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Dispensa Braga 2016-2017
Dispensa Braga 2016-2017
Diversamente dalle scienze naturali che indagano la natura, le scienze sociali sono tese a studiare il comportamento
dell’uomo. Nell’ambito delle scienze sociali si colloca l’economia che, a sua volta, si divide in due branche:
- l’economia aziendale che formula le teorie per il governo economico dell’azienda;
- l’economia politica che studia il funzionamento del sistema economico.
Alla base dell’economia politica c’è il così detto problema economico ovvero il trade – off esistente tra bisogni
illimitati e risorse scarse. Tipicamente gli agenti economici traggono beneficio dal consumo di beni materiali e
immateriali esistenti in natura o producibili attraverso un insieme di risorse (naturali, umane, finanziarie) che, per loro
natura, sono scarse. I beni e servizi consumabili sono quindi limitati mentre i bisogni sono, tendenzialmente, illimitati.
Il problema economico deriva dal fatto che le risorse non consentono di soddisfare tutti i bisogni e, di conseguenza, i
singoli agenti e la società nel suo complesso devono scegliere tra un insieme limitato di possibilità.
L’economia politica cerca quindi di rispondere alla seguente domanda: “come si risolve il problema della scarsità?”
“come si sceglie?”.
Il problema economico della scelta è fronteggiato sia da singoli soggetti sia dall’economia a livello aggregato. A
seconda di chi sia il soggetto di riferimento che fronteggia la scelta si distingue tra:
- Microeconomia: studia il comportamento, le scelte, il processo decisionale dei singoli soggetti economici
(consumatori/imprese/istituzioni) e gli effetti prodotti sull’allocazione delle risorse;
- Macroeconomia: studia il comportamento del sistema economico nel suo complesso.
Data la scarsità delle risorse a fronte dei bisogni illimitati, la società, da un punto di vista microeconomico, deve
effettuare tre scelte principali:
1) cosa produrre (che tipo di bene servizio produrre per soddisfare i bisogni);
2) come produrre (quale combinazione di input/risorse usare e come combinarli/con quale tecnologia);
3) chi ottiene cosa (come distribuire i beni e servizi prodotti tra gli individui).
Ognuna delle precedenti scelte implica un trade-off ovvero un costo opportunità dato che, necessariamente, scegliendo
qualcosa, si rinuncia a qualcosa d’altro così che scegliere è costoso. Se, ad esempio, si aumenta la quantità prodotta di
un bene, necessariamente si deve ridurre la quantità prodotta di un altro bene, dato che si consumano risorse che
avrebbero usi alternativi. L’economia politica si occupa quindi della scelta dell’allocazione delle risorse scarse.
I sistemi economici si distinguono in due macro gruppi a seconda del meccanismo prevalente (ovvero dell’istituzione)
che regola il processo di allocazione delle risorse. Si avranno quindi:
- sistemi economici decentralizzati: i mezzi di produzione appartengono ai privati che li controllano traendone
beneficio. I privati decidono cosa/come produrre e come distribuire.
- sistemi economici centralizzati: i mezzi di produzione appartengono al settore pubblico che li controlla e lo
stato decide cosa/come produrre e come distribuire.
La decentralizzazione è fondata sui mercati dato che, in un sistema economico decentralizzato, l’allocazione delle
risorse è regolata dallo scambio volontario tra acquirenti (lato della domanda) e venditori (lato dell’offerta) sulla base
di un sistema di prezzi.
Il mercato è l’istituzione economica attraverso cui gli agenti economici acquistano e vendono beni e servizi
effettuando scambi. In microeconomia un mercato è riferito a un gruppo di prodotti in un dato confine geografico. I
prodotti scambiati in un dato mercato sono intercambiabili e indifferenti in base ai gusti e alle preferenze degli agenti
economici che acquistano/vendono.
Lo scambio avviene sulla base di un sistema di prezzi che possono essere più o meno negoziabili. Affinché ci sia lo
scambio deve esistere un diritto di proprietà trasferibile ovvero una rivendicazione esigibile su un bene o una risorsa.
Se i venditori posseggono un bene che ha valore per gli acquirenti, i primi offrono il bene mentre i secondi sono
disposti a offrire del denaro per pagarlo. Se la somma richiesta dai venditori è inferiore o uguale alla somma che gli
acquirenti sono disposti a pagare lo scambio ha luogo ed è mutualmente vantaggioso.
Da un punto si vista economico, infatti, gli agenti razionalmente scelgono sulla base di un’analisi costi e benefici. E’
possibile dividere le scelte in due macro categorie:
- scelte tutto o niente : vengono effettuate confrontando i costi totali (TC) con i benefici totali (TB) sulla base di
un’analisi globale così che è conveniente effettuare la scelta se e solo se i costi totali non sono superiori ai
benefici così che il beneficio netto è non negativo => si effettua l’azione se !" = !" − !" ≥ 0 ⇔ !" ≥
!". Se il beneficio netto è negativo non è economicamente conveniente effettuare la scelta. Se il beneficio
netto è nullo è economicamente indifferente se effettuare o meno la scelta;
- scelte di livello: razionalmente si decide se una scelta è la migliore possibile tramite un’analisi marginale
ovvero considerando come varierebbe il beneficio netto in seguito a una piccola variazione (una variazione
marginale) della scelta. Razionalmente si sceglie quindi il livello q* che massimizza il beneficio netto. Detto
altrimenti si continua a effettuare la scelta fino a che il beneficio netto è crescente.
La ratio del processo decisionale razionale può essere rappresentata graficamente assumendo che sia i costi totali sia i
q
benefici totali siano delle funzioni crescenti rispetto al livello d’azione. In particolare assumiamo che TC => ↑!q,
+
q
↑!TC ma a un tasso via via crescente e simmetricamente TB => ↑!q, ↑!" ma a un tasso via via decrescente. I
+
costi totali includono sia il costo monetario sia il costo opportunità ovvero il costo della migliore alternativa a cui si
rinuncia facendo una scelta. E’ possibile identificare il livello di azione !!in corrispondenza del quale il beneficio
netto è nullo ovvero il punto di intersezione tra le curve TC e TB. Alla sinistra del livello !, il beneficio totale eccede
il costo totale ! il beneficio netto è positivo ed è quindi economicamente conveniente effettuare la scelta. Alla destra
del livello !, il beneficio totale è minore del costo totale ! il beneficio netto è negativo e non è quindi
economicamente conveniente effettuare la scelta. Un agente economico ha incentivo ad aumentare il livello di azione
fino a quando è possibile incrementare ulteriormente il beneficio netto. In corrispondenza del livello ! ∗ il beneficio
netto è massimo e non è economicamente conveniente aumentare ulteriormente il livello d’azione perché il beneficio
netto si ridurrebbe.
TC,$TB$
TC!
!"! ! TB!
!"! !
!"! !
!∗! !! !!
NB!
!"! !
!! ! !∗! !! !!
! 2!
!
Gli agenti economici scelgono quindi rispondendo a un sistema di incentivi. I costi rappresentano un disincentivo alla
scelta, i benefici un incentivo alla scelta. Cambiamenti dei costi e/o dei benefici modificano il comportamento degli
agenti economici e le scelte dato che se aumentano i costi, l’azioni è meno attrattiva, se aumentano i benefici, l’azioni
è più attrattiva.
In un sistema economico decentralizzato basato sul mercato i prezzi rappresentano un sistema di incentivi per gli
agenti economici che agisce in modo opposto sul lato della domanda e sul lato dell’offerta. In seguito alle variazioni
dei prezzi si modificano le scelte degli agenti economici. In particolare,
- se il prezzo aumenta, aumenta il costo d’acquisto e vi è un disincentivo all’acquisto. Simmetricamente
aumenta il beneficio derivante dalla vendita e vi è un incentivo alla vendita;
- se il prezzo si riduce, si riduce il costo d’acquisto e vi è un incentivo all’acquisto. Simmetricamente si riduce il
beneficio derivante dalla vendita e vi è un disincentivo alla vendita.
Le economie di mercato presentano vantaggi ma possono presentare anche delle imperfezioni (potere di mercato,
asimmetrie informative, esternalità). L’intervento pubblico può migliore l’allocazione delle risorse quando vi sono dei
fallimenti di mercato.
In presenza di un fallimento di mercato il prezzo non rispecchia esattamente costi e benefici per acquirenti e venditori
e l’intervento pubblico può migliorare l’allocazione delle risorse riducendo l’inefficienza.
! 3!
!
Michela Braga
Economia Modulo 1 – 2016/17 CLEAM 3 e 4
Il modello della domanda e dell’offerta è alla base dell’economia e consente di spiegare il funzionamento di qualsiasi
mercato ovvero di quell’istituzione attraverso cui gli agenti economici (consumatori e imprese) effettuano gli scambi
cioè acquistano e vendono beni e servizi. In un mercato lo scambio avviene tra due parti (i venditori e gli acquirenti)
sulla base di un sistema di prezzi. Gli acquirenti rappresentano il lato della domanda, i venditori il lato dell’offerta. Il
prezzo al quale avviene lo scambio è determinato dal confronto tra la domanda e l’offerta.
Il modello della domanda e dell’offerta consente di spiegare come si determina il prezzo di acquisto e vendita di un
bene e la quantità scambiata. Prezzo e quantità sono le variabili endogene (le variabili che il modello spiega) mentre
tutti gli altri fattori che influenzano la domanda e l’offerta sono le variabili esogene (le variabili che sono prese per
date). Consideriamo il funzionamento del mercato del generico bene i, indifferenziato.
LATO DELLA DOMANDA: sintetizza il comportamento degli acquirenti. La curva di domanda del beni i identifica
la quantità di bene i che i consumatori sono disposti ad acquistare per ogni possibile livello di prezzo, a parità di tutti
gli altri fattori (preferenze, prezzo degli altri beni (pj), reddito dei consumatori (M)) che influenzano la domanda
diversi dal prezzo del bene stesso. Se indichiamo con Qi la quantità domandata del bene i e con pi il prezzo, la
funzione di domanda diretta può essere scritta come Qi=D(pi, M, pj). Per convenzione, la funzione di domanda viene
rappresentata graficamente nel piano (Q-p) esplicitando il prezzo in funzione della quantità ottenendo la funzione di
domanda inversa pi =f(Qi M, pj). La curva di domanda si caratterizza per:
1) Inclinazione: in base alla legge della domanda al crescere del prezzo, si riduce la quantità di beni che i
consumatori sono disposti ad acquistare => la curva di domanda ha inclinazione negativa nel piano.
2) Posizione: la curva di domanda è disegnata ceteris paribus, ovvero a parità di tutti gli altri fattori esogeni che
influenzano la domanda diversi dal prezzo => se variano i fattori esogeni la curva trasla nel piano. In
particolare:
a. la curva trasla verso destra ogni qual volta un cambiamento esogeno fa sì che, a parità di prezzo,
aumenti la quantità domandata;
b. la curva trasla verso sinistra ogni qual volta un cambiamento esogeno fa sì che, a parità di prezzo, si
riduca la quantità domandata.
Le variazioni del prezzo degli altri beni possono far aumentare, ridurre o non variare la domanda dei beni a seconda
del rapporto di complementarietà/sostituibilità esistente tra i beni. Avremo quindi:
1) beni sostituti = beni che soddisfano lo stesso bisogno => la variazione del prezzo di un bene provoca una variazione
nella stessa direzione della quantità domandata dell’altro bene (l’aumento del prezzo di un bene induce i consumatori
a acquistare più dell’altro bene (si sostituisce il bene più caro con quello meno caro) e viceversa). Se i e j sono
sostituti:
- se aumenta il prezzo del bene j, j è relativamente più caro, se ne domanda/consuma meno e lo si sostituisce
con il beni i la cui domanda aumenta (pj ↑ => Qi ↑ => la curva di domanda del bene i trasla a destra);
- se si riduce il prezzo del bene j, j è relativamente meno caro, se ne domanda/consuma di più e lo si
sostituisce al bene i la cui domanda si riduce (pj ↓ => Qi ↓ => la curva di domanda del bene i trasla a sinistra).
2) beni complementari = beni che per soddisfare un bisogno devono essere consumati insieme => la variazione del
prezzo di un bene provoca una variazione nella direzione opposta della quantità domandata dell’altro bene (l’aumento
del prezzo di un bene induce i consumatori ad acquistare meno dell’altro bene e viceversa). Se i e j sono
complementari:
- se aumenta il prezzo del bene j, j è relativamente più caro, se ne domanda/consuma meno ma si riduce anche
la domanda del beni i che deve essere consumato insieme a j per soddisfare il bisogno (pj ↑ => Qi ↓ => la
curva di domanda del bene i trasla a sinistra);
- se si riduce il prezzo del bene j, j è relativamente meno caro, se ne domanda/consuma di più ma aumenta
anche la domanda del beni i che deve essere consumato insieme a j per soddisfare il bisogno (pj ↓ => Qi ↑ =>
la curva di domanda del bene i trasla a destra).
1"
"
3) beni non correlati = beni che soddisfano bisogni diversi e non correlati => variazioni del prezzo di un bene non
fanno variare la quantità domandata dell’altro bene (l’aumento del prezzo di un bene non modifica le scelte di acquisto
dei consumatori relativamente all’altro bene e viceversa). Se i e j sono non correlati:
- se aumenta il prezzo del bene j, j è relativamente più caro, se ne domanda/consuma meno ma non varia la
domanda del beni i (pj ↑ => Qi = => la curva di domanda del bene i non si muove nel piano);
- se si riduce il prezzo del bene j, j è relativamente meno caro, se ne domanda/consuma di più ma non varia la
domanda del beni i (pj ↓ => Qi = => la curva di domanda del bene i non si muove nel piano).
Le variazioni del reddito possono far aumentare o diminuire la domanda dei beni a seconda che il bene sia normale o
inferiore. Avremo quindi:
1) beni normali = beni per i quali una variazione del reddito provoca una variazione nella stessa direzione della
quantità domandata (l’aumento del reddito induce i consumatori ad acquistare più unità del bene e viceversa). Se i è
un bene normale:
- se aumenta il reddito il consumatore è più ricco e domanda/consuma più unità del bene i la cui domanda
aumenta (M ↑ => Qi ↑ => la curva di domanda del bene i trasla a destra);
- se si riduce il reddito il consumatore è più povero e domanda/consuma meno unità del bene i la cui domanda
si riduce (M ↓ => Qi ↓ => la curva di domanda del bene i trasla a sinistra).
2) beni inferiori= beni per i quali una variazione del reddito provoca una variazione nella direzione opposta della
quantità domandata (l’aumento del reddito induce i consumatori ad acquistare meno unità del bene e viceversa). Se i è
un bene inferiore:
- se aumenta il reddito il consumatore è più ricco ma domanda/consuma meno unità del bene i la cui domanda
si riduce (M ↑ => Qi ↓ => la curva di domanda del bene i trasla a sinistra);
- se si riduce il reddito il consumatore è più povero ma domanda/consuma più unità del bene i la cui domanda
aumenta (M ↓ => Qi ↑ => la curva di domanda del bene i trasla a destra).
Q" Q"
LATO DELL’OFFERTA: sintetizza il comportamento dei venditori. La curva di offerta del beni i identifica la
quantità di bene i che i produttori sono disposti a vendere per ogni possibile livello di prezzo, a parità di tutti gli altri
fattori (tecnologia (T), prezzo dei fattori produttivi (pk), prezzo dei beni alternativi producibili con la stessa tecnologia
(ph)) che influenzano l’offerta diversi dal prezzo del bene stesso. Se indichiamo con Qi la quantità offerta del bene i e
con pi il prezzo, la funzione di offerta può essere scritta come Qi=S(pi, T, pk, ph) e può essere rappresentata nel piano
(Q-p) esplicitando il prezzo in funzione della quantità ottenendo pi =f(Qi, T, pk, ph). La curva di offerta si caratterizza
per:
1) Inclinazione: in base alla legge dell’offerta al crescere del prezzo, aumenta la quantità di beni che i venditori
sono disposti ad offrire => la curva di offerta ha inclinazione positiva nel piano;
2) Posizione: la curva di offerta è disegnata ceteris paribus, ovvero a parità di tutti gli altri fattori esogeni che
influenzano l’offerta diversi dal prezzo => se variano i fattori esogeni la curva trasla nel piano. In particolare:
2"
"
a. la curva trasla verso destra ogni qual volta un cambiamento esogeno fa sì che, a parità di prezzo,
aumenti la quantità offerta;
b. la curva trasla verso sinistra ogni qual volta un cambiamento esogeno fa sì che, a parità di prezzo, si
riduca la quantità offerta.
! Se migliora la tecnologia, aumenta la produttività e, a parità di prezzo, aumenta la quantità offerta (T ↑ => Qi
↑) e viceversa (T ↓ => Qi ↓)
! Se si riduce il prezzo dei fattori produttivi, si riducono i costi di produzione e quindi, a parità di prezzo,
aumenta la quantità offerta (pk ↓ => Qi ↑) e viceversa (pk ↑ => Qi ↓)
! Se si riduce il prezzo dei beni alternativi, è relativamente meno conveniente produrli e più conveniente
produrre il bene i, quindi, a parità di prezzo, aumenta la quantità offerta (ph ↓ => Qi ↑) e viceversa (ph ↑ => Qi
↓)
Q" Q"
EQUILIBRIO: l’equilibrio di mercato dipende dal comportamento congiunto della domanda e dell’offerta ed è
definito come una coppia di quantità e prezzo in corrispondenza della quale domanda e offerta si eguagliano.
Graficamente è identificato dall’intersezione tra la curva di domanda e la curva di offerta, matematicamente è la
!! = D(!! , M, !! )
coppia E=(Q*,p*) che risolve il seguente sistema in cui !! e !! sono le incognite e gli altri sono
!! = S(!! , T, !! , !! )
parametri (numeri noti). In corrispondenza del prezzo d’equilibrio la quantità che i consumatori vogliono acquistare è
esattamente uguale alla quantità che i venditori vogliono vendere, non ci sono eccessi di domanda e offerta: il prezzo
coordina le decisioni degli agenti economici e il mercato è in equilibrio (da quel punto non ci si allontana). In
equilibrio le decisioni degli agenti economici sono mutualmente compatibili. Se il prezzo è diverso da quello di
equilibrio, le forze di mercato riconducono il sistema all’equilibrio. In particolare:
- Se p1<p* , la quantità domandata è maggiore di quella offerta (!!! > !!! ), sul mercato c’è un eccesso di
domanda pari a !" = !!! − !!! . Alcuni consumatori non riescono ad acquistare il bene e sono incentivati ad
offrire un prezzo maggiore. Questo fa aumentare il prezzo di mercato, aumentare la quantità offerta e ridurre
la quantità domandata così che l’eccesso di domanda tende a ridursi. Il meccanismo di aggiustamento
tramite l’aumento del prezzo continua fino a quando si raggiunge l’eguaglianza tra domanda e offerta;"
- Se p2>p* , la quantità offerta è maggiore di quella domandata (!!! > !!! ), sul mercato c’è un eccesso di
offerta pari a !" = !!! − !!! . Alcuni venditori non riescono a vendere il bene e sono incentivati a ridurre il
prezzo. Questo fa ridurre il prezzo di mercato, ridurre la quantità offerta e aumentare la quantità domandata
così che l’eccesso di offerta tende a ridursi. Il meccanismo di aggiustamento tramite la riduzione del prezzo
continua fino a quando si raggiunge l’eguaglianza tra domanda e offerta."
Il prezzo coordina le attività di produttori e acquirenti: in equilibrio ognuno è in grado di acquistare/vendere la
quantità desiderata e nessuna forza di mercato spinge il prezzo verso l’altro o verso il basso.
3"
"
p" S"
!! "
p*" E"
D"
!! "
ED#
SIGNIFICATO ECONOMICO DELL’INCLINAZIONE DELLE CURVE DI DOMANA/OFFERTA: misurano
la sensibilità al prezzo:
1. Inclinazione delle curva di domanda: misura la sensibilità della domanda a variazioni di prezzo => di quanto
varia la quantità domandata in seguito a una data variazione del prezzo;
2. Inclinazione delle curva di offerta: misura la sensibilità dell’offerta a variazioni di prezzo => di quanto varia
la quantità offerta in seguito a una data variazione del prezzo.
Più piatte sono le curve, più sono sensibili. Curve tendenzialmente verticali sono curve poco sensibili (rigide) => se il
prezzo varia di un dato ammontare la quantità varia poco. Curve tendenzialmente orizzontali sono curve molto
sensibili (elastiche) => se il prezzo varia di un dato ammontare la quantità varia molto.
p’"
Q"
Q"
4"
"
I casi limite si hanno quando la sensibilità è minima o massima:
Q" Q"
Q" Q"
Partendo da una situazione di equilibrio nel sistema economico possono verificarsi dei cambiamenti esogeni della
domanda e/o dell’offerta così che l’equilibrio si modifica. Traslazioni della domanda e/o offerta fanno si che, al prezzo
di equilibrio iniziale, il mercato non sia più in equilibrio ma registri un eccesso di domanda o offerta. Questo mette in
moto il meccanismo di aggiustamento dei prezzi che continua fino a che domanda e offerta tornano a eguagliarsi.
Come variano prezzo e quantità d’equilibrio dipende da: tipo di spostamento (quale curva si sposta), ampiezza dello
spostamento (di quanto si sposta la curva), inclinazione della curva che non si sposta.
5"
"
2. RIDUZIONE DELLA DOMANDA (shock negativo della domanda)
D" E=equilibrio iniziale E’ = equilibrio finale
p
D’" S"
* Graficamente la curva di domanda trasla verso sinistra in D’ e il
p*" nuovo equilibrio è definito dal punto di intersezione tra la curva di
E" offerta iniziale (S) e la curva di domanda finale (D’). Passando da
E a E’ il prezzo si riduce e la quantità scambiata si riduce.
In corrispondenza del prezzo d’equilibrio iniziale (p*) sul mercato
p*’" si registra un eccesso di offerta. Dato che la quantità offerta è
E’" maggiore della quantità domandata alcuni venditori sono disposti a
richiedere un prezzo minore => il prezzo di mercato si riduce, la
quantità domanda aumenta, quella offerta si riduce così che si
annulla l’eccesso di offerta.
Q*’" Q*" Q"
Discorso analogo e speculare può essere fatto per degli shock positivi ovvero un aumento della domanda e un aumento
dell’offerta.
Oltre alla direzione delle variazione di prezzo e quantità conseguenti a delle variazioni esogene del sistema, in
un’ottica di scelte politiche e aziendali, è estremamente importante quantificare la dimensione di queste variazioni che
intuitivamente dipende da due fattori: l’ampiezza dello spostamento (di quanto le curve si spostano) e l’inclinazione
delle curve.
NB: Se si spostano contemporaneamente sia la domanda sia l’offerta, la sola analisi grafica può non essere in grado di
determinare in modo univoco le variazioni. In tal caso è necessario effettuare un’analisi formale considerando le
equazioni delle singole funzioni.
In generale:
1) shock concordi della domanda e dell’offerta, producono un effetto certo sulla quantità mentre l’effetto sul prezzo è
ambiguo e dipende dall’ampiezza relativa delle variazioni di domanda e offerta. Infatti:
- se ↑D e ↑S: entrambe le variazioni portando a un aumento della quantità quindi, in equilibrio, la quantità
scambiata aumenta. Al contrario, l’aumento della domanda tende a far aumentare il prezzo, l’aumento
dell’offerta tende a far ridurre il prezzo, così che l’effetto finale sul prezzo d’equilibrio dipende da quale dei
due effetti prevale;
- se ↓D e ↓S: entrambe le variazioni portando a una riduzione della quantità quindi, in equilibrio, la quantità
scambiata si riduce. Al contrario, la riduzione della domanda tende a far ridurre il prezzo, la riduzione
dell’offerta tende a far aumentare il prezzo, così che l’effetto finale sul prezzo d’equilibrio dipende da quale
dei due effetti prevale.
2) shock discordi della domanda e dell’offerta, producono un effetto certo sul prezzo mentre l’effetto sulla quantità è
ambiguo e dipende dall’ampiezza relativa delle variazioni di domanda e offerta. Infatti:
- se ↑D e ↓S: entrambe le variazioni portando a un aumento del prezzo quindi, in equilibrio, il prezzo aumenta.
Al contrario, l’aumento della domanda tende a far aumentare la quantità, la riduzione dell’offerta tende a far
ridurre la quantità, così che l’effetto finale sulla quantità d’equilibrio dipende da quale dei due effetti prevale;
- se ↓D e ↑S: entrambe le variazioni portando a una riduzione del prezzo quindi, in equilibrio, il prezzo si
riduce. Al contrario, la riduzione della domanda tende a far ridurre la quantità, l’aumento dell’offerta tende a
far aumentare la quantità, così che l’effetto finale sulla quantità d’equilibrio dipende da quale dei due effetti
prevale.
6"
"
Nei casi limite di una delle due curve, in seguito a uno shock, o prezzo o quantità non variano.
S"
D
i"
Q" Q"
Q" Q"
7"
"
Michela Braga
Economia Modulo 1 – 2016/17 CLEAM 3 e 4
ELASTICITA’
Il concetto di elasticità tra due generiche variabili y e x è un indicatore della sensibilità di y a x e misura la
variazione percentuale della variabile y in rapporto alla variazione percentuale della variabile x. Supponendo
∆!
che x vari di un ammontare ∆x, la variazione percentuale di x sarà !
∗ 100. Se, in seguito a tale variazione,
∆!
la y varia di un ammontare ∆y a cui consegue una variazione percentuale pari a !
∗ 100 allora l’elasticità
∆!
!"" ∆! !
sarà !!! = !
∆! = ∆! !!!.! Se l’elasticità è positiva significa che all’aumentare (ridursi) di x, y aumenta (si
!""
!
riduce). Il valore assoluto dell’elasticità misura di quanto varia la y in seguito a una variazione unitaria della
x. Ogni qual volta il valore assoluto dell’elasticità aumenta diremo che aumenta la sensibilità (elasticità)
della y rispetto alla x. Ogni qual volta il valore assoluto dell’elasticità si riduce diremo che si riduce la
sensibilità della y rispetto alla x.
Poiché lungo la funzione di domanda se il prezzo aumenta la quantità domandata si riduce e viceversa, le
variazioni ∆! e ∆!, lungo la funzione di domanda, hanno segno discorde (ovvero, se ∆! > 0 ∆! < 0,
mentre se ∆! < 0 ∆! > 0). Quindi, dati p e Q che, per definizione, sono positivi, ne consegue che ! ! < 0.
Diciamo che:
! 1!
!
1. ELASTICITA’ TRA DUE PUNTI
Se le variazioni del prezzo sono sufficientemente grandi è naturale applicare le definizione di elasticità così
che dati due punti a e b di coordinate ! = (!! , !! ) e ! = (!! , !! ), è possibile calcolare:
!! !!!
! !!
- l’elasticità nel passaggio da a a b: !!→! = !! !!!
!!
!! !!!
! !!
- l’elasticità nel passaggio da b a a: !!→! = !! !!!
!!
Un limite di questa misura è che varia a seconda di quale dei due punti sia preso come punto di partenza e di
! !
arrivo ovvero !!→! ≠ !!→! .
! !
! ! !" !
Ad esempio se a=(4,5) e b=(2,6) avremo !!→! = !
!
=− !
e !!→! = !
!! = −6
! !
p!
b!
6!
a!
5!
2! 4!
Q!
2. ELASTICITA’ PUNTUALE
Se si considera un punto appartenente alla curva di domanda e un suo intorno, è possibile calcolare la così
detta elasticità puntuale che misura la variazione della quantità domandata in seguito a una variazione
infinitesimale del prezzo, in corrispondenza di un dato prezzo. Considerando variazioni infinitesimali del
∆!
prezzo, ∆!
! che appare nella formula (1) dell’elasticità rappresenta la derivata della funzione di domanda
!"
indiretta rispetto alla quantità (è quindi !") che geometricamente rappresenta l’inclinazione della funzione di
domanda inversa.
!! = ! − !"
con A>0 e B>0 generici parametri costanti e di voler calcolare l’elasticità in un generico punto K=(Qk, pk).
Nel piano (Q,p) la funzione di domanda inversa ha equazione:
! 1
!= − !
! !
ed è rappresentabile come una retta con
! 2!
!
- coefficiente angolare: -1/B
- intercetta orizzontale: Q=A p=0
- intercetta verticale: Q=0 p=A/B.
∆! !
In un generico punto K appartenente alla retta il coefficiente angolare (inclinazione) sarà ∆!
= − !.
p!
A/B!
k!
Pk!
ΔP/!ΔQ=31/B!
ΔP!
!
Q!
Qk! A!
ΔQ!
Applicando quindi la formula (1) per calcolare l’elasticità in corrispondenza del punto K avremo
1 !! 1 !! !!
!! = = = −!! !!!!!!(1)
∆! !! 1 !! !!
∆! −!
L’elasticità puntuale della retta di domanda è quindi pari all’inverso (o reciproco) del coefficiente angolare
moltiplicato per il prezzo e diviso per la quantità in corrispondenza del punto considerato.
Data questa formula, si verifica facilmente che l’elasticità varia lungo la funzione di domanda. In
particolare,
!
- in corrispondenza del punto medio della retta (A/2, A/2B) si ha ! ! = −!! !"
! = −1!
!
E ! < −1!=>!tratto!elastico!!
p! E ! = −∞!
A/B!
−1 < E ! < 0=>!tratto!inelastico!!
E! = −1!
A/2B!
!
E ! = 0!
A/2! ! A! 3!
! Q!
Ad esempio supponiamo di dover calcolare l’elasticità della domanda in corrispondenza del livello di
prezzo ! = 1 se la funzione di domanda è !! = 15 − 3!.
! ∆! !
Nel piano (Q,p) la curva di domanda ha equazione ! = 5 − ! !! e quindi il coefficiente angolare è ∆! = − !.
Se p=1 la quantità domandata sarà !! = 15 − 3 ∙ 1 = 12 e l’elasticità nel punto (12, 1) sarà quindi
1 ! 1 1 1
!! = = = −3 = −0,25
∆! ! 1 12 12
∆! −3
Siamo quindi nel tratto inelastico della funzione di domanda, se il prezzo aumenta dell’1%, la quantità
domandata si riduce dello 0,25%.
p!
5!
a!
1!
31/3!
12!
15! Q!
Sebbene in generale l’elasticità vari muovendosi lungo la curva di domanda, si hanno dei casi limite quando
la sensibilità è massima o minima il che si traduce in elasticità infinita o nulla:
tangente nel punto alla curva di domanda => la derivata prima della funzione di domanda inversa rispetto al
prezzo.
Nell’ambito delle funzioni di domanda non lineari di particolare interesse sono le così dette funzioni di
domanda isoelatiche, ovvero ad elasticità costante.
! 4!
!
Le funzioni di domanda isoelatiche assumono la forma generale
1
!! = ! !
!
∆! ! !!!!
l’elasticità è costante e pari a ! ! = −1/!. Infatti ∆! = −!"!!!!! da cui otteniamo ! ! = !!"!!!!! !
=
−1/!
!" !"
Ad esempio supponiamo che !! = !
!! la funzione di domanda inversa è ! = !
= 20!!! .
Per calcolare l’elasticità della funzione di domanda dobbiamo calcolare la derivata di p rispetto a Q ovvero
∆!
∆!
= −20!!! . Sostituendo nella formula dell’elasticità la derivata e il prezzo in funzione della quantità
otteniamo:
1 20!!!
!! = = −1
−20!!! !
Il valore che assume l’elasticità è particolarmente importante per le decisioni delle imprese perché contiene
informazioni su come varia la spesa totale (il prodotto del prezzo unitario per la quantità domandata) per
l’acquisto del bene al variare del prezzo.
Se varia il prezzo (Δp), varia la quantità domandata (ΔQ) e quindi la spesa totale (ΔST). La variazione della
spesa totale assumerà segno diverso a seconda che ci si trovi nel tratto elastico o inelastico della curva di
domanda. In particolare, avremo che se:
! 5!
!
ST!
A/2B! A/B!
P!
Livello!di!prezzo!nel!tratto! Livello!di!prezzo!nel!tratto!
rigido!della!domanda!! elastico!della!domanda!!
Elasticità della domanda al reddito è un indicatore della sensibilità della domanda di un bene a variazioni
del reddito. Misura la variazione percentuale della quantità domandata conseguente a una variazione dell’1%
del reddito ed è il rapporto tra la variazione percentuale della quantità domandata e la variazione percentuale
del reddito.
Intuitivamente misura di quanto trasla la funzione di domanda se varia il reddito.
Formalmente è definita come:
∆!
! ! ∆! !
!! = =
∆! ∆! !
!
∆!
Dove ∆! è la derivata parziale della funzione di domanda rispetto al reddito. Il segno dell’elasticità al reddito
ci dice se il bene è normale o inferiore.
!
Se E! > 0 => bene normale dato che !!!
!
- Se E! > 0 => bene normale dato che!∆! e ∆! sono concordi
o se ↑ M, ↑ la quantità domandata
o se ↓ M, ↓ la quantità domandata;
!
- Se E! < 0 => bene inferiore dato che!∆! e ∆! sono discordi
o se ↑ M, ↓ la quantità domandata
o se ↓ M, ↑ la quantità domandata.
Elasticità incrociata della domanda del bene i al prezzo del bene j è un indicatore della sensibilità della
domanda di un bene a variazioni del prezzo di un altro bene. Misura la variazione percentuale della quantità
domandata del bene i conseguente a una variazione dell’1% del prezzo del bene j ed è il rapporto tra la
variazione percentuale della quantità domandata del bene i e la variazione percentuale del prezzo del bene j.
Intuitivamente misura di quanto trasla la funzione di domanda del bene i se varia il prezzo del bene j.
Formalmente è definita come
! 6!
!
∆!!
! ∆!! !!
!!!! = ! =
∆!! ∆!! !!
!!
∆!!
Dove ∆!!
è la derivata parziale della funzione di domanda del bene i rispetto al prezzo del bene j.
Il segno dell’elasticità incrociata ci dice se i beni i e j sono complementari, sostituti o non correlati.
- Se !!!! > 0 => i e j sono sostituti dato che ∆!! e ∆!! sono concordi:
o se ↑!! , il bene j è relativamente più caro, si ↓ la quantità domandata del bene j e si sostituisce
il bene più caro (j) con il bene meno caro (i) => ↑ la quantità domandata del bene i ! ∆!! e
∆!! hanno segno concorde;
- Se !!!! < 0 => i e j sono complementari dato che ∆!! e ∆!! sono disconcordi:
o se ↑!! , il bene j è relativamente più caro, si ↓ la quantità domandata del bene j ma poiché è
consumato insieme al bene i si ↓ anche la quantità domandata del bene i ! ∆!! e ∆!! hanno
segno discorde;
ELASTICITA’ DELL’OFFERTA
Elasticità dell’offerta è un indicatore della sensibilità dell’offerta di un bene a variazioni del prezzo di quel
bene. Misura la variazione percentuale della quantità offerta conseguente a una variazione dell’1% del
prezzo ed è il rapporto tra la variazione percentuale della quantità offerta e la variazione percentuale del
prezzo. L’elasticità dell’offerta è quindi:
∆! !
!! ∆! ! ! 1 !
!! = = = !!
∆! ∆! ! ! ∆! ! !
! ∆! !
Poiché lungo la funzione di offerta se il prezzo aumenta la quantità offerta aumenta e viceversa, le variazioni
∆! ! e ∆! lungo la funzione di offerta hanno segno concorde (ovvero, se ∆! > 0 ∆! ! > 0, mentre se
∆! < 0 ∆! ! < 0) così che, dati p e Q che, per definizione, sono positivi ne consegue che ! ! > 0.
Diciamo che
- se 0 < E ! < 1! ! l’offerta! è! rigida! ! la variazione percentuale della quantità offerta è minore della
variazione percentuale del prezzo. Se il prezzo varia dell’ 1% , la quantità offerta varia meno
dell’1%;
- se E ! > 1! ! l’offerta! è! elastica! ! la variazione percentuale della quantità offerta è maggiore della
variazione percentuale del prezzo. Se il prezzo varia dell’ 1% , la quantità offerta varia più dell’1%.
! 7!
!
I casi limite si hanno se:
! 8!
!
Michela Braga
Economia Modulo 1 – 2016/17 CLEAM 3 e 4
Date le risorse scarse, ogni agente economico sceglie tra un insieme limitato di possibilità in base alle
preferenze individuali. Si effettuano delle scelte vincolate, ovvero condizionate dalle risorse disponibili. I
gusti dei consumatori sono rappresentati dalle preferenze e identificano cosa il consumatore vorrebbe fare,
le risorse di cui dispone (il reddito) e il prezzo dei beni rappresentano il vincolo alle scelte individuali e
identificano cosa il consumatore può effettivamente fare. La scelta del consumatore viene effettuata
considerando congiuntamente preferenze e vincoli così che si sceglie di consumare il paniere di beni che
consente di raggiungere il maggior livello di soddisfazione, compatibilmente con il vincolo delle risorse
disponibili.
Sulla base delle preferenze un consumatore razionale è in grado di ordinare i panieri e classificarli in base
alla loro desiderabilità. Dato che i gusti sono soggettivi, l’analisi economica li prende per dati, senza
discuterli, e identifica delle regolarità nel comportamento di un agente economico razionale sulla base delle
quali si postulano le seguenti proprietà (assiomi) delle preferenze:
2) Non sazietà (più è meglio): il consumatore preferisce il paniere che contiene una quantità maggiore di
entrambi i beni => ! > ! se !! > !! e !! > !! ;
Le preferenze possono essere sintetizzate tramite una funzione di utilità U=U(x,y), una funzione che
assegna un valore numerico di benessere (utilità U) ad ogni paniere (x,y). Se due panieri sono indifferenti il
livello di utilità associato ad essi è uguale; se il paniere A è preferito al paniere B il livello di utilità associato
ad A sarà maggiore del livello di utilità associato a B e vice versa. L’utilità, così come definita in economia,
è un concetto ordinale che indica semplicemente un grado relativo di preferenza senza quantificarla. !
La funzione di utilità, matematicamente, è una superficie nello spazio tridimensionale, dove il piano di base
contiene tutte le possibili coppie di panieri (x,y) e l’asse verticale misura l’utilità che, per l’ipotesi di non
sazietà, aumenta se si considerano panieri in cui una o entrambe le quantità di beni aumentano. La funzione
di utilità può essere rappresentata nel tradizionale piano cartesiano a due dimensioni (x-y) tramite la mappa
delle curve di indifferenza. Una curva di indifferenza rappresenta graficamente l’insieme di tutti gli
infiniti panieri che assicurano al consumatore lo stesso livello di utilità (tutti i panieri di beni che lasciano il
consumatore ugualmente soddisfatto ovvero tra cui il consumatore è indifferente). Dato che esiste una curva
di indifferenza per ogni possibile livello di utilità, le curve di indifferenza sono infinite e costituiscono la
mappa delle curve di indifferenza. Data una curva di indifferenza, tutti i panieri che si posizionano sopra di
essa sono preferiti (assicurano un maggiore livello di utilità), tutti i panieri che si posizionano sotto sono
peggiori (assicurano un minore livello di utilità).
! 1!
1) l’utilità aumenta posizionandosi su curve di indifferenza più lontane dall’origine (U0< U1<U2<….< Un);
3) l’inclinazione delle curve di indifferenza è un indicatore della sostituibilità di un bene con l’altro => data
l’ipotesi di non sazietà, se sottraiamo al consumatore delle unità di un bene dobbiamo compensarlo con unità
aggiuntive dell’altro bene. Questo si traduce nel fatto che le curve di indifferenza hanno inclinazione
negativa.
y!
B!
Δy! U2!
A!
U1!
Δx! U0!
x!
Se partiamo da un generico paniere A che si posiziona su una curva di indifferenza e sottraiamo al
consumatore Δx unità di x, affinchè il suo livello di benessere non cambi gli dobbiamo dare Δy unità di y,
!"
così che raggiunga il paniere B che si colloca sulla stessa curva di indifferenza. !"
è il tasso di sostituzione
di un bene con l’altro, in base alle preferenze del consumatore. Se si considerano variazioni !"!e !"
sufficientemente piccole (infinitesimali o marginali) possiamo definire il saggio marginale di sostituzione
di x con y (MRSxy) come il tasso al quale il consumatore è disposto a sostituire x con y mantenendo
inalterato il livello di benessere ovvero come
!"
!"#!" = −
!"
Poiché se !" > 0, !" < 0 e se !" < 0, !" > 0 il MRS è un numero positivo.
! 2!
INTERPRETAZIONE GEOMETRICA DEL MRSxy
!!
Per variazioni infinitesimali di x e y, lungo una curva di indifferenza !!
identifica la pendenza della curva
stessa (l’inclinazione della retta tangente in ogni singolo punto). Il MRSxy geometricamente rappresenta
l’opposto dell’inclinazione della retta tangente alla curva di indifferenza in un dato punto.
1) Il MRSxy quantifica la compensazione di una data variazione di x. Si può anche definire il MRSyx che
quantifica la compensazione di una data variazione di y. Le due misure sono diverse ma collegate essendo
∆! ∆! !
una l’inverso dell’altra infatti !"#!" = − ∆! ! ≠ !"#!" = − ∆! => !"#!" = !"# !
!"
2) In generale, il MRS varia lungo la curva di indifferenza e in particolare diminuisce muovendosi verso
destra lungo la curva di indifferenza (i consumatori amano la varietà) => MRS riflette l’abbondanza relativa
dei due beni. Da questo consegue che le curve di indifferenza sono convesse rispetto l’origine.
3) Il MRS riflette le preferenze dei consumatori => individui diversi hanno preferenze diverse e, a parità di
paniere, le loro curve di indifferenza hanno forme diverse => hanno MRS diversi. Il MRS cattura
l’importanza relativa dei due beni per i consumatori.
Il MRSxy è calcolato come il rapporto tra l’utilità marginale del bene x (il bene posto sull’asse delle ascisse)
e l’utilità marginale del bene y (il bene posto sull’asse delle ordinate).
L’ utilità marginale del bene x (MUx) misura la variazione dell’utilità conseguente al consumo di 1 unità
marginale (aggiuntiva) di x a parità di quantità consumata di y e matematicamente è la derivata parziale
!" !"
della funzione di utilità rispetto a x ovvero !!" = !" = !" => La variazione di utilità conseguente a una
variazione di x pari Δx sarà: ΔU=MUx Δx .
L’ utilità marginale del bene y (MUy) misura la variazione dell’utilità conseguente al consumo di 1 unità
marginale (aggiuntiva) di y a parità di quantità consumata di x e matematicamente è la derivata parziale
!" !"
della funzione di utilità rispetto a y ovvero !"# = !" = !" => La variazione di utilità conseguente a una
variazione di y pari a Δy sarà: ΔU=MUy Δy.
Lungo una curva di indifferenza l’utilità è costante (ΔU=0) ! se x e y variano in modo da rimanere sulla
stessa curva di indifferenza le due variazioni di utilità si devono compensare esattamente ovvero
ΔU=MUx Δx+ MUy Δy=0
- MUy Δy= MUx Δx
!" !"!
− = ≡ !"#!"
∆! !"!
