Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
1
PERCHE’ PROTEGGERE LA FORESTA TROPICALE ?
Tanti sono già i problemi che ognuno di noi deve affrontare e può apparire strano impegnarsi su
un progetto così geograficamente e culturalmente lontano, ma vorremmo farti riflettere su alcune
cose:
1. La nostra Terra è una unica grande astronave che viaggia nell’universo e proteggere anche
un suo piccolo ingranaggio vuol dire salvaguardare tutta l’astronave.
2. Le foreste tropicali rappresentano uno degli ultimi polmoni verdi del nostro pianeta,
assorbono gran parte della anidride carbonica prodotta dalla nostra civiltà, contribuiscono
alla stabilità del clima e difendono dall’effetto serra.
3. Le foreste tropicali coprono solo il 6% della superficie terrestre ma ospitano il 50% delle
specie viventi, questa biodiversità è un patrimonio genetico unico ed è una fonte in gran
parte sconosciuta di risorse per l’umanità (il 25% dei farmaci in vendita in Italia deriva da
piante tropicali) che rischiano di sparire assieme alla distruzione della foresta ancora prima
di essere scoperte (solo il 2 % delle specie tropicali sono state analizzate, si suppone che
esistano oltre 1400 specie antitumorali ancora sconosciute). La foresta è minacciata
dall’usanza del "brucia coltiva e fuggi" che permette di sfruttare la terra solo per i pochi
anni in cui rimane fertile. La deforestazione incontrollata per l’uso industriale,
l’allevamento brado del bestiame, il prelievo eccessivo di piante ed animali rari stanno
portando danni irreparabili alla foresta tropicale.
4. Ogni giorno aree di foresta sono sacrificate ad attività economiche che arricchiscono pochi
senza dare alcuna possibilità di sviluppo alle popolazioni indigene. Salvaguardare la foresta
e crearvi possibilità di sviluppo attraverso attività sostenibili significa anche salvare gli
Indios che ancora vi abitano, evitando che cedano al miraggio della "città" dove finiscono
inesorabilmente ad ingrossare il numero dei disperati che ne sono relegati ai margini nelle
tristemente famose favelas, ove il prezzo più alto è pagato dai meninos da rua costretti fin
da piccoli a lottare da soli per la sopravvivenza ed a subire violenze di ogni genere.
5. La creazione di aree protette consente alle popolazioni locali un processo di sviluppo
sostenibile con il loro ambiente, senza distruggere il maggior patrimonio che hanno, la
foresta. La Costa Rica rappresenta un esempio di come sia possibile per paesi del terzo
mondo avere uno sviluppo sostenibile tramite la creazione di parchi e riserve dove la
popolazione locale può trovare occasioni di lavoro: questo è un valido modello da trasferire
anche in Amazzonia.
6. Le tradizioni, le conoscenze e la cultura delle popolazioni Indios sono un patrimonio
importantissimo per tutta l’umanità: non possiamo lasciarle distruggere dall’avanzata della
cultura della città.
2
DEFORESTAZIONE
Esiste oggi una visione catastrofica del futuro dell'Amazzonia. Il fuoco, utilizzato per bruciare la
foresta e per far posto ai pascoli, porta con sé alberi centenari e distrugge l'habitat di centinaia di
specie animali.
Nella sua scia uno scenario di terre devastate e villaggi, eredità di una esplorazione sfrenata.
Esagerato? Sì e No.
I dati relativi al disboscamento del 1995 e 1996 sono in ritardo, ma erano già spaventosi nel 1994.
In quell'anno, 15.0000 chilometri quadrati di foresta furono distrutti, più della metà dello stato
brasiliano di Alagoas. Il comune di Una, situato a sud nello stato di Bahia è un esempio della
devastazione. Nel 1975 il 77% del territorio comunale era ricoperto di Mata Atlantica. Trent' anni
dopo quasi la metà della foresta è andata distrutta. Nel 1994 ne rimaneva solo un terzo.
