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Fondamenti di Medicina del Lavoro – Lezione 8 del 11/05/2021

In questa ultima lezione affronteremo la parte più legislativa della Medicina del Lavoro.
Iniziamo con due definizioni: Infortuni sul lavoro e Malattie Professionali.
La cosa che potrebbe sorprendere è che le due definizioni non sono molto diverse, anzi, direi che
sono identiche se non fosse per un particolare, cioè il tempo in cui la causa scatenante dell’una e
dell’altra agisce. Nel caso dell’infortunio sul lavoro la causa scatenante agisce in un tempo quasi
istantaneo, ecco perché si dice che la causa è violenta. Non è violenta perché dipende solo da uno
che ti dà una martellata sulla testa ma è violenta perché agisce in un tempo quasi istantaneo o
comunque molto, molto, molto breve e si dice appunto causa violenta. Ciò è quello che
contraddistingue l’infortunio dalla malattia professionale dove invece la causa scatenante agisce in
un tempo diluito, in un tempo cronico. Il risultato sarà sempre un effetto avverso sulla salute, un
danno biologico per il lavoratore che dovrà comportare una prognosi di almeno tre giorni di
malattia e si può fare denuncia di infortunio sul lavoro. Il danno che ne consegue sia dall’infortunio
che dalla malattia professionale, è un danno alla salute, un danno biologico. Nel caso della malattia
professionale ovviamente il danno sarà cronico mentre nel caso dell’infortunio sul lavoro il danno
potrebbe essere temporaneo, permanente o addirittura la morte, quindi abbiamo tutte e tre i tipi
di conseguenze. Invece una malattia, per definizione è una malattia.
Una cosa che molto spesso si dimentica è che anche pungersi con un ago e infettarsi con un virus
(epatite B, epatite C, HIV) fa parte degli infortuni sul lavoro e molto spesso ci si confonde e si
pensa che pungendosi con un ago e poi ci si ammala di aids, per dirne una, e si chiede “devo fare
infortunio sul lavoro”? SI, per il motivo che vi ho detto prima, la causa è violenta, cioè la puntura
dell’ago e l’infettarsi col virus ha agito in un tempo quasi istantaneo, quindi bisogna fare denuncia
di infortunio sul lavoro. Che poi ne risulta col tempo una patologia cronica (epatite B e C cronica,
l’aids ...) questo non ci interessa. Un altro esempio, poi lo vedremo, è il Covid perché io mi
espongo al virus SarsCov2 e l’infezione avviene in modo quasi istantaneo poi se da quello ne deriva
il Covid19 che invece è una malattia, poco conta: sempre denuncia di infortunio sul lavoro devo
fare, è importante non fare confusione sulle due cose. La stessa Inail si era lamentata del fatto che
molti facessero denuncia di Covid, di malattia professionale, e non di infortunio sul lavoro come si
fa con tutti i rischi biologici perché il momento dell’infezione agisce in un tempo quasi istantaneo.
Mentre è ovvio che è molto più chiaro che cadere dalle scale è infortunio sul lavoro, una ustione è
infortunio sul lavoro, però spesso il rischio biologico viene confuso. E’ il tempo in cui agisce la
causa scatenante a determinare la differenza tra infortunio o malattia professionale. Molto più
facile il caso di un tumore occupazionale.
Tutti quelli che lavorano, per legge, devono avere una assicurazione per il lavoro, anche per le
casalinghe a causa dei tanti incidenti anche mortali che avvengono in casa ma questa è volontaria,
le altre sono obbligatorie per legge. Tutti devono avere un’assicurazione, tutti, senza distinzione
tra pubblico e privato.
La nostra “bibbia” si chiama DLgs 81/2008 o anche Testo Unico: è un recepimento di tutte le
direttive dell’unione europea più le nostre legislazioni nazionali dagli anni ’30 in su e ovviamente
copre tutte le possibili regole, leggi, in materia del lavoro dalla gravidanza, disabilità, esposizione a
rischi specifici, lavoro su turni, di tutto e di più. E poi abbiamo appunto delle particolari legislazioni
fatte proprio come decreti legislativi fatti negli anni precedenti e addirittura articoli del codice
penale.

