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la nuova

BULLONERIA STRUTTURALE
alla luce della recente normativa europea
EN 14399 EN 15048 EN 1090-2 EN ISO 898-1

Le tipologie dei nuovi prodotti unificati,


i materiali, la produzione, i trattamenti, le criticità

rev. 5/2011
Screw making machine (1871)

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 3


Gli argomenti

Uno sguardo introduttivo alle nuove norme


 Il quadro generale dell’attuale situazione normativa europea
e italiana

L’acciaio impiegato
 I materiali da costruzione secondo EN ISO 898-1:
la nuova (2009) e la precedente (1999) edizione
- Caratteristiche richieste al materiale:
deformabilità a freddo, sferoidizzazione dei carburi, resistenza meccanica,
indurimento, tenacità, impurezze, grano fine, resistenza alla corrosione e all’usura,
temprabilità, accuratezza dimensionale, trafilatura, pelatura, rettifica, lappatura, tabelle
normative degli acciai e delle caratteristiche meccaniche e fisiche

La produzione, i trattamenti, le criticità


 Il processo produttivo: dal filo laminato al bullone finito
- Approvvigionamento vergella
- Decapaggio in acido
- Fosfatazione
- Ricottura (eventuale)
- Trafilatura e altre lavorazioni superficiali (eventuali)
- Stampaggio alla pressa
- Filettatura
- Trattamento termico
- Ripresa (eventuale)
- Prove meccaniche sui bulloni

 Trattamenti di protezione superficiale


- Zincatura a caldo
- Trattamenti elettrolitici
- Fosfatazione
- Rivestimenti chimici
- Rivestimenti meccanici

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 Aspetti metallurgici critici
- Decarburazione
- Deidrogenazione
- Invecchiamento da zincatura a caldo
- Rilassamento a breve e a lungo termine
- Cedimento del bullone

I nuovi prodotti unificati


 I nuovi sistemi unific.di bulloneria strutturale HR,HV,HRC,SB
- EN 14399: Bulloneria strutturale a serraggio controllato (HR, HV, HRC)
- EN 15048: Bulloneria strutturale non a serraggio controllato (SB)
- La geometria dei componenti

 D.M. 14 gennaio 2008:


Norme tecniche per le costruzioni (NTC)
Circolare 2 febbraio 2009:
Istruzioni per l’applicazione delle NTC
 Attraverso le novità introdotte dalla normativa europea
(e dal Testo Unico)
- Insieme vite-dado-rondelle
I due tipi di imballi ora in commerci
Regole generali di assiemaggio dei componenti secondo EN 1090-2
Elementi di fissaggio speciali
- Il precarico secondo EN 1090-2 ed EC3
- Idoneità degli assiemi: le prove di serraggio
- Calcolo della coppia di serraggio: il fattore k
Coppia di serraggio
k-classe
Coefficienti di serraggio per le classi K1 e K2
Le due classi a confronto
Le prescrizioni della UNI CNR 10011 (superata)
Cos’è il coefficiente k
- Metodi di applicazione della coppia di serraggio
Metodo della coppia
Metodo combinato
Metodo HRC
Serraggio delle viti non precaricate (sistema SB)
Controllo del serraggio
Approfondimenti sul serraggio dei bulloni
- Considerazioni finali
Le specifiche di serraggio finora in uso
L’attuale fase di passaggio dal vecchio al nuovo sistema

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Il quadro generale dell’attuale
situazione normativa europea e italiana

ler
Negli anni tra 2008 e 2009, con cesi, il secondo radicato invece
la pubblicazione delle normative in ambito tedesco (ved. Nota).
EN ISO 898-1 ed EN 14399-10 Come materiali, il sistema HV
è stato posto l’ultimo tassello al prevede solo la classe 10.9,

tha
nuovo quadro normativo euro- mentre il sistema HR oltre alla
peo sulla bulloneria strutturale. classe 10.9 ha anche la 8.8.
Dalla disamina delle “nuove” Le viti sono in ambedue i casi a
tipologie di bulloneria introdotte gambo parzialmente filettato,
si trae netta l’ impressione che en con differenti lunghezze del loro
siano il frutto di uno scambio di tratto filettato (fino al 50% più
compromesso, di un “do ut des” lungo l’HR).
tra i due gruppi forti della Com- Poco diverse le altezze dei dadi,
missione dopo un confronto du- con quella dell’ HR ca. 9/10 del
er
rato 10 anni, causa la loro inca- diametro, un po’ meno l’ HV, ca.
pacità di convergere su un pro- 8/10.
dotto unico, che fosse il risul- Queste differenze piuttosto rela-
.P

tato di uno studio razionale, di tive confermano che non do-


ispirazione solamente “tecnica”. vrebbe essere troppo difficile
Il sistema HR e il sistema HV (né troppo azzardato) immagi-
non sembrano infatti presentare nare un piccolo sforzo “unitario
differenze così evidenti e così europeo”, per far nascere un
.A

importanti che ne giustifichino lo (ipotetico) “sistema HRV”, nelle


sdoppiamento (e costi connes- classi 10.9 e 8.8, con valori di
si!), essendo tra loro molto simili compromesso della lunghezza
come materiali e come dimen- del tratto filettato e dell’altezza
ing

sioni, il primo però caro ai fran- del dado.

Nota
Alla base delle due tipologie, la francese con HR e la tedesca con HV,
dovrebbero esserci in realtà due diverse “filosofie” sulle modalità di rottura:
per cedimento della vite o del dado.
Nel sistema HR, l’ allungamento plastico dovrebbe portare a collasso la vite per
cedimento nel tratto interno libero del filetto (→ dado più alto e filetto più lungo).
Nel sistema HV invece la rottura avverrebbe prima per “strappamento” del dado
in seguito a cedimento per taglio (e flessione) del filetto (→ dado più basso).
E’ il singolo progettista che dovrebbe scegliere tra queste due “filosofie”.

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Ritornando all’attuale normativa, libertà di manovra possibile
molto interessante e innovativo attorno al giunto.
si presenta il sistema HRC, sia Infine, per le applicazioni pre-
per la precisione con cui viste senza precarico, la norma-
permette di applicare la coppia tiva mette a disposizione il siste-
di serraggio, sia per il limitato ma SB, ampliato sia nella gam-
sforzo fisico da impegnare - è ma proposta per le classi di
previsto infatti l’uso di un materiale (infatti non prevede

ler
apposito avvitatore elettrico - solo bulloni AR), sia nella lun-
anche se già in fase di progetto ghezza del filetto (che in questo
bisognerà “fare i conti” con sistema non è solo parziale ma
l’ingombro dell’attrezzo e con la anche a tutto gambo).

tha
La norma permette comunque di usare per le applicazioni senza
precarico anche la bulloneria prevista per il precarico.

Le novità di maggior peso e


en degli errori di serraggio frequen-
impatto non si presentano però ti, anche se, a onor del vero,
sul fronte delle tipologie di bul- dalle conseguenze quasi mai
loneria proposte, ma piuttosto gravi.
er
nelle nuove modalità di serrag- E’ noto che nella tecnica di
gio dei bulloni precaricati, diven- serraggio controllato, eseguito
tate ora più precise, mirate e con apposita chiave dinamo-
.P

obiettive, con l’utilizzatore finale metrica, il bullone viene preca-


“sollevato” dall’onere di dover ricato a norma con una forza
decidere o calcolare la coppia di assiale (ma non solo) che lo
serraggio da applicare allonta- sollecita a ridosso del carico di
nando così la principale causa snervamento.
.A

Schema di funzionamento della chiave dinamometrica


ing

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La norma segue due strade per grado di generare, con le intrin-
quanto si riferisce ai dati di seche difficoltà di stabilire il
serraggio. corretto rapporto causa/effetto
Una è più mirata, e la coppia è (coppia/precarico, noto come k)
dichiarata esattamente: è il meto- e correndo il non improbabile
do K2, con test più impegnativi rischio di sollecitare il materiale
che fanno lievitare i costi. fino a snervamento.
L’altra - ed è il metodo K1 – pre- Il compito di definire un valore

ler
vede invece un range di valori preciso, o un campo di valori,
che appare obiettivamente troppo della coppia di serraggio viene
ampio e che per questo è spesso ora “assegnato” per norma al
“ristretto” dai più seri tra i forni- produttore, che in generale è

tha
tori. certamente più “attrezzato” per
Normalmente alla vite non si ap- tale compito, e meglio in grado
plica direttamente il precarico di fornire dei risultati più atten-
voluto (con attrezzo tensiona- dibili rispetto alle possibilità del
tore, il che non comporterebbe en generico utilizzatore finale.
errori), ma invece una certa La determinazione della coppia
coppia (servendosi di una viene eseguita sui singoli lotti di
chiave dinamometrica) che quel produzione, attraverso prove re-
precarico dovrebbe essere in golamentate dalle norme.
er
.P

A chiusura di questo sguardo preliminare


possiamo prevedere che il “destino” di ogni singolo bullone,
ora non più lasciato nelle sole mani dell’operatore,
con la sua soggettività,
.A
ing

(Bozzetto di Massimo Ciceri, ripreso dalla Guida BLM)

ma riposto in quelle del produttore,


sarà più….”sereno”.
All’utilizzatore resta in ogni caso l’onere di corretti
stoccaggio, manipolazione e montaggio
dei bulloni.

