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IL VALORE DELLE FORESTE

La diversità biologica delle foreste

Nel mondo ci sono 4 miliardi di ettari di foreste, occupando una superficie pari a 133 volte
l’Italia, nove volte l’Europa.
Quali tipi di foresta esistono? C’è quella tropicale che da sola rappresenta la metà di tutte le
foreste. Poi c’è la foresta boreale, quella del grande nord in europa, in Russia e Canada, in
Alaska. Infine la foresta temperata: è il bosco di latifoglie ed è quella che conosciamo meglio
perché è anche qui, in italia.

Perché le foreste sono così importanti? Gli ecosistemi forestali sono una componente critica
della biodiversità del mondo, poiché molte foreste sono più biodiverse di altri ecosistemi.

Le foreste coprono il 31% della superficie terrestre globale 1. Circa la metà dell'area forestale
è relativamente intatta, e più di un terzo è foresta primaria, cioè foreste rigenerate
naturalmente di specie native, dove non ci sono indicazioni visibili di attività umane e i processi
ecologici non sono significativamente disturbati.

L'area totale delle foreste è di 4,06 miliardi di ettari, o circa 5 000m2 (o 50 x 100m) per persona,
ma le foreste non sono distribuite equamente nel mondo.
Più della metà delle foreste del mondo si trova in soli cinque paesi (Russia, Brasile, Canada,
Stati Uniti d'America e Cina) e due terzi (66%) delle foreste si trovano in dieci paesi.

Le foreste contengono l’80% delle specie del pianeta, cioè ospitano la maggior parte della
biodiversità terrestre. La diversità biologica forestale si riferisce a tutte le forme di vita che si
trovano nelle aree forestali e ai ruoli ecologici che svolgono. Essa comprende non solo gli
alberi, ma la moltitudine di piante, animali e microrganismi che abitano le aree forestali. Quindi
le foreste sono un patrimonio inestimabile di variabilità genetica che non possiamo perdere.

La diversità biologica forestale può essere considerata a diversi livelli, tra cui ecosistema,
paesaggio, specie, popolazione e genetica.
Interazioni complesse possono verificarsi all'interno e tra questi livelli. Questa complessità
permette agli organismi di adattarsi alle condizioni ambientali in continuo cambiamento e di
mantenere le funzioni.

Il database Global Tree Search riporta l'esistenza di 60.082 specie di alberi.


A dicembre 2019, un totale di 20.334 specie di alberi è stato incluso nella Lista rossa delle
specie minacciate dell'IUCN, di cui 8.056 sono state valutate come globalmente minacciate
(in pericolo critico, in pericolo o vulnerabili).2

Più di 1.400 specie di alberi sono valutate come criticamente minacciate e con urgente
bisogno di azioni di conservazione.

Circa 391.000 specie di piante vascolari sono note alla scienza, di cui circa il 94% sono piante
da fiore. Di queste, il 21% è probabilmente minacciato dall'estinzione. Circa il 60% del totale
si trova nelle foreste tropicali.
Circa 144.000 specie di funghi sono state denominate e classificate finora. Tuttavia, si stima
che la stragrande maggioranza (oltre il 93%) delle specie di funghi siano attualmente
sconosciute alla scienza, indicando che il numero totale di specie di funghi sulla Terra è da
qualche parte tra 2,2 e 3,8 milioni.

Servizi ecosistemici delle foreste

Gran parte della società umana oggi ha almeno qualche interazione con le foreste e la
biodiversità che contengono. Tra i 200 e i 350 milioni di persone vivono all'interno o nelle
vicinanze di aree forestali, facendo affidamento sui vari servizi forniti dalle foreste e dalle
specie forestali per coprire i bisogni più fondamentali, tra cui cibo, riparo, energia e medicine.
E tutte le persone beneficiano delle funzioni fornite dai componenti di questa biodiversità nei
cicli del carbonio, dell'acqua e dei nutrienti e attraverso i collegamenti con la produzione
alimentare.