Vediamo anche un po' di storia di questa legislazione.


Nel 1833 è stato istituito l’INAIL, ma dobbiamo aspettare solo il 1898 perché l’assicurazione fosse
obbligatoria e solo per alcune categorie. Solamente nel 1904 diventa obbligatorio per tutti e c’è
l’unificazione con quelle che erano le assicurazioni private e una tutela diventa nazionale. Poi pian
piano ci sono tutte le norme specifiche che si ampliano sempre di più fino a coprire tutti gli ambiti
lavorativi.
Dobbiamo aspettare il 1956 col Decreto 303 per introdurre la Sorveglianza Sanitaria.
Cos’è la Sorveglianza Sanitaria, ne abbiamo già parlato ampiamente, ve lo ricordo: sono quelle
visite mediche che servono per essere ammessi a lavoro, per rientrare a lavoro o dopo una
malattia e per rimanere all’interno del lavoro attraverso una periodicità sancita dai rischi specifici
per quella particolare mansione. Ovviamente ogni volta che lo stato di salute del lavoratore viene
ad essere modificato (es. un infortunio, incidente non necessariamente sul posto di lavoro) e
magari quella particolare mansione non la può più fare. Ogni qualvolta avviene un cambiamento
nello stato fisico e psicofisico del lavoratore, del benessere psicologico, a quel punto è necessaria
una visita di Sorveglianza Sanitaria in cui il compito del medico del lavoro, del medico competente,
è quello di fare in modo che il nuovo stato di salute fisico e psicofisico del lavoratore vada ad
essere adattabile alla mansione specifica. Quindi posso decidere se quello che è successo non ha
conseguenze, cioè l’abilità del lavoratore a svolgere la sua mansione non è stata intaccata e può
tornare a fare la sua mansione senza alcun tipo di problema oppure, secondo le evidenze mediche,
posso decidere che è meglio temporaneamente o permanentemente limitarlo in alcune attività o
prescrivere l’utilizzo di particolari dispositivi di protezione individuali per fare in modo che il
lavoratore non perda la capacità di svolgere tali mansioni specifiche. Potete capire quanto tale
lavoro sia complesso. Molto spesso succede che purtroppo il danno sia così grave e permanente
che il soggetto non può più fare la stessa mansione. E allora, se il soggetto è fortunato cioè si
ritrova in una grande azienda ed è possibile trovare delle mansioni alternative allora ci sarà un
danno, una perdita del lavoro comunque per il lavoratore e per l’azienda, però almeno non
perderà il lavoro. Laddove questo non è possibile (es. nelle piccole aziende), a volte questo può
significare perdere il lavoro. Potete capire che il medico del lavoro ha una responsabilità molto
elevata, perché decide della vita di una persona, magari non attraverso una rianimazione
cardiopolmonare ma sicuramente decide del lavoro di una persona e decide della sua vita, si fa di
tutto, laddove sia possibile, riportare il lavoratore alla sua mansione specifica. Quindi,
ovviamente, queste visite sono obbligatorie (art.34).

Esistono delle deroghe (art 35). Il caso di deroga è avvenuto purtroppo durante l’emergenza
pandemica, nel 2020 c’è stata una deroga alla periodicità delle visite. Mi è stato detto “deve fare le
visite preventive in assunzione (c’era bisogno di nuovi medici e infermieri) e in rientro da
malattia”. Quindi per questi casi non potevo fare una deroga, cioè rientro da malattia e visite
preventive sono state sempre garantite durante tutta l’emergenza pandemica. Le visite messe in
deroga sono state quelle che erano semplicemente di periodicità per evitare assembramenti e
poiché eravamo già impegnati a fare i tamponi in tenda, in una situazione di emergenza, il
legislatore ha dato una deroga a quelle visite perché non urgenti. Ovviamente, finita la fase
emergenziale abbiamo ripreso a fare tutte le periodicità.