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Nella schematizzazione seguente viene rappresentato in modo artico-
lato il quadro della nuova normativa sulla bulloneria strutturale.

Eurocodice 3 E’ la parte relativa ai


collegamenti del co-
dice europeo, e for-
EN 1993-1- 8:2005 nisce i criteri generali

ler
di progettazione delle

Progettazione delle strutture di acciaio strutture di acciaio.

Parte 1-8: Progettazione dei collegamenti

tha
La norma specifica
i requisiti per l’esecu-
EN 1090-2:2008 zione delle strutture
di acciaio, indipen-
Esecuzione delle strutture di acciaio e di alluminio dentemente dalla lo-
ro tipologia.
Parte 2: Requisiti tecnici per le strutture di acciaio
en
Sono norme armo-
nizzate (e recepite da
UNI) che precisano i
EN 14399 EN 15048 requisiti generali
er
(dimensioni, assiemi,
Bulloni Bulloni ecc.) per la bulloneria
normale e AR, adatta
“a serraggio controllato” “non a serraggio controllato” al precarico (EN
14399) o senza pre-
carico (EN 15048).
.P

EN ISO 898-1:2009 La norma specifica le


caratteristiche mec-
Caratteristiche meccaniche caniche delle viti di
acciaio al C e legato,
degli elementi di collegamento di acciaio usate in un range di
T fra -50 e +150°C,
Parte 1: Viti e viti prigioniere con classi di resistenza specificate con estensione fino a
.A

– Filettature a passo grosso e a passo fine +300°C, previe scel-


te appropriate in ba-
se alle applicazioni.

Quadro normativo italiano


ing

La L.1086 (inglobata nel D.P.R. 380)


L. n. 1086 del 5 novembre 1971 disciplina le opere civili in c.a. e nor-
D.P.R. 380 del 2001 male e a struttura metallica, riman-
dando ad appositi decreti (da aggior-
nare periodicamente) le norme tecniche
Nuove norme tecniche per le costruzioni di attuazione.

D.M. 14 gennaio 2008 Il D.M. allinea le norma con lo stato


dell’arte, e raccoglie in maniera orga-
G.U. n. 29 del 4 febbraio 2008 nica e unitaria nel Testo Unico (NTC)
le diverse norme tecniche finora distri-
buite in vari Decreti.

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I materiali da costruzione sec.EN ISO 898-1:
la nuova ediz. (2009) e la precedente (1999)

ler
L’attuale produzione industriale tive presse orizzontali di stam-
di serie della bulloneria prevede paggio.
questi due processi Scopo di questa pubblicazione è
 per deformazione a freddo quello di presentare la produ-

tha
per i piccoli diametri zione industriale soprattutto di
grande serie, e quindi i processi
 per deformazione a caldo
produttivi per deformazione.
per i diametri più grandi
Il procedimento di deformazione
I piccoli lotti di viti sono di solito
a freddo, oltre che essere il più
en
ottenuti alle macchine utensili
adottato per motivi economici, è
per asportazione di truciolo, le
anche quello in grado di inne-
quali sono indubbiamente più
scare un più favorevole compor-
versatili rispetto alle impegna-
tamento metallurgico.
er
.P

Le fibre del materiale, sottoposte a deformazione plastica,


si orientano parallelamente alla superficie della vite,
a tutto beneficio della resistenza della vite stessa,
particolarmente nei confronti della fatica.
.A

Le fibre “addensate” nel fondo Il laminato a caldo di partenza


filetto e nella zona di variazione per la produzione dei bulloni è il
di diametro tra gambo e testa, filo (detto vergella), che viene
ing

prive di ripiegature o interru- fornito avvolto su appositi aspi.


zioni, garantiscono un eccezio- Si tratta di laminato tondo di
nale “rinforzo” (verificabile con diametro oltre i 5 mm che, prima
la prova di tenacità della testa) della deformazione a freddo (o
in queste zone di pesante eventualmente a caldo), normal-
intaglio geometrico. mente viene sottoposto a più
trattamenti, alcuni sistematici,
altri opzionali.

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Caratteristiche richieste al materiale

I materiali di origine possono essere


 acciai non legati o acciai legati a bassa %C, in genere lavorati

ler
allo stato naturale di laminazione a caldo
 acciai legati da bonifica, allo stato ricotto globulare (per una
miglior lavorabilità per deformazione a freddo) o eventualmente
già bonificati

tha
Le caratteristiche che l’acciaio deve possedere dovranno corrispon-
dere alle esigenze del processo produttivo, come di seguito viene
schematizzato.
en
Deformazione a freddo:
deformabilità, duttilità, omogeneità,
er
qualità della superficie del prodotto di partenza
.P

Deformazione a caldo:
fucinabilità o stampabilità
.A

Asportazione di truciolo:
lavorabilità alle macchine utensili
ing

Pur di migliorare la lavorabilità,


negli acciai automatici vengono penalizzate
le caratteristiche meccaniche,
introducendo alcuni elementi in lega (ad es. il piombo),
aggiunti per incrementare la truciolabilità.
Anche l’attitudine alla deformabilità a freddo (e a caldo)
viene peggiorata in questi acciai,
i quali devono quindi essere utilizzati solo per
bulloneria di bassa resistenza.

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Deformabilità a freddo.Sferoidizzazione dei carburi (ricottura)

In genere il filo viene lavorato opportuno un trattamento di ad-


allo stato naturale di laminazio- dolcimento, tramite ricottura di
ne, ma si può anche prevedere globulizzazione o sferoidizza-
una ricottura di sferoidizzazione, zione: si può (indicativamente)
allo scopo di migliorare la prevederla per gli acciai con

ler
lavorabilità a freddo della ver- oltre 0,2%C.
gella. E’ noto (e intuitivo) che la
Gli acciai a bassa %C pos- distribuzione dei carburi (la ce-
siedono in genere buone carat-

tha
mentite in particolare) sotto for-
teristiche di deformabilità a fred- ma di sferoidi dispersi anziché
do, senza che sia necessario in forma lamellare, gioca a tutto
doverli sottoporre a un tratta- favore della deformabilità.
mento termico preliminare (o in-
Dal punto di vista della struttura,
termedio, cioè a un certo punto
del processo di deformazione).
en
un grano ingrossato conferisce
migliore lavorabilità a freddo, e
La lavorabilità a freddo richiede questo a causa del minor anco-
che il materiale possieda la raggio e del più debole “effetto
er
massima deformabilità prima incastro” tra i grani.
che si formino cricche o rotture, Fisicamente, se i grani sono
e per questo deve essere a grossi dovranno anche essere
elevata duttilità.
.P

in numero inferiore, e a questo


Alti tenori di C e Mn (e di altri corrisponderà una più limitata
elementi indurenti) peggiorano estensione dell’interfaccia reci-
la deformabilità per cui si rende proca.
.A

Resistenza meccanica. Indurimento


ing

Per migliorare la resistenza  il trattamento termico di boni-


meccanica del bullone finale, si fica, quindi tempra seguita da
può far ricorso a due metodi di rinvenimento, utilizzato per le
indurimento strutturale: classi superiori, cioè dalla 8.8
 l’ incrudimento da deforma- (viti AR).
zione a freddo, applicato alle
classi di resistenza fino a 8.8
esclusa

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Per i bulloni bonificati si dovrà La maggior omogeneità compor-
partire da un materiale avente ta anche un minor stato tensio-
caratteristiche di temprabilità nale residuo da TT.
adeguate: con il successivo trat- Nella vecchia normativa questa
tamento bisogna infatti ottenere percentuale era imposta per la
una durezza sufficientemente sola cl.10.9, e non veniva invece
uniforme nell’intera sezione tra- richiesta per la cl. 8.8.
sversale (→ penetrazione di Nella revisione della norma si è

ler
tempra). introdotta perciò una maggiore
A questo proposito, sempre la uniformità tra i materiali delle
norma EN ISO 898-1:2009 pre- classi AR e nelle caratteristiche
scrive che, per le classi dalla 8.8, metallurgiche della sezione.

