Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Italiano LS Interculturale
Italiano LS Interculturale
“L’ITALIANO IN PROSPETTIVA
INTERCULTURALE NEL MONDO”
di Paola Celentin e Graziano Serragiotto
MODULO TUTORATO
LABORATORIO ITALS
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
INDICE
1. Introduzione al modulo……………………………………………………….2
2. Il ruolo della cultura nella lingua ……………………………………………2
2.1 Lingua-Cultura: binomioindissolubile …………………………………...…..2
2.2 L’acquisizione di una cultura: acculturazione e shock culturale …………....4
2.2.1 Acculturazione ……………………………………………………………...6
2.2.2 Shock culturale ……………………………………………………………..7
2.2.3 Distanza sociale …………………………………………………………….8
2.3 La cultura nell'insegnamento linguistico ……………………………..……...8
3. L'interculturalità nell'insegnamento dell'italiano ………………………...10
3.1 Stereotipi versus sociotipi …………………………………………………...10
3.2 Rassegna di "difficoltà" interculturali (raggruppamento per tratti socio-
caratteriali) ……………………………………………………………………..12
4. Didattica in prospettiva interculturale ……………………………………17
4.1 Finalità e scopi di una didattica in prospettiva interculturale ……………..17
4.2 La competenza comunicativa interculturale ……………………………….18
5. Tipologie di esercizi per insegnare la competenza interculturale ……….22
5.1 Obiettivi per una didattica in prospettiva interculturale …………………..22
5.2 Formazione delle facoltà percettive ………………………………………..22
5.3 Acquisizione di strategie per la comprensione del lessico …………………...23
5.4 Attività di confronto interculturale e di empatia ……………………………....23
5.5 Capacità discorsiva in situazioni interculturali ……………………………….24
6. Esempi di attività da svolgere in classe …………………………………...25
6.1 Attività per osservare i turni di parola e il registro linguistico ……………25
6.2 Attività per lo sviluppo della competenza gestuale ………………………..25
6.2.1 Esempio di attività ………………………………………………….27
6.3 Attività per riflettere sulla distanza tra i corpi ……………………………27
6.3.1 Esempio di attività …………………………………………………29
6.4 Attività per riflettere sulla vestemica e sull’uso degli oggetti ……………..31
6.4.1 Esempio di attività …………………………………………………32
6.5 Attività per riflettere su un incidente interculturale ………………………39
6.6 Esempi di attività su argomenti vari ……………………………………....39
6.6.1 Esempio di attività sugli stereotipi ………………………………...39
6.6.2 Esempio di attività sulla superstizione ………………………………...41
Glossario ……………………………………………………………………..46
Bibliografia …………………………………………………………………..47
Sitografia ……………………………………………………………………..49
1 http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
1. Introduzione al modulo
Lingua e cultura hanno legami profondi e indissolubili: in questa prima parte del
modulo vengono delineate alcune coordinate concettuali essenziali per
comprendere tali legami e il ruolo fondamentale giocato dalla cultura all'interno di
una lingua.
1
Per un approfondimento sulla questione, cfr. http://blog.terminologiaetc.it/2011/09/05/esquimesi-parole-neve/.
2
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
Allo stesso modo possiamo affermare che non esiste o non si parla di cultura
senza considerare lo strumento linguistico. Una cultura viene descritta attraverso
di esso e una certa varietà di parole serve a descrivere un determinato fenomeno.
Membri dello stesso gruppo culturale, infatti, per comprendersi devono per forza
utilizzare un linguaggio il cui significato (cfr. Nozionario di Glottodidattica
http://www.itals.it/nozion/noziof.htm) connotativo-culturale sia condiviso da tutti
i membri della comunità linguistico-culturale d’appartenenza. Possiamo quindi
affermare che esiste un binomio lingua-cultura secondo il quale ci sono delle forti
relazioni che regolano questi due elementi che si influenzano vicendevolmente,
legati in modo inscindibile proprio per la natura del rapporto stesso.
Secondo Vygotskij (1992), il maggior rappresentante della corrente interazionista,
il funzionamento della mente ha origini socio-culturali, cioè la mente è un
prodotto sociale e culturale. Vygotskij sottolinea che la cultura e il linguaggio
svolgono un ruolo molto importante nella formazione della mente. Secondo
Vygotskij il linguaggio genera e precede il pensiero.
Secondo Titone (1996) il comportamento linguistico è l’espressione della
personalità individuale e sociale di ogni essere umano. La lingua oltre ad essere
forma associata ad un significato culturalmente determinato e pragmatica, è
soprattutto espressione della struttura profonda dell’io; quando l’uomo parla,
quindi, esprime il suo mondo interiore, la sua personale filosofia di vita, la sua
coscienza.
Secondo la prospettiva pragmatico-culturale di Bruner (1997), apprendere una
lingua significa anche apprendere i modelli culturali collegati alla lingua in
oggetto. Un individuo, per interagire efficacemente ed essere parte integrante di
un sistema sociale, deve possedere non solo una buona padronanza linguistica ma
anche una buona padronanza socio-culturale della cultura di appartenenza.
3
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
È anche importante dire che gran parte della nostra cultura ci è del tutto
sconosciuta. Noi infatti ne percepiamo alcune manifestazioni, ma siamo del tutto
ignari del ruolo preponderante che essa svolge in ogni momento della nostra vita e
di come essa influenzi il nostro comportamento, le nostre reazioni, le nostre
scelte, in maniera del tutto inconscia. Noi non percepiamo che la punta di un
iceberg enorme: nella parte emersa vengono poste le dimensioni oggettive, che
sono relative ai simboli (primo tra i quali la lingua) e alle espressioni artistiche
(arte pittorica, decorativa, scultorea, architettonica; musica; danza; letteratura;
cucina; modo di vestire), mentre in quella al di sotto del livello del mare sono
elencate le variabili soggettive di una cultura, come le relazioni di genere e di
ruolo, gli stili di comunicazione verbale e non verbale, il rapporto con la natura e
con gli animali, il senso del tempo e dello spazio, i concetti di bellezza, giustizia,
amore, famiglia, amicizia, insomma tutti quei significati che connotano in maniera
specifica un gruppo umano (Castiglioni, 2005: 42).
4
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
5
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
2.2.1 Acculturazione
fra la scelta di essere fedele alle proprie radici e la scelta di diventare “altro”, di
cambiare, di avvicinarsi di più ai modelli culturali della società d’accoglienza.
L'ultima fase è quella della stabilità che può essere negativa (4a), se continua ad
esserci un paragone costante con la propria cultura di partenza, uguale a prima
della partenza (4b), quando l'individuo si è adattato, o migliore di prima (4c),
quando la persona ha raggiunto un grado di adattamento pari ad un nativo ed è
culturalmente equivalente ad un autoctono.
La lunghezza dell'asse del tempo è estremamente relativa e variabile.
Gli insegnanti hanno un ruolo fondamentale nel passaggio da uno stadio all'altro:
non devono forzare il passaggio, ma seguirlo cercando di capire le sensazioni di
frustrazione e di rabbia dello studente in modo che arrivi ad una profonda e
personale forma di apprendimento.
empiricamente verificabili. Per fare questo si devono tenere in debito conto anche
gli aspetti non verbali di una lingua, perché anch'essi fanno parte della cultura e
possono essere diversi a seconda delle popolazioni: il linguaggio del corpo, la
lingua oggetto, la lingua dell'ambiente.
Per “linguaggio del corpo” si intendono il movimento, la postura, la gestualità,
l'espressione del viso, lo sguardo, il toccare e la distanza.