Tra le persone che vivono in estrema povertà, oltre il 90% dipende dalle foreste per almeno
una parte del proprio sostentamento.
Sia nei paesi a basso che ad alto reddito e in tutte le zone climatiche, le comunità che vivono
all'interno delle foreste dipendono più direttamente dalla biodiversità forestale per la loro vita
e il loro sostentamento

Le popolazioni indigene e le comunità locali sono in prima linea nella relazione simbiotica tra
l'uomo e la foresta. Circa il 28% della superficie terrestre del mondo è attualmente gestita dai
popoli indigeni, comprese alcune delle foreste più ecologicamente intatte del pianeta 3. Questi
spazi non sono solo centrali per il loro benessere economico e personale, ma anche per le
loro identità culturali.

Cosa sono i servizi ecosistemici?


I servizi ecosistemici sono la moltitudine di benefici che la natura fornisce alla società e che
rendono possibile la vita umana 4. Nonostante un valore stimato di 125 trilioni di dollari, questi
beni non sono adeguatamente considerati nella politica e nell'economia, il che significa che
non ci sono sufficienti investimenti nella loro protezione e gestione.

Gli ecosistemi forniscono al mondo quattro tipi di servizi:


Servizi di Approvvigionamento: benefici materiali che le persone ottengono, come la
fornitura di cibo, acqua, fibre, legno e combustibili. Molti servizi di approvvigionamento sono
scambiati nei mercati. Tuttavia, in molte regioni, le famiglie rurali dipendono direttamente da
questi servizi per il proprio sostentamento. In questo caso, il valore dei servizi può essere
molto più importante di quanto non si rifletta nei prezzi che essi ottengono sui mercati locali.

Servizi di Regolazione: benefici ottenuti dalla regolazione dei processi ecosistemici, per
esempio la regolazione della qualità dell'aria e della fertilità del suolo, il controllo delle
inondazioni o l'impollinazione delle colture.
Ogni secondo le piante in tutto il mondo, dal muschio alle palme, dalle alghe ai grandi alberi
delle nostre montagne, dai batteri alle foreste, eliminano dall’atmosfera 16mila tonnellate di
anidride carbonica. Gli alberi sono il nostro principale alleato per ripulire l’atmosfera
dall’anidride carbonica. Complessivamente, dice la FAO, le foreste conservano 662
gigatonnellate di carbonio. Se noi le tagliamo o le bruciamo, questo carbonio si riversa in
atmosfera, se invece piantiamo più alberi possiamo aumentare gli stoccaggi di CO2.
Servizi di Supporto: necessari per la produzione di tutti gli altri servizi, forniscono a piante e
animali spazi vitali, permettendo la diversità delle specie e mantenendo la diversità genetica.
Alcuni habitat hanno un numero eccezionalmente alto di specie che li rende più diversificati
geneticamente di altri; questi sono conosciuti come "hotspot di biodiversità".

Servizi Culturali: benefici non materiali che le persone ottengono. Essi includono l'ispirazione
estetica e ingegneristica, l'identità culturale, il senso di casa e l'esperienza spirituale legata
all'ambiente naturale. Tipicamente, le opportunità per il turismo e per la ricreazione sono
anche considerate all'interno del gruppo. I servizi culturali sono profondamente interconnessi
tra loro e spesso connessi ai servizi di approvvigionamento e regolazione: La pesca su piccola
scala non riguarda solo il cibo e il reddito, ma anche lo stile di vita dei pescatori.
In molte situazioni, i servizi culturali sono tra i valori più importanti che le persone associano
alla natura - è quindi fondamentale comprenderli.

Deforestazione

La FAO pubblica regolarmente uno studio sullo stato di salute delle foreste di tutto il mondo.
Secondo quello più recente, dal 1990, 420 milioni di ettari di foresta sono andati persi a causa
della conversione ad altri usi della terra, anche se il tasso di deforestazione è diminuito negli
ultimi tre decenni.

