio allo sforzo
“tecnico” personale e alle complesse architetture mistico-immaginative e gestuali che supportano le
fasi della meditazione.
Nella esperienza esicastica siamo esattamente all’opposto di una tale concezione in quanto si scon-
siglia fortemente l’uso di immagini e di altri riferimenti simbolici e rituali esterni.
Sappiamo d’altra parte, che le forme più dirette ed avanzate di meditazione tibetana (Mahamudra,
Dzogchen) non fanno uso di “forme” ma esaltano comunque l’aspetto tecnico e fanno a meno di
ogni riferimento al concetto di un Dio personale che aiuta il meditante. Il nostro aiuto è invece “nel
Nome del Signore Gesù”.
“Signore Gesù Cristo figlio di Dio abbi pietà di tutti noi peccatori”
Si possono racchiudere le tecniche della preghiera di Gesù in cinque categorie principali che po-
trebbero costituire anche un percorso graduale e progressivo:
Consiste nella continua ripetizione dell’invocazione “Signore Gesù Cristo Figlio di Dio, abbi pietà
di me peccatore” fatta, all’inizio, per un certo periodo di tempo. Nel primo periodo di pratica si può
stabilire un programma graduale e progressivo di ripetizioni secondo il metodo indicato nei Raccon-
ti del Pellegrino, ma tenendo presente che la nostra attuale condizione di vita non ci permette, per-
lomeno agli inizi, di andare oltre un certo numero. All’uopo si possono programmare anche dei ritiri
individuali di pratica intensiva per impadronirci della pratica ed assaporarne i primi benefici.
Di questo secondo metodo esistono diverse varianti: qui si suggerisce quello più semplice e natura-
le, senza trattenuto respiratorio:
I fase - abbinamento dell’inspirazione con la prima parte dell’invocazione di Gesù: “Signore Gesù
Cristo Figlio di Dio”
II fase - abbinamento dell’espirazione con la seconda parte dell’invocazione di Gesù: “Abbi pietà
di me peccatore”.
Nella prima fase ci “riempiamo” del Nome e iniziamo a portare la nostra attenzione al cuore.
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Nella seconda fase ci “svuotiamo” dei nostri peccati ed iniziamo a “riposarci” e rilassarci, nella
consapevolezza commossa e gioiosa della misericordia che ci viene donata da Gesù.
Questa tecnica è la più naturale ed equilibrata in quanto non altera il processo naturale del ritmo re-
spiratorio e si integra perfettamente con il nostro funzionamento fisiologico. Anzi, portando la no-
stra attenzione sul respiro, permette una maggiore consapevolezza e controllo delle fasi inspiratorie
ed espiratorie e l’eventuale correzione dei difetti. A lungo andare diventa spontanea e automatica.
Due Maestri ce la fanno conoscere nei loro scritti: San Gregorio Il Sinaita, che, al XV secolo, in-
trodusse la Preghiera di Gesù al monte Athos e ne fu l’instancabile propagatore; e San Simeone
il Nuovo Teologo che fu il maestro eminente dell’XI secolo.
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genza vi si fissi completamente. Dapprima vi incontrerai le tenebre e la pena; ma poi, se per-
severi in questo esercizio d’attenzione notte e giorno, tu ne ricaverai una gioia incessante.
L’intelligenza, a forza di sforzarvisi, troverà il luogo del cuore, ed allora vedrà presto cose che
mai ha visto e di cui non ha nozione: si vedrà luminosa, piena di saggezza e di discernimento.
Ed allora, da qualsiasi parte possa venire un pensiero illegittimo, prima ancora che penetri nel
cuore e vi introduca una qualsiasi immagine, l’intelligenza lo scaccerà e l’annienterà dicendo:
Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me! È a partire da questo momento che essa comincia ad
avere risentimento ed odio per i demoni, li insegue, li colpisce e li annienta. In merito alle al-
tre cose che avvengono nello stesso tempo, tu apprenderai a conoscerle più tardi con l’aiuto di
Dio, da te stesso, con la tua propria esperienza, nella misura stessa in cui custodirai nel tuo
cuore Gesù, vale a dire la preghiera indicata: “Signor Gesù, abbi pietà di me!”.
Sequenza:
RACCOLTA DELLO SPIRITO/MENTE NELLE NARICI > DISCESA-INALAZIONE NEL
CUORE > TRATTENIMENTO-RIPOSO-GIOIA > PREGHIERA DI GESÙ
In questo caso la discesa della mente nel cuore non è diretta, ma mediata, appunto,
dall’inalazione.
Non dobbiamo però fare dei raffronti inopportuni con le tecniche yogiche di meditazione tantrica
(tibetane e induiste) che “pretendono” di guidare/controllare le “energie sottili” dell’essere umano.
L’aiuto nel nostro caso è solo psicologico-immaginativo, quindi strumentale, in quanto è impensabi-
le che lo spirito possa veramente raccogliersi nelle narici.
Esiste d’altra parte un ricco parallelismo simbolico-spirituale di biblica matrice che rimanda al “sof-
fio-spirito” e che andrebbe maggiormente sviluppato a livello pratico oltre che teologico.
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sta interiore reclusione e prigione. Ma, quando si sarà ambientato, non avrà alcun desiderio di sor-
tire nelle consuete divagazioni; il regno dei cieli è dentro di noi.
Chi volge nel suo intimo lo sguardo, e con pura preghiera cerca di dimorarvi, considera le co-
se esteriori prive di valore e di pregio.
2) Se fin da principio riesci a discendere nel cuore nel modo che ti ho descritto, ringrazia Dio! A
lui dà gloria, esulta e sii fedele a questo esercizio, ti manifesterà le cose che ignori. A questo punto
hai bisogno di un altro insegnamento: mentre il tuo pensiero dimora nel cuore, non stare silenzioso
e ozioso, ma costantemente sii impegnato a gridare “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà
di me”, e non ti stancare. Questa pratica tenendo lontano il tuo pensiero dalle divagazioni, lo rende
invulnerabile e inattaccabile alle suggestioni del nemico, e ogni giorno lo eleva all’amore e alla
nostalgia di Dio.
TECNICA MISTA
Dopo aver dato questo insegnamento, il Pellegrino dice ancora al cieco che lo ascoltava:
“Ripeti molte volte questo esercizio; per te sarà facile, perché conosci già la preghiera del cuore e
sei preparato ad essa. Poi, quando ti sarai abituato anche a questo, comincia ad inspirare ed inspira-
re dal cuore tutta la preghiera di Gesù insieme con il respiro, così come insegnano i Padri.
- Inspirando devi dire o pensare: Signore Gesù Cristo;
- espirando: abbi pietà di me.
Ripetendo sempre più spesso questo esercizio, presto sentirai nel cuore un piacevole dolore, poi una
specie di sensazione di sensazione di tepore. E in questo modo, con l’aiuto di Dio, farai tua la dolce
e spontanea preghiera interiore del cuore. Ma sta bene attento a non coltivare figure o fantasie nella
tua mente, ché i santi Padri raccomandano con forza di evitare la presenza di immagini nella pre-
ghiera interiore, e questo per non cadere in tentazione.”
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ULTERIORI CONSIGLI e RACCOLTA DI METODI DEI MAESTRI DELL’ESICASMO
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cata nel luogo di perfetta concentrazione e pronta a ricevere e ad elevare la sua preghiera, allora sol-
tanto comincia l’opera spirituale.
Senza alcun dubbio, fra tutti i metodi il primo posto spetta a quello raccomandato da Giovanni
Climaco. Tale metodo, infatti, è particolarmente pratico e non presenta alcun pericolo: è necessario
e addirittura indispensabile per l’efficacia della preghiera; esso è alla portata di tutti i cristiani che
vivono con pietà e cercano la salvezza, siano essi monaci o laici. Giovanni Climaco, grande guida
dei monaci, parla di tale metodo in due punti della sua Scala che conduce dalla terra al cielo: nel
gradino che tratta dell’obbedienza e in quello sulla preghiera. Il fatto stesso che egli esponga il pri-
mo metodo nel capitolo consacrato alla dottrina riguardante l’obbedienza dei monaci cenobiti, mo-
stra chiaramente che esso è concepito anche per i monaci. L’esposizione di tale metodo è poi ripresa
nel lungo capitolo consacrato alla preghiera, dopo le istruzioni concernenti gli esicasti; è rivolta
quindi anche ai monaci più avanzati nel cammino spirituale. Lo ripetiamo: il suo grande merito con-
siste nel fatto che esso dà piena soddisfazione evitando qualsiasi pericolo.
Nel gradino sulla preghiera Giovanni Climaco dice: “Sforzati di ricondurre o esattamente di rin-
chiudere il pensiero nella preghiera. Se, dato il suo stato d’infanzia, il tuo pensiero viene a manca-
re e si disperde, riconducilo. La mente tende all’instabilità. Ma colui che mette ordine in tutte le co-
se può darle stabilità. Se tu perseveri in questa attività e la custodisci costantemente, colui che stabi-
lisce in te dei limiti al tuo mare verrà e le dirà durante la tua preghiera: “Fin qui giungerai e non ol-
tre”(Gb 38.11). Non è possibile legare lo spirito; ma là dove si trova il creatore di tale spirito, tutto
si sottomette a lui”.
La fase iniziale della preghiera consiste nel respingere i pensieri fin dal loro nascere, mediante la
preghiera; la fase centrale si ha invece quando la mente rimane esclusivamente nelle parole pro-
nunciate vocalmente o mentalmente; il coronamento, infine, è il rapimento della mente verso Di-
o. Nel gradino sull’obbedienza, Giovanni afferma: “Lotta costantemente con il tuo pensiero e fallo
ritornare a te ogni volta che prende il volo. Dio non esige dai novizi una preghiera totalmente libera
dalle distrazioni; non affliggerti se derubato, ma resisti e fai costantemente ritornare la mente verso
di te.