Per “lingua oggetto” si intendono i segni, i disegni, gli artefatti, il vestiario e
l'adornamento personale.
La “lingua dell'ambiente” è quella fatta di colori, luci, architettura, spazio,
direzioni ed elementi naturali che parlano all'uomo della sua natura.
Ogni parlante nativo assimila delle esperienze sociali e individuali che sono
caratteristiche della propria cultura. Ogni società accumula delle regole seconde le
quali alcune considerazioni concrete sono interpretate astrattamente e sono valide
tra coloro che comunicano attraverso l'uso comune della stessa lingua.
Tra le società con strutture socioeconomiche molto diverse, le differenze
interculturali giocano un ruolo significativo quando i membri di una cultura
imparano la lingua dell'altra.
L'approccio in classe, quindi, è importante: una volta stabiliti quali valori e quali
comportamenti devono essere insegnati, si deve vedere come ciò debba essere
fatto da un punto di vista didattico (cfr. 3). Una volta che si è capito il legame tra
pensiero, cultura e lingua, assieme alla conoscenza delle differenze culturali,
distanze, somiglianze e come queste influenzino l'apprendimento di una lingua,
l'insegnante può inserire a pieno titolo la cultura nel curriculum.
Per analizzare queste differenze culturali si possono usare vari metodi: la
comparazione, la creazione di situazioni o di simulazioni, il chiarimento dei
malintesi attraverso i giornali, i media o l'isola classe. Si tratta quindi di fare più
che di parlare di valori culturali, operare secondo schemi diversi dalla propria
cultura.
L'insegnante non deve tener conto solo della cultura che deve essere appresa, ma
anche della cultura del nativo, le difficoltà che lui potrebbe avere, le
problematiche che si trova ad affrontare, in modo che l'insegnamento diventi
proficuo attraverso l'aggancio alla vita normale. Quello che è importante è che ci
sia un contatto diretto fra l'ambiente e l'insegnamento.
3
Un ottimo esempio di atteggiamento relativistico è contenuto nelle Storie (III, 38) di Erodoto (V
secolo a. C.), in cui viene raccontato l’esperimento culturale del re dei Persiani Dario che, posti a
confronto Greci e Indiani Callati, aveva chiesto loro a quale prezzo sarebbero stati disposti a
rinunciare ai loro rispettivi costumi funerari (bruciare i cadaveri da parte dei Greci e divorare il corpo
dei genitori defunti da parte degli Indiani), ricevendone in entrambi i casi una risposta non solo
negativa, ma anche indignata. Il costume (nomos) è “sovrano di tutte le cose”, concludeva Erodoto.
9
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
Apprendere una nuova lingua dunque significa imparare a vedere la realtà con gli
occhi del popolo straniero e secondo i modelli culturali a cui la lingua straniera fa
riferimento.
Questo permetterà di arrivare all'acquisizione delle abilità di comunicazione
interculturale passando attraverso tre fasi:
• consapevolezza (l'essere coscienti che gli altri hanno un software mentale
diverso)
• conoscenza (bisogna conoscere le altre culture per poter interagire)
• abilità (date dalla consapevolezza assieme alla conoscenza e all'esperienza
personale).
La conoscenza non diretta della cultura, fondata solamente sul "sentito dire", dà
adito a stereotipi, opinioni cioè concepite irrazionalmente e scarsamente suscettibili
di modifiche, che impediscono una valutazione obiettiva. Le opinioni possono
essere positive o negative, e ognuno di noi ha sicuramente in serbo una scorta di
luoghi comuni per avvalorare questa affermazione.
Secondo Tajfel (1988) la formazione di pregiudizi e stereotipi è una modalità di
pensiero funzionale all’organizzazione coerente di informazioni, la cui complessità
porterebbe al caos percettivo e conoscitivo.
Gli stereotipie i pregiudizi sono dunque dei meccanismi di difesa che l’essere
umano attiva per organizzare l’immagine dell’altro in categorie di pensiero ordinate
e chiare.
L’essere umano ha bisogno di dare ordine al caos, costruendosi rappresentazioni
mentali e sociali tali da svolgere poi un ruolo guida nell’interpretazione della realtà.
Poter incasellare lo straniero, mai conosciuto, all’interno di una categoria generale
di riferimento tranquillizza ogni persona, sia l’emigrato che l’autoctono.
10
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
• i valori (cioè il livello più profondo di una cultura che determina anche le
altre manifestazioni, come il senso del giusto e dell'ingiusto, del bene e del
male).
Vediamo in breve quali sono alcuni dei maggiori problemi che possono incontrare
gli stranieri che entrano in contatto con gli Italiani e a cosa essi siano dovuti.
Il volume e il tono (cfr. glossario) della voce: normalmente gli Italiani
adottano un tono della voce notevolmente superiore a quello degli altri
popoli; per questo due Italiani che si stanno semplicemente scambiando
delle formule di saluto o che stanno conversando del più o del meno
vengono spesso scambiati per due litiganti.
Il lessico: il problema lessicale riguarda prevalentemente la scelta di un
termine fra vari sinonimi e l'utilizzo di terminologie specialistiche. Nel
primo caso si tratta di una scelta legata al concetto di “politically correct”
(cfr. glossario); nel secondo caso la scelta è invece legata alla precisa
individuazione dell'ambito nel quale tali terminologie devono essere
adottate. Nella comunicazione interculturale il problema nasce quando il
locutore non è ben conscio del livello a cui si pongono le parole che egli
utilizza e quindi delle reazioni che esse possono provocare.
La velocità d’elocuzione: è influenzata dagli usi linguistici delle diverse
culture, dalla personalità dell'individuo, dal suo stato d'animo, dalla
frequenza della ripetizione dell'enunciato. Nella conversazione con uno
straniero che non padroneggia perfettamente la nostra lingua, la velocità
sostenuta dell'eloquio può causare problemi di comprensione, oltre che
irritazione nell'interlocutore che si sente inadatto alla situazione.
La vicinanza dei corpi: lo spazio che ogni individuo ritiene suo ed
invalicabile senza il suo permesso cambia da cultura a cultura. Gli italiani,
come in genere i popoli latini, sono abituati a tollerare una distanza
minima fra i corpi, e anche il contatto fisico (p.e. mano sulla spalla) è
abbastanza frequente. Questo crea problemi agli stranieri abituati invece
ad un maggiore spazio vitale, come ad esempio i popoli nordici.
15
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
16
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
religione: esiste tutta una serie di regole non scritte di cui non si diventa
consapevoli fino a che qualcuno non le infrange (ed allora potrebbe essere troppo
tardi).
Molte sono le occasioni che determinano forme di contatti interculturali: il
commercio, le negoziazioni e le cooperazioni internazionali, ma anche il turismo,
la migrazione e la scuola.
La realtà italiana in questo momento è particolarmente toccata dal fenomeno
dell'immigrazione: si tratta di un avvenimento del tutto nuovo e sconvolgente, che
crea problemi non indifferenti di integrazione e accettazione da entrambe le parti,
immigrati e autoctoni. Alla reazione iniziale di curiosità, si è infatti sostituita una
fase caratterizzata invece dall'etnocentrismo, in forza della quale si tende a
pensare che le caratteristiche della propria cultura siano superiori a quelle
dell'altra (o delle altre). Sarebbe auspicabile, attraverso appunto anche
l'educazione interculturale, passare ad un atteggiamento di policentrismo, cioè il
riconoscimento che differenti culture devono essere valutate secondo differenti
standard.