Il MRS è quindi l’opposto della pendenza della curva di indifferenza in un punto ed è uguale al rapporto tra
l’utilità marginale del bene posto sull’asse delle ascisse e l’utilità marginale del bene posto sull’asse delle
ordinate.
Il così detto caso standard si ha con curve di indifferenza che hanno MRS decrescente muovendosi verso
destra lungo la cura di indifferenza così che le curve sono convesse rispetto all’origine degli assi
cartesiani. Dire che le preferenze sono convesse equivale a dire che il consumatori, dati due panieri,
! 3!
preferisce sempre un paniere che è una combinazione dei due, ovvero ama la varietà, quanto più la spesa si
distribuisce tra i vari beni maggiore sarà l'utilità percepita dall'individuo.
Questa proprietà è soddisfatta dalle funzioni di Utilità Cobb – Douglas che hanno la generica equazione
!"
! = ! ! ! ! con !, ! > 0. Con questa funzione di utilità le utilità marginali sono !"! = !"
= !! !!! ! ! e
!" !" !! !!! ! ! !"
!"! = !"
= !! ! ! !!! e quindi !"#!" = !"! = !! ! ! !!! = !"
.
!
!" !
Se ad esempio la funzione di utilità ha equazione ! = ! !/! !!/! avremo !"! = !"
= ! ! !!/! !!/!
! !!/! !/!
!" ! !"! ! ! ! !
!"! = !"
= ! ! !/! ! !!!/! e quindi !"#!" !" = !
! !/! !!!/! = 2 !.
! ! ! !
!
In questi casi il MRS è decrescente, diminuisce all’aumentare di x, riflettendo l’abbondanza relativa dei due
beni. Dati due panieri A e B con MRSA>MRSB avremo che nel paniere A, y è relativamente abbondante e x
è relativamente scarso, il consumatore è disposto a cedere “tante” unità di y in cambio di una unità
aggiuntiva di x e il MRS è elevato. Viceversa nel paniere B, y è relativamente scarso e x è relativamente
abbondante, il consumatore è disposto a cedere “poche” unità di y in cambio di una unità aggiuntiva di x e il
MRS è basso.
y! U0!
A!
-!MRSA!
B!
-MRSB!
!
x!
!
- IN RAPPORTO 1:1
Il consumatore ritiene il bene x perfettamente sostituibile (identico) con il bene y (es: cioccolatini con la
carta rossa e cioccolatini con la carta blu. Per il consumatore mangiare un cioccolatino con la carta rossa è
equivalente a mangiare un cioccolatino con la carta blu).
Una unità del bene x procura al consumatore lo stesso livello di benessere di una unità del bene y. I due beni
sono percepiti come esattamente uguali e detenere una unità del bene x è equivalente a detenere una unità
del bene y. Le utilità marginali dei due beni sono uguali e unitarie.
In una situazione di questo tipo, il consumatore è indifferente tra consumare ad esempio il paniere d=(0,1) o
il paniere f=(1,0) o un paniere che è una combinazione lineare dei due. Ci sarà quindi una curva di
! 4!
indifferenza che congiunge questi due panieri e in corrispondenza di ogni punto della curva si ha che
! + ! = !, dove U è una costante che assume valori U0, U1, U2 …. Un .
Lungo la curva di indifferenza il consumo totale dei due beni è sempre uguale a U. All’individuo non
interessa come il consumo totale si ripartisca tra consumo del bene x e consumo del bene y, ma interessa
solo il livello di consumo totale.
!"
Questo equivale a dire che se !" = −1 e !" = 1 => !"
= −1. Nel piano x-y, la generica curva di
indifferenza ha equazione!!! = −! + ! L’inclinazione di ognuna delle curve di indifferenza della mappa
(famiglia) di curve è costante e uguale a –1. Economicamente questo significa che il consumatore è sempre
disposto a cedere una unità del bene y in cambio di una unità in più del bene x => il consumo di una unità
del bene x è ritenuto sostituibile con una unità del bene y.
I due beni, dunque, vengono sostituiti in rapporto di 1 a 1, senza che tale sostituzione comporti una
variazione nel livello di soddisfazione individuale. Il saggio marginale di sostituzione è !"# = 1
Graficamente avremo
Y!
2!
1!
U2!
U1!
1! 2! X!
!!
!"
= −1!!
Lungo ogni curva di indifferenza il consumo dei due beni è costante e pari a U con valori U0<U1<U2<….
<Un. Maggiore è il valore assunto da U, più elevato è il livello di soddisfazione dell’individuo.
- IN RAPPORTO a:b (a unità del bene y sono equivalenti a b unità del bene x)
Il consumatore ritiene i due beni perfetti sostituti in rapporto fisso così che è disposto a sostituire a unità del
bene y con b unità del bene x. Il consumatore ritiene quindi indifferente consumare ad esempio il paniere
d=(b, 0) o il paniere f=(0,a) o un paniere che contenga una combinazione lineare dei due beni purchè nella
giusta proporzione.
" a unità del bene y forniscono la stessa utilità di b unità del bene x.
!" !
Questo equivale a dire che se !" = −! e !" = ! => !" = − ! .
La curva di indifferenza avrà quindi la seguente espressione algebrica !
!
! = − ! ! + ! ovvero !" + !" = !", dove U è una costante che assume valori U0, U1, U2 …. Un.
! 5!
Nel piano x-y, la mappa delle curve di indifferenza sarà quindi rappresentabile come un fascio di rette e
!" !
l’inclinazione di ognuna delle curve di indifferenza della mappa è costante e uguale a !" = − ! .
I due beni, dunque, vengono sostituiti in rapporto di a :b, senza che tale sostituzione comporti una
variazione nel livello di soddisfazione individuale. Le utilità marginali saranno MUx=a (il consumo di una
unità aggiuntiva di x provoca una variazione di utilità pari ad a) e MUy=b (il consumo di una unità
aggiuntiva di y provoca una variazione di utilità pari a b) così che il saggio marginale di sostituzione è
!
!"# = !
y!
2a!
a!
U2!
U1!
b! 2b! X!
!!
= −!/!!
!"
Se ad esempio i due beni sono bottiglie da 0.5 litri (bene x) e da 1 litro (bene y), avremo che il consumatore
è sempre disposto a scambiare 2 bottiglie da un litro con 4 bottiglie da 0.5 litri. Il saggio marginale di
sostituzione tra bottiglie da 1 litro e bottiglie da mezzo litro è 2/4 cioè ½.
- IN RAPPORTO 1:1
Il consumatore trae soddisfazione solo dal consumo congiunto di 1 unità del bene x e 1 unità del bene y.
L’incremento di consumo di uno dei due bene non genera nessuna soddisfazione aggiuntiva se non si
verifica allo stesso tempo un incremento di pari ammontare nel consumo dell’altro bene.
Il consumatore è indifferente tra consumare ad esempio il paniere d=(1,1) o f=(1,2) o g=(2,1). Ci sarà
quindi una curva di indifferenza che congiunge questi tre panieri.
Poiché tutti i paniere (1,y), con y>1, e (x, 1), con x>1, sono indifferenti rispetto al paniere (1,1) la curva di
indifferenza è ad angolo retto con vertice in corrispondenza del paniere (1,1) .
L’utilità aumenta solo passando a un paniere preferito come ad esempio il paniere (2,2).
La funzione di utilità dell’individuo sarà quindi
! 6!
! = !"# !, !
dove U è una costante che assume valori U0, U1, U2 …. Un. Ad esempio, per la curva di indifferenza con un
angolo nel punto (2,2), il valore della costante ovvero il valore minimo tra x e y è 2. Ovviamente, per valori
crescenti della costante, l’individuo si colloca su curve di indifferenza più alte e il suo livello di
soddisfazione è maggiore.
La retta che congiunge i vertici della curva di indifferenza definisce il rapporto di complementarietà e, in
questo caso, è y=x. Con curve di indifferenza di questo tipo non è definito il concetto di saggio marginale di
sostituzione in modo univoco dato che nel tratto orizzontale della curva MRS=0, nel tratto verticale
!"# = ∞ , mentre in corrispondenza del vertice non è definito.
y!
y=x!
g!
2! U2!
d!
1!
f! U1!
1! 2! x!
Il consumatore trae soddisfazione solo dal consumo congiunto di a unità del bene y e b unità del bene x.
L’incremento di consumo di uno dei due bene non genera nessuna soddisfazione aggiuntiva se non si
verifica allo stesso tempo un incremento di pari ammontare nel consumo dell’altro bene.
Il consumatore è indifferente tra consumare ad esempio il paniere d=(b,a) o f=(b,y), con y>a, o g=(x,a),
con x>b.
L’utilità aumenta solo passando a un paniere preferito come ad esempio il paniere (2b,2a).
La funzione di utilità dell’individuo sarà quindi
Graficamente avremo delle curve ad angolo retto i cui vertici si posizionano sulla retta che definisce il
!
rapporto di complementarietà che in questo caso è !" = !" => ! = ! !.
Con curve di indifferenza di questo tipo non è definito il concetto di saggio marginale di sostituzione in
modo univoco dato che nel tratto orizzontale della curva MRS=0, nel tratto verticale !"# = ∞ , mentre in
corrispondenza del vertice non è definito.
! 7!
!
y!
!
!= !!
!
g!
2a! U2!
d!
a!
f! U1!
b! 2b! x!
Se ad esempio i due beni sono pizze (bene x) e birre (bene y) e il consumatore settimanalmente è solito
mangiare 2 pizze e 3 birre, il rapporto di complementarietà è 3:2 e la retta che definisce il rapporto di
complementarietà ha equazione y=3/2x. La funzione di utilità assumerà quindi la forma !! = !"# 3!, 2!
NB: Un male è un bene economico il cui consumo peggiora il benessere economico. Per essere compensati
per incrementare il loro consumo si deve aumentare il consumo anche dell’altro bene. Supponendo che x sia
un male e y un bene, avremo che a fronte di un !" > 0!per mantenere inalterata l’utilità si deve avere
!" > 0.
!"
Si avrà quindi che il !"#!" = − !" ! è negativo e crescente ! le curve di indifferenza sono inclinate
positivamente. Non vale il principio di non sazietà dato che non è vero che “più è meglio”.
y"
!
Δy>0!
!
!
Δx>0!
!
! x"
Preferenze non convesse si hanno con curve di indifferenza verticali e orizzontali. Con curve orizzontali il
consumatore è sazio di x e aumenta il proprio benessere solo consumando più unità di y. Con curve verticali
il consumatore è sazio di y e aumenta il proprio benessere solo consumando più unità di x.
! 8!
Michela Braga
Economia Modulo 1 – 2016/17 CLEAM 3 e 4
VINCOLO DI BILANCIO
Date le preferenze, il consumatore deve scegliere considerando i vincoli rappresentati dal reddito di cui dispone e dai
prezzo dei beni. Si effettuano quindi scelte vincolate dalle risorse disponibili.
Formalmente, il vincolo di bilancio fronteggiato dal consumatore identifica l’insieme dei panieri di consumo che
possono essere acquistati dato il reddito di cui dispone (M) e il prezzo dei beni acquistabili (!!! !il prezzo del bene x e
con !!!! il prezzo del bene y). Un paniere è acquistabile se il costo totale d’acquisto non eccede il reddito disponibile.
L’insieme dei panieri ammissibili saranno quindi tali che:
!! ∙ ! + !! ∙ ! ≤ !
I panieri ammissibili possono esaurire il reddito (se acquistandoli si consuma tutto il reddito di cui si dispone) o non
esaurire il reddito (se acquistandoli non si consuma tutto il reddito di cui si dispone).
Dato che l’insieme di tutti i possibili panieri coincide con il piano cartesiano, il luogo geometrico di quelli che
esauriscono il reddito è identificato dalla retta di equazione !! ∙ ! + !! ∙ ! = !. I panieri che si trovano al di sopra di
tale retta non sono ammissibili dato che il costo eccede il reddito disponibile (!! ∙ ! + !! ∙ ! > !), quelli che si
trovano al di sotto sono ammissibili dato che il costo per l’acquisito è inferiore al reddito.
La retta di bilancio ha quindi equazione
!! !
!=− !+
!! !!
Data la retta si ha che:
- intercetta verticale: identifica la quantità massima di bene y acquistabile se non si acquista bene x (se ! = 0,
!
!= );
!!
- intercetta orizzontale: identifica la quantità massima di bene x acquistabile se non si acquista bene y (se ! =
!
0, ! = );
!!
!!
- inclinazione: = − . Identifica il tasso al quale il mercato consente di scambiare il bene x con il bene y a
!!
parità di spesa. Identifica quindi il costo opportunità del bene x in termini di bene y ovvero indica il numero di
unità di bene y a cui si rinuncia se di acquista una unità di x. Se infatti si acquista una unità di x si spende !! e
!!
non si possono quindi acquistare unità di y.
!!
y"
Panieri"non"ammissibili"
!/!"!
Panieri"ammissibili"che"
esauriscono"il"reddito"(retta"di"
bilancio)"
Panieri"ammissibili"che"
non"esauriscono"il"
reddito"
!!!
%" " !/!"! x"
!!
Y" y"
X"
x"
Il vincolo trasla verso l’esterno. Il vincolo trasla verso l’interno
Non si modifica l’inclinazione, aumenta sia l’intercetta Non si modifica l’inclinazione, si riduce sia l’intercetta
orizzontale sia quella verticale dato che aumenta la quantità orizzontale sia quella verticale dato che si riduce la
massima acquistabile di entrambi i beni se non si quantità massima acquistabile di entrambi i beni se non
! ! ! !
acquistano unità dell’altro bene (M ↑ => ↑ e ↑) si acquistano unità dell’altro bene (M ↓ => ↓ e ↓)
!! !! !! !!
! aumenta l’insieme dei panieri ammissibili ! si riduce l’insieme dei panieri ammissibili
Y" y"
X"
x"
Il vincolo ruota facendo perno sull’intercetta verticale Il vincolo ruota facendo perno sull’intercetta verticale
diventando più inclinato. diventando meno inclinato.
Aumenta l’inclinazione, non si modifica l’intercetta Si riduce l’inclinazione, non si modifica l’intercetta
verticale, si riduce l’intercetta orizzontale dato che non si verticale, aumenta l’intercetta orizzontale dato che non
modifica la quantità massima acquistabile si y se non si si modifica la quantità massima acquistabile si y se non
acquista x mentre si riduce la quantità massima acquistabile si acquista x mentre aumenta la quantità massima
di x il che è diventato più caro se non si acquista y, (!! ↑ acquistabile di x il che è diventato meno caro se non si
! ! ! !
=> ↓ e =) acquista y, (!! ↓!=> ↑e =)
!! !! !! !!
! si riduce l’insieme dei panieri ammissibili ! aumenta l’insieme dei panieri ammissibili
2"
"
3) VARIAZIONI DEL PREZZO DI Y
Y" y"
X"
x"
Il vincolo ruota facendo perno sull’intercetta orizzontale Il vincolo ruota facendo perno sull’intercetta orizzontale
diventando meno inclinato. diventando più inclinato.
Si riduce l’inclinazione, non si modifica l’intercetta Aumenta l’inclinazione, non si modifica l’intercetta
orizzontale, si riduce l’intercetta verticale dato che non si orizzontale, aumenta l’intercetta verticale dato che non
modifica la quantità massima acquistabile di x se non si si modifica la quantità massima acquistabile di x se non
acquista y mentre si riduce la quantità massima acquistabile si acquista y mentre aumenta la quantità massima
di y che è diventato più caro se non si acquista x, (!! ↑ => acquistabile di y che è diventato meno caro se non si
! ! ! !
=e ↓) acquista x, (!! ↓ => = e ↑)
!! !! !! !!
! si riduce l’insieme dei panieri ammissibili ! aumenta l’insieme dei panieri ammissibili
NB: Se vi è razionamento di un bene ovvero se vi è una quantità massima acquistabile del bene il vincolo diventa non
lineare e assume una forma spezzata.
- se c’è razionamento di x: non si può acquistare più della quantità !, il vincolo diventa una spezzata in
corrispondenza della quantità massima acquistabile del bene x
!"
Panieri"non"acquistabili"
!̅ " !"
- se c’è razionamento di y: non si può acquistare più della quantità !, il vincolo diventa una spezzata in
corrispondenza della quantità massima acquistabile del bene y
3"
"
!"
Panieri"non"acquistabili"
!!"
!"
4"
"
Michela Braga
Economia Modulo 1 – 2016/17 CLEAM 3 e 4
Il consumatore, dati i gusti (preferenze) sintetizzati della funzione di Utilità (“quello che vorrebbe”) effettua la sua
scelta ottima compatibilmente con il proprio vincolo di bilancio (“quello che può”). Sceglie quindi il paniere che gli
consente di massimizzare la propria utilità, dato il vincolo di bilancio.
Formalmente il problema del consumatore è un problema di massimizzazione vincolata che può essere scritto come:
!"#!!(!, !)
!"#$!!!!! ∙ ! + !! ∙ ! = !
La soluzione grafica e analitica del problema del consumatore è diversa a seconda del tipo di preferenze ovvero a
seconda che si tratti del caso standard con curve di indifferenza convesse o dei casi particolari con curve di
indifferenza lineari (beni sostituti perfetti) o ad angolo retto (beni complementi perfetti).
La scelta ottima è identificata dal punto di tangenza tra il vincolo di bilancio e la curva di indifferenza più lontana
dall’origine.
Per individuare il paniere ottimo dobbiamo imporre che:
1. sia soddisfatta la condizione di tangenza ! curva di indifferenza e vincolo di bilancio devono avere la stessa
inclinazione
2. sia soddisfatto il vincolo di bilancio.
y"
E"
y*"
Umax"
!!!
x*" *" " x"
!!
Se ad esempio la funzione di utilità è del tipo Cobb-Douglas ! !, ! = ! ! ! ! . Le utilità marginali dei due beni sono
!" !"
!"! = = !! !!! ! ! e !"! = = !! ! ! !!! . Il saggio marginale di sostituzione è decrescente e pari a
!" !"
!!! !!
!"#!" = = . Il sistema che si dovrà risolvere è:
!"! !!
1"
"
!! !!!
=
!! !!
!!! ∙ ! + !! ∙ ! = !
dove a,b, px, py, M sono dei parametri costanti dati (dei numeri) e le incognite del sistema sono x e y.
!"! !"!
- < il consumatore avrà incentivo a riallocare le risorse da x a y, riducendo il consumo di x e
!! !!
aumentando quello di y, poiché il costo marginale del ridurre il consumo di x (lato sinistro della
diseguaglianza) è minore del beneficio marginale dell’aumentare il consumo di y (lato destro della
diseguaglianza) ! al margine ogni euro speso in y è relativamente più utile di ogni euro speso in x, è
economicamente conveniente aumentare il consumo di y e ridurre quello di x
!"! !"!
- > il consumatore avrà incentivo a riallocare le risorse da y a x, riducendo il consumo di y e
!! !!
aumentando quello di x, poiché il beneficio marginale dell’aumentare il consumo di x (lato sinistro della
diseguaglianza) è maggiore del costo marginale del ridurre il consumo di y (lato destro della diseguaglianza)
! al margine ogni euro speso in x è relativamente più utile di ogni euro speso in y, è economicamente
conveniente aumentare il consumo di x e ridurre quello di y
Con beni sostituti perfetti le curve di indifferenza sono delle rette dato che la funzione di utilità ha equazione
! !, ! = !" + !".
!" !" !"! !
Poiché !"! = = !, !"! = = ! avremo !"#!" = =
!" !" !"! !
La scelta ottima dipende quindi dal confronto tra l’inclinazione delle curve di indifferenza e l’inclinazione del vincolo
di bilancio.
Ogni euro speso in y è al margine sempre più utile di ogni euro speso in x => economicamente conveniente acquistare
solo y. Si ha quindi una soluzione d’angolo in cui il consumatore riduce al minimo il consumo di x (! ∗ = 0) e spende
! !
tutto il suo reddito per il bene y acquistandone ! ∗ = unità ! ! = (0, )
!! !!
2"
"
y"
! E" !
!∗ = " − "
!! !
Umax"
!!!
*" "
!! x"
!!! ! !!! !"! !"!
2) Le curve di indifferenza sono più inclinate del vincolo di bilancio: !"#!" > !! > ! >
!! ! !! !! !!
Ogni euro speso in x è al margine sempre più utile di ogni euro speso in y => economicamente conveniente acquistare
solo x. Si ha quindi una soluzione d’angolo in cui il consumatore riduce al minimo il consumo di bene y (! ∗ = 0) e
! !
spende tutto il suo reddito per il bene x acquistandone ! ∗ = unità ! ! = ( , 0)
!! !!
Umax"
y"
!! !
− " − "
!! !
E"
!
!∗ = " x"
!!
!!! ! !!!
3) Le curve di indifferenza hanno la stessa inclinazione del vincolo di bilancio: !"#!" = ! ! = !
!! ! !!
!"! !"!
=
!! !!
Ogni euro speso in x è al margine sempre ugualmente utile di ogni euro speso in y. Qualsiasi paniere del vincolo di
bilancio soddisfa la condizione di tangenza. Si hanno quindi infinite soluzioni interne coincidenti con il vincolo di
bilancio dato che vi sarà una curva di indifferenza che si sovrappone perfettamente al vincolo di bilancio.
3"
"
y"
!
" !
!! max
− "
U " !
!!
− "
!!
!
" x"
!!
Con beni complementi perfetti le curve di indifferenza sono ad angolo retto con vertici appartenenti alla retta che
definisce il rapporto di complementarietà. La funzione di utilità ha equazione ! !, ! = min! !", !" .
La curva di indifferenza più lontana dall’origine è quella che ha il vertice definito dal punto di intersezione tra il
vincolo di bilancio e la retta che definisce il rapporto di complementarietà.
Per individuare il paniere ottimo dobbiamo imporre che:
!" = !"
!!! ∙ ! + !! ∙ ! = !
dove a,b, px, py, M sono dei parametri costanti dati (dei numeri) e le incognite del sistema sono x e y.
Graficamente il paniere ottimo ! = (! ∗ , ! ∗ ) sarà:
y"
y=a/bx"
E" Umax"
y*"
x*" x"
4"
"
Michela Braga
Economia Modulo 1 – 2016/17 CLEAM 3 e 4
- Se la curva prezzo consumo è inclinata positivamente x e y sono complementari: all’aumentare del prezzo di
x, si riduce sia il consumo di x sia il consumo di y
y"
E1 " CURVA"PREZZO"
CONSUMO"
Δy<0"
E2 "
x"
Δx<0"
- Se la curva prezzo consumo è orizzontale x e y sono non correlati: all’aumentare del prezzo di x, si riduce il
consumo di x ma non varia quello di y
y"
CURVA"PREZZO"
E1 "
CONSUMO"
Δy=0"
E2 "
x"
Δx<0"
- Se la curva prezzo consumo è inclinata negativamente x e y sono sostituti: all’aumentare del prezzo di x, si
riduce il consumo di x e aumenta il consumo di y
1"
"
y"
E2 "
E1 "
Δy>0" CURVA"PREZZO"
CONSUMO"
x"
Δx<0"
La curva prezzo consumo contiene tutte le informazioni necessarie per costruire la funzione di domanda individuale
che identifica la scelta ottima (la quantità domandata di un bene) per ogni possibile livello di prezzo del bene.
La scelta ottima del consumatore cambia anche in seguito a variazioni del reddito dato che questo si traduce in
variazioni dell’insieme dei panieri ammissibili. La curva reddito – consumo identifica il paniere di consumo scelto al
variare del reddito. La forma della curva contiene informazioni sulla natura normale o inferiore dei beni.
In particolare:
- Se la curva reddito consumo è inclinata positivamente x e y sono beni normali: all’aumentare del reddito (M)
aumenta sia il consumo di x sia il consumo di y.
E2 " CURVA"REDDITO"
CONSUMO"
Δy>0"
E1 "
x"
Δx>0"
- Se la curva reddito consumo piega indietro x è un bene inferiore e y è un bene normale: all’aumentare del
reddito (M) si riduce il consumo di x e aumenta il consumo di y.
y"
E2 "
CURVA"REDDITO"
CONSUMO"
Δy>0"
E1 "
x"
Δx<0"
2"
"
- Se la curva reddito consumo piega all’in giu x è un bene normale (all’aumentare del reddito (M) aumenta il
consumo di x) e y è un bene inferiore (all’aumentare del reddito (M) si riduce il consumo di y)
y"
x"
Δx>0"
NB: Dato che, nel nostro modello, non esiste la possibilità di risparmiare, almeno uno dei due beni deve essere
normale ovvero all’aumentare del reddito il consumo di almeno uno dei due beni deve aumentare
Partendo dalla curva reddito consumo è possibile ricavare la curva di Engel che identifica la relazione tra reddito e
quantità domandata, ceteris paribus. La curve di Engel si ricava dalla curva reddito-consumo mettendo sull’asse delle
ascisse la quantità domandata del bene e sull’asse delle ordinate il reddito del consumatore.
La forma della curva di Engel contiene informazioni sul fatto che il bene sia normale o inferiore. In particolare,
- Se la curva di Engel è inclinata positivamente il bene è normale dato che all’aumentare del reddito aumenta la
quantità domandata;
- Se la curva di Engel piega all’indietro verso l’asse verticale il bene è inferiore dato che all’aumentare del
reddito si riduce la quantità domandata.
I beni possono essere normali per certi livelli di reddito e inferiori per altri livelli di reddito così che la curva di
Engel cambia inclinazione.
M"
! "il"bene"x"è"un"bene"
Per"valori"di"reddito"maggiori"di!!
inferiore"dato"che"all’aumentare"del"reddito"si"riduce"la"
quantità"domandata"
!!
!
! ""il"bene"x"è"un"bene"
Per"valori"di"reddito"minori"di"!
normale"dato"che"all’aumentare"del"reddito"aumenta""la"
quantità"domandata"
x"
3"
"
Michela Braga
Economia Modulo 1 – 2015/17 CLEAM 3 e 4
La curva di domanda è una funzione che indica la quantità domandata di un bene per ogni possibile livello di prezzo
del bene, dato il prezzo degli altri beni e il reddito. La curva di domanda di un bene viene trovata identificando la
scelta ottima del consumatore per ogni possibile livello di prezzo. Formalmente questo equivale a risolvere il
problema del consumatore in forma parametrica, cioè per ogni possibile livello di prezzo e di reddito ! si deve
risolvere il problema del consumatore rispetto a x e y (incognite) trattando il prezzo dei beni e il reddito come dei
parametri. A seconda del tipo di preferenze (convesse, beni perfetti sostituti o beni perfetti complementi) la condizione
di ottimalità che si dovrà imporre per costruire la curva sarà diversa.
Il consumatore, per ogni possibile livello di prezzo e reddito, risolve il seguente problema:
!"#!! = ! ! ! !
!"#$!!! ! + ! !! ! = !
Le due condizioni che devono essere soddisfatte per identificare la scelta ottima del consumatore, per ogni possibile
livello di prezzo, saranno la condizione di tangenza (l’eguaglianza tra MRS e prezzo relativo) (1) e il vincolo di
bilancio (2):
!"! !!
= !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!(1)
!"! !! !!
!! ! + ! !! ! = !!!!!!!!!!!!!(2)
Questo è un sistema di 2 equazioni in 2 incognite x e y. Risolvendo il sistema per x e y in forma parametrica, ovvero
lasciando indicati come parametri !! , !! , !, si troveranno le funzioni di domanda di x e y.
!"
Ricordando che le utilità marginali sono pari alle derivate parziali della funzione di utilità !"! = = !! !!! ! ! !!!e
!"
!"
!"! = = !! ! ! !!! , avremo
!"
!" !!
= !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!(1)
!" !!
!! ! + ! !! ! = !!!!!!!!!!!(2)
!! !
La prima equazione può essere riscritta come (1’) ! = ! e sostituendola nel vincolo di bilancio otteniamo
!! !
!! !
!! ! + ! !! ! =!
!! !
!+!
!! ! =!
!
1"
"
! !
!∗ =
! + ! !!
!! ! ! ! ! !
!∗ = =
!! ! + ! !! ! ! + ! !!
Vediamo quindi che per entrambi i beni le funzioni di domanda sono decrescenti nel prezzo del bene (al crescere di px
si riduce la quantità domandata di x => la funzione di domanda è inclinata negativamente e stessa cosa per y rispetto a
!! ), crescenti nel reddito (all’aumentare del reddito aumenta la quantità domandata del bene) e non dipendono dal
prezzo dell’altro bene (se varia !! non cambia la domanda del bene x , varia !! non cambia la domanda del bene y=>
x e y non sono correlati).
Avendo ottenuto la curva di domanda di un bene con la quantità domandata che dipende prezzo e dal reddito possiamo
ricavare la curva di Engel esplicitando il reddito in funzione della quantità. Se la curva di Engel è crescente rispetto
alla quantità domandata il bene è normale, se è decrescente il bene è inferiore. Con funzioni di Utilità Cobb Douglas la
!!!
curva di Engel del bene x sarà ! = !! ! => crescente in x e quindi x è un bene normale. Mentre la curva di
!
!!!
Engel del bene y ! = !! ! => crescente in y e quindi y è un bene normale.
!
!"#$!!! ! + ! !! ! = !
!!
In questo caso, essendo costante il MRS, a seconda del valore che assumono !"#!,! e , si potrà ricavare solo la
!!
funzione di domanda del bene x, solo la funzione del bene y o entrambe. In questo caso le utilità marginali sono
!" !"
!"! = = ! , !"! = = ! e quindi
!" !"
!"! !
!"#!" = =
!"! !
! !!
2) Se > => il consumatore domanda solo bene x mentre la domanda di bene y è nulla. Quindi le funzioni di
! !!
domanda dei due beni saranno
!
!∗ = e ! ∗ = 0!
!!
2"
"
! !!
3) Se = => il consumatore è indifferente tra quale dei due beni domandare a patto che sia soddisfatto il
! !!
vincolo di bilancio. Le funzioni di domanda saranno
! !
! ∗ = 0, e !∗ = ,0 !
!! !!
3. BENI PERFETTI COMPLEMENTI !!! = !"# !", !" !!! con !, ! > 0
le due condizioni che devono essere soddisfatte per identificare la scelta ottima del consumatore per ogni possibile
livello di prezzo saranno il rapporto di complementarietà (1) e il vincolo di bilancio (2):
!" = !"!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!(1)
!! ! + ! !! ! = !!!!!!!!!!(2)
Questo è un sistema di 2 equazioni in 2 incognite x e y. Risolvendo il sistema per x e y in forma parametrica, ovvero
lasciando indicati come parametri !! , !! , !, si troveranno le funzioni di domanda di x e y. La prima equazione può
!
essere riscritta come (1’) ! = !!!! e sostituendo nel vincolo di bilancio otteniamo
!
!
!! ! + ! !! ! = !
!
!
!∗ = !
!!! + !!!
! ! !
!∗ = != !
! !!! + !!! !!! + !!!
Avendo calcolato le funzioni di domanda dei beni che abbiamo visto essere non lineari si possono calcolare le
elasticità.
1. Elasticita’ diretta: misura la sensibilità della domanda di un bene a variazioni del prezzo di quel bene. Misura
la variazione percentuale della quantità domandata conseguente a una variazione percentuale del prezzo.
!"
!" !!
! = ! =
!
!!! !!! !
!!
Per variazioni di prezzo infinitesimali, il primo fattore rappresenta la derivata parziale della funzione di
domanda di x rispetto a !! , il secondo fattore è il rapporto tra il prezzo del bene e la funzione di domanda.
- Il segno dell’elasticità ci dice se vale la legge della domanda o meno
- Il valore che assume l’elasticità ci dice come varia la spesa totale al variare del prezzo
3"
"
2. Elasticita’ incrociata: misura la sensibilità della domanda di un bene a variazioni del prezzo dell’altro bene.
Misura la variazione percentuale della quantità domandata di un bene conseguente a una variazione
percentuale del prezzo dell’altro bene.
!"
!" !!
!!! = ! =
!!
!!! !!! !
!!
Per variazioni di prezzo infinitesimali, il primo fattore rappresenta la derivata parziale della funzione di
domanda di x rispetto a !! , il secondo fattore è il rapporto tra il prezzo del bene y e la funzione di domanda
del bene x.
- Il segno dell’elasticità incrociata ci dice se i beni sono complementi, sostituti o non correlati
3. Elasticita’ al reddito: misura la sensibilità della domanda di un bene a variazioni del reddito. Misura la
variazione percentuale della quantità domandata di un bene conseguente a una variazione percentuale del
reddito.
!"
!" !
!! = ! =
!
!" !M !
!
Per variazioni del reddito infinitesimali, Il primo fattore rappresenta la derivata parziale della funzione di
domanda rispetto a I, il secondo fattore è il rapporto tra il reddito I e la funzione di domanda del bene x.
- Il segno dell’elasticità al reddito ci dice se il bene è normale o inferiore
! !
Possiamo studiare le proprietà della funzione di domanda ! ∗ = derivata dalla funzione di utilità Cobb Douglas
!!! !!
! = ! ! ! ! con !, ! > 0.
!" ! !
Dato che =− ! l’elasticità al prezzo sarà uguale a
!!! !!! !! !
! ! !! ! ! ! + ! !! !
!! = − =− = −1
! + ! !! ! ! ! ! + ! !! ! ! !
! + ! !!
" La funzione di domanda è a spesa totale costante => se aumenta il prezzo di un bene la spesa per
l’acquisto di quel bene non varia.
" Dato che ! ! < 0, il bene x è un bene ordinario per il quale vale la legge della domanda => la curva di
domanda è decrescente.
!"
Dato che = 0!l’elasticità incrociata sarà uguale a
!!!
! !!
!!!! = 0 =0
! !
! + ! !!
" I beni x e y sono non correlati.
!" !
Dato che ! = !!l’elasticità al reddito sarà uguale a
!! (!!!)!!
4"
"
!
! ! ! !(! + !)!!
!! = 1 = =1
(! + !)!! ! ! (! + !)!! !
! + ! !!
!
" Poiché !! > 0 , x è un bene normale.
5"
"
Michela Braga
Economia Modulo 1 – 2016/17 CLEAM 3 e 4
BENESSERE E SURPLUS
In seguito a variazioni dei prezzi e/o del reddito, si modifica l’insieme dei panieri ammissibili e, di conseguenza,
cambiano le decisioni di consumo individuali e questo provoca una variazione del benessere dato che il consumatore
si posiziona su una curva di indifferenza diversa da quella iniziale. Poiché ad ogni curva di indifferenza è associato un
livello di utilità è importante stabilire di quanto si modifica il benessere. Essendo l’utilità un concetto ordinale è
tuttavia necessario identificare una diversa misura di benessere che consenta di quantificare, anche in termini
monetari, le variazioni registrate.
Se il consumatore acquista una certa quantità a un dato prezzo è perché questo gli fornisce un beneficio (lo scambio
sul mercato è volontario e avviene se e solo se genera benessere alle parti coinvolte nello scambio) che è quantificabile
in termini monetari tramite il surplus del consumatore. Il surplus misura il beneficio netto che il consumatore ottiene
acquistando sul mercato una data quantità a un dato prezzo. Il surplus è pari all’ammontare di denaro che
compenserebbe il consumatore se non potesse accedere al mercato e non ottenesse il bene.
Il surplus per il consumatore quantifica, in termini monetari, il beneficio del consumo ed è definito come la differenza
tra il beneficio lordo e il costo del consumo (è quindi il beneficio netto del consumo):
Il benefico lordo è la somma massima che il consumatore sarebbe disposto a pagare per ottenere il bene. Dato che, in
corrispondenza di ogni unità di bene, la funzione di domanda, tramite il prezzo, identifica la massima disponibilità a
pagare del consumatore, il beneficio lordo graficamente sarà l’area sotto la funzione di domanda in corrispondenza di
una certa quantità.
Dato il prezzo di mercato, infatti, la funzione di domanda identifica la quantità che il consumatore è disposto ad
acquistare per massimizzare la propria utilità. Se ad esempio il prezzo fosse p1 la quantità domandata dal consumatore
sarebbe x1 e se il consumatore acquistasse x1 unità di bene il beneficio lordo sarebbe l’area del trapezio sotto la
funzione di domanda in corrispondenza della quantità x1 (area blu nella figura). Simmetricamente il costo del consumo
è pari al costo unitario d’acquisto (il prezzo) moltiplicato per la quantità acquistata e graficamente sarà l’area del
rettangolo sotto il prezzo di mercato e delimitato dalla quantità acquistata (area rossa nella figura). La differenza tra le
due aree sarà pari al triangolo sotto la funzione di domanda e sopra il prezzo di mercato e sarà il surplus del
consumatore (area verde nella figura).
p" Beneficio"lordo"
Surplus"del"
consumatore"
p1"
Costo"acquisto"
x 1" x"
La differenza tra la disponibilità a pagare del consumatore per una data unità di bene e il prezzo di mercato è il così
detto surplus marginale.
Infatti, ciascun punto della curva di domanda indica il prezzo che il consumatore è disposto a pagare per quell’unità in
più di bene. Il generico prezzo pi indica il prezzo che il consumatore è disposto a pagare per un’unità marginale xi"
(addizionale) del bene e identifica il beneficio marginale (MB) che il consumatore ottiene dal consumo di quell’unità
di bene. Il prezzo di mercato indica il costo che il consumatore deve sostenere per acquistare quell’unità ed è quindi il
costo marginale (MC). Si avrà quindi che il surplus marginale connesso al consumo di ogni unità è pari a MB-MC.
Il consumatore considererà economicamente conveniente acquistare unità di bene se e solo se il beneficio marginale è
positivo. Si continuerà ad acquistare unità di beni fino al punto in cui il beneficio marginale è nullo.
1"
"
p"
Variazioni del prezzo di mercato del bene modificano le decisioni di acquisto e quindi il surplus del consumatore. In
particolare
- se aumenta il prezzo di mercato, si riduce la quantità domandata e si riduce il surplus. La perdita di benessere
sarà pari all’area sotto la funzione di domanda compresa tra il prezzo iniziale e finale:
p"
!! ""
Perdita"di"benessere":"riduzione"
!! "" del"surplus"del"consumatore"
p"
!! ""
Incremento"di"benessere:"aumento"del"
surplus"del"consumatore"
!! ""
!! ""
" !! "" x"
"
"
Quantificare il surplus e le sue variazioni è utile per effettuare l’analisi del benessere (welfare analysis) che consente
di valutare i costi e i benefici per gli agenti economici delle diverse forme/strutture di mercato e delle politiche
pubbliche la cui introduzione modifica i comportamenti di individui e imprese (si pensi ad esempio all’introduzione di
tasse, sussidi, prezzi minimi o massimi)
"
"
2"
"
Michela Braga
Economia Modulo 1 – 2016/17 CLEAM 3 e 4
Il problema del consumatore – lavoratore consiste nel decidere come allocare ottimamente il proprio tempo totale
disponibile (T) tra due attività:
- il lavoro (L) che è un’attività remunerata il cui consumo genera disutilità => è un “male”
- il tempo libero (N) che è un’attività non remunerata il cui consumo genera utilità => è un “bene”.
A fronte dell’attività remunerata il consumatore percepisce un salario orario pari a w. Le ore di lavoro (l’offerta di
lavoro) sono la differenza tra il tempo totale disponibile e il consumo di tempo libero ovvero sono uguali a L=T-N.
Il consumatore trae inoltre utilità dal consumo di beni di consumo (C) che sono venduti a un prezzo pc.
Le preferenze del consumatore sono quindi sintetizzate da una funzione di utilità U(N,C) che, a seconda che le
preferenze siano convesse o meno, avrà forma diversa. Il benessere individuale aumenta al crescere del consumo di
beni e di tempo libero, la funzione di utilità è quindi crescente in entrambi gli argomenti. Il consumatore sceglie
ottimamente la propria allocazione di tempo libero/lavoro sulla base delle preferenze compatibilmente con i vincoli
che fronteggia che sono rappresentati dal tempo totale a disposizione, dal prezzo dei beni di consumo e dal salario. In
particolare, sulla base dei precedenti vincoli, il vincolo di bilancio identifica le combinazioni di N e C tra cui il
consumatore può scegliere ovvero i panieri (N,C) tali che il valore del consumo è uguale al reddito totale disponibile:
!! ∙ ! = ! ! − ! ! !! ∙ ! + !" = !"
wT = valore della dotazione di tempo libero o REDDITO PIENO: somma di denaro che il consumatore avrebbe se
lavorasse tutte le T ore disponibili.
Nel piano (N,C) il vincolo di bilancio è una retta con equazione
! !"
!=− !+
!! !!
- Intercetta orizzontale: se C=0 N=T => se non si lavora e si consuma tutto il tempo libero, il consumo di beni è
nullo
!"
- Intercetta verticale: se N=0 ! = => se si lavora tutto il tempo disponibile, il consumo è massimo e pari al
!!
reddito pieno diviso per il prezzo del bene di consumo
! !
- Inclinazione: − . Economicamente il valore assoluto dell’inclinazione ( ) è il salario reale ovvero il salario
!! !!
nominale (w) in termini dei beni che possono essere acquistati e rappresenta il costo opportunità di un’ora di
tempo libero ovvero il consumo a cui si deve rinunciare se si consuma un’ora in più di tempo libero. Se si
!
consuma un’ora in più di tempo libero non si percepisce il salario (w) e si deve quindi rinunciare a unità di
!!
beni di consumo.
Il consumatore - lavoratore, dati i gusti (preferenze) sintetizzati della funzione di Utilità (“quello che vorrebbe”)
effettua la sua scelta ottima compatibilmente con il proprio vincolo di bilancio (“quello che può”). Sceglie quindi il
paniere che gli consente di massimizzare la propria utilità, dato il vincolo di bilancio. Formalmente il problema del
consumatore è un problema di massimizzazione vincolata che può essere scritto come:
!"#!!(!, !)
! !"
!"#$!!!! = − ! + !
!! !!
La soluzione grafica e analitica del problema del consumatore è diversa a seconda del tipo di preferenze ovvero a
seconda che si tratti del caso standard con curve di indifferenza convesse o dei casi particolari con curve di
indifferenza lineari (beni sostituti perfetti) o ad angolo retto (beni complementi perfetti).
1"
"
1. CASO GENERALE: PREFERENZE CONVESSE ! MRS DECRESCENTE
La scelta ottima è identificata dal punto di tangenza tra il vincolo di bilancio e la curva di indifferenza più lontana
dall’origine.
Per individuare il paniere ottimo dobbiamo imporre che:
1. sia soddisfatta la condizione di tangenza ! curva di indifferenza e vincolo di bilancio devono avere la stessa
inclinazione
2. il paniere appartenga al vincolo di bilancio.
dove w, pc, T sono dei parametri costanti dati (dei numeri) e le incognite del sistema sono N e C.
Graficamente il paniere ottimo ! = (! ∗ , ! ∗ ) sarà:
C"
E"
C*"
Umax"
!!
N*" ," " T" N"
!!
L*"
Con beni sostituti perfetti le curve di indifferenza sono delle rette dato che la funzione di utilità ha equazione
! !, ! = !" + !".
!" !" !"! !
Poiché !"! = = !, !"! = = ! avremo !"#!" = =
!" !" !"! !