Una delle principali ricerche sugli effetti della deforestazione, realizzata nel 1979 nella regione di
Manaus, conclude che la distruzione riguarda un'area molto maggiore di quanto s'immagina.
Nella foresta sopravvissuta di una regione dove è presente l'abbattimento degli alberi si osserva
una concentrazione di specie animali che stentano a vivere vicine le une alle altre.
In nessun altro luogo al mondo tanti alberi sono stati abbattuti come in Amazzonia: dati ONU
confermano che la deforestazione dell'Amazzonia brasiliana è la maggiore al mondo. Il 30% in più
rispetto all'Indonesia.
3
LE SPECIE ANIMALI
La foresta tropicale è il regno incontrastato degli animali arboricoli, cioè di quegli organismi che
vivono sugli alberi. Ogni gruppo è rappresentato
da numerosissime specie che trovano il proprio
habitat nel fitto intreccio di rami, foglie, liane;
ma la foresta in ogni continente ha una sua
tipica fauna.
Gli animali che vivono nella foresta fluviale
4
LA VEGETAZIONE DELL'AMAZZONIA
La vegetazione della foresta equatoriale è altissima e si presenta stratificata in più piani. Il primo
strato è costituito dagli alberi di maggiori dimensioni, che
raggiungono un'altezza variabile dai 30 ai 60 metri; i più alti
spuntano isolati sopra il "mare" verde formato dalle chiome
sottostanti. Al di sotto si trovano almeno due piani di
sottobosco, formati da alberi via via più bassi e infine, a pochi
metri dal sottosuolo, da uno strato di arbusti che prospera
nella semioscurità. La luce che raggiunge il suolo è talmente
poca da non consentire la sopravvivenza di altre forme
vegetali, al contrario di ciò che avviene nelle foreste
temperate. Sui rami degli alberi e degli arbusti si sviluppano
piante rampicanti, sia parassite che epifite, quali le liane e
alcune orchidee che sfruttano il tronco degli altri alberi come
sostegno. Nelle foreste equatoriali sono ancora presenti
piante arcaiche come ad esempio le felci arboree, diffuse sulla
Terra prima della comparsa delle piante con il fiore.
5
GLI UOMINI DELLA FORESTA
Gli indios dell' Amazzonia vivono a contatto diretto con la natura ed è per questo che sono rimasti
uno dei popoli più primitivi
I pericoli peggiori che incombono sull'uomo dell' Amazzonia non sono né i piranha né le anaconda
o altri mostri dell'inferno verde. I pericoli peggiori sono
la fame e le malattie; quest'ultime, soprattutto quelle
portate dall'uomo bianco sono ancora fonte di
decimazione di intere tribù.
Secondo la legge della foresta, un animale tanto più è
grande e tanto più stenta a sopravvivere e nel caso
dell'uomo il suo "metro ecologico" è grandissimo.
Nella foresta, il bianco tagliato fuori dai rifornimenti
esterni rischia ben presto la morte per inedia.
Le tribù native per contro riescono a sostentarsi, ed
anche bene, pur mantenendo un isolamento estremo.
Perché?
La risposta va ricercata nella sbalorditiva capacità del
popolo indjo di armonizzare la propria vita con quella
della foresta.
A motivo della scarsità di cibo, le tribù indje
amazzoniche sono rare. Vivono sparpagliate, come gli
altri animali superiori della foresta, quasi sempre in comunità di 200-300 individui.
Superato questo numero, spesso prima, il gruppo si scinde in sottogruppi: grossi nuclei familiari,
sempre alla ricerca di cibo, spesso in conflitto tra loro.
Gli indios non sono solidali in una "fratellanza della foresta", avendo come unico nemico l'uomo
bianco. Il peggior nemico umano di un indjo è un altro indjo.