Il metodo esposto qui consiste nel pregare con attenzione, sia che lo si faccia vocalmente che
mentalmente. Quando si prega con attenzione, il cuore non può estraniarsi, come ha detto Marco
l’Asceta: “La mente che prega senza distrazione rende il cuore contrito”. Così, dunque, colui che
prega secondo il metodo esposto da Giovanni Climaco pregherà con le labbra, con la mente e con il
cuore; e chi avrà progredito in questo modo di pregare possiederà la preghiera della mente e de cuo-
re e attirerà su di sé la grazia divina, come si può vedere dalle parole del grande maestro dei mona-
ci. Che desiderare di più? Nulla, certamente.
Lo ieromonaco Doroteo
20
Lo ieromonaco Doroteo, asceta e autore spirituale russo, ha proposto un metodo eccellente per im-
parare la preghiera di Gesù: “Colui che prega con le labbra”, scrive questo autore, “ma trascura la
sua anima e non custodisce il suo cuore, fa salire le sue preghiere in aria, ma non verso Dio, e
s’affatica invano, perché Dio è attento allo spirito e allo zelo e non alla molteplicità delle parole. Bi-
sogna pregare con grande fervore: con tutta l’anima, con tutto lo spirito, con tutto il cuore, con ti-
mor di Dio e con tutte le proprie forze. L’orazione mentale non permette di entrare nella cella inte-
riore né alle fantasie né ai cattivi pensieri. Vuoi imparare a praticare la preghiera della mente e del
cuore? Te la insegnerò. Stà bene attento, amico e obbediscimi. Per cominciare, devi dire la pre-
ghiera vocalmente, cioè con le labbra, la lingua e la voce, forte quanto basta perché tu possa udi-
re te stesso. Quando le labbra, la lingua e i sensi saranno sazi della preghiera detta vocalmente,
la preghiera vocale cessa e si comincia a dirla in un sussurro. Dopo di ciò si deve imparare a fis-
sare costantemente la propria attenzione sulla zona della gola. Allora, a un segno, la preghiera
della mente e del cuore comincerà a sgorgare spontaneamente e incessantemente: si presenterà
da sé e agirà in ogni momento, durante qualsiasi attività e in qualsiasi luogo”.
Nil Sorskij prescrive di far silenzio interiormente, proibendo a se stessi non soltanto di pensare a
qualcosa di peccaminoso o di vano ma anche a qualcosa di apparentemente utile o di spirituale. In-
vece di pensare, bisogna guardare incessantemente nelle profondità del proprio cuore e dire:
“SIGNORE GESÙ CRISTO, FIGLIO DI DIO, ABBI PIETÀ DI ME, PECCATORE”. Si può
pregare in piedi, seduti, coricati. Coloro che sono robusti e in buona salute preghino stando in piedi;
i deboli, invece, possono pregare anche stando coricati, perché in questa preghiera l’ascesi spirituale
prende il sopravvento su quella del corpo. Bisogna dare al corpo una posizione che procuri allo
spirito ogni libertà per l’attività che gli è propria. Tuttavia, è da tenere presente che qui si parla
del modo di agire dei monaci che, mediante un’ascesi corporale adeguata, hanno messo ordine nelle
proprie inclinazioni corporali e che, in seguito ai progressi già compiuti, sono passati dall’ascesi del
corpo a quella dell’anima.
21
Nil Sorskij raccomanda di rinchiudere la mente nel cuore e di controllare, per quanto è possibi-
le, il respiro, per non respirare troppo spesso. In altre parole, bisogna respirare molto adagio.
In generale, bisogna reprimere tutti i movimenti del sangue e mantenere il corpo e l’anima in uno
stato di tranquillità, di silenzio, di adorazione, di timor di Dio; altrimenti l’attività propriamente
spirituale non può manifestarsi in noi: essa lo fa quando tutti i movimenti e i ribollimenti del sangue
si sono placati. L’esperienza insegnerà che il controllare il fiato, cioè il respirare con minor fre-
quenza e lentamente, contribuisce molto a farci entrare in uno stato di calma e a ricondurre la mente
dal suo vagabondare. “Vi sono molte opere virtuose”, dice Nil, “ma sono tutte parziali; LA PRE-
GHIERA DEL CUORE, invece, È LA SORGENTE DI TUTTI I BENI: essa irriga l’anima come
fosse un giardino. Quest’opera, che consiste nel mantenere la mente nel cuore senza nessun pen-
siero, è estremamente difficile per coloro che non hanno imparato a praticarla; [...]. Ma quando
l’uomo riceve la grazia, allora prega senza sforzo e con amore, perché è da essa consolato. Al-
lorché sopraggiunge l’attività della preghiera, essa attira a se la mente, la riempie di allegrezza e la
libera dalle distrazioni.
Per abituarsi al metodo raccomandato da Nil Sorskij è molto utile combinarlo con quello di Gio-
vanni Climaco e pregare senza nessuna fretta.
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PURIFICAZIONE DI NOVILUNIO
RITO LUNARE
Il giorno del novilunio è un giorno di purificazione individuale.
Si intende per “giorno” di Novilunio l’arco di 24 ore computato dal momento esatto in cui astrono-
micamente avviene la fase (consultare un calendario con le fasi lunari).
In tale arco di tempo deve compiersi il digiuno rituale – mangiando una sola volta e cibi non prove-
nienti da animali morti. Le bevande possono sostituire il cibo.
Si completa la purificazione, astenendosi dall’attività sessuale, eliminando le sostanze eccitanti (ta-
bacco, caffè, alcool, ecc.) e, per quanto possibile, restando in silenzio.
Nell’ora in cui avviene la fase è obbligatorio un bagno intero tiepido, fatto con intento purificatorio,
ed in mancanza si facciano abbondanti abluzioni – come pratica purificatoria – e recitare il rito, ri-
volgendo la faccia ad oriente e segnandosi con la croce essenica.
L’ora del rito può essere spostata di 7, 14, 21 ore dopo la fase, in caso di impedimenti profani o di
necessità.
1) ORIENTAMENTO
Indossare il cordone (l’alba è facoltativa) e rivolgersi ad Est.
2) CROCE ESSENICA (segnarsi 3 volte)
(fronte)
1
|
(spalla sx) 3 --- 5 --- 4 (spalla dx)
(petto)
|
2
(ombelico)
EL AGLA
| |
AGLA --- SCHADAY --- EHIEH JAH --- SCHADAY --- EL
| |
JAH EHIEH
JAH EHIEH
| |
EHIEH --- SCHADAY --- AGLA EL --- SCHADAY --- JAH
| |
EL AGLA
23
3) TRACCIAMENTO DEL PENTACOLO DELL’ORDINE
Tracciare sul palmo della mano sinistra, nelle note maniere, il pentacolo dell’Ordine.
4) SEGNO D’ORDINE
Porsi nel segno d’Ordine del proprio grado.
5) PREGHIERA
Recitare la Preghiera:
6) PROFUMARE
Mirra e storace in Primavera
Incenso maschio e zafferano in Estate
Rosmarino e ambra in Autunno
Incenso e carruba in Inverno
7) CROCE ESSENICA
Segnarsi 4 volte.
Chi compie il Rito Lunare può nello stesso giorno non compiere il Rito Giornaliero senza cadere in-
terdetto.
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Chi non compie il Rito Lunare resta interdetto per i 28 giorni seguenti – nei quali non può né recita-
re il Rito Giornaliero, né prendere parte a riti collettivi, né pregare per ammalati.
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RITO GIORNALIERO DI CATENA
PREMESSA
Il Rito va eseguito preferibilmente nel proprio Oratorio. Ciascun membro dell’Ordine deve fare o-
gni sforzo per disporre nella propria abitazione o in altro luogo accessibile, di una stanza o angolo
ad uso esclusivo della propria operatività.
1) Una tovaglia bianca quadrata di fibra naturale (lato m. 0,635 = cubito piramidale).
2) Una Candela posta ad Est.
3) Il Pentacolo dell’Ordine posto davanti alla Candela.
Può essere omesso se esso è disegnato al centro della Tovaglia. In questo caso la candela si pone
al suo centro.
4) Lo spegnitoio per la candela e i fiammiferi.
5) Un braciere con coperchio e carboncini.
6) Incenso: usare incenso e mirra in parti uguali (in mancanza va bene anche l’incenso liturgico).
7) Il proprio sacramentario, dove è stato trascritto a mano il presente Rituale.
8) Carta bianca pulita, per tracciare il Pentacolo (se si usa questo sistema).
9) Inchiostro rosso da usarsi per il punto 8.
Si ricorda che tutti gli oggetti rituali vanno preventivamente fatti consacrare dal proprio Ini-
ziatore o da un Superiore Incognito III da lui designato.
Qualora non fosse possibile utilizzare l’apparato rituale e comunque per coloro che sono più portati
per una Via interiore, il Rito può essere svolto in forma semplificata e anche in ambiente profano.
Si richiede la capacità di estraniarsi da ciò che circonda e avere la giusta concentrazione per deter-
minare l’apertura Eggregorica.
Questa “forma abbreviata” è sintetizzata al termine del presente Rituale.
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NOTE FONDAMENTALI
Il Rito va sempre eseguito, salvo in caso di indisposizione personale tale da non avere la necessaria
serenità interiore per un proficuo collegamento eggregorico.