tha
la martensite formatasi con la Il compito di favorire caratte-
tempra (quindi prima del rinve- ristiche meccaniche più spinte,
nimento) penetri fino al cuore, e più che al materiale, verrà asse-
qui dovrà coprire il 90% della gnato alla diversa modulazione
struttura (il resto può essere en della temperatura di rinvenimen-
perlite-ferrite), limite obiettiva- to, senza però che possa scen-
mente impegnativo, molto difficile dere sotto un valore minimo fis-
da raggiungere specie nei dia- sato dalla norma → ved. tab. 2.
metri più grandi.
er

Secondo la nuova norma anche la resilienza delle viti assume


.P

valori più elevati: per ogni classe AR (quindi da 8.8) si devono garantire
i 27 J a -20°C (le altre caratteristiche sono invece testate a Tamb).
Finora la norma – “cedimento” questo a un’inclinazione metallurgica
naturale dell’acciaio! - sia prevedeva una resilienza via via più modesta
.A

al salire della classe, sia riferiva i valori di essa, come delle altre
caratteristiche meccaniche e fisiche, a una temperatura attorno
a quella ambiente (e non a -20°C come ora), rimandando
all’utilizzatore la verifica di idoneità per temperature più basse.
ing

Talune applicazioni possono La nuova EN ISO 898-1:2009


richiedere che l’elevata resisten- (Ann. B) non prevede alcuna limi-
za meccanica di cui il bullone tazione alle caratteristiche mec-
dispone a temperatura ambiente, caniche fin quando le T di
venga mantenuta anche a T di esercizio non superano i 150 °C.
esercizio eventualmente più
elevate.

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Per T superiori, fino a 300 °C, E’ importante infine che la
bisogna invece accertarsi, tramite resistenza meccanica della vite
accurata verifica, che perman- non venga penalizzata in eser-
gano le caratteristiche funzionali cizio dalla presenza di carichi
del bullone. ciclici di fatica.

ler
Duttilità

La duttilità è una caratteristica In questo modo lo si riuscirà a

tha
basilare al fine di garantire un deformare a freddo in un campo
adeguato livello di deformabilità plastico sufficientemente este-
del materiale. so, al riparo quindi dal pericolo
Elevata duttilità significa che il di rottura.
materiale dispone della neces- en Nei test (ved. più avanti) questo
saria riserva plastica prima di si traduce in un elevato angolo
giungere a rottura. di rotazione del dado.
er
Tenacità. Impurezze. Grano fine
.P

E’ indispensabile ridurre al mini- fine – moneta dalle due facce! -


mo il contenuto di P, S e N (clas- se da un lato peggiora la defor-
sificati come “impurezze”), la cui mabilità a freddo del metallo,
.A

presenza comporta una pesante dall’altro agisce però a favore


e rapida caduta della tenacità. della tenacità.
La EN ISO 898-1 stabilisce i limiti Quale compromesso tra questi
massimi di presenza di questi due effetti contrastanti, la pratica
elementi consentiti nella compo- produttiva “opta” per il grano
ing

sizione. fine: si privilegia cioè la tenacità


Già si è constatato come il grano del materiale un po’ a scapito
della sua deformabilità.
.
.

Richiamo di metallurgia
Il grano fine, oltre che dal trattamento di normalizzazione, nei microlegati
è anche ottenuto da laminazione condotta a più basse temperature,
posizionate attorno (o al di sotto) di quella di ricristallizzazione.

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Resistenza alla corrosione. Resistenza all’usura

Sono caratteristiche talora richieste alle viti costruite per applicazioni


particolari.

ler
Temprabilità

La norma EN ISO 898-1 pre- Nella bulloneria lo scopo (abbas-

tha
scrive (per i bulloni AR) che la sare cioè la velocità critica) è
tempra penetri fino al cuore della ottenuto aggiungendo B, ma
sezione filettata: si è visto infatti anche Mn e Cr, come leganti del-
che la martensite nell’intorno del l’acciaio (cfr. tabelle più avanti).
centro deve interessare almeno il en A titolo di esempio, in figura sono
90% della struttura: in pratica riportate le curve di temprabilità
quindi, struttura quasi completa- per due acciai di ugual tenore di
mente martensitica! C, lo 0,35%, uno dei quali
E questa tempra “a cuore” – contiene però anche una piccola
er
tecnicamente detta temprabilità – %B: la pur minima (0,0008%!)
è “fisicamente” più difficile da presenza di B lo rende un po’
ottenere nei pezzi con diametri meno deformabile, ma in com-
.P

grandi, nei quali bisogna allora penso molto più temprabile


agire abbassando la velocità criti- (→ tempra a cuore di pezzi piuttosto
ca di tempra. grossi, di acciaio non legato: lo spe-
gnimento è in olio anziché in acqua).
.A

Curve di temprabilità di due acciai 0,35%C, con e senza B


ing

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Richiami di metallurgia

La temprabilità è molto sensibile anche alla grossezza del grano austenitico:


a un grano austenitico grosso corrisponderebbe
- per gli acciai a medio tenore di C come quelli usati nella bulloneria –
una penetrazione di tempra più elevata,
anche se, come si è visto, viene preferito il grano fine.

ler
Gli acciai al B possiedono inoltre una resilienza abbastanza più elevata di quella
degli altri acciai legati, e questo sia a temperatura ambiente che a più bassa T.

tha
Accuratezza dimensionale. Trafilatura (pelatura, rettifica, lappatura)

I prodotti di laminazione - quando


en In altri casi al posto della tra-
sono forniti allo stato AR (“as filatura può essere sufficiente la
rolled”) - hanno tolleranze dimen- sola pelatura.
er
sionali dell’ordine dei decimi di Nel caso opposto che venga
mm, mentre un laminato trafilato invece richiesta una precisione
arriva a tolleranze dell’ordine dei maggiore della trafilatura si ese-
centesimi.
.P

gue la rettifica, o addirittura la


Affinchè gli utensili “a contatto lappatura, partendo in tal caso
pezzo” impiegati nella costruzio- da barre anzichè da vergella.
ne delle viti possano lavorare Di seguito si riportano alcune
correttamente, lo spezzone di
.A

tabelle estratte dalla nuova e


vergella da deformare deve dalla vecchia EN 898-1, per un
possedere in genere una ben interessante confronto tra le due
definita accuratezza dimensio- dei dati riguardanti
nale, non solo in termini di  la composizione chimica
ing

dimensioni, ma anche di forma. dei materiali adottati


Per arrivare a questo, dopo  le caratteristiche meccani-
decapaggio e fosfatazione viene niche e fisiche
talora prevista una lavorazione
aggiuntiva di trafilatura della
vergella, su cui si ritornerà più
avanti.

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ler
tha
en
er
.P
.A
ing

unica differenza di composizione tra 8.8 e 10.9, per il resto uguali

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ler
tha
en
er
.P
.A
ing

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ler
tha
en
er
.P
.A
ing

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ler
tha
en
er
.P
.A
ing

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Il processo produttivo:
dal filo laminato al bullone finito

ler
La più diffusa produzione in serie formazione a freddo di viti, dadi e
delle viti - certamente fino a particolari speciali con di dimen-
diametri di ca. 33 mm - è quella sioni decisamente superiori a

tha
per deformazione a freddo con quelle sopra considerate come
ricalcatura. limite per la deformazione a
Nella pratica industriale la rical- freddo.
catura è, con l’estrusione, riser- La V.AR.VIT SBE in particolare è
vata in genere ai prodotti lunghi. en attualmente in grado di produrre
Imbutitura e stampaggio sono viti e dadi deformati a freddo fino
invece specifici dei prodotti piani. alla dimensione M 48.
Nei dadi, la deformazione a fred-
do viene adottata solo per i dia- In ogni caso, l’elevato grado di
automazione dei moderni im-
er
metri foro più piccoli, normal-
mente fino ca. 20 mm, per la dif- pianti richiede quasi necessaria-
ficoltà di punzonamento dei fori. mente ai semilavorati di partenza
Alcune aziende all’avanguardia caratteristiche qualitative sempre
.P

hanno però sviluppato impianti più costanti e omogenee. .

particolari che consentono la de-


.A

Approvvigionamento vergella

La vergella viene fornita sotto forma di filo avvolto su appositi aspi.


ing

Il materiale in ingresso subisce un sistematico controllo di qualità.