Nelle tribù isolate quasi la metà della popolazione maschile muore di morte violenta, in genere
nelle lotte tribali, sicché l'elemento femminile tende a prevalere.
Ai nostri occhi appare un sistema selvaggio ed assurdo. Selvaggio, senz'altro, assurdo no. Lo stato
endemico di guerra e di violenza fra gli uomini amazzonici ha un effetto di controllo demografico al
fine di mantenere il necessario equilibrio fra le bocche da sfamare e le risorse alimentari della
foresta. A titolo d'esempio, nella tribù degli Jivaros le densità di popolazione è costante e si
mantiene in 0.3 unità per chilometro quadrato.
6
NON CI SONO MOLTI BAMBINI
Nei villaggi Indios della foresta amazzonica non ci sono molti bambini perché ogni gruppo è
costituito in media da 150 individui e molti di questi rischiano di scomparire.
I bambini Indios vivono a contatto con la natura e sono pieni di creatività e semplicità. Mentre
nella nostra società i giocattoli sono molto sofisticati e si comprano nei negozi, in Amazzonia sono
offerti dalla natura: fin dai primi mesi di vita il bambino Indio gioca con pappagalli, tucani, farfalle,
tartarughe, scimmiette, colibrì e altri cuccioli di animali della foresta.
Quando il bambino arriva ai 4-5 anni di vita, ai giocattoli naturali si aggiungono oggetti e strumenti
fatti dal papà o dalla mamma che, oltre a divertire, hanno la funzione di insegnare al piccolo,
attraverso il gioco, quello che dovrà fare da grande. Così i maschietti riceveranno piccoli archi e
frecce che porteranno sempre con sé, da soli o in gruppo,
iniziando a esercitarsi nel tiro al bersaglio; oppure
suoneranno dei flauti imitando il suono delle cerimonie
che coinvolgono periodicamente tutta la tribù; le bambine
giocheranno con le bambole di argilla che ripropongono le
scene della vita di tutti i giorni.
Un bell' esempio di queste bambole si trova nella tribù
Karajas. Nel frattempo continuerà il gioco con la natura:
nuotare contro corrente, tuffarsi, stare sott'acqua a lungo,
arrampicarsi sugli alberi e fare brevi escursioni nella
foresta, sono attività che occupano per intero la giornata
dei bambini più grandicelli.
Nella tribù Tenetehara si gioca in questa maniera: un
piccolo indio rappresenta il daino, un altro fa il cacciatore,
mentre il resto del gruppo imita i cani che cercano e
inseguono la preda abbaiando. Quando alla fine il daino è
raggiunto, il cacciatore fa finta di ucciderlo e di scuoiarlo e prepara il fuoco per cucinarlo alla
brace. Un altro bambino viene poi scelto per fare di nuovo il daino e un altro ancora per fare il
cacciatore: così comincia un nuovo inseguimento e il gioco continua.
Tra i bambini della tribù Xavante si pratica un gioco nell'acqua che si chiama datisì wape. Un
bambino si arrampica e si siede sulle spalle dell'altro. Lo stesso fa un altro bambino con un suo
compagno. Le due "coppie" entrano in acqua e cominciano a spingersi e a strattonarsi. Vince chi fa
cadere in acqua l'avversario. Questo gioco di abilità è praticato sia dai bambini che dalle bambine.