Le Sorelle durante il loro periodo mestruale si limitino alla sola recita dei Salmi.
Per avere maggior forza dalla Catena orante è preferibile scegliere una delle ore in cui è diviso il
giorno: 00-01, 06-07, 12-13, 18-19 (sempre ora solare).
Una volta stabilita l’ora, è meglio non cambiarla (educazione della volontà).
L’esecuzione del Rito è compatibile con altre pratiche di sviluppo spirituale, purché siano in sinto-
nia con i fini dell’Ordine.
Il Rito di catena si compone di una parte centrale composta dai Salmi (che è sempre consigliabile
dire in latino o, se ciò crea delle difficoltà di pronuncia e di comprensione, in lingua italiana) e da
delle Preghiere: alcune fisse, altre facoltative, altre secondo le proprie necessità.
Il segreto per una buona esecuzione del Rito, e di tutti i riti in generale, è nello stato interiore
dell’orante durante la preghiera.
Il martinista deve sapere che la forza che proietta nell’Invisibile la sua accorata richiesta è l’ emo-
zione. Recitare meccanicamente non sortirà quindi alcun effetto.
Ai più tiepidi è consigliato pertanto – specie all’inizio – di far precedere l’esecuzione di qualsiasi
Rito da un breve periodo di rilassamento, ricorrendo eventualmente alla rievocazione emotiva di
eventi positivi o all’ascolto della propria musica preferita, al fine di richiamare uno stato di profon-
da emozione e vibrazione interiore.
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Gli elementi del Rito sono:
La Croce Essenica è composta di cinque Nomi letterali della manifestazione della Virtù Intelli-
gente, secondo l’antica tradizione segreta della Cabala.
Il praticante porta successivamente la mano destra alla fronte, all’ombelico, alla spalla sinistra, alla
spalla destra e al cuore, pronunciando le cinque Parole che cambiano di posto in coincidenza con gli
Equinozi ed i Solstizi (si spostano cioè di un quarto di cerchio, in senso orario). Salvo diversa indi-
cazione, si esegue rivolti ad Oriente.
(fronte)
1
|
(spalla sx) 3 --- 5 --- 4 (spalla dx)
(petto)
|
2
(ombelico)
EL AGLA
| |
AGLA --- SCHADAY --- EHIEH JAH --- SCHADAY --- EL
| |
JAH EHIEH
JAH EHIEH
| |
EHIEH --- SCHADAY --- AGLA EL --- SCHADAY --- JAH
| |
EL AGLA
2) PENTACOLO
Deve essere disegnato con inchiostro rosso su di un foglio di carta bianca e successivamente bru-
ciato al termine del Rito dopo il Segno e la Batteria di chiusura. Se il Pentacolo è già disegnato al
centro della Tovaglia, è sufficiente ripassare il disegno col pollice destro.
Nei casi in cui il Rito non possa essere eseguito nella calma del proprio Oratorio, il Pentacolo po-
trà essere tracciato, con il pollice della mano destra, sul palmo della mano sinistra.
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Metodo di tracciamento: dapprima va disegnato il triangolo superiore parten-
do dal vertice in alto e procedendo verso sinistra in senso antiorario, poi il tri-
angolo inferiore partendo dal vertice in basso e movendo verso sinistra in sen-
so orario. Per tracciare la croce centrale si segna prima la linea verticale par-
tendo dall’alto verso il basso, poi quella orizzontale da sinistra a destra. Cer-
chio in senso orario.
3) BATTERIA
4) IL SEGNO
PRELIMINARI DEL RITO
All’ora prescelta eseguire le abluzioni (ossia lavarsi mani, viso e genitali) con intento purificatorio.
Togliersi i metalli di dosso; l’abito deve essere pulito.
Entrare nell’Oratorio ed indossare il Cordone (l’Alba è facoltativa).
Accendere i carboncini in silenzio. Gettare tre prese di incenso.
Restare in meditazione .......
ESECUZIONE
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2° PARTE – SALMI
In Latino In Italiano
Salmo 132 (133) – Salmo 132 (133)
Per la fraternità, la concordia e l’unione.
Ecce quam bonum et quam iucundum Ecco quanto è buono e quanto è soave
Habitare fratres in Unum! che i fratelli vivano insieme!
Sicut unguentum in capite, È come olio profumato sul capo,
Quod descendit in barbam, barbam Aaron, che scende sulla barba,
Quod descendit in oram vestimenti eius; sulla barba di Aronne,
Sicut ros Hermon, che scende sull’orlo della sua veste.
Qui descendit in montem Sion; È come rugiada dell’Ermon,
Quoniam illic mandavit Dominus che scende sui monti di Sion.
benedictionem Là il Signore dona la benedizione
Et vitam usque in saeculum. e la vita per sempre.
Salmo 1 – Salmo 1
Per l’onestà e la perseveranza nel Bene.
Beatus vir qui non abiit in consilio impiorum, Beato l’uomo che non segue il consiglio degli
Et in via peccatorum non stetit, empi,
Et in cathedra pestilentiae non sedit; non indugia nella via dei peccatori
Sed in lege Domini voluntas eius, e non siede in compagnia degli stolti;
Et in lege eius meditabitur die ac nocte. ma si compiace della legge del Signore,
Et erit tanquam lignum quod plantatum est la sua legge medita giorno e notte.
secus decursus aquarum, Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua,
Quod fructum suum dabit in tempore suo, che darà frutto a suo tempo
Et folium eius non defluet, e le sue foglie non cadranno mai;
Et omnia quaecumque faciet prosperabuntur. riusciranno tutte le sue opere.
Non sic impii, non sic; Non così, non così gli empi:
Sed tanquam pulvis, quem proicit ventus a facie ma come pula che il vento disperde;
terrae. perciò non reggeranno gli empi nel giudizio,
Ideo non resurgent impii in iudicio, né i peccatori nell’assemblea dei giusti.
Neque peccatores in concilio iustorum; Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
Quoniam novit Dominus viam iustorum, ma la via degli empi andrà in rovina.
Et iter impiorum peribit.
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3° PARTE – OPERATIVA
(Dalle Preghiere degli Eletti Cohen, ms. n° 5526 della Biblioteca di Lione)
Pausa ……
O Signore,
rivolgi uno sguardo propizio su questa famiglia di Fratelli,
riscattata dal prezioso sangue del Tuo Cristo,
31
che ti è consacrata in modo particolare
con l’invocazione del Tuo Santissimo Nome,
prosternata con il cuore e con lo spirito ai piedi del Tuo Santuario,
difendila dalle seduzioni dei suoi nemici temporali e spirituali.
Onnipotente Signore Iddio!
Tu che tramite la mediazione del Cristo
hai rivelato la Tua Gloria a tutte le nazioni,
conserva le opere della Tua Misericordia,
affinché l’Ordine Martinista si diffonda su tutta la terra, perseveri con
fede immutata la confessione del Tuo Santissimo Nome. Dio
Onnipotente ed Eterno!
Il cui Spirito di doppia potenza santifica
e governa la Creazione Universale, Generale e particolare,
esaudisci le umili preghiere che Ti rivolgiamo tutti in quest’ora,
per tutte le classi e per tutti i membri dell’Ordine,
affinché con l’assistenza della Tua Grazia,
possiamo riunirci tutti nel cerchio della Tua Immensità
dalla quale siamo emanati.
Amen.
32
PREGHIERE FACOLTATIVE
(da recitare comunque almeno una volta alla settimana)
Ci hai dato, Signore, un fedele Eletto che agirà secondo il Tuo Cuore.
Onnipotente Dio! Abbi pietà del Tuo Eletto, il Fr. ……
che ci hai dato come Gran Maestro per governare in questa contrada
i vari Templi che abbiamo innalzato a Tua Gloria.
Conduci le sue opere con la Tua Vivificante Luce,
affinché egli possa compiere con le potenze che gli hai concesso,
l’augusto ministero al quale lo hai chiamato.
Fa provare a tutti noi i frutti dei suoi lavori spirituali
e guidalo al termine della sua vita, con tutti i suoi figli,
all’eterna Gloria che Tu riservi ai Tuoi Amati Eletti.
Amen.
O Dio! Agli ordini del quale tutti i momenti della nostra vita
trascorrono rapidamente,
ascolta le preghiere che Ti rivolgiamo per i nostri Fratelli ammalati
(o per il nostro Fr/Sr. …… malato/a).
Imploriamo per loro (per lui/lei) l’aiuto della Tua Misericordia,
affinché possiamo ben presto rallegrarci
e ringraziarti per la guarigione di coloro (di colui/colei) il cui pericolo ci fa gemere.
Ti scongiuriamo per le sante piaghe del nostro Divino Riparatore.
Amen.
33
Per i Fratelli che hanno abbandonato la Catena fraterna:
Inserire altre eventuali Preghiere suggerite, secondo le necessità del momento, dalla Gran Mae-
stranza, dal proprio Iniziatore o da necessità personali.
Silenzio ……..
Giunti a questo punto dire tre volte, con il più profondo rispetto:
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ET VERBUM CARO FACTUM EST, ET HABITAVIT IN NOBIS.
Concludere dicendo:
Che il Santissimo Nome di Dio sia benedetto ora e per tutta l’Eternità!
Che la benedizione del Dio di Abramo, del Dio di Isacco e del Dio di Giacobbe,
discenda su tutti noi e vi dimori in eterno.
Amen.
Silenzio ……
4° PARTE – CHIUSURA
- Segno.
- Batteria.
- Combustione del Pentacolo alla fiamma della candela o, se era stato tracciato sulla mano sini-
stra, farvi sopra il gesto di cancellarlo.
- Croce Essenica.
- Spegnere la candela.