Poi abbiamo il Decreto 1124/1965 in cui si iniziano a definire alcune particolari cose, ad es. la
differenza fra rischio generico e specifico cioè quello che è legato alla mansione specifica che
avviene rispetto a quella generica lavorativa di lavorare in quel particolare settore. Perché posso
essere un amministrativo o un tecnico o un manager o un manutentore all’interno dello stesso
posto di lavoro. Quindi ogni mansione specifica avrà dei rischi specifici, quindi anche degli esami
specifici, dei protocolli di esami specifici e una periodicità specifica. Anche in sorveglianza sanitaria
ogni anno si fa tutto o si vede tutti, a parte che le risorse sono limitate ma anche perché non
avrebbe senso: chi è esposto a radiazioni ionizzanti deve essere visto ogni anno perché è esposto a
un cancerogeno del gruppo 1, uno invece che fa l’amministrativo lo posso vedere anche ogni 5
anni. Nel decreto vengono definiti i criteri medico-legali per il riconoscimento delle malattie
professionali che riprendono quei concetti che abbiamo visto di nesso causale, in particolare il
criterio cronologico (l’esposizione deve precedere la malattia e deve aver agito per un sufficiente
tempo per poter determinare l’effetto biologico) e il criterio topografico (perché se so che le
polveri di legno fanno venire i tumori ai seni nasali e paranasali, se questo ha un tumore della
vescica, c’è qualcosa che non funziona) e poi l’adeguatezza eziologica (ovviamente che ci siano
delle evidenze scientifiche che supportino il nesso di causalità col tipo di agente occupazionale, col
tipo di effetto sulla salute nei tempi e nei modi in cui il lavoratore sia stato esposta nella sua vita
lavorativa). Poi la definizione di capacità lavorativa e di idoneità psicofisica a compiere un lavoro
sia specifico che generico e poi la definizione di infortunio.
Quali sono le finalità comunque di queste legislazioni e che furono definite anche nel decreto del
1965? -> -> -> -> Finalità assicurative, epidemiologiche e medico-legali (Art. 53 del DPR 1124/65).
Poi una legislazione molto importante si ha nel 1991 con il Decreto Lgs n.277 che si riferiva a tre
rischi specifici (rumore, asbesto e piombo).

Molto importante perché per la prima volta si pone il concetto di monitoraggio biologico. Quindi
prima si dice “in sorveglianza sanitaria non è che dobbiamo visitare tutti, fare tutti gli esami del
mondo tutti gli anni” anche perché questo potrebbe essere considerato discriminatorio; un caso
semplice e banale: se facessi ad un amministrativo l’esame del drug test per capire se assume
stupefacenti, questo potrebbe denunciarmi, se non lo faccio invece ad uno che è ad es. un
conducente dell’autobus potrebbero denunciare me. Questo per capire come lo stesso esame
fatto in un tipo di lavoratore è non solo giustificato ma mandatorio per legge e in un altro caso è
violazione della privacy e potrebbe portare a una radiazione dall’albo e sicuramente alla mia
denuncia per violazione della privacy del soggetto. Per svolgere quella mansione specifica è
richiesto il fatto di non assumere stupefacenti? Se la risposta è no, io non sono tenuta nella
sorveglianza sanitaria a fare quel tipo di esame. Quindi, qualsiasi atto medico che faccio sia nella
visita clinica che negli esami specifici diagnostici da me richiesti devono essere focalizzati ai rischi
specifici della mansione non solo per limitare i costi all’azienda ospedaliera ma proprio per una
questione di privacy. Non sono tenuta a sapere tutto del lavoratore ma solo quello che mi serve
perché faccia bene il suo lavoro e lo faccia in sicurezza e in salute perché sono un medico del
lavoro. Tutto il resto sarà di competenza del suo medico di base che deve preoccuparsi dello stato
di salute del lavoratore ogni giorno della sua vita. Poi alcune volte, aziende private, ricche, fanno
dei pacchetti della salute come benefit in cui si fa lo screening sullo stato di salute ma sono
pacchetti benefit in cui ci vuole ovviamente tutto il consenso del lavoratore e quindi non sono
obbligatori ma volontari.