La scelta ottima dipende quindi dal confronto tra l’inclinazione delle curve di indifferenza e l’inclinazione del vincolo
di bilancio.
Si ha quindi una soluzione d’angolo in cui il consumatore riduce al minimo il consumo di bene C (! ∗ = 0) e consuma
tutto il tempo libero di cui dispone ! ∗ = ! ! ! = (!, 0). L’offerta di lavoro è L*=0, il consumatore NON lavora.
! ! !
3) Le curve di indifferenza hanno la stessa inclinazione del vincolo di bilancio: !"#!" = ! =
!! ! !!
Qualsiasi paniere del vincolo di bilancio soddisfa la condizione di tangenza. Si hanno quindi infinite soluzioni interne
coincidenti con il vincolo di bilancio dato che vi sarà una curva di indifferenza che si sovrappone perfettamente al
vincolo di bilancio.
! ! !
1) !"#!" < 2) !"#!" > 3) !"#!" =
!! !! !!
=> N*=0 L*=T => N*=T L*=0 =>INFINITE SOLUZIONI INTERNE
E"
,a/b"
Con beni complementi perfetti le curve di indifferenza sono ad angolo retto con vertici appartenenti alla retta che
definisce il rapporto di complementarietà tra tempo libero e consumo. La funzione di utilità ha equazione ! !, ! =
min! !", !" .
La curva di indifferenza più lontana dall’origine compatibile con il vincolo di bilancio (quella che massimizza l’utilità
del consumatore) è quella che ha il vertice nel punto di intersezione tra il vincolo di bilancio e la retta che definisce il
rapporto di complementarietà.
Per individuare il paniere ottimo dobbiamo imporre che:
1. sia soddisfatto il rapporto di complementarietà
2. sia soddisfatto il vincolo di bilancio.
Dobbiamo quindi risolvere il seguente sistema:
!" = !"
! !"
!! = − ! +
!! !!
3"
"
dove a,b, w, pc, T sono dei parametri costanti dati (dei numeri) e le incognite del sistema sono N e C.
Graficamente il paniere ottimo ! = (! ∗ , ! ∗ ) sarà:
C"
C=a/bN"
!"
"
!!
E" Umax"
C*"
L*"
NB: Se il consumatore possiede reddito da lavoro e reddito non da lavoro (M) (ex: una rendita, un affitto, un’eredità,
una vincita) si modifica il vincolo di bilancio che diventa una spezzata. Il reddito non da lavoro consente di aumentare
l’insieme dei panieri ammissibili dato che, a parità di ore lavorate, aumenta il reddito complessivo.
Il vincolo di bilancio identifica le combinazioni di N e C tra cui il consumatore può scegliere ovvero i panieri (N,C)
tali che il valore del consumo è uguale al reddito da lavoro più il reddito non da lavoro:
! !"!!
!! ∙ ! = ! ! − ! + ! !!! = − !+
!! !!
!
- Intercetta orizzontale: se C=0 ! = ! + >T => I panieri oltre N>T non sono ammissibili
!
!"!!
- Intercetta verticale: se N=0 ! =
!!
- In corrispondenza di N=T il vincolo è una spezzata e ha un punto angoloso con ordinata M/pc dato che, anche
non lavorando, il consumatore può consumare un ammontare positivo di beni pari al reddito non da lavoro
diviso per il prezzo unitario del paniere di consumo
C"
!" + !
"
!!
!
" E"
!!
A"
N"
!
T" !+ "
!
4"
"
Imponendo le condizioni di ottimalità potrebbe accadere che si trovi N*>T (punto A nel grafico precedente).
Tuttavia quella non può essere la soluzione dato che il consumo di tempo libero sarebbe maggiore della dotazione
totale di tempo libero=> in equilibrio l’offerta di lavoro sarà nulla L*=0 mentre la domanda di tempo libero coinciderà
con la dotazione totale N*=T. Si ha quindi una soluzione d’angolo in cui il consumatore consuma tutto il tempo libero
di cui dispone e non offre lavoro (punto E del grafico precedente).
Se esistono due periodi t=0 (periodo corrente) e t=1 (periodo futuro) in ogni periodo il consumatore può consumare
più (meno) del proprio reddito indebitandosi (risparmiando). Il consumatore dispone in ogni periodo di una dotazione
esogena di reddito M0 e M1, e trae utilità dal consumo di panieri di consumo c0 (consumo corrente) e c1 (consumo
futuro) i cui prezzi sono !!! e !!! che assumiamo essere uguali a 1. Risparmiando si può posticipare il consumo,
indebitandosi lo si può anticipare rispetto alle proprie disponibilità economiche. Se si risparmia si consuma meno del
reddito disponibile corrente, se ci si indebita si consuma di più del reddito disponibile corrente.
Le preferenze del consumatore sono sintetizzate dalla funzione di utilità intertemporale U(c0, c1) che a seconda che le
preferenze siano convesse o meno avrà forma diversa. Il benessere del consumatore aumenta all’aumentare del
consumo nei due periodi così che la funzione di utilità è crescente in entrambi gli argomenti. Il valore assoluto
dell’inclinazione della curva di indifferenza è il MRS tra consumo corrente e futuro ovvero il tasso al quale il
consumatore è disposto a scambiare consumo corrente e futuro a parità di benessere ! il numero di unità di consumo
futuro che è disposto a cedere per una unità in più di consumo corrente. Il MRS cattura l’impazienza ovvero
l’importanza relativa che il consumatore attribuisce al consumo presente rispetto a quello futuro, maggiore è il MRS
maggiore è l’impazienza dato che il consumatore è disposto a cedere un numero relativamente maggiore di unità di
consumo futuro in cambio di una unità aggiuntiva di consumo corrente. Il consumatore sceglie ottimamente la propria
allocazione intertemporale di consumo sulla base delle preferenze compatibilmente con i vincoli che fronteggia che
sono rappresentati dal reddito disponibile nei due periodi, dal prezzo dei beni di consumo e dal tasso di interesse. In
particolare, sulla base dei precedenti vincoli, il vincolo di bilancio intertemporale identifica le combinazioni di
consumo corrente e futuro (c0, c1) ammissibili tra cui il consumatore può scegliere dato il suo reddito nei due periodi e
il tasso di interesse (R). I panieri ammissibili sono quei panieri per i quali il valore attuale (il valore presente scontato)
del consumo è uguale al valore attuale (il valore presente scontato) del reddito ovvero
!!! ∙!! !!
!!! ∙ !! + = !! +
!!! !!!
!! !!
!! + = !! +
!!! !!!
- il lato sinistro è il valore attuale del consumo ovvero il valore del consumo corrente più il valore del consumo
futuro scontato il base al tasso di interesse
- il lato destro è il valore attuale del reddito disponibile ovvero il reddito corrente più il reddito futuro scontato
in base al tasso di interesse.
Nel piano (c0, c1), il vincolo di bilancio è una retta con equazione
!! = −(1 + !)!! + (1 + !)!! + !!
!!
- Intercetta orizzontale: se !! = 0 !! = !! + => se in futuro non si consuma nulla, nel periodo corrente si
!!!
!!
può consumare il reddito corrente più il valore attuale del reddito futuro (oggi ci si indebita per ! e domani
!!!
!!
si deve restituire! 1 + ! = !! !=> nel periodo futuro si usa tutto il reddito per ripagare il debito contratto
!!!
oggi)
- Intercetta verticale: se !! = 0 !!! = (1 + !)!! + !! => se oggi non si consuma nulla, nel periodo futuro si
può consumare il reddito futuro più il reddito corrente aumentato degli interessi (se si risparmia il reddito
corrente lo si investe, domani si ha un rendimento pari a (1 + !)!! che va ad incrementare il reddito futuro)
5"
"
- Inclinazione: −(1 + !). Economicamente il valore assoluto dell’inclinazione (1+R) è il costo opportunità del
consumo corrente in termini di consumo futuro (rinunciando domani a (1+R)€ oggi posso consumare 1€ in
più)
Il consumatore, dati i gusti (le preferenze) sintetizzati della funzione di Utilità (“quello che vorrebbe”) effettua la sua
scelta ottima compatibilmente con il proprio vincolo di bilancio (“quello che può”). Sceglie quindi il paniere che gli
consente di massimizzare la propria utilità, dato il vincolo di bilancio. Formalmente il problema del consumatore
risparmiatore è un problema di massimizzazione vincolata che può essere scritto come:
!"#!U(!! , !! )
!"#$!!!! = − 1 + ! !! + 1 + ! !! + !! !!!
La soluzione grafica e analitica del problema del consumatore è diversa a seconda del tipo di preferenze ovvero a
seconda che si tratti del caso standard con curve di indifferenza convesse o dei casi particolari con curve di
indifferenza lineari (beni sostituti perfetti) o ad angolo retto (beni complementi perfetti).
La scelta ottima è identificata dal punto di tangenza tra il vincolo di bilancio e la curva di indifferenza più lontana
dall’origine.
Per individuare il paniere ottimo dobbiamo imporre che:
1. sia soddisfatta la condizione di tangenza ! curva di indifferenza e vincolo di bilancio devono avere la stessa
inclinazione
2. sia soddisfatto il vincolo di bilancio.
dove !, !! , !! !sono dei parametri costanti dati (dei numeri) e le incognite del sistema sono c0 e c1.
Graficamente il paniere ottimo ! = (!! ∗ , !! ∗ ) si può posizionare a destra, sinistra o coincidere con il paniere delle
dotazioni iniziali D=(M0, M1):
6"
"
1) !! ∗ <M0 2) !! ∗ >M0 3) !! ∗ =M0
=> RISPARMIATORE => DEBITORE =>NE’ DEBITORE NE’
RISPARMIATORE
c1" c1"
c1"
Risparmio"" Debito"
Se consumo corrente e futuro sono sostituti le curve di indifferenza sono delle rette dato che la funzione di utilità ha
equazione U(!! , !! ) = !!! ! + !!!
!" !" !"!! !
Poiché !"!! = = !, !"!! = = ! avremo !"#!! ,!! = =
!!! !!! !"!! !
La scelta ottima dipende quindi dal confronto tra l’inclinazione delle curve di indifferenza e l’inclinazione del vincolo
di bilancio intertemporale.
7"
"
Graficamente:
,a/b" ,a/b"
A"
A"
Umax"
E"
,a/b"
c0*" c0" c0"
,(1+R)" c0" ,(1+R)" ,(1+R)"
Se consumo corrente e futuro sono complementi perfetti le curve di indifferenza sono ad angolo retto con vertici
appartenenti alla retta che definisce il rapporto di complementarietà. La funzione di utilità ha equazione U(!! , !! ) =
min! !!! , !!! .
La curva di indifferenza più lontana dall’origine compatibile con il vincolo è quella che ha il vertice nel punto di
intersezione tra il vincolo di bilancio e la retta che definisce il rapporto di complementarietà.
Per individuare il paniere ottimo dobbiamo imporre che:
1. sia soddisfatto il rapporto di complementarietà
2. sia soddisfatto il vincolo di bilancio.
Dobbiamo quindi risolvere il seguente sistema:
!!! = !!!
!!! = − 1 + ! !! + 1 + ! !! + !!
dove !, !! , !! !sono dei parametri costanti dati (dei numeri) e le incognite del sistema sono c0 e c1.
Graficamente il paniere ottimo ! = (!! ∗ , !! ∗ ) si può posizionare a destra, sinistra o coincidere con il paniere delle
dotazioni iniziali D=(M0, M1):
8"
"
1) !! ∗ <M0 2) !! ∗ >M0 3) !! ∗ =M0
=> RISPARMIATORE => DEBITORE => CONSUMO DOTAZIONI
D" ="
M 1" M 1"
M 1"
Si"consuma"il"
Risparmio"" Debito" reddito"disponibile"
NB: Se il tasso di interesse attivo (sui risparmi/prestiti) è diverso da quello passivo (sui debiti) il vincolo di bilancio
diventa spezzato.
Se ad esempio il tasso passivo è maggiore di quello attivo, il vincolo alla destra del punto delle dotazioni iniziali
diventa più inclinato. Un consumatore che prima della variazione era risparmiatore non modifica il proprio
comportamento, al contrario un debitore si.
Simmetricamente se si riduce il tasso attivo, il vincolo alla sinistra del punto delle dotazioni iniziali diventa meno
inclinato. Un consumatore che prima della variazione era debitore non modifica il proprio comportamento, al contrario
un creditore si.
9"
"
Michela Braga
Economia Modulo 1 – 2016/17 CLEAM 3 e 4
Obiettivo: capire come si modifica la domanda di un bene quando varia il prezzo di un bene.
In generale, in seguito alla variazione del prezzo di un bene, il consumatore modifica la domanda del bene
(cambia il paniere d’equilibrio). L’effetto totale (variazione non compensata) in termini di variazione della
domanda di un bene (ET) può essere scomposto in due effetti parziali: l’effetto sostituzione (ES) (variazione
compensata) e l’effetto reddito (ER).
i) ES=misura la variazione della domanda imputabile al fatto che la variazione del prezzo modifica il
prezzo relativo dei due beni e il consumatore sostituisce il bene relativamente più caro con quello
relativamente meno caro => ci si muove lungo la curva di indifferenza originale. L’effetto sostituzione
sulla domanda di un bene agisce sempre in direzione opposta rispetto alla variazione del prezzo del bene.
ii) ER= misura la variazione della domanda imputabile al fatto che la variazione del prezzo modifica il
potere d’acquisto (il reddito reale) dell’individuo. L’effetto reddito agisce in direzione diversa a seconda
che il bene considerato sia un bene normale o inferiore.
La variazione complessiva della domanda sarà quindi pari a ET=ES+ER. Il segno e l’ampiezza della variazione
dipende dal segno e dall’ampiezza dell’ER e dell’ES.
1"
"
1)+2.1): ESx>0 e ERx>0 => ETx>0 " la riduzione del prezzo provoca un aumento della domanda. x
è un bene normale per il quale vale la legge della domanda: all’aumentare del prezzo del bene si
riduce la quantità domandata. La curva di domanda del bene è inclinata negativamente.
1)+2.2):
- Se ESx>0 e ERx<0 con ESx>ERx => ETx>0 " la riduzione del prezzo provoca un aumento della
domanda. x è un bene inferiore per il quale vale la legge della domanda: all’aumentare del prezzo
del bene si riduce la quantità domandata. La curva di domanda del bene è inclinata
negativamente.
- Se ESx>0 e ERx<0 con ESx<ERx => ETx<0 " la riduzione del prezzo provoca una riduzione
della domanda. x è un bene inferiore per il quale non vale la legge della domanda ovvero è un
bene di Giffen. La curva di domanda del bene è inclinata positivamente.
- Se ESx>0 e ERx<0 con ESx=ERx => ETx=0 " la riduzione del prezzo non fa variare la domabda
del bene x.
NB: Per i beni normali ES e ER operano nella stessa direzione => ET è certo. L’ER rafforza l’ES.
Per i beni inferiori ES e ER operano in direzione opposta => ET dipende dall’ampiezza relativa dei due effetti.
L’ER si contrappone/attenua l’ES.
NB: I beni di Giffen sono sempre beni inferiori. I beni inferiori non sono necessariamente beni di Giffen: solo se
ER domina l’ES la curva di domanda è crescente.
NB: Per i beni complementi perfetti se varia il prezzo di un bene si ha solo effetto reddito che coincide con
l’effetto totale => ES=0 ER=ET.
Per i beni sostituti perfetti per capire come agiscono i due effetti si devono distinguere due casi.
1) Se inizialmente il consumatore consuma solo il bene x (cioè si ha MRS > px/py) e in seguito alla variazione del
prezzo del bene x, il rapporto tra i prezzi è tale che il consumatore decide di consumare solo l’altro bene, y, (cioè
risulta che MRS < px/py) allora si ha solo effetto sostituzione che coincide con l’effetto totale => ER=0 e ES=ET
2) Se inizialmente il consumatore consuma solo il bene x (cioè si ha MRS > px/py) e in seguito alla variazione del
prezzo del bene x, il rapporto tra i prezzi è tale che il consumatore decide di consumare ancora solo x, (cioè si ha
ancora MRS > px/py ) allora si ha solo effetto reddito che coincide con l’effetto totale => ES=0 e ER=ET
↓w = se si riduce il salario, il vincolo di bilancio diventa più piatto ruotando facendo perno intorno all’intercetta
orizzontale, si modifica l’insieme dei panieri ammissibili (in questo caso si riduce) e quindi cambia la scelta
ottima dell’individuo. Sottostante la variazione della scelta ottima vi sono i due effetti seguenti:
1) ES: se si riduce il salario, si riduce il costo opportunità del tempo libero. Poiché il tempo libero è
relativamente meno caro, il suo consumo è più attrattivo per il consumatore che tenderà a sostituire il
bene relativamente più caro con quello relativamente meno caro => aumenta la domanda di tempo
libero e si riduce l’offerta di lavoro.
! L’effetto sostituzione sulla domanda di tempo libero è positivo
↑ N=> ESN>0
2) ER: se si riduce il salario, il consumatore è relativamente più povero, a parità di ore lavorate il suo
reddito da lavoro è minore. La domanda di tempo libero varierà in seguito alla variazione del potere
2"
"
d’acquisto in modo diverso a seconda che il tempo libero sia un bene normale o inferiore. In
particolare:
2.1) se N è un bene normale, il consumatore essendo relativamente più povero tenderà a domandare
meno unità del bene => si riduce la domanda di tempo libero e aumenta l’offerta di lavoro
=> L’effetto reddito sulla domanda di tempo libero è negativo
↓ N => ERN<0
2.2) se N è un bene inferiore, il consumatore essendo relativamente più povero tenderà a domandare
più unità del bene => aumenta la domanda di tempo libero e si riduce l’offerta di lavoro
=> L’effetto reddito sulla domanda di tempo libero è positivo
↑ N => ERN>0
Se il tempo libero è un bene normale ES e ER vanno in direzione opposta => l’effetto totale dipende
dall’ampiezza relativa dei due effetti. Se il tempo libero è un bene inferiore ES e ER vanno nella stessa direzione
e l’effetto finale è certo.
1)+2.2): ESN>0 e ERN>0 => ETN>0 " la riduzione del salario provoca un aumento della domanda di
tempo libero e quindi una riduzione dell’offerta di lavoro (↑ N, ↓ L)
↓R: Il vincolo di bilancio intertemporale ruota facendo perno sul paniere delle dotazioni inziali, diventa meno
inclinato e si modifica l’insieme dei panieri ammissibili. Tuttavia, anche in seguito alla variazione del tasso di
interesse, il paniere delle dotazioni iniziali può essere comunque consumato (il paniere delle dotazioni iniziali
appartiene sempre al vincolo di bilancio intertemporale). L’insieme dei panieri ammissibili si modifica in modo
asimmetrico per gli individui debitori e risparmiatori. In particolare, aumentano le opportunità di consumo per i
debitori dato che, a parità di debito corrente, dovranno in futuro restituire una somma di denaro minore e si
riducono le opportunità di consumo per i risparmiatori dato che, a parità di risparmio corrente, in futuro
3"
"
riceveranno una minor remunerazione. Un debitore è quindi relativamente più ricco, un risparmiatore è
relativamente più povero. L’effetto reddito agisce quindi in direzione opposta per debitori e risparmiatori.
!! !
!! !
!! !
!! !
Minori&opportunità&di&consumo& Maggiori&opportunità&di&consumo&
per&i&risparmiatori& per&i&debitori!
La scelta ottima dell’individuo si modifica, ma come variano le decisioni di consumo e risparmio dipende
dall’ampiezza dell’effetto sostituzione e dell’effetto reddito e dal fatto che l’individuo fosse inizialmente un
risparmiatore o un debitore.
1. RISPARMIATORE
a. EFFETTO SOSTITUZIONE: se ↓R, si riduce il costo opportunità del consumo corrente, il consumo
corrente è relativamente meno caro, l’individuo sostituisce il bene relativamente più caro con quello
meno caro aumentando la domanda di consumo corrente e riducendo l’offerta di risparmio
! ↑co => ↓ S: l’effetto sostituzione sul risparmio è negativo: ESs <0 (e l’effetto sostituzione
sul consumo corrente è positivo)
In conclusione l’effetto totale sul risparmio sarà la somma dell’effetto reddito e sostituzione ETS=ESS+ERS e
quindi
! Se il consumo corrente è un bene normale ESS e ERS vanno in direzione opposta e
possiamo avere due casi
ESs <0 e ERs >0 con ES>ER => ETs<0 il risparmio si riduce
ESs <0 e ERs >0 con ES<ER => ETs>0 il risparmio aumenta
4"
"
ESs <0 e ERs >0 con ES=ER => ETs=0 il risparmio non varia
2. DEBITORE
a. EFFETTO SOSTITUZIONE: se ↓R, si riduce il costo opportunità del consumo corrente, il consumo
corrente è relativamente meno caro, l’individuo sostituisce il bene relativamente più caro con quello
meno caro aumentando la domanda di consumo corrente e riducendo l’offerta di risparmio
! ↑co => ↓ S: l’effetto sostituzione sul risparmio è negativo: ESs <0 (e l’effetto sostituzione
sul consumo corrente è positivo)
In conclusione l’effetto totale sul risparmio sarà la somma dell’effetto reddito e sostituzione ET=ES+ER e
quindi
! Se il consumo odierno è un bene normale ES e ER sono entrambi negativi => ETs<0, il
risparmio si riduce
! Se il consumo odierno è un bene inferiore ES e ER vanno in direzione opposta e possiamo
avere due casi
ESs <0 e ERs >0 con ES>ER => ETs<0 il risparmio si riduce
ESs <0 e ERs >0 con ES<ER => ETs>0 il risparmio aumenta
ESs <0 e ERs >0 con ES=ER => ETs=0 il risparmio non varia
In modo simmetrico, considerando le variazioni opposte alle precedenti, gli effetti che avremo possono essere
così sintetizzati
1) Domanda di beni:
Effetti sulla
domanda di x di un ES ER ET Legge della domanda
aumento di px
Beni normali Negativo Negativo Negativo Soddisfatta: aumenta il prezzo e si
riduce la quantità domandata
Beni inferiori non di Negativo Positivo ES>ER Negativo Soddisfatta: aumenta il prezzo e si
Giffen riduce la quantità domandata
Beni di Giffen Negativo Positivo ES<ER Positivo Non Soddisfatta: aumenta il prezzo e
aumenta la quantità domandata
5"
"
2) Domanda di tempo libero e offerta di lavoro:
Effetti sulla
domanda di
tempo libero e
ES ER ET Funzione di offerta
offerta di lavoro
di un aumento di
w
Tempo libero ESN: Negativo ERN :Positivo ES>ER ETN: Negativo Funzione di offerta di lavoro crescente
bene normale ESL: Positivo ERL :Negativo ETL: Positivo in w
Tempo libero ESN: Negativo ERN :Positivo ES<ER ETN: Positivo Funzione di offerta di lavoro
bene normale ESL: Positivo ERL :Negativo ETL: Negativo decrescente in w
Tempo libero ESN: Negativo ERN: Negativo ETN: Negativo Funzione di offerta di lavoro crescente
bene inferiore ESL: Positivo ERL: Positivo ETL: Positivo in w
3) Offerta di risparmio:
3.1) Individuo risparmiatore
Effetti sulla
domanda di
consumo
ES ER ET Legge della domanda
corrente e
offerta di un
aumento di R
c0 bene normale ESc0: Negativo ERc0 :Positivo ES>ER ETc0: Negativo Funzione di risparmio è crescente in R
ESS: Positivo ERS :Negativo ETS: Positivo
c0 bene normale ESc0: Negativo ERc0 :Positivo ES<ER ETc0: Positivo Funzione di risparmio è decrescente in
ESS: Positivo ERS :Negativo ETS: Negativo R
c0 bene inferiore ESc0: Negativo ERc0 : Negativo ETc0: Negativo Funzione di risparmio è crescente in R
ESS: Positivo ERS : Positivo ETS: Positivo
6"
"
Michela Braga
Economia Modulo 1 – 2016/17 CLEAM 3 e 4
L’impresa è un’istituzione che offre beni e servizi domandati dai consumatori: essa acquista fattori produttivi (input)
per trasformarli in altri beni (output) da vendere sul mercato. La produzione identifica il processo di trasformazione
tecnologico degli input in output. Il problema dell’impresa consiste nel dover decidere quale combinazione di input
usare per ottenere il livello di output che le consente di massimizzare il profitto.
Per semplicità assumiamo che gli input a disposizione dell’impresa siamo solo due: lavoro (L (i lavoratori)) e capitale
(K (gli input durevoli che non si esauriscono nel tempo come macchinari, impianti, veicoli, pc...)). Dati gli input, ogni
impresa dispone di una specifica tecnologia che utilizza per trasformarli in output (Q) e questa tecnologia è
sintetizzata dalla funzione di produzione che identifica, per ogni combinazione di input (L,K), il massimo livello di
output producibile e assume la forma Q=F(L,K). La funzione F ha un significato “cardinale” poiché Q indica il
numero di unità di output che l’impresa produce (se Q raddoppia, la quantità prodotta dall’impresa è doppia).
La funzione F è crescente in entrambi gli argomenti dato che all’aumentare degli input utilizzati aumenta l’output (se
L↑, Q↑ e se K↑, Q↑).
La funzione di produzione, matematicamente, è una superficie nello spazio tridimensionale, dove il piano di base
contiene tutte le possibili coppie di input (L,K) e l’asse verticale misura l’output Q. La funzione di produzione può
essere rappresentata anche nel tradizionale piano cartesiano a due dimensioni, ponendo sull’asse delle ascisse il lavoro
e sull’asse delle ordinate il capitale, tramite la mappa degli isoquanti di produzione.
Un isoquanto, rappresenta graficamente l’insieme di tutte le infinite coppie di input (L,K) che consentono di produrre
lo stesso livello di output. Se aumenta il livello di output ci si posiziona su un isoquanto più lontano dall’origine, se si
riduce il livello di output ci si posiziona su un isoquanto più vicino all’origine. Dato un isoquanto, tutte le
combinazioni di input che si posizionano sopra consentono di produrre un livello maggiore di output, tutte le
combinazioni di input che si posizionano sotto consentono di produrre un livello minore di output.
Data la tecnologia, tipicamente le possibilità produttive dell’impresa sono diverse a seconda dell’orizzonte temporale
di riferimento dato che la libertà di scelta è diversa nel breve e nel lungo periodo. In particolare esistono input fissi,
che non possono essere cambiati nell’orizzonte temporale di riferimento e input variabili, che possono essere
cambiati nell’orizzonte temporale di riferimento. Distinguiamo quindi tra breve periodo, un periodo di tempo in cui
un input è variabile (il lavoro) e uno è fisso (il capitale) e lungo periodo, un periodo di tempo in cui entrambi gli input
sono variabili.
Per identificare la combinazione ottima di input da utilizzare per produrre l’output l’impresa considera quanto sono
produttivi gli input. Due misure di produttività sono il:
- Prodotto medio: misura la quantità di output prodotto in media da ogni unità di fattore produttivo:
o Il prodotto medio del lavoro (!"! ) è l’output prodotto (Q) diviso per il numero di lavoratori usati per
!
produrre quell’ammontare (L) : !"! =
!
o Il prodotto medio del capitale (!"! ) è l’output prodotto (Q) diviso per il numero di unità di capitale
!
usate per produrre quell’ammontare (K) : !"! =
!
- Prodotto marginale: misura l’output aggiuntivo prodotto utilizzando una unità in più (l’unità marginale) di
un input, a parità di quantità utilizzata dell’altro input
o Il prodotto marginale del lavoro (!"! ) è la variazione di output (ΔQ) per effetto dell’unità aggiuntiva
!!
di lavoro, diviso per il numero di lavoratori aggiuntivi (ΔL) : !"! = , che per variazioni
!!
!!
infinitesimali di L è pari alla derivata parziale della funzione di produzione rispetto a L => !"! =
!!
o Il prodotto marginale del capitale (!"! ) è la variazione di output (ΔQ) per effetto dell’unità
!!
aggiuntiva di capitale, diviso per il numero di unità aggiuntive di capitale (ΔK) : !"! = , che per
!!
1"
"
variazioni infinitesimali di K è pari alla derivata parziale della funzione di produzione rispetto a K =>
!!
!"! =
!!
Esiste una relazione tra andamento del prodotto marginale di un fattore e andamento del prodotto medio di quel
fattore. In particolare:
- Se !" > !" => AP è crescente: l’ultima unità di input è più produttiva della media e includendola nel
processo produttivo il prodotto medio aumenta;
- Se !" < !" => AP è decrescente: l’ultima unità di input è meno produttiva della media e includendola nel
processo produttivo il prodotto medio si riduce;
- Se !" = !" => AP è costante: l’ultima unità di input è produttiva tanto quanto la media e includendola nel
processo produttivo il prodotto medio non varia.
Graficamente avremo che quando la funzione del prodotto marginale si trova sopra la funzione del prodotto medio, il
prodotto medio è crescente, quando la funzione del prodotto marginale si trova sotto la funzione del prodotto medio, il
prodotto medio è decrescente. Le due funzioni si intersecano in corrispondenza del punto stazionario della funzione
del prodotto medio. Questo vale sia per il fattore lavoro sia per il fattore capitale. Considerando, ad esempio, il fattore
lavoro si avrà:
MP"
AP"
L*" L"
L’andamento del prodotto marginale di un fattore al variare di quel fattore definisce i rendimenti marginali del
fattore ovvero il tasso al quale varia l’output se varia la quantità utilizzata di quel fattore a parità di quantità usata
dell’altro. I rendimenti marginali di un fattore sono una proprietà della tecnologia nel momento in cui varia la quantità
usata di un fattore, a parità della quantità usata dell’altro. I rendimenti marginali possono essere definiti sia nel breve
sia nel lungo periodo. In particolare si avrà che se
- !" è crescente => si hanno rendimenti marginali crescenti ! se aumenta la quantità utilizzata dell’input in
una data proporzione, l’output aumenta più che proporzionalmente ! l’output aumenta a un tasso crescente;!
!
- !" è decrescente => si hanno rendimenti marginali decrescenti ! se aumenta la quantità utilizzata dell’input
in una data proporzione, l’output aumenta meno che proporzionalmente ! l’output aumenta a un tasso
decrescente;!
!
- !" è costate => si hanno rendimenti marginali costanti ! se aumenta la quantità utilizzata dell’input in una
data proporzione, l’output aumenta nella stessa proporzione ! l’output aumenta a un tasso costante.!
Saggio Marginale di Sostituzione Tecnica tra L e K= misura il tasso al quale l’impresa può sostituire K con L a
parità di output. Se partiamo da una data combinazione di input A=(LA,KA) con cui l’impresa produce il livello di
output !, se i due input sono sostituibili nel processo produttivi è sempre possibile raggiungere una combinazione di
input B=(LB,KB) che si posiziona sullo stesso isoquanto riducendo il capitale utilizzato di un ammontare ΔK= KB - KA
e aumentando il lavoro di un ammontare ΔL=LB - LA. Se si considerano variazioni ΔL!e ΔK sufficientemente piccole
possiamo definire il saggio marginale di sostituzione tecnica tra L e K (MRTSLK) come il tasso al quale l’impresa può
sostituire i due input a parità di output ovvero:
ΔK
MRTS!" = −
ΔL
Poiché se ΔL > 0, ΔK < 0 e se ΔL < 0, ΔK > 0 il MRTS è un numero positivo. Per variazioni infinitesimali di L e K,
!!
lungo un isoquanto identifica la pendenza dell’isoquanto (l’inclinazione della retta tangente in ogni singolo punto)
!!
-MPK ΔK = MPL ΔL
!! !"!
− =
!! !"!
!"!
!"T!!" =
!"!
" Il MRTS è quindi l’opposto della pendenza dell’isoquanto in un punto ed è uguale al rapporto tra il prodotto
marginale del lavoro e il prodotto marginale del capitale.
Il MRTS è una proprietà specifica di ogni tecnologia: imprese diverse hanno tecnologie diverse e avranno diverse
forme del MRTS. In particolare avremo:
Muovendosi verso destra lungo l’isoquanto il MRTS diminuisce progressivamente riflettendo l’abbondanza relativa
dei due fattori. Questa proprietà è soddisfatta dalle funzioni di produzione Cobb – Douglas che hanno la generica
equazione ! = ! !, ! = AL! K ! con α, β > 0 dove A è un generico parametro che identifica il progresso
tecnologico (se A ↑, a parità di L e K si può produrre una quantità maggiore di output).
!! !!
Con questa funzione di produzione i prodotti marginali sono MP! = = AαL!!! K ! e MP! = = AβL! K !!! e
!! !!
quindi:
3"
"
!"! AαL!!! K ! ! !
!"T!!" = = =
!"! AβL! K !!! ! !
Date due combinazioni di input A e B che consentono di produrre lo stesso livello di output Q0 se MRTSA>MRTSB
possiamo concludere che in A, K è relativamente abbondante e L è relativamente scarso, l’impresa è disposta a cedere
“tante” unità di K in cambio di una unità aggiuntiva di L e il MRTS è elevato. Viceversa in B, K è relativamente
scarso e L è relativamente abbondante, l’impresa è disposta a cedere “poche” unità di K in cambio di una unità
aggiuntiva di L e il MRTS è basso. Dalla mappa degli isoquanti rappresentata notiamo che posizionandosi su
isoquanti più lontani dall’origine l’output aumenta: Q1>Q0.
K"
Q0"
Q1"
A"
B"
."MRTSA"
"
.MRTSB" L"
2) Isoquanti con input L e K sostituti perfetti se MRTSLK è costante => l’impresa può sostituire nel proprio
processo produttivo i due input sempre allo stesso tasso.
In particolare sapendo che una unità di L consente di produrre a unità di output e una unità di K consente di produrre b
unità di output la funzione di produzione sarà ! = ! !, ! = !" + !" e dato un generico livello di produzione ! il
! !
generico isoquanto avrà equazione ! = − ! + .
! !
I prodotti marginali saranno MPL=a (l’utilizzo di una unità aggiuntiva di L provoca una variazione di output pari ad a)
e MPK=b (l’utilizzo di una unità aggiuntiva di K provoca una variazione di output pari ad b) così che il saggio
!
marginale di sostituzione tecnico è !"#$ = .
!
La mappa degli isoquanti è un fascio di rette con coefficiente angolare pari a –a/b
K"
Q 2"
Q 1"
QO"
!!
= −!/!" L"
!!
4"
"
3) Isoquanti con L e K input complementi perfetti (non sostituibili) se MRTSLK non è definito in corrispondenza
del rapporto di complementarietà => l’impresa per produrre deve utilizzare sempre la combinazione di input che
soddisfa il rapporto di complementarietà senza possibilità di sostituzione.
In particolare, sapendo che per produrre una unità di output servono b unità di L e a unità di unità di K, il rapporto di
! ! !
complementarietà sarà ! = ! da cui otteniamo = così che la funzione di produzione può essere scritta come
! ! !
! !
! = ! !, ! = !"# , !ed è rappresentabile come un fascio di angoli retti con vertici sulla retta che definisce il
! !
rapporto di complementarietà.
MRTS"infinito""
!
!= !!
!
K"
2a" Q1"
Q0"
a"
MRTS"non"definito"" MRTS=0"
Se, partendo da una data combinazione di input con cui si ottiene un dato livello di output, l’impresa varia la quantità
usata di tutti gli input nella stessa proporzione cambia la scala di produzione e sicuramente la produzione aumenta ma
può aumentare più o meno proporzionalmente a seconda del tipo di Rendimenti di Scala.
I Rendimenti di Scala sono una proprietà della funzione di produzione e definiscono il tasso al quale varia la
produzione se tutti gli input variano nella stessa proporzione λ (il tasso di variazione degli input) generando un output
pari a F(λL, λK). Avremo quindi:
1) Rendimenti di Scala Costanti se variando tutti gli input nella stessa proporzione λ, l’output varia nella stessa
proporzione λ (raddoppiando gli input, l’output raddoppia, triplicandoli triplica e così via) ! F(λL, λK)=λ F(L, K)
2) Rendimenti di Scala Crescenti se variando tutti gli input nella stessa proporzione λ, l’output varia più che
proporzionalmente (raddoppiando gli input, l’output più che raddoppia, triplicandoli più che triplica e così via) !
F(λL, λK)>λ F(L, K)
3) Rendimenti di Scala Decrescenti se variando tutti gli input nella stessa proporzione λ, l’output varia meno che
proporzionalmente (raddoppiando gli input, l’output aumenta meno del doppio, triplicandoli aumenta meno del triplo
e così via) ! F(λL, λK)<λ F(L, K)
I rendimenti marginali di una funzione indicano il tasso al quale varia l’output se varia la quantità utilizzata di un
solo input, a parità di quantità utilizzata dell’altro input. I rendimenti marginali dei fattori sono calcolabili sia nel
breve sia nel lungo periodo.
I rendimenti di scala di una funzione indicano il tasso al quale varia l’output se si varia nella stessa proporzione (λ) la
quantità utilizzata di entrambi gli input. I rendimenti di scala sono calcolabili solo nel lungo periodo perché solo nel
lungo periodo entrambi gli input sono variabili.
5"
"
A seconda del fatto che gli input siano sostituti con tasso decrescente, sostituti perfetti o complementi l’andamento dei
rendimenti marginali e di scala sarà diverso.
1) Con una funzione di produzione Cobb – Douglas: ! !, ! = !!! !! !i rendimenti marginali di un fattore dipendono
dall'esponente di quel fattore e indicano l’andamento del prodotto marginale di quel fattore.
!"
Per il lavoro: !"! = = AαL!!! K ! e quindi:
!"
!"
Analogamente per il capitale: !"! = = AβL! K !!! e quindi
!"
1. se !<1 ho rendimenti marginali decrescenti del capitale <=> MPK decrescente in K
2. se !=1 ho rendimenti marginali costanti del capitale <=> MPK costante in K
3. se !>1 ho rendimenti marginali crescenti del capitale<=> MPK crescente in K
Per stabilire il tipo di rendimenti di scala devo confrontare ! !", !" = ! !" ! (!!)! = !!!!! !! !! con
!! !, ! = !"!! !! .
I rendimenti di scala dipendono quindi dalla somma degli esponenti della funzione Cobb-Douglas:
1. se ! + ! < 1 ho rendimenti di scala decrescenti <=> Diseconomie di scala <=> AC crescenti <=> MC>AC
2. se ! + ! = ho rendimenti di scala costanti <=> non esiste effetto scala <=> AC costanti <=> MC=AC
3. se ! + ! > 1 ho rendimenti di scala crescenti <=> Economie di scala <=> AC decrescenti <=> MC<AC
NB: A riprova del fatto che non esisae alcuna relazione tra rendimenti marginali dei fattori e rendimenti di scala si noti
che dato che ! > 0 e ! > 0 se almeno uno dei due fattori presenta rendimenti marginali costanti o crescenti, allora i
rendimenti di scala saranno sicuramente crescenti. Se invece entrambi i fattori presentano rendimenti marginali
decrescenti, allora i rendimenti di scala possono essere decrescenti, costanti o crescenti a seconda della loro somma.
2) Con input sostituti con funzione di produzione : ! !, ! = !" + !" con a>0 , b>0 i prodotti marginali dei fattori
sono costanti
!"
!"! = =!
!"
!"
!"! = =!
!"
e ho quindi rendimenti marginali del fattore lavoro e del fattore capitale costanti.
Anche i rendimenti di scala sono costanti poiché : ! λ!, λ! = !λ! + !λ! = ! !" + !" ≡ !"(!, !)
! !
3) Con input complementi con funzione di produzione ! !, ! = !"# , !!con a>0 , b>0 i prodotti marginali dei
! !
fattori sono nulli
!"
!"! = =0
!"
!"
!"! = =0
!"
!" !" ! !
I rendimenti di scala sono costanti poiché : ! λ!, λ! = !"# , = !"#$ , ≡ !"(!, !)
! ! ! !
6"
"
Michela Braga
Economia Modulo 1 – 2016/17 CLEAM 3 e 4
Data la tecnologia, l’impresa sceglie la combinazione di input efficiente (l’input mix ottimale) ovvero quella che
minimizza i costi dato l’obiettivo di produzione.
I costi economici connessi alla produzione di un certo livello di output (Q) indicano la spesa totale che l’impresa
sostiene complessivamente per produrre l’output. Essi includono tutte le spese per i fattori produttivi e corrispondono
al costo opportunità dell’utilizzo dei fattori produttivi. Se indichiamo con FC i costi fissi (il costo degli input che non
variano al variare dell’output prodotto) e con VC(Q) i costi variabili (il costo degli input che variano al variare
dell’output prodotto), i costi totali di produzione saranno TC(Q)=FC+VC(Q).
La scelta per l’impresa è diversa a seconda dell’orizzonte temporale di riferimento in quanto le possibilità di scelta
sono diverse: minori nel breve periodo e maggiori nel lungo periodo. In particolare, nel breve periodo un solo input è
variabile e, dato il livello di output e la quantità esistente dell’input fisso, il livello dell’input variabile è univocamente
definito. Al contrario, nel lungo periodo tutti gli input sono variabili e il loro livello d’impiego dipende dalle decisioni
dell’impresa in base ai costi.
BREVE PERIODO
Nel breve periodo il capitale è fisso al livello ! = !, mentre il lavoro è variabile. Data la funzione di produzione
Q=F(L,K), l’impresa ha un obiettivo di produzione ! e sceglie il livello di lavoro (LE) che le consente di produrre
l’output scelto.
Dato ! = !, l’impresa sceglie LE tale che ! !! , ! = !. LE rappresenta la domanda di lavoro, la domanda dell’input
variabile da parte dell’impresa nel breve periodo e ! = !! , ! è la combinazione di input usata per produrre l’output
obiettivo.
!!(!, !) = !
E"
!"
! ! = !! "
!
!=! !
!! "
LE " L"
Se w è il salario, il costo di una unità di lavoro, il costo variabile di breve periodo per produrre ! sarà !"! !! =
!!! e il costo totale di breve periodo sarà !"! ! = !" + !"! !! = !" + !!! .
Se aumenta il capitale a disposizione dell’impresa nel breve periodo, a parità di output obiettivo, è necessaria una
minore quantità di lavoro e quindi il costo variabile totale di breve periodo si riduce. Infatti se ! ! > !, !!! < !! =>
!"! !! ! = !!!! < !"! !! = !!!
K"
!! "
E’"
! ′"
!
E"
!"
!
1"
"
È possibile costruire la funzione di costo che identifica il costo totale di produzione per ogni possibile livello di
output Q dato !. La domanda di lavoro sarà quindi definita al variare del livello di output come L*=L*(Q) e i costi
variabili varieranno al variare di Q così che la funzione di costo variabile sarà!!"(!) = !! ∙ !∗ (!)!e la funzione di
costo totale sarà !" ! = !" + ! ∙ !∗ (!)
LUNGO PERIODO
Nel lungo periodo sia il lavoro sia il capitale sono variabili. L’impresa può scegliere tra le infinite coppie di L e K che
si posizionano sull’isoquanto obiettivo quella con cui produrre l’output obiettivo !.
L’obiettivo di ogni impresa è produrre la quantità desiderata di output (l’obiettivo di produzione) con il metodo di
produzione efficiente ovvero con la combinazione di input che minimizza i costi economici (in modo da avere
efficienza economica nella produzione).