- Coprire il braciere.
- Togliersi il Cordone e l’Alba, se indossata.
- Arieggiare la stanza e uscire in silenzio.
35
RITO GIORNALIERO IN FORMA BREVE
I Salmi vanno imparati a memoria; per le Preghiere, se non si ha il foglio sottomano, recitarle con
parole proprie, una volta appreso il modo e gli scopi per i quali vanno recitate.
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RITUALE DI LOGGIA
I Martinisti possono riunirsi ovunque, anche sotto un albero od in mezzo ad un prato. Il Filosofo In-
cognito sa come rendere “Loggia” anche un posto all’aperto; tuttavia per ovvie ragioni, è preferibile
avere a disposizione una sala od un locale destinato stabilmente alle riunioni martiniste, che do-
vrebbe restare ermeticamente chiuso dopo ogni riunione. Periodicamente il locale, almeno agli e-
quinozi ed ai solstizi, dovrebbe essere sottoposto a pulizia radicale, affumicato con zolfo, arieggiato
e successivamente affumicato con incenso.
Qualora si utilizzi una sala o un locale non destinato ad esclusivo uso dei lavori martinisti, sarà op-
portuno adattarlo alla bisogna, tenendo presente che è preferibile la massima semplicità ed è indi-
spensabile una perfetta pulizia. Inoltre si dovranno tenere aperte le finestre per qualche minuto per
l’aerazione e avere la precauzione di togliere (o velare) quadri di nudi, specchi, immagini sacre od
altri oggetti che possono distogliere i partecipanti dalla necessaria attenzione e meditazione.
PIANO DI LOGGIA
Leggenda
37
IL TAVOLO INIZIATICO
Deve essere possibilmente rettangolare, alto non più di 72 cm (o multiplo o sottomultiplo di tale mi-
sura, base aritmosofica: 7+2=9).
Sul tavolo iniziatico, coperto da una tovaglia bianca, devono essere posti:
1) Al centro di fronte al Filosofo Incognito, un tappetino con i colori ermetici: Nero, Rosso,
Bianco, di grandezza decrescente sul quale saranno disposti i Tre Lumi, in triangolo, con la
base verso il Filosofo Incognito, il vertice verso Occidente.
2) Alla destra del Filosofo Incognito, un Cero per i Maestri Passati.
3) Alla sua sinistra, sul tavolo o su una sedia: un mantello, una maschera nera ed un cordone
bianco.
4) Alla sua destra un porta-incenso ed un incensiere con carboni. Se il Trilume è composto da
tre candelieri indipendenti, l’incensiere va collocato al loro centro.
5) All’estremità del tavolo iniziatico, verso occidente, vanno posti:
a) il Pentacolo dell’Ordine su pergamena (il Pentacolo va coperto).
b) il Vangelo aperto a Gv 1,1.
6) Sulla destra del Filosofo Incognito, all’altezza del suo braccio, una spada (o pugnale od una
verga bianca regale) e, vicino ad essa, un maglietto1 (facoltativo).
7) Alla sinistra una coppa per l’acqua e la candela di servizio.
8) Due colonnine: una bianca posta al lato Sud, e l’altra nera posta al lato Nord.
1
Il Filosofo Incognito, se non ha il maglietto, esegue i colpi della batteria col pomo della spada o del pugnale.
38
ABBIGLIAMENTO RITUALE
Ogni Fratello e Sorella dovrà portare in Loggia l’Alba bianca, il cordone ed il collare del suo grado.
COMPORTAMENTO IN LOGGIA
Ogni Fratello e Sorella dovrà sedere nella posizione detta “del faraone” con la spina dorsale dritta
contro la sedia, la testa eretta e le mani appoggiate sulle cosce.
Durante i lavori si osserverà il silenzio perfetto; se il Filosofo Incognito concederà la parola alla
Loggia, la si domanderà alzando la mano destra. Colui al quale è concesso di intervenire si alzerà in
piedi, si volterà verso il Tavolo iniziatico con la mano nel Segno e si rivolgerà al Filosofo Incognito
chiamandolo “Saggissimo”.
Il silenzio sarà osservato anche dopo la chiusura dei lavori, fino all’uscita dal Tempio.
Non è consentito entrare o uscire dal luogo di riunione durante le fasi rituali di Apertura o di Chiu-
sura.
Se - avvenuta l’apertura dei lavori – qualcuno dei presenti ha la necessità di uscire, dovrà chiede-
re la parola (come spiegato in precedenza) al Filosofo Incognito che incaricherà il F Esperto di ac-
compagnarlo alla porta.
Negli spostamenti in Loggia, sia in questo caso, come in altri (esempio: per una relazione), non è
più consentito passare ad Est davanti alle Luci; tutti i movimenti devono avvenire lungo gli altri lati.
L’atto rituale di formazione della catena deve essere compiuto nel massimo silenzio e nel seguente
modo:
- I Fratelli e le Sorelle si posizionano in modo alternato.
- I Fratelli incrociano le braccia, destra sulla sinistra.
- Le Sorelle tengono invece le braccia allargate.
Tranne il Filosofo Incognito ed il Fratello Esperto, tutti i partecipanti alla riunione attendono fuori
della Loggia o del locale a ciò adibito.
Il Filosofo Incognito siede al suo posto a oriente; quando ritiene che tutto sia in ordine e che si pos-
sano aprire i lavori ordina al Fratello Esperto, che si trova presso la porta del Tempio, di far entrare
i partecipanti.
Nell’ordine entrano:
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2) I Fratelli e le Sorelle del Terzo Grado che vanno a sedersi a Ovest, dietro il tavolino del F
Superiore Incognito.
3) I Fratelli e le Sorelle del Secondo Grado che vanno a sedersi a Sud dietro il tavolino del F I-
niziato.
4) I Fratelli e le Sorelle del Primo Grado che vanno a sedersi a Nord dietro il tavolino del F As-
sociato.
5) Quando tutti sono ai loro posti, il Fratello Esperto, dopo aver chiuso la porta, si siede.
Se sono presenti dei Dignitari della Gran Loggia Nazionale, questi precedono gli Ufficiali di Loggia
e siedono all’est, a fianco del Filosofo Incognito.
Se sono presenti dei F visitatori di IV° grado, questi entrano dopo i dignitari di Loggia e siedono
all’est del Tempio.
Se vi sono altri membri visitatori, entrano insieme ai membri di Loggia secondo il loro grado.
Durante l’entrata tutti i partecipanti raggiungono il loro posto muovendosi processionalmente sotto
la direzione del Fratello Esperto che fa le funzioni di Maestro delle Cerimonie; al termine dei lavori
tutti raggiungono l’uscita muovendosi nell’ordine inverso dell’entrata: prima i FF Associati, ecc.
Quando tutti sono ai loro posti nella Loggia regnerà silenzio e meditazione.
Il Filosofo Incognito, se necessario, prenderà la parola presentando eventuali Fratelli visitatori, for-
nendo notizie di carattere profano che ritiene utile dare, dopodiché passerà all’apertura rituale dei
lavori.
40
RITUALE PER I LAVORI DI GRUPPO
Filosofo Incognito Fratello Esperto, tutto è in ordine in vista dell’apertura dei nostri lavori?
I Fratelli e le Sorelle sono tutti iniziati al Martinismo?
Fratello Esperto Compie il giro del Tempio in senso orario, passando davanti al Tavolo sco-
pre il Pentacolo, mentre tutti i Fratelli e le Sorelle fanno il Segno al suo
passaggio, quindi torna al proprio posto e dice:
I Fratelli e le Sorelle sono ai loro posti, nessun profano è tra loro, i Simboli
sono presenti, la Loggia è al sicuro.
Fratello Associato L’oriente si illumina, il sole si alza. L’occhio del mondo sta per aprirsi, la
verità sta per apparire.
Filosofo Incognito Fratello Iniziato s’oscurerà forse il sole per i profani? Rifiuterà forse egli il
calore e la vita agli ignoranti? Non distribuirà forse egli i suoi benefici in-
flussi anche ai malvagi?
Fratello Iniziato Il sole, manifestazione visibile del centro invisibile d’ogni vita e di qualsiasi
luce, non rifiuta a nessuno i suoi astrali influssi e ogni essere creato riceve
un raggio della sostanza divina.
Filosofo Incognito Fratello mio per quale motivo la verità non dovrebbe essere manifestata?
Perché ci dovremmo noi rifiutare di far partecipare al suo influsso l’uomo
desideroso?
Fratello Associato Il sole si alza, che i veli cadano come si dissipano le notturne ombre.
41
prenda, per la virtù della Parola, del Gesto, della Batteria, le caratteristiche
di luogo particolare nel quale potremo effettuare la nostra ricerca della veri-
tà.
Fratello Iniziato … perché come disse il Filosofo Incognito, Nostro Venerabile Maestro:
« Noi abbiamo la necessità che vi siano fra gli uomini dei segni visibili, de-
gli agenti sostanziali e degli esseri reali rivestiti come noi di forme sensibili,
ma che nello stesso tempo siano esseri depositari delle virtù prime che
l’uomo ha perduto e che cerca incessantemente intorno a sé ».
Fratello Iniziato « Perché il culto futuro non assomiglierà certo ai sacrifici sanguinari …, ma
farà conoscere all’uomo la severità della Legge, l’ineffabilità della Giusti-
zia, ricordandogli la penosa separazione che egli, qui in basso, è costretto a
fare da tutto ciò che è estraneo alla sua vera natura, se non vuole permanere
nell’illusione e nella morte ».
Queste sono le parole del Filosofo Incognito, Nostro Venerato Maestro,
Louis-Claude de Saint-Martin.