Quindi qui (DLgs n. 277) viene introdotto il concetto del monitoraggio biologico perché per questi
rischi specifici è possibile monitorare sul luogo di lavoro se i valori sono al di sopra dei valori di
azione e di esposizione e per cui, se vengono superati questi valori limite, ovviamente poi c’erano
delle conseguenze che dovevano essere la rimozione del lavoratore da quel particolare rischio ma
soprattutto intervenire sul posto di lavoro per riportare quei valori ovviamente a quelli accettabili,
al di sotto dei valori limiti professionali a disposizione. Quindi per la prima volta si può agire nei
fluidi biologici del lavoratore come ad es. del piombo dove si valutava la piombemia piuttosto che
andare con gli RX per andare a vedere se ci sono placche pleuriche, se ci sono esposizioni ad
amianto, piuttosto che andare a fare audiometrie per vedere se ci sono segni di trauma acustico.
Quindi andare nel lavoratore, nel biologico, per vedere due cose: uno, se ci sono segnali di danno
al lavoratore iniziali, quindi sorveglianza sanitaria secondo la prevenzione secondaria (perché se ci
sono dei danni la prevenzione può essere solo secondaria) e andare comunque a verificare che
quello che è riportato nel documento di decurtazione del rischio sia vero perché se vado a dire che
non c’è rischio rumore, non c’è il piombo, non c’è l’amianto e poi vedo che i lavoratori sono tutti
sordi, hanno tutti le placche pleuriche e hanno piombemie pazzesche e allora qualcosa non torna.
Quindi aveva anche questa duplice funzionalità: diagnosi precoce nel lavoratore di qualsiasi effetto
sulla salute per prevenire effetti maggiori, disabilità, mortalità e quant’altro ma anche controllare
che quello che si riportava nel documento di decurtazione del rischio come risultati dei
monitoraggi ambientale e personale fossero veritieri. Ovviamente si stabiliva anche come fare
queste misurazioni proprio secondo dei protocolli.
Nel 1995 c’è il Decreto legislativo (230/95) in relazione alle radiazioni ionizzanti che sono quelle
radiazioni che hanno un’energia tale che riescono a staccare un elettrone da un atomo, quindi a
eccitare l’atomo che è l’unità più piccola della materia e renderla altamente reattiva. Questo
significa che il DNA, materiale genetico contenuto nelle nostre cellule, può subire delle alterazioni:
possono subentrare delle mutazioni e queste mutazioni se sono con una frequenza molto elevata
invece che essere compensata dal nostro organismo come avviene solitamente, perché nel nostro
corpo in ogni momento avvengono mutazioni cellulari, ogni volta che la cellula si moltiplica ci sono
degli errori e capita che questi errori possano portare a delle mutazioni. Solitamente le cellule
mutate vanno in apoptosi cioè vengono fatte morire o attraverso il sistema immunitario o proprio
per autodistruzione delle cellule che non sopravvivono e il problema è risolto. A volte, purtroppo,
il tasso, la velocità con cui le mutazioni avvengono è talmente elevato che superano i nostri sistemi
di compensazione interni e quindi poi purtroppo queste mutazioni possono portare a cellule
precancerose e se poi c’è la progressione a tumore, possono formarsi dei tumori e poi se
intervengono in cellule germinali possono anche tramutarsi in mutazioni genetiche tramesse ai
nascituri. Quindi le radiazioni ionizzanti purtroppo aumentano la probabilità di avere queste
mutazioni sia nelle linee germinali che in quelle somatiche. Quindi se per lavoro si è esposti a
queste radiazioni ionizzanti bisogna avere un dosimetro che ci dica che non vengono superati
quelli che sono i limiti di esposizione perché nel momento in cui avviene ovviamente bisogna
subito rimuovere il lavoratore dall’ambiente. Ma poi bisogna anche vedere che non ci siano delle
condizioni dei lavoratori che controindichino l’esposizione come possono essere per es. delle
patologie ematopoietiche che possono comunque insorgere nella vita di un lavoratore, o patologie
del cristallino o comunque tutti quegli organi che sono particolarmente radiosensibili (cristallino,
tiroide, retina, cute) e soprattutto nel caso sopraggiunga una gravidanza bisogna subito eliminare
dall’esposizione. Bisogna fare di tutto per evitare che le esposizioni alle radiazioni ionizzanti si
traducano in tumori.