7
LEGGENDE DEL POPOLO DELLA LUNA
8
COME NACQUE LA NINFEA
C'ERA UNA VOLTA MARAI, UNA BELLA E GIOVANE INDIA CHE ERA COSÌ AFFASCINATA DALLA LUNA,
DA DESIDERARE ARDENTEMENTE DI DIVENTARE UNA STELLA PER POTERLA ACCAREZZARE E
STARLE VICINO. OGNI VOLTA CHE IL SOLE SCOMPARIVA ALL'ORIZZONTE E IL CIELO DIVENTAVA
BLU E TRAPUNTATO DI STELLE, LA GIOVANE USCIVA DAL VILLAGGIO E SI APPARTAVA
SILENZIOSAMENTE OSSERVANDO PER ORE E ORE LA BELLEZZA DI JACY, LA LUNA. COSÌ COL
PASSARE DEL TEMPO, IL SUO DESIDERIO DIVENIVA SEMPRE PIU' GRANDE, FINCHÉ UN GIORNO
ARRIVÒ AL PUNTO DI CHIEDERE AGLI SPIRITI DI ESSERE TRASFORMATA IN UNA STELLA
SPLENDENTE. TUTTO FU INUTILE: L'INCANTESIMO NON SI REALIZZÒ, MA LA GIOVANE NON SI
PERSE D'ANIMO. UNA NOTTE IN CUI JACY RISPLENDEVA PIU' DEL SOLITO NEL MEZZO DELLA VOLTA
CELESTE, MARAI SI SPINSE NELLA PALUDE E, SALITA SU UNA CANOA, SI DIRESSE VERSO IL PUNTO
IN CUI QUESTA SI RIFLETTEVA SULL'ACQUA. SI SPORSE OLTRE IL BORDO PER ACCAREZZARE CON LE
DITA IL DISCO LUMINOSO COSÌ STUPENDENTAMENTE PROIETTATO SULL'ACQUA E, FINALMENTE,
VI RIUSCÌ. MA L'AGITAZIONE FU TALE CHE PERSE L'EQUILIBRIO E CADDE IN ACQUA. IN UN ATTIMO
LA TRAGEDIA: LA GIOVANE NON SAPEVA NUOTARE E, IN POCHI ISTANTI, FU INGHIOTTITA DALLE
ACQUE STAGNANTI DELLA PALUDE. JACY, DAL CIELO, OSSERVÒ LA DRAMMATICA SCENA E RIMASE
MOLTO TURBATA DALLA DISGRAZIA CHE AVEVA PROVOCATO LA MORTE DELLA GIOVANE. FU COSÌ
CHE PENSÒ DI TRASFORMARLA IN UN FANTASTICO FIORE A FORMA DI STELLA CHE APPARE
ANCORA OGGI NELLA PALUDE, SEMPRE VICINO A GRANDI fOGLIE ROTONDE E GALLEGGIANTI, CHE,
DI NOTTE, OSPITANO SUL LORO LETTO IL RIFLESSO INTERO DELLA LUNA.
(Leggenda Tupi')
UN TEMPO GLI INDIOS ABITAVANO NON SOLO SULLA TERRA, MA ANCHE NEL CIELO. SOLO CHE IL
CIELO NON ERA ALTO COME È OGGI, MA ACCANTO ALLA TERRA; ERANO COSÌ VICINI L'UN L'ALTRO,
CHE OGNI INDIO ERA LIBERO DI SPOSTARSI DA UNA PARTE ALL'ALTRA SENZA ALCUN
IMPEDIMENTO. MA VENNE UN TEMPO IN CUI GLI INDIOS CHE VIVEVANO NELLA ZONA DEL CIELO,
COMINCIARONO AD AMMALARSI DI UNA TREMENDA MALATTIA CHE SI DIFFUSE IN MODO
MICIDIALE, SEMINANDO LA MORTE IN TUTTA LA REGIONE. I POCHI CHE RIUSCIRONO A
SOPRAVVIVERE, PER SALVARSI, ATTRAVERSARONO IL CONFINE E SI STABILIRONO SULLA TERRA. IL
CIELO ORMAI SENZA INDIOS, DIVENTÒ LEGGERO LEGGERO E, PIANO PIANO, COMINCIÒ A
SOLLEVARSI E A SALIRE SEMPRE PIÙ SÙ, PIÙ SÙ, FINO A RAGGIUNGERE L'ALTO, DOVE ORA LO
VEDIAMO...
(Leggenda Bakairì)
9
L’ECONOMIA IN AMAZZONIA
10