Filo vergella avvolto

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Decapaggio in acido

E’ il trattamento di pulizia
iniziale per stadi successivi
(vasche), cui si sottopone la ver-
gella in acidi via via più aggessi-
vi, per poterne asportare croste

ler
di laminazione, grassi in super-
ficie e sporco, in genere.

tha
Fosfatazione

Questo trattamento segue il l’attrito (e quindi sforzi, lavoro,


decapaggio, allo scopo di me- en consumi, usura) nelle succes-
glio “ancorare” l’olio e lo sive operazioni di deformazione
stearato applicati per limitare a freddo.
er
Ricottura (eventuale)
.P

Si esegue su materiali a elevato campana di figura.


tenore di carbonio e di altri
elementi.
Si è visto trattarsi di una
.A

ricottura di globulizzazione,
avente lo scopo di migliorarne la
deformabilità a freddo.
Il trattamento della vergella vie-
ing

ne eseguito nei tipici forni a

Trafilatura e altre lavorazioni superficiali (eventuali)

La trafilatura è una lavorazione deformazione per calibrare la


a freddo preliminare di riduzione sezione della vergella e miglio-
della sezione e si può eseguire rarne la qualità superficiale.
in opzione a monte del ciclo di

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 23


La trafilatura comporta anche un  la pelatura, che permette di
certo grado di incrudimento su- migliorare lo stato superficiale
perficiale del filo, con un correla- eliminando i difetti, lo strato
to aumento di durezza. decarburato e la calamina
Operativamente, il filo vergella  la rettifica, che conferisce tolle-
da trafilare viene svolto dalla ranze molto ristrette e buona
matassa mano a mano che qualità superficiale
entra nella filiera della trafila e  la lappatura, di caratteristiche

ler
tirato, a valle del foro, tramite un ancora più spinte della rettifica
argano cabestano per trafilatura
e infine riavvolto su aspo.
Le lavorazioni superficiali pre-

tha
liminari accennate (eseguite su
barre) eventualmente richieste
per applicazioni specifiche, sono:
en
Stampaggio alla pressa
er
L’operazione di stampaggio con- stema di rilevamento e mo-
siste in una sequenza di fasi nitoraggio degli sforzi di deforma-
progressive di deformazione, che zione, integrato nel processo: un
.P

dipendono da più aspetti e varia- andamento degli sforzi che si


bili, di tipo tecnico e tecnologico. ripeta uguale a sé stesso nel
Viene in genere effettuata con tempo, da solo è indice di sta-
presse orizzontali a più stazioni bilità nella lavorazione.
.A

transfer, nelle quali lo spezzone L’operatore può anche impostare


di filo viene sagomato e poi fi- dei limiti di variazione dello sforzo
lettato in postazioni successive, massimo, con delle bande di
fino a ottenere la forma finale. tolleranza che limitano la varia-
ing

Il metodo di controllo oggi più zione % degli sforzi stessi.


adottato prevede un accurato si-

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 24


Sequenza di stampaggio di viti a testa esagonale e dadi

ler
Andamento delle fibre nelle viti stampate

tha
(a testa esagonale, flangiata ecc.)

en
er
.P
.A
ing

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 25


Andamento delle fibre delle viti tagliate

ler
tha
Filettatura

La norma EN 14399 per viti in Con il termine “rullatura” del


classe 10.9 ammette unicamente
en filetto si intende il procedimento
filettatura rullata. di filettatura per deformazione,
Nella bulloneria standardizzata di per mezzo di speciali utensili che
serie, la filettatura è solo una solo un tempo erano costituiti da
er
delle fasi che via via si sus- veri e propri rulli filettati contro-
seguono durante il processo di rotanti, che penetravano nel
deformazione e viene general- gambo da filettare.
.P

mente eseguita a monte del trat- Nel tempo poi, i rulli sono stati
tamento termico. sostituiti da pettini piani tra loro
Rispetto alla filettatura per aspor- affacciati, dotati di moto di lavoro
tazione di truciolo, la “rullatura” rettilineo alternato.
.A

presenta vantaggi maggiori, sia La superficie rigata dei pettini


dal punto di vista economico che piani può esser vista come lo
da quello meccanico-metallurgi- “sviluppo” di quella dei rulli (sono
co. cioè il “calco” sviluppato del fi-
ing

letto).

I pettini sono due, dei quali uno fisso e uno (in genere più corto) mobile,
con facce rigate l’un l’altro contrapposte, quello mobile trascinando il
gambo da filettare con moti uno di lavoro (filettatura+espulsione finale)
e uno di ritorno (+ presa vite successiva).
Il gambo da filettare deve avere diametro di partenza più grande (ma
solo leggermente) del diametro medio della filettatura finale.

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 26


Geometria della filettatura metrica

ler
tha
I pettini che penetrano gradual- se si vogliono raggiungere le ri-
mente nel gambo cilindrico vanno en chieste tolleranze del filetto.
a formare la base (o fondo) del La rullatura non avviene quindi
filetto, mentre la cresta prende con asportazione di truciolo, ma
forma dal materiale ricalcato, utilizza la sola deformazione
costretto a spostarsi e rigonfiarsi plastica del materiale, il quale
er
plasticamente verso l’esterno, e dovrà perciò possedere una
contemporaneamente e conse- buona deformabilità a freddo, e
guentemente le fibre sono indotte quindi buona duttilità (A > 8%).
.P

a seguire il contorno della filet-


tatura, senza che ci sia soluzione L’operazione di filettatura dura il
di continuità. tempo di qualche secondo, per-
Si può perciò comprendere l’im- mettendo così una produzione
molto elevata, che può anche
.A

portanza fondamentale assunta


dalla precisione dimensionale e arrivare alle centinaia di pezzi al
di forma del gambo da filettare, minuto.
ing

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 27


Rullatura originaria viti con rulli

ler
tha
Rullatura moderna viti con pettini piani
en
er
.P
.A

Maschiatura dei dadi


ing

(EN 14399: da eseguire dopo zincatura nei zincati a caldo, non ripassare dopo filetto)

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 28


Nota
Per bulloneria che dovrà essere successivamente zincata a caldo,
bisogna tener conto del (relativamente) consistente spessore del
rivestimento (attorno ai 50 m), che impone di ridurre il diametro
della vite (e/o di aumentare quello del dado).
Per una esatta valutazione delle variazioni, si tenga conto che lo

ler
spessore di zinco fa variare il diametro medio di ben quattro volte
lo spessore stesso (in pratica a circa un paio di decimi).

tha
Esistono due metodi per tener conto dello spessore del rivestimento.
 Il primo è quello di usare dadi maschiati con dimensioni di filetta-
tura maggiorate (campo tolleranza 6AX o 6AZ) e viti aventi una
tolleranza pre-trattamento g o h. en
dadi marcati con la lettera Z dopo la classe
er
.P
.A

 Il secondo è quello di costruire viti con filetto di diametro ridotto


ing

(campo tolleranza 6az) da accoppiare con dadi posizione G o H.

viti marcate con la lettera U dopo la classe

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 29


Classi di tolleranza

Gli elementi di collegamento La norma EN 14399-1 rimanda


filettati sono commercializzati alle norme europee per le tolle-
nelle categorie A, B e C di tolle- ranze di dimensione, di forma e
ranza, in ordine di precisione di posizione e stabilisce diretta-
decrescente, con normativa di mente quelle della filettatura.
riferimento la EN ISO 4759-1.

ler
Le tolleranze riguardano, oltre la
filettatura esterna (vite) e interna
(dado), anche la restante geo-
metria del bullone (es. la chiave

tha
o il gambo cilindrico).

Difetti superficiali en
Le tipologie di difetti superficiali stampaggio), screpolature di
sono trattate nella norma stampaggio, rigature, buttera-
EN 26157-1 (per le applicazioni ture, ripiegature, segni di uten-
er
generali, e tra queste rientra an- sile o altri danneggiamenti che
che la bulloneria in esame). interessano la superficie.
Dei difetti superficiali fanno La stessa norma ne stabilisce
.P

parte le cricche (di tempra o di anche i limiti di accettabilità.


