I geografi per motivi di studio hanno schematicamente suddiviso il
pianeta in tre fasce climatiche: zona torrida, zona temperata e zona fredda. Per zona temperata si intende l'area geografica compresa tra i 30 e i 60 gradi di latitudine (altri indicano con tale nome, in ogni emisfero, la zona compresa tra il tropico e il circolo polare). Nell'emisfero boreale, alle medie latitudini, le terre emerse sono molto estese. Oltre all'Europa, fanno parte di quest'area climatica il Canada meridionale, gli Stati Uniti, la Cina e l'Asia centrale. Nell'emisfero australe, invece, alle stesse latitudini, sono pochissime le terre emerse: la zona meridionale dell'America, comprendente l'Argentina e parte del Cile, il Sudafrica, il sud dell'Australia, la Nuova Zelanda e la Tasmania rappresentano gli ambienti temperati. La fauna della zona temperata della steppa comprende per la maggior parte mammiferi: il capriolo, il cinghiale, lo scoiattolo, l'orso, la renna, il caribú ed il castoro. La fauna della zona temperata della foresta invece, è composta da: cervi, lupi, volpi e diverse specie di volatili. Il clima In ciascuna fascia in base a diversi fattori è possibile individuare vari tipi di clima.
Il clima temperato comprende i numerosi climi delle zone comprese tra i
paralleli 30° e 50° in entrambi gli emisferi. Nella classificazione dei climi di Köppen è simboleggiato con C. Classificazione di Köppen La classificazione di Köppen considera temperato (o temperato caldo, contrapposto al temperato freddo con cui talvolta si indica il clima boreale) qualsiasi clima il cui mese più freddo ha una temperatura compresa tra -3 °C e 18 °C e le cui precipitazioni sono superiori a quella dei climi aridi. A sua volta la classe climatica si dividerebbe in clima mediterraneo e clima temperato umido o, secondo altri, in clima mediterraneo, clima "subtropicale umido" e clima oceanico. Si tratta di una classe piuttosto ampia e per questo soggetta a critiche in particolare da Trewartha e da Griffiths, che l'hanno divisa in due classi distinte. Classificazione di Troll e Paffen Gli studiosi tedeschi Carl Troll e Karlheinz Paffen hanno invece diviso il clima temperato in tre classi climatiche ben distinte tra loro: il clima temperato freddo, il clima temperato fresco (a sua volta diviso in due sottoclassi: delle steppe e delle foreste) e il clima temperato caldo Clima temperato freddo Il clima temperato freddo si può chiamare anche boreale e si divide in due diversi climi: il clima temperato fresco con estati calde e il clima temperato freddo con inverni freddi. Il primo è caratterizzato da un inverno freddo con la temperatura del mese più fredda inferiore a 0 °C. Le estati sono calde con temperatura media tra i 15 °C e i 20 °C e possono avere massime attorno ai 30 °C. Le zone tipiche di questo clima sono quelle dell'Europa settentrionale, orientale e centrale. Il secondo è il clima che ha un inverno freddo e lungo con temperature anche di -50 °C. Le estati sono invece generalmente più fresche, attorno ai 10 °C. Le zone tipiche di questo clima sono il Canada, l'Alaska e la Siberia. Clima temperato fresco Il clima temperato fresco ha la temperatura del mese più freddo superiore ai 0 °C. E’diviso in clima della foresta e clima della steppa. Il primo, umido, è suddiviso a sua volta in clima oceanico, sub-oceanico, subcontinentale e continentale ed è associato alla foresta temperata a latifoglie. Il secondo, secco, è diviso a sua volta in classi dipendenti soprattutto dal grado di aridità ed è tipico delle steppe continentali. Il clima temperato oceanico è quello delle coste occidentali dei continenti: il nordovest degli Stati Uniti d'America (lo stato di Washington), la Tasmania, la Nuova Zelanda, l'Arcipelago britannico,le zone atlantiche della Francia, le coste del Mar del Nord e della a Manica. Caratteristica principale di questo tipo di clima sono il totale annuale delle precipitazioni e la debole escursione termica. Le estati non sono quasi mai aride. Nelle zone interne dei continenti, quindi più lontane dai fattori mitiganti del mare, il clima temperato oceanico si modifica in sub- oceanico: l'escursione media annuale aumenta; è più freddo in inverno e più caldo in estate, le precipitazioni annuali in pianura sono meno importanti, i venti perdono la loro forza. Quando l'escursione termica annua supera i 30 °C si parla, secondo Troll e Paffen, propriamente di clima continentale. Nel clima temperato fresco, quindi abbiamo come flora: foreste di conifere, e come fauna, animali abituati a vivere in un ambiente abbastanza fresco, come volpi, cervi, orsi bruni, castori. Clima temperato caldo Il clima temperato caldo