Una volte conosciute però le regole che condizionano i codici verbali e non
verbali delle varie culture è indispensabile saperle applicare efficacemente ai vari
eventi comunicativi in cui si realizza la comunicazione. Spesso nei corsi di lingua
si affronta prevalentemente il problema di "cosa dire" piuttosto che quello di
"come dirlo", perché si dà per scontato che lo studente lo imparerà, probabilmente
a proprie spese, da solo.
Nel promuovere negli studenti un cammino verso il relativismo culturale bisogna
evitare il sorgere di posizioni di relativismo assoluto, in quanto questo comporta
alcuni rischi fra cui:
• la paralisi dell’azione interculturale;
• l’incapacità di sentire, vedere e superare un possibile conflitto
interculturale;
• la perdita del senso critico e punto di vista neutrale dell’osservatore esterno;
• il senso di disorientamento e perdita di punti di riferimento vitali (identità);
• l’ammantarsi di buonismo.
18
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
4
Cfr. http://www.didaweb.net/mediatori/articolo.php?id_vol=636.
19
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
A: Vuoi un CAFFE'?
B: No, grazie. (breve pausa) Non ho fame.(lunga pausa)
A: Vorresti andare a bere qualcosa?
B: Certo, con piacere, fa proprio freddo.
A: Magari un caffè?
B: Bene, volentieri.
B reagisce alla domanda iniziale come se gli avessero offerto del cibo, in quanto nella sua
cultura (Haya, nel nord della Tanzania) agli ospiti si offrono chicchi di caffè da masticare,
come simbolo di amicizia, ospitalità e ricchezza. Di conseguenza è del tutto coerente la
categorizzazione che B fa di caffè come "cibo". La categorizzazione del belga, è, invece,
"bevanda calda". Le prime due battute del dialogo mettono in evidenza la differenza delle
due concezioni, che porta a un fraintendimento di tipo pragmalinguistico. B si accorge
che il suo intervento non è appropriato quando A ripete la domanda, sottolineando la
parola caffè. A, dopo una pausa, riformula l'invito passando da "caffè" a un più generale
"bere qualcosa". B questa volta accetta e ciò dà ad A una base per ritornare alla proposta
iniziale, che finalmente ha successo. Il fraintendimento è stato rimediato.
In questo esempio si vede chiaramente come B sia capace, rendendosi conto del
problema, di risolvere la situazione non dando per scontato che lui e il suo
interlocutore condividano lo stesso significato della parola “caffè”.
Questo tipo di competenza non si può insegnare come fosse un elenco di contenuti in
quanto, come brevemente accennato nella seconda parte di questo lavoro, i modelli
culturali sono in continua trasformazione e si rischierebbe di dare, soprattutto
all’estero, un’immagine stereotipata e falsata della lingua e della cultura italiana.
Si deve invece insegnare ad “osservare” la lingua straniera per contribuire allo
sviluppo delle capacità sopraccitate, con lo scopo di offrire un metodo di
osservazione che i discenti potranno applicare continuamente. Ciò significa,
riprendendo lo schema di Balboni (2002: 72):
- la riflessione sui modelli culturali propri che verranno poi confrontati con
quelli della lingua insegnata: le relazioni e l’organizzazione sociali, la
famiglia, la scuola, ecc.;
- la condivisione di esperienze personali anche aneddotiche di
comunicazione interculturale;
- griglie di analisi: si possono basare sull’osservazione di valori culturali di
fondo (il tempo, la gerarchia, il rispetto sociale), l’uso del corpo per fini
comunicativi (sorrisi, occhi, espressioni del viso, la distanza tra i corpi,
20
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
il bacio, ecc..), l’uso di oggetti (vestiario, regali, oggetti che si offrono
come sigarette o liquori, ecc.), la lingua (il tono, la velocità, il registro,
ecc.), le mosse comunicative (cambiare argomento, concludere,
interrompere, assentire, ironizzare, ecc.). Possono essere usate per
l’osservazione di filmati, talk-show, telegiornali, film e adattate allo scopo
dell’osservazione.
21
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
II PARTE: OPERATIVA
Dal momento che i significati dei concetti nelle diverse lingue non sono identici e il
dizionario aiuta generalmente poco nell’individuare la funzione delle parole nel
contesto sociale, sarà bene sensibilizzare lo studente al contesto che co-determina il
significato di una parola e alle sue relazioni con parole correlate. Un esercizio adatto
allo scopo è rappresentato dai cosiddetti associogrammi, che spiegano e illustrano
schematicamente i significati connotativi di quasi ogni concetto (si parte ad es. da un
vocabolo-base, come casa, e si sollecitano varie associazioni secondo criteri di
affinità semantica, formando così un diagramma a rete). Gli studenti formano in un
primo momento gli associogrammi relativi a una nozione nella LM ed interrogano in
un secondo momento i parlanti della lingua target sulla stessa nozione. Se questo non
è possibile, è compito dell’insegnante illustrare la parte “straniera”.
Sarebbe importante far presente agli studenti che le esperienze e le nozioni della
propria cultura falsano la sua percezione del paese straniero e che l’immagine che ne
deriva è deformata. Per evitare ciò non basta paragonare fenomeni “stranieri” e i
presunti fenomeni analoghi del proprio paese, bisogna invece definire le equivalenze
e le differenze funzionali. Si possono così proporre esercizi di multiple choice
relativi ad aneddoti della vita quotidiana.
23
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
24
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
Vediamo ora alcuni esempi di attività da poter svolgere in classe per insegnare la
cultura in prospettiva interculturale e per far sviluppare la competenza
comunicativa interculturale.
Abbiamo già accennato al fatto che sarebbe inutile elencare una serie di
comportamenti corretti o scorretti e che la cosa migliore è proporre delle attività
che prevedano l’osservazione e l’analisi di una situazione concreta, seguite da
attività di confronto con la propria cultura e da altre per l’utilizzo di quanto
appreso.
25
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
26
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
relax o rispetto (vedi moschee)
In medio oriente e Turchia: non è ben educato
asciugarsi la fronte in pubblico
In Giappone (come nelle discoteche occidentali):
Detergersi il sudore in pubblico Gesto accettato, ma da fare con discrezione il sudore ha un valore positivo, indica sincera
partecipazione
vietato fino a una generazione fa, viene oggi ammesso, in quanto trattenerlo può far male; in molte
Starnutire culture chi starnutisce riceve un augurio: "Salute!", "(God) bless you!", "A tes souhaits!" "Bud'
zdarov'!")
Cultura greca: gesto offensivo che significa "ti
mostro che cosa sei: un c..."
Toccarsi i genitali maleducato In Turchia: la maggior parte dei maschi rade la
peluria pubica e genitale e toccarsi che dipende dal
prurito dei peli che ricrescono
Osservazione e analisi: si può iniziare con la visione di uno spezzone di film o di una
pubblicità in cui i protagonisti gesticolano in maniera evidente. Meglio se i gesti non
sono molti e se sono ben visibili. Si fa una prima visione senza audio e si chiede agli
studenti di fare delle ipotesi su quanto sta succedendo, a coppie o in piccoli gruppi.
Durante la seconda visione, sempre senza audio, si chiede agli studenti di notare i
gesti e se ne capiscono il significato in italiano.
Quindi rivedere lo spezzone con l’audio, verificare l’ipotesi iniziale e cercare sempre
a coppie il significato dei gesti visti.
Successivamente si può fare un’attività di abbinamento disegno del gesto e suo
significato (si possono usare dei cartellini).