.A

Trattamento termico
ing

Dopo lo stampaggio i bulloni AR (cl.8.8, 10.9,…. gli altri sono solo


incruditi) vengono sottoposti a trattamento termico, eseguito or-mai
unicamente in impianti di tipo continuo a tappeto.
Qui viene effettuato il riscaldo del pezzo da temprare mentre per il
successivo spegnimento lo si immerge in olio; a seguire il rinvenimento.
I moderni impianti continui sono provvisti di regolazioni e controlli molto
accurati e sofisticati, che permettono di “sfornare” un prodotto di
caratteristiche mec-caniche e metallurgiche che rientrano nei ristretti
limiti imposti e dal mercato, e dalla norma.

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 30


Schema del trattamento termico di bonifica dei bulloni

ler
tha
en
er
.P

Forni a tappeto ad atmosfera controllata


.A
ing

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 31


Ripresa (eventuale)

Con il termine ripresa si intende In genere si tratta della filettatura,


l’ insieme di lavorazioni previste ma si possono anche eseguire
dal ciclo di lavorazione del torniture a disegno sul gambo
bullone – ed eseguite a valle del (es. i gambi calibrati) o in altre

ler
trattamento termico – o perché parti, od operazioni di rettifica e
oggetto di specifiche richieste da finitura per ottenere prestabilite
parte dell’acquirente o per tolleranze o rugosità superficiali.
particolari esigenze di progetta-

tha
zione.

Filettatura

I risultati di apposite ricerche en Le viti bonificate, e rullate solo


hanno evidenziato che le viti con alla fine, proprio a seguito di
filettatura di ripresa, che sono indurimento superficiale subito
quindi state “rullate” dopo il con la rullatura, sono molto più
trattamento di bonifica, risentono resistenti a fatica.
er
di uno stato di incrudimento su- In queste viti infatti, eventuali
perficiale (che coinvolge comun- difettosità (cricche) di inizio rottu-
que pochi decimi di spessore) più ra, vengono “spinte” sottopelle,
.P

accentuato rispetto a quelle dalla rullatura, diventando molto


“standard”, sottoposte invece a meno pericolose: si può ritenere
trattamento dopo la filettatura. che l’incrudimento superficiale
Con il trattamento termico finale per rullatura sullo strato di un pa-
viene in buona parte annullato il io di decimi “prevalga” sul
.A

favorevole orientamento delle trattamento.


fibre che era conseguente alla La resistenza a fatica, intesa
deformazione plastica. come limite di fatica, a seconda
Sul preesistente orientamento dei casi può raddoppiare o ad-
ing

delle fibre prevale ora l’effetto dirittura anche più che triplicare.
“distensivo” del trattamento ter- L’aumento è più forte, anche se
mico della struttura, anche se il di pochi punti %, su viti passo
filetto risulterà più fragile nei con- grosso rispetto a quelle passo
fronti degli intagli di superficie: la fine, a causa della deformazione
temperatura di trattamento ha più pesante cui sono state sotto-
effetti anche sul precarico di poste.
compressione superficiale da
rullatura, che così viene perso.

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 32


Sono perciò solo di natura eco- out e quelli legati alla durata dei
nomica i motivi per cui normal- pettini, che scende drasticamente
mente la ripresa della filettatura (anche di un ordine di gran-
viene limitata ai casi di applica- dezza!) per la molto più limitata
zioni piuttosto particolari. deformabilità del materiale da
Molto maggiori sarebbero altri- filettare, indurito in seguito al trat-
menti i costi per modificare il lay- tamento.

ler
Prove meccaniche sui bulloni

tha
La norma EN 898-1:2009 prevede, tra le altre, due significative prove
en
sulle viti, di seguito descritte, aventi o scopo di attestare che la zona di
raccordo testa-gambo non comporta penalizzazioni.
er
Prova di trazione con appoggio a cuneo

Nella vite sottoposta a prova, la di raccordo con la testa (alla


.P

distanza minima tra il primo filetto quale può però estendersi nel
completo e la superficie di ap- caso di gambo tutto filetto).
poggio del dado deve essere Il carico alla rottura non deve
almeno uguale a un diametro. risultare inferiore a quello pre-
.A

Il cuneo deve essere temprato e visto dalla classe di resistenza


la testa viene sollecitata a tra- della vite, verificando ciò di
zione fino a portare la vite alla preferenza con questa prova, o in
rottura. alternativa anche in una prova
La rottura deve verificarsi sul
ing

supplementare senza cuneo


gambo – non è importante se (ved. figura).
nella parte liscia o in quella filet-
tata – in ogni caso mai nella zona

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 33


Prova di trazione di una vite con appoggio a cuneo

ler
tha
en
er
.P
.A

Prova di trazione di una vite


ing

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 34


Prova di tenacità della testa

La prova di tenacità viene in festare segni di rottura nella


genere richiesta se la vite ha zona raccordo testa-gambo (che
lunghezza insufficiente per per- non si dovranno riscontrare né a
mettere di eseguire la prova occhio nudo, né con ingrandi-
precedente. mento tra 8x e 10x).
Dopo aver battuto ripetutamente Anche in questo caso, se la vite

ler
la testa con il martello, questa si è tutto filetto, è ammessa la frat-
deve adagiare al piano, e quindi tura nel primo filetto, ma asso-
piegare di (90-ß)°, senza mani- lutamente non nella testa.

tha
Si fa riferimento a schema e tabella seguenti.

en
er
.P
.A
ing

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 35


Trattamenti di protezione superficiale

I trattamenti superficiali dei bulloni che prevedono l’ applicazione di

ler
rivestimenti, sono in genere eseguiti con scopi:
 di protezione del metallo base da ossidazione atmosferica o di
processo
 funzionali, per limitare la dispersione dei valori del coefficiente di

tha
attrito e regolarizzare la coppia di serraggio
 estetici
Gli eventuali rivestimenti superficiali devono essere eseguiti per norma
dal produttore o sotto suo controllo.en
Si possono suddividere in:
 galvanici per immersione a caldo (zincatura a caldo, hot dip gavanizing)
 elettrolitici

er
fosfatici
 metallici depositati chimicamente
 metallici depositati meccanicamente
.P

Zincatura a caldo
.A

E’ il trattamento più diffuso e più mano nel bagno, (di durezza e


efficace per la protezione dei resistenza superiori a quella del
bulloni dalla corrosione causata solo zinco), via via più ricche di
da atmosfere aggressive sia in- Zn, fino a (quasi) il 100 % in
ing

dustriali che marine. superficie, superficie che benefi-


La norma EN 14399-1 prevede di cerà di conseguenza della pro-
eseguire questo, come anche gli tezione catodica “sacrificale” del-
altri rivestimenti, per i componenti lo Zn.
del bullone sotto la responsabilità Lo zinco è in grado infatti di
del fabbricante. reagire più lentamente al feno-
Il rivestimento è formato da più meno della corrosione, proteg-
strati di leghe Zn-Fe che si for- gendo così il metallo sottostante.

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 36


Preparazione

Nel caso di forti incrudimenti da aggressivi (“spenti” da un appo-


lavorazioni a freddo, specie in sito inibitore), o con liquidi
particolari applicazioni, prima del alcalini, o infine meccanicamente
decapaggio e della zincatura si (lavaggio + sabbiatura), questo
dovrà prevedere un trattamento allo scopo di limitare il più possi-
di distensione. bile l’assorbimento di idrogeno.

ler
Nel caso di materiali di elevata Quando necessario, può even-
durezza (in pratica ca. oltre 320 tualmente seguire un trattamento
HV), trattati termicamente o in- di deidrogenazione (in ogni caso
cruditi, è consigliabile eseguire il per la cl.10.9).

tha
decapaggio o con acidi meno

Zincatura
La temperatura del bagno è
normalmente sui 460÷480 °C, i
en Le diverse T di zincatura richia-
mate sono anche espressamente
bulloni vengono riposti in appositi citate nella norma ISO 10684.
contenitori (“cestelli”) e immersi Questa raccomanda di non ese-
er
nelle vasche di zincatura. guire zincatura ad alta tempera-
Appena estratti vengono centri- tura per bulloneria cl. 10.9 da M27
fugati per eliminare lo zinco in in poi, allo scopo di evitare la
eccesso (non però nei dadi se formazione di microcricche.
.P

fossero già filettati!), quindi raf- Lo spessore minimo dello strato


freddati in aria o acqua a è fissato dalle varie normative
seconda delle loro dimensioni. nazionali e internazionali, come
L’immersione a più alta tempe- pure normalizzate sono le prove
.A

ratura, sui 530÷550 °C - si deve empiriche di verifica dell’ade-


evitare l’intervallo fragilizzante renza (martello, coltello,…) e i
480÷530 °C! - ha come risultato criteri di accettabilità dei difetti
una superficie più liscia e opaca, superficiali di zincatura (gocce,
ing

con uno spess. di Zn più sottile. macchie, zone scoperte,….).