Distruggere la foresta si dice deforestare. L’Africa è il continente attualmente più deforestato


seguito dal Sud America. In Europa le cose vanno meglio e negli ultimi 30 anni le foreste sono
addirittura cresciute. Ma è nel sud del mondo che il danno è terribile, anche a causa degli
incendi spesso dolosi.

La deforestazione e il degrado delle foreste continuano a verificarsi a tassi allarmanti, il che


contribuisce significativamente alla perdita di biodiversità.
Perché si deforesta? Per ottenere legni pregiati e per fare spazio alle attività umane,
agricoltura, allevamento e miniere per l’estrazione di materiali e risorse energetiche.

L'espansione agricola continua a essere il principale motore della deforestazione e della


perdita associata di biodiversità forestale. L'agricoltura su larga scala (principalmente
l'allevamento di bestiame e la coltivazione di soia e palma da olio) ha rappresentato il 40%
della deforestazione tropicale tra il 2000 e il 2010, e l'agricoltura locale di sussistenza un altro
33%.

Secondo la FAO, l’80% della deforestazione mondiale è dovuta alla necessità di fare spazio
per le coltivazioni di cacao, caffè, soia e olio di palma.

Per farne cosa? Il 97% della soia coltivata nei terreni strappati alla foresta diventa mangime.
Il Brasile ne è il maggiore produttore al mondo, produce il 30% della soia mondiale e il 15%
della carne bovina, che insieme sono la principale causa di deforestazione.

Come c’è l’acqua nascosta, esiste anche una foresta nascosta in tutto quello che mangiamo
e consumiamo. Embedded deforestation (deforestazione incorporata), è l’espressione che
indica la deforestazione che si nasconde in quel che consumiamo.
In un documento della Commissione Europea del 2019, c’è scritto che l’Unione Europea
contribuisce al 10% della deforestazione nascosta. Nello stesso documento c’è scritto che
l’Europa sta formulando una serie di norme e certificazioni che promuovano il consumo di beni
che non causano deforestazione e che intende ragionare con i paesi che ospitano le foreste
per promuovere bio economie sostenibili.
L’Unione europea vuole rafforzare la cooperazione internazionale per arrestare la
deforestazione e promuovere il ripristino delle foreste e vuole fare accordi commerciali con
questi paesi che prevedano la conservazione e la gestione sostenibile delle foreste. Salvare
le foreste, incentivare la riforestazione è l’obiettivo 15 tra i 17 dell’agenda 2030 che
l’organizzazione delle nazioni unite ha scritto per salvare il pianeta.

C’è un altro aspetto molto importante che riguarda la deforestazione e del quale stiamo
pagando tutti quanti le conseguenze. Ogni virus ha la sua casa in un organismo specifico. Ci
sono virus che infettano solo il pomodoro, altri che colpiscono solo i pipistrelli, altri ancora solo
le galline o solo le persone. Però, alcuni virus riescono a uscire da una casa per occuparne
un’altra. Una malattia che passa dagli animali all’uomo si chiama zoonosi.
Sono zoonosi quasi il 60% delle malattie che colpiscono l’umanità. È una zoonosi anche la
pandemia da coronavirus (COVID-19). Il virus di Ebola, per esempio, è passato dalle scimmie
agli esseri umani. Anche HIV, il virus dell’Aids, prima di uccidere 30 milioni di persone, era
nelle scimmie delle foreste africane. Il coronavirus stava nei pipistrelli e poi in certi animaletti
pelosi e carini, gli zibetti.

La maggior parte dei nuovi virus proviene dalle foreste tropicali. In questi ambienti vivono
milioni di specie diverse, si tratta di animali, piante e altri organismi ancora in parte sconosciuti
che portano al loro interno, virus altrettanto ignoti.
Finché le foreste sono integre e sane, i virus stanno negli organismi che li ospitano da sempre.
Dove si uccide la fauna, dove si mangiano gli animali selvatici e dove si abbattono gli alberi
per fare strade, campi, legname, pascoli e poi miniere e città, si toglie la casa naturale ai virus.
Più si penetra in un ambiente per distruggerlo, più aumenta la possibilità che l’umanità entri
in contatto con virus sconosciuti. E un virus sfrattato dal suo ospite abituale ha due possibilità:
sparire o, purtroppo per noi, trovarsi una nuova casa.