è caratterizzato da temperatura del mese più freddo superiore ai 12 °C, ma per l'emisfero boreale può scendere fino ai 5 °C; comprende varie sottoclassi di climi, dal clima umido dell'Asia orientale e degli Stati Uniti del Sud a quello semidesertico e desertico. Il clima mediterraneo non rientra in questa categoria e inoltre a seconda della posizione geografica (proprio la presenza del mare stesso ad esempio) si possono avere delle modifiche climatiche e meteorologiche anche importanti come diluvi o periodi di aridità estivi. Il paesaggio naturale A ciascun tipo di clima corrisponde un proprio bioma I paesaggi della zona temperata, in particolare quella boreale, appaiono spesso in molti dipinti. Nelle zone temperate sono presenti tre tipi di formazioni vegetali spontanee: la foresta mista (conifere e latifoglie) o la foresta di latifoglie; la prateria la macchia mediterranea, con alberi e arbusti che si adattano alla siccità estiva. L'importanza della vegetazione forestale caratterizza le zone temperate, nell'emisfero nord. Anche se gli esseri umani hanno operato enormi distruzioni, le foreste coprono: In Europa 140 milioni di ettari. In Russia 910 milioni di ettari. In America del Nord 733 milioni di ettari. In Giappone circa la metà dell'intero paese. Le foreste temperate hanno quasi sempre una specie dominante di alberi decidui (che perdono tutte le foglie nello stesso periodo dell'anno); in alcuni casi, piuttosto rari per la verità, ne sono presenti due o tre specie e solo vicino alle coste orientali ci sono grandi varietà di flora. Le foreste più estese del mondo sono costituite da conifere. Alle alte quote montane, si trovano foreste con le caratteristiche della taiga. La taiga è una sterminata foresta che si estende lungo tutta la Russia, dal confine con la Finlandia fino all'isola di Sachalin, vicino al Giappone. Si tratta di una “cintura verde”, che misura quasi venti volte l'Italia; non è ricca di tante specie vegetali, essendo una distesa “senza fine” di conifere, anche se nella parte meridionale è composta da alberi a foglia larga. È un'importante riserva di biodiversità popolata da un numero di animali e vegetali superiore a quello dei vicini, e molto sfruttati, boschi della Scandinavia. Ed è proprio per questi animali, molti dei quali a rischio di estinzione (è il caso della tigre siberiana o del leopardo dell'Amur), che la taiga rappresenta un rifugio perfetto. Habitat ideale per moltissime specie di animali, la taiga è fondamentale anche per la nostra esistenza perché contribuisce a regolare il clima: le sue piante, che occupano ben nove fusi orari, assorbono enormi quantità di carbonio. Nonostante nelle aree più popolate le conifere siano state favorite rispetto ad altre specie per la loro crescita più rapida, scendendo da nord verso sud, alle conifere si sostituiscono le betulle, le querce, i faggi, gli olmi, i frassini e le latifoglie in genere. È possibile trovare anche boschi di castagni e noccioli. Si tratta di ambienti forestali. Nelle foreste di alberi decidui, a seconda delle stagioni, cambia l'aspetto dell'ambiente naturale. In primavera la situazione di questo habitat è resa difficile a causa delle possibilità di gelate e delle repentine variazioni climatiche. In estate c'è una temperatura tra i 15 °C e i 22 °C e le piante sono diverse, a seconda del calore e delle piogge. In autunno la caduta delle foglie secche colora di tantissime tonalità la foresta. In inverno, senza foglie, c'è poca vita. In molte zone degli Stati Uniti e del Giappone, così come in molte zone d'Europa, la foresta decidua è stata eliminata in pianura. Gli alberi delle foreste sono generalmente di taglia media (dai 20 ai 30 metri). Nel Nord America ci sono foreste di sequoie, alberi sempreverdi dal legno di colore rossastro. Le sequoie sono tra gli alberi più alti e longevi al mondo. L'albero più alto della Terra, secondo gli americani, è una sequoia sempervirens che si trova nel Redward National Park, in California. È chiamata Howard Libby Tree e raggiunge i 112 metri di altezza. Nel National Park c'è anche la sequoia più voluminosa del mondo: l'“Albero del generale Sherman” (un generale che sterminò l'indiano). Pesa 1385 tonnellate, ha un tronco che, alla base, misura i 31 metri di circonferenza, ed ha un'età che va dai 2.500 ai 3.000 anni. Non è però l'albero più vecchio della Terra. Ci sono, infatti, alcuni esemplari di pinus aristata californiani che hanno quasi cinquemila anni. Nell'emisfero sud, invece, i paesaggi naturali sono particolari e presentano contrasti, legati soprattutto alle precipitazioni. In Australia prevalgono i sempreverdi: lungo la zona costiera ci sono