Operazioni finali
La filettatura (“maschiatura”) dei Dovranno poi essere adegua-
dadi deve essere eseguita di tamente lubrificati per garantire
utensile solo dopo la zincatura il corretto rapporto coppia-preca-
per immersione e centrifugazione, rico (vedremo che sono lubrificati
(questa non sarebbe in grado di per il “controllo” dell’attrito).
eliminare lo zinco dal filetto interno!).

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 37


Normalmente non sono neces- mettere lo stato di lubrificazione
sari ulteriori trattamenti dopo la originario. .
zincatura, salvo eventuale fosfa- La lubrificazione stessa, il con-
tazione (o cromatazione) se ri- tatto tra filetti, la sigillatura del
chiesta, per contrastare gli effetti sistema e infine l’azione sacrifi-
di particolari stoccaggi (umidi) o cale dello zinco sul filetto della
come base per una verniciatura. vite, evitano problemi di corro-
Speciale cura deve essere posta sione del dado anche se ma-

ler
allo stoccaggio, per non compro- schiato dopo zincatura.

Grippaggio

tha
A causa della sua minor durezza Si nota che rispetto ai grassi le
rispetto all’acciaio base, lo zinco paste contengono una % di oli
di superficie tende - in particolare più bassa, una maggior compo-
proprio negli accoppiamenti filet- en nente solida e inoltre additivi
tati - a originare fenomeni di resistenti alla corrosione.
“grippaggio” durante la fase di Con l’introduzione delle nuove
serraggio del bullone. normative il trattamento è ese-
Per questo si raccomanda in guito a monte dal produttore, per
er
generale di evitare serraggi a cui i particolari devono essere
secco, e di lubrificare gli accop- utilizzati allo stato di consegna
piamenti filettati zincati con ap- senza ulteriori lubrificazioni da
.P

posite Paste lubrificanti per bullo- parte dell’utilizzatore, proprio per


neria a base di bisolfuro di moli- non alterare il legame coppia-
bdeno (es. la Dow Corning Molykote). precarico previsto dalla norma.
.
.A

Trattamenti elettrolitici
ing

Sono dei trattamenti chimici Sono in particolare adottati nei


eseguiti (proprio come quelli de- settori automotive, elettronico e
scritti più avanti) previo accordo degli elettrodomestici.
con l’acquirente per conferire alle Lo spessore dello strato trattato
viti: in genere non supera i 5 m.
 colorazione (estetica) Si tratta di rivestimenti a base
 resistenza agli agenti soprattutto di zinco e sue leghe
atmosferici (ferro, nichel, cobalto), ma posso-

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 38


no essere usati anche altri metalli La brunitura è il trattamento più
(rame, nichel) o leghe (Ni-Cr, Cu- semplice e diffuso, e normalmen-
Ni-Cr). te si considera sufficiente a pre-
I tre tipi di zincatura previsti sono venire la limitata corrosione del-
i seguenti: quella gialla (detta le applicazioni standard.
anche tropicalizzata), la bianca e La patina ricoprente si forma sui
quella nera. particolari che, sgrassati e mode-
ratamente riscaldati, vengono im-

ler
Si possono inoltre eseguire:
mersi e agitati per un certo tem-
nichelatura, brunitura, fosfatatura
po in un bagno di soluzioni parti-
nera, ottonatura, bronzatura.
colari (es. 5 g/l di cloruro ferrico).
A parità di micron dello strato, la

tha
zincatura gialla ha una resistenza
superiore (circa doppia) rispetto
alla bianca o alla nera.

en
Fosfatazione
er
Il trattamento di fosfatazione (cioè composto da fosfati idrati
consiste nello spruzzare i prodotti dei metalli presenti nel bagno),
o nell’immergerli in un bagno di poroso, con caratteristiche auto-
.P

acido fosforico, formando così lubrificanti e protettive contro la


uno strato superficiale fosfatato corrosione.

Fosfatazione allo Zn
.A

Interessa l’ambito bulloneria, do- Lo spessore del rivestimento si


ve è raccomandata soprattutto aggira sui 5÷11m.
per la sua funzione anticorrosiva.
ing

Fosfatazione al Mn
E’ un trattamento autolubrificante neria AR per i problemi di fra-
e antiusura, applicabile quando gilizzazione da idrogeno che può
sia sufficiente una resistenza alla comportare.
corrosione anche più bassa. Lo spessore del rivestimento è
E previsto soprattutto per ingra- maggiore di quello base zinco,
naggeria, camme, ecc., mentre 7÷15 m. .

non è raccomandato per bullo-

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 39


Rivestimenti chimici

Si tratta di rivestimenti chimici La preparazione meccanica della


anticorrosivi, con lamelle di zinco superficie e il rivestimento stesso
o alluminio (→ anodo) in so- non causano infragilimento da
spensione base acqua o sol- idrogeno, per cui questo trat-

ler
vente, applicati per immersione o tamento può venir applicato alla
spruzzatura sui particolari (→ bulloneria di acciaio più sensibile
catodo), con l’aggiunta di polimeri all’ infragilimento da H, come è
organici: in particolare il fluoruro quella ad elevato carico di rottura

tha
di carbonio ha come effetto sia di (oltre 1040 N/mm2).
ridurre che di stabilizzare il coef- Lo spessore del rivestimento è di
ficiente di attrito. 5÷8 m e il colore è grigio ar-
Il fissaggio del rivestimento vien genteo.
fatto in forno (→ polimerizza- en Si può comunque procedere con
zione). un ulteriore strato di finitura
Un tipo di rivestimento termo- organica, cromica o trasparente,
indurente anticorrosivo in com- per immersione e cottura, o
mercio è il Molykote D6500, lubrificanti base olio o cere per
er
valida alternativa alla zincatura a ridurre e controllare il coefficiente
caldo o al sistema Dacromet. di attrito.
.P

Rivestimenti meccanici
.A

Sono trattamenti anticorrosivi, Gli spessori (in genere sui 10


sotto forma di polveri applicate m) sono diversi, in funzione
con azione meccanica; non dell’utilizzo.
provocano assorbimento e fragi- Dopo il rivestimento i particolari
ing

lizzazione da idrogeno, quindi possono subire passivazione e


anch’essi sono adottati per la assumendo così un aspetto cro-
bulloneria a elevato carico di mico caratteristico anziché quel-
rottura (oltre 1040 N/mm2), che lo del metallo depositato.
operi in ambienti solforosi.
Di solito si tratta di zinco, ma
sono usati anche Sn, Al o loro
miscele.

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 40


Aspetti metallurgici critici

Decarburazione

ler
E’ un fenomeno tipico della controllata, ma il fenomeno può
bulloneria, e consiste nell’impo- essere innescato anche dalla

tha
verimento di C, che il metallo presenza di H.
trattato termicamente subisce in Una leggera decarburazione
superficie, il che può causare superficiale rimane anche dopo
una diminuzione della resisten- la laminazione a caldo, quando
za del filetto, specie se a passo en non sia prevista la pelatura o
fine. altre lavorazioni di asportazione
E’ in genere causata dall’ atmo- dello strato superficiale decar-
sfera del forno di tempra, nel burato.
caso non venga adeguamente
er
Vengono distinte tre zone.
.P

1- Decarburazione
Consiste nella perdita
.A

di C in superficie, nei
materiali ferrosi da
commercio.
ing

2- Decarburazione parziale
Decarburazione sufficiente a causare una leggera decolorazione
della martensite temprata e una significativa riduzione della du-
rezza rispetto al metallo base circostante (senza però che ven-
gano evidenziati i grani di ferrite all’esame metallografico).

3- Metallo base
E’ il metallo dove non si riscontrano variazioni nella % di C.