Esistono tre tipi di lavoratori: i lavoratori non esposti e quelli esposti alle radiazioni ionizzanti che si
dividono in due categorie, la categoria A e la categoria B.
La categoria A sono lavoratori esposti a certe dosi (non chiederò mai che sappiate questi valori),
sono esposti di più, a più alte dosi e possono essere visitati solo dal medico autorizzato (un medico
che ha fatto un corso particolare, che ha fatto un esame ed è stato abilitato alla sorveglianza dei
lavoratori di categoria A). Invece, i lavoratori di categoria B che vede un medico del lavoro (li può
vedere anche un medico specializzato ma li rimanda ai medici del lavoro) sono invece esposti a
dosi inferiori e quindi possono essere visitati anche dai medici del lavoro con periodicità annuale e
ovviamente c’è tutto un pacchetto di esami che serve a valutare la funzionalità oculare, la
funzionalità emopoietica, la funzionalità tiroidea e, in generale a scrinare gli organi più
radiosensibili per vedere se ci fossero delle alterazioni a livello precoce.
Purtroppo a luglio del 2020 c’è stato un nuovo decreto legislativo: c’è stata una proroga di due
anni, comunque sia dal luglio del 2022 un medico del lavoro non potrà più vedere i lavoratori di
categoria B a meno che non faccia lo stesso corso e lo stesso esame del medico autorizzato.

Poi siamo al 1994 con la famosissima 626 che era un recepimento di tutte le direttive CEE
(all’epoca si chiamava CEE) in cui appunto si introduce il concetto di miglioramento. Loro dicono:
“a me non basta che rientri per un pelino sui lavori di limiti di esposizione che vi ho dettato per
legge, voglio che fai un po' di più, che tu sia proattivo, che cerchi di migliorare il posto di lavoro al
meglio che puoi tecnicamente” perché comunque noi sappiamo che tutti i limiti di esposizione non
proteggono tutti i lavoratori ma solo la maggior parte. Quindi sappiamo che per questo motivo le
frange più deboli, più suscettibili, potranno avere conseguenze per la salute. Quindi, se uno fa uno
sforzo per essere meglio di quello che si fissa per legge come accettabile, magari proteggerà dai
danni della salute anche quelle due code della nostra gaussiana.
Nel decreto legge 81 del 2008, si summa tutta la legislazione trattata sino a ora e si definiscono
proprio i ruoli , le responsabilità di tutti gli attori del sistema della sicurezza e della salute . Questo
è un sistema molto complesso in cui tutti sono responsabili.
Si dice sempre che alla fine il responsabili ultimo è il datore di lavoro ma non è vero perché vi
assicuro che nel sistema di sicurezza e prevenzione siamo tutti responsabili e punibili. Magari i
datori di lavoro ne pagheranno di più in termini di prigione e penali ma vi assicuro che siamo tutti
egualmente responsabili, ognuno ovviamente per la propria parte. Il datore di lavoro è quello che
deve pagare per fare la valutazione del rischio sul luogo di lavoro, organizzare gestire la
prevenzione dell'azienda quindi corsi di formazione e informazione , mettere in atto tutte le
misure di sicurezza tecniche organizzative e procedurali per mettere in sicurezza il lavoratore e
ovviamente è lui il responsabile ultimo per decidere come allocare le spese perché questo si attui.
In un'azienda grossa ad esempio una multinazionale avrà un dirigente che fa questo ma che
soprattutto sovrintende organizza e dispone quello che lui ha deciso, quindi ovviamente avrà dei
preposti che faranno in modo che quello che è stato deciso ai vertici venga attuato in tutte le
aziende di quel datore di lavoro.
Capite come essenziale che ci sia un sistema di applicazione e di vigilanza dell'applicazione in atto .