Se il salario (w) è il costo di una unità di lavoro e il tasso di interesse (r) è il costo di una unità di capitale, i costi
variabili di lungo periodo saranno la somma del costo del lavoro (wL) e del costo del capitale (rK): ! = !" + !". Nel
piano (L,K), al variare di C la precedente equazione identifica un fascio di rete (la mappa degli isocosti) con:
- Intercetta orizzontale: ! = !/! => massima quantità utilizzabile di lavoro se non si usa capitale e si spende C
- Intercetta verticale: !! = !/! => massima quantità utilizzabile di capitale se non si usa lavoro e si spende C
- Inclinazione: -w/r => tasso al quale l’impresa può sostituire K con L a parità di costo totale.
Dato un generico isocosto, le combinazioni di input al di sopra sono più costose, quelle al di sotto meno => isocosti
più lontani dall’origine sono associati a un costo totale di produzione maggiore.
Se cambia il prezzo degli input la mappa degli isocosti cambia inclinazione. In particolare,
- Se aumenta w e/o si riduce r la mappa degli isocosti diventa più inclinata;
- Se si riduce w e/o aumenta r la mappa degli isocosti diventa più piatta.
Formalmente il problema dell’impresa è un problema di minimizzazione vincolata che può essere scritto come:
La soluzione grafica e analitica del problema dell’impresa è diversa a seconda del tipo di funzione di produzione
ovvero a seconda che si tratti del caso standard con isoquanti convessi o dei casi particolari con isoquanti lineari (input
sostituti perfetti) o ad angolo retto (input complementi perfetti).
La combinazione efficiente di input E=(L*,K*) è identificata dal punto di tangenza tra l’isoquanto obiettivo e
l’isocosto più vicino all’origine.
dove L e K sono le incognite, mentre w, r e !! sono dei numeri dati. Graficamente la combinazione efficiente di input
E=(L*,K*), la domanda di input di lungo periodo, sarà:
2"
"
K"
!! "
E"
K*" C2%
C1%
Cmin%
L*" !!
*" " L"
!
!"!
- è l’incremento di prodotto per ogni € in più che l’impesa spende in lavoro: con un € si possono acquistare
!
!"!
1/w unità di lavoro, ogni unità di lavoro genera un incremento di prodotto pari a !"! => è il prodotto
!
marginale dell’ultima unità di denaro speso per il L
!"!
- è l’incremento di prodotto per ogni € in più che l’impesa spende in capitale: con un € si possono
!
!"!
acquistare 1/r unità di capitale, ogni unità di capitale genera un incremento di prodotto pari a !"! => è il
!
prodotto marginale dell’ultima unità di denaro speso per il K
Se la soluzione è interna, in corrispondenza della combinazione efficiente di input l’impresa non ha incentivo a
riallocare le risorse tra i fattori produttivi L e K perché, al margine, gli impieghi alternativi delle risorse sono
ugualmente produttivi ! il prodotto marginale di ogni € speso in lavoro (il lato sinistro dell’eguaglianza) è uguale
prodotto marginale di ogni € speso in capitale (il lato destro dell’eguaglianza).
!"! !"!
Se viceversa in corrispondenza di una combinazione di input si ha che ≠ l’impresa potrebbe produrre lo
! !
stesso ammontare di output spendendo meno semplicemente riallocando le risorse dall’input con prodotto marginale
per € minore a quello con prodotto marginale per € maggiore. In particolare se:
!"! !"!
- < l’impresa avrà incentivo a riallocare le risorse da L a K, riducendo la domanda di L e aumentando
! !
la domanda di K ! al margine l’investimento di una unità di denaro in K è relativamente più produttivo
l’investimento di una unità di denaro in L, è economicamente efficiente riallocare le risorse tra i due input.
!"! !"!
- > l’impresa avrà incentivo a riallocare le risorse da K a L, riducendo la domanda di K e aumentando
! !
la domanda di L ! al margine l’investimento di una unità di denaro in L è relativamente più produttivo
l’investimento di una unità di denaro in K, è economicamente efficiente riallocare le risorse tra i due input.
3"
"
2. ISOQUANTI NON CONVESSI
Se gli input sono sostituti perfetti gli isoquanti sono delle rette dato che la funzione di produzione ha equazione
!" !" !"! !
! !, ! = !" + !". Poiché !"! = = !, !"! = = ! avremo !"#$!" = = .
!" !" !"! !
La combinazione efficiente di input è identificata dal confronto tra l’inclinazione della mappa degli isocosti (-w/r) e
l’inclinazione dell’isoquanto obiettivo (-a/b).
Si ha una soluzione d’angolo in cui l’impresa riduce al minimo la domanda di K e utilizza solo L, dato che al margine
l’investimento di una unità di denaro in L è sempre relativamente più produttivo dell’investimento di una unità di
denaro in K ! è economicamente efficiente riallocare le risorse produttive a favore del lavoro !!! = !∗ , 0 =
!
( , 0)
!
! ! !
1) !"#$!" > 2) !"#$!" < 3) !"#$!" =
! ! !
! ! =>INFINITE SOLUZIONI INTERNE
=> L*= >0 K*=0 => L*=0 K*= >0
! !
K"
*w/r"
K" K"
E"
!! " K*"
*w/r" Cmin"
*w/r"
!! "
Cmin" !! "
E" Cmin"
4"
"
2.2 L e K INPUT COMPLEMENTI PERFETTI ! MRS NON DEFINITO IN CORRISPONDENZA DEL
RAPPORTO DI COMPLEMENTARIETA’
Con input complementi perfetti gli isoquanti sono ad angolo retto con vertici appartenenti alla retta che definisce il
! !
rapporto di complementarietà. La funzione di produzione ha equazione ! !, ! = min! , .
! !
L’isocosto più vicino all’origine è quello sul quale si posiziona il vertice dell’isoquanto obiettivo. Per individuare la
combinazione efficiente di input dobbiamo imporre che:
! !
=
! !
!! !, ! = !
dove a,b,!! sono dei parametri costanti dati (dei numeri) e le incognite del sistema sono L e K.
Graficamente la combinazione efficiente di input che definisce la domanda di input ! = (!∗ , ! ∗ ) sarà:
K" !! "
K=a/b"L"
E"
K*"
Cmin"
Data la combinazione efficiente di input E=(L*, K*), il costo variabile di lungo periodo per produrre ! sarà
!" !! = ! ∙ !∗ + ! ∙ ! ∗ e il costo totale di lungo periodo sarà !" ! = !" + !" !! = !" + ! ∙ !∗ + ! ∙ ! ∗ .
È possibile costruire la funzione di costo che identifica il costo totale di produzione per ogni possibile livello di
output Q. La domanda di lavoro sarà quindi definita al variare del livello di output come L*=L*(Q), la domanda di
capitale sarà definita al variare del livello di output come K*=K*(Q) e i costi variabili varieranno al variare di Q così
che la funzione di costo variabile sarà!!" ! = !! ∙ !∗ ! + !! ∙ ! ∗ ! .
Costi medi = costo per unità di output prodotto. Sono definiti come il rapporto tra i costi totali e il numero di unità di
!"(!)
output prodotte => !" ! =
!
5"
"
Costi marginali = misurano la variazione di costo totale conseguente alla produzione di una unità in più (l’unità
marginale) di output. Sono definiti come il rapporto tra la variazione dei costi totali conseguente alla produzione
!"#(!)
dell’unità marginale (ΔTC(Q)) e la variazione di output (ΔQ) => !" ! = e per variazioni infinitesimali di Q
!"
!"#(!)
sono pari alla derivata della funzione di costo rispetto a Q => !" ! = .
!"
Al variare della quantità prodotta, l’impresa cambia la scala di produzione e questo si ripercuote sui costi medi di
produzione.
L’andamento della curva di costi di lungo periodo dipende dalle proprietà della tecnologia e dal tipo di rendimenti di
scala che caratterizzano la funzione di produzione.
In particolare:
- Se i AC sono costanti rispetto all’output Q, non esiste effetto scala e la tecnologia ha rendimenti di scala
costanti: aumentando gli input in una data proporzione λ, i costi totali aumentano nella stessa proporzione λ e
l’output aumenta nella stessa proporzione λ => i costi medi non variano ! la spesa per gli input aumenta alla
stessa velocità dell’output
Esiste una relazione tra andamento dei costi marginali e andamento dei costi medi. In particolare:
- Se !" > !" => AC sono crescenti: produrre l’ultima unità di output (unità marginale) costa più di quanto in
media costa produrre le unità precedenti e includendo l’unità marginale nel processo produttivo il costo medio
di produzione aumenta;
- Se !" < !" => AC sono decrescenti: produrre l’ultima unità di output (unità marginale) costa meno di
quanto in media costa produrre le unità precedenti e includendo l’unità marginale nel processo produttivo il
costo medio di produzione si riduce;
- Se !" = !" => AC sono costanti: produrre l’ultima unità di output (unità marginale) costa esattamente
quanto in media costa produrre le unità precedenti e includendo l’unità marginale nel processo produttivo il
costo medio di produzione non varia
Graficamente avremo che la funzione di costi marginali e costi medi si intersecano in corrispondenza del minimo dei
costi medi. Il livello di output che minimizza i costi medi definisce la scala efficiente di produzione, Q* .
6"
"
MC"
AC","
MC"
AC"
ACmin%
Q*" Q"
AC"decrescenti,"MC<AC,"Rendimenti" AC"crescenti,"MC>AC,"Rendimenti"di"scala"
di"scala"crescenti,"Economie"di"Scala" decrescenti,"Diseconomie"di"Scala"
AC"costanti"="ACmin,"MC=AC,"Rendimenti"di"scala"
costanti,"Non"esiste"effetto"di"Scala"
Il costo marginale di produzione per l’impresa è quindi uguale al prezzo di ciascun input diviso per il suo prodotto
marginale.
!"! !!
Poiché in equilibrio l’impresa sceglie una combinazione di input tale che = riarrangiando la condizione di
!"! !
! !!
ottimo abbiamo che = = !!.
!"! !"!
Ad esempio:
Se ↑w, il lavoro è relativamente più caro del capitale, si sostituisce lavoro con capitale, ci si muove lungo l’isoquanto
obiettivo verso sinistra => ↓L, ↑K
Se ↑r, il capitale è relativamente più costoso del lavoro, si sostituisce capitale con lavoro, ci si muove lungo
l’isoquanto obiettivo verso destra => ↑L, ↓K
In entrambi i casi però a parità di output i costi totali di produzione aumentano.
7"
"
Michela Braga
Economia Modulo 1 – 2016/17 CLEAM 3 e 4
L’impresa, data la tecnologia, sceglie la combinazione di input efficiente che minimizza i costi dato l’obiettivo di
produzione. L’obiettivo di produzione, a sua volta, viene scelto in modo da massimizzare il profitto.
Consideriamo il problema della decisione di offerta (se e quanto produrre) di un’impresa price taker, ovvero
un’impresa che non ha potere di mercato e non può influenzare il prezzo del prodotto che vende/produce. Indichiamo
con ! = ! il prezzo di mercato del bene, esogenamente dato per la singola impresa. Un’impresa price taker, al prezzo
di mercato, può vendere qualsiasi quantità di bene così che la curva di domanda fronteggiata dalla singola impresa è
orizzontale (perfettamente elastica). L’impresa prende il prezzo di mercato per dato e, a quel prezzo, deve decidere
se/quanto offrire sulla base dei profitti.
Il profitto (∏) dell’impresa è la differenza tra i ricavi totali (TR(Q)) e costi totali (TC(Q)).
I ricavi totali sono pari al prezzo unitario moltiplicato per la quantità venduta: !R Q = !!
I costi totali corrispondono alla funzione di costo costruita risolvendo il problema della scelta della combinazione
efficiente di input dell’impresa.
La funzione di profitto, al variare del livello dell’output Q, sarà !Π(Q) = TR Q − TC(Q) = !! − TC(Q)
! Per un’impresa il beneficio derivante dalla produzione è il ricavo TR(Q), mentre il costo connesso al produrre è
il costo totale di produzione TC(Q)
!" ! !!
! Il ricavo medio per unità di prodotto è !" = = = ! => per un’impresa price taker il ricavo medio
! !
coincide con il prezzo di mercato e con la funzione di domanda fronteggiata dalla singola impresa
!" !
! Il costo medio per unità di prodotto è !" =
!
1) Decisone di produzione: trattandosi di una decisione del tipo tutto/niente (produrre o non produrre) l’impresa
produce se e solo se i profitti sono positivi " se il beneficio netto del produrre è positivo:
Π = TR Q − TC Q = !! − TC Q > 0
Dividendo entrambi i membri per la quantità otteniamo una relazione in termini di grandezze medie ovvero:
Π TR Q − TC Q TR Q TC Q !! TC Q
= = − = − >0
! ! ! ! ! !
"
!" > !"
"
! > !"
2) Decisone di quanto produrre: trattandosi di una decisione di livello, l’impresa produce il livello di output che le
consente di massimizzare i profitti. L’impresa, per identificare il livello di output ottimale, confronta i benefici
marginali con i costi marginali connessi con la produzione.
Il Ricavo marginale rappresenta il beneficio marginale connesso alla produzione. I ricavi marginali misurano la
variazione dei ricavi totali conseguente alla produzione/vendita di una unità in più (l’unità marginale) di output. Sono
definiti come il rapporto tra la variazione dei ricavi totali conseguente alla produzione dell’unità marginale (ΔTR(Q))
!"#(!)
e la variazione di output (ΔQ) ovvero !" ! = e per variazioni infinitesimali di Q sono pari alla derivata
!"
!"#(!) !(!!)
della funzione di ricavo rispetto a Q => !" ! = = = !. Per un’impresa price taker il ricavo marginale
!" !"
1"
"
coincide con il prezzo di mercato e quindi con la funzione di ricavo medio e di domanda fronteggiata dalla singola
impresa.
I Costi marginali rappresentano il costo marginale connesso alla produzione. I costi marginali misurano la variazione
di costo totale conseguente alla produzione di una unità in più (l’unità marginale) di output. Sono definiti come il
rapporto tra la variazione dei costi totali conseguente alla produzione dell’unità marginale (ΔTC(Q)) e la variazione di
!"#(!)
output (ΔQ) => !" ! = e per variazioni infinitesimali di Q sono pari alla derivata della funzione di costo
!"
!"#(!)
rispetto a Q => !" ! = .
!"
L’impresa continua a produrre fino al punto in cui i ricavi derivanti dalla produzione/vendita di un’ulteriore unità di
output è maggiore del costo che l’impresa deve sostenere per produrre quest’ulteriore unità di output.
!" ! = !" !
e, nel caso dell’impresa price taker, si ha che
! = !" ! .
REGOLA DI MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO: l’impresa produce un livello di output QE che le consente di
massimizzare il profitto al prezzo di mercato. In corrispondenza del livello ottimo di output (la quantità offerta) si ha
che MR=MC ! ! = !".
Graficamente la scelta ottima per l’impresa sarà il livello QE in corrispondenza del quale la funzione dei costi
marginali interseca la funzione dei ricavi marginali che coincide con il prezzo di mercato
2"
"
MC"
AC"
!̅ " AR=MR=d"
AC(QE)&
profitto"
ACmin&
!
Π = !! ! − !" ! ! ! ! = (! − !" ! ! )! !
e graficamente sarà pari all’area del rettangolo sotto il prezzo di mercato e sopra il costo medio in corrispondenza
della quantità prodotta QE.
È possibile costruire la funzione di offerta dell’impresa che identifica la quantità offerta per ogni possibile livello di
prezzo. Imponendo la condizione per la massimizzazione del profitto (MR=MC) per ogni possibile livello di prezzo
otteniamo la funzione di offerta che coincide con la curva dei costi marginali per valori di prezzo maggiori o uguali al
minimo del costo medio ed è nulla per valori di prezzo inferiori al minimo del costo medio.
La funzione di offerta della singola impresa price taker nel mercato sarà:
! = !" ! !!!!!!!!"!! ≥ !"!"#
! ! =
! = 0!!!!!!!!!!!!!!!!!!"!! < !"!"#
S=MC"
P,AC","MC"
AC"
ACmin&
Q*" Q"
3"
"
NB: Ricordando che la funzione di offerta indica il prezzo minimo che l’impresa chiede per vendere il proprio
prodotto è naturale che essa coincida con la funzione di costo marginale che identifica il costo per produrre una unità
aggiuntiva.
Se varia il prezzo unitario degli input, cambiano i costi di produzione, cambiano i costi marginali e quindi cambia la
funzione di offerta. In particolare,
- Se aumenta w e/o r, aumentano i costi di produzione, aumentano i costi marginali => la funzione MC si sposta
verso l’alto e di conseguenza anche la funzione di offerta dell’impresa " si riduce l’offerta " dato che
aumentano i costi per produrre ogni livello di Q, aumenta il prezzo richiesto dall’impresa per vendere quella
quantità;
- Se si riduce w e/o r, si riducono i costi di produzione, si riducono i costi marginali => la funzione MC si
sposta verso il basso e di conseguenza anche la funzione di offerta dell’impresa " aumenta l’offerta " dato
che si riducono i costi per produrre ogni livello di Q, si riduce il prezzo richiesto dall’impresa per vendere
quella quantità.
NB: Dato che la funzione di costo è diversa nel breve e nel lungo periodo, anche le funzioni di offerta saranno diverse
nei due orizzonti temporali. In generale la funzione di offerta è più elastica nel lungo periodo (la curva è più piatta)
poiché il costo di produzione di lungo è inferiore al costo di produzione di breve periodo.
SURPLUS DEL PRODUTTORE: quantifica in termini monetari il beneficio che l’impresa ha dal produrre/vendere
una data quantità a un dato prezzo. E’ definito come la differenza tra i ricavi totali e i costi totali evitabili.
!" = !" ! − !"#$%&'(%)% = !" ! − !" ! − !"#$%&'(%)%
Si differenzia dal profitto che è definito come la differenza tra i ricavi totali e tutti i costi sostenuti dall’impresa
(evitabili e irrecuperabili)
!
Π = !" ! − !" ! − !"#!"#$%"&" − !"##$%&'#()"*"
! Se non vi sono costi irrecuperabili il surplus del produttore coincide con il profitto;
! Graficamente il SP è l’area al di sopra della funzione di offerta e al di sotto del prezzo in corrispondenza della
quantità offerta
SP"
p"
S=MC"
p=MR"
QE" Q"
Il mercato del generico bene è in equilibrio, sia nel breve sia nel lungo periodo, se la domanda di mercato è uguale
all’offerta e non vi sono eccessi di domanda e/o offerta.
Lato della domanda: assumendo che vi sia un numero elevato di consumatori identici, ognuno di essi avrà una
funzione di domanda per il bene ottenuta tramite la soluzione del problema del consumatore che sarà una funzione
negativa del prezzo.
La funzione di domanda individuale del generico consumatore sarà ! ! = ! ! (!).
Se sul mercato di sono N consumatori identici la funzione di domanda di mercato sarà la somma delle domane
individuali QD=NqD
- qD indica la quantità domandata dal singolo consumatore;
- QD indica la quantità aggregata domandata dal mercato.
Graficamente la curva di domanda del mercato si ottiene sommando orizzontalmente le curve di domanda dei singoli
consumatori.
Lato dell’offerta: assumendo che vi sia un numero elevato di imprese identiche, con la stessa struttura di costi, ognuna
di esse avrà una funzione di offerta per il bene ottenuta tramite la soluzione del problema di massimizzazione del
profitto della singola impresa che coinciderà con la curva di costi marginali per valori di prezzo superiori al minimo
dei costi medi.
!
La funzione di offerta individuale della generica impresa sarà una funzione crescente del prezzo!! ! = ! ! . Se
+
sul mercato di sono N imprese identiche la funzione di offerta di mercato sarà la somma delle offerte individuali
QS=NqS
- qS indica la quantità offerta dalla singola impresa
- QS indica la quantità aggregata offerta dal mercato.
Graficamente la curva di offerta del mercato si ottiene sommando orizzontalmente le curve di offerta delle singole
imprese.
La funzione di offerta di mercato è diversa nel breve e nel lungo periodo dato che è diverso il numero di imprese
che operano sul mercato. In particolare,
- BREVE PERIODO: dato che, in questo orizzonte temporale, gli input sono fissi questo equivale a dire che
non vi è possibilità di entrata nel mercato, solo le imprese che già sono attive (quelle che hanno lo stock
adeguato di fattori) producono " il numero di imprese attive è fisso e dato e pari a ! " l’offerta di mercato
di breve periodo è la somma orizzontale delle offerte individuali ed è finita;
- LUNGO PERIODO: dato che, in questo orizzonte temporale, gli input sono variabili questo equivale a dire
che vi è possibilità di entrata nel mercato, le imprese esterne al mercato se lo reputano profittevole possono
entrare nel mercato procurandosi lo stock adeguato di fattori e produrre " il numero di imprese attive è
determinato endogenamente dal mercato " l’offerta di mercato di lungo periodo è la somma orizzontale delle
offerte di tutti i potenziali entranti ed è pressoché infinita.
possiamo identificare:
1) Equilibrio di mercato: Data la funzione di domanda e di offerta di mercato si determina l’equilibrio di mercato di
breve periodo eguagliando domanda e offerta così che non ci siano eccessi di domanda e offerta => si avrà quindi un
prezzo di equilibrio p=pBP e una quantità di equilibrio QBP che indica la quantità totale acquistata/venduta in equilibrio
sul mercato.
Al prezzo d’equilibrio tutti i produttori riescono a vendere tutta la quantità che desiderano produrre e ogni
consumatore ottiene esattamente la quantità di bene che desidera comprare.
5"
"
2) Equilibrio per la singola impresa: il prezzo di equilibrio di mercato p=pBP rappresenta la funzione di domanda
fronteggiata dalla singola impresa che è price taker e quindi coincide anche con i ricavi medi e i ricavi marginali. Dato
il prezzo di equilibrio prevalente sul mercato la singola impresa nel breve periodo produce e offre una quantità che le
!
consente di massimizzare il profitto ovvero qBP tale che MR=MC ! pBP=MC => !!" = !" .
!
La singola impresa se pBP>ACmin, ottiene profitti positivi pari a Π = !" !!" − !" !!" = !!" !!" − !" !!" >0
Graficamente avremo la seguente rappresentazione dell’equilibrio di BREVE PERIODO
MERCATO IMPRESA
P,AC","MC" P,AC","MC" s:"MC"
Profitti&
D" S:"Qs=Nqs"
AC"
EBP"
EBP" pBP&
pBP&
AR=MR=d"
ACmin& ACmin&
In particolare, se in corrispondenza dell’equilibrio di breve periodo pBP>ACmin, le imprese già operanti ottengono
profitti positivi, nuove imprese sono attratte dall’industria che è profittevole e entreranno nel mercato. Per ogni nuova
impresa che entra nel mercato l’offerta di mercato aumenta e la curva di offerta di mercato trasla a destra. Se l’offerta
di mercato aumenta, a parità di domanda, il prezzo d’equilibrio si mercato si riduce mentre la quantità offerta aumenta.
Se il prezzo di mercato è ancora maggiore del minimo dei costi medi, i profitti per la singola impresa saranno positivi,
e nuove imprese avranno incentivo ad entrare. Questo farà aumentare ulteriormente l’offerta di mercato, ridurre il
prezzo e aumentare la quantità scambiata.
Il meccanismo di aggiustamento e entrata nel mercato continua fino a che i prezzo di mercato è maggiore del minimo
dei costi medi. Nel momento in cui il prezzo raggiunge il minimo dei costi medi, AR=AC => il profitto sarò nullo e le
imprese saranno indifferenti se uscire o rimanere sul mercato e produrre esattamente la scala efficiente dato che
AR=MR=MC => il mercato ha raggiunto l’equilibrio di lungo periodo in cui non vi sarà ulteriore incentivo a
entrare/uscire dal mercato.
1) Equilibrio di mercato: La funzione di offerta è illimitata in corrispondenza del minimo dei costi medi viceversa è
nulla se il prezzo è minore => la funzione di offerta di mercato è perfettamente orizzontale (elastica) in corrispondenza
al minimo dei costi medi.
Il prezzo di equilibrio di mercato nel lungo periodo è il minimo dei costi medi pLP=ACmin.
La quantità domandata e prodotta è quella in corrispondenza della quale non ci sono eccessi di domanda e di offerta
!
QLP: !!" = !! .
2) Equilibrio della singola impresa: dato che il prezzo prevalente sul mercato è il minimo dei costi medi ogni impresea
offre una quantità che corrisponde esattamente alla sua scala efficiente q* e ottiene profitti nulli (Π!" = 0)
!!"
! Il numero di imprese attive sul mercato è determinato endogenamente dal mercato ed è pari a ! = .
!∗
6"
"
! Dire che N è determinato endogenamente dal mercato significa che è il mercato stesso, in base al prezzo
d’equilibrio e quindi ai profitti, che determina l’entrata/uscita delle imprese che entrano fino a che i profitti non
sono nulli
! I prezzi sul mercato hanno il ruolo di coordinare le decisioni degli agenti economici
- se il prezzo è alto, i profitti sono elevati, nuove imprese entrano nel mercato, la quantità scambiata aumenta, il
prezzo si riduce e il profitto si riduce;
- se il prezzo è basso, le impresse hanno perdite ed escono dal mercato, la quantità scambiata si riduce, il prezzo
aumenta e il profitto aumenta.
NB: ogni equilibrio di lungo periodo è anche un equilibrio di breve periodo, ma un equilibrio di breve periodo non è
necessariamente un equilibrio di lungo periodo, lo è solo se il profitto è nullo.
MERCATO IMPRESA
P,AC","MC" P,AC","MC" s:"MC"
D" SBP:"Qs=Nqs"
EBP" EBP" AC"
pBP&
pBP&
ELP" ARLP=MRLP=dLP"
ACmin=pLP" ACmin&
SLP"
ELP"
SURPLUS TOTALE: dato l’equilibrio di mercato si può quantificare il beneficio per la società derivante dal
produrre/vendere/acquistare una data quantità di prodotto a un dato prezzo. Il surplus è una misura dell’efficienza del
mercato ed è la valutazione monetaria del beneficio netto derivante dallo scambio tra produttori e consumatori. Esso è
la somma del surplus del produttore e del surplus del consumatore:
ST=SC+SP.
In corrispondenza dell’equilibrio concorrenziale il ST è massimo => l’equilibrio è efficiente nel senso di Pareto poiché
non è possibile aumentare il benessere di qualcuno senza peggiorare quello di qualcun altro. Non vi sono altre
combinazioni di p e Q che consentono di aumentare il benessere complessivo.
Se si producesse più o meno della quantità di equilibrio il surplus si ridurrebbe e si avrebbe una perdita di benessere,
non si avrebbe un’allocazione efficiente delle risorse.
Nel breve periodo la funzione di offerta è inclinata positivamente e sia il surplus del produttore sia quello del
consumatore sono positivi. La loro somma è il surplus totale che, graficamente, è pari all’area compresa tra la
funzione di domanda e la funzione d’offerta in corrispondenza della quantità scambiata in equilibrio.
7"
"
p"
s"
sc"
SP"
D"
QBP"
Q"
Nel lungo periodo la funzione di offerta è infinitamente elastica in corrispondenza del minimo dei costi medi. Le
imprese ottengono profitti nulli così che il surplus del produttore è nullo. Il surplus totale coincide quindi con il
surplus del consumatore.
p"
ST=SC"
SLP=ACmin"
D"
QBP" Q"
8"
"
Michela Braga
Economia Modulo 1 – 2016/17 CLEAM 3 e 4
Sebbene il mercato concorrenziale generi un risultato efficiente e altamente desiderabile in cui il Surplus Totale è
massimo talvolta lo stato interviene sul mercato con politiche che modificano l’equilibrio. Una forma di intervento
pubblico in economia è rappresentata dalla tassazione e dai sussidi.
TASSE: sono tributi versati allo stato dal settore privato e possono essere sulla quantità (ovvero essere una somma
fissa che deve essere pagata su ogni unità acquistata/venduta) e ad valorem (ovvero essere una percentuale del prezzi).
L’incidenza legale di una tassa identifica la parte del mercato che è tenuta legalmente a versare il denaro allo stato. La
tassa può quindi essere a carico dei produttori se sono i produttori a versare all’erario il denaro corrispondente alla
tassa o a carico dei consumatori se sono i consumatori a versare all’erario il denaro corrispondente alla tassa.
L’incidenza di fatto identifica quanto effettivamente pagano in più i consumatori e percepiscono in meno le imprese
rispetto a una situazione in cui non vi erano tasse.
L’effetto economico dell’introduzione di una tassa sul mercato è la creazione di una forbice (una differenza) tra
- Il prezzo pagato dagli acquirenti pD
- La somma incassata dai venditori pS
L’ampiezza di questa forbice è pari alla tassa.
La tassa riduce inoltre la quantità scambiata sul mercato e il surplus totale.
Dato che la tassa è a carico dei produttori, si avrà che, per ogni prezzo pagato dai consumatori, le imprese incassano
meno perché devono versare una somma pari a T allo stato => per ogni livello di produzione chiederanno il prezzo che
chiedevano precedentemente (che consentiva loro di massimizzare il profitto) aumentato di T => la curva di offerta
trasla verso l’alto di un ammontare pari a T ! aumenta il prezzo richiesto dalle imprese per vendere il prodotto.
La tassa modifica infatti i costi totali di produzione che diventano TCT(Q)=TC(Q)+TQ così che i costi marginali
diventano MCT(Q)=MC(Q)+T. Dato che aumentano i costi marginali, la funzione di costi marginali (la funzione di
offerta) trasla verso l’alto di un ammontare T.
L’intersezione tra la curva di domanda iniziale e la nuova curva di offerta identifica il prezzo pagato dai consumatori
(pD) e la quantità acquistata e venduta (QT) => la somma incassata dalle imprese al netto della tassa sarà pS= pD-T.
NB: Anche se sono le imprese a dover versare allo stato la tassa la differenza tra quanto incassavano prima e dopo la
tassa è minore della tassa => vi è una così detta traslazione della tassa ! le imprese traslano parte della tassa sui
consumatori così che consumatori e imprese si ripartiscono l’onere della tassa
QT! Q 0! Q!
! 1!
TASSA A CARICO DEI CONSUMATORI
T = tassa sulla quantità (accisa) a carico dei consumatori
Dato che la tassa è a carico dei consumatori, si avrà che per ogni unità acquistata i consumatori imprese devono
versare allo stato una somma pari a T => per ogni livello di produzione saranno disposti a pagare alle imprese il
prezzo che pagavano precedentemente (che consentiva loro di massimizzare la loro utilità) ridotto di T => la curva di
domanda trasla verso il basso di un ammontare pari a T ! si riduce la disponibilità a pagare dei consumatori alle
imprese.
L’intersezione tra la curva di offerta e la nuova curva di domanda identifica il prezzo incassato dalle imprese (pS) e la
quantità acquistata e venduta (QT) => la somma pagata dai consumatori complessivamente al netto della tassa sarà
pD= pS+T.
NB: Anche se legalmente sono i consumatori a dover versare allo stato la tassa la differenza tra quanto pagavano
prima e quanto pagano dopo la tassa è minore della tassa =>vi è traslazione della tassa ! i consumatori traslano parte
della tassa sulle imprese così che consumatori e imprese si ripartiscono l’onere della tassa
QT! Q 0! Q!
L’introduzione della tassa, indipendentemente che sia a carico dei consumatori, riduce il surplus totale dato che
- Si riduce il surplus dei consumatori;
- Si riduce il surplus dei produttori;
- Lo stato ha un gettito fiscale positivo pari a ! ∙ ! !
ma la riduzione del surplus del consumatore e del produttore è maggiore del gettito fiscale => la società nel suo
complesso ha una perdita di benessere.
A parità di tassa T la perdita di benessere per la società è la stessa indipendentemente che la tassa sia a carico dei
produttori o dei consumatori. Il prezzo pagato dai consumatori e la somma incassata dalle imprese è la stessa, così
come la quantità scambiata.
Anche se l’incidenza legale è a carico di una sola delle due parti del mercato, l’incidenza di fatto è su entrambe le
parti. Rispetto all’equilibrio iniziale, i consumatori pagano più di prima e le imprese incassano meno. L’incidenza di
fatto è la stessa indipendentemente dall’incidenza legale.
La maggior o minore incidenza di fatto della tassa tra le due parti ovvero il modo in cui la tassa “viene divisa” tra le
due parti dipende dalla forma delle curve di domanda e offerta => dall’elasticità
- Se ↑ elasticità della domanda o si ↓ l’elasticità dell’offerta => ↑ onere (incidenza di fatto) per le imprese;
- Se si ↓elasticità della domanda o ↑ l’elasticità dell’offerta => ↑ onere (incidenza di fatto) per i consumatori
- Onere è egualmente diviso se le curve sono egualmente elastiche.
Consideriamo, ad esempio, una tassa sulla quantità a carico dei produttori e chiediamoci come variano i prezzi pagati
dai consumatori e le somme percepite dalle imprese a seconda dell’elasticità della domanda e dell’offerta.
! 2!
p0 = prezzo pagato dai consumatori e percepito dalle imprese prima della tassa
pD=prezzo pagato dai consumatori dopo la tassa ps=prezzo percepito dalle imprese dopo la tassa
ps=pD'T#
QT! Q 0! Q!
Q0!=QT! Q!
Q0!=QT! Q!
QT! Q0!!! Q!
! 3!
SUSSIDI: sono trasferimenti di denaro dallo stato ai consumatori e/o imprese. Sono delle tasse negative, che creano
sempre una forbice tra prezzo pagato dai consumatori e somma percepita dai produttori.
Con un sussidio la quantità scambiata è superiore a quella concorrenziale e si ha sempre una perdita di benessere per
la collettività. Vale tutto quello visto precedentemente.
" Sussidio a favore dei produttori sposta la funzione di offerta verso il basso di un ammontare pari al sussidio
ricevuto
" Sussidio a favore dei consumatori sposta la funzione di domanda verso l’alto di un ammontare pari al sussidio
ricevuto
Dato che il sussidio è a favore dei produttori si avrà che, per ogni prezzo pagato dai consumatori, le imprese incassano
di più perché ricevono una somma pari a s dallo stato => per ogni livello di produzione chiederanno ai consumatori il
prezzo che chiedevano precedentemente (che consentiva loro di massimizzare il profitto) ridotto di s => la curva di
offerta trasla verso il basso di un ammontare pari a s ! si riduce il prezzo richiesto dalle imprese per vendere il
prodotto.
L’intersezione tra la curva di domanda iniziale e la nuova curva di offerta identifica il prezzo pagato dai consumatori
(pD) e la quantità acquistata venduta (Qs) => la somma incassata dalle imprese al lordo del sussidio sarà pS= pD+s.
NB: Anche se sono le imprese a incassare dallo stato il sussidio, la differenza tra quanto incassavano prima e quanto
incassano dopo la tassa è minore del sussidio => vi è traslazione del sussidio ! le imprese traslano parte del sussidio
sui consumatori così che consumatori e imprese si ripartiscono il beneficio del sussidio.
Q0! Qs! Q!
Dato che il sussidio è a favore dei consumatori, si avrà che per ogni prezzo incassato dalle imprese i consumatori
esborsano di meno perché ricevono una somma pari a s dallo stato => per ogni livello di produzione saranno disposti a
pagare il prezzo che pagavano precedentemente (che consentiva loro di massimizzare l’utilità) aumentato di s => la
curva di domanda trasla verso l’alto di un ammontare pari a s ! aumenta la disponibilità a pagare dei consumatori
alle imprese.
L’intersezione tra la curva di offerta iniziale e la nuova curva di domanda identifica il prezzo incassato dalle imprese
(ps) e la quantità acquistata venduta (Qs) => il prezzo pagato dai consumatori al netto del sussidio sarà pD= pS-s.
! 4!
NB: Anche se sono i consumatori incassare dallo stato il sussidio, la differenza tra quanto pagavano prima e quanto
pagano dopo il sussidio è minore del sussidio => vi è traslazione del sussidio ! i consumatori traslano parte del
sussidio alle imprese così che consumatori e imprese si ripartiscono il beneficio del sussidio
Q0! Qs! Q!
L’introduzione del sussidio riduce il surplus totale e lo stato ha un’uscita pari a (! ∙ ! ! ) (un gettito fiscale negativo).
A parità di sussidio s, la perdita di benessere per la società è la stessa indipendentemente che il sussidio sia a favore
dei produttori o dei consumatori. Il prezzo pagato dai consumatori e la somma incassata dalle imprese è la stessa, così
come la quantità scambiata.
Anche se l’incidenza legale è a carico di una sola delle due parti del mercato, l’incidenza di fatto è su entrambe le
parti. Rispetto all’equilibrio iniziale, i consumatori pagano meno di prima e le imprese incassano di più. L’incidenza
di fatto è la stessa indipendentemente dall’incidenza legale.
La maggior o minore incidenza di fatto del sussidio sulle due parti ovvero il modo in cui il sussidio “viene diviso” tra
le due parti dipende dalla forma delle curve di domanda e offerta => dall’elasticità
! 5!
Michela Braga
Economia Modulo 1 – 2016/17 CLEAM 3 e 4
La teoria del consumatore e dell’impresa consente di costruire le curve di domanda e offerta dei singoli mercati e di
determinare l’equilibrio in un’ottica di equilibrio economico parziale, considerando cioè i mercati come indipendenti.
Nella realtà i mercati interagiscono e sono interdipendenti così che i cambiamenti di un mercato si ripercuotono e
producono effetti su un altro mercato che, a sua volta, produce retroazioni sul mercato di partenza. L’analisi di
equilibrio economico generale (EEG) consente di studiare le interazioni esistenti tra i diversi mercati che compongono
il sistema economico.
In un’ottica di EEG, si devono considerare simultaneamente più mercati e capire in che modo si viene a determinare il
prezzo d’equilibrio di più mercati contemporaneamente. Un sistema economico si trova in un equilibrio economico
generale quando, ai prezzi prevalenti, non ci sono eccessi di domanda e/o offerta di alcun bene e tutti gli agenti
economici stanno massimizzando il loro benessere. Mentre in un’ottica di equilibrio parziale la performance del
sistema viene valutata prevalentemente in termini di surplus totale (di efficienza allocativa), in un’ottica di equilibrio
generale è importante valutare anche come le risorse scarse sono distribuite tra le parti che operano sui mercati
considerati. Idealmente si dovrebbe tendere verso un’allocazione che sia al contempo efficiente (eviti gli sprechi => in
un’ottica Paretiana si ha efficienza se non è possibile migliorare il benessere di qualcuno senza peggiorare quello di
qualcun altro) ed equa (giusta per tutta i membri della società).
Effettuiamo un’analisi di equilibrio generale considerando un sistema economico estremamente semplice ovvero
un’economia di puro scambio in cui non c’è produzione, vi sono solo due beni (x,y) e due agenti/consumatori (A,B)
che non hanno potere di mercato e non fanno il prezzo (agenti price taker). Nel sistema vi è una quantità fissa
determinata esogenamente di beni (!, !) (dotazione totale ovvero, non essendoci produzione, la quantità totale offerta
dei due beni). La natura dota inizialmente ogni individuo di una quantità positiva di beni (dotazione inziale)
!! = (!! , !! ) e !! = (!! , !! ). Date le dotazioni iniziali degli individui, le dotazioni totali di beni (la quantità totale
esistente di beni nel sistema economico) saranno ! = !! + !! e ! = !! + !! ! le dotazioni iniziali esauriscono i
beni esistenti.
L’economia di puro scambio può essere rappresentata graficamente tramite la Scatola di Edgeworth: un rettangolo i
cui lati corrispondono alle quantità complessivamente disponibili dei due beni => base = quantità di bene x, altezza =
quantità di bene y.
!̅!
B"
" = !! ! "
"
" d"
!!!
" = !! ! "
!!! !!! + !!! = !!"
= !! ! "
"
"
"
"
A" !̅!
"
= !! ! "
" !̅! + !̅ ! = !̅ "
Non essendo possibile produrre, gli individui possono decidere di consumare il paniere delle dotazioni iniziali di cui
dispongono oppure scambiare volontariamente parte delle loro dotazioni iniziali in modo da poter consumare
più/meno rispetto alla dotazione inziale e ottenere quindi una diversa allocazione. Lo scambio è un accordo diretto
volontario (non si può imporre uno scambio che l’altro ritiene dannoso o non desidera) tra i due individui in base al
1"
"
quale un individuo cede all’altro una certa quantità di un bene in cambio di una certa quantità dell’altro bene. Lo
scambio consente agli agenti di raggiungere un paniere di consumo diverso da quello delle dotazioni iniziali.
In particolare, tramite lo scambio i consumatori possono raggiungere qualsiasi combinazione di panieri (!! , !! )
(!! , !! ) tali che:
!! + !! = !
! Allocazioni realizzabili/raggiungibili.
!! + !! = !
Le allocazioni realizzabili identificano tutti gli infiniti modi in cui si possono dividere le quantità esistenti di beni tra i
due individui.
L’insieme di tutte le possibili allocazioni raggiungibili dal sistema economico è rappresentato graficamente tramite la
Scatola di Edgeworth. Se la scatola rappresenta l’insieme delle allocazioni ammissibili, ogni punto all’interno della
scatola è identificato con le sue coordinate prendendo come origine di riferimento degli assi l’angolo in basso a
sinistra per l’individuo A e l’angolo in alto a destra per l’individuo B (ogni punto è un’allocazione). Date le coordinate
di un’allocazione per un agente, le coordinate dell’allocazione dell’altro agente identificano le quantità residue dei
beni ovvero !! = (!! , !! ) !! = !! , !! = (! − !! , ! − !! ) => !! = !! = !.
Date le allocazioni iniziali, gli individui decidono se scambiare o meno sulla base delle loro preferenze sintetizzate
dalla funzione di utilità rappresentabile con la mappa delle curve di indifferenza. In particolare gli individui scambiano
se e solo se è economicamente conveniente in termini di utilità/benessere. Le curve di indifferenza hanno le usuali
proprietà:
- curve di indifferenza più lontane dall’origine di riferimento per il consumatore assicurano un livello di utilità
maggiore;
- sono convesse rispetto all’origine degli assi di riferimento per il singolo individuo se MRS è decrescente
oppure sono non convesse se i beni sono sostituti (MRS costante) o complementi (MRS non definito in
corrispondenza del rapporto di complementarietà).
Le funzioni di utilità saranno quindi ! ! !! , !! !!!!! ! !! , !! , crescenti in entrambi gli argomenti dato che se
aumenta il consumo di un bene, a parità di consumo dell’altro, il benessere aumenta.
!̅!
B"
" = !! ! "
"
" d"
!!! !!!
" = !! ! " = !! ! "
"
"
!!! "
" !!! "
"
A" !̅!
!