Confronto: dopo aver acquisito una certa familiarità con i gesti si può fare un
confronto con quelli esistenti nella propria cultura ed evidenziare i gesti che possono
creare degli incidenti interculturali (per esempio gesti identici nelle due culture ma
con significato diverso).
Utilizzo: si può fare l’attività del mimo nella quale partendo da un gesto uguale per
tutti gli studenti a coppie devono inventare un dialogo in cui il gesto di partenza possa
essere utilizzato. Si possono poi confrontare i diversi dialoghi tra di loro. Un’altra
attività utile è immaginare i gesti che possono accompagnare una conversazione dopo
averne ascoltato solamente l’audio.
Riflettiamo ora sulla distanza che per noi risulta “normale” e cerchiamo di
paragonarla con quella della o delle altre culture che conosciamo.
27
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
È diversa? È uguale?
Confrontiamo poi le nostre riflessioni con la tabella sotto riportata tratta da
Celentin, P. Comunicare con il corpo: diverse prospettive nelle diverse culture
(http://www.comunicobene.com/contenuto/prossemica.html).
28
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
FASI DELL’ATTIVITÀ
Brainstorming chiedendo agli Studenti a coppie di essere architetti /decoratori per
30 minuti circa invitandoli a partecipare ad un concorso di idee per ristrutturare la
loro classe con disegni/bozzetti allo scopo di farne un’aula modello distribuendo i
posti nelle posizioni ritenute “ideali” per l’apprendimento con varie modalità di
lavoro (a coppie, in gruppetti di 3/4, individualmente, in plenum), motivando
inoltre brevemente le loro scelte sul dorso.
Il docente, ritirati i disegni (firmati sul dorso), li appende qua e là per l’aula invitando
gli studenti a girovagare per10 minuti come in una galleria d’arte per prendere visione
di tutti” i progetti “ e per assegnare le loro preferenze in forma iconica ( p.es. ☺ ) con
un pennarello sui bozzetti migliori. In base al gradimento si sceglie il disegno vincitore
e in plenaria si discutono/chiariscono/commentano le posizioni ideali degli studenti in
un’aula per studiare una lingua
5
Attività realizzata da un ex-corsista ITALS.
29
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
Fase uno
Vengono presentate le seguenti foto /disegni chiedendo agli studenti divisi in
gruppi di 5 dopo aver fatto delle ipotesi sul contesto nel quale avvengono i
dialoghi / sul rapporto tra gli interlocutori / sull’argomento oggetto della
conversazione, di osservare/rilevare le distanze (approssimative) tra i vari
interlocutori
Discussione posteriore in plenum dove ogni gruppo riferisce le sue rilevazioni tramite
un portavoce
Fase due
Viene assegnata la seguente scheda con le distanze di Hall :
L’antropologo Hall, sostiene che durante una conversazione, gli interlocutori prendono delle
inconsapevoli distanze tra loro.
Quelle americane, prese come da lui a campione,le ha definite così :
Da 15 - 45 cm definisce una distanza intima tra le persone si toccano, parlano
sottovoce,si abbracciano
Da 45- 120 cm definisce una distanza personale quella per un dialogo tra amici o con
persone che si conoscono bene
Da 1,2 -3,5 metri definisce una distanza sociale quella per una comunicazione tra
persone che si conoscono poco o per affari
oltre i 3,5 metri definisce una distanza pubblica tra una persona (attore/politico) ed il
pubblico
e viene richiesto agli studenti di ritrovare le varie distanze nei disegni/foto già
esaminati. Posteriore discussione
Fase tre (lavoro sul campo)
Dopo aver fornito agli studenti una lista di luoghi (per esempio: al mercato,
passeggiando per la città , nella scuola stessa, al cinema) dove possano avvenire
dialoghi/conversazioni con distanze PERSONALI E SOCIALI, gli studenti vengono
invitati a fotografare a loro piacere una serie di campioni di situazioni con
comportamenti spaziali del tipo assegnato. Il docente a sua volta avrà già fatto
precedentemente altrettanto su campioni italiani
Fase quattro
Di nuovo in classe, vengono esaminate le foto portate da tutti/e , suddivise in
categorie (distanze italiane // distanze personali /sociali catalane) e discusse
con la finalità di trovare all’interno del vasto campionario, quelli che possono
costituire modelli caratteristici di uno o l’altro popolo o ipotetici fraintendimenti
tra le due collettività . Si elabora una sorta di griglia finale di opposizioni nella
quale le foto rappresentano l’elemento iconico esplicativo.
30
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
Un testo, come quello che segue, in cui si parla del modo di vestire dei giovani e, in
particolare, della moda degli italiani (adattato da Civiltà Italia, Paolo E. Balboni - Michele
Daloiso, Guerra Edizioni 2009: p. 58) può offrire numerosi spunti per immaginare delle
attività a sfondo interculturale, senza trascurare l’indicazione degli elementi linguistici su
cui lavorare con la classe.
Queste tre foto potrebbero apparire in un libro di civiltà francese, tedesca, spagnola, inglese: in ogni paese
puoi trovare giovani che indossano il classico piumino invernale, jeans maglietta e scarpe di ginnastica
per le stagioni più miti, e dappertutto puoi vedere il tipico oversize dei ragazzini che sembrano vestiti con
gli abiti dei fratelli maggiori … È vero: i giovani italiani sono vestiti come tutti i giovani del mondo
occidentale, ma se giri per strada a Londra o Istanbul o San Francisco puoi sentire degli italiani che,
guardando la strada piena di giovani, dicono: “Vedi quei due, da come sono vestiti si vede che sono
italiani”. Ed è vero, quando ci passi vicino senti che parlano italiano … ma sono vestiti come tutti gli altri.
Almeno apparentemente. La differenza sta di solito in due aspetti: l’attenzione alla combinazione dei vari
elementi del vestiario e la cura dei dettagli. Anche se un ragazzo porta scarpe Adidas e jeans Levi’s, la
combinazione tra il colore delle scarpe, la sfumatura dei jeans, i colori della maglietta o della camicia, del
giubbotto, del maglioncino, è molto, molto curata. Raramente un ragazzo italiano, anche se sembra
vestito in maniera molto casual, ha scelto le cose in modo casuale: anzi, spesso ci mette tempo a scegliere
la combinazione, e si vede nel risultato: lo riconosci come italiano.
Ma non si può andare sempre vestiti in maniera casual. Anche i ragazzi usano la giacca, e una tipica moda
italiana è quella di portare camicia e giacca blu, abbastanza elegante, con i jeans (ce ne sono molti dal
taglio impeccabile, disegnati anche da Armani, Dolce & Gabbana, Versace; e ci sono aziende che curano i
jeans come se fossero alta moda, ad esempio Benetton, Stefanel, Diesel). Se poi ci si mette la cravatta,
una combinazione simile può anche essere formale, purché si abbiano scarpe di pelle e non da ginnastica.
Ci sono anche giovani che vanno vestiti in abito elegante, con la cravatta. Sono spesso studenti di
università private prestigiose, tendono a dichiarare anche con l’abbigliamento che sono interessati ad
entrare nel mondo degli affari, che sono conservatori nel vestiario e non solo nelle idee.