Ripristino delle foreste

Il ripristino delle foreste è un elemento cruciale nelle strategie per mitigare il cambiamento
climatico e conservare la biodiversità globale nei prossimi decenni, e gran parte dell'attenzione
è rivolta alle terre precedentemente coperte da alberi nei tropici.
Ma le recenti ricerche sul ripristino delle foreste raramente riconoscono le dimensioni sociali
o le implicazioni di giustizia ambientale di tali progetti. Un recente studio 5 ha rivelato che quasi
300 milioni di persone nei tropici vivono su terre adatte al ripristino delle foreste e che circa un
miliardo di persone vive entro 5 miglia da tali terre. Molte di queste persone vivono in povertà.

Un'attuazione giusta ed equa dei progetti di ripristino richiederà che alle comunità sia
riconosciuto il compito di gestire e utilizzare le foreste locali, fornendo benefici per il benessere
umano a milioni di persone tra le più svantaggiate ed emarginate, così come benefici
ambientali per tutti.
La gestione comunitaria delle aree forestali include i diritti di accesso alle foreste, di recupero
delle risorse forestali e di gestione delle terre a beneficio della comunità. Lo studio sostiene
che il successo del ripristino globale delle foreste dipenda criticamente dal dare la priorità alle
comunità locali.

Brasile, Repubblica Democratica del Congo, India e Indonesia hanno il maggior numero di
persone che vivono in o vicino ad aree di opportunità di ripristino delle foreste con il maggior
potenziale di rimuovere dall'atmosfera l'anidride carbonica che intrappola il calore e
sequestrarla nelle foreste.
All'interno dei paesi a basso reddito nei tropici, il 12% della popolazione vive in aree di
opportunità di ripristino delle foreste, una scoperta che evidenzia la possibilità di migliorare il
sostentamento e il benessere di milioni di persone che spesso non sono servite dagli
investimenti standard in infrastrutture e sviluppo.

Ci sono molte opportunità in Africa centrale, orientale e meridionale per ripristinare le foreste
e fornire benefici socio-economici e infrastrutturali alle popolazioni locali che affrontano molte
privazioni multidimensionali.
Il ripristino del paesaggio forestale che dà la priorità alle comunità locali concedendo loro il
diritto di gestire e ripristinare le foreste fornisce un'opzione promettente per allineare i
programmi globali per la mitigazione del clima, la conservazione, la giustizia ambientale e lo
sviluppo sostenibile.

E mentre alle comunità locali dovrebbe essere riconosciuto il compito di gestire le foreste per
il ripristino, devono anche essere esplorate le opportunità di espandere la proprietà forestale
della comunità.
I progetti di ripristino delle foreste ai tropici comportano la piantumazione di alberi su terreni
precedentemente disboscati per l'agricoltura, la raccolta di legname o per altri scopi. Un
sostegno crescente per tali sforzi si sta rendendo disponibile sia dalle agenzie governative
che dalle organizzazioni non governative.

La FAO ha individuato 8 messaggi chiave per parlare dell’importanza di alberi e foreste

“Foreste sane significa salute delle persone e del Pianeta”: Le foreste fanno bene. Puliscono
l’aria, producono cibo, acqua pulita e un ambiente semplicemente bello e pieno di cose da
conoscere. E poi medicinali, fino al 25 percento di tutti i farmaci che usiamo in occidente viene
dalle piante. Negli altri paesi la percentuale sale all’80.