Le curve di indifferenza passanti per = !!le "dotazioni iniziali (!!! !!!!!!! ) identificano le allocazioni che i due agenti
considerano equivalenti all’allocazione iniziale (assicurano la stessa utilità). Per l’agente A tutte le allocazioni al di
sopra (a nord est) della curva !!! sono preferite rispetto alle dotazioni inziali, per l’agente B tutte le allocazioni al di
sotto (a sud ovest) della curva !!! sono preferite rispetto alle dotazioni inziali. L’insieme dei guadagni dello scambio
identifica quindi l’insieme dei panieri preferiti da entrambi gli agenti rispetto alle dotazioni iniziali:
- graficamente è identificato dall’area compresa tra le due curve di indifferenza passanti per le dotazioni inziali;
2"
"
- matematicamente è identificato dai panieri (i) ammissibili e (ii) che assicurano un livello maggiore di
! ! > !!!
benessere rispetto alle dotazioni iniziali ovvero dai panieri !! , !! !! , !! tali che ! ! > !!! .
!! + !! = !
!! + !! = !
L’insieme dei guadagni identifica le allocazioni potenzialmente raggiungibili tramite lo scambio perché consentono di
aumentare il benessere di entrambi. Se gli agenti possono scambiare, tramite lo scambio raggiungeranno una qualsiasi
allocazione compresa tra le due curve di indifferenza passanti per le dotazioni iniziali, infatti gli agenti scambiano se e
solo se (i) nessuno dei due individui perde in termini di benessere a causa dello scambio e (ii) almeno uno dei due
individui aumenta il suo benessere.
Una riallocazione delle risorse che migliora il benessere di un agente senza peggiorare quello dell’altro rappresenta un
miglioramento Paretiano. Tutte le allocazioni comprese nell’area tra le curve di indifferenza passanti per le dotazioni
iniziali rappresentano miglioramenti Paretiani rispetto alle dotazioni iniziali. Se ad esempio gli agenti, tramite lo
scambio, partendo dall’allocazione d si accordano affinchè A ceda a B unità di y in cambio di unità aggiuntive di x
potranno raggiungere l’allocazione f. Da d a f si ha un miglioramento Paretiano ma non è evidentemente l’unico
miglioramento paretiano possibile. Infatti, ogni riallocazione dei beni (scambio) che implica uno spostamento da d ad
un’allocazione all’interno dell’area compresa tra le due curve d’indifferenza !!! !!!!!!! !costituisce un miglioramento
Paretiano => gli agenti hanno incentivi a effettuare scambi fino a quando non esiste la possibilità di avere ulteriori
miglioramenti Paretiani ovvero fino a quando non si raggiunge un’allocazione Pareto efficiente in cui tutti i benefici
dello scambio sono completamente esauriti.
" !̅!
= !! ! " B"
"
" d"
!!!
!!!
" = !! ! " f"
= !! ! "
"
"
!!! "
" !!! "
" A"
!̅!
= !! ! "
Un’allocazione è Pareto efficiente se non è possibile migliorare la situazione di un agente senza peggiorare quella
dell’altro (per migliorare il benessere di un agente è necessario peggiorare quello dell’altro). Questo accade quando le
curve di indifferenza dei due agenti sono tra di loro tangenti così che non è più possibile spostarsi verso un’allocazione
preferita da almeno uno dei due individui senza che si riduca il benessere dell’altro agente. Fino a che l’area compresa
tra le curve di indifferenza dei due agenti non si riduce a un punto c’è la possibilità di ottenere un miglioramento di
Pareto. Formalmente le allocazioni Pareto efficienti, con preferenze regolari, sono caratterizzate dall’eguaglianza tra i
saggi marginali di sostituzione dei due agenti:
! !
!"#!" = !"#!"
Graficamente l’insieme di tutte le allocazioni Pareto-efficienti (l’insieme di tutti i punti di tangenza delle curve di
indifferenza) è la curva dei contratti => lungo la curva non ci sono opportunità per scambi reciprocamente
vantaggiosi per gli agenti ! è garantita l’efficienza nello scambio e non vi è incentivo a riallocare ulteriormente le
risorse tra gli agenti. Se le preferenze sono regolari la curva dei contratti passa per le origini degli assi per i due agenti.
Formalmente la curva dei contratti è il luogo geometrico delle allocazioni (i) realizzabili e (ii) Pareto efficienti, ovvero
3"
"
!! + !! = !
delle allocazioni !! , !! !! , !! tali che !! + !! = ! .
! !
!"#!" = !"#!"
Partendo da una data allocazione iniziale d tramite lo scambio non si possono raggiungere tutte le allocazioni Pareto
efficienti ma solo quelle che si trovano sul tratto della curva dei contratti compresa tra le due curve di indifferenza
passanti per le dotazioni iniziali. Le allocazioni Pareto efficienti raggiungibili con lo scambio identificano il nucleo
dell’economia.
!̅!
"
= !! ! "
B"
"
" d"
!!!
!!!
" = !! ! "
= !! ! "
"
"
A" !̅!
Nucleo&
= !! ! "
E’ importante notare come l’efficienza allocativa non implichi l’equità. Anche le allocazioni A e B in cui un solo
agente possiede l’intero ammontare di entrambi i beni sono efficienti poiché partendo da esse è possibile migliorare il
benessere di un agente solo peggiorando quello dell’altro.
Le allocazioni realizzabili si dividono quindi in (1) allocazioni non Pareto efficienti (le curve di indifferenza in
corrispondenza dell’allocazioni sono secanti ed è possibile tramite lo scambio ottenere miglioramenti paretiani); (2)
allocazioni Pareto efficienti (le curve di indifferenza in corrispondenza dell’allocazioni sono tangenti e non è possibile
tramite lo scambio ottenere miglioramenti paretiani).
Se gli scambi invece di avvenire sulla base di un accordo diretto volontario tra gli individui, avvengono in un mercato
perfettamente concorrenziale, verranno effettuati sulla base della domanda e dell’offerta dato un sistema di prezzi.
Ogni individuo, date le preferenze e i prezzi prevalenti, identificherà la propria scelta ottima (domanda/offerta di beni)
e il mercato sarà l’istituzione preposta a coordinare le decisioni di acquirenti e venditori.
Supponiamo che esistano due mercati in cui gli agenti (price takers) possono acquistare/vendere il bene x e il bene y
ai prezzi px e py. Date le preferenze, i prezzi e le dotazioni iniziali ogni individuo sceglierà ottimamente in modo da
massimizzare la propria utilità dato il vincolo di bilancio. I
n questo contesto il vincolo di bilancio identifica l’insieme dei panieri per i quali la spesa totale per l’acquisto è uguale
al valore monetario delle dotazioni inziali ! reddito che si otterrebbe se si vendesse il paniere delle dotazioni inziali =
!! = !! ∙ !! + !! ∙ !! . In particolare:
- il problema del consumatore A è del tipo:
!"#! ! !! , !! !
!"#$!!!!! ∙ !! + !! ∙ !! = !! ∙ !! + !! ∙ !!
4"
"
" le quantità domandate dall’individuo (domande lorde) (!!∗ !!!!!!∗ ) dovranno soddisfare il seguente sistema:
! =
!!!
!"#!"
!!
!! ∙ !! + !! ∙ !! = !!
" confrontando le domande lorde con le dotazioni inziali dei due beni è possibile costruire le domande nette:
o domanda netta del bene x dell’individuo A: !!∗ − !!
o domanda netta del bene y dell’individuo A: !!∗ − !!
! se la domanda netta di un bene è positiva, l’individuo domanda più unità del bene rispetto a quelle
che possiede come dotazioni iniziali così che deve richiedere al mercato le quantità aggiuntive di cui
necessita per soddisfare i propri bisogni
! se la domanda netta di un bene è negativa, si ha un’offerta netta e l’individuo domanda meno unità
del bene rispetto a quelle che possiede come dotazioni iniziali così che ciò che non è necessario
consumare per soddisfare i bisogni viene offerto sul mercato.
!"#! ! !! , !! !
!"#$!!!!! ∙ !! + !! ∙ !! = !! ∙ !! + !! ∙ !!
" le quantità domandate dall’individuo (domande lorde) (!!∗ !!!!!!∗ ) dovranno soddisfare il seguente sistema:
! =
!!!
!"#!"
!!
!! ∙ !! + !! ∙ !! = !!
" confrontando le domande lorde con le dotazioni inziali dei due beni è possibile costruire le domande nette:
o domanda netta del bene x dell’individuo B: !!∗ − !!
o domanda netta del bene y dell’individuo B: !!∗ − !! .
Per rappresentare graficamente i vincoli di bilancio e le scelte ottimali degli individui in un’unica figura possiamo
utilizzare ancora la scatola di Edgeworth. I vincoli di bilancio dei due individui sono rappresentati da un’unica retta
passante per la dotazione iniziali (indipendentemente dal livello dei prezzi, gli agenti possono sempre consumare la
propria dotazione iniziale) e con pendenza –px/py. .
Un’economia di puro scambio è in equilibrio se, per ogni bene, la domanda aggregata è uguale all’offerta aggregata.
In un’economia di scambio l’offerta aggregata corrisponde semplicemente alla quantità complessivamente disponibile
del bene mentre la domanda aggregata è la somma delle domande lorde dei due individui.
Confrontando domanda e offerta aggregata dei due beni si può stabilire se i prezzi di mercato sono tali da garantire
che il mercato sia in equilibrio. Se domanda e offerta non coincidono i prezzi devono variare in modo da annullare gli
eccessi di domanda/offerta. Se di un bene vi è un eccessi di domanda il prezzo del bene dovrà aumentare per ristabilire
l’equilibrio sul mercato, mentre se di un bene vi è un eccesso di offerta il prezzo del bene dovrà ridursi così da
ristabilire l’equilibrio sul mercato.
5"
"
S
Offerta"netta"y B"
!̅! !!∗
"
= !! ! " = !! ! "
B"
"
" d"
!!! !!!
Domanda"
" Offerta" = !! "
! = !! ! " d
netta"y B"
!!∗
S
netta"y A"
"
= !! ! "
eB" eA"
"
!!∗
" = !! ! "
"
A" !̅! !!∗ !!!
= !! ! " Domanda"netta"xdA" −! !"
= !! ! " !!
Confrontando domanda e offerta nel caso del grafico rappresentato notiamo che, ai prezzi di mercato,:
- !!! > !!! => c’è un eccesso di domanda per il bene x;
- !!! > !!! => c’è un eccesso di offerta per il bene y.
Il prezzo del bene x è quindi troppo basso, quello del bene y troppo alto => dato lo squilibrio esistente il prezzo del
!!
bene x deve aumentare e quello del bene y deve ridursi. Se px↑ e py↓, il prezzo relativo ! ! aumenta e il vincolo di
!!
bilancio diventa più inclinato e ruota facendo perno intorno alle dotazioni inziali. I prezzi continueranno a variare e il
vincolo di bilancio a ruotare fino al punto in cui si eliminano completamente gli eccessi di domanda e offerta => il
livello di prezzi (p∗! , p∗! ) in corrispondenza del quale non ci sono eccessi di domanda e offerta rappresenta l’equilibrio
economico generale concorrenziale.
Ai prezzi (p∗! , p∗! ), l’agente A vuole vendere esattamente la stessa quantità del primo bene che l’individuo B vuole
acquistare e vice versa nel caso del secondo bene => entrambi i mercati sono in equilibrio.
s
Offerta"netta"x B"
!̅! !!∗
"
= !! ! " = !! ! "
B"
"
!!! !!!
" Offerta" = !! ! " d" = !! ! "
S Domanda"
netta"y B" d
netta"y B"
"
eA"
!!∗
" !!∗
eB" = !! ! "
= !! ! "
"
"
A"
6"
"
Formalmente i prezzi d’equilibrio devono soddisfare il seguente sistema
!!∗ p∗! , p∗! + !!∗ p∗! , p∗! = !!
!!∗ p∗! , p∗! + !!∗ p∗! , p∗! = !
Un equilibrio generale in concorrenza è caratterizzato quindi da un’allocazione e da un insieme di prezzi tali che:
- i panieri di consumo sono quelli ottimali (massimizzano l’utilità) ai prezzi di mercato per entrambi gli agenti;
- le decisioni individuali sono mutualmente compatibili (non esistono eccessi di domanda e offerta).
! ! !!
Dato che in equilibrio deve valere che !"#!" = !"#!" = ! allora si ha che l’allocazione d’equilibrio è Pareto
!!
efficiente dato che i saggi marginali di sostituzione sono uguali l’allocazione appartiene alla curva dei contratti e non è
possibile aumentare il benessere di un agente senza peggiorare quello dell’altro. Questo risultato è noto come Primo
Teorema dell’Economia del Benessere secondo il quale l’allocazione raggiunta da un equilibrio concorrenziale è
Pareto-efficiente. !
Secondo il Primo Teorema dell’Economia del Benessere, in un sistema di mercato (concorrenziale), tutti gli scambi di
beni che producono benefici positivi per tutti gli agenti coinvolti vengono realizzati. L’interazione tra gli individui che
avviene esclusivamente tramite il mercato (un’istituzione decentrata), senza alcun intervento da parte di un’autorità
esterna, consente di raggiungere un’allocazione che non lascia inutilizzata alcuna possibilità di miglioramento del
benessere di uno dei due individui senza danneggiare l’altro.
Secondo il Primo Teorema dell’Economia del Benessere il mercato produce allocazioni desiderabili secondo il criterio
della Pareto-efficienza. Tuttavia, l’efficienza non è l’unico criterio per valutare i risultati di un meccanismo allocativo.
Un criterio spesso applicato è quello dell’equità. Un’economia può raggiungere diverse allocazioni Pareto efficienti,
lungo tutta la curva dei contratti ma nelle diverse allocazioni le risorse sono allocate in modo più o meno equo tra gli
individui.
L’equità dei risultati prodotti da un mercato concorrenziale in corrispondenza dell’equilibrio dipende in modo
imprescindibile da come i beni sono distribuiti inizialmente tra i consumatori. Se inizialmente un consumatore
possiede quasi tutti i beni complessivamente disponibili, allora è naturale aspettarsi che anche l’allocazione
d’equilibrio rifletterà questo squilibrio iniziale in quanto tramite lo scambio solo le allocazioni che appartengono al
nucleo possono essere raggiunte. Una maggiore equità nell’allocazione delle risorse finali può tuttavia essere
raggiunta tramite un’opportuna redistribuzione delle dotazioni inziali.
Stabilita quindi un’allocazione socialmente preferibile, si possono redistribuire le risorse in modo che poi il
meccanismo di mercato consenta di raggiugerla.
Vale quindi il Secondo Teorema dell’Economia del Benessere secondo il quale se le preferenze di tutti gli individui
sono regolari, per ogni allocazione Pareto efficiente esistono una coppia di prezzi ed una distribuzione delle dotazioni
iniziali che consentono al mercato di raggiungere l’allocazione stessa come un equilibrio concorrenziale. Ogni
allocazione Pareto efficiente è quindi un equilibrio concorrenziale per una data allocazione iniziale delle risorse.
Considerando la seguente figura notiamo che se le dotazioni iniziali fossero d, tramite un EEG concorrenziale si
raggiungerebbe un’allocazione che appartiene al tratto della curva dei contratti compresa tra le due curve di
indifferenza passanti per le dotazioni iniziali. L’allocazione raggiunta in termini distributivi tenderà a rispecchiare la
distribuzione iniziale delle risorse. Tuttavia, riallocando le risorse inziali, è possibile raggiungere un’allocazione
socialmente preferibile, in termini di equità, come un equilibrio concorrenziale tramite le sole forze del mercato. Nel
caso del grafico, si potrebbe attuare una redistribuzione che modifica le dotazioni iniziali (passando da d a d’) tramite
un trasferimento in somma fissa così che poi il mercato converge a un EEG concorrenziale come e.
!!∗ !̅!
"
= !! ! " = !! ! " B"
"
!!! d" !!!
" = !! ! " = !! ! "
"
!!∗
" !!∗
e" = !! ! "
= !! ! "
"
d’"
"
A"
7"
"
!!∗ !̅!
Il mercato può produrre un’allocazione d’equilibrio !
molto iniqua partendo!
da un’allocazione delle dotazioni iniziali
= !! "le dotazioni iniziali
iniqua. Tuttavia, redistribuendo in modo appropriato "
= !! degli individui si possono raggiungere come
allocazioni d’equilibrio le allocazioni Pareto-efficienti considerate più eque. La politica economica è quindi uno
strumento che consente di intervenire nell’economia nell’interesse dell’equità (la redistribuzione delle dotazioni
iniziali) rimanendo neutrale in termini di efficienza (che non implica nessuna perdita di benessere). In base al secondo
teorema del benessere tutte le allocazioni Pareto efficienti possono essere raggiunte dal mercato a patto che venga fatta
un’opportuna redistribuzione/riallocazione delle dotazioni iniziali.
La redistribuzione delle dotazioni iniziali è uno strumento che non interviene direttamente nel meccanismo del
mercato ma determina solo le condizioni iniziali dalle quali il mercato parte e questo garantisce che il risultato finale
sia comunque efficiente in senso Paretiano. La redistribuzione è effettuata nei sistemi economici reali tramite lo stato
sociale e il meccanismo della tassazione e dei trasferimenti: si redistribuisce parte della ricchezza a favore delle face
più svantaggiate della popolazione.
Tutte queste conclusioni valgono se i mercati sono completi, vi è informazione perfetta e concorrenza perfetta. Se una
o più di queste condizioni vengono meno il mercato può portare a un’allocazione non Pareto efficiente e generare un
così detto fallimento del mercato cui consegue una perdita di benessere. Se vi è un fallimento di mercato.
L’intervento del governo può aumentare l’efficienza.
8"
"
Michela Braga
Economia Modulo 1 – 2016/17 CLEAM 3 e 4
MONOPOLIO
Diversamente da quanto accade nei mercati concorrenziali in cui non ci sono imperfezioni, il surplus totale è massimo
e le risorse sono allocate in modo efficiente, nella realtà i mercati presentano imperfezioni (dal lato della domanda e/o
dell’offerta) e questo fa sì che ci siano delle inefficienze e che il surplus totale non sia massimo.
Il monopolio è un regime di mercato in cui vi è un solo venditore. Non essendoci concorrenza sul mercato (per i
consumatori non ci sono beni sostituti, o percepiti come tali, rispetto al bene prodotto dall’impresa in considerazione)
l’impresa ha potere di mercato e, diversamente da quanto accade in concorrenza perfetta, può incrementare il proprio
profitto fissando un prezzo maggiore dei costi marginali.
Come tutte le imprese anche il monopolista persegue l’obiettivo di massimizzare i profitti. Il problema dell’impresa in
monopolio consiste quindi nello scegliere se produrre e quanto produrre in modo da massimizzare i profitti. Una volta
deciso quanto produrre, avendo potere di mercato, l’impresa fisserà un prezzo di vendita pari alla massima
disponibilità a pagare dei consumatori per le unità prodotte sulla base della funzione di domanda di mercato.
L’impresa segue quindi le due tradizionali regole:
1) la regola di massimizzazione del profitto: si espande la produzione fino al punto in cui i ricavi marginali
sono uguali ai costi marginali
2) la regola di cessazione dell’attività: se in corrispondenza di un dato volume di produzione i ricavi medi sono
minori dei costi medi si cessa l’attività ! si produce se e solo se è economicamente conveniente ovvero se i
profitti sono non negativi.
La scelta dell’impresa dipenderà quindi dalle funzioni di costo e di ricavo da cui si desumeranno costi e ricavi
marginali e medi.
Se indichiamo con Q la quantità prodotta, la funzione di costi totali sarà TC(Q), da cui si ottiene la funzione di costi
!"(!) !"#(!)
medi !" ! = e la funzione di costi marginali !" ! = .
! !"
Mentre in concorrenza perfetta l’impresa, non avendo potere di mercato, non può influenzare con le proprie decisioni
il prezzo del bene e fronteggia quindi una curva di domanda infinitamente elastica, in monopolio l’impresa è price
maker e fronteggia quindi una curva di domanda inclinata negativamente che coincide con la domanda di mercato.
Il prezzo fissato dal monopolista dipende dalle decisioni di produzione e vendita. Le decisioni di prezzo/produzione
del monopolista si caratterizzano per un trade – off : se l’impresa vuole aumentare la quantità venduta deve ridurre il
prezzo di vendita.
Data la funzione di domanda inversa, ! = !(!) = ! ! (!), decrescente in Q, il monopolista sa che, qualsiasi livello di
output, potrà essere venduto a un prezzo non superiore alla massima disponibilità a pagare dei consumatori per quel
livello di produzione, sintetizzato dalla funzione di domanda. Data la funzione di domanda, il monopolista decide
quanto produrre e a che prezzo vendere in base ai costi e ai ricavi.
I ricavi totali derivanti dalla vendita di una generica quantità Q saranno !" ! = !" = !(!) ∙ !. I ricavi medi
!"(!) !(!)∙!
saranno !" ! = = = !!(!) . I ricavi medi coincidono quindi con il prezzo di mercato ! graficamente
! !
la funzione di ricavi medi coincide con la funzione di domanda.
I ricavi marginali dato che misurano la variazione dei ricavi conseguente a una data variazione della quantità prodotta
!"#(!) ![!(!)∙!] !" !
saranno !" ! = = =! ! + ! ! ∙ 1. Poichè la funzione di domanda ha inclinazione negativa
!" !" !"
!" ! ∙ !" ! ∙
si ha che < 0 . Nell’espressione dei ricavi marginali il termine ! è quindi un numero negativo e di
!" !"
conseguenza !" ! < ! ! .
In monopolio quindi il ricavo marginale è minore del prezzo e questo si traduce nel fatto che graficamente la curva dei
ricavi marginali giace sotto la curva di domanda. Questo differenzia il monopolio dal mercato perfettamente
concorrenziale dove per l’impresa i ricavi marginali coincidono con il prezzo del bene. Il monopolista infatti per
aumentare la quantità venduta deve ridurre il prezzo non solo delle unità addizionali ma anche quello di tutte le altre
unità del bene vendute.
Intuitivamente questo deriva dal fatto che la variazione di ricavi totali conseguente la produzione di una unità in più (il
ricavo marginale) è la somma di due effetti:
1) il ricavo addizionale derivante dalla vendita di una unità in più (effetto espansione della produzione);
1"
"
2) la perdita di ricavi sulle unità inframarginali (effetto riduzione del prezzo).
Supponendo di volere aumentare la quantità prodotta e venduta di un ammontare ΔQ = Q’ − !Q > 0, l’impresa deve
ridurre il prezzo di un ammontare Δp = p’ − !p < 0. Graficamente la perdita di ricavi sulle unità inframarginali sarà
l’area rossa nel grafico sottostante, mentre l’incremento di ricavi derivante dalla vendita di più unità di beni sarà pari
all’area verde nel grafico. La variazione di ricavi conseguente alla vendita di ΔQ unità aggiuntive di prodotto (i ricavi
!"#(!)
marginali) saranno pari ai ricavi addizionali meno la perdita di ricavi sulle unità inframarginali => !" ! = =
!"
!"#!!!" !" !"
=!+ !. Per variazioni infinitesimali della quantità prodotta avremo che !" = ! + ! esattamente
!" !" !"
come trovato prima tramite le derivate.
p"
Perdita"di"ricavi"sulle"
unità"inframarginali"
p"
Δp<0"
p’"
Ricavi"addizionali""
E’ possibile derivare una relazione tra ricavi marginali e elasticità della domanda, riscrivendo l’espressione dei ricavi
marginali nella seguente forma:
!" ! !" ! 1 1
!" = ! + ! =! 1+ =! 1+ =! 1+
!" ! !" ! !" ! !!
!" !
Anche utilizzando questa formulazione notiamo che, dato che ! ! < 0, si ha che !" < !. I ricavi marginali variano
quindi al variare dell’elasticità della domanda. In particolare,
1) se ! ! = −1 ! se ci si trova in corrispondenza del punto medio della funzione di domanda =>MR=0
2) se ! ! < −1 ! se ci si trova in corrispondenza del tratto elastico della funzione di domanda => MR>0
3) se −1 < ! ! < 0 ! se ci si trova in corrispondenza del tratto rigido della funzione di domanda => MR<0
4) Al crescere dell’elasticità della domanda il ricavo marginale tende a coincidere con il prezzo di mercato => se
! ! → −!∞ => !" → !.
Considerando una funzione di domanda di mercato e fronteggiata dalla singola impresa lineare con equazione
! = ! − !", i ricavi totali sono:
!"#(!)
!" = = ! − 2!".
!"
Graficamente quindi i ricavi marginali sono una retta che si posiziona sotto la funzione di domanda, con stessa
intercetta verticale e con inclinazione doppia.
2"
"
P,"MR"
E ! < −1=>"tratto"elastico"=>"MR>0"
a"
E ! = −1"=>"Elasticità"unitaria"=>"MR=0""
"
a/2" −1 < E ! < 0=>"tratto"inelastico"=>"MR"<0""
"
MR" D=AR"
SCELTA DELL’IMPRESA
Seguendo la regola di massimizzazione del profitto, l’impresa produce la quantità che le consente di massimizzare i
profitti e vende le unità prodotte a un prezzo unitario pari alla massima disponibili a pagare del consumatore per quelle
unità identificato dalla funzione di domanda.
Formalmente la quantità prodotta ! ! è tale che
MR=MC
e il prezzo di vendita è
! ! = ! ! (! ! ).
Graficamente la quantità prodotta dall’impresa è identificata dall’intersezione tra la funzione dei ricavi marginali e la
funzione dei costi marginali, mentre il prezzo di vendita è pari all’ordinata della funzione inversa di domanda in
corrispondenza della quantità prodotta. I profitti dell’impresa in corrispondenza della scelta ottima sono ! ! =
!" ! ! − !" ! ! = ! ! ∙ ! ! − !" ! ! = ! ! ∙ ! ! − !" ! ! ∙ ! ! = (! ! − !" ! ! ) ∙ ! ! .
Sulla base della regola di cessazione dell’attività, l’impresa produce se e solo se ! ! > !" ! ! !, dato che ! ! > 0. I
profitti graficamente sono pari all’area ombreggiata nella figura.
P,"MR"
!!"
MC"
E! "
!
! " AC"
D=AR"
MR"
!! " Q"
Solo se è soddisfatta la condizione di massimizzazione dei profitti l’impresa non ha incentivo a modificare la propria
scelta. Al contrario,
3"
"
- se ! < ! ! , l’impresa non sta massimizzando i profitti e, dato che !" > !", per l’impresa è ottimale
aumentare la quantità prodotta dato che l’incremento di ricavi conseguente alla produzione di una unità in più
(i ricavi marginali) è maggiore dell’incremento di costi connesso alla produzione di una unità in più (i costi
marginali);
- se ! > ! ! , l’impresa non sta massimizzando i profitti e, dato che !" < !", per incrementare i profitti è
ottimale ridurre la quantità prodotta dato che il risparmio in termini di costi derivante dalla produzione di una
unità in meno (i costi marginali) è maggiore della predita di ricavi derivante dalla vendita di una unità in meno
(i ricavi marginali).
Notiamo che il potere di mercato del monopolista si traduce nel fatto che il prezzo fissato per il prodotto è maggiore
del costo marginale (! ! > !" ! ! ). Una misura del potere di mercato è lo scostamento percentuale del prezzo
rispetto ai costi marginali ovvero il mark up sui costi marginali o Indice di Lerner che è definito come:
! − !"
!=
!
Nei regimi di mercato intermedi tra monpolio e concorrenza il mark – up assume un valore intermedio. Il mark up
dipende dall’elasticità della domanda infatti in corrispondenza della scelta ottima dell’impresa si ha che:
!" = !"
Data questa relazione tra mark up ed elasticità della domanda, si può concludere che il monopolista in corrispondenza
della sua scelta ottima, si posiziona sempre nel tratto elastico della funzione di domanda. Infatti dato che in equilibrio
si ha che
!" = !"
1
! 1 + ! = !"
!
poiché !" > 0 si deve avere che anche !" > 0 ovvero che
1
! 1+ >0
!!
1
1+ ! >0
!
1
> −1
!!
4"
"
! ! < −1
Il monopolista fisserà quindi sempre un prezzo in corrispondenza del tratto elastico della funzione di domanda.
p"
PERDITA"SECCA"DI"
MONOPOLIO"
MC=S"
M" EM"
p
pC" Ec"
MR"
D=MRC"
Possiamo calcolare l’effetto che il monopolio produce in termini di efficienza/benessere. Dato che il surplus del
consumatore è pari all’area sotto la funzione di domanda e sopra il prezzo di mercato in corrispondenza della quantità
scambiato mentre il surplus del produttore è pari all’area sopra la funzione di costo marginale e sotto il prezzo di
mercato in corrispondenza della quantità scambiato avremo:
5"
"
Dato che i consumatori in monopolio, rispetto alla concorrenza perfetta consumano meno e pagano un prezzo
superiore, hanno una perdita di benessere (area B+C). Riducendo la quantità prodotta da QC a QM, il monopolista
riesce ad appropriarsi di parte del surplus del consumatore (l’area B) e perde parte del proprio surplus (l’area E),
tuttavia poiché la perdita di surplus è inferiore all’incremento di surplus, il monopolista ha un incremento di benessere.
La società nel suo complesso, per effetto del potere di mercato del monopolista, ha una perdita secca di benessere
(DWL=deadweight loss) pari alla somma delle aree C e E.
Il fatto che ci sia una perdita di benessere indica che in monopolio ci sono delle opportunità di guadagno dallo
scambio non sfruttate. In particolare, dato che in corrispondenza dell’equilibrio di monopolio si ha che p>MC
significa che i consumatori, per ottenere un’unità aggiuntiva di output rispetto a quanto prodotto dal monopolista,
sarebbero disposti a pagare un prezzo maggiore del costo di produzione di quell’unità dato che, alla destra di Q! , la
disponibilità a pagare dei consumatori (l’altezza della funzione di domanda) è maggiore dei costi marginali di
produzione. In corrispondenza dell’equilibrio di monopolio, non vengono quindi sfruttati tutti i possibili benefici dello
scambio tra consumatori e produttore. Il comportamento del monopolista che sfrutta il suo potere di mercato genera
una perdita di efficienza che si traduce in una perdita di surplus/benessere per la collettività nel suo complesso => La
quantità Q! è inefficientemente bassa, il prezzo ! ! !è inefficientemente alto e non vengono prodotte unità di beni per
le quali i consumatori trarrebbero un beneficio maggiore del costo di produzione. Nel sistema economico ci sono
opportunità economicamente vantaggiose che non vengono sfruttate.
"
Se in monopolio si introduce la tassazione si hanno effetti diversi a seconda che si abbia una tassa per ogni unità
prodotta o una tassa in somma fissa.
Ulteriore"perdita"
di"benessere"per"
MCt=St"
p" la"tassazione""
t"
Mt"
E
pMt"
MC=S"
EM"
pM"
Ec"
pC" Perdita"di"benessere"
in"monopolio"
Gettito"fiscale=tQMt"
MR"
D=MRC"
6"
"
2) Tassa in somma fissa
Se si introduce una tassa T in somma fissa aumentano i costi totali di produzione che diventano !"!! = !" + ! ma
non si modificano i costi marginali. Dato che non si modificano né i costi marginali né i ricavi marginali, non si
modifica la scelta dell’impresa monopolista che continua a produrre ! ! e a fissare un prezzo unitario ! ! . Tuttavia la
tassazione riduce i profitti dell’impresa di T. Effetto analogo si ottiene tassando i profitti di monopolio.
Una situazione di questo tipo è quella che si ha nei così detti monopoli naturali. Un monopolio naturale si viene a
creare sul mercato quando la tecnologia presenta rendimenti di scala crescenti ovvero costi marginali e costi medi
decrescenti. Inoltre, in presenza di rendimenti di scala crescenti, i costi marginali sono inferiori ai costi medi. In
contesti di questo tipo, il monopolio nasce naturalmente per ragioni tecnologiche dato che è economicamente più
efficiente che l’output domandato venga prodotto da una sola impresa in quanto i costi di produzione aumenterebbero
se l’output venisse prodotto da più imprese identiche. Supponendo che la quantità domandata sia Q* il costo totale di
produzione se una sola impresa producesse sarebbe pari a !"! = !"! ∙ ! ∗ ovvero l’area (A+B). Se invece sul mercato
operassero due imprese identiche ognuna delle quali producesse Q*/2 , i costi totali aumenterebbero. Infatti i costi
!∗ !∗ !∗
totali di produzione sarebbero !"! = !"! ∙ + !"! ∙ = 2!"! ∙ = !"! ∙ ! ∗ ovvero l’area (A+B+C+D). Essendo
! ! !
i costi medi decrescenti si avrà che !"! < !"! !e quindi i costi aumenteranno di ∆!" = !"! − !"! = !"! ∙ ! ∗ − !"! ∙
! ∗ = (!"! − !"! )! ∗
AC#
AC2#
AC1#
AC#
AC#
Q*/2# Q*# Q#
L’andamento decrescente dei costi medi fa sì che nel sistema economico ci sia un trade – off dato che è, da un lato,
inefficiente dividere la produzione tra un numero elevato di imprese ma, d’altro canto, questo genera un perdita di
benessere per la collettività, una riduzione del surplus totale, dato che il monopolista produce “poco” e vende a un
prezzo “alto”. Ci sono quindi consumatori che sarebbero disposti a pagare un prezzo maggiore del costo marginale ma
non riescono a ottenere il bene per effetto del potere di mercato.
I monopoli naturali sono tipici dei settori delle pubbliche utilità caratterizzati da infrastrutture a rete come la
distribuzione dell’energia o dell’acqua, i trasporti ferroviari, le telecomunicazioni, lo smaltimenti dei rifiuti urbani. In
questi settori, caratterizzati da costi fissi di impianto molto elevati, non sarebbe efficiente duplicare le reti facendo sì
che più imprese producano perché aumenterebbero i costi. Le soluzioni che in questi contesti si possono attuare per
ridurre (o eliminare) l’inefficienza sono di due tipi:
7"
"
a) Produzione pubblica del bene tramite le nazionalizzazioni delle imprese. Tramite la nazionalizzazione
dell’impresa che produce in regime di monopolio naturale si può imporre il prezzo di vendita e il livello di
output in modo da raggiungere l’esito efficiente per la collettività in termini di benessere.
b) Regolamentazione del prezzo e controllo della produzione privata del bene. La produzione in questo caso
viene lasciata all’impresa privata ma lo l’autorità pubblica interviene controllando (regolamentando) il prezzo
di vendita del prodotto. In particolare un prezzo regolamentato è minore di quello che si avrebbe in assenza di
regolamentazione dato che la regolamentazione è tesa a ridurre l’inefficienza derivante dal potere di mercato.
A seconda di quale sia il livello di prezzo regolamentato fissato avremo:
1) Soluzione di First Best: il regolatore impone al monopolista un prezzo regolamentato pari ai costi
marginali così da espandere la produzione al livello concorrenziale.
!!" = !"
!!" = ! ! !
In una situazione di questo tipo tuttavia dato che in monopolio naturale MC<AC l’impresa avrebbe
perdite pari a (!" !!" − !!" ) ∙ !!" .
Se l’impresa a causa delle perdite decide di non produrre ed esce dal mercato, la società nel suo
complesso avrebbe una perdita di benessere maggiore di quella che si avrebbe in presenza di monopolio e
quindi l’inefficienza sarebbe maggiore.
2) Soluzione di First Best con sussidio: per evitare che, per effetto della regolamentazione, l’impresa cessi
l’attività, il regolatore può fissare un prezzo pari ai costi marginali in modo che la quantità scambiata sia
quella efficiente e sussidiare l’impresa per un ammontare pari alla perdita che subirebbe per effetto del
prezzo regolamentato. Una soluzione di questo tipo è efficiente dato che massimizza la quantità prodotta
ma è costosa dato che sarà necessario finanziare il sussidio tramite la tassazione ad esempio di un altro
settore del sistema economico. Per sostenere la politica l’autorità di regolamentazione dovrebbe porre a
carico dell’intera comunità la copertura di tali costi, provocando in tal modo una redistribuzione del
benessere sociale a vantaggio dei consumatori del bene o del servizio prodotto dal monopolista.
3) Soluzione di Second Best: il regolatore impone al monopolista un prezzo regolamentato sufficiente a
coprire i costi medi
!!" = !"
In questo modo si riesce a incrementare la quantità prodotta rispetto al monopolio naturale anche se si
produce meno che in concorrenza perfetta ma non si sostengono costi aggiuntivi. Si riesce quindi a ridurre
l’inefficienza e la perdita di surplus. In questo modo il profitto economico del monopolista è nullo ma
aumenta il surplus per la collettività sebbene vi sia comunque una perdita di benessere dato che
!!" < !!" . La perdita di benessere per la collettività tuttavia è minore di quella che si avrebbe se non si
regolamentasse il mercato.
P,"MR"
E! "
!! " Perdita"per"il"monopolista"nella"
soluzione"di"FB"!"Ammontare"da"
sussidiare"
!!" "
" !!" "
!"(!!" )" AC"
!!" "
!!" " MC"
MR"
D=AR"
8"
"
Michela Braga
Economia Modulo 1 – 2016/17 CLEAM 3 e 4
Il monopolista massimizza i profitti vendendo tutte le unità prodotte allo stesso prezzo unitario. Nella realtà, in molti
mercati, le imprese applicano prezzi diversi ad acquirenti diversi per lo stesso bene.
La discriminazione di prezzo è una politica di prezzo che prevede vengano praticati prezzi diversi a seconda della
diversa disponibilità a pagare dei consumatori. L’obiettivo di questa strategia è sottrarre surplus ai consumatori e
incrementare i profitti.
Affinché un produttore possa discriminare devono essere soddisfatte le seguenti condizioni: (i) l’impresa deve essere
price maker ovvero deve fronteggiare una curva di domanda inclinata negativamente; (ii) l’impresa deve essere in
grado di classificare i consumatori in base alla disponibilità a pagare; (iii) non ci deve essere possibilità di arbitraggio
sul mercato ovvero deve essere impossibile per i consumatori che pagano un prezzo minore rivendere il bene/servizio
ai consumatori che hanno una maggior disponibilità a pagare.
Consideriamo un’impresa che fronteggia una curva di domanda decrescente ! = ! ! (!)! con una funzione di costo di
produzione !"(!) = !".
Esistono diversi tipi di discriminazione a seconda della capacità del produttore di classificare i consumatori in gruppi
sulla base della loro disponibilità a pagare. In particolare avremo:
p!
Surplus"totale"in"monopolio"
con"discriminazione"perfetta"
="Surplus"del"produttore"
c" MC"
MR=D"
!!! = ! ! " !!
1"
"
Confrontando i tre regimi di mercato (concorrenza perfetta (C), monopolio (M), monopolio con discriminazione (!!! )
avremo che:
- La quantità prodotta/scambiata è tale che ! ! = !!! > ! ! ;"
- In concorrenza perfetta e in monopolio il prezzo di vendita è uguale per tutte le unità vendute e tale che
! ! < ! ! (! ! = !"!!e ! ! > !"), in monopolio con discriminazione perfetta ci sono più prezzi di vendita,
uno per ogni unità venduta, identificati da tutti i punti della funzione di domanda al di sopra dei costi
marginali;
- In monopolio con discriminazione e in concorrenza perfetta il surplus totale è massimo e non vi è perdita di
benessere, in monopolio senza discriminazione il surplus totale non è massimo e vi è perdita di benessere:
!" ! = !"!! > !" ! ;
- Il surplus del produttore in monopolio con discriminazione coincide con il surplus totale mentre quello del
consumatore è nullo: !"!! = !"!! e !"!! = 0;
- Il surplus del produttore è maggiore in monopolio con discriminazione che in monopolio senza
discriminazione: !"!! > !" ! .
Tariffa"forfettaria"pari"al"
surplus"del"consumatore"se"p=c"
=>"surplus"totale=surplus"del"
produttore"
c" MC"
D"
!!!! = ! ! " !!
2"
"
costi di produzione sono indipendenti dal fatto che il monopolista venda a un gruppo piuttosto che a un altro.
Ipotizziamo per semplicità che i costi marginali siano costanti !" = !.
Il monopolista che discrimina tratta i due mercati come mercati diversi e, in ogni mercato, data la funzione di
domanda di quel mercato, vende la quantità che gli consente di massimizzare i profitti su quel mercato. Il monopolista
fissa poi due prezzi, uno per ogni mercato, pari alla massima disponibilità a pagare dei consumatori di quel mercato
per quelle unità. Si avrà quindi che il monopolista che applica discriminazione di terzo ordine:
- sul mercato A vende la quantità !!! tale che !"! = !" e fissa un prezzo unitario !!! = ! !! (!!! )
- sul mercato B vende la quantità !!! tale che !"! = !" e fissa un prezzo unitario !!! = ! !! !!!
!!! "
!!! "
!!! "
!!! "
MC"
QB" QA"
!!! " !!! "
In corrispondenza della scelta ottima i ricavi marginali sui due marcati sono uguali. Infatti, in equilibrio, deve valere
che
!"! = !"!
=>!"! = !"!
!"! = !"!
Se i ricavi marginali sui due mercati non fossero uguali significherebbe che l’impresa potrebbe riallocare la
produzione tra i due mercati e incrementare i profitti. Se infatti, ad esempio, in corrispondenza di un dato livello di
output, si avesse che, !"! > !"! , l’impresa potrebbe aumentare i profitti riducendo di una unità la quantità
prodotta sul mercato B e aumentando di una unità la quantità prodotta sul mercato A. Solo se, al margine, i ricavi sui
due mercati sono uguali l’impresa non ha incentivo a riallocare la produzione e i profitti sono massimi.
L’impresa applicando discriminazione di terzo tipo fa pagare un prezzo maggiore al segmento di mercato che ha la
domanda più rigida e un prezzo minore a quello che ha la domanda più elastica. Infatti riscrivendo i ricavi marginali in
funzione dell’elasticità della domanda si ha:
!
- sul mercato A: !"! = !!! ∙ 1 + !
!!
!
- sul mercato B: !"! = !!! ∙ 1 + !
!!
Dato che in equilibrio i ricavi marginali sui due mercati sono uguali, deve valere che
! !
!"! = !!! ! !!! ∙ 1 + ! = !!! ∙ 1 + !
!! !!
! !
Affinché l’eguaglianza sia soddisfatta si ha che se !!! > !!! !allora 1 + ! < 1+ ! e quindi !!! > !!! ! dove la
!! !!
domanda è più rigida (il mercato A), il prezzo praticato è maggiore.
3"
"
Analogamente, in termini di mark up sui costi marginali, si ha che discriminando il monopolista applica mark up
diversi ai diversi gruppi di consumatori così che il mark up è maggiore sul segmento di mercato con domanda più
rigida. Infatti, dato che
!
!! !!" !
- sul mercato A: ! ! = ! =− !
!! !!
!
!! !!" !
- sul mercato B: ! ! = ! =− !
!! !!
! !
possiamo concludere che ! ! > ! ! se − ! >− ! ovvero se !!! < !!! .
!! !!