31
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
CONTESTO DI INSEGNAMENTO*
Destinatari: giovani studenti di madrelingua tedesca (età 18-20 anni) di un
corso privato di lingua e cultura italiane - LS;
Livello linguistico: B1; Grammatica:
Spazio: le attività sono svolte in un'aula dotata di LIM, pc o tablet a
Preposizioni
disposizione della classe;
semplici e
Nota: si presume che gli studenti abbiano un interesse reale nei articolate
confronti della nostra lingua e cultura, quindi che abbiano già un'idea,
(se non addirittura esperienze dirette), degli italiani e di come questi
appaiono.
Attività 1
Dopo aver proposto agli studenti un esercizio a scelta multipla mirato alla comprensione del testo,
l'insegnante porta l'attenzione al seguente passaggio, servendosi della LIM:
“Vedi quei due, da come sono vestiti si vede che sono italiani”. [...] La differenza
sta di solito in due aspetti: l’attenzione alla combinazione dei vari elementi del
vestiario e la cura dei dettagli. [...] Raramente un ragazzo italiano, anche se
sembra vestito in maniera molto casual, ha scelto le cose in modo casuale: anzi,
spesso ci mette tempo a scegliere la combinazione, e si vede nel risultato: lo
riconosci come italiano.
A questo punto l'insegnante invita la classe a commentare le affermazioni segnalate. Ha inizio così
un momento di riflessione generale, condotta oralmente, guidata da una serie di quesiti:
avete mai notato il modo di vestire che hanno gli italiani, in generale?
siete d'accordo con queste affermazioni?
anche voi pensate che la combinazione e la cura dei dettagli siano elementi
caratteristici per un vestito italiano? Perché, secondo voi?
La classe viene ora suddivisa in gruppi di tre. I gruppi sono invitati a ricercare immagini su
riviste italiane messe a loro disposizione (L'Espresso, Panorama, Chi, Oggi, Io Donna,
Grazia), oppure in Internet, servendosi di pc o tablet. Da queste immagini, una esemplificativa
dello stile casual e una di una forma più elegante, gli studenti dovrebbero evidenziare le
32
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
combinazioni che più di altre riconducono all'italianità del modo di vestire, suggerita dal testo
di partenza. Le linee guida sono presenti appunto nel testo, poiché viene data indicazione di
come potrebbe vestirsi un giovane italiano qualsiasi, sia in modo casual che elegante. A
seguire la classe si riunisce per un momento di condivisione e riflessione in plenum per
definire quali vestiti, combinazioni e dettagli saltano all'occhio con maggiore frequenza tra le
immagini reperite.
Successivamente, ogni gruppo si dedica al completamento di una griglia in cui si mettono a
confronto quelli che, secondo gli studenti, possono essere gli elementi del vestiario che
rendono gli italiani riconoscibili, e quelli che invece distinguono le persone nel loro ambiente
culturale (tedeschi). Oltre che permettere di lavorare su materiale lessicale e sull'impiego di
preposizioni, lo scopo di questo esercizio è quello di definire i tratti di diversità, ovvero di
italianità, agli occhi degli studenti.
Per l'ultima parte dell'attività, la classe viene rimescolata per formare gruppi da tre persone
diversi dai precedenti. Il compito ora è quello di immaginare di essere un team di stilisti
italiani, che ha il compito di proporre due completi, uno da uomo e uno da donna, per una
sfilata di moda internazionale. Ogni modello dovrà prevedere una breve descrizione dei vestiti
scelti, accessori previsti, abbinamenti scelti per colori e tessuti, il contesto e la stagione in cui
può essere indossato. Per fare questo, ogni gruppo potrà usufruire di dizionari e supporti
tecnologici per la ricerca delle informazioni necessarie.
Al termine dell'attività, ogni team sceglie il leader incaricato di presentare alla classe i propri lavori.
Dopo le dovute votazioni, vengono eletti in due modelli (quello maschile e quello femminile) che
rispettano più fedelmente la consegna.
Attività 2
Alla luce della prima attività, in cui gli studenti si sono immedesimati con stilisti italiani, e
considerate le citazioni nel testo di alcuni grandi personaggi attivi nel settore della moda, questo
secondo percorso è incentrato sull'esibizione di Grandi Firme su capi d'abbigliamento e accessori.
Un capo d'abbigliamento o un accessorio firmato, magari con il marchio messo bene in vista, in
Italia è spesso simbolo di prestigio, di eleganza e gusto estetico; di conseguenza, indossare capi
comunemente informali (es. jeans), o i più stravaganti, o addirittura quelli che normalmente
verrebbero considerati “rozzi”, risulta più giustificabile se questi sono firmati e indossati anche in
contesti più formali. La firma garantisce l'originalità, elogia lo stilista, la sua arte e la sua figura
incontrastabili, quindi merita rispetto. Un aspetto, questo, sul quale può essere importante riflettere
in ottica interculturale, poiché potrebbe essere interpretato come segno di superiorità e ostentata
ricchezza, riflesso di un esibizionismo sfrontato e irrispettoso. Lo scopo è quello di sensibilizzare
gli studenti a ragionare sia sulla vicinanza tra stilisti e comunità italiana, sia sull'adeguamento della
33
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
grande firma ai capi d'uso comune, come ad esempio i jeans; lo stilista garantisce stile e gusto
all'italiano e sull'italiano, anche quando indossa un capo informale. Lo stile ha valore, in Italia.
Certo, l'esibizione di una firma può anche voler mostrare agio e ricchezza, ma spesso non è fatto
con lo scopo di offendere l'altro. L'idea è quella di sfoggiare stile, potendoselo permettere.
Anche i ragazzi usano la giacca, e una tipica moda italiana è quella di portare camicia
e giacca blu, abbastanza elegante, con i jeans (ce ne sono molti dal taglio impeccabile,
disegnati anche da Armani, Dolce & Gabbana, Versace; e ci sono aziende che curano i
jeans come se fossero alta moda, ad esempio Benetton, Stefanel, Diesel). Se poi ci si
mette la cravatta, una combinazione simile può anche essere formale, purché si
abbiano scarpe di pelle e non da ginnastica.
Segue un esercizio di associazione tra logo e stilista di riferimento, da eseguire a gruppi di tre.
L'attività continua con una serie di stimoli, orientati alla riflessione, e incentrati sulla cultura
d'origine degli studenti. L'insegnante innesca il dibattito con le seguenti domande:
ci sono grandi stilisti di riferimento nel vostro Paese?
indossate capi firmati? Se sì, quando?
vi piace/piacerebbe esibire capi firmati? Perché?
A questo punto, l'insegnante proietta alla LIM una serie di immagini, in cui persone famose e non,
italiane, indossano vestiti o accessori firmati, con il marchio ben in vista. Si chiede poi agli studenti
di scrivere un breve commento su un bigliettino, anonimo, rispondendo alla domanda:
Quando vedi una persona che esibisce vestiti o accessori firmati, qual è la tua reazione?
Che cosa pensi?
L'insegnante chiede agli studenti di provare a decentrarsi e straniarsi, quindi di cercare di valutare il
fatto di indossare grandi marchi in modo più oggettivo, descrivendo la realtà senza interpretarla (es.
x indossa una camicia firmata, probabilmente costosa, perché se lo può permettere e perché gli
piace). I pensieri degli allievi raccolti in precedenza vengono ridistribuiti in modo casuale alla
classe. Individualmente, ognuno si sforza di dare una risposta “decentrata” alle impressioni
trascritte dal compagno, siano queste positive o negative.
34
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
Attività 1
Data la vasta presenza di turisti tedeschi nel nostro Paese, soprattutto in estate, ho deciso di
realizzare un'attività focalizzata sul “dress-code” da spiaggia e informale, mettendo a
confronto abitudini italiane e tedesche. Credo infatti che, per studenti di questa nazionalità,
potrebbe tornar utile acquisire consapevolezza a riguardo.