2
Se si lavora in grado di Iniziato Incognito o di Superiore Incognito, il Trilume si pone col vertice posto verso Oriente e
si accende in senso orario partendo sempre dal vertice.
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Filosofo Incognito E allora in effetti, Fratello mio, l’uomo rigenerato e puro potrà riscoprire
l’accesso a quel Tempio imperituro di cui dovrà divulgare le meraviglie e da
cui la prevaricazione l’ha fatto bandire. Egli si avvicinerà di nuovo all’Arca
Santa senza temere di esserne respinto, perché Essa lascerà entrare nella sua
cinta solo coloro che avrà definitivamente purificato.
Filosofo Incognito Che splenda dunque in questo Tempio e su quest’Ara, l’Esagramma perfet-
to, la Corona dei Saggi, simbolo dello spirito separato, « ... sino a che non
appaia il giorno in cui la Stella del Mattino sarà nei nostri cuori ».
Dio disse a Salomone: « Poiché tu non mi hai domandato né una lunga vita,
né le ricchezze, né la morte dei tuoi nemici, ma l’Intelligenza e la Saggezza
per agire con Giustizia, io agirò attraverso le tue parole e ti darò un cuore
saggio e intelligente ».
Filosofo Incognito Raccogliamoci Fratelli affinché i nostri spiriti ed i nostri cuori siano in u-
nione al di là della morte, con i Maestri Passati.
Breve silenzio … poi alza la mano destra, nel Segno, all’altezza della capo e
la agita cinque volte, dicendo:
( hvwhy )
In nome del Verbo Eterno ed Increato per mezzo del quale ogni Luce ed o-
gni Verità si manifesta, dichiaro aperta questa riunione che avviene sotto gli
auspici dei nostri Venerati Maestri.
La Loggia è aperta!
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Fratello Iniziato Batte 0 (un colpo)
Filosofo Incognito Si alza, leva le braccia sopra la testa ad Y e dice il VENI CREATOR SPIRITUS:
Accende lumen sensibus, infunde Con la tua luce illumina i sensi, in-
amorem cordibus, infirma nostri fondi l’amore nei nostri cuori,
corporis, virtute firmans perpeti. le stanche membra del corpo risto-
ra, con il tuo forte ed eterno vigore.
Superiore Incognito (Preferibilmente nella posizione del Buon Pastore, dice il Salmo 132 [133])
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Quóniam illic mandávit Dóminus
benedictiónem, et vitam
usque in saeculum.
Filosofo Incognito (Solo ed esclusivamente nel periodo che va dal Novilunio al Plenilunio)
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CHIUSURA DEI LAVORI
I presenti si alzano.
Fratello Associato O Dio fatto uomo, o nostra guida, o crocefisso dell’invisibile Sole aiuta con
le tue vivifiche emanazioni la nostra opera di Luce e di redenzione.
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Tutti osservano qualche attimo di silenzio.
Filosofo Incognito Alza la mano destra con le tre dita aperte all’altezza del capo:
Maestri Passati, che la Luce che mai si spegne irradi sempre su di Voi!
Fratello Esperto Compie il giro del Tempio in senso antiorario, passando davanti al Tavolo
copre il Pentacolo, ritorna quindi al suo posto.
Superiore Incognito Saggissimo, i lavori sono chiusi, i Simboli velati, questo luogo è restituito ai
profani.
Fine
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TRASMISSIONE DEL GRADO DI
ASSOCIATO INCOGNITO (1° GRADO)
NOTA PRELIMINARE
La cerimonia iniziatica va eseguita dopo l’apertura dei lavori, quindi in un locale già purificato.
Il Filosofo Incognito è mascherato con la maschera nera e sta seduto dietro al Tavolo iniziatico.
I Lumi sono tre (Trilume) al centro del Tavolo iniziatico, posti sui Tappetini dai tre colori (nero,
rosso, bianco), in triangolo, base verso il Filosofo Incognito (l’Iniziatore), vertice verso il postulan-
te.
Il Cero dei Maestri Passati è posto alla destra del Filosofo Incognito, all’angolo Nord-Est del Ta-
volo iniziatico.
Il postulante è fatto entrare, senza scarpe e senza metalli, e posto di fronte a Lui, ad una distanza di
circa due metri dal tavolo, in piedi presso la sedia che gli è stata destinata e sulla quale è posta una
coperta di lana di colore neutro, preferibilmente bianca.
Viene quindi fatto sedere e avvolto nella coperta sulla quale deve poggiare anche i piedi in modo
da essere “isolato”.
Il Filosofo Incognito, dopo una breve invocazione muta, procede alla “spoliazione” del postulante.
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SPOLIAZIONE
Il Filosofo Incognito prende nota delle risposte del postulante e ne fa una sin-
tesi dalla quale giudica il grado di preparazione dello stesso e se è in grado
di accedere all’istruzione Martinista.
INIZIAZIONE
Filosofo Incognito Poiché ora sei NUDO, vediamo se ci sarà possibile rivestirti con i nostri abi-
ti.
Eccoti nudo, di fronte alle Luci, disciolto dalla forma del principio che in-
carna, pronto ad essere guidato sul difficile cammino dell’Iniziazione.
Se dalle Luci che si dirigono sulla tua nudità spirituale tu non vi sentirai
colpito che da un’unica fiamma, somma e sintesi delle tre che compongono
il Trilume, ritraendone un unico sentimento di umiltà e se questo sentimento
non si sviluppa accoppiato al desiderio di sacrificare le tue passioni ed alla
forza di attendere che la Luce compenetri la tua nudità fino a rivestirla, al-
lora non potrai mai aspirare ad entrare nel Tempio della Verità per diventare
un autentico “sconosciuto”.
Se invece dal Trilume senti fluire verso di te una sola corrente di Luce, rice-
vere un unico impulso che annienta le tue passioni e sublima il tuo desiderio
49
di conoscenza allora vuol dire che sei pronto per l’attesa che ti permetterà
di affrontare le prove future.
Postulante ......................................................
Postulante ............................................
Filosofo Incognito Vuoi tu impegnare la tua parola d’onore a non rivelare mai il nome del tuo
Iniziatore, cerimonie, riti, statuti e regolamenti dell’Ordine; obbedire ai tuoi
Superiori, rispettare tutti i Fratelli e le Sorelle, i loro ideali, i loro interessi,
aiutare possibilmente e disinteressatamente tutti i Martinisti, se veramente
ne avessero bisogno?
Tutti si alzano in piedi, meno il postulante che deve sempre rimanere al suo
posto seduto ed avvolto nella coperta.
Il Filosofo Incognito alza la mano, poi l’abbassa e pone le tre dita, nel Se-
gno dell’ordine, sulla testa del postulante.
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Risvegliati dunque, o tu che dormi!
Ricevi la Luce Divina che è la tua Luce e che sta tornando a te!
Ricevi questa fiamma ardente e che Essa ti insegni e ti permetta di vincere
la potenza delle tenebre, rivestendoti del suo calore e della sua luminosità ...
A gloria del Grande Artefice dei Mondi, a nome di Ieshouah e sotto gli au-
spici del Filosofo Incognito, Nostro Venerabile Maestro, e dei Maestri Pas-
sati, Io ..... (nome iniziatico) ....., per i poteri conferitemi dal mio Iniziatore
..... (nome iniziatico) ....., ti creo e ti costituisco Associato Incognito Marti-
nista e ti ricevo così al 1° grado nella grande catena dell’Ordine Martini-
sta.
Ritorna poi al suo posto completando il giro intorno al tavolo iniziatico nel
senso antiorario (partendo col piede sinistro in quanto volge le spalle ad o-
riente).
Tutti si siedono.
Filosofo Incognito Fratello mio (Sorella mia), avrai osservato che qui vi sono degli oggetti spe-
ciali disposti in ordine particolare, essi costituiscono per noi una delle basi
del nostro insegnamento ed alcuni di essi sono assolutamente indispensabili:
i tre Lumi, la Maschera ed il Mantello.
I Lumi: come una sola ed unica Luce emana da tre Lumi diversi, così pure
una sola ed unica Verità emana da sorgenti diverse o apparentemente oppo-
ste.
In questo simbolo l’Iniziato sa riconoscere la religione sempre identica, sot-
to ai molteplici culti che la rivelano ai profani.
Non esiste che una sola Religione, come non c’è che una sola Verità e nes-
sun culto, comunque si chiami, può attribuirsi il monopolio del suo possesso
escludendo gli altri.
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Questa era la base delle antiche Iniziazioni, ed è per questo che noi ricor-
diamo un Iniziato, Alessandro Magno, recarsi a sacrificare sugli altari di tut-
te le Divinità, compreso il Dio degli Ebrei.
In quel lontano tempo, così ci dicono le antiche tradizioni, tutti i sacerdoti, a
qualsiasi culto appartenessero, erano degli Iniziati e sapevano collegare tutte
le credenze nell’unità delle rivelazioni filosofiche dell’esoterismo.
Lo scopo delle società cosiddette segrete è quello di ristabilire questa catena
di uomini liberi dalla superstizione e fermamente diretti a raggiungere la
Verità.
Né va nascosto che al pari della Fede, la Scienza deve veder sorgere l’Unità
dalla diversità, per mezzo di quella sintesi che concilia il materialismo con
l’idealismo, nella totale concezione del vero.
Ma i Tre Lumi, nella loro posizione, indicano la legge che presiede al cam-
mino della natura: guarda e ricordati questa disposizione dei Lumi, posta
sopra piani differenti di colore: il nero, il rosso e il bianco.