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 41


Per contrastare gli effetti della  metodo della microdurezza -
decarburazione si può ricorrere a è questo metodo a far testo -
una ricarburazione, che consi- e consiste in pratica nel
sterà nell’ arricchimento dello determinare la microdurezza
strato superficiale rispetto al Vickers HV 0,3 nelle tre zone
metallo base. della sezione trasversale del
La misura del grado di decarbu- filetto
razione può esser fatta con:

ler
 esame metallografico, previa Per contrastare la decarburazio-
molatura e lucidatura delle ne, l’atmosfera nei forni di trat-
provette, cui far seguire tamento termico per bulloneria
attacco in soluzione di nital deve essere controllata, in modo

tha
3% per mettere in risalto l’al- da raggiungere un corretto equi-
terazione della microstruttura, librio tra il tenore di C dei pezzi e
dovuta appunto alla decarbu- quello appunto dell’interno del
razione (ingrandimento 100x) forno.
en
Deidrogenazione
er

La fragilizzazione da idrogeno si Le fasi del processo di fab-


.P

manifesta sul bullone finito, bricazione dei bulloni - durante le


quindi già trattato termicamente, quali può verificarsi assorbi-
dopo il rivestimento galvanico. mento di idrogeno nel metallo -
E’ una delle cause più frequenti oltre la zincatura elettrolitica (non
però quella a caldo!) - sono il
.A

di scarto nel campo della bullo-


neria e tiranteria. decapaggio acido iniziale della
vergella e alcune tra le fosfa-
tazioni più acide.
ing

Richiami di metallurgia

Durante la sua diffusione all’interno della matrice, l’idrogeno incontra dei “vuoti”
e altri tipi di discontinuità o di inclusioni (e la sua mobilità è maggiore nelle zone
con deformazioni plastiche ed è favorita dal movimento delle dislocazioni), lì si
concentra e può combinarsi in forma molecolare H2, dando origine a piccole
bolle di pressione con conseguenti rigonfiamenti specie nelle sezioni più sottili.
Maggiore è la quantità di gas contenuta e minori i vuoti presenti, più
questa pressione aumenta, crescendo di pari passo il conseguente stato di
tensione nel metallo (che può anche portare a rottura).

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 42


Nella normale prassi metallur- processo produttivo dei bulloni,
gica, il fenomeno della fragiliz- può diventare quanto mai contro-
zazione da idrogeno viene con- producente.
trastato procedendo a deidroge- Per gli acciai a elevato carico di
nazione dei pezzi, la quale segue rottura (>1000÷1100 N/mm2), il
criteri diversi, in base al tipo di trattamento di deidrogenazione è
trattamento che ha causato l’as- sempre richiesto (già in fase di
sorbimento. progettazione).

ler
Evitare il trattamento, o non
prevederlo affatto quale fase del

tha
Rivestimento galvanico
Il rivestimento galvanico, e il de- Per i rivestimenti più spessi,
capaggio di pulizia dagli ossidi possono essere necessarie an-
che lo precede, sono causa di che 8÷10 h.
assorbimento di idrogeno ato- Si dà modo così all’idrogeno
mico.
en inglobato nel reticolo cristallino di
Per questo, subito dopo il evolvere verso l’esterno - come è
trattamento di zincatura elettro- già sua tendenza fare essendo in
sovrapressione - e alla struttura
er
litica della bulloneria, viene di
regola eseguito anche un trat- di scaricare le tensioni, che
tamento di deidrogenazione: si altrimenti andrebbero a sovrap-
tratta di una distensione a porsi a quelle di esercizio (e
.P

200÷240 °C, per 2÷4 h in base al magari anche a quelle di tempra).


livello della temperatura. Segue un raffreddamento fino a
temperatura ambiente.
.A

Zincatura a caldo
Fragilità da idrogeno
Per il decapaggio prima della Rottura testa di vite HV zincata
zincatura di pezzi di elevata
ing

durezza (oltre 320 HV) trattati


termicamente, vengono impiegati
acidi “spenti”.
In alternativa il decapaggio si può
eseguire anche meccanicamente.
Quando richiesta, la deidrogena-
zione precedererà l’ immersione.

….

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 43


Fosfatazione
Nel caso dei trattamenti di Lo strato fosfatico non resiste in
fosfatazione, quella allo Zn non genere a temperature oltre i
implica assorbimento di idrogeno 110 °C.
per la limitata acidità dei bagni. Solo nel caso di fosfatazione
Non così invece per quella al Mn. Zn-Ca è possibile raggiungere i
Il procedimento consiste nel 150 °C.

ler
portare i pezzi alla temperatura di Effetti analoghi si possono
110 °C, lasciandoli per ca. 8 h; ottenere con una permanenza
segue il raffreddamento che li per più tempo (ca. 6 gg.) a tem-
riporta a Tamb. peratura ambiente.

tha
Invecchiamento da zincatura a caldo
en
er
Richiami alla metallurgia del fenomeno
Il fenomeno dell’invecchiamento si manifesta allorché,
a seguito di un incrudimento per deformazione plastica a freddo,
si riscalda l’acciaio fino a ca. 350 °C.
.P

Comporta infragilimento, con spostamento a destra


della curva di transizione della tenacità.
E’ noto dalla metallurgia che l’invecchiamento è dovuto alla diffusione
degli atomi soprattutto di N, meno quelli di C e O, verso le dislocazioni,
che vengono così ancorate, bloccate, causando indurimento e infragilimento
.A

strutturale: occorre ricordare a tal proposito che al moto delle dislocazioni


è legata la possibilità del materiale di deformarsi plasticamente!
ing

Invecchiamento da zincatura
La zincatura a caldo della questo fenomeno di degradazio-
bulloneria viene eseguita a tem- ne (acciai non calmati).
peratura di ca. 460 °C, condizione La zincatura quindi non è tanto la
questa perché il processo stesso causa dell’invecchiamento, bensì
dell’invecchiamento - che a tem- un acceleratore, che ne favorisce
peratura ambiente si sviluppe- il manifestarsi in un tempo di di-
rebbe con una evoluzione ben versi ordini di grandezza più bre-
più lenta - venga accelerato nei ve (pochi minuti invece che mesi!).
materiali che sono sensibili a

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 44


Rilassamento

Il rilassamento è il fenomeno per cause sono “esterne”, e preva-


il quale, o subito dopo il montag- lentemente meccaniche.
gio o successivamente, durante Si registra inoltre il manifestarsi
l’esercizio, si verifica un certo di un ulteriore rilassamento, che
allentamento del precarico di

ler
trae questa volta origine dalla
trazione nel bullone. struttura “interna” del materiale.
Nella maggior parte dei casi si Si manifesta “a lungo termine” in
presenta ”a breve termine”, cioè pieno esercizio, e farà perdere al

tha
appena completato l’assiemaggio bullone un’altra parte dell’origina-
del giunto, o comunque nei pri- rio carico di serraggio.
missimi periodi di servizio, le

Rilassamento a breve termine


en
Nella fase di serraggio di fornisce valori piuttosto dispersi e
componenti del giunto in alcuni può essere analizzato sperimen-
punti (o zone ristrette) si può talmente.
er
giungere a snervamento, dando In genere il bullone rilassa rapi-
così origine a fenomeni di scor- damente negli istanti subito dopo
rimento o creep del materiale, il serraggio iniziale, per poi pro-
.P

con il grave effetto di ridurre la seguire più lentamente nel tem-


sollecitazione inizialmente appli- po.
cata (→ precarico). Ed è proprio per questo che la
Il fenomeno, per la molteplicità norma prevede il controllo del
.A

delle concause che lo innescano, serraggio dopo 12÷72 h.

Rilassamento del precarico nei bulloni


ing

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 45


La causa più ricorrente di questo chiede del tempo per svilupparsi
primo rilassamento è la rugosità e stabilizzarsi.
delle superfici a contatto dei filetti Al fenomeno sono maggiormente
di vite e madrevite, che si limi- soggetti i pezzi nuovi, non
tano a interagire tra loro solo “rodati”, per cui nelle applicazioni
sulle “creste”, o comunque in di una certa criticità si possono
zone di superficie limitate. contenere gli effetti serrando e
Ne consegue una concentrazione riaprendo per alcune volte i bullo-

ler
degli sforzi che induce defor- ni, fino a ottenere una certa rego-
mazione plastica “locale” e ridi- larità, con estensione delle su-
stribuzione, che comunque ri- perfici a contatto.

tha
Altre concause possono trovarsi nella geometria costruttiva, come:
 diametri dei filetti troppo diversi tra loro, e conseguenti superfici di
contatto ridotte rispetto a quelle previste nel progetto
 accoppiamenti troppo corti en
 flessioni secondarie sul bullone, con sovraccarico lato compresso
 superfici di testa e dado non parallele, con pressioni irregolari
 fori troppo piccoli (smussi, raccordi!) o troppo grandi (superfici, pressioni!)
er
Altre possono ritrovarsi in ambito operativo, come:
 carichi esterni eccessivi, in grado di amplificare il fenomeno
 variazioni ripetute di temperatura
.P

 durezza inferiore rispetto al progetto (es. per trattamenti mal riusciti)


 velocità di serraggio eccessiva, che influenza il coefficiente di attrito
e anche i fenomeni di scorrimento e rilassamento, i quali hanno
bisogno di tempo per verificarsi e stabilizzarsi.
.A

Per l’esecuzione dei test di serraggio la norma EN 14399-2 prevede


una velocità compresa tra 1 e 10 giri/min.
ing

Nota

La vite in fase di serraggio è sottoposta anche a torsione, oltre che a trazione.