“Il cibo della foresta fornisce diete sane.” Le comunità indigene consumano più di 100 alimenti
diversi raccolti nelle foreste. La dieta di un bimbo che si nutre di foresta è molto più varia di
uno dei nostri bimbi di città. La distruzione delle foreste inoltre ci espone a nuove malattie:
quasi un focolaio su tre deriva dalla deforestazione e dai cambiamenti climatici.

“La riforestazione migliora l’ambiente.” Perdiamo 10 milioni di ettari di foresta ogni anno.
Insieme al degrado del suolo questo provoca una massiccia emissioni di gas serra. In più,
l'8% delle piante forestali e il 5% degli animali della foresta sono a rischio di estinzione. Quindi
riforestare significa contrastare il degrado dei suoli, combattere l’effetto serra e conservare la
biodiversità.
“La silvicoltura sostenibile può creare milioni di posti di lavoro.” Le foreste forniscono più di 86
milioni di posti di lavoro, quindi garantiscono il necessario per vivere a un sacco di famiglie e
il sostentamento di molte più persone. Il legno proveniente da foreste ben gestite diventa
carta, mobili, edifici. E poi frutta e semi e caffè, vaniglia, cacao… insomma troppa roba da
elencare.

“È possibile ripristinare le terre degradate su vasta scala.” Le piante rappresentano la


tecnologia più importante e a buon mercato per contrastare l’effetto serra. Acchiappano
l’anidride carbonica dall’atmosfera e la trasformano in materia organica. Ripristinare la foresta
dove ora c’è un terreno spoglio è un’azione essenziale per ridurre la co2 atmosferica. Per
esempio La Grande Muraglia Verde per il Sahara e l'Iniziativa per il Sahel, lanciata dall'Unione
Africana nel 2007 cerca di ripristinare 100 milioni di ettari di terra degradata. Si stima che
riuscirà a sequestrare 250 milioni di tonnellate di co2 e creare 10 milioni di posti di lavoro entro
il 2030. Vaste aree di terreno degradato tornerebbero verdi e produttive

“Ogni albero conta.” I progetti di piantumazione e ripristino su piccola scala possono avere
grandi impatti. L'inverdimento urbano crea aria più pulita e spazi più belli e ha enormi benefici
per la salute mentale e fisica degli abitanti delle città. Si stima che gli alberi forniscono alle
megalopoli vantaggi per un valore pari o superiore a 0,5 miliardi di dollari ogni anno riducendo
l'inquinamento atmosferico, raffreddando gli edifici e fornendo altri servizi.

“Coinvolgere e responsabilizzare le persone a utilizzare in modo sostenibile le foreste è un


passo fondamentale verso un cambiamento positivo.” Un ambiente sano richiede il
coinvolgimento delle parti interessate, soprattutto a livello locale, in modo che le comunità
possano governare e gestire meglio la terra da cui dipendono. L'empowerment della comunità
aiuta a far progredire le soluzioni locali e promuove la partecipazione al ripristino
dell'ecosistema. Esiste un'opportunità per "ricostruire" paesaggi forestali che siano equi e
produttivi e che evitino i rischi per gli ecosistemi e le persone posti dalla distruzione delle
foreste.

“Gli insetti impollinatori sono parte della ricchezza della foresta e non solo”. Gli insetti
impollinatori sono responsabili diretti di gran parte della vita sulla terra. Quasi il 90% delle
piante da fiore ha bisogno degli impollinatori per riprodursi. Dice la FAO che due terzi delle
piante che sfamano il mondo dipendono dagli insetti. Nella sola Unione Europea, una quota
di produzione agricola annuale pari a 15 miliardi di euro dipende direttamente dagli
impollinatori.

1
The state of the World’s forests 2020, http://www.fao.org/state-of-forests/en
2
Iunc Red List, https://www.iucnredlist.org/
3
World Wildlife Day, https://www.wildlifeday.org/about
4
Ecosystem Services & Biodiversity, http://www.fao.org/ecosystem-services-biodiversity/en/
5
Global forest restoration and the importance of empowering local communities,
https://phys.org/news/2020-08-global-forest-importance-empowering-local.html

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