Da questo ti apparirà in primo luogo il principio della Gerarchia che si trova
all’origine di qualsiasi organizzazione.
La Gerarchia termina qui col piano della Luce ed il colore è, grado a grado,
meno luminoso mano a mano che si scende più in basso.
Questa scala di colori legati allo splendore della Luce è la base di ogni vera
e stabile organizzazione, sia essa sociale, scientifica o religiosa.
Essa si trova nell’uomo nelle tre porzioni che costituiscono il suo tronco:
ventre, petto, testa.
Esse danno origine a tre parti umane: il ventre al corpo, il petto alla vita, la
testa al pensiero.
Il Pensiero, immagine dei Lumi, è il gradino luminoso, la Vita il gradino di
penombra, il Corpo il gradino che sta nell’ombra.
Si può anche dire rispettivamente: Spirito, Anima e Materia.
Nella natura, al pari che in Dio, tu potrai scoprire questa misteriosa organiz-
zazione.
La Natura, l’Uomo e Dio formano i tre strati dell’Universo ed ognuno di
essi possiede un potere che gli è proprio.
La Natura agisce mediante la forza fatale, cieca, che è ciò che noi chia-
miamo destino: corrisponde al corpo nell’uomo ed alla materia nel mondo.
É il dio della scienza materialista.
L’Uomo agisce mediante la forza semi-fatale e semi-intelligente del suo
cervello, cioè per mezzo della volontà umana, che è potente quanto il desti-
no: essa è il Dio della Scienza panteista che adora se stesso attraverso la Na-
tura: corrisponde alla Vita nell’uomo ed all’Anima nel mondo.
Dio agisce attraverso la forza sovraintellettuale e sovracosciente, chiamata
Provvidenza, la quale può allearsi con la Volontà umana, ma soltanto me-
diante il libero e assoluto consenso di quella.
Qui c’è un grande mistero.
La Provvidenza corrisponde alla Volontà nell’uomo e allo Spirito nel mon-
do. Essa è il Dio del più puro Teismo delle grandi Iniziazioni.
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Medita con tutta la forza del tuo cuore e con tutta la potenza della tua intel-
ligenza e la Provvidenza ti aiuterà.
L’Iniziatore, a questo punto si alza, va a porre sul volto del neofita la Ma-
schera nera che sta sul Tavolo Iniziatico, ritorna al suo posto e riprende:
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Questo è forse il simbolo più profondo dell’Ordine, medita su di esso Fratel-
lo (Sorella), studialo con perseveranza e scoprirai altri segreti, quei segreti
che il Maestro Interiore metterà a tua completa disposizione.
Fratello (Sorella), gli insegnamenti che ti sono stati impartiti possono forse
apparire inutili o puerili. Ed invece se non sarai superficiale ed instabile co-
me la superficie dell’acqua marina, di giorno in giorno sentirai aprirsi il fio-
re del Cuore e vedrai sorgere da essi, in ogni momento, una nuova significa-
zione che balzerà viva alla tua interiore comprensione, ad ogni fatto della vi-
ta!
Ricordati delle terribili prove alle quali erano sottoposti coloro che, nell’ an-
tichità, desideravano essere iniziati. Queste prove ti verranno giorno per
giorno dalla vita quotidiana, fredda, terribile, affascinante, come il Tentatore
che come la Sfinge ti interrogherà e che come le Erinni ti si scatenerà contro
quasi a punire l’audace o a provarlo per saggiare il suo Oro!
Allora forse comprenderai l’utilità di quel poco che ti è stato detto. Questi
pochi simboli ti potranno insegnare quelle verità di cui non potrai fare a me-
no di apprezzarne il valore. Ricorda sempre!
La SESTA LAMA DEL TARO, detta “degli amanti”, ossia “la prova”, sarà
la tua chiave. Ricorda che tu sarai giorno per giorno tra la buona ispirazione
che ti parlerà con la mano sul cuore e la tentazione che stimolerà i tuoi sen-
timenti inferiori.
Che farai Fratello (Sorella) così solo(a) tra Scilla e Cariddi?
Prega, ed un Angelo del Cielo ti verrà in aiuto e colpirà la tentazione, lo spi-
rito abbrutente, l’umiliazione e la morte. Allora, vinta la prova, tu diventerai
il “Signore del Carro” della SETTIMA LAMA e vedrai le Luci splendere
nei simboli che diverranno carne della tua carne e sangue del tuo sangue!
Pausa………
1. L’esistenza di un simbolismo.
2. La dottrina esoterica dell’Unità.
3. Il Principio della Gerarchia.
4. La Legge del Ternario ed i suoi rapporti con il mondo visibile e il
mondo invisibile.
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Il Filosofo Incognito tace un attimo, poi riprende:
Mano destra sul cuore con le prime tre dita aperte e le altre due (anulare e
mignolo) chiuse e delle Parole:
La città non ha bisogno né del Sole né della Luna per essere illuminata per-
ché la gloria di Dio la rischiara e il Pneuma è il suo candeliere.
Fratello mio (Sorella mia), che queste parole restino in te per sempre!
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COMMENTO AL RITUALE
IL TEMPIO
1. PREMESSA
Si partecipa ad un Rito solo conoscendolo. Partecipare significa esserne coinvolti su tutti i piani del
proprio Essere. Conoscerlo significa viverlo. Il Martinista diventa così consapevole che “il Tempio
in realtà è lui stesso ed è la costruzione della propria personalità, del proprio essere, la trasmuta-
zione del proprio microcosmo verso le immensità macrocosmiche” (Nebo). La conoscenza porta
anche al discernimento tra il poco che è indispensabile e tradizionale, dal molto che è accessorio; si
evita così di trascurare, se non togliere, ciò che può invalidare un Rito a vantaggio di abbellimenti e
simbolismi più o meno pertinenti. Ne consegue che una riunione di Loggia non è una riunione di un
Club intellettuale, ma una riunione di Uomini di Desiderio votata alla loro Reintegrazione e che de-
ve avvenire su un piano diverso di coscienza.
È tradizione che l’uomo delimiti uno spazio in cui svolgere un Rito. Così vediamo ancora oggi
il nomade del deserto fare un perimetro di pietre, l’orientale stendere il suo tappeto, il mago
tracciare il suo cerchio e un popolo il perimetro del suo Tempio. Spazi sacri perché da sempre
dedicati all’esclusivo utilizzo spirituale.
Se si immagina la terra come una superficie piana, delimitarne una porzione significa per
quest’ultima individuarla ed identificarla, come una goccia d’acqua in un oceano.
Compito del Fr. Esperto è di delimitare il perimetro del Tempio martinista all’inizio del Rito e di
“cancellarlo” al termine: lo Spazio ritorna così al mondo profano, la goccia all’oceano. Essere in
uno Spazio Sacro significa anche aver lasciato nel mondo profano, in Malkut, ciò che a quel mondo
appartiene; essere cioè SPOGLIATO dei “metalli”: ermeticamente per essere “materia prima” del
processo di reintegrazione; magicamente perché le correnti magnetiche siano libere di circolare; spi-
ritualmente per non ingannare se stessi davanti alle Luci.
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Allo Spazio corrisponde un Tempo che è sacro perché appartiene alla dimensione di coscienza
in cui si opera.
3. L’ORIENTAMENTO
L’asse verticale è il più importante; esso passa per il punto focale dell’area sacra che, secondo le
culture, è chiamato ara, altare, montagna sacra, stupa, cumulo primievo o altro. Scopo del Rito è di
mettere in movimento il simbolismo statico del Tempio attorno a questo “fuoco” in modo da creare
un’attrazione tra Microcosmo e Macrocosmo.
Nella Loggia Martinista questo punto è dato, nel visibile, dalla piramide formata dai tre tap-
petini con le tre Luci al vertice e, nell’invisibile, dall’Esagramma tracciato su di esse.
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La sua importanza è tale che “… la disposizione dei tappetini (nero sotto, rosso sopra il nero, bian-
co sopra il rosso in modo che i tre colori si vedano chiaramente) e la disposizione delle Luci a tri-
angolo nel modo indicato, devono essere assolutamente rispettate pena la nullità della tornata e di
tutte le operazioni effettuate …”. (Nebo).
L’asse orizzontale è prettamente simbolico e pertanto accessorio, ma non per questo meno impor-
tante perché caratterizza il Rito. Nel nostro caso, ad esempio, esso indica al neofita il Sentiero che
deve percorrere per arrivare all’Est del Tempio: il cammino da Malkuth a Kether.
L’uomo, diventato Uomo di desiderio, lascia finalmente Malkut dove era stato fino allora relegato
dai suoi “metalli” e inizia da Nord, il regno delle tenebre, a conoscere se stesso nei tre corpi … ed a
purificarne gli involucri grossolani. Il suo colore è il Nero.
Passa poi a Sud dove il Sole, al culmine, lo riveste della sua luce e con il suo calore ne sublima i
sentimenti e le passioni. Il suo colore è il Rosso.
Può quindi giungere ad Ovest e diventare Signore di Yesod, nelle cui acque lucenti si sarà definiti-
vamente purificato. Il suo colore è il Bianco.
Se il processo alchemico iniziato a Nord è stato portato a termine, le sue acque si sono equilibrate e
la Temperanza, il 15° Sentiero, lo porta ad Est, nuovo Sole, destinato a portare nel mondo quella
Luce per la quale è stato consacrato.
3. SUI MOVIMENTI
Poiché lo schema del Tempio è sephirotico, ne consegue che qualsiasi movimento dei Fratelli du-
rante un Rito di Loggia deve esser fatto lungo le Colonne. Movimenti circolari, destrorsi o sinistror-
si che siano, sono disarmonici. Gli unici movimenti contemplati nel nostro Rituale, in senso circola-
torio, sono quelli del Fr. Esperto che però avvengono quando il Rito o è ancora da aprire o è già
chiuso.