L'insegnante guida gli studenti nell'osservazione di queste immagini, che raffigurano vari modi
di vestire preferiti dagli italiani, sia in spiaggia che alla sera, presso località marittime.
35
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
Successivamente, a coppie, gli studenti completano la seguente tabella, mettendo a confronto il loro
modo di vestire normalmente al mare, con quello degli italiani.
Tutti al mare!
tedeschi italiani
Spiaggia Spiaggia
- bambini: - bambini:
- bambine: - bambine:
- ragazzi: - ragazzi:
- ragazze: - ragazze:
- uomini adulti: - uomini adulti:
- donne adulte: - donne adulte:
- uomini anziani: - uomini anziani:
- donne anziane: - donne anziane:
Alla sera Alla sera
- uomini: - uomini:
- donne: - donne:
Sempre a coppie, gli allievi eseguono infine un compito di produzione scritta che recita la seguente
consegna:
Il tuo amico di penna indiano andrà in Italia con sua sorella, la prossima estate. Hanno
trovato un lavoro stagionale presso una località marittima, e si chiede come sarà la vita là.
Inoltre, vorrebbe prepararsi la valigia con tutto l'occorrente per la vita da spiaggia, di cui
non ha alcuna esperienza. Rispondetegli, avendo cura di segnalargli le usanze degli italiani.
Attività 2
La presente attività è ideata per indurre gli allievi a riflettere sul gesto di regalare qualcosa a
qualcuno in segno di augurio di buona fortuna o felicità, in un preciso contesto situazionale. Il
dono offerto potrebbe avere precisi significati ed interpretazioni, a seconda della cultura presa
in considerazione. Inoltre, vengono presi in considerazione altri riti dal mondo praticati nel
nome della fortuna.
Inizia un brainstorming generale, in cui gli studenti condividono ipotesi sul significato
dell'espressione italiana Nascere con la camicia.
Dopo aver raccolto le varie idee, l'insegnante condivide con la classe la definizione offerta dal
dizionario online del Corriere della Sera (http://dizionari.corriere.it/dizionario-modi-di-
dire/C/camicia.shtml), adattata al contesto e al livello degli studenti.
36
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
Gli studenti si organizzano in gruppetti di tre persone ed eseguono un brevissimo esercizio di vero o
falso, relativo a questa definizione. Dopodiché, assieme riflettono sulla seguente domanda-stimolo,
scrivendo un breve commento con la loro opinione:
Secondo voi, perché si è scelta proprio la camicia come associazione a questo fatto?
Può essere dovuto a fattori culturali italiani?
Dopo essersi confrontanti all'interno dei gruppi, l'insegnante propone la seguente lettura 1, con
le dovute precisazioni lessicali (es. significato di esoterico, corredino, ecc.).
Segue un esercizio a risposta multipla, da eseguire in gruppo per la comprensione del testo.
Agli studenti viene chiesto ora di riflettere sulla propria cultura, per evidenziare le differenze
tra comportamenti di italiani e tedeschi:
Elencate alcuni doni che normalmente vengono offerti ad un neonato come portafortuna,
in Germania
Per alimentare la capacità di relativizzare, l'attività prosegue con un gioco di associazione, che
riguarda alcuni riti o regali portafortuna donati al bebè in varie zone del mondo.
1 Testo originale modificato, integrato e adattato a seconda degli scopi didattici e del livello linguistico degli studenti
– Cerri Emanuela, http://www.pianetamamma.it/parto/post-parto/bambini-nati-con-la-camicia.html; ho scelto questo
testo poiché rispecchia i racconti e le tradizioni che anche io, italiana, conosco e vedo portare avanti ancora oggi.
37
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
A. In Cina... 1 ...i genitori seppelliscono la placenta e
piantano sopra un albero di cocco. A seconda
di come la palma crescerà si stabilisce la
salute futura del bimbo. Il cordone ombelicale
viene gettato in mare se si tratta di un
maschio, mentre nelle acque interne se è
femmina.
B. A Shanghai (variante cinese)... 2 ...vengono bruciate piante sacre, e sopra il
fuoco la neomamma spruzza il suo latte,
mentre la nonna culla il bambino immersa nel
fumo.
C. In Nuova Zelanda, sulle Isole Cook... 3 ...dopo tre giorni dalla nascita, i genitori
fanno un bagnetto al bambino e legano un
nastro rosso al suo braccio, con alcuni
ciondoli e monete portafortuna. Il nastro si
toglie dopo 14 giorni.
D. In Giappone... 4 ...la placenta viene lavata in acqua
profumata, poi viene messa in una mezza noce
di cocco piena di fiori. Il padre ha il compito
di seppellirla in giardino o all’ingresso di
casa, a sinistra se femmina, a destra se
maschio.
E. In Australia, nelle comunità aborigene... 5 ...il neonato non riceve complimenti. Anzi, i
familiari spesso lo offendono con parole come
“brutto” o “rospo”, perché gli spiriti maligni
normalmente attaccano solo i bambini belli.
F. In Vietnam... 6 ...i genitori offrono a parenti e amici uova sode
dipinte di rosso. La mamma dopo il parto beve
una miscela di aceto e zenzero, come protezione
per la sua salute. Poi cuce un cuscino per il bebè
fatto di riso e fagioli, affinché la sua testa
assuma una giusta forma.
G. In Indonesia, a Bali... 7 ...i genitori danno il nome al bambino dopo
sette giorni dalla nascita, e lo comunicano a
parenti e amici con un bigliettino e un piccolo
regalo.
Soluzioni: A3; B6; C1; D7; E2; F5; G4
L'esercizio viene svolto sempre in gruppi di tre. Una volta scoperte le soluzioni,
individualmente ogni studente commenterà su un foglio i seguenti input:
Tra quelli visti, quale rito ti affascina di più? Perché?
Quale rito ti sembra più strano? Perché?
L'attività termina con la condivisione delle varie opinioni, quindi il dibattito finale.
38
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
Seguono infine alcuni altri esempi su tematiche varie che possono offrire piacevoli
momenti di confronto in una classe di lingua. Si tratta di spunti offerti come
stimoli a ex corsisti ITALS che si sono cimentati nel corso dei vari cicli nella
creazione di attività declinate dal punto di vista interculturale.
39
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
FASI DELL’ATTIVITÀ:
Classe di americani:
- Sottopongo un esercizio di brainstorming in cui alla parola AMERICA far
corrispondere una serie di caratteristiche che loro riconoscono come
tipiche della loro terra e della loro cultura.
- Idem per la parola AMERICANO
- Idem per la parola ITALIA
- Idem per la parola ITALIANO
- Chiedo attraverso quali fonti si siano fatti un’idea dell’Italia e degli
italiani, chiedendo se le ritengono attendibili (sicuramente film e cinema,
forse parenti di origine italiana, etc…)
- Li divido in 3 gruppi, faccio notare le divergenze o le convergenze da
loro individuate, e chiedo a ogni gruppo di decidere quali sono secondo
loro i tre aggettivi più rappresentativi per definire l’America, gli
americani, l’Italia e gli italiani.