Anche il lavoratore è responsabile perché ovviamente se il dirigente o preposto gli da i dispositivi
per fare i corsi di formazione , ma poi questo non li utilizza ,ovviamente se ne terrà conto nel
momento in cui ci saranno danni alla salute. Dunque tutti sono responsabili dai vertici alla base.
Gli stessi lavoratori sono in dovere di segnalare se ci sono delle mancanze perché c'è un
rappresentante della sicurezza per i lavoratori che è stato eletto e al quale può riferire tali
mancanze.
Il sistema di prevenzione è un sistema complesso dove ci si può, soprattutto se l'azienda è grande ,
avvalersi di servizi esterni, in modo che ci siano le capacità adeguate per far fronte ai rischi
professionali .

MEDICO COMPETENTE
Ora parliamo del medico competente ,non lo può fare chiunque bisogna avere una
specializzazione in medicina del lavoro o avere comunque abilitazione al riguardo. Bisogna saper
fare le visite di sorveglianza sanitaria e ovviamente stabilire la periodicità in base rischi specifici
ma anche alle condizioni di salute del lavoratore. Istituire e aggiornare una cartella sanitaria di
rischio che deve essere segreta, cioè non si può dire al datore di lavoro niente sullo stato di salute
del lavoratore , posso solo dirgli idoneo o non idoneo con limitazioni e prescrizioni poi lo stato di
salute del lavoratore lo saprò solo io e il lavoratore ,per legge .Inoltre dovrò esprimere giudizi di
idoneità specifica ovviamente dare idoneità parziale, temporanea o totale .Inoltre collaborare a :
 alla stesura del documento di valutazione del rischio
 predisporre misure per la tutela della salute dei lavoratori
 predisporre servizi pronto soccorso
 alle attività di formazione informazione dei lavorator
Deve visitare gli ambienti di lavoro e laddove sia necessario partecipare a una riunione periodica
almeno annuale di prevenzione e protezione dei rischi.
Il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza RLS
il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza viene che eletto o designato secondo del numero
di dipendenti perché ovviamente maggiore è il numero dei dipendenti e maggiore sarà il numero
di rappresentanti . Solitamente si tratta di una piccola azienda viene eletto direttamente dai
lavoratori o dalle rappresentanze sindacali dell'azienda .
il RLS è una figura chiave perché è l’anello d'unione tra il datore di lavoro e il medico competente e
l’RSPP. L’RLS è quello che sente proprio la voce dei lavoratori che dicono con sincerità , “noi
abbiamo queste problematiche”. Non c'è niente che venga fatto in materia di sicurezza e
prevenzione sul luogo di lavoro che non coinvolga L’RLS e l’RSPP cioè devono essere sempre
sentite tutte le parti prima di intervenire.

In tutti i posti di lavoro ci deve essere un documento di valutazione del rischio ,secondo il decreto
81.
Questo documento è la prima cosa che viene richiesta in un ispezione da parte dello SpreSAL
perché comprende per ogni mansione specifica la valutazione dei rischi e quelle che sono le
misure adottate per prevenirli . Deve essere aggiornato ogni anno perché i rischi specifici possono
cambiare come anche le misure che sono state adottate per prevenirli . E’ anche un modo per
vedere chi è responsabile di cosa , essendoci nomi e cognomi dei vari responsabili.

Per gli infortuni sul lavoro se la prognosi è superiore ai tre giorni, il datore di lavoro è obbligato a
fare denuncia all’ INAIL entro due giorni . Se però purtroppo il lavoratore è morto dovrà fare
denuncia entro le 24 ore dall' evento. Non esistono solamente incidenti sul posto di lavoro ma
anche i cosiddetti incidenti in itinere cioè dal proprio domicilio fino alla sede di lavoro e viceversa.