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Il TEMPIO è quello che nella sua simbologia di base tutti dovrebbero conoscere per averlo studiato
o per esserci già passati. È, infatti, comune a molte Fratellanze e Ordini: Massoneria, Templari, Ro-
sacroce, ecc. e a quasi tutte le Religioni.
Essenzialmente è caratterizzato per essere un luogo FISSO, appositamente dedicato, per essere a-
perto a MOLTI, per una simbologia che gli è peculiare e per un Rito che, gestito da INDIVIDUI
qualificati, crea quella necessaria comunione tra il visibile e l’Invisibile, tra i presenti ed il loro Eg-
gregoro.
Quei POCHI che, temprati e squadrati nel TEMPIO, sono diventati Uomini di Desiderio, si rendono
degni di una formazione “particolare” in un Tempio PARTICOLARE dove possono ricevere quella
Luce che l’Io risvegliato incessantemente richiede.
È la fase degli Ordini cosiddetti Illuministici nei quali il Tempio perde il carattere di fissità e di sta-
bilità per assumere una dimensione cosmica, per essere “qualsiasi luogo, al chiuso o all’aperto, che
in virtù dei poteri in possesso dei Superiori Incogniti e del Rito, è suscettibile di trasformarsi in
luogo consacrato, in un luogo ove risiede la Forza, la Possanza, la Saggezza, le Virtù
dell’ETERNO ESSERE ...” (Nebo) e dove non “individui qualificati”, ma un INIZIATORE-
SACERDOTE fa da tramite tra l’Essere e l’uomo e “anatema a chi non sappia realizzare in quel
momento la magica unione e creare e sentire e far vibrare i presenti in quel vortice sublime di e-
nergie che unificano questi qui in basso e “Quelli” su in alto ...” (Nebo).
La fase successiva non ha più bisogno né di un Tempio, né di un Maestro … colui che è diventato
un Illuminato porta con sé il Tempio, come la chiocciola il suo guscio, perché l’edificio e i suoi
simboli sono diventati “carne della sua carne e sangue del suo sangue”.
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SIMBOLOGIA MARTINISTA
CALENDARIO
LUNEDI GENNAIO
MARTEDI FEBBRAIO
MERCOLEDI MARZO
GIOVEDI APRILE
VENERDI MAGGIO
SABATO GIUGNO
DOMENICA LUGLIO
1 6 AGOSTO
2 = 7 SETTEMBRE
3 8 OTTOBRE
4 9 NOVEMBRE
5 0 C DICEMBRE
ABBREVIAZIONI
F Fratello S Sorella
A Associato I Iniziato S I Superiore Incognito
S I I Superiore Incognito Iniziatore S G M Sovrano Gran Maestro
N V O Nostro Venerabile Ordine Ph Inc Filosofo Incognito
N V M Nostro Venerabile Maestro G M A Gran Maestro Aggiunto
G S Gran Segretario G S T Gran Segretario Tesoriere
S C Supremo Consiglio R L Rispettabile Loggia
Segno A I = mano destra sul cuore con le prime tre dita aperte e le altre chiuse.
Batteria A I = 000 – 0
60
IL LAVORO DELL’ASSOCIATO
Il Martinista lavora da solo al proprio sviluppo, anche se l’Ordine lo aiuta mediante le Iniziazioni
(valide operazioni teurgiche), mediante la forza della catena secolare, mediante i suoi temi di medi-
tazione. Tuttavia è inutile attendersi che l’Ordine faccia per un suo membro il lavoro che il membro
stesso deve compiere. Nell’esposizione del “Programma minimo di studio” che l’Ordine presenta,
vi sono inclusi diversi argomenti, alcuni di questi possono essere noti, altri meno conosciuti, altri
non conosciuti affatto, ma tutti sono necessari per i passi successivi.
Il programma qui incluso deve essere realizzato o singolarmente o in gruppo, comunque in contatto
con il proprio Iniziatore che saprà indicare all’Associato i testi in cui potrà trovare trattati gli argo-
menti che interessano.
E’ bene qui avvertire che difficilmente il proprio Iniziatore si assumerà la responsabilità di fronte
all’Eggregoro dell’Ordine di conferire ulteriori Iniziazioni a coloro che non danno la certezza di es-
sere veramente degli “Uomini di Desiderio” indipendentemente dalle possibilità di apprendimento e
di comprensione. Il Martinismo, del resto, è una élite ed in genere, mentre la semina può anche ap-
parire generosa, solo i frutti sani e maturi vengono raccolti, mentre gli altri, lasciati sul terreno, tor-
neranno inevitabilmente alla terra da cui in futuro altri frutti matureranno comunque.
L’Associato è lasciato in completa libertà, del resto nessun Iniziatore oserà mai coartare la libertà di
qualsiasi individuo, ma in tale libertà viene attentamente ed amorosamente seguito ed aiutato nella
misura in cui vuole essere aiutato. Differentemente da scuole o gruppi ai limiti del mondo occulto, il
Martinismo non richiede né impegni, né promesse, gli uni e gli altri essendo del tutto inutili. Ciò
che si studia, si attua o si pratica, torna dapprima a proprio vantaggio e solo in un secondo momento
a vantaggio della Umanità cui tutti, volenti o nolenti, facciamo parte e dalla quale non possiamo
prescindere.
61
SULLA CONOSCENZA INIZIATICA
Su cosa sia la conoscenza iniziatica molto si sente disquisire nelle cosiddette “Scuole esoteriche”,
che si presentano al giorno d’oggi in diverse forme e sotto molteplici ‘etichette’. A chi si rivolge
all’insegnamento martinista, credo sia utile approfondire qualche concetto.
Anni addietro Gastone Ventura in “Mentalità Tradizionale e Tradizione Ermetica”, che apparve
sulla rivista “Vie della Tradizione”, espresse alcune considerazioni di cui riportiamo alcuni brani,
che chiariscono cosa si intenda per insegnamento iniziatico e quale debba essere l’atteggiamento di
chi si pone su questa strada di conoscenza.
Scrive Gastone Ventura: “Diceva Arturo Reghini: ‘Chi pretende una conoscenza iniziatica adattata
ai suoi gusti, alle sue credenze, agli umori suoi, o è in buona fede ed è un illuso, o è in mala fede.
Comunque non è, né può essere un iniziato.’
La perentorietà – e veridicità – di questa affermazione deriva dal fatto che, come dice Geber nella
sua ‘Summa’, ‘lo spirito è pieno di fantasia, e passa facilmente da un’opinione a un’altra affatto
contraria: ovvero perché non sa precisamente che cosa vuole né a che deve determinarsi.’ Queste
incertezze e queste ‘fantasie’ derivano in gran parte dalle fantasiose e spesso false dottrine di cui
abbiamo innumerevoli esempi nella letteratura cosiddetta esoterica, metafisica, misterica; dottrine
che, a dir il vero, di esoterico o metafisico hanno gli argomenti, ma che tradizionalmente sono mere
invenzioni o, nella migliore delle qualifiche, errate interpretazioni o soggettivi sviluppi di teorie di
cui non si è compreso l’autentico significato.
In proposito è opportuno sottolineare un altro punto fondamentale. Come ben dice Cornelio Agrip-
pa: ‘La chiave non si trasmette con gli scritti, ma sed spiritui per spiritum infunditur, ossia si infon-
de nello spirito per mezzo dello spirito.”
Questo brano va letto con estrema attenzione, tanto più nei nostri tempi, nei quali le “fantasie esote-
riche” vengono facilmente propagandate attraverso internet e nei quali si cerca una via iniziatica per
riequilibrarsi, senza ricordare che chi si presentava alla porta del Tempio doveva essere sano, sotto
tutti i punti di vista. Al Tempio venivano ammesse persone già in perfetto equilibrio, per potersi poi
sviluppare verso l’ulteriore umano, non certo persone disadattate e squilibrate, che confondono una
via iniziatica con salotti culturali o sedute psicologiche.
Continua Gastone Ventura: “In tempi come i nostri in cui, correntemente, si chiamano tradizionali
usi, costumi e argomenti della generazione precedente, non si può pretendere che uomini adusi a
una cultura asservita a mode, interessi commerciali e industriali, questioni politiche e pretese socia-
li, possano distinguere fra tradizione reale e quello che usualmente si indica con tale parola. La no-
stra educazione umanistica, poi, tendente a considerare tutto ciò che il classicismo ci ha conservato
come un coacervo di miti e leggende da interpretarsi in senso ‘naturistico’ e, quindi, umano, ha cre-
ato in noi un substrato di nozioni dal quale difficilmente possiamo separarci. Siamo quindi portati a
considerare la tradizione classica (che è già una tradizione alterata) nel suo significato letterale, tan-
to più alterato dalle imperfette traduzioni, dalle interpretazioni soggettive, quando non da quelle de-
terminate da interessi cosiddetti filosofici o religiosi, o di altro genere. Abbiamo, in altre parole,
perduto il senso del simbolo, che ha rappresentato nell’antichità l’unico mezzo di trasmissione dei
fatti salienti di una civiltà, e che racchiude in sé significati metafisici che riescono sempre più diffi-
cili da penetrare alla mentalità moderna, condizionata dalle scoperte scientifiche, dai bisogni volut-
tuari della civiltà dei consumi, dalla propaganda politica, dalle mille e mille suggestive ma bugiarde
teorie che riducono l’esoterismo (come lo si intende oggi) a scuola occultistica di carattere ciarlata-
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nesco, così come han ridotto la Kabbalah all’interpretazione dei sogni in funzione del gioco del lot-
to.
