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LA CONVERSAZIONE

ALCUNI MECCANISMI DI BASE DELL’ANALISI DELLA CONVERSAZIONE


L’analisi della conversazione parte dall' osservazione che il parlato quotidiano avviene in
forma “ordinata”, cioè si parla uno alla volta, con poche pause e sovrapposizioni. In altre
parole, i parlanti si mettono d'accordo su chi parla e in quale punto; usano segnali come
mhm, proprio per dire continua pure a parlare tu. Ciò che si osserva è la sistematicità con
cui un certo fenomeno si verifica nella conversazione. Per sistematicità si intende il fatto che
un fenomeno si verifichi in modo ricorrente, e che quando non si verifica qualcosa fa
pensare che avrebbe dovuto verificarsi. Ad esempio.se si saluta una persona di norma si
riceve un saluto in cambio. Può anche accadere che un saluto non venga contraccambiato e
in tali casi succede che la persona che non ha contraccambiato chieda scusa o si giustifichi
in qualche modo. Questa giustificazione conferma la sistematicità del fenomeno.
Sacks fu il primo ad usare questo metodo di analisi. Analizzando conversazioni telefoniche,
notò che chi rispondeva al telefono si presentava e che questa presentazione era seguita
dalla presentazione di chi chiamava. Sacks notò che il presentarsi per prima era un modo
indiretto per chiedere anche all’altro di presentarsi e che la “mancata presentazione”
richiedeva poi una scusa, come succede con i saluti. Questa sistematicità fece pensare a
Sacks che la conversazione naturale era un fenomeno i cui meccanismi potevano essere
osservati e descritti.
IL SISTEMA DI ALTERNANZA DEI TURNI
Le conversazioni naturali sono organizzate secondo una sequenza di turni in cui i parlanti si
alternano. In uno studio del 1974, Sacks, Schegloff e Jefferson analizzano i meccanismi di
gestione dei turni: ci sono modi attraverso cui i partecipanti stabiliscono che un turno è
completo e che ne può iniziare un altro. Essi osservano un turno è formato da unità che
chiamiamo “unità costitutive di turno”, unità che vengono gestite dai parlanti nel corso
della conversazione.
Nella frase come: “Ha da accendere per favore?”, l’interlocutore prende la parola solo
dopo per favore, stabilendo così la fine del turno precedente.
Ogni punto in cui il turno può considerarsi completo costituisce un “punto di rilevanza
transazionale”, cioè un punto in cui i parlanti possono decidere che si può passare un altro
turno. La transizione da un turno all'altro viene negoziata dai parlanti sulla base di tre
opzioni:
1. Selezionare il parlante per il turno successivo
2. Uno qualsiasi dei partecipanti alla conversazione può decidere di intervenire, cioè si
auto seleziona
3. se il turno non è costruito in modo da selezionare il parlante successivo e nessun altro
parlante si auto seleziona, chi ha il turno può decidere di continuare a parlare
Un esempio di turno costruito in modo da selezionare parlante successivo è un turno che
contenga una domanda esplicitamente rivolta a qualcuno:
- Scusi, è lei la signora Tofani?
Dove la signora Tofani è selezionata per il turno successivo. Altri casi ovvio di selezione del
parlante successivo sono le conversazioni fra due soli partecipanti.
Altre tecniche coinvolgono ruoli sociali. Per esempio nel caso in cui venga fatto un invito e
i partecipanti alla conversazione sono due coppie, l'invito sarà rivolto all'altra coppia e non
al proprio compagno; oppure la richiesta di un libro in una libreria seleziona come
interlocutore il commesso, non altri clienti che si trovano in libreria nello stesso momento.
Nel caso in cui invece il parlante si autoselezioni, secondo Sacks, Schegloff e Jefferson il
meccanismo di base consiste nell’iniziare a parlare per primi. Un esempio è un interlocutore
che chiede come si chiamano i cani che tirano le slitte, uno dei partecipanti prendi il turno e
non riuscendo a dare la risposta un altro dei partecipanti prende a sua volta il turno.
L’ultima opzione descritta da Sacks, Schegloff e Jefferson è quella in cui nessun parlante si
autoseleziona e il turno rimane a chi sta parlando. Un esempio di questo tipo può essere la
richiesta di una cliente in libreria in cui la commessa tarda a prendere il turno:
- Buongiorno, volevo sapere se sono arrivati i romanzi che ho ordinato tempo fa.
Vedendo che la commessa tarda a rispondere, aggiunge Sarebbero dovuti arrivare a
gennaio