Oggi l'inail è tutta tematizzata quindi non si può più far nulla in cartaceo, infatti bisogna chiedere
delle credenziali per accedere, poi il medico farà il certificato medico di infortunio sul lavoro e
attraverso questo modulo apposito che è disponibile sul sito dell’ INAIL .(vedi sotto)
Dall'anno scorso si è aggiunto come infortunio il covid e quindi l’INAIL ha aggiornato il covid 19
come un infortunio sul lavoro. Adesso questi dati sono raddoppiati, se a settembre 2020 erano
54.000 le denunce adesso abbiamo sorpassato 100.000 denunce, però come proporzioni relative
siamo rimasti costante, cioè circa il 70% viene dall' ambiente socio sanitario e la maggior parte dei
decessi purtroppo sono gli infermieri.
Per quanto riguarda le malattie professionale, il datore di lavoro deve fare denuncia all' inail entro
15 giorni da quando iniziano i sintomi della malattia, ma in realtà è 15 giorni da quando riceve il
certificato di malattia professionale dalle medico competente perché ovviamente non è che un
datore di lavoro può sapere quali sono i sintomi di una malattia. Successivamente deve riportarlo
all’INAIL entro 5 giorni da questo certificato. Inoltre c'è un cosiddetto periodo massimo di
indennizzabilità ,cioè una malattia professionale può essere denunciata e riconosciuta solamente
se non è oltre un certo limite massimo di tempo, da quando l'inizio dell'esposizione al possibile
agente causale è avvenuta. Ad esempio se io sono diventato sordo perché nel 1980 sono stato
esposto a un forte rumore in quell'azienda , se siamo nel 2021 ormai non posso più fare denuncia
di perdita uditiva almeno per quell'azienda , poi potrò farla per un’altra azienda se dimostro che la
mia sordità è legata a quella per cui sto lavorando adesso ,però non potrò farlo di certo contro
l'azienda dove lavoravo negli anni 80.
Ci sono solo due eccezioni : la silicolisi e l’asbestosi perché queste sono patologie degenerative
croniche del polmone che sono associate a delle lunghe latenze cioè perché intervenga i sintomi
segni di queste malattie solitamente passano minimo 10 anni ,ma anche di più, ad esempio nel
caso dell’ asbestosi si può arrivare anche a 30 anni. Quindi il legislatore ha pensato che per questi
due tipi di malattie non ci fosse un periodo massimo di indennizzabilità ,non c'è limite di tempo
per denunciare la denuncia all'inail per avere un indennizzo e nel caso in cui i soggetti siano
deceduti nel frattempo da quando si fa la denuncia a quando poi si ha l’indennizzo , possono
beneficiarne i parenti prossimi.
Il certificato medico di malattia professionale, come stesso discorso dell' infortunio, va fatto per via
telematica obbligatoriamente e ovviamente bisogno delle credenziali per farlo. Per quanto
riguarda le malattie professionali quelle più frequentemente riportate sono quelle del sistema
muscolo scheletrico seguite da malattie del sistema nervoso e malattie dell’apofisi mastoide .
Vedete subito come ci sia una certa discrepanza tra quelle che vengono denunciate a quelle che
poi alla fine vengono indennizzate .Solitamente abbiamo un rapporto di uno a tre, perché
ovviamente quando poi si va in sede di valutazione medica dall’inail , lì si applicheranno delle
particolari valutazioni e quanto è stato esposto il soggetto, per quanto tempo e quindi se c'era
appunto un'esposizione tale per intensità e frequenza e durata a quell’agente causale , per poter
essere di tipo professionale e poi ricordiamo che c'è una soglia di indennizzo, cioè se il danno
biologico che interviene è inferiore al 6% non c'è indennizzo. Quindi quella discrepanza di 1/3 è
legata a tutte queste motivazioni. dal 6-15% di danno biologico si dà una somma, dal 16% in su
invece si può ricevere anche una pensione per tutta la vita che tiene in conto non solo del danno
biologico ma anche del danno derivante dal fatto che sia ha una diminuzione della capacità
lavorativa sia specifica che generica.