Il monopolista vende quindi complessivamente ! = !!! + !!! unità di beni e ottiene profitti pari alla somma dei
profitti ottenuti sui due mercati ovvero ! = !!! + !!! con:
!!! = !"! − !"! = !!! ∙ !!! − !" ∙ !!! = (!!! − !") ∙ !!! "
!!! = !"! − !"! = !!! ∙ !!! − !" ∙ !!! = (!!! − !") ∙ !!! "
Con discriminazione di terzo tipo sul mercato si hanno più prezzi, uno per ogni gruppo di consumatori. Confrontando
il monopolio con il monopolio con discriminazione notiamo che il gruppo di consumatori con domanda più rigida
paga un prezzo maggiore di quello che pagherebbe se non ci fosse discriminazione, mentre il gruppo di consumatori
con domanda più elastica paga un prezzo minore di quello che pagherebbe se non ci fosse discriminazione.
4"
"
Michela Braga
Economia Modulo 1 – 2016/17 CLEAM 3 e 4
In molti contesti gli agenti economici interagiscono strategicamente e le decisioni di un agente hanno effetti sul
comportamento degli altri agenti. La teoria dei giochi è la teoria delle scelte in condizioni di interazione strategica e
delinea un approccio analitico che consente di spiegare il processo decisionale e le scelte di agenti razionali (individui,
famiglie, imprese, sistemi economici) in tutti quei contesti in cui il comportamento del singolo influenza il
comportamento e/o il benessere degli altri agenti con cui si trova a interagire.
La teoria dei giochi rappresentando in modo semplificato le situazioni reali riesce a modellizzare il processo di scelta
degli agenti economici razionali in situazioni di interazione strategica. In contesti di questo tipo, un agente razionale
nel momento in cui effettua una scelta è consapevole che ad ognuna delle azioni che può effettuare sono associate
conseguenze diverse, a seconda della scelta effettuata dagli altri agenti razionali con cui interagisce strategicamente.
Un gioco è una qualunque situazione che coinvolge due o più parti, chiamate giocatori, in cui il benessere di un
giocatore dipende non solo dal suo comportamento, ma anche da quello degli altri. Il gioco è quindi la
rappresentazione formale di una situazione di interazione tra agenti in cui il comportamento strategico è cruciale nel
processo decisionale individuale. I singoli agenti scelgono individualmente considerando le possibili decisioni degli
altri agenti. Questo, nella realtà, avviene in tutti quei contesti in cui una decisione implica l’elaborazione di una
strategia. Si pensi, ad esempio, alla competizione tra imprese per conquistare un dato mercato di sbocco, alla
concorrenza tra settori industriali, all’elaborazioni dei trattati commerciali, alla competizione dei candidati politici per
ottenere i voti degli elettori, alle decisioni delle imprese circa l’investimento in pubblicità dato l’investimento delle
altre imprese attive sul mercato.
1"
"
2"
c d
1"
! ! ! !
a !!" , !!" !!" , !!"
! ! ! !
b !!" , !!" !!" , !!"
! ! Primo"sottogioco"=>"parte"
!!" , !!" "
2 C del"gioco"conseguente"la"
A ! !
prima"azione"del"primo"
!!" , !!" "
D giocatore"
1
B C !
!!" !
, !!" "
2 Secondo"sottogioco"=>"
! !
D !!" , !!" "
parte"del"gioco"
conseguente"la"seconda"
azione"del"primo"giocatore"
Dato il gioco completo rappresentato in forma estesa è possibile suddividere il gioco in sottogiochi. Un sottogioco è
una parte del gioco in forma estesa che inizia con un nodo singolo e contiene tutti i nodi che seguono. Considerando
la precedente rappresentazione il gioco ha due sottogiochi: uno superiore conseguente all’azione A del primo
giocatore, e uno inferiore conseguente all’azione B del primo giocatore. Ogni sottogioco inizia dal nodo decisionale
controllato dal secondo giocatore e termina con gli esiti.
Nei giochi simultanei le azioni di tutti i giocatori coincidono con le strategie dato che tutti gli agenti scelgono
simultaneamente una sola volta => il piano d’azione è un’unica azione possibile.
Se si utilizza la rappresentazione in forma normale si avrà una matrice con un numero di righe pari alle strategie del
primo giocatore e un numero di colonne pari al numero di strategie del secondo giocatore.
Se si utilizza la rappresentazione in forma estesa si devono raggruppare i nodi appartenenti allo stesso stato
informativo di un dato giocatore ovvero, ad esempio,
2"
"
! !
2 !!" , !!" "
C
A ! !
!!" , !!" "
1 D
C ! !
B !!" , !!" "
2
! !
D !!" , !!" "
Raggruppando nello stesso insieme i nodi decisionali del secondo giocatore si indica che il gioco è “simultaneo” nel
senso che il giocatore 2 non distingue tra i due nodi decisionali in alto e in basso dato che, scegliendo insieme al
giocatore 1, non può conoscere la sua azione e per lui i due nodi decisionali sono in realtà un unico nodo decisionale
=> i due nodi appartengono allo stesso sistema informativo del giocatore 2.
Nei giochi sequenziali a due stadi in cui la primo stadio sceglie il giocatore 1 e al secondo stadio sceglie il giocatore 2,
dopo aver osservato l’azione del primo giocatore:
- per il giocatore che sceglie per primo le azioni coincidono con le strategie;
- per il giocatore che sceglie per secondo le azioni non coincidono con le strategie. Il secondo giocatore infatti,
può trovarsi in nodi diversi a seconda della scelta effettuata dal primo giocatore e, in ogni nodo, ha a
disposizione le diverse azioni tra cui scegliere. Avrà quindi un numero di strategie uguale al numero di azioni
che può effettuare in ogni nodo che controlla elevato per il numero di nodi che controlla. Per lui quindi le
strategie saranno definite come un insieme di azioni, una per ogni possibile azione del rivale ! una strategia
prevede quindi un’azione del giocatore 2 per ogni possibile azione dei giocatore 1.
" Se, ad esempio, il primo giocatore può scegliere tra tre azioni e il secondo tra due, significa che il giocatore 2
si può trovare in tre nodi, in ogni nodo può scegliere tra due azioni e ha quindi 9 strategie. La strategia del
giocatore 2 verrà scritta indicando tre lettere (componenti),
o la prima componente indica l’azione che il giocatore 2 sceglie se il primo giocatore sceglie la sua
prima azione;
o la seconda componente indica l’azione che il giocatore 2 sceglie se il primo giocatore sceglie la sua
seconda azione;
o la terza componente indica l’azione che il giocatore 2 sceglie se il primo giocatore sceglie la sua terza
azione.
Dato un gioco, l’obiettivo è identificare l’esito (la soluzione) del gioco. Esistono diversi concetti di
soluzione/equilibrio dei giochi tutti basati sull’ipotesi cruciale per la teoria dei giochi che sia la forma normale del
gioco (ovvero le strategie e i payoff corrispondenti a ogni coppia di strategia) sia la razionalità di tutti i giocatori sia
conoscenza comune per tutti i giocatori.
3"
"
2" N C
1"
N -2,-2 -6,-1
C -1,-6 -5,-5
Notiamo che:
- Il giocatore 1 se giocasse N potrebbe ottenere -2 o -6, se giocasse C potrebbe ottenere -1 o -5. Dato che
giocando C ottiene un payoff superiore, indipendentemente dalla scelta del giocatore 2, essendo un giocatore
razionale non sceglierà mai N ma sceglierà C => C è una strategia dominante
- Il giocatore 2 se giocasse N potrebbe ottenere -2 o -6, se giocasse C potrebbe ottenere -1 o -5. Dato che
giocando C ottiene un payoff superiore, indipendentemente dalla scelta del giocatore 1, essendo un giocatore
razionale non sceglierà mai N ma sceglierà C => C è una strategia dominante.
Per entrambi i giocatori C è una strategia dominante, quindi giocheranno quella strategia => l’equilibrio in strategie
dominanti del gioco è (C,C).
Se consideriamo il gioco simultaneo del dilemma del prigioniero nella versione con payoff modificati rappresentabile
nella forma normale come:
Prima&eliminazione&
2" N C
1"
N 0, -2 -6,-1
C -1, -6 -5,-5
Seconda&eliminazione&
Notiamo che:
- Il giocatore 1 se giocasse N potrebbe ottenere 0 o -6, se giocasse C potrebbe ottenere -1 o -5. Non esiste
quindi alcuna strategia che gli assicura un payoff inferiore indipendentemente dal comportamento del rivale
=> non ha alcuna strategia dominata.
- Il giocatore 2 se giocasse N potrebbe ottenere -2 o -6, se giocasse C potrebbe ottenere -1 o -5.
Indipendentemente dal comportamento del rivale, per il giocatore 2 i payoff associati alla strategia N sono
minori di quelli associati alla strategia C => N è una strategia dominata e non verrà mai giocata da un
giocatore razionale. La prima eliminazione delle strategie dominate prevede che si elimini la strategia N del
giocatore 2 e i relativi payoff.
4"
"
- A questo punto, considerando i payoff del giocatore 1 si nota che N è ora una strategia dominata dato che se
giocasse N otterrebbe -6, mentre se giocasse C otterrebbe -5 => il giocatore 1 non giocherà mai N e potrà
essere eliminata dal gioco.
Le strategie che sopravvivono all’eliminazione iterata delle strategie dominate sono (C,C) che rappresenta l’esito del
gioco.
3) Equilibrio di Nash
Un equilibrio di Nash è un insieme di strategie, una per ogni giocatore, tali che ogni strategia è una risposta ottima
alla strategia del rivale.
Una risposta ottima è una strategia che assicura il payoff maggiore, data una strategia del rivale.
Per identificare un equilibrio di Nash si devono trovare tutte le risposte ottime dei giocatori alle strategie dei rivali e
quindi individuare la coppia di strategie che sono reciprocamente risposta ottima l’una all’altra.
Le risposte ottime di un giocatore verranno rappresentate graficamente nella matrice dei payoff sottolineando i payoff
corrispondenti ovvero indicheremo con ( _ , ) una risposta ottima del giocatore 1 e con ( , _ ) una risposta ottima
del giocatore 2. Scrivendo invece ad esempio BR1(j)=i indicheremo che la risposta ottima (Best Reply) del giocatore
1 alla strategia j del giocatore 2 è i.
2" N C
1"
N -2,-2 -6,-1
C -1,-6 -5,-5
Il gioco ha una sola coppia di strategie che sono reciprocamente risposta ottima l’una all’altra cioè la coppia di
strategie (C,C)
BR1(C)=C BR2(C)=C
Il gioco ha quindi un unico equilibrio di Nash.
Nella rappresentazione in forma normale l’equilibrio di Nash è identificato graficamente da cella in cui entrambi i
payoff sono sottolineati. L’equilibrio di Nash è stabile, infatti, ogni agente sta giocando una risposta ottima alla
strategia del rivale e non ha incentivo a modificare unilateralmente la scelta. L’equilibrio rappresenta un accordo auto
– vincolante (self – enforcing) tra gli agenti per cui ogni agente ha incentivo a rispettarlo supponendo che lo rispettino
anche gli altri agenti.
Notiamo che, in questo gioco, l’equilibrio non corrisponde con l’esito Pareto efficiente. L’esito (N,N) infatti
rappresenterebbe un miglioramento paretiano rispetto all’equilibrio di Nash e sarebbe Pareto efficiente tuttavia i
5"
"
singoli agenti, unilateralmente, non hanno incentivo a scegliere la strategia N che è dominata. L’ottimo Paretiano è
razionale da un punto di vista collettivo ma non individuale.
Un equilibrio di Nash non è necessariamente Pareto efficiente e possono esistere altre combinazioni di strategie che
consentono di ottenere un miglioramento paretiano ovvero che consentono di migliorare il benessere di almeno un
agente senza peggiorare quello dell’altro. Analogamente l’ottimo paretiano può non essere un equilibrio di Nash.
Un gioco può avere più di un equilibrio (molteplicità degli equilibri). Gli equilibri possono essere o non essere
Pareto ordinabili. In particolare dati due equilibri diremo che il primo è Pareto superiore rispetto al secondo se, in
corrispondenza del primo equilibrio, almeno un giocatore ottiene un payoff superiore a quello che ottiene nel secondo
equilibrio e nessun giocatore ottiene un payoff inferiore.
NB:
• Ogni Equilibrio in strategie dominanti è anche un equilibrio di Nash.
• Una strategia dominata non sarà mai parte di un equilibrio di Nash.
• Se tramite l’eliminazione iterata delle strategie dominate si ha una sola soluzione, essa rappresenta
necessariamente anche l’unico Equilibrio di Nash del gioco.
Consideriamo un gioco in cui il primo agente sceglie per primo e deve decidere se acquistare un biglietto per vedere
un film d’azione o un film romantico (le azioni saranno A o R). Il secondo giocatore osserva la scelta del primo e
sceglie di conseguenza tra un film d’azione o un film romantico. Il gioco in forma estesa sarà
2 A 5,2"
A
1,1"
R
1
A
R −1, −1"
2
R 2,5"
Si inizia dal secondo giocatore e dal primo sottogioco in alto. Se il giocatore 2 dovesse scegliere dopo che il giocatore
1 ha scelto A, tra A che gli assicurerebbe 2 e R che gli assicurerebbe 1 sceglierebbe A poiché otterrebbe un payoff
maggiore. Si evidenzia quindi il ramo che corrisponde all’azione scelta e si esclude l’altro ramo. Considerando il
secondo sottogioco in basso, se il giocatore 2 dovesse scegliere dopo che il giocatore 1 ha scelto R, tra A che gli
6"
"
assicurerebbe -1 e R che gli assicurerebbe 5 sceglierebbe R poiché otterrebbe un payoff maggiore. Si evidenzia quindi
il ramo che corrisponde all’azione scelta e si esclude l’altro ramo
Si può quindi tornare indietro e identificare la scelta del primo giocatore che razionalmente anticipa le scelte del
secondo giocatore. Il primo giocatore dunque sa che se scegliesse A, il giocatore 2 sceglierebbe A e lui otterrebbe 5;
se invece scegliesse R, il giocatore 2 sceglierebbe R e lui otterrebbe 2. Date le scelte che farebbe il rivale, per il
giocatore 1 è razionalmente più conveniente scegliere A dato che 5>2. Evidenziamo quindi i rami che rappresentano la
scelta del giocatore 1 in corrispondenza del nodo iniziale del gioco.
I rami evidenziati rappresentano le scelte dei vari giocatori in corrispondenza dei diversi nodi decisionali.
La soluzione per induzione a ritroso è quindi identificata dall’insieme delle azioni scelte dai giocatori ovvero (A,A)
2 A 5,2"
A
1,1"
1 R
R A
−1, −1"
2
R 2,5"
Un equilibrio di Nash è perfetto nei sottogiochi se è un equilibrio di Nash del gioco completo e se le prescrizioni di
questo equilibrio, relativamente a ogni sottogioco, rappresentano un equilibrio di Nash di quel sottogioco.
Un sottogioco è una parte del gioco in forma estesa che inizia con un nodo singolo e contiene tutti i nodi che seguono.
Per identificare gli equilibri di Nash dobbiamo quindi scrivere il gioco sequenziale in forma normale, calcolare tutti gli
equilibri di Nash e escludere quelli che non sono perfetti, ovvero quelli che prevedono, nelle loro strategie, delle
azioni non credibili, delle azioni cioè che se il giocatore fosse chiamato a giocare non giocherebbe.
Rappresentiamo in forma normale il gioco sequenziale in cui il giocatore 1 sceglie tra un film d’azione e un film
romantico e il giocatore 2 sceglie di conseguenza.
La rappresentazione in forma strategica tramite la matrice dei payoff richiede che per ogni giocatore si indichino le
strategie. Per il giocatore che sceglie per primo le strategie coincidono con le azioni (A,R) mentre per il secondo
giocatore le strategie sono 4 dato che, a seconda della scelta del primo giocatore, può trovarsi in due nodi e, in ogni
nodo, può scegliere tra due azioni. Le strategie del secondo giocatore saranno quindi quattro:
NB: la prima lettera della strategia del secondo giocatore indica l’azione che lui fa se il primo giocatore sceglie la sua
prima strategia (nel nostro caso A); la seconda lettera della strategia del secondo giocatore indica l’azione che lui fa
se il primo giocatore sceglie la sua seconda strategia (nel nostro caso R).
7"
"
2" AA AR RA RR
1"
A 5, 2 5, 2 1,1 1,1
Confrontando le risposte ottime notiamo che in tre casi le strategie sono risposte ottime le une alle altre
BR1(AA)= A BR2(A)=AA
BR1(AR)= A BR2(A)=AR
BR1(RR)= R BR2(R)=RR
Il gioco ha tre equilibri di Nash (A,AA), (A,AR) (R,RR).
Data la molteplicità degli equilibri di Nash del gioco sequenziale, è possibile identificare quelli perfetti, quelli cioè che
prevedono strategie credibili che verrebbero effettivamente giocate se l’individuo si trovasse in quella situazione
decisionale. Si devono quindi calcolare gli equilibri di Nash dei diversi sottogiochi e verificare se sono compatibili
con gli equilibri di Nash del gioco completo.
Se il gioco completo fosse solo il primo sottogioco superiore, la risposta ottima del giocatore 2 sarebbe A =>
l’equilibrio di Nash di quel sottogioco prevede che il giocatore 2 giochi A se il giocatore 1 giocasse A.
5,2"
A"
2"
R"
1,1"
Coerentemente con l’equilibrio di Nash trovato, si ha quindi che un equilibrio di Nash per essere perfetto nei
sottogiochi deve prevedere che il secondo giocatore giochi A nel caso in cui il primo giocatore giochi la sua prima
azione. In un SPNE la prima componente della strategia del secondo giocatore deve quindi essere A => (R,RR) non
può essere un SPNE perché contiene una strategia che prevede un comportamento non credibile, un comportamento
che non verrebbe attuato da un agente razionale.
Se il gioco completo fosse solo il secondo sottogioco inferiore, la risposta ottima del giocatore 2 sarebbe R=>
l’equilibrio di Nash di quel sottogioco prevede che il giocatore 2 giochi R se il giocatore 1 giocasse R.
8"
"
B1,B1"
A"
2"
R"
2,5"
Coerentemente con l’equilibrio di Nash trovato, si ha quindi che un equilibrio di Nash per essere perfetto nei
sottogiochi deve prevedere che il secondo giocatore giochi R nel caso in cui il primo giocatore giochi la sua seconda
azione. In un SPNE la seconda componente della strategia del secondo giocatore deve quindi essere R => (A,AA)
non può essere un SPNE perché contiene una strategia che prevede un comportamento non credibile, un
comportamento che non verrebbe attuato da un agente razionale.
L’unico SPNE del gioco è (A,AR). Questo equilibrio contiene minacce credibili ovvero strategie che prevedono
azioni che, se un giocatore fosse chiamato a scegliere in quello stato, effettivamente sceglierebbe. In un SPNE le
strategie sono effettivamente risposte ottime alla scelta del rivale.
L’equilibrio di Nash perfetto nei sottogiochi coincide con la soluzione per indizione a ritroso.
9"
"
Michela Braga
Economia Modulo 1 – 2016/17 CLEAM 3 e 4
OLIGOPOLIO
L’oligopolio è un regime di mercato caratterizzato dalla presenza di poche imprese che interagiscono strategicamente.
Le azioni/reazioni di un’impresa sono cruciali per le decisioni delle altre imprese. Questo si traduce nel fatto che la
curva di domanda fronteggiata dalla singola impresa dipende dalle decisioni delle altre imprese. L’oligopolio
rappresenta una situazione intermedia tra il monopolio e la concorrenza perfetta così che in equilibrio il prezzo, la
quantità prodotta e il livello di benessere complessivo si collocano tra quello concorrenziale e quello di monopolio.
Consideriamo un oligopolio con le seguenti caratteristiche:
1) il numero di imprese attive e operanti sul mercato è finito e limitato;
2) i venditori sono price maker => hanno potere di mercato così che la curva di domanda fronteggiata dalla
singola impresa è inclinata negativamente;
3) i venditori si comportano in modo strategico => le decisioni delle singole imprese si ripercuotono su quelle
delle rivali;
4) gli acquirenti sono price taker => gli acquirenti con le proprie decisioni di consumo non influenzano il prezzo
di mercato:
5) il bene prodotto dalle diverse imprese è omogeneo.
Se nel sistema economico vi è interazione strategica i profitti e le azioni ottime di un’impresa dipendono dal
comportamento delle imprese rivali e pertanto lo strumento analitico idoneo per studiare il processo decisionale delle
singole imprese è la teoria dei giochi.
Il problema della singola impresa riguarda la scelta della quantità da produrre e del prezzo di vendita da applicare in
modo da massimizzare il profitto date le possibili scelte dei rivali.
Le imprese possono attuare:
1) Competizione simultanea di prezzo: le imprese scelgono simultaneamente e indipendentemente il prezzo. Il
mercato determina la quantità venduta attraverso la curva di domanda (competizione à la Bertrand);
2) Competizione simultanea di quantità: le imprese scelgono simultaneamente e indipendentemente la quantità
da produrre. La quantità totale scambiata sul mercato è la somma delle quantità prodotte della singole imprese
e il prezzo di mercato è pari alla massima disponibilità a pagare dei consumatori per quella quantità
identificata dalla curva di domanda di mercato (competizione à la Cournot);
3) Competizione sequenziale di quantità: il leader sceglie per prima la quantità da produrre, il follower osserva la
scelta del leader e sceglie di conseguenza la quantità da produrre. La quantità totalmente scambiata sul
mercato è la somma delle quantità prodotte della singole imprese e il prezzo di mercato è pari alla massima
disponibilità a pagare dei consumatori per quella quantità identificata dalla curva di domanda di mercato
(competizione à la Stackelberg).
DUOPOLIO DI BERTRAND
Consideriamo un mercato oligopolistico in cui operano due imprese: l’impresa 1 e l’impresa 2. Le imprese producono
!!"!
un bene omogene e hanno una funzione di costo totale !"! = !!! con i=1,2 così che !"! = = ! e che !"! =
!"!
!"!
= !.
!!
Indichiamo con !! (!! ) la domanda fronteggiata dalla singola impresa e con !(!) = !! + !! la domanda di mercato.
Le imprese devono scegliere simultaneamente e indipendentemente il prezzo da applicare al bene che producono. I
prezzi di equilibrio sono tali per cui il prezzo scelto da ciascuna impresa massimizza il profitto data la scelta dell’altra
impresa. Il problema della scelta è quindi rappresentabile come un gioco simultaneo in cui i giocatori sono l’impresa
1 e l’impresa 1, le azioni/strategie a disposizione di ogni giocatore sono gli infiniti prezzi applicabili ai prodotti
(!"#$%#! = !"#$"%&'%! = !! e i payoff sono i profitti delle singole imprese ( !! , !! ).
I profitti della singola impresa dipendono dalla quantità prodotta e venduta dall’impresa che, a sua volta, dipende dalla
quantità prodotta e venduta dalla rivale. Vi è quindi interazione strategica dato che la scelta ottima di ogni impresa
dipende dalla scelta della rivale. In particolare i profitti di un’impresa dipendono dal prezzo fissato relativamente al
prezzo fissato dall’altra impresa.
Per identificare la soluzione del gioco si devono identificare i payoff associati alle diverse strategie ovvero ai diversi
livelli di prezzo. A seconda del prezzo fissato rispetto a quello della rivale, si avranno diversi livelli di profitto.
In particolare, in un duopolio si ha che la funzione di domanda fronteggiata da un’impresa identifica la cosiddetta
domanda residuale ovvero la parte di domanda di mercato soddisfatta da un’impresa, data la domanda soddisfatta
dall’altra. Si possono avere diverse situazioni a seconda del livello relativo dei prezzi:
1"
"
- se un’impresa fissa un prezzo maggiore della rivale, tutti i consumatori preferiscono acquistare dalla rivale
dato che il bene omogeneo è più conveniente => la domanda residuale dell’impresa considerata è nulla mentre
la domanda dell’altra impresa coincide con la domanda di mercato
- se le due imprese fissano lo stesso prezzo, i consumatori sono indifferenti tra acquistare da un’impresa
piuttosto che dall’altra, le due imprese di dividono equamente il mercato e ogni impresa soddisfa esattamente
la metà della domanda di mercato.
La funzione di domanda residuale dell’impresa 1 è quindi una spezzata
0!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!"!!!! > !!
! (! )!
!! = ! ! !!!!!!!!!!"!!!! = !! !!
2
!! !! !!!!!!!!!!"!!!! < !!
p 1# Q=#domanda#di#mercato#
p 2#
q1=#domanda#residuale#impresa#1#
!! (!! )!
# q 1#
2
I profitti associati alla domanda residuale saranno:
0!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!"!!!! > !!
! (! )!
!! = ! ! !(!! − !)!!!!!!!!!!!"!!!! = !! !!
2
!! !! !! − ! !!!!!!!!!!!!"!!!! < !!
!! !! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!"!!!! > !!
! ! !!
!! = ! ! !!!!!!!!!!!!!!!"!!!! = !! !!
2
0!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!"!!!! < !!
p 2# Q=#domanda#di#mercato#
p 1#
q2=#domanda#residuale#impresa#2#
!! (!! )!
# 2" q 2#
" 2
I profitti associati alla domanda residuale saranno:
!! !! !! − ! !!!!!!!!!!!!"!!!! > !!
!! !! !
!! = !(!! − !)!!!!!!!!!!!"!!!! = !! !!
2
!0!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!"!!!! < !!
Dati i payoff/profitti associati a ogni possibile livello di prezzo, possiamo identificare l’equilibrio di Nash del gioco
simultaneo ovvero quella coppia di prezzi in corrispondenza della quale nessuna impresa ha incentivo a deviare e a
modificare il comportamento dato che ogni impresa gioca una risposta ottima alla strategia del rivale.
Innanzi tutto notiamo che nessuna delle due imprese avrà mai incentivo a fissare un prezzo minore dei costi medi dato
che, sulla base della regola di cessazione dell’attività, subirebbe perdite. Quindi non si avrà mai un equilibrio di Nash
con !! < ! e !! < !!.
Simmetricamente, se un’impresa fissasse un prezzo maggiore di costi marginali nell’intento di incrementare i profitti,
la rivale avrebbe incentivo a fissare un prezzo lievemente inferiore per conquistare tutto il mercato e aumentare i
propri profitti. A questo punto la prima impresa tenderebbe a ridurre ulteriormente il prezzo per catturare l’intera
domanda e così via. Si mette quindi in moto una guerra al ribasso dei prezzi fino a che non è possibile ridurre
ulteriormente il prezzo ovvero fino a che il prezzo è esattamente uguale al costo marginale.
Non è quindi possibile avere un equilibrio di Nash con !! = !! > ! perchè ogni impresa, unilateralmente avrebbe
incentivo a deviare dalla strategia adottata => per ogni impresa fissare un prezzo maggiore dei costi marginali è una
strategia dominata.
L’equilibrio di Nash del gioco si ha quindi quando le due imprese simmetriche per quanto riguarda la struttura dei
costi fissano lo stesso prezzo uguale ai costi marginali
! ! = !! = !! = !
In corrispondenza di questa coppia di prezzi nessuna impresa ha incentivo ad abbassare ulteriormente il prezzo perché
altrimenti venderebbe sotto costo e avrebbe profitti negativi e, specularmente, nessuna impresa ha incentivo ad alzare
unilateralmente il prezzo perché perderebbe tutte le vendite e avrebbe profitti nulli.
In equilibrio ogni impresa soddisfa metà del mercato
!(!)
!! = !! =
2
e ottiene profitti nulli.
Dato che in equilibrio il prezzo è uguale ai costi marginali, la quantità complessivamente prodotta è quella
concorrenziale. Nell’equilibrio di Bertrand, le imprese produco a break even così che il surplus del produttore è nullo
mentre il surplus del consumatore è massimo e coincide con quelle di concorrenza perfetta. Non si ha quindi perdita di
benessere anche le imprese sono price makers. L’allocazione d’equilibrio in Betrand è quindi la stessa che si ottiene in
concorrenza perfetta ma si ha solo una diversa distribuzione del surplus tra produttori e consumatori.
p 2# Q=#domanda#di#mercato#
Surplus#totale#=#Surplus#consumatore#
! ! = !! = !! = ! MC"
#
!(!)! !(!)#
# q 2#
2
La competizione di prezzo in duopolio tra imprese simmetriche genera un equilibrio analogo a quello concorrenziale.
Le imprese per massimizzare il profitto congiunto dovrebbero fissare un prezzo uguale a quello di monopolio ma
ognuna unilateralmente per incrementare i profitti individuali ha incentivo a ridurre il prezzo e conquistare l’intero
3"
"
mercato. Ogni impresa non tiene quindi conto dell’effetto che il proprio comportamento ha sui profitti della rivale e di
conseguenza sui propri così che l’esito raggiunto è peggiore.
Se le imprese non fossero simmetriche per quanto riguarda la struttura dei costi, l’impresa più efficiente, quella con
costi marginali minori, fisserà un prezzo lievemente inferiore ai costi marginali dell’impresa meno efficiente e
conquisterà l’intero mercato.
Se ad esempio !! > !! , l’impresa 2 fissa il prezzo !! = !! − ! con ! → 0 così che l’impresa 1 in base alla condizione
di cessazione dell’attività esce dal mercato (!! < !! ↔ ! < !" ↔ !! < 0). L’impresa 2 cattura tutto il mercato e ha
profitti positivi. L’equilibrio di Bertrand si ha quindi con ! ! ≡ !! = !! − !, !! = 0, !! = ! !! − ! , !! = !! − ! ∙
! !! − ! > 0.
DUOPOLIO DI COURNOT
Alla base del modello di Bertrand c’è l’ipotesi che le imprese non abbiano alcun vincolo alla capacità produttiva cosi
che riducendo in modo infinitesimale il prezzo rispetto ai rivali possano conquistare tutto il mercato. Nella realtà,
almeno nel breve periodo, la capacità delle imprese di soddisfare il mercato è finita e limitata. Essendoci dei vincoli
alla capacità produttiva il modello di Bertrand sovrastima la capacità delle imprese di conquistare quote di domanda di
mercato a scapito dei rivali.
Un’alternativa per le imprese è quindi quella di fissare individualmente la quantità di vendita in modo da
massimizzare i profitti mentre il prezzo viene determinato sulla base della quantità totale immessa sul mercato dalla
funzione di domanda.
Consideriamo un mercato oligopolistico in cui operano due sole imprese: l’impresa 1 e l’impresa 2. Le imprese
!!"!
producono un bene omogene e hanno una funzione di costo totale !"! = !! !! con i=1,2 così che !"! = = !! e
!"!
!"!
che !"! = = !! . Indichiamo con !! (!! ) la domanda fronteggiata dalla singola impresa e con !(!) = !! + !! la
!!
domanda di mercato.
Le imprese devono scegliere simultaneamente e indipendentemente la quantità da produrre in modo da massimizzare i
profitti considerando che il prezzo di mercato dipende dalla quantità prodotta da entrambe. In equilibrio ogni impresa
produce un livello di output che le consente di massimizzare il profitto, data la scelta dell’altra impresa.
Il problema della scelta è quindi rappresentabile come un gioco simultaneo in cui i giocatori sono l’impresa 1 e
l’impresa 1, le azioni/strategie a disposizione di ogni giocatore sono le infinite quantità da produrre (!"#$%#! =
!"#$"%&'%! = !! e i payoff sono i profitti delle singole imprese ( !! , !! ).
I profitti della singola impresa dipendono dalla quantità prodotta e venduta dall’impresa che, a sua volta, dipende dalla
quantità prodotta e venduta dalla rivale ! la scelta ottima di ogni impresa dipende dalla scelta della rivale.
La soluzione del gioco è rappresentata da un equilibrio di Nash in cui ogni impresa produce il livello di output che
massimizza i profitti, data la scelta ottima della rivale. Ogni impresa, in equilibrio, gioca una risposta ottima alla
strategia della rivale così che non vi è incentivo a modificare il proprio comportamento. Dato che le scelte possibili
della rivale sono infinite, anche le risposte ottime saranno infinite ed è possibile quindi identificare la funzione di
reazione ovvero l’insieme delle risposte ottime, per ogni possibile scelta della rivale.
L’equilibrio del mercato è costituito da una coppia di livelli di produzione per le due imprese (!! , !! ) tali che !! è la
scelta ottima (quella che massimizza il profitto) dell’impresa 1 se l’impresa 2 produce !! e viceversa .
La generica impresa i sceglie quindi la quantità da produrre in modo da massimizzare i suoi profitti ovvero sceglie il
livello di output in corrispondenza del quale !"! = !"! . Se la domanda di mercato è lineare con equazione
! = ! − !" dove a e b sono dei generici parametri mentre Q è la quantità totale, ovvero la somma delle quantità
prodotte dalle singole imprese (! = !! + !! ). La domanda di mercato dipende quindi dalla quantità prodotta da
entrambe le imprese dato che ! = ! − !(!! + !! ) e, di conseguenza, i ricavi marginali della singola impresa
dipendono dalla domanda residuale ovvero dalla parte di domanda di mercato non soddisfatta dalla rivale.
Consideriamo separatamente i problemi delle due imprese.
Impresa 1: sceglie la quantità !! ! data la scelta !! della rivale in modo da soddisfare la condizione di
massimizzazione dei profitti.
I ricavi totali sono !!! = ! ∙ !! = ! − !(!! + !! !) !! = !!! − !!! ! − !!! !! .
!!!! !!!!
I ricavi marginali sono quindi !!! = = ! − 2!!! − !!! mentre i costi marginali sono !"! = = !! .
!!!! !!!!
4"
"
La massimizzazione del profitto richiede ! − 2!!! − !!! = !! da cui si ottime la funzione di risposta ottima
!!!! !
dell’impresa 1: !! = − !! (funzione che indica la quantità che massimizza i profitti dell’impresa 1 per ogni
!! !
possibile quantità prodotta dall’impresa 2).
Impresa 2: sceglie la quantità !! ! data la scelta !! della rivale in modo da soddisfare la condizione di
massimizzazione dei profitti.
I ricavi totali sono !!! = ! ∙ !! = ! − !(!! + !! !) !! = !!! − !!! !! − !!! ! . I ricavi marginali sono quindi
!!!! !!!!
!!! = = ! − !!! − 2!!! mentre i costi marginali sono !"! = = !! .
!!!! !!!!
La massimizzazione del profitto richiede ! − !!! − 2!!! = !! da cui si ottime la funzione di risposta ottima
!!!! !
dell’impresa 2: !! = − !! (funzione che indica la quantità che massimizza i profitti dell’impresa 2 per ogni
!! !
possibile quantità prodotta dall’impresa 1).
L’equilibrio di Cournot Nash richiede che siano soddisfatte entrambe le funzioni di reazione dato che ogni impresa
gioca una risposta ottima alla scelta della rivale:
!!!! !
!! = − !! !
!! !
(!! , !! ): !!!! !
!! = − !!
!! !
! − !! 1 ! − !! 1
!! = − − !!
2! 2 2! 2
! − !! ! − !! 1
!! = − + !!
2! 4! 4
3!"! = ! − !! + !!
! − 2!! + !!
=> ! !! =
3!
Notiamo che se le imprese fossero simmetriche per quanto riguarda la struttura dei costi ovvero se !! = !! = !, le
!!!
imprese si dividerebbero il mercato producendo lo stesso livello di output !! = !! = .
!!
Analogamente, partendo da una situazione di simmetria, se, dati i costi di un’impresa, aumentano i costi dell’altra,
quella più efficiente produce di più e sottrae quote di mercato alla rivale.
Graficamente la soluzione a livello di singola impresa è identificata dall’intersezione delle funzioni di reazione nel
piano (!! , !! ). L’intercetta orizzontale della funzione di reazione dell’impresa 1 identifica la quantità di monopolio,
ovvero la quantità che produrrebbe se l’altra impresa non producesse alcuna unità. Simmetricamente per l’intrecetta
verticale della funzione di reazione dell’impresa 2.
5"
"
"
!! "
"
"
!! = !! ∗ (!! )"
"
"
"
"
"
!!
!" !! "
"
"
!!!!
"quantità"di"monopolio"per"
!!
"
l’impresa"1"se"l’impresa"2"non"
" produce""
DUOPOLIO DI STACKELBERG
Nel modello di Stackelberg le imprese competono sulla quantità in modo sequenziale. L’impresa che sceglie per prima
è l’impresa Leader (L), mentre l’impresa che sceglie per seconda, dopo aver osservato la scelta della rivale, è
l’impresa Follower (F).
Consideriamo un mercato oligopolistico in cui operano due sole imprese: l’impresa L e l’impresa F. Le imprese
!!"!
producono un bene omogene e hanno una funzione di costo totale !"! = !!! con i=L,F così che !"! = = ! e che
!"!
!"!
!"! = = !.
!!
Indichiamo con !! (!! ) la domanda fronteggiata dalla singola impresa e con !(!) = !! + !! la domanda di mercato.
Le imprese devono scegliere in modo sequenziale la quantità da produrre in modo da massimizzare i profitti
considerando che il prezzo di mercato dipende dalla quantità prodotta da entrambe. In equilibrio ogni impresa produce
un livello di output che le consente di massimizzare il profitto, data la scelta dell’altra impresa.
Il problema della scelta è quindi rappresentabile come un gioco sequenziale in cui i giocatori sono l’impresa L e
l’impresa F, le azioni/strategie a disposizione di ogni giocatore sono le infinite possibili quantità da produrre
(!"#$%#! = !"#$"%&'%! = !! e i payoff sono i profitti delle singole imprese ( !! , !! ).
I profitti della singola impresa dipendono dalla quantità prodotta e venduta dall’impresa che, a sua volta, dipende dalla
quantità prodotta e venduta dalla rivale. Si ha quindi interazione strategica dato che la scelta ottima di ogni impresa
dipende dalla scelta della rivale.
La soluzione del gioco è rappresentata da un equilibrio di Nash in cui ogni impresa produce il livello di output che
massimizza i suoi profitti data la scelta ottima della rivale. Ogni impresa, in equilibrio, gioca una risposta ottima alla
strategia della rivale così che non vi è incentivo a modificare il proprio comportamento. La generica impresa i sceglie
quindi la quantità da produrre in modo da massimizzare i suoi profitti ovvero sceglie il livello di output in
corrispondenza del quale !"! = !"! .
Essendo un gioco sequenziale, il metodo di soluzione più naturale è per induzione a ritroso iniziando dal secondo
giocatore, l’impresa F, che produce la quantità!!!! ! che massimizza i profitti data la quantità prodotta dal Leader !! !.
Come nel modello di Cournot, nel modello di Stackelberg si identifica quindi la funzione di reazione del Follower
!! = !! ∗ (!! )!che identifica la risposta ottima del Follower (la quantità prodotta che massimizza i profitti) per ogni
6"
"
possibile scelta del Leader. Per induzione a ritroso, tornando al primo giocatore, l’impresa L anticipa il
comportamento del Follower e incorpora queste informazioni nel proprio processo decisionale effettuando così una
scelta di massimizzazione vincolata. In particolare, l’impresa L sceglie la quantità !! !in modo da massimizzare i
profitti, data la funzione di reazione di F.
Assumiamo che la domanda di mercato sia lineare con equazione ! = ! − !" dove a e b sono dei generici parametri
mentre Q è la quantità totale prodotta e venduta sul mercato, ovvero la somma delle quantità prodotte dalle singole
imprese (! = !! + !! ). La domanda di mercato dipende quindi dalla quantità prodotta da entrambe le imprese dato
che ! = ! − !(!! + !! ) e, di conseguenza, anche i ricavi marginali della singola impresa dipendono dalla quantità
prodotta dalla rivale.
Formalmente la soluzione del gioco per induzione a ritroso, iniziando dalla scelta dell’impresa F per poi passare a
quella dell’impresa L, prevede che:
1. Impresa F : sceglie la quantità da produrre !! in modo da massimizzare i profitti e identifica quindi la sua
risposta ottima alle infinite strategie della rivale => si comporta come in un modello à la Cournot. I ricavi
totali sono !!! = ! ∙ !! = ! − ! !! + !! !! = !!! − !!! !! − !!! ! . I ricavi marginali sono quindi
!!!! !!!!
!!! = = ! − !!! − 2!!! mentre i costi marginali sono !"! = = !. La massimizzazione del
!!!! !!!!
profitto richiede ! − !!! − 2!!! = ! da cui si ottime la funzione di risposta ottima dell’impresa F:
!!! !
!! = − !! (funzione che indica la quantità che massimizza i profitti dell’impresa F per ogni possibile
!! !
quantità prodotta dall’impresa L).
2. Impresa L: sceglie la quantità !! ! che massimizza i profitti, data la funzione di reazione dell’impresa F
!!! !
!! = − !! .!
!! !
I ricavi totali incorporando la funzione di reazione del Follower saranno quini !!! = ! ∙ !! = ! − !(!! +
!!!
! !!! !
!! !) !! = !!! − !!! ! − !!! !! = !!! − !!! ! − ! − !! !! = !!! − !!! ! − !! + !!! ! =
!! ! ! !
! ! ! ! ! !
!!! − !!! ! − !!! + !!! + !!! ! = !!! − !!! ! + !!! .
! ! ! ! ! !
!!!! ! ! !!!!
I ricavi marginali sono quindi !!! = = ! − !!! + !!, mentre i costi marginali sono !"! = =
!!! ! ! ! !!! !
!.
! !
La condizione per la massimizzazione del profitto richiede che ! − !!! + ! = !, da cui si ottime la scelta
! !
!!!
ottima dell’impresa Leader: !! =
!!
Sostituendo nella funzione di reazione dell’impresa F otteniamo la quantità prodotta, in equilibrio, dall’impresa F
ovvero:
! − ! 1 ! − ! 2! − 2! − ! + ! ! − !
!! = − = =
2! 2 2! 4! 4!
! − ! ! − ! 2! − 2! + ! − ! !−!
! = !! + !! = + = =3
2! 4! 4! 4!
Il prezzo di equilibrio è identificato dalla funzione di domanda sulla base della massima disponibilità a pagare dei
consumatori ed è pari a
! − ! ! + 3!
! = ! − ! !! + !! = ! − 3 =
4 4
Notiamo che, in caso di imprese simmetriche , il Leader ha un vantaggio della prima mossa che si traduce nel fatto che
produca il doppio del Follower e ottenga profitti doppi. La quantità totale prodotta sul mercato è maggiore rispetto al
caso di imprese simmetriche che competano à la Cournot e il prezzo di vendita è minore. I consumatori traggono
quindi vantaggio in termini di surplus da questo tipo di competizione.
Graficamente è possibile rappresentare la curva di reazione del Follower e le funzione di isoprofitto del Leader (il
luogo geometrico di tutti i livelli di output del Leader e del Follower che assicurano lo stesso livello di profitto per il
Leader). Dato che il profitto aumenta posizionandosi su curve di indifferenza più basse (a parità di !! , si riduce !! , si
riduce la quantità totale prodotta, aumenta il prezzo di vendita e quindi aumenta il profitto), la scelta ottima per
l’impresa Leader si ha in corrispondenza del punto di tangenza tra la funzione di reazione del Follower e la curva di
isoprofitto del Leader più bassa. Mentre l’equilibrio di Cournot si ha in corrispondenza dell’intersezione delle due
7"
"
funzioni di reazione che, graficamente, rappresentano l’interpolante dei massimi delle curve di isoprofitto delle
singole imprese.
"
!! "
"
"
!! = !! ∗ (!! )"
"
"
"
"
!!