I TURNI ESTESI
I turni estesi sono quelle sequenze in cui un parlante mantiene il turno per un tempo
prolungato, sospendendo il meccanismo di alternanza dei turni con gli altri parlanti. Un
esempio tipico di turno esteso è quello in cui un parlante narra un racconto o una barzelletta.
È stato notato che più la narrazione di un racconto o di una barzelletta necessita di un lavoro
preparatorio da parte dei parlanti che stabiliscono che il narratore potrà mantenere il turno
finché il racconto non sarà concluso. Tale lavoro preparatorio fa parte di quello che Sacks
definisce “story preface”. In queste prefazioni, il narratore annuncia che sta per raccontare
un episodio e gli altri partecipanti accettano il ruolo di ascoltatori.
Gli studi sui racconti hanno portato ad analizzare altri tipi di sequenze che richiedono una
sospensione del sistema di alternanza di turni. In incontri in librerie si è notato che se il libro
richiesto è noto al commesso, la conversazione si apre direttamente con la richiesta del
libro; mentre gli incontri in cui il libro è meno noto, la conversazione si apre con
convenevoli come scusi, dica o da una coppia di saluti.
LE COPPIE ADIACENTI e IL CONCETTO DI RILEVANZA CONDIZIONALE
I turni possono anche essere costruiti in modo da far prevedere il tipo di turno successivo.
Schegloff identifica “coppie” di turni che si trovano molto spesso abbinati. Un esempio
sono le coppie di saluti, i turni richiesta-risposta, offerta-accettazione. Tali coppie sono
chiamate coppie adiacenti e sono legate da un rapporto di “rilevanza condizionale”, in
quanto la prima parte della coppia rende rilevante la seconda. Quando la seconda parte
manca, l’assenza è un’assenza significativa che viene giustificata o fornita in ritardo.
Le coppie sono adiacenti anche quando i turni non vengono uno immediatamente dopo
l’altro. Nel caso in cui la prima parte non sia seguita dalla seconda parte, abbiamo una
“sequenza inserto”, cioè una sequenza intermedia che ritarda.
Jefferson nota che esistono altri tipi di “espansori” oltre alla sequenza inserto. Per esempio,
quando un venditore prova a offrire la propria merce ai clienti, l’offerta dovrebbe essere
seguita dal rifiuto o dall’accettazione ma possono esserci anche i cosiddetti “passes”, cioè
battute attraverso cui il parlante passa il turno al parlante successivo con espressioni come
Perché non chiedi a lui?
IL CONCETTO DI PREFERENZA e IL RIMEDIO
Alcune coppie adiacenti hanno come seconda parte della coppia due risposte alternative: è il
caso di un invito che può essere seguito da accettazione o rifiuto.
Levinson nota che sebbene queste seconde parti siano in alternativa, non vengono trattate
alla stessa maniera: le espressioni di accordo sono definite “preferite” mentre quelle come il
rifiuto “dispreferite”.
L’accordo costituisce tuttavia un’azione dispreferita se segue un’autocritica, come per
esempio sono proprio uno stupido. Allo stesso modo, una risata costituisce una seconda
parte preferita se segue una battura, ma dispreferita se segue un problema. Il concetto di
preferenza non ha nulla a che fare con ciò che il parlante desidera. Ad esempio, la citazione
di un rimprovero costituisce una seconda parte preferita.
Mentre la seconda parte preferita si verifica subito dopo la prima parte, la seconda parte
dispreferita è preceduta da esitazioni o scuse. Infatti, Pomerantz nota che l’espressione
dispreferita è accompagnata da esitazioni come mmh, well, etc. Si è notato che le pause e le
esitazioni che precedono la parte dispreferita, consentono all’altro parlante di continuare a
parlare e di aggiustare il tiro. In incontri in libreria ad esempio, quando il commesso tarda a
prendere il turno, il cliente aggiunge informazioni sulla sua richiesta, in modo da aiutarlo.
Sono quindi, le scuse, le giustificazioni, le esitazioni, a determinare lo status di
“dispreferito” nell’azione. Anche Bilmes sostiene che un’azione dispreferita può anche non
verificarsi nella conversazione, ma può emergere dal rimedio che viene messo in atto.
Riprendendo l’esempio della libreria, in quel contesto la risposta dispreferita che annuncia
la non disponibilità del libro richiesto è spesso indicata da una giustificazione o da un invito
a ritornare.
Quindi, l’azione dispreferita è quella che viene rimediata, mentre l’azione preferita è quella
che viene “non rimediata”.
I MECCANISMI CONVERSAZIONALI E IL CONTESTO “SOCIALE”: I RUOLI
DEI PARLANTI
Une delle critiche che sono state rivolte all’analisi della conversazione è che non tiene conto
della relazione tra la conversazione e il contesto sociale. Secondo Schegloff l’analisi della
conversazione non nega la relazione tra il contesto sociale e la conversazione stessa, ma non
accetta l’idea che il contesto sociale sia precostituito rispetto alla conversazione. In altre
parole, non è sufficiente che una conversazione si verifichi in ospedale, perché potrebbero
entrare in gioco altri fattori come per esempio che l’ospedale sia nuovo o facilmente
raggiungibile.
I vari aspetti del contesto sociale vengono negoziati dai parlanti che chiamano in causa hic
et nunc. Per esempio in una conversazione fra cliente e commesso in libreria ci si aspetta
che uno dei parlanti, quello che ha il ruolo del cliente chieda un libro e che l’altro che ha il
ruolo del commesso glielo dia.
Jefferson e Lee osservano che un racconto di un problema personale può essere seguito da
consigli o espressioni di solidarietà e compassione, ma a volte queste azioni possono essere
respinte, per esempio i consigli possono non essere accettati. In questi casi in cui i parlanti
“fanno resistenza”, Jefferson e Lee parlano di “asincronia” fra i parlanti. Il racconto di un
problema è visto come prima parte di una coppia adiacente e il dare consigli come seconde
parti. Se l’interlocutore accetta i consiglia quella diventerà un’azione preferita, se li rifiuta
una dispreferita.

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