zone di fitta boscaglia, foreste di eucalipto e vegetazione a macchia. Sulle alte cime della Cordigliera andina e delle montagne della Nuova Zelanda, invece, si estendono le foreste di tipo boreale. Tra tutte le aree protette delle zone temperate, il Parco Nazionale di Yellowstone, istituito nel 1872, è il più antico ed esteso della zona temperata boreale. La presenza dell’uomo La presenza dell uomo sulla superficie terrestre varia in rapporto ai vari ambienti Ciò che è riportato sulla presentazione inviata dalla professoressa Problematiche ambientali Le attività svolte dall uomo nei vari ambienti hanno causato e causano problematiche diverse e spesso difficilmente risolvibili. Gli inquinamenti Col termine inquinamento intendiamo l'insieme delle alterazioni provocate nell'ambiente in seguito all'immissione nell'atmosfera, nelle acque e nel suolo di sostanze contaminanti, nocive sia per la loro intrinseca tossicità sia perché immesse in quantità eccedenti la naturale capacità di autodepurazione degli ecosistemi. Come risultato, le caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche dell'ambiente vengono modificate in senso sfavorevole alla vita degli organismi vegetali e animali (uomo compreso). Le sostanze inquinanti sono costituite da residui o sottoprodotti dell'attività industriale (produzione di energia e di beni di consumo) e agricola (uso di fertilizzanti e pesticidi, deiezioni animali) e da rifiuti biologici civili. All'inquinamento concorre una serie di cause di fondo tra loro variamente intrecciate: tra queste, la crescita demografica, la progressiva ed esasperata concentrazione urbana della popolazione e il corrispondente aumento dei bisogni, cui fa riscontro un aumento esplosivo della produzione di beni di consumo. Le sostanze inquinanti introdotte nell'ambiente in modo continuativo e incontrollato agiscono negativamente sul ritmo di crescita e sullo stato di salute delle specie viventi e interferiscono con le catene alimentari: questi effetti, sommandosi alla distruzione degli habitat naturali operata dall'uomo (attraverso la deforestazione, l'alterazione idrogeologica del territorio, l'espansione di insediamenti urbani e industriali) hanno finito per intaccare l'integrità della biosfera in numerosi punti, compromettendo la qualità dell'esistenza dell'uomo stesso.Nei paragrafi che seguono prenderemo in esame le tre principali tipologie d'inquinamento (dell'aria, dell'acqua e del suolo), dando quindi risalto all'effetto serra e ad alcuni problemi emergenti. Il disboscamento I paesi industrializzati consumano enormi quantità di legno per costruire case, mobili, rifiniture di palazzi, articoli di lusso e per produrre la carta. Anche i paesi poveri consumano molto legno soprattutto per ardere e per l’edilizia, ma non come materiale di rifinitura, bensì per la struttura vera e propria delle case. Ogni anno vengono disboscati indiscriminatamente milioni di ettari di foresta, per lo più nella zona dei tropici, dove gli alberi crescono rigogliosi grazie al clima umido. Lo sfruttamento delle foreste tropicali è ormai così diffuso e rapido che si ipotizza la loro scomparsa entro il 2050. Anche le foreste delle zone temperate, che si trovano nei paesi industrializzati, vengono sfruttate, ma il taglio degli alberi è regolato da leggi che garantiscono di mantenere costante nel tempo il patrimonio forestale, grazie a una continua attività di rimboschimento. Al contrario nei paesi del Sud del mondo si continua ad abbattere le grandi foreste tropicali per fornire legname pregiato ai paesi industrializzati. Il problema del disboscamento delle grandi foreste riguarda tutta l’umanità perché queste immense estensioni di verde garantiscono l’equilibrio dell’ecosistema: Producono il 6% dell’ossigeno che circola nell’atmosfera; Controllano la quantità di anidride carbonica diffusa nell’atmosfera; distruggendo la foresta aumenterebbe la percentuale di anidride carbonica presente nell’atmosfera; generano grandi quantità di materia organica indispensabile alla fertilità del terreno; hanno una insostituibile funzione regolatrice del clima a livello locale e planetario; sono l’habitat naturale per la vita di moltissime specie di vegetali e animali; impediscono l’erosione del suolo. La conservazione del patrimonio forestale della Terra deve riguardare tutti gli Stati del mondo. Bisognerebbe stanziare fondi adeguati per poter rimboscare, soprattutto nelle zone tropicali, per aumentare le riserve di legno e rallentare lo sfruttamento di foreste vergini. I paesi industrializzati inoltre dovrebbero cercare di produrre più legno a livello nazionale e incrementare il riciclaggio della carta.