!" !! " !! "
"
Se si confrontassero i diversi regimi di mercato ipotizzando che i costi marginali di produzione siano costanti e pari a
c avremmo una situazione di questo tipo:
"
p#
"
"
"
!!"
" ! " !
"
! !" " ! !" "
"
!!" ! !"
"
!! = ! ! "
! ! = !! "
"
Passando dalla concorrenza perfetta (C ), al duopolio di Stackelberg (S), al duopolio di Cournot (Co) e al monopolio
(M) la quantità prodotta si riduce, il prezzo aumenta, il surplus totale si riduce e la perdita di benessere aumenta.""
8"
"
Michela Braga
Economia Modulo 1 – 2016/17 CLEAM 3 e 4
Le scelte in condizioni di incertezza si riferiscono ai problemi decisionali caratterizzati dal fatto che ad ogni
possibile azione compiuta/scelta effettuata non consegue un esito certo bensì una distribuzione di probabilità su
un insieme di esiti possibili.
Una situazione incerta è rappresentabile tramite una lotteria ovvero una distribuzione probabilistica su un
insieme di esiti possibili. Una lotteria è definita da un un insieme di esiti !! , … , !! e una distribuzione di
!.!"#$!!"#$%&#$'(
probabilità sull’insieme degli esiti !! , … , !! . La probabilità dell’esito i-esimo è !! = !.!"!"!!"##$%$&$ . Le
probabilità sono tali che 0 ≤ !! ≤ 1 e, se gli n eventi sono mutualmente escludibili, allora !!!! !! = 1.
Una lotteria degenere è una lotteria che associa ad un esito una probabilità a pari a 1. Una lotteria degenere è
quindi un evento certo dato che esiste un unico esito possibile che si realizza con certezza.
Una lotteria viene caratterizzata “oggettivamente” attraverso il suo valore atteso (EV – expected value), ovvero
la vincita media. EV è la media ponderata dei diversi esiti dove i pesi sono le rispettive probabilità
!" = ! !! !! + !! !! + ⋯ + !! !! = !!!! !! !! .
Il valore atteso di una lotteria è una grandezza oggettiva, uguale per tutti gli individui indipendentemente dalle
preferenze, espressa in termini monetari.
Gli individui scelgono “soggettivamente” se partecipare o meno a una lotteria in base alle loro preferenze. Le
preferenze sono sintetizzate dalla funzione di utilità !(!) crescente negli esiti così che se !! < !! allora
!(!! ) < !(!! ). Partecipando a una data lotteria incerta un individuo ottiene un livello di utilità attesa (EU –
expected utility) pari alla media ponderata delle utilità associate ai diversi esiti, dove i pesi sono le probabilità dei
diversi esiti
!
!" = !! !(!! ) + !! !(!! ) + ⋯ + !! !(!! ) = !!! !! !(!! ).
L’utilità attesa è una grandezza soggettiva, che dipende dalle preferenze individuali. Individui diversi hanno
preferenze diverse e ottengono, dalla stessa lotteria, livelli di utilità attesa diversi.
Dato un insieme di lotterie, l’individuo sceglie di partecipare a quella che gli assicura l’utilità attesa maggiore.
Date due lotterie !! e !! , diremo che !! è preferita a !! se assicura un livello di utilità attesa maggiore (!! ≿ !! !
se e solo se !" !! > !"(!! )).
Date le preferenze è possibile definire l’utilità del valore atteso di una data lotteria ovvero l’utilità associata alla
vincita media ! !"(!! ) = ! !!!! !! !! .
In generale, l’utilità attesa associata a una lotteria è diversa dall’utilità del valore atteso della stessa lotteria:
!" ≠ !(!"). Partecipare a una lotteria che incorpora un certo grado di rischio assicura all’individuo un livello
di utilità diverso da quello che l’individuo ottiene ricevendo con certezza la vincita media di quella stessa
lotteria.
L’ equivalente certo (!" = !) di una lotteria è l’ammontare di denaro che, se ricevuto con certezza, lascia
l’individuo indifferente tra partecipare o meno alla lotteria, ovvero è quell’ammontare che gli assicura lo stesso
livello di utilità della lotteria cioè:
!:!!!!!!!! ! = !" ! ! ! = !!!! !! !(!! ).
Il premio al rischio di una lotteria è la differenza tra il valore atteso e l’equivalente certo
RP=EV-CE
Indica a quale parte del valore atteso l’individuo è disposto a rinunciare per liberarsi del rischio insito nella
lotteria => è il “costo” – se positivo – (“valore” – se negativo– ) che il rischio ha per l’individuo. E’
l’ammontare monetario a cui l’individuo sarebbe disposto a rinunciare, in termini di valore atteso, per ritrovarsi
in una situazione sicura, priva di incertezza.
1
Gli individui si possono distinguere in avversi, propensi o neutrali al rischio a seconda della scelta che
effettuano tra una generica lotteria non degenere L1 con valore atteso EV e una lotteria degenere Ld che assicura
con certezza una somma pari al valore atteso delle lotteria L1.
Assumendo per semplicità che L1 abbia soli due esiti, !! !!!!!! , che si realizzano con probabilità !! !!!!! ,
l’attitudine verso il rischio di un individuo viene definita in base alla scelta che effettua dovendo scegliere tra le
due seguenti alternative
p1 x1
L1 Ld EV=p1x1+p2x2
p2 x2
1) AVVERSIONE AL RISCHIO
Un decisore è avverso al rischio se, dovendo scegliere tra una lotteria non-degenere (L1) e una lotteria degenere
(Ld) il cui unico esito possibile è pari al valore atteso della prima lotteria, sceglie sempre la seconda lotteria !
l’individuo preferisce un pagamento certo rispetto a una lotteria che ha lo stesso valore atteso del pagamento
certo.
Questo equivale a dire che
- !"(!! ) = !(!") ! > !!"(!! ) = !! !(!! ) + !! !(!! ), l’utilità del valore atteso è maggiore dell’utilità
attesa
- la funzione di utilità è stremente concava
!’(!) > 0 (l’utilità marginale è positiva cioè al crescere della vincita l’utilità aumenta)
!’! ! < 0 (l’utilità marginale è decrescente cioè al crescere della vincita l’incremento di utilità diventa
via via minore)
- !" < !" la somma di denaro che lascia l’individuo indifferente tra partecipare o meno alla lotteria è
minore del valore atteso della lotteria !
- !" = !" − !" > 0, l’individuo è disposto a pagare per evitare il rischio insito nella lotteria, per lui il
rischio ha un valore negativo!
!(!! )!
!"(!! ) = !!(!")
!(!̅ ) = !"(!! )!
!(!! )!
x1 CE EV x2
x
2
RP>0
2) PROPENSIONE AL RISCHIO
Un decisore è propenso al rischio se, dovendo scegliere tra una lotteria non-degenere (L1) e una lotteria degenere
(Ld) il cui unico esito possibile è pari al valore atteso della prima lotteria, sceglie sempre la prima lotteria !
l’individuo preferisce partecipare alla lotteria rispetto a ricevere un pagamento certo pari al valore atteso della
lotteria.
Questo equivale a dire che
- !" !! = ! !" < !!"(!! ) = !! !(!! ) + !! !(!! ), l’utilità del valore atteso è minore dell’utilità attesa
- la funzione di utilità è stremente convessa
!’(!) > 0 (l’utilità marginale è positiva cioè al crescere della vincita l’utilità aumenta)
!’! ! > 0 (l’utilità marginale è crescente cioè al crescere della vincita l’incremento di utilità diventa via
via maggiore)
- !" > !" la somma di denaro che lascia l’individuo indifferente tra partecipare o meno alla lotteria è
maggiore del valore atteso della lotteria !
- !" = !" − !" < 0, l’individuo vuole essere pagato per evitare il rischio insito nella lotteria, per lui il
rischio ha un valore positivo!
!(!! )!
!(!̅ ) = !"(!! )!
! ! ) = !!(!")
!"(!
!(!! )!
x1 EV CE x2
x
RP<0
3) NEUTRALITA’ AL RISCHIO
Un decisore è neutrale al rischio se, dovendo scegliere tra una lotteria non-degenere (L1) e una lotteria degenere
(Ld) il cui unico esito possibile è pari al valore atteso della prima lotteria, è indifferente tra le due alternative !
l’individuo considera indifferente partecipare alla lotteria rispetto a ricevere un pagamento certo pari al valore
atteso della lotteria.
Questo equivale a dire che
- !" !! = ! !" = !!"(!! ) = !! !(!! ) + !! !(!! ), l’utilità del valore atteso è uguale all’utilità attesa
- la funzione di utilità è lineare
3
!’(!) > 0 (l’utilità marginale è positiva cioè al crescere della vincita l’utilità aumenta)
!’! ! = 0 (l’utilità marginale è costante cioè al crescere della vincita l’incremento di utilità è costante)
- !" = !" la somma di denaro che lascia l’individuo indifferente tra partecipare o meno alla lotteria è
esattamente uguale al valore atteso della lotteria !
- !" = !" − !" = 0, per l’individuo il rischio connesso con la lotteria non ha valore
-
-
U
-
-
- !(!! )!
-
-
-
- !(!̅ ) = !"(!! )!
- ≡!
!"(!
- ! ! ) = !!(!")
- !
-
- !(!! )!
-
-
-
- x1 EV=CE x2
- x
-
-
- RP=0
NB: Dato che l’utilità attesa coincide con l’utilità del valore atteso, un individuo neutrale al rischio, tra
due lotterie sceglierà sempre quella che ha il valore atteso maggiore
LOTTERIE EQUE
Una lotteria è detta attuarialmente equa se il costo per parteciparvi è uguale al suo valore monetario
atteso. Un’assicurazione attuarialmente equa garantisce all’assicurato una ricchezza attesa uguale a quella
che avrebbe se non si assicurasse => garantisce all’assicurato una somma pari al valore atteso della
situazione rischiosa originaria. Questo equivale a dire che il premio richiesto (I) è uguale alla probabilità
del sinistro (p) moltiplicata per il rimborso che garantisce (L): I=pL e quindi i profitti netti attesi
dell’assicurazione sono nulli.
4
APPUNTI SULLE SCELTE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
Sara Negrelli
Fino a questo punto del corso abbiamo sempre considerato situazioni in cui i panieri di beni tra i
quali gli agenti scelgono sono “certi”. I consumatori scelgono quale paniere di beni consumare, i
produttori la quantità di output da produrre e quale combinazioni di input utilizzare per farlo. In
entrambi i casi non vi è incertezza riguardo all’esito della scelta. Consideriamo ora, ad esempio, un
agente che riceve in eredità la possibilità di scegliere da casa di sua zia due oggetti tra quelli che
hanno un valore di 450 euro. Secondo la teoria della massimizzazione dell’utilità che abbiamo
studiato finora, se la scelta ottimale dell’agente è un paniere contenente due quadri, egli ottiene
esattamente questi due oggetti: la conseguenza di scegliere i due quadri è ottenere i due quadri e
l’utilità ad essi associata. In altre parole, abbiamo implicitamente assunto che le conseguenze delle
scelte degli agenti sono certe. Questa assunzione è però spesso troppo restrittiva. Esistono molte
decisioni che riguardano scelte le cui conseguenze sono incerte nel momento in cui vengono prese.
Ad esempio, al momento di acquistare una casa un agente non sa se i vicini sono rumorosi,
rendendo la casa meno appetibile; al momento di prenotare un volo per le Bahamas un agente non
sa se pioverà, rendendo la vacanza meno divertente, e così via. Tutti questi esempi riguardano scelte
in condizioni di incertezza: scegliendo un paniere, gli agenti stanno in realtà scegliendo un insieme
di possibili esiti (conseguenze), ad ognuno dei quali è associata una certa probabilità di
realizzazione. Tornando all’esempio precedente dell’eredità, aggiungiamo qualche grado di
incertezza per rendere più chiaro il ragionamento: assumiamo che ci sia il 18% di probabilità che
uno dei quadri venga rubato nel tragitto verso casa e l’1% di probabilità che siano rubati entrambi.
In questo caso, nel considerare un paniere con due quadri, l’agente sa che esiste una probabilità
positiva di realizzare un’utilità inferiore a quella associata al possesso dei due beni.
In questi appunti studiamo come un agente sceglie tra diversi panieri di consumo in situazioni di
incertezza. Come cambia il processo decisionale in condizioni di incertezza rispetto a una
condizione di certezza? Per capirlo continuiamo nel nostro esempio: supponiamo che, in alternativa
ai due quadri, l’agente possa decidere di ricevere un bonifico sul suo conto corrente per una cifra
inferiore a 900 euro, il valore dei due quadri, ma con certezza. L’agente starebbe meglio in questo
caso? Come vedremo, per un certo intervallo di valori monetari, alcuni agenti preferiranno correre il
rischio di perdere tutto per avere la possibilità di ottenere l’intera eredità, del valore di 900 euro,
mentre altri preferiranno un valore inferiore, ma con certezza. Quindi, nello studiare le scelte in
condizioni di incertezza, oltre al valore delle alternative, bisogna considerare un altro fattore:
l’attitudine degli agenti verso il rischio, che viene rappresentata dalla loro funzione di utilità.
Diversamente da quanto studiato finora, dove per il principio di non sazieta’ “piu’ e’ meglio”, in
condizioni di incertezza alcuni agenti possono preferire panieri meno ricchi con certezza a panieri
più ricchi ma incerti, o viceversa.
Per studiare compiutamente le scelte ottimali degli agenti in condizioni di incertezza è necessario
introdurre alcuni nuovi concetti. Sarà necessario descrivere tutti i possibili esiti di una decisione, il
loro valore e la probabilità associata a ciascun esito. Potremo poi applicare la “teoria dell’utilità
attesa” per studiare come gli agenti decidono tra le diverse opzioni a loro disposizione. Infine,
tratteremo le polizze assicurative, uno strumento che gli agenti hanno per eliminare, almeno in
parte, i rischi.
1
LOTTERIE E VALORE ATTESO
In Economia esiste un rischio ogni volta che le conseguenze di una scelta sono incerte. Quando
parliamo di scelte in condizioni di incertezza, quindi, consideriamo il rischio associato a una
decisione. Per descrivere una decisione rischiosa, cioè l’oggetto delle scelte degli agenti in
condizioni di incertezza, sono necessari tre elementi: l’insieme dei possibili esiti, il loro payoff e la
loro probabilità. Iniziamo dal primo.
Come abbiamo visto nell’esempio dei quadri, nelle scelte in condizioni di incertezza le decisioni di
un agente prevedono diverse conseguenze, ciascuna con probabilità positiva. In Economia, ogni
possibile conseguenza è chiamata esito.
Più formalmente, un esito è una delle possibili conseguenze che possono realizzarsi a seguito di una
decisione rischiosa. Nel nostro esempio, la decisione di scegliere un paniere con due quadri ha tre
possibili esiti: “entrambi i quadri vengono rubati” è un esito, “soltanto un quadro viene rubato” è un
altro esito, “nessun quadro viene rubato” è l’ultimo esito possibile.
In questo modo otteniamo l’insieme di tutti i possibili esiti associati a una decisione incerta. Esso
corrisponde all’insieme di tutti i possibili esiti che una scelta implica. Assumiamo per semplicità
che l’insieme di tutti i possibili esiti contenga un numero finito di esiti. Inoltre, una caratteristica
peculiare delle decisioni in condizioni di incertezza è che una volta che la decisione è presa, si
realizzerà soltanto uno dei possibili esiti. Nell’esempio precedente, l’insieme degli esiti per la
decisione rischiosa di scegliere i due quadri è un insieme costituito da tre elementi: “entrambi i
quadri vengono rubati”, “soltanto un quadro viene rubato”, “nessun quadro viene rubato”.
Siccome molte scelte rischiose hanno conseguenze monetarie, è necessario descrivere anche il
valore associato a ogni esito. Esso è chiamato payoff (V), o valore, di un esito. Assumiamo che nel
nostro esempio il valore di un quadro sia 450 euro. In questo caso il payoff associato all’esito
“entrambi i quadri vengono rubati” è 0; quello associato all’esito “soltanto un quadro viene rubato”
è 450 euro, cioè il valore di un quadro, mentre il payoff associato all’esito “nessun quadro viene
rubato” è 900 euro, la somma dei valori dei due quadri. Un agente quindi potrà ottenere un payoff di
0, 450 o 900 euro, ciascuno con probabilità positiva.
L’ultimo passo è assegnare una misura dell’eventualità associata ad ogni possibile esito. Alcuni
esiti, infatti, sono più probabili di altri. Per descrivere quanto probabile è ogni esito, è necessario
associare ad ogni singolo esito la probabilità che esso si realizzi.
La probabilità di un esito misura la possibilità che un esito si realizzi. La misura di probabilità gode
di alcune proprietà:
a) è un numero compreso tra 0 e 1
b) la somma delle probabilità di tutti gli esiti possibili è pari a 1
Inoltre, dal momento che ogni esito è mutuamente esclusivo, è possibile sommare le probabilità di
due esiti per ottenere la probabilità che uno dei due si realizzerà.
La distribuzione di probabilità di un insieme di esiti descrive la possibilità che ognuno dei possibili
esiti si realizzi. Tornando al nostro esempio, qual è la probabilità di ogni esito? L’esito “entrambi i
quadri vengono rubati” ha probabilità 0,01; l’esito “soltanto un quadro viene rubato” ha probabilità
0,18 e l’ esito “nessun quadro viene rubato” ha probabilità 0,81. È facile verificare che la somma di
queste probabilità sia 1. Qual è la probabilità che almeno un quadro venga rubato? La risposta si
ottiene sommando le probabilità dei due esiti “entrambi i quadri vengono rubati” e “soltanto un
quadro viene rubato” ed è 0,19.
2
Utilizzando questi nuovi concetti è possibile descrivere ogni decisione che comporta conseguenze
incerte. Come abbiamo detto in precedenza, queste decisioni sono rischiose: gli oggetti delle scelte
degli agenti sono panieri rischiosi. In Economia, i panieri rischiosi sono chiamati lotterie.
Definiamole formalmente.
Una lotteria è un insieme di esiti, ad ognuno dei quali è associato un payoff e una probabilità che si
realizzi. Quindi in condizioni di incertezza gli agenti scelgono tra diverse lotterie.
Una lotteria degenere è una lotteria che assegna probabilità 1 ad un unico esito: di fatto è un
paniere senza rischio. I panieri non rischiosi possono quindi essere considerati come lotterie
degeneri. Infatti, tutti i panieri “certi” che abbiamo considerato fino a questo punto del corso
possono essere visti come lotterie degeneri. Qualunque lotteria con almeno due esiti, ciascuno con
probabilità positiva, è quindi più rischiosa di una lotteria degenere.
Infine, vediamo qual è il valore, o payoff, di una lotteria. Infatti finora abbiam descritto solo il
valore associato ad ogni possibile esito. Utilizziamo ancora l’esempio precedente. Sappiamo con
certezza il valore di una lotteria degenere: nel caso di una lotteria senza rischio, il valore è pari a
900 euro. In caso di incertezza, non sappiamo in anticipo se l’agente otterrà entrambi i quadri. Il
meglio che è possibile fare ex-ante è valutare il valore atteso (EV, expected value), o payoff atteso:
il valore associato a ciascun esito pesato per la sua probabilità. Nel nostro caso, esso è:
Questo è il valore atteso della lotteria costituita da un paniere contenente due quadri quando non si
può sapere in anticipo se questi verranno rubati. Solo quando l’agente sarà tornato a casa saprà il
valore realizzato dalla lotteria: 0, 450 o 900 euro.
Generalizziamo questo concetto: il valore atteso (EV) di una lotteria è la media ponderata di tutti i
possibili payoff, utilizzando le probabilità associate a ogni payoff come pesi:
E ( )= + + + +
dove è la probabilità dell’esito i e è il payoff associato all’esito i.
Nella sezione precedente abbiamo definito l’oggetto della scelta degli agenti, le lotterie. Siamo ora
pronti a studiare il problema della scelta in condizioni di incertezza: quale lotteria sceglierà un
agente? In situazioni di certezza, abbiamo visto che gli agenti scelgono il paniere che fornisce
l’utilità maggiore. In condizioni di incertezza sorge qualche complicazione: primo, come assegnare
un singolo livello di utilità a una lotteria? Secondo, in base a quale principio gli agenti scelgono tra
lotterie diverse?
Iniziamo dal primo problema: come gli agenti assegnano un singolo livello di utilità a una lotteria.
Per le scelte rischiose, al momento di compiere la scelta, esistono diversi possibili esiti, e quindi
diverse possibili utilità, ognuna con una sua probabilità. Consideriamo l’esempio dell’eredità e
supponiamo che la funzione di utilità dell’agente abbia la forma ( ) = . Ex-ante l’individuo
non sa se otterrà entrambi i quadri, e quindi un’utilità di 30, oppure un solo quadro, con un’utilità
appena superiore a 21, o ancora nessun quadro, con utilità pari a 0. Qual è il livello di utilità che un
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agente dovrebbe associare a questa lotteria? L’agente può calcolare solo l’utilità attesa della lotteria,
cioè l’utilità di ogni possibile esito pesata per la probabilità che esso si realizzi.
Con più rigore, l’utilità attesa (EU, expected utility) di una lotteria è la media ponderata dell’utilità
di ciascun esito, dove i pesi sono le probabilità associate a ciascun esito:
E ( )= ( )+ ( )+ ( )+ + ( )
Una volta trovato un metodo di valutare le lotterie in termini di utilità attesa, possiamo procedere
con il secondo problema, cioe’ come prendere decisioni.
Il teorema dell’utilità attesa di Von Neumann e Morgenstern afferma che, se gli individui hanno
preferenze continue e indipendenti 1, allora gli agenti sceglieranno la lotteria che ha il livello di
utilità attesa maggiore.
Tornando al nostro esempio e assumendo che l’agente abbia una funzione di utilità ( ) = ,
dove x è il payoff di un dato esito, l’utilità attesa associata alla lotteria che consiste nel prendere i
due quadri è:
Supponiamo ora che l’individuo del nostro esempio possa scegliere tra prendere a casa della zia il
paniere “due quadri” e il paniere “due collane d’argento”. I quadri hanno gli stessi valori e le stesse
probabilità di furto di prima, mentre le collane d’argento hanno lo stesso valore dei quadri, ma una
minore probabilità di furto: l’esito “entrambe le collane vengono rubate” accade con probabilità
0,0025, l’esito “una sola collana viene rubata” accade con probabilità 0,095 e l’esito “nessuna
collana viene rubata” ha probabilità 0,9025. È possibile innanzitutto osservare come entrambi i
panieri siano delle lotterie, dal momento che comportano più possibili esiti. Quindi l’erede sta
scegliendo tra due possibili lotterie: la lotteria “due quadri” e la lotteria “due collane di argento”.
Quale lotteria sceglierà? Per rispondere è necessario calcolare e confrontare le utilità attese delle
due lotterie. Possiamo concludere che sceglierà la lotteria “due collane”, che dà un’utilità attesa
maggiore rispetto alla lotteria “due quadri”:
( ) = 0.9025 (900) + 0.095 450 + 0.0025 0 = 29
> ( ) = 28.
1
Con preferenze continue si intende che una variazione arbitrariamente piccola nelle probabilità non cambia le
preferenze tra le lotteria. Ad esempio, se si preferisce un giro in macchina con nessuna probabilità di incidente allo stare
a casa, allora si preferisce anche un giro in macchina con una probabilità arbitrariamente bassa di incidente allo stare a
casa.
Per preferenze indipendenti si intende che l’ordinamento delle preferenze tra due lotterie non cambia se entrambe le
lotterie vengono combinate con una terza lotteria nello stesso modo. Supponiamo che un agente preferisca la lotteria A
alla lotteria B e che una terza lotteria C sia aggiunta alle due lotterie utilizzando lo stesso peso [0,1]. In questo caso
si otterranno due nuove lotterie miste, = ( + (1 ) ) ed = ( + (1 ) ). Se le preferenze sono
indipendenti, allora l’individuo deve preferire la lotteria D alla lotteria E.
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Cosa sarebbe successo se l’erede avesse potuto scegliere tra più di due opzioni? Avrebbe calcolato
l’utilità attesa di ogni lotteria e scelto quella con il valore atteso più alto.
L’evidenza empirica rivela come gli agenti abbiano diverse attitudini (o preferenze) verso il rischio:
alcuni sono indifferenti tra una lotteria rischiosa e una priva di rischio con lo stesso valore atteso,
mentre altri preferiscono l’una o l’altra. In questa sezione classifichiamo gli agenti secondo le loro
preferenze verso il rischio. Introduciamo prima, però, qualche nuovo termine che ci aiuterà in
questo compito.
L’equivalente certo (CE, certainty equivalent) di una lotteria è il payoff monetario che, se garantito
con certezza, rende il consumatore indifferente tra il payoff stesso e la lotteria:
( )= ( )
Nel precedente esempio l’equivalente certo della lotteria formata dai due quadri è il payoff che, se
ottenuto con certezza, darebbe la stessa utilità della lotteria. La lotteria “due quadri” fornisce
un’utilità attesa di 28. Qual è il payoff certo che darebbe la stessa utilità?
Per rispondere è necessario uguagliare l’utilità dell’equivalente certo all’utilità attesa della lotteria:
( ) = 28. Quindi otteniamo che = 28 da cui l’equivalente certo risulta = 784 euro.
Concludiamo quindi che se all’agente venissero offerti 784 euro egli sarebbe indifferente tra questi,
con certezza, e i due quadri, con il rischio di furto.
Con questa definizione in mente, possiamo classificare gli agenti in base alle loro preferenze verso
il rischio. Vedremo tre categorie di agenti: avversi al rischio, amanti del (o propensi al) rischio,
neutrali al rischio.
Iniziamo con un altro esempio. Un agente deve scegliere tra due impieghi. Il primo prevede un
salario di 25.000 euro con certezza (lo chiameremo “lavoro non rischioso”), mentre il secondo,
“lavoro rischioso”, prevede un salario di 40.000 euro con probabilità 0,5 e di 10.000 euro con
probabilità 0,5. Qual è il salario atteso (valore atteso) del lavoro rischioso?
Supponiamo ora che la funzione di utilità dell’agente sia ( )= . In questo caso l’utilità
associata al lavoro non rischioso è:
( ) = 25.000 = 158,11.
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Avendo calcolato le utilità associate ad ogni impiego è possibile stabilire quale lavoro l’agente
sceglierà. Applicando il teorema dell’utilità attesa descritto in precedenza, l’agente sceglierà il
lavoro non rischioso che gli fornisce un’utilità maggiore del lavoro rischioso.
Cosa possiamo dire sulle preferenze dell’agente? Il lavoro non rischioso gli darebbe 25.000 euro
con certezza, mentre il lavoro rischioso gli garantirebbe in media 25.000 euro. Nonostante questo, la
sua funzione di utilità ci dice che l’agente preferisce il lavoro non rischioso a quello rischioso. In
termini di payoff, preferisce 25.000 euro sicuri a 25.000 euro in media. Definiamo questo tipo di
agente come avverso al rischio.
In generale, un agente è avverso al rischio se, scegliendo tra una lotteria degenere e una rischiosa
con lo stesso valore atteso, egli preferisce strettamente quella degenere. Più formalmente, un agente
è avverso al rischio se per lui vale la seguente relazione:
( )= ( ),
( )> ( ).
=( )
In altre parole, il premio al rischio ci dice di quanto un individuo sarebbe disposto a ridurre il valore
atteso della lotteria per renderla degenere, cioe’ per eliminare ogni rischio. Come possiamo
aspettarci, per un individuo avverso al rischio il premio al rischio è sempre positivo. Infatti, come
abbiamo appena visto, egli sarebbe disposto a rinunciare a una parte del suo salario atteso in cambio
di un payoff certo.
Nel nostro esempio precedente, = 25.000 22.500 = 2.500 e l’agente è disposto a
rinunciare fino a 2.500 euro del suo salario atteso pur di ottenere la cifra con certezza.
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Cerchiamo di capire perché una funzione di utilità concava rappresenta questo tipo di preferenze.
Consideriamo una lotteria con due possibili esiti: un esito “buono” con un payoff alto e uno
“cattivo” con un payoff basso. Se confrontiamo questa lotteria con una degenere che ha lo stesso
valore atteso, sappiamo che un agente avverso al rischio preferirà la lotteria degenere. Quindi,
rispetto alla lotteria degenere, il guadagno di utilità che l’esito positivo della lotteria fornisce deve
essere inferiore rispetto alla perdita di utilità che l’esito negativo comporta. Questo deve essere vero
per ogni lotteria che viene confrontata con una lotteria degenere con lo stesso valore atteso. Quindi
la funzione di utilità di un agente avverso al rischio deve avere utilità marginale decrescente, cioè
deve essere concava.
Utilizziamo l’ esempio del lavoro per rappresentare graficamente le preferenze di un agente avverso
al rischio
EU, utility
u(x)=
u(40,000)=200 B
u(25,000)=158.11
EU(25,000)=150 C
A
u(10,000)=100
RP=2,500
Rappresentiamo l’utilità attesa (EU) e l’utilità (u) sull’asse verticale e il salario in euro sull’asse
orizzontale. Come per ogni agente avverso al rischio la funzione di utilità è concava: ( ) = . Il
punto A corrisponde all’utilità di un salario di 10.000 euro con certezza, mentre il punto B all’utilità
di un salario di 40.000 euro con certezza. Il punto C rappresenta l’utilità attesa (150) di una lotteria
che dà 10.000 euro con probabilità 0,5 e 40.000 con probabilità 0,5, e quindi un salario atteso di
25.000 euro. Perché? Ogni punto sul segmento che unisce A e B rappresenta l’utilità attesa di una
lotteria che ha 10.000 e 40.000 come esiti possibili, ciascuno con una diversa probabilità. Il valore
atteso di questa lotteria è il corrispondente valore sull’asse orizzontale. Nel nostro caso, il punto C
rappresenta l’utilità attesa di una lotteria con i due possibili esiti 10.000 e 40.000 e un valore atteso
di 25.000.
Per capire quale sia l’utilità associata a 25.000 euro ottenuti con certezza è necessario trovare il
punto sulla funzione di utilità u(x) corrispondente ad esso (158,11). Come ci aspettavamo, l’utilità
di 25.000 euro con certezza è maggiore dell’utilità attesa della lotteria. Cerchiamo di capire perché.
Consideriamo il lavoro non rischioso: esso dà un salario di 25.000 euro e un’utilità di 158,11. Ora
consideriamo quello rischioso: è conveniente lasciare il lavoro non rischioso per quello rischioso? Il
guadagno di utilità che si ottiene dai 15.000 euro in più nel caso di esito positivo è 200 – 158,11 =
41,89, che è inferiore alla perdita di utilità che si avrebbe in caso di esito negativo, quando si finisce
con 10.000 euro (158,11 – 100 = 58,11). Il lavoro non rischioso dà quindi un’utilità maggiore.
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Il CE (nel nostro caso 22.500) è il salario certo che dà la stessa utilità (150) della lotteria. Per un
individuo avverso al rischio, deve essere inferiore al EV della lotteria.
Il premio al rischio è quindi la distanza tra il valore atteso e l’equivalente certo ( = 25,000
22,500 = 2,500). Ancora, per un agente avverso al rischio il EV è sempre maggiore del CE,
quindi il RP è sempre positivo.
Consideriamo ora un esempio simile. Un agente deve scegliere tra due impieghi. Il primo paga un
salario di 25.000 euro con certezza (lo chiameremo “lavoro non rischioso”), mentre il secondo,
“lavoro rischioso”, paga un salario di 40.000 euro con probabilità 0,5 e di 10.000 euro con
probabilità 0,5. La sua funzione di utilità è la seguente: ( ) = .
Applicando la scelta in condizioni di incertezza introdotta in precedenza, l’agente dovrebbe
scegliere il lavoro rischioso dal momento che gli dà una maggiore utilità attesa
. .
( ( ) = 0,5 + 0,5 = 850) del lavoro non rischioso
. .
( ( ) = (25) = 625).
Cosa possiamo dire riguardo alle preferenze verso il rischio di questo agente? Per rispondere
calcoliamo il valore atteso dei due lavori. Quello senza rischio paga 25.000 euro con certezza,
mentre quello rischioso 25.000 in media. Dalla funzione di utilità possiamo derivare come l’agente
preferisca 25.000 euro in media a 25.000 euro con certezza. Definiamo questo tipo di individui
come agenti amanti del rischio.
In generale, un agente è amante del rischio (o propenso al rischio) se, scegliendo tra una lotteria
degenere e una rischiosa con lo stesso valore atteso, egli preferisce strettamente quella rischiosa. Più
formalmente, un agente è amante del rischio se per lui vale la seguente relazione:
( )= ( ),
( )< ( ).
Da questa definizione si può dedurre come fornire ad un individuo il valore atteso di una lotteria
con certezza renda l’individuo meno soddisfatto. Per un individuo amante del rischio, quindi,
l’equivalente certo di una lotteria rischiosa è sempre maggiore del valore atteso della lotteria.
Tornando all’esempio, se il lavoro rischioso è preferito a quello senza rischio e il valore atteso dei
due lavori è lo stesso, allora l’equivalente certo deve essere maggiore di 25.000 euro. Calcoliamo
l’equivalente certo del lavoro rischioso. Dalla definizione di equivalente certo discende che:
( ) = 850, e quindi = 29.155. Infatti per essere indifferente tra i due lavori l’agente
dovrebbe ricevere un salario di 29.155 euro con certezza, che è l’equivalente certo, ed esso è
maggiore del valore atteso della lotteria.
Per un amante del rischio il premio al rischio è negativo: egli, infatti, vorrebbe essere pagato per
rinunciare alla lotteria e ottenere un dato valore con certezza.
Infine, possiamo rappresentare graficamente il comportamento di un individuo amante del rischio:
esso è sempre rappresentato da una funzione di utilità convessa. Inoltre, maggiore la convessità, più
l’individuo è amante del rischio. Abbiamo detto che per gli individui amanti del rischio l’utilità
derivante da un valore certo è sempre inferiore all’utilità attesa di una lotteria con lo stesso valore
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atteso. Ciò implica che, partendo da un punto sulla funzione di utilità, il guadagno in termini di
utilità che si ottiene da un euro in più con il 50% di probabilità è sempre maggiore della perdita che
si subisce da un euro in meno con il 50% di probabilità. Ciò significa che l’agente ha utilità
marginale crescente, e per questa ragione gli agenti amanti del rischio sono rappresentati da una
funzione di utilità convessa.
EU, utility
u(x)=
u(40,000)=1600
EU(25,000)=850
u(25,000)=625
u(10,000)=100
RP=-4,155
Come ci aspettavamo l’utilità di 25.000 euro con certezza è inferiore all’utilità attesa di una lotteria
che dà in media 25.000 euro, cosa vera per tutti gli agenti amanti del rischio.
Il CE (nel nostro esempio 29.155) è il salario che dà all’individuo la stessa utilità (850) della
lotteria, e per gli agenti amanti del rischio è sempre maggiore del EV della lotteria.
Il premio al rischio (RP) è la distanza orizzontale tra EV e CE ( = 25.000 29.155 = 4.155).
Ancora, siccome per l’agente amante del rischio EV è inferiore a CE, RP è negativo.
In generale, un agente è neutrale al rischio se, scegliendo tra una lotteria degenere e una rischiosa
con lo stesso valore atteso, egli è indifferente tra le due. Più formalmente, un agente è neutrale al
rischio se per lui vale la seguente relazione:
( )= ( ),
( )= ( ).
Ne consegue che per un agente neutrale al rischio l’equivalente certo di una lotteria rischiosa è
sempre uguale al valore atteso della lotteria. Per un agente neutrale al rischio, quindi, il premio al
rischio è pari a zero (CE=EV).
Possiamo rappresentare graficamente la neutralità al rischio come una funzione di utilità lineare.
EU, utility
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u(x)
u(x1)
U(CE)=EU(X)
u(x2)
x
x2 CE=EV x1
RP=0
Assumendo che la lotteria abbia due possibili esiti (esito 1 e esito 2) con probabilità positiva e con
associati payoff x1 e x2, un agente neutrale al rischio sarà indifferente tra la lotteria rischiosa e
quella degenere con lo stesso payoff, da cui CE=EV e RP=0.
ASSICURAZIONE
Abbiamo visto come agenti avversi al rischio preferiscano una lotteria degenere a una rischiosa con
lo stesso valore atteso. Ciò vuol dire che essi devono preferire pagare una somma per rendere una
lotteria non rischiosa, o almeno meno rischiosa. Quanto saranno disposti a pagare? Questo è vero
anche per gli agenti neutrali o amanti del rischio? Per rispondere a queste domande introduciamo un
nuovo argomento: l’assicurazione.
Consideriamo il caso di un agente con una certa ricchezza iniziale (W). Assumiamo che con
probabilità p si realizza un evento sfavorevole e la ricchezza dell’agente diventi zero, mentre con
probabilità 1-p (evento favorevole) l’agente mantiene la sua ricchezza W. Quella appena descritta è
una situazione incerta (una lotteria) dal momento che esistono più possibili esiti.
Gli agenti possono proteggersi contro questo tipo di eventi rischiosi sottoscrivendo delle polizze
assicurative. Un contratto di assicurazione contiene due elementi: un premio (P) e un beneficio
(B). Il premio è l’ammontare monetario che l’agente paga per essere assicurato contro un evento
sfavorevole o, in altre parole, il prezzo della copertura assicurativa; il beneficio è il rimborso che si
ottiene nel caso in cui si verifichi l’evento avverso. Il beneficio può essere uguale o inferiore alla
ricchezza iniziale W. Restringiamo in questa trattazione l’analisi al caso in cui gli agenti possano
assicurarsi solo completamente, cioè al caso in cui il beneficio sia sempre pari alla ricchezza iniziale
(B=W).
In generale, una assicurazione completa (d’ora in poi tralasciamo il termine “completa”) rende la
situazione rischiosa una lotteria degenere. Infatti, assicurandosi un agente paga un premio per
recuperare tutta la sua ricchezza nel caso di un evento avverso. Gli agenti con un’assicurazione
completa finiranno per avere una ricchezza inferiore rispetto a quella iniziale, ma con certezza. Ciò
significa che gli agenti stanno pagando per rendere certa una situazione rischiosa: sia che si
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verifichi l’evento sfavorevole o meno, quel che essi otterranno sarà la ricchezza iniziale meno il
premio pagato.
Rendiamo il concetto più chiaro con un esempio: Giovanni possiede un quadro dal valore (W) di
900 euro. Il quadro viene rubato con probabilità p=0,5, nel qual caso la sua ricchezza diventa 0.
Possiamo interpretare la situazione come una lotteria in cui con probabilità 0,5 Giovanni non
possiede nulla e con probabilità 0,5 possiede 900 euro. Se Giovanni decide di assicurare
completamente il quadro e paga un premio P, in caso di furto egli verrebbe rimborsato interamente
del valore dell’oggetto, 900 euro. Acquistando la polizza, quindi, Giovanni rende priva di rischio
una situazione rischiosa: anziché ottenere 900 con probabilità 0,5 e 0 con probabilità 0,5, egli
ottiene 900 – P con certezza. Sta quindi rinunciando a una parte della sua ricchezza iniziale per
eliminare il rischio.
Torniamo alle domande iniziali: l’agente si assicurerà? Quanto sarà disposto a pagare? La risposta a
queste domande dipende da due cose: l’entità del premio richiesto dalla compagnia di assicurazione
e le preferenze dell’agente.
Partiamo con l’entità del premio richiesto. Quanto chiederà una compagnia di assicurazione per
assicurare un agente? È necessario analizzare i profitti della compagnia: ex-ante, quando viene
concluso il contratto e si stabilisce il premio, la compagnia non sa se si verificherà l’evento positivo
o negativo. In altre parole, non sa quale sarà il profitto. Se non succede nulla, la compagnia ottiene
il premio senza pagare alcun rimborso, e questo accade con probabilità 1-p; altrimenti, se si verifica
l’evento avverso, essa ottiene il premio, ma deve rimborsare completamente il valore del quadro.
Quindi deciderà il premio in base ai profitti attesi. Formalmente, i profitti attesi della compagnia
sono dati da
= P pB (1 p)0
dove P è il premio, B il beneficio (o rimborso) e p la probabilità dell’evento sfavorevole.
Una compagnia decide di offrire una polizza assicurativa solo se i profitti attesi sono non-negativi:
0, . Questo significa che il premio minimo possibile è dato da P=pB. Quando la
compagnia offre il premio più basso possibile, ottenendo =0, si dice che l’assicurazione è
attuarialmente equa e il premio è un premio equo.
( )= ( ) + (1 )( )= .
( )= = (1 ) con certezza.
( ) = 0 + (1 ) = (1 ) .
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Nell’ipotesi di un’assicurazione attuarialmente equa, quindi, l’agente ottiene di sicuro un
ammontare pari al valore atteso della lotteria degenere. Questa caratteristica sarà importante per
capire quali tipi di agenti vorranno assicurarsi.
Ovviamente, nel caso di assicurazioni meno che attuarialmente eque (quindi tali che i profitti della
compagnia sono strettamente positivi, > e il premio maggiore di quello equo), l’agente otterrà
di sicuro un ammontare inferiore rispetto al valore atteso senza assicurazione. Infatti in entrambi i
casi l’agente otterrà il valore pieno dell’oggetto W e dovrà pagare un premio > = .
Il valore atteso è quindi:
( )= < (1 ) .
( )= (0) + (1 ) ( )
( )= ( ) + (1 ) ( )= ( ).
Sappiamo dalla sezione precedente che, per un agente amante del rischio, l’utilità di avere con
certezza un ammontare pari al valore atteso di una lotteria è inferiore all’utilità attesa della lotteria.
In altre parole, se gli venisse offerta una lotteria degenere con lo stesso valore atteso di una lotteria,
un agente amante del rischio non la accetterebbe. Questi agenti, quindi, non saranno mai disposti ad
accettare né un’assicurazione attuarialmente equa (con lo stesso valore atteso della lotteria) né, a
maggior ragione, un’assicurazione meno che attuarialmente equa (con valore atteso inferiore alla
lotteria). Possiamo quindi dire che un agente amante del rischio non accetterà mai una polizza per la
quale la compagnia fa profitti attesi non negativi. Altrimenti detto, se , allora l’agente
amante del rischio non si assicurerà mai.
Consideriamo ora un agente neutrale al rischio. In questo caso sappiamo che l’utilità dall’avere con
certezza un ammontare pari al valore atteso di una lotteria è la stessa utilità attesa della lotteria. Ciò
significa che egli sarà indifferente tra un’assicurazione attuarialmente equa e nessuna copertura, ma
preferirà sempre restare senza copertura piuttosto che acquistare una polizza meno che
attuarialmente equa.
Infine, sappiamo dalla sezione precedente che, per un agente avverso al rischio, l’utilità dall’avere
con certezza un ammontare pari al valore atteso di una lotteria è maggiore dell’utilità attesa della
lotteria. Questo vuol dire che acquisterà sempre un’assicurazione attuarialmente equa. Ma cosa
possiamo dire sulle assicurazioni non attuarialmente eque?