- Segue discussione della classe che voterà i cinque aggettivi più
rappresentativi tra quelli indicati dai gruppi
Classe mista:
- sottopongo un esercizio di concordanza nome/aggettivo attraverso il quale
ognuno di loro deve definire con tre aggettivi il proprio paese d’origine
- con un secondo esercizio si chiederà di scrivere tre aggettivi riguardanti l’Italia
- con un terzo esercizio si chiederà a ognuno di scrivere tre aggettivi
per definire il paese del compagno al quale è stato appositamente
abbinato (potrebbe anche realizzarsi il caso in cui alcuni si trovino in
difficoltà rendendosi conto che non conoscono poco se non niente del paese di
provenienza del compagno)
- ogni gruppo di studenti divisi per nazionalità decide quali dovranno essere i
tre aggettivi più rappresentativi del proprio paese d’origine e li espone alla
classe giustificando la loro scelta e raccontando così un po’ della propria
cultura
- la classe decide in seguito a discussione e votazione i cinque aggettivi che
secondo loro meglio rappresentano l’Italia e gli italiani, anche in questo
caso chiedo su quali fonti si siano basati e se le ritengono attendibili.
Classi riunite:
- a classi riunite confrontiamo gli aggettivi indicati e discutiamo insieme
- sottopongo alla classe il filmato di Bozzetto e con la giusta dose di ironia
chiedo loro se hanno trovato conferma o smentita di quanto pensavano
40
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
La fortuna è cieca....
Che li si chiami sfortunati o semplicemente propensi a subire incidenti, ci sono davvero alcuni individui a cui
capita di incappare in un maggior numero di disavventure che ad altri.
A tutti sarà venuto in mente un amico o conoscente a cui sempre "ne capitano di tutti i colori", eppure finora
nessuno aveva mai saputo se fosse davvero possibile dimostrare scientificamente che si trattasse, purtroppo, di
una reale propensione alle disavventure.
Ellen Visser e colleghi dell'University Medical Center Groningen, nei Paesi Bassi, hanno provato a
cercare una soluzione, analizzando i risultati di 79 studi nei quali veniva analizzato in che modo alcune
persone fossero più propense ad incappare in vari tipi di incidenti.
In tutto, negli studi erano registrate le disavventure sofferte da 147.000 persone, appartenenti alle
popolazioni di 15 diversi paesi.
Sorprendentemente, dal confronto degli studi è emerso che esiste effettivamente un gruppo distinto di persone
che soffre di un maggior numero di incidenti di vario genere. Una ogni 29 persone presenta il 50% in più
delle possibilità rispetto agli altri di essere vittima di una disavventura.
Secondo Visser, lo studio non rivela quali persone in particolare siano maggiormente a rischio, ma dimostra
che effettivamente esiste un gruppo di individui particolarmente sfortunati che abbiano dei tratti distintivi
della personalità che predispongono a essere maggiormente vittime di eventi negativi.
La ricerca pubblicata è un primo passo, ma saranno necessari ancora molti studi per fare chiarezza sui dati
emersi e comunque il vecchio detto "La fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo" sembra essere sempre
attuale.
41
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
Il protagonista del video ha ricevuto la T-Shirt di Youtube per la sua attività sul sito.
Complimenti! Con questa maglietta farebbe di tutto!
È molto contento e pensa che chi ha talento può ottenere nella vita quello che vuole. Ma...
Stai per guardare un video: cerca di capire l’argomento generale del monologo del
protagonista, la domanda che gli rivolge il suo amico e il commento del protagonista che
segue.
42
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
Durante la visione: visione del video fino al minuto 01:30. L’insegnante chiede agli
studenti se hanno capito la domanda che l’amico pone al protagonista e soprattutto
l’obiezione che segue (“la sfiga non esiste, è un alibi”). Si formulano delle ipotesi, e si
riflette ancora su quel che può cambiare il nostro destino. L’insegnante scrive la parola
sfiga alla lavagna, che forse qualche studente avrà compreso, o perché la conosce o perché
l’ha distinta chiaramente. A questo punto gli studenti la cercheranno sul dizionario e sar à
compito dell’insegnante spiegarne l’uso e introdurre altri termini semanticamente vicini –
per esempio iella, malocchio, e così via. Gli studenti sono invitati a trovare un
corrispettivo inglese (bad/rotten luck, jinx) e a riflettere sul legame “evento fortunato-
sfiga-superstizione”; si chiede ora se il concetto di “sfiga” sia tipicamente italiano, a loro
parere, e perché.
Analisi (60 minuti): a questo punto gli studenti sono pronti per vedere il resto del video,
volto a spiegare come le superstizioni siano (o no?) prive di fondamento. Si guarda il video
(minuti 01:30-03:23) per due volte, durante le quali viene chiesto agli studenti di annotar e
le azioni di cattivo augurio che la sposa e le sue amiche svolgono. Alcuni di loro
potrebbero aver registrato delle azioni (per esempio, mettere cappello e soldi sul letto, o
incrociare le posate a tavola) senza però capirne il significato. Segue un conf ronto in
plenaria, durante il quale gli studenti dovranno elencare le azioni selezionate, che via via
l’insegnante (o uno studente volontario) annoterà alla lavagna. Dovranno poi esprimere e
motivare le proprie decisioni, chiarendo anche se alcune azioni/immagini sono comuni
anche alla loro cultura d’origine. L’elenco originario potrebbe quindi arricchirsi o perdere
degli elementi. Si visionano infine gli ultimissimi minuti (minuti 03:24 -03:59), con ipotesi
sul perché il protagonista finga uno svenimento e quindi sulla morale della storia.
Ora l’insegnante presenta delle immagini agli studenti, per cui chiede, se necessario, di
cercare il nome italiano aiutandosi con il dizionario. Queste immagini mescolano elementi
appartenenti alla cultura target e alla cultura d’origine – per esempio:
gatto nero;
numero 17 (nella cultura d’origine il numero sfortunato è il 13);
una gazza ladra (magpie, una sola in Inghilterra è sinonimo di sfortuna, due di
felicità – come recita una filastrocca “one for sorrow/two for joy”);
quadrifoglio;
toccare ferro (nella cultura d’origine si tocca legno);
un cornetto rosso;
sale rovesciato;
specchio rotto.
Sintesi/Riflessione (70 minuti): in questa fase, si propone agli studenti, divisi in piccoli
gruppi, un testo scritto; si chiede di leggerlo autonomamente in modalità silenziosa con
l’aiuto del dizionario, se necessario, e di prendere degli appunti sulle superstizioni
elencate:
43
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
A tavola con la superstizione
Rovesciare del sale è considerato di cattivo auspicio e richiede gesti scaramantici per
scongiurarne gli effetti negativi. Mangiare lenticchie a Capodanno, invece, porta soldi. Viaggio
attraverso le credenze e le superstizioni legate al mondo del cibo e della tavola.
Anche chi, come me, pubblicamente dichiara di non essere superstizioso, quando si trova una
scala davanti, se ne ha la possibilità, evita di passarci sotto. Ho pensato allora di raccogliere
alcune usanze o superstizioni legate alla tavola. Nell'antico galateo della tavola, l'uso della
mano sinistra era vietato, era la mano destra (il lato di Dio) a essere destinata al cibo. La sinistra
(il lato del Diavolo) era riservata alla pulizia del corpo e, vista la scarsa igiene dei tempi antichi,
ben si comprende questa norma che cadde in disuso solo dopo il ‘600 con l'introduzione della
forchetta.
Esistono anche credenze bene augurati. Si crede che mangiare lenticchie a Capodanno porti
soldi nell'anno nuovo, o che mangiando per la prima volta nella stagione una varietà di frutta ed
esprimendo un desiderio, questo si avvererà. Rovesciare il vino porta fortuna e sembra che
intingere il dito nel vino caduto sulla tovaglia e con questo bagnarsi dietro le orecchie abbia
fatto diventare ricchi molti. Possibile fossero tutti lavandai?