Come si può pretendere di assurgere a iniziati quando non si sa ancora distinguere se la scienza er-
metica ha per suo scopo la reintegrazione dell’uomo in senso trascendente o se, invece, mira a una
sua affermazione fisica, e quindi in senso discendente, attraverso la distillazione dell’elisir di lunga
vita nella sua qualità di ‘magico liquore’?
Come si può affermare di ‘sapere’ se non si riesce a separare il denso dal sottile, le visioni materiali
e cioè quelle del visibile da quelle dell’invisibile; se non si comprende ciò che vuol dire stato di ve-
glia e stato di sonno, e si adattano questi termini ai bisogni materiali del riposo e dell’azione?
[…] Si potrebbe continuare a lungo ad enumerare gli errori nei quali si incorre – quando non si è in
mala fede – per l’abitudine o la smania di ricorrere a interpretazioni moderne e antitradizionali, reli-
giose, scientifiche, umanistiche o ‘culturali’, confondendo irrimediabilmente gli elementi che le
compongono, creando così un polpettone che può esser tutto quello che si vuole fuorché qualcosa di
tradizionale e, tanto meno, di esoterico tradizionale.
Tutto questo discorso porta a una sola e unica conclusione: per ragionare tradizionalmente, per capi-
re cos’è tradizionale e cosa non lo è, per essere in grado di distinguere il vero dal falso in senso eso-
terico, per entrare giustamente nel significato dei simboli, è necessario farsi una mentalità tradizio-
nale. Senza di essa non è possibile intraprendere la via iniziatica né, tanto meno, pretendere di voler
insegnare altrui. Naturalmente, quando si parla di via iniziatica si intende qualche cosa di superiore
e non certo una trasmissione. Si deve ciò sottolineare, perché oggi si crede […] che basti una ceri-
monia con tante parole, qualche lume, un paio di fumigazioni e un certo senso di mistero per diven-
tare iniziati. E poi – siccome l’iniziazione si fa generalmente per gradi – si ritiene che con una nuo-
va cerimonia, passando da un grado a un altro superiore (per via di votazioni, di raccomandazioni,
di denaro o altro) si acquisti maggior sapere e anche la capacità di insegnare agli altri.
A coloro i quali credono che questa sia l’iniziazione, ritengo opportuno dire […] che l’acquisizione
di un grado di iniziazione non può esser concessa da nessuno, ma si conquista da se stessi: consegue
a ciò che i gradi concessi da chi si illude o pretende di aver il potere di farlo non rappresentano in
nessun modo l’acquisizione di una maggior conoscenza in campo iniziatico o tradizionale e, quel
che più conta, di avvicinamento alla realizzazione, ma sono – nella migliore delle ipotesi – soltanto
un incarico, quando non sono un’espressione di ottusa condiscendenza e di sciocca vanità da parte
di chi il grado concede. E chi il grado riceve e non capisce una cosa tanto semplice o è in mala fede
come chi il grado gli ha conferito o è uno sciocco patentato, ammesso che di questa patente abbia
bisogno.”
Più avanti il Ventura chiarisce ancora meglio cosa sia la Tradizione. Tale brano va letto con atten-
zione, perché molte volte si cerca una ‘tradizione’ fatta a proprio uso e consumo. “La tradizione non
cambia mai; la tradizione non accetta compromessi, non si adatta ai tempi e ai luoghi. E se vi si a-
datta per necessità di linguaggio e di intendimenti diversi o, come può succedere, per ragioni di re-
ligione o di politica, lo fa per velare e spesso per ri-velare la verità che da essa trapela a colui che
lungo la via sanguigna, la memoria e il pensamento, ne coglie il significato reale. […] Le teorie, i
discorsi e le dissertazioni scientifiche e di tanti altri settori dello scibile umano cambiano con
l’avvicendarsi dei tempi e delle scoperte, mentre la tradizione – vale ripeterlo – non cambia mai, al-
trimenti non sarebbe tradizione.”
Lo Studio della Tradizione, per acquisire una mentalità tradizionale che ne consenta la vera pene-
trazione, segue, per Gastone Ventura, un processo che egli paragona alle fasi alchimiche. Ecco la
sequenza, per poter affrontare lo studio vero della Tradizione.
63
“Cerchiamo di applicare al nostro modo di pensare le operazioni dell’Ars Regia.
1. Rinunciare, far morire e putrefare tutto il nostro bagaglio pseudo-culturale, religioso, scientifico
e con esso l’abitudine di considerarlo come verità acquisita, liberando così, dalle nostre menin-
gi e dalla nostra coscienza, lo spirito grossolano dell’io individuale personalizzato (proprio del-
la corporeità plumbea o della specializzazione) fino a render inerti le parti fisiche della nostra
memoria e del nostro pensamento (Prima sintesi).
2. Completa putrefazione della nostra mentalità antitradizionale, e volatilizzazione dello spirito
sottile profondamente nascosto nella nostra memoria primordiale, annullando, fino a farle com-
pletamente morire, le parti fisiche della nostra memoria e del nostro pensamento (Seconda sin-
tesi).
3. Purificazione del volatile, cioè dello spirito sottile estratto dal profondo della nostra memoria
primordiale, attraverso la sua uscita dalle nostre meningi, nelle quali deve lasciare come morta
ogni traccia di influenza delle questioni che non interessano (Scelta delle dottrine).
4. Immersione della nostra mente nella ‘luce’ così prodotta, e conseguente resurrezione della me-
moria e del pensamento in veste perfettamente tradizionale (Analogia della seconda sintesi con
le dottrine tradizionali).”
Il giorno in cui un uomo avrà realizzato questa opera di studio “vedrà le cose in modo assai diverso
da come le vedeva prima e da come continueranno a vederle i suoi simili; comprenderà quelli che
sembrano oscuri enigmi, saprà la verità che si nasconde sotto ai miti, potrà decifrare immediatamen-
te i simboli. E tutto questo potrà fare senza tema di errare e senza il pericolo d’esser tratto in ingan-
no dai falsi profeti o da coloro che – in buona fede – imboccarono una via sbagliata. Avrà così con-
quistato una mentalità tradizionale.”
Circa l’uso di riti e preghiere utilizzati, Gastone Ventura si esprime nel modo seguente: “Alla tecni-
ca indicata per la realizzazione della mentalità tradizionale si possono unire opportune preghiere,
scongiuri e riti che, compiuti in periodi determinati i quali mirano a creare o favorire particolari
condizioni fisiche o cosmiche, possono determinare eventuali situazioni favorevoli al compiersi di
certe operazioni. È però necessario intendersi: non si tratta di preghiere in senso mistico – come
molti erroneamente potranno ritenere – né di scongiuri che faranno scendere gli arcangeli o fughe-
ranno i demoni o viceversa – come agli occultisti piace dare a intendere – ma di tentativi di agire sui
nostri sensi nascosti, con lo scopo di vincere quanto di atavico è rimasto in noi durante i cicli della
caduta umana. […].”
Quanto sopra esposto va sempre tenuto presente e fatto presente a chi si avvicina ad un percorso i-
niziatico, quale quello martinista, per evitare fraintendimenti, che potrebbero portare a delusioni e
cadute successive.
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Il PROGRAMMA DI STUDIO
3. Filosofia Nozioni di storia generale della filosofia greca fino a Platone incluso.
5. Astrologia Nozioni generali degli elementi della carta del cielo: i Segni, gli Ele-
menti, i Pianeti, le case e gli aspetti.
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BIBLIOGRAFIA GENERALE
Martinismo3 :
G. Ventura Tutti gli uomini del Martinismo Ed. Atanor
F. Brunelli Il Martinismo e gli Ordini martinisti Ed. Volumnia
U. G. Porciatti Il Martinismo e la sua essenza Ed. Ardenza
R. Ambelain Il Martinismo Ed. Amenothes
Filosofia :
AA.VV. Storia della filosofia antica. Vol. 1° Ed. Laterza
AA.VV. Pitagorici. Testimonianze e frammenti
(a cura di M. Timpanaro Cardini) 3 voll. La Nuova Italia Editrice
Platone Tutte le opere Ed. Rusconi
G. Faggin Plotino. Ed. Asram Vydia
Ermete Trismegisto Pimandro/Asclepio Ed. Se
R. Guenon Considerazioni sulla via iniziatica
Religioni :
M. Pincherle Storia delle religioni Ed. Mondadori
H. Jonas Lo gnosticismo
J. Mallinger Pitagora e i Misteri Ed. Atanor
J. Mallinger Plutarco Ed. Atanor
Cabala :
G. Scholem La Cabbala Ed. Mediterranee
P. M. Virio Lo splendore della kabbalah Ed. Simmetria
B. Pick Introduzione ai misteri della cabala Ed. Mursia
G. Samuel Kabbalah Ed. Mondadori
G. Lacerenza Scrivere l’ebraico Libr. Dante & Descartes
A. Carrozzini Grammatica della lingua ebraica Ed. Marietti
G. Lahy L’alfabeto ebraico Ed. Venexia
Astrologia :
A. Barbault Trattato pratico di astrologia Ed. Astrolabio
3
Per un serio approfondimento del Martinismo, riferirsi alla Bibliografia Martinista.
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Occultismo :
J. Péladan Introduzione alle scienze occulte Ed. Atanor
J. Bricaud I primi elementi di occultismo Ed. Atanor
Bibliografia Martinista
Opere di Louis Claude de Saint Martin
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EDIZIONE PRIVATA FUORI COMMERCIO
Stampata in proprio
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