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Per rispondere è necessario tornare al concetto di equivalente certo. Sappiamo che per gli agenti
avversi al rischio l’equivalente certo è sempre inferiore al valore atteso della lotteria, e che
l’equivalente certo lascia l’agente con la stessa utilità della lotteria. Da ciò discende che il premio
massimo che l’agente è disposto a pagare è quello che lo lascia con un ammontare pari
all’equivalente certo, cioè: W CE. Qualunque premio maggiore della differenza lo
lascerebbe in una situazione peggiore che senza assicurazione, qualunque premio inferiore lo
lascerebbe in una situazione migliore. Per riassumere, possiamo dire che un agente avverso al
rischio accetterà sempre un’assicurazione attuarialmente equa e anche una meno che attuarialmente
equa purché egli ottenga almeno un ammontare almeno pari all’equivalente certo.
Torniamo al caso di Giovanni. Se fosse amante del rischio, sappiamo già che sarebbe disposto ad
acquistare la polizza solo se il premio fosse inferiore a quello attuarialmente equo. La compagnia di
assicurazione, però, non offrirebbe mai tale premio. Concentriamoci invece sul caso più interessante
di un agente avverso al rischio. Assumiamo che la funzione di utilità di Giovanni sia concava, per
esempio ( ) = . Sappiamo dalla teoria che accetterebbe un’assicurazione attuarialmente equa e
abbiamo già calcolato il premio equo (P=450 euro). Qual è il premio massimo che egli sarebbe
disposto a pagare? Siccome è avverso al rischio, egli sarebbe pronto ad acquistare un premio al
massimo uguale alla differenza tra la sua ricchezza, 900, e l’equivalente certo. Calcoliamo il CE:
= 0.5 900, da cui = 225. Il premio massimo che è disposto a pagare è quindi =
900 225 = 675.
Prima di passare alla rappresentazione grafica, dedichiamo un po’ di spazio al significato di premio
al rischio nell’ambito delle assicurazioni. Il premio al rischio ci dice di quanto un agente è disposto
a ridurre il suo valore atteso (EV) per rendere certa una lotteria incerta. Siccome il premio al rischio
è positivo per gli agenti avversi al rischio, essi ridurranno la propria ricchezza attesa per rendere
certa una lotteria incerta. Al contrario, siccome il premio al rischio è negativo per gli individui
amanti del rischio, essi non ridurranno mai la propria ricchezza attesa per rendere certa una lotteria
incerta. Infine, il premio al rischio è zero per gli individui neutrali al rischio e quindi neanche loro
ridurranno la propria ricchezza attesa per rendere certa una lotteria incerta.
Rappresentiamo ora graficamente i casi di individui avversi e amanti del rischio. Iniziando dai
primi, consideriamo il caso in cui un agente perde tutta la sua ricchezza con probabilità p, oppure
non perde nulla con probabilità (1-p). Possiamo quindi rappresentare questa situazione come una
lotteria con esito sfavorevole e quindi W=0 con probabilità p ed esito favorevole e quindi ricchezza
con probabilità (1-p). Come si può vedere dal grafico, la somma del premio al rischio e del
premio attuarialmente equo dà il premio massimo che l’individuo è disposto a pagare per assicurarsi
(cioè l’ammontare massimo di cui l’individuo ridurrebbe la sua ricchezza iniziale).
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EU, utilita
u(W)
Uassicurazione equa
U(CE)=EUno assicurazione
CE EV W
Rappresentiamo ora il caso di un agente amante del rischio. Possiamo analogamente rappresentare
la situazione come una lotteria con esiti con payoff e 0. Si può osservare come l’utilità di
un’assicurazione attuarialmente equa sia inferiore dell’utilità attesa della situazione rischiosa: essi
non acquisteranno mai un’assicurazione completa, neppure se attuarialmente equa.
EU,
utilita’
u(W)
U(CE)=EUnoassicurazione
Uassicurazione equa
EV CE W
Risk premium<0
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Michela Braga
Economia Modulo 1 – 2016/17 CLEAM 3 e 4
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ASSICURAZIONE
Attraverso la stipula di una polizza assicurativa è possibile convertire una scommessa in un esito
certo o in una scommessa con un minor grado di rischio. L’individuo si accontenta di una ricchezza
minore (pari alla ricchezza iniziale meno il premio assicurativo pagato) pur di evitare il rischio di
dover pagare interamente in prima persona in caso di sinistro.
In media, gli individui sono avversi al rischio e di fronte a una situazione rischiosa (lotteria non
degenere) sono disposti a rinunciare a parte del valore atteso della lotteria se in cambio riescono ad
annullare il rischio associato alla lotteria (il loro premio al rischio è positivo). Questo implica che
uno scambio di lotterie tra due individui con diversi livelli di avversione al rischio può creare
benefici per entrambe le parti. I contratti di assicurazione si basano quindi sul principio di
miglioramento dell’allocazione del rischio tra agenti con diversi livelli di avversione.
Consideriamo il caso in cui vi siano due individui: uno avverso al rischio e uno neutrale al rischio.
L’individuo avverso al rischio fronteggia una situazione rischiosa ovvero una lotteria non-degenere
con valore atteso (EV) e ha un equivalente certo (!) minore del valore atteso (! < !"). L’individuo
neutrale al rischio invece fronteggia una lotteria degenere con un unico esito certo pari a y =>
!" ! = ! = !" ! .
Se i due individui si scambiano le lotterie, l’individuo avverso al rischio avrà un guadagno se e solo
se l’equivalente certo della lotteria alla quale rinuncia è minore dell’equivalente certo della lotteria
che riceve cioè ! > !.
L’individuo neutrale al rischio migliorerà la propria situazione se e solo se il valore atteso della
lotteria alla quale rinuncia è minore del valore atteso della lotteria che ottiene cioè y < EV.
! Lo scambio crea benefici per entrambe le parti se e solo se ! < ! < !"
Riallocando le lotterie si ha un beneficio perché il rischio della lotteria non-degenere viene trasferito
all’individuo che non associa nessun costo al rischio, mentre l’individuo avverso al rischio riceve in
cambio un ammontare di denaro certo.
p V-L
L1
1-p V
1
Se l’individuo accetta questo contratto che prevede il pagamento di I e il rimborso di L in caso di
sinistro, trasforma la sua lotteria originale in una lotteria degenere con assicurazione completa che
può essere così rappresentata
p ! − ! − ! + ! = ! − !!
Lp
1-p !−!
!"(!! ) = !" ! − ! + 1 − ! ! ! − ! = ! ! − !
Il lato sinistro della diseguaglianza è l’utilità attesa della lotteria originaria (la situazione
rischiosa fronteggiata dall’individuo) che per definizione è uguale all’utilità che l’individuo
ottiene in corrispondenza dell’equivalente certo (!). La diseguaglianza è quindi equivalente
a
! ! ≤! !−!
! ≤!−! (1)
2) Assicurazione
- Se non firma il contratto, la compagnia fronteggia una lotteria degenere il cui unico
esito è pari a zero
!! 1
0
2
- Se firma il contratto la lotteria originale si trasforma nella seguente lotteria
p ! − !!
Lp
1-p
!
! + ! − !" ≥ !
! − !" ≥ ! − ! (2)
Unendo il problema del consumatore e quello della compagnia di assicurazione, si ha che il premio
ottimale richiede che entrambe le parti abbiano incentivo a firmare il contratto, ovvero che siano
soddisfatte le condizioni (1) e (2).
Entrambe le parti sono disposte a firmare il contratto se e solo se I soddisfa la seguente condizione:
! ≤ ! − ! ≤ ! − !"
U
!(!)!
!!(! − !")
!(!! ) = !"!
!
!(! − !)!
V-L !! ! ! − !"! V
=! x
V-I !" !"#$#%&'( !
3
Solo se I è tale che V-I cade nell’intervallo compreso tra ! e ! − !" entrambe le parti hanno
incentivo a firmale la polizza. Se V-I fosse minore di ! il consumatore non avrebbe incentivo a
firmare il contratto se V-I fosse maggiore di V-pL la compagnia non avrebbe incentivo a firmarlo.!
Individuo è disposto a firmare qualsiasi polizza che gli rimborsa interamente il valore del bene e gli
chiede un premio al massimo pari a ! !"# = ! − !.
La compagnia è disposta a firmare qualsiasi polizza che rimborsa interamente il valore del bene e
chiede un premio almeno pari a ! − !".
Un’ assicurazione è attuarialmente equa se lascia l’assicurato con la stessa ricchezza che avrebbe se
non si assicurasse " garantisce una somma certa pari al valore atteso della lotteria originaria.
La lotteria originaria era
p V-L
L1 ! !"(!! ) = ! − !"
1-p V
p ! − !!
Lp ! !"(!! ) = ! − !
1-p !−!
!" !! = !"(!! )
e cioè se
! − !" = ! − !
! = !"
Il premio richiesto (I) è uguale alla probabilità del sinistro (p) moltiplicata per il rimborso
che garantisce (L): I=pL e quindi i profitti netti attesi dell’assicurazione sono nulli dato che
4
CASO GENERALE: SCELTA DEL PREZZO OTTIMALE E DELLA COPERTURA
OTTIMALE
In generale, le compagnie di assicurazione chiedono un prezzo per la copertura di ogni unità di bene
(chiedono un prezzo pari ad α per ogni unità di rimborso (copertura)) e il consumatore sceglie il
livello di copertura ottimale.
Le polizze prevedono quindi un premio α , con 0< α <1, per ogni euro di copertura assicurativa così
che per ottenere un rimborso pari a M, il consumatore deve pagare αM.
Indichiamo sempre con p la probabilità che il sinistro abbia luogo.
Il problema della compagnia di assicurazione consiste nello scegliere il prezzo ottimale per ogni
unità rimborsata (α*) mentre il problema del consumatore consiste nello scegliere il livello ottimale
di coperture (M*).
1) Assicurazione
La compagnia di assicurazione fissa un prezzo che le assicura dei profitti attesi non negativi. I
profitti attesi saranno pari alla differenza tra il ricavi certi (il premio ricevuto, αM) e i costi attesi
che dipendono dalla probabilità di sinistro (e quindi dal rimborso atteso) cioè
p ! − ! − !" + ! = ! − ! + (1 − !)!!
L polizza
1-p ! − !"
Il livello di copertura ottimale per il consumatore è quel livello M* che massimizza l’utilità attesa,
ovvero
max !"
!
! La condizione del primo ordine necessaria e sufficiente per avere un massimo è !"′ = 0 che
nel nostro caso sarà
! 1 − ! ! ! ! − ! + 1 − ! ! − ! 1 − ! ! ! ! − !" = 0
! ! ! − !" ! 1−!
!
= !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!(3)
! !−!+ 1−! ! ! 1−!
5
A seconda del prezzo α richiesto dalla compagnia, varierà il livello di copertura ottimale per il
consumatore. In particolare,
In questo caso il lato destro dell’equazione (3) è uguale a 1 e quindi la (3) può essere
riscritta come
! ! ! − !" = ! ! ! − ! + 1 − ! !
! − !" = ! − ! + 1 − ! !
! − !" = ! − ! + ! − !"
!∗ = !
" se l’impresa per ogni unità di copertura chiede un prezzo attuarialmente equo, allora
il consumatore si assicura completamente.
In questo caso il lato destro dell’equazione (3) è minore di 1 e affinchè anche il lato sinistro
sia minore di 1 dato che per un individuo avverso al rischio !’ > 0 ma !’’ < 0 (l’utilità
marginale è positiva cioè al crescere della vincita l’utilità aumenta ma l’utilità marginale è
decrescente cioè al crescere della vincita l’incremento di utilità diventa via via minore) deve
valere che
! − !" > ! − ! + 1 − ! !
! − !" > ! − ! + ! − !"
!∗ < !
6
Michela Braga
Economia Modulo 1 – 2016/17 CLEAM 3 e 4
In un sistema economico si hanno esternalità quando l'attività di produzione o di consumo di un soggetto economico
influenza direttamente, negativamente o positivamente, il benessere di un altro soggetto.
- Un’esternalità negativa si ha se l’attività di un soggetto economico influisce direttamente e in modo negativo
sull’utilità o sui profitti di un altro soggetto.
- Un’esternalità positiva si ha se l’attività di un soggetto economico influisce direttamente e in modo positivo
sull’utilità o sui profitti di un altro soggetto.
Le esternalità sono un esempio di fallimento del mercato in quanto, in loro presenza, un mercato concorrenziale non
porta a un equilibrio efficiente ! in concorrenza perfetta le esternalità generano perdite in termini di efficienza
economica (il surplus totale si riduce). Questa inefficienza è una conseguenza diretta dell’assenza di un mercato così
che chi genera un’esternalità negativa non paga alcun prezzo per il danno che arreca e chi genera un’esternalità
positiva non viene compensato per il beneficio che produce. L’assenza di mercato per il danno/beneficio fa sì che non
vi sia un prezzo per il danno arrecato o il beneficio prodotto.
In un mercato le curve di domanda e offerta rispecchiano rispettivamente il beneficio e il costo marginale privato
poiché i comportamenti dei partecipanti al mercato si fondano solo su incentivi privati. In assenza di esternalità,
l’equilibrio concorrenziale rispecchia costi e benefici privati che coincidono con quelli sociali. In particolare:
- la funzione di domanda di mercato rappresenta il beneficio marginale privato (PMB) (il beneficio che i
consumatori traggono dal consumare una specifica unità di bene) e coincide con il beneficio marginale sociale
(SMB) => D=PMB=SMB;
- la funzione di offerta di mercato rappresenta il costo marginale privato (PMC) (il costo per l’impresa di ogni
unità prodotta) e coincide con il costo marginale sociale (SMC) => S=PMC=SMC.
In equilibrio si produce e consuma una quantità di beni in corrispondenza della quale non ci sono eccessi di domanda
e offerta così che il beneficio marginale privato è uguale al costo marginale privato e, analogamente, il beneficio
marginale sociale è uguale al costo marginale sociale (D=S ! PMB=PMC ! SMB=SMC). La quantità prodotta
risulta essere quella efficiente ovvero quella che massimizza il surplus totale.
In presenza di esternalità, i costi/benefici privati sono diversi da quelli sociali. In particolare, se le esternalità agiscono
sui costi, il costo marginale sociale diverge da quello privato, se agiscono sui benefici, il beneficio marginale sociale
diverge da quello privato. Proprio questa divergenza fa sì che l’equilibrio raggiunto dal mercato sia diverso da quello
efficiente e ci sia un fallimento del mercato.
- L’equilibrio effettivo di mercato (Q) (quello che si produce effettivamente) richiede che il beneficio marginale
privato sia uguale al costo marginale privato (Q: PMC=PMB).
- L’equilibrio efficiente (Q*) (quello che si produrrebbe se non ci fossero esternalità) richiede che il beneficio
marginale sociale sia uguale al costo marginale sociale (Q*: SMC=SMB).
In presenza di inefficienze da esternalità, è possibile attuare interventi per ridurre/eliminare l’inefficienza tramite
meccanismi che consentono agli agenti economici di internalizzare le esternalità. Le soluzioni possibili sono pubbliche
o private.
Una soluzione pubblica è rappresentata dalle tasse (sussidi) pigouviani:
- la tassa viene pagata del soggetto che genera l’esternalità negativa ed è esattamente uguale al danno marginale
sociale provocato;
- il sussidio viene erogato a favore di chi genera l’esternalità positiva ed è esattamente uguale al beneficio
marginale sociale provocato.
In entrambi i casi, l’intervento pubblico consente che si ristabilisca l’eguaglianza tra benefici e costi sociali e privati,
così che la quantità effettiva torna ad essere uguale alla quantità efficiente.
1"
"
La tassa innalza la curva di offerta o costo marginale privato oppure riduce la curva di domanda o beneficio marginale
privato.
Il sussidio abbassa la curva di offerta o costo marginale privato oppure aumenta la curva di domanda o beneficio
marginale privato.
1) ESTERNALITA’ NEGATIVE CHE AGISCONO SUI COSTI => RIDUCONO I COSTI PRIVATI
(esempio: impresa chimica che inquina il fiume. I costi percepiti dalla singola impresa sono minori dei
costi che la società nel suo complesso percepisce)
2"
"
3) ESTERNALITA’ POSITIVE CHE AGISCONO SUI COSTI => AUMENTANO I COSTI PRIVATI
(esempio: impresa agricola che per poter produrre disinquina il corso d’acqua/impresa che fa investimenti
in ricerca e sviluppo. I costi percepiti dalla singola impresa sono maggiori dei costi che la società nel suo
complesso percepisce)
NB: Se si avessero esternalità negative in monopolio, allora non necessariamente il livello di output prodotto sarebbe
superiore a quello socialmente efficiente. Infatti, in concorrenza perfetta con esternalità negativa, la produzione è
superiore a quella che massimizza il benessere sociale Q>Q*. In monopolio si produce meno che in concorrenza
perfetta quindi in monopolio con esternalità si produce meno che in concorrenza con esternalità QM<Q ma QM può
essere maggiore, uguale o minore di Q*.
3"
"
NB: se le tasse/ sussidi non sono esattamente uguali al danno/beneficio marginale generato non si raggiunge la
soluzione efficiente ma ci si avvicina
Soluzioni private al problema delle esternalità prevedono che le parti identificano la fonte dell’inefficienza e
negoziano situazioni migliorative. Tre le soluzione private vi sono:
- Fusioni di imprese: le imprese fondendosi internalizzano le esternalità massimizzando i profitti congiunti.
- Creazione di diritti di proprietà: le parti coinvolte identificano la fonte dell’inefficienze e contrattano una
soluzione negoziando dei diritti di proprietà sui beni/risorse.
Nel caso di esternalità negativa ad esempio si potrebbe prevedere un contratto in base al quale chi genera
l’esternalità negativa non produce un certo ammontare di bene a patto che chi subisce l’esternalità lo
compensi economicamente per il fatto di non farlo produrre. L’accordo tra le due imprese viene raggiunto se è
mutualmente vantaggioso.
In particolare, l’impresa che genera l’esternalità negativa accetta di non produrre se riceve in cambio un
ammontare di denaro almeno pari ai profitti netti che otterrebbe producendo. L’impresa che subisce
l’esternalità negativa simmetricamente sarà disposta a pagare un certo ammontare se la cifra che paga affinchè
l’altra non lo danneggi è minore del danno che subirebbe se l’impresa producesse generando l’esternalità
negativa.
=> vale il Teorema di Coase: se la contrattazione è senza frizioni, indipendentemente da come sono
assegnati i diritti di proprietà gli accordi volontari tra le parti provate possono eliminare i fallimenti di
mercato associati alle esternalità
=> nella realtà esistono delle situazioni tali per cui il teorema non vale. In particolare questo può
dipendere dal fatto che 1) non sempre è praticabile la contrattazione; 2) vi può essere ambiguità
nell’assegnazione dei diritti di proprietà; 3) vi possono essere informazioni limitate e incomplete; 4)
vi può essere difficoltà di monitoraggio sull’effettiva applicazione di quanto previsto dal contratto
Nell’ambito delle soluzioni pubbliche al problema delle esternalità, oltre alla tassazione, vi è anche
- la creazione del mercato mancante in modo che si venga a determinare il prezzo di mercato del danno e/o
beneficio
- il controllo sulla quantità in base alla quale si regolano i livelli massimi di attività che generano l’esternalità
Il problema delle esternalità può essere analizzato anche dal punto di vista della singola imprese considerando come le
decisioni di produzione sono influenzate dalla presenza di esternalità positive e negative.
4"
"
Michela Braga
Economia Modulo 1 – 2016/17 CLEAM 3 e 4
INFORMAZIONE ASIMMETRICA
Nelle transazioni economiche può accadere che non tutti gli agenti posseggano lo stesso livello di
informazioni circa le variabili economiche rilevanti per il processo decisionale. In questi contesti non c’è
informazione completa ma una delle due parti coinvolte in una transazione economica è più informata
dell’altra su aspetti importanti per entrambe le parti nell’ambito della transazione in oggetto => si ha un
mercato con informazione asimmetrica.
La presenza di informazione asimmetrica fa sì che si vengano a creare degli equilibri di mercato inefficienti
e si abbiano dei fallimenti del mercato che possono portare alla chiusura del mercato o a un livello
subottimale del bene/servizio oggetto della transazione.
Esistono due tipologie fondamentali di informazione asimmetrica derivanti da due diversi fenomeni:
1) Caratteristiche nascoste = una delle parti coinvolte in una transazione è più informata su caratteristiche
esogene rilevati per il processo decisionale dell’altra parte. Le caratteristiche esogene non dipendono dal
comportamento né dalle azioni compiute della parte più informata.
=> la parte più informata può essere il lato dell’offerta del mercato (il venditore) o il lato della domanda del
mercato (l’acquirente).
Un esempio del primo tipo è rappresentato dal mercato delle auto usate in cui il venditore di auto usate è più
informato sulla qualità delle auto che vende rispetto ai consumatori che vogliono acquistarle e il venditore
non può modificare la qualità intrinseca delle auto (la qualità dipende dalle caratteristiche di produzione e
dall’uso fatto dai precedenti proprietari). Un esempio del secondo tipo è il mercato delle assicurazioni sulla
vita: chi vuole stipulare la polizza conosce meglio rispetto alla compagnia di assicurazione il proprio stile di
vita, le proprie condizioni di salute, le caratteristiche genetiche familiari.
! Il problema che tipicamente si genera in questi casi è la selezione avversa: sul mercato vengono
selezionati solo i beni/servizi con la caratteristica peggiore (tipo peggiore)
2) Azioni nascoste: una delle parti coinvolte in una transazione può compire un’azione che ha conseguenze
per la controparte senza che questa lo sappia. Il valore che le due parti coinvolte nella transazione
attribuiscono al bene/servizio oggetto di scambio dipende dalle azioni non osservabili di una delle due parti.
Il problema delle azioni nascoste riguarda tipicamente quei contesti in cui si ha delega di compiti.
Un esempio è rappresentato da un’impresa che assumendo un dipendente vorrebbe che lavorasse sodo
mentre nella realtà non è in grado di osservare perfettamente il suo comportamento monitorando che non
perda tempo. Un altro esempio è rappresentato dalla relazione che intercorre tra i proprietari di un’impresa
(gli azionisti) e il management. Il valore dell’operato dei manager dipende dall’impegno che essi mettono
nel loro lavoro. L’impegno dei manager è una variabile difficile sia da osservare sia da appurare.
La presenza di caratteristiche nascoste può determinare sul mercato una selezione avversa ovvero una
situazione in cui la parte meno informata si trova a scambiare con la parte più informata del tipo “peggiore”
1"
"
(di qualità inferiore). Questo fa sì che si abbiano delle performance del mercato insoddisfacenti che, nel caso
estremo, possono portare alla chiusura del mercato così che non si hanno più scambi neppure se ci sono
delle opportunità di mutuo guadagno per le parti. Sebbene si sia in un mercato perfettamente concorrenziale
per effetto dell’asimmetria informativa vengono meno i risultati di efficienza, si ha un fallimento di mercato
e quindi una perdita di benessere per la collettività.
Consideriamo un mercato in cui esistono due tipi di beni/servizi: quelli di buona qualità (B) e quelli di
cattiva qualità (C). Sul mercato vi sono N potenziali acquirenti/consumatori, ognuno dei quali acquista al
massimo una unità di bene, e N venditori.
Per le due tipologie di beni si ha che:
- il prezzo di riserva per i venditori, ovvero il prezzo minimo al quale i venditori sono disposti a
vendere il bene, dipende dalla qualità del bene. In particolare per i beni di buona qualità sarà !!! e per
il beni di cattiva qualità sarà !!! , con !!! >!!! ;
- il prezzo di riserva per i consumatori, ovvero il prezzo massimo al quale i consumatori sono disposti
ad acquistare il bene, dipende dalla qualità del bene. In particolare per i beni di buona qualità sarà !!!
e per il beni di cattiva qualità sarà !!! , con !!! >!!! .
1) Se vi fosse informazione completa e simmetrica, i compratori potrebbero osservare la qualità dei beni/
servizi che acquistano (non vi sarebbero caratteristiche nascoste). A seconda dei prezzi di riserva di
acquirenti e venditori si possono avere due situazioni:
- se il prezzo di riserva dei venditori è maggiore del prezzo di riserva degli acquirenti, si chiude il
mercato e non si scambia quel tipo di bene.
Se !!! > !!! e !!! > !!! , sia i venditori di prodotti di buona qualità sia quelli di cattiva qualità non
hanno incentivo a metterli in vendita, non si apre né il mercato B né il mercato C
=>il surplus totale è nullo dato che non vi sono scambi
- se il prezzo di riserva dei venditori è minore del prezzo di riserva degli acquirenti per entrambe le
tipologie di beni si aprono entrambi i mercati.
Se !!! ≤ !!! e !!! ≤ !!! , si aprono entrambi i mercati, si hanno due mercati distinti, uno per i beni di
buona qualità, uno per quelli di cattiva qualità, si scambiano i beni e, su ogni mercato, si ha un
prezzo di equilibrio, compreso tra il prezzo di riserva dei venditori e quello degli acquirenti. I prezzi
di equilibrio saranno !!∗ e !!∗ tali che
=> In equilibrio tutti i beni vengono venduti a un prezzo non inferiore del prezzo di riserva dei
venditori e non superiore alla massima disponibilità a pagare dei consumatori;
=> il surplus totale è massimo;
=> Soluzione di First Best.
2) Se vi fosse informazione asimmetrica, i compratori non potrebbero osservare la qualità dei beni/ servizi
che acquistano ma conoscerebbero solo la distribuzione di probabilità dei beni di buona e cattiva qualità
nella popolazione.
I consumatori sanno che la probabilità che un bene sia di buona qualità (la quota di beni di buona qualità) è
!"(!), mentre la probabilità che un bene sia di cattiva qualità (la quota di beni di cattiva qualità) è !"(!)
con !"(!) + !!"(!) = 1
I consumatori avranno una disponibilità a pagare attesa (media) pari al valore atteso delle macchine in
vendita:
2"
"
!" = !" ! !!! + !"(!)!!!
A seconda del valore che assume la disponibilità a pagare attesa rispetto al prezzo di riserva dei venditori è
possibile stabilire che tipo di beni vengono venduti e a che prezzo. In particolare, se
- !" ≤ !!! ≤ !!! => Sia i venditori dei prodotti di buona qualità sia quelli di cattiva qualità non hanno
incentivo a metterli in vendita. Non si apre né il mercato B né il mercato C
=> il surplus totale è nullo in quanto non ci sono scambi
- !!! ≤ !" ≤ !!! => I venditori di prodotti di buona qualità non hanno incentivo a metterli in vendita,
mentre quelli dei prodotti di cattiva qualità sì. Non si apre il mercato B dei prodotti di buona qualità
ma si apre solo il mercato C dei prodotti di cattiva qualità che verranno venduti a un prezzo !!∗ tale
che !!! ≤ !!∗ ≤ !!! .
=> si ha selezione avversa ovvero la scomparsa dei prodotti di buana qualità e la permanenza solo
dei prodotti di cattiva qualità. Si ha solo il mercato dei bidoni;
=> l’esito raggiunto dal mercato concorrenziale è inefficiente in quanto non vengono realizzati tutti i
potenziali benefici dello scambio;
=> il surplus totale non è massimo;
=> Soluzione di Second Best.
Se gli acquirenti non sono in grado di distinguere le caratteristiche dei beni e solo il venditore la conosce, i
prodotti con la caratteristica migliore vengono eliminati dal mercato: se infatti il prezzo è stabilito sulla base
della qualità media (l’unica informazione a conoscenza degli acquirenti), soltanto i prodotti di qualità
inferiore vengono offerti.
Se sul mercato si mette in moto un meccanismo di selezione avversa, tra tutti i prodotti a disposizione,
vengono selezionati e rimangono solo quelli di qualità inferiori: si ha inefficienza allocativa dato che i
proprietari dei prodotti di buona qualità sarebbero disposti a vendere i loro beni a un prezzo inferiore di
quello che i consumatori sarebbero disposti a pagare (!!! ≤ !!! ), ci sarebbero opportunità di scambio
vantaggiose per entrambe le parti ma lo scambio non ha luogo. La chiusura del mercato dei prodotti di
buona qualità genera il fallimento di mercato. Non si realizzano tutti i potenziali benefici dello scambio
perché l’informazione non è ben distribuita.
I consumatori avranno una disponibilità a pagare attesa pari al valore atteso delle macchine in vendita:
I venditori avranno una disponibilità a vendere attesa pari al valore atteso del prezzo di riserva dei venditori:
A seconda del valore che assume la disponibilità a pagare attesa rispetto alla disponibilità a vendere attesa è
possibile stabilire che tipo di beni verranno venduti e a che prezzo. In particolare, se
- !" ≤ !" => Sia i venditori di prodotti di buona qualità sia quelli di cattiva qualità non hanno
incentivo a metterli in vendita, non si apre né il mercato B né il mercato C
=> il surplus totale è nullo in quanto non ci sono scambi;
- !" ≥ !" => Sia i venditori di prodotti di buona qualità sia quelli di cattiva qualità hanno incentivo a
metterli in vendita, si apre sia il mercato B sia il mercato C. In equilibrio tutte le auto vengono
scambiate a un unico prezzo ! tale che !"! ≤ ! ≤ !";
=> tutti i potenziali benefici dello scambio vengono realizzati e l’equilibrio concorrenziale è Pareto
ottimo;
3"
"
=> il surplus totale è massimo.
NB: L’inefficienza non è quindi generata dalla mancanza di informazione (caso 3), ma dal fatto che
l’informazione sia distribuita asimmetricamente tra le parti (caso 2).
NB: anche partendo da una configurazione di mercato in cui vi sono molti beni di buona qualità, nel lungo
periodo, si mette comunque in moto un meccanismo di selezione avversa per cui rimangono solo i beni di
bassa qualità.
Se infatti vi è una probabilità alta che i beni siano di alta qualità ovvero se !"(!) → 1 e !"(!) → 0, così
che
Se !!! < !!! < !!! si avrebbe un equilibrio con prezzo unico ! tale che !!! < !!! < ! ! ≤ !!! in cui tutti i beni
sarebbero scambiati ma si avrebbe un margine di profitto maggiore sui prodotti di cattiva qualità. I venditori
avrebbero incentivo a specializzarsi nella vendita di prodotti di cattiva qualità e, nel lungo periodo, si
metterebbe in moto un meccanismo di selezione avversa in cui i prodotti di cattiva qualità rimpiazzano
quelli di buona qualità e i prezzi diventano progressivamente più bassi.
Poiché l’informazione asimmetrica genera inefficienza si possono attuare degli interventi per migliorare
l’efficienza del mercato a vantaggio del benessere collettivo. Il problema dell’asimmetria informativa se la
qualità non è immediatamente osservabile dagli acquirenti può essere risolto con:
- Soluzioni private (certificati di garanzia, test di qualità, la reputazione);
- Soluzioni pubbliche (imposizione di standard di qualità, controlli obbligatori, licenze per svolgere
una data attività)
In entrambi i casi la parte più informata effettua degli investimenti costosi per segnalare la vera qualità.
La segnalazione è quindi il meccanismo economico con cui la parte più informata indica il proprio tipo alla
controparte non informata attraverso un’azione costosa. Il segnale che la parte informata invia alla
controparte non informata è credibile perché la parte non informata sa che inviare questo segnale è ottimale
per un tipo di agenti e non per l’altro.
Devono essere soddisfatte due condizioni affinché il segnale sia credibile:
4"
"
1) Per la parte che possiede la caratteristica nascosta migliore deve essere economicamente conveniente
inviare il segnale => il benessere netto inviando il segnale deve essere maggiore del benessere che
otterrebbe non inviando il segnale;
2) Per la parte che possiede la caratteristica nascosta peggiore non deve essere economicamente
conveniente inviare il segnale => il benessere netto inviando il segnale deve essere minore del
benessere che otterrebbe non inviando il segnale.
Se queste due condizioni sono soddisfatte si ha un equilibrio separatore in corrispondenza del quale solo la
parte con la caratteristica nascosta migliore invia il segnale e quindi il segnale è credibile.
2) Cernita (screening): la parte meno informata attua azioni per far si che la parte più informata riveli il
proprio tipo. La cernita è un meccanismo con cui la parte meno informata ottiene informazioni dalla parte
più informata di una transazione attraverso la costruzione di un meccanismo di autoselezione. Il meccanismo
di autoselezione prevede che vengano offerte alla parte più informata diverse opzioni cui sono connessi costi
diversi a seconda della caratteristica nascosta che inducono la parte meno informata a selezionare l’opzione
compatibile con la propria caratteristica nascosta. La scelta dell’opzione fornisce alla parte meno informata
l’informazione mancante.
Una semplice applicazione del problema della selezione avversa e delle relative possibili soluzioni si ha con
riferimento al mercato del lavoro dove tipicamente ci sono lavoratori con diversi livelli di abilità. L’abilità
del lavoratore è una caratteristica nascosta nel momento in cui un’impresa deve decidere se assumere o
meno un dato lavoratore la cui vera abilità sarà nota solo dopo averlo eventualmente assunto.
Consideriamo un mercato del lavoro concorrenziale in cui vi sono potenziali lavoratori con diversi livelli di
abilità e di produttività. Per semplicità ipotizziamo che ci siano solo due tipi di lavoratori: quelli molto
abili (H – high skilled) e quelli meno abili (L – low skilled). I primi hanno una maggior produttività
marginale del lavoro dei secondi MPH>MPL. La produttività è nota al lavoratore (parte più informata) ma
non al datore di lavoro (parte meno informata) il quale, nel momento in cui deve assumere un nuovo
lavoratore, conosce solo la distribuzione di probabilità dei due tipi nella popolazione. In particolare, il datore
di lavoro sa che con una probabilità Pr(H) il lavoratore assunto sarà molto abile mentre con una probabilità
Pr(L) il lavoratore assunto sarà poco abile. Si ha quindi asimmetria informativa a favore dell’offerta (i
lavoratori) mentre l’impresa acquisisce informazioni sul lavoratore solo dopo averlo assunto.
I lavoratori hanno un’outside option pari a w0 che identifica il costo opportunità del lavoro ovvero il salario
che otterrebbero se non venissero assunti dall’impresa. w0 rappresenta quindi il salario di riserva, ovvero il
salario minimo che induce il lavoratore ad accettare un’offerta di lavoro. Se infatti un’azienda offrisse al
lavoratore un salario inferiore a w0 il lavoratore rifiuterebbe l’offerta l’outside option gli garantirebbe un
maggior livello di benessere. Assumiamo che wo<MPH.
=> se si assumono entrambi i tipi di lavoratori si paga loro un salario pari al loro prodotto marginale
=> se si assume solo H si paga loro un salario pari al loro prodotto marginale.
5"
"
1.2) Se fosse l’impresa a proporre il salario ai lavoratori:
- a un lavoratore H offrirebbe un salario wH= w0. Il lavoratore accetterebbe essendo indifferente tra il
lavorare presso l’impresa o altrove.
- a un lavoratore L offrirebbe un salario wL= MPL.
1. Se MPL> w0 il lavoratore accetterebbe perché otterrebbe un salario maggiore rispetto a quello
che otterrebbe altrove dato che l’outside option è peggiore.
=> l’impresa assume entrambi i lavoratori L e H e ottiene profitti !! = !"! − !! > 0 e
!! = !"! − !! = 0
2. Se MPL< w0 il lavoratore non accetterebbe perché otterrebbe un salario minore altrove dato
che l’outside option è migliore.
=> l’impresa assume solo il lavoratore H e ottiene profitti !! = !"! − !! > 0
Se quindi l’abilità fosse osservabile o solo i lavoratori molto abili verrebbero assunti o entrambi e, a seconda
di chi propone il salario, si ha un diverso livello di salario.
E’ questa la soluzione di First Best con un’allocazione socialmente efficiente: si assumono lavoratori se e
solo se è economicamente conveniente e se i lavoratori vengono assunti si genera un surplus positivo dato
che il beneficio sociale (MP) è maggiore del costo sociale (w).
2) Se vi fosse informazione asimmetrica, le imprese non potrebbero osservare la produttività dei lavoratori
ma conoscerebbero solo la distribuzione di probabilità dei tipi nella popolazione. L’impresa ha
un’aspettativa sulla produttività media dei lavoratori !" = Pr ! !"! + Pr!(!)!"! .
Se il salario offerto fosse ! > !! sia i lavoratori H sia i lavoratori L accetterebbero l’offerta.
Se il salario richiesto fosse ! ≤ !", l’impresa assumerebbe sia i lavoratori L sia i lavoratori H.
Per ogni salario w tale che !! ≤ ! ≤ !" si assumerebbero entrambi i tipi di lavoratori.
Se fosse il lavoratore a proporre il salario si avrebbe un livello salariale ! = !", se fosse l’impresa a
proporre il salario si avrebbe un livello salariale ! = !! .
Si potrebbe avere un esito inefficiente con entrambe le tipologie di lavoratori assunti e un salario pagato non
il linea con la produttività marginale: i lavoratori L sarebbero pagati di più del loro prodotto marginale, i
lavoratori H meno.
Se !" < !! i lavoratori H non sarebbero occupati.
Si ha un esito inefficiente con entrambe le tipologie di lavoratori assunti (=> c’è un impiego eccessivo)
oppure con i lavoratori H non assunti ( => selezione avversa)
Per evitare di avere questi risultati non desiderabili possono essere attuate delle misure correttive o dalla
parte più informata (segnalazione) o da quella meno informata (screening).
Tramite la segnalazione la parte più informata segnala il proprio tipo in modo credibile. Il segnale è
credibile se al suo invio è connesso un costo che lo rende economicamente conveniente solo per i tipi di
buona qualità.
Nel caso del mercato del lavoro un segnale credibile può essere rappresentato dall’investimento in istruzione
che tipicamente ha un costo decrescente con l’abilità. Supponiamo che il costo dell’istruzione sia minore per
gli abili !! < !! e che l’istruzione non modifichi la produttività. Se l’impresa prima di assumere osserva il
livello di istruzione, può desumere l’abilità a patto che solo i lavoratori H abbiano l’incentivo a investire in
istruzione.
Si ha quindi un equilibrio separatore in cui solo il tipo migliore invia il segnale se:
- Istruirsi è economicamente conveniente per i lavoratori H => per i molto abili il salario al netto del
coso dell’istruzione deve essere maggiore del salario che otterrebbero se non studiassero: !"! −
!! ≥ !! ;
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- Istruirsi non è economicamente conveniente per i lavoratori L => per i poco abili il salario al netto
del coso dell’istruzione deve essere minore del salario che otterrebbero se non studiassero:
!"! − !! ≤ !! .
!"! − !! ≥ !!
=> !! ≤ !"! − !! ≤ !!
!"! − !! ≤ !!
Tramite la cernita (screening) la parte meno informata attua azioni che indicono al parte più informata a
rivelare il suo tipo così che, alla fine, si effettua la transazione solo con la parte giusta.
Con riferimento al mercato del lavoro ad esempio possiamo immaginare che l’impresa offra un salario
differente in base alla tipologia di mansioni da svolgere. Se vi sono mansioni più o meno complesse, il
lavoratore sceglierà di effettuare la mansione più in linea con la propria abilità dato che lo svolgimento della
mansione implica un costo variabile in base alla abilità. Se solo un lavoratore accetta di effettuare la
mansione complessa, il comportamento del lavoratore e il fatto che accetti o meno indica all’impresa la
tipologia di lavoratore che ha di fronte. I lavoratori si autoselezionano in base alla propria caratteristica
nascosta e il loro comportamento segnala all’impresa il tipo rivelando la caratteristica nascosta.
Affinchè il meccanismo di cernita sia efficace si deve avere che il costo per il lavoratore di dover svolgere la
mansione complessa sia inversamente proporzionale rispetto all’abilità così che è minore per il lavoratore
abile: DH< DL.
L’impresa potrà quindi offrire due salari diversi a seconda della mansione da svolgere e in particolare
offrirà:
- w0 per la mansione meno impegnativa
=> entrambi i lavoratori accetterebbero l’offerta
=> l’impresa otterrebbe profitti attesi pari a !" − !!
- w0+DH per la mansione impegnativa
=> il lavoratore H otterrebbe w0+DH - DH =w0 e pertanto accetterebbe l’offerta dato che uguale
all’outside option
=> il lavoratore L otterrebbe w0+DH – DL <w0 e pertanto non accetterebbe l’offerta dato che inferiore
all’outside option
Per l’impresa sarà economicamente conveniente effettuare la cernita se ottiene profitti maggiori di quelli che
otterrebbe senza cernita ovvero se !"! − !! + !! Pr ! ≥ !" − !! .
Lo screening consente di evitare la perdita che l’impresa potrebbe avere se non facesse screening e
!" − !! < 0.
Un altro esempio di cernita si ha nei mercati monopolistici nel momento in cui il monopolista vuole
applicare prezzi diversi a consumatori diversi ma non conosce il tipo di consumatore che ha davanti (la
qualità del consumatore ovvero la sua disponibilità a pagare).
Il monopolista può applicare un meccanismo di cernita basato sulla discriminazione di secondo tipo ovvero
uno schema di prezzi che prevede che venga proposta una gamma di tariffe in modo che i potenziali clienti
autoselezionino la tariffa più adatta al proprio tipo e quindi alla propria disponibilità a pagare.
E’ una strategia di prezzo simile alla discriminazione di 3° tipo ma, mentre in quel caso l’impresa mette in
correlazione delle caratteristiche osservabili del consumatore alla disponibilità a pagare, con
discriminazione di 2° tipo l’impresa offre a tutti i potenziali clienti gli stessi prezzi e correla i prezzi alle
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azioni scelte dai consumatori. L’azione scelta serve a segnalare una caratteristica nascosta e questo segane
consente di differenziare tra i consumatori.
Si ha azzardo morale (comportamento sleale) se una delle due parti coinvolte in una transazione effettua
azioni che la controparte non è in grado di osservare e se queste azioni influenzano il benessere della
controparte. Questo accade spesso nel momento in cui una parte delega a un’altra lo svolgimento di alcuni
compiti. Sul mercato si identificano quindi due parti:
1) Il principale è la parte che delega l’esecuzione del compito. È la parte meno informata.
2) L’agente è la parte cui è assegnato il compito da eseguire. È la parte più informata.
Il principale tipicamente non osserva le azioni attuate dall’agente ed è quindi la parte meno informata in
quanto non riesce a monitorare perfettamente il comportamento della controparte. Principale e agente hanno
preferenze dicordi e obiettivi contrastanti.
In un contesto di questo tipo il tipico problema economico consiste nello scegliere un contratto ottimale che
incentivi l’agente a comportarsi nel modo desiderato dalla parte meno informata. Il principale deve quindi
disegnare un contratto intelligente che lega la remunerazione dell’agente a delle variabili osservabili e il
contratto deve prevedere un piano di incentivazione che soddisfi due condizioni:
1) Il vincolo di compatibilità degli incentivi: l’utilità dell’agente tenendo il comportamento desiderato
dal principale deve essere maggiore dei quella che otterrebbe se tenesse il comportamento non
desiderato;
2) Il vincolo di partecipazione: l’utilità dell’agente tenendo il comportamento desiderato dal principale
deve essere maggiore dei quella che otterrebbe se non accettasse il contratto in toto e non svolgesse il
compito assegnato dal principale.
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