(tratto da http://www.italiaatavola.net/articolo.aspx?id=8751)
A questo punto, vengono proposte delle domande aperte: in un primo momento, lo studente
lavora in modo autonomo; in seguito si confronta con un compagno in forma orale.
Rispondi ora in forma scritta alle seguenti domande, e poi confronta le tue risposte con un
compagno, discutendone insieme:
- sapresti dividere le credenze elencate nel testo tra quelle che portano bene e quelle
invece che portano male?
- ci sono credenze simili in Inghilterra/nel Regno Unito?
- perché secondo te ci sono così tante credenze legate al cibo e alla tavola?
- sapresti spiegare brevemente l’origine della superstizione legata al sale?
- conoscevi queste credenze?
44
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
Segue ora un dibattito sul tema della superstizione: si divide la classe in due gruppi, quello
dei superstiziosi e quello dei miscredenti. Dopo una preparazione con brainstorming
preliminare all’interno dei due gruppi (si potranno eleggere un segretario che prenda
appunti e uno studente che consulti il dizionario), inizia il dibattito durante il quale un
gruppo dovrà cercare di convincere l’altro che le proprie opinioni sono le uniche giuste e
valide. L’idea, tuttavia, è di arrivare alla fine a una pacifica mediazione. Gli studenti
dovranno fare riferimento ai concetti analizzati insieme, fingendo anche che all’int erno del
gruppo ci siano sia componenti britannici che italiani.
Verifica (15 minuti): l’insegnante divide la classe in due gruppi, magari mescolando di
nuovo gli studenti, e dispone sulla cattedra un mazzo di carte; sono carte simili a quelle
usate in fase di analisi: ognuna di esse raffigura uno degli elementi di cui si è parlato, sia
della cultura d’origine che di quella target (gatto nero, cornetto, olio rovesciato, e così via).
A turno, un membro di ogni squadra va alla cattedra e pesca una carta: dov rà fare
indovinare al suo gruppo cosa vi è rappresentato. L’insegnante tiene conto del punteggio, e
alla fine regala (l’immagine di) un cornetto o un quadrifoglio ai membri del gruppo
vincitore.
Compiti (5 minuti circa, con dimostrazione sul pc): a casa, gli studenti possono
informarsi meglio e controllare quanto imparato su questi siti:
http://rizzuti.altervista.org/mondoriz/superstizioni/superstizione.htm
http://www.convoliamo.com/curiosita-superstizioni-matrimonio.php
Inoltre, possono misurare il proprio grado di superstizione con il test online che trovano
qui:
http://www.nienteansia.it/test/test-superstizione.html
45
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
GLOSSARIO
Volume della voce: riferito al suono, indica l'intensità con cui viene emesso.
Tale intensità può essere regolata in funzione della distanza, del contesto, dello
stato d'animo.
Tono della voce: è una modulazione intenzionale che ciascuno può dare alla
propria voce (interrogazione, esclamazione) per esprimere o sottolineare
determinati propositi, reazioni, convinzioni.
“Politically correct”: vale a dire l’utilizzo dei termini che non arrechino offesa
all'ascoltatore, e quindi che rispettino la sua etnia, il suo sesso, le sue convinzioni
religiose.
46
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
BIBLIOGRAFIA
Bibliografia citata:
47
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
Balboni, P.E.
- (1998) “Progetto PICTI: Problemi Interculturali di Comunicazione tra
Italiani e Turchi”, Istanbul, FIAT Turchia. Studio sui problemi
interculturali di comunicazione tra italiani e turchi.
- (1998) Tecniche didattiche per l’educazione linguistica, Torino, Utet
Libreria. Offre un repertorio delle tecniche per l’insegnamento dell’italiano,
delle lingue straniere, indicando per ciascuna di esse la natura, gli scopi, le
varianti, l’uso a fini di testing e il possibile contributo delle tecnologie.
- (1999) Parole comuni, culture diverse. Guida alla comunicazione
interculturale, ed. Marsilio, Venezia. La comunicazione interculturale viene
qui trattata attraverso l'analisi di situazioni precise, quali sono i criteri e i
modelli di una "competenza comunicativa".
- (2002) Le sfide di Babele, Torino, UTET; pp. 54-79. In questo capitolo,
in particolare, si parla dei contenuti del processo glottodidattico, sia del
linguaggio verbale che non verbale nelle prospettive pragmatica,
socioculturale e interculturale e viene dato un modello di competenza
comunicativa.
Celentin, P., Serragiotto, G. (2000) Il fattore interculturale
nell’insegnamento della lingua in Dolci, R., Celentin, P., La formazione di
base del docente di italiano per stranieri, Bonacci editore, Roma.
L’articolo spiega l’importanza dell’insegnamento della cultura in
prospettiva interculturale per gli insegnanti di lingua italiana in ambito LS.
Pavan, E. (2003) La cultura e la civiltà italiane e il loro insegnamento in
una prospettiva interculturale in Dolci, R., Celentin, P. (2° edizione) La
formazione di base del docente di italiano per stranieri, Bonacci editore,
Roma. L’articolo spiega l’importanza dell’insegnamento della cultura in
prospettiva interculturale per gli insegnanti di lingua italiana in ambito LS.
48
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
SITOGRAFIA
Sitografia ragionata:
http://virgo.unive.it/ecf-
workflow/upload_pdf/ELLE_4_1_2015_001_Balboni.pdf
Balboni P. E., La comunicazione culturale e l’approccio comunicativo:
dall’idea allo strumento, in EL.LE, vol. 4, num. 1, Marzo 2015.
In questo interessante articolo si descrive l’approccio comunicativo e
vengono forniti modelli di competenza interculturale; nella seconda parte
si fa cenno ad una mappa in open access della comunicazione
interculturale nel mondo.
http://www.didaweb.net/mediatori/articolo.php?id_vol=636
Zorzi D., Dalla competenza comunicativa alla competenza comunicativa
interculturale, articolo che spiega il fondamentale passaggio dalla
competenza comunicativa alla competenza comunicativa interculturale.
http://www.comunicobene.com/contenuto/cnv.html
http://www.comunicobene.com/contenuto/prossemica.html
Celentin,P. Comunicare con il corpo: diverse prospettive nelle diverse
Culture, articolo sulla gestualità e sulla prossemica con consigli utili
su come insegnarli in classe.
http://post.itals.it/
Sito del Post Master Itals in cui si trovano diversi lavori di tesi del Master
Itals, alcuni dei quali riguardano esperienze di insegnamento di italiano LS
in prospettiva interculturale.
http://www.bdp.it/intercultura/index.php
Portale per un’educazione interculturale.
http://www.italianculture.net/
Portale di cultura italiana, si trova materiale utile da poter usare in classe.
http://www.eurocosm.com/Eurocosm/AppEC/Pdcd/Handsignals/HandsigsGB.asp
Il sito riporta dei video con i gesti tipici italiani e relativa spiegazione del
significato, di quando vengono usati, nonché del registro.
http://www.raiclicktv.it/raiclickpc/secure/homePage.srv
Tutti i programmi Rai visibili in rete: un sito prezioso per recuperare
materiale autentico sempre nuovo.
49
http://www.itals.it
MASTER ITALS “L’Italiano in prospettiva interculturale nel mondo ” P. Celentin, G. Serragiotto
FINE
50
http://www.itals.it