Poi ci sono quelle situazioni in cui invece si configura un crimine. Un crimine vuol dire che non c'è
bisogno della denuncia di chi ha subito il crimine, ma è perseguibile d'ufficio, ad esempio vedo che
qualcuno è stato ucciso di fronte a me questo è un crimine e io devo denunciarlo d'ufficio .Un’altro
esempio , se una persona viene picchiata con una spranga davanti a me e anche se il soggetto
davanti a me dice no no no dottore non vado dalla polizia a denunciare, dico no perché questo è
un crimine quindi è perseguibile d'ufficio anche se lui non fa denuncia in quanto vittima.
come si fa una figura un crimine nella materia di medicina del lavoro? si configura ogni qualvolta
la prognosi supera i 40 giorni, poi il danno è incurabile. Quando si parla di lesioni gravi o
gravissime allora si rientra nell'ambito di un crimine e quindi bisogna fare per forza referto, ma
può essere anche che uno ha perso un arto , è stato sfigurato o ha perso la fertilità . ovviamente
bisogna andare all autorità giudiziaria più vicina entro 48 ore e fare referto. Si fa referto all'inail
ovviamente e anche in questo caso bisogna farlo in via telematica , bisogna specificare che cosa
ha comportato e questo interessa sia la malattia professionale che l'infortunio sul lavoro.
Poi ci sono le cosiddette liste di malattie, per cui è obbligatoria la denuncia, che sono state
elencate nel decreto 324 del 965 ,che sono state poi ragionate nel 2008 . Ce ne sono 85 per
le industrie e 24 per l'agricoltura. Per le malattie che hanno una codifica ICD-10, ci sono le
lavorazioni che comportano il rischio per questa malattia e il periodo massimo di indennizzabilità.
Come vedete per alcune indennizzabilità è illimitato , classico esempio sono i tumori perché
ovviamente i tumori possono avere una latenza anche di 50 anni , pensiamo al mesotelioma
pleurico da amianto mentre per tutte le altre c'è un periodo massimo di indennizzabilità .

Il nostro sistema è un sistema misto (questa potrebbe essere una domanda cos'è un sistema
misto). Se la malattia professionale rientra in quelle tabellate non è onere del lavoratore andare a
dimostrare in sede legale il nesso di causalità, cioè semplicemente verrà indennizzato, ovviamente
se rispetta tutte le situazioni di cui sopra. Se la malattia che ha sviluppato il lavoratore non
rientrasse nelle condizioni di queste tabelle per varie motivazioni, c'è ancora la possibilità da parte
del lavoratore di essere indennizzato però ovviamente dovrà farlo a sue spese, cioè dover
prendersi un avvocato e fare causa al datore di lavoro.
Ci sono poi delle liste di malattie per cui la notifica denuncia o segnalazione è obbligatoria secondo
l'articolo 124 /65 aggiornato poi nel 2000 e l'ultimo aggiornamento 2014 , questo si fa soprattutto
per motivazioni epidemiologiche e si fa sia all'inail che alle unità operative di prevenzione e
sicurezza degli ambienti di lavoro. La finalita è prettamente epidemiologica e tutto per via
telematica. Una cosa che legislatore ha voluto introdurre è che qualsiasi medico ,non solo il
medico competente ma qualsiasi medico ,se durante la sua attività clinica viene a conoscenza di
una di queste malattie e non fa denuncia all'inail , dovrà subire un'ammenda.
una cosa che è importante ricordare che lo stesso agente eziologico può trovarsi in tutte 3 le
liste,quindi non dovete sorprendervi se magari la silice cristallina si trova in lista uno, lista due,
lista tre perché la silice cristallina ,per una particolare malattia possiamo avere l'evidenza che è
sicuramente associata a quella malattia però magari per altri tipi di effetti sulla salute, le evidenze
sono meno forti .Quindi ad esempio vediamo che la silice libera cristallina per quanto riguarda la
silicosi polmonare è in lista uno e l'origine professionale della silicosi da silice cristallina è di
elevata probabilità. Però ad esempio per ritroviamo la silice libera cristallina per quanto riguarda
le patologie connettivali ,quindi vedete come non è che un agente solo in ma una possono essere
presenti in diverse in diverse liste a seconda di che cosa stiamo parlando. Quindi se io trovo uno
con l' artrite reumatoide ,la probabilità che sia la silice cristallina non è di altra probabilità ma di
limitata probabilità.

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