La torsione tendenzialmente “dovrebbe” azzerarsi assieme alla coppia,
il che però non è così immediato, specialmente nei giunti molto rigidi.
Si parla così anche di un rilassamento torsionale,
che va a sovrapporsi a quello dello sforzo di trazione.
L’interazione dei vari rilassamenti può presentarsi come piuttosto complessa,
e contribuisce a una dispersione degli effetti ancora maggiore.

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 46


Rilassamento a lungo termine

Si sviluppa in tempi più lunghi, e i L’entità del rilassamento dipende


bulloni ne sono soggetti (come da carico, temperatura e tempo.
del resto le molle). Temperature superiori a 300 °C
Consiste nella caduta del carico generano un sensibile rilassa-
senza che questo sia accompa- mento del precarico applicato,
gnato da una corrispondente de- che può addirittura annullarsi.

ler
formazione del materiale (come Alle temperature usuali per le
richiederebbe invece il rispetto normali applicazioni, i tempi di
della legge di Hooke!). avanzamento del fenomeno non
Se dopo un certo periodo di sono in genere tali da innescare

tha
esercizio il bullone viene scarica- apprezzabili manifestazioni di
to, esso non riprende la confor- rilassamento a lungo termine, e
mazione iniziale, ma si compor- non sorgono così problemi per la
terà piuttosto come se una parte funzionalità del giunto.
della deformazione elastica si en
trasformasse in plastica.
er
Dati del fenomeno

La resistenza meccanica che il materiale è in grado di “esibire” a temperatura


ambiente, diminuisce al crescere sia di T che del tempo di permanenza.
.P

Come ordine di grandezza, una permanenza a 200 °C


può ridurre del 15% lo snervamento, e a 300 °C può salire anche al 25%,
in funzione del tempo, e gli effetti di questa diminuzione
andranno a influire sul carico di serraggio iniziale.
Ad esempio, una permanenza a 300 °C per 4 giorni, riduce il carico di serraggio
.A

del 25% in modo permanente, a causa della diminuzione dello snervamento.


ing

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 47


Cedimento del bullone

Qualora l’attrito tra gli elementi il giunto bullonato può subire


del giunto risulti insufficiente, uno slittamento.
causa l’ errato serraggio o il Di conseguenza il bullone viene
precarico inadeguato, o per allen- sollecitato a taglio e/o flessione

ler
tamento in seguito a vibrazioni o secondari non previsti, e come
infine per fenomeni di corrosione, tali potenzialmente pericolosi.

tha
en
er

Le vibrazioni - sollecitazioni di allo stato “potenziale” per effetto


.P

piccola ampiezza però ripetute dell’attrito.


ciclicamente nel tempo - possono Le vibrazioni possono diventare
essere in grado di “liberare” particolarmente insidiose per i
l’energia elastica immagazzinata giunti sollecitati a taglio.
durante il serraggio e “bloccata”
.A

Piuttosto temuta è anche la pos- po piccolo rispetto al diametro del


ing

sibilità di cedimento per fatica, bullone, con in più magari la


dovuto ai carichi variabili che presenza di una cricca sul filetto
agiscono sul bullone. o nel raccordo con la testa, o di
La causa può risiedere nel cattivo un difetto metallurgico, con ac-
proporzionamento del giunto, ad crescimento e propagazione fino
es. con flange di spessore trop- alla rottura.

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 48


I nuovi sistemi unificati
di bulloneria strutturale HR,HV,HRC e SB

EN 14399: Bulloneria strutturale a serraggio controllato

ler
diametro minimo utilizzabile per bulloneria strutturale: M12
sporgenza vite da faccia esterna dado: almeno un filetto
filetti liberi oltre la faccia interna dado: almeno quattro filetti completi
secondo EN 1090-2:2008

tha
filetto a norma ISO 261; ISO 965-2; ISO 965-5
stato superficie: “grezzo” (trattato termicamente+brunito+legg.oleato) o “zincato a caldo”

Sistema HV Sistema HR
en Sistema HRC
EN 14399-4 EN 14399-3 EN 14399-10
EN 14399-5 e 6 EN 14399-5 e 6 EN 14399-5 e 6

 diametri da M12 a M36  diametri da M12 a M36  diametri da M12 a M36


er
 /  vite cl.8.8 con dado cl.8  vite cl.8.8 con dado cl.8
 vite cl. 10.9, dado cl.10  vite cl. 10.9, dado cl.10  vite cl. 10.9, dado cl.10
 testa larga  testa larga  testa larga
 collare sottotesta  collare sottotesta  collare sottotesta
.P

 filetto parziale corto  filetto parziale ISO 888  filetto parziale lungo
(lg. tratto filettato unica in base (3 lg. tratto in base a lg. vite (3 lg. tratto in base a lg. vite)
al solo diametro) ≤ 125, ≤ 200, >200)  codolo a rottura calibrata
 altezza dado ~ 0,8 d  altezza dado ~ 0,9 d  altezza dado ~ 0,9 d
 2 rondelle bonificate  1 o 2 rondelle bonificate  rondella bonificata piana
.A

(300÷370 HV), smussata (300÷370 HV), l’eventuale o smussata


almeno quella sotto testa seconda sotto testa vite,  precarico al 70% del
 precarico al 70% del smussata carico di rottura della vite
carico di rottura della vite  precarico al 70% del
carico di rottura della vite
ing

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 49


EN 15048: Bulloneria strutturale non a serraggio controllato
diametro minimo utilizzabile per bulloneria strutturale: M12
sporgenza vite da faccia esterna dado: almeno un filetto
filetti liberi oltre la faccia interna dado: almeno un filetto completo
sec. EN 1090-2:2008

ler
Sistema SB (structural bolting) EN 15048-1-2:2007
per applicazioni meno importanti e rischiose
bulloni ugualmente certificati da unico produttore,con marcatura CE
diametri per applicazioni standard: da M12 a M36

tha
(la norma non esclude però altri diametri)
gambo a filetto totale o parziale
norma dimensionale viti ISO 4014 …. 4018 (*)
norma dimensionale dadi ISO 4032 - 4033 (*)
classe vite: 4.6, 4.8, 5.6, 5.8, 6.8, 8.8, 10.9
en
norma materiale (acciai al C e legati) EN ISO 898-1
resilienza min. 27 J a -20 °C per bulloni AR
classe dado: 4, 5, 6, 8, 10, 12
rondella (in genere non richiesta, ma consigliata) classe durezza:
er
100 HV o 200 HV; norma ISO 7091
marcatura vite e dado:
classe resistenza + SB + produttore dell’ assieme
(*) Il passaggio da UNI 5337/5738 per le viti e UNI 5587/88 per i dadi a ISO comporta per talune misure
.P

una modifica della chiave (es. per M12 scende da 19 a 18 mm, e per M22 sale da 32 a 34 mm).

Fornitura bulloni
a) unico imballo, con caratteristiche determinate su ciascun lotto di fabbricazione
.A

b) viti e dadi imballati separatamente, quindi intercambiabili, con caratteristiche


funzionali determinate sul lotto esteso
Le rondelle sono in genere fornite in imballi a parte.
La rintracciabilità minima è di 10 anni.
Le prove di trazione sono eseguite sull’assieme vite-dado senza rondelle, con forza
ing

massima almeno pari al 90% della resistenza di norma della vite (sez. resistente).

ORMA TITOLO

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 50


La geometria del bullone

La tabella seguente riporta i dati dimensionali che più interessano, li-


mitatamente ad alcuni diametri dei tre sistemi HV, HR (= HRC) e SB.

ler
tha
en
er
.P
.A

M16 M24 M30 M36


HV HR SB HV HR SB HV HR SB HV HR SB
ing

k 10 15 ~19 ~23
k/d 0,63 0,63 0,63 0,63
m 13 14,5 13 16 20 21,5 19 24 24 25,6 24 30 29 31 29 36
m/d 0,8 0,9 0,8 1 0,8 0,9 0,8 1 0,8 0,9 0,8 1 0,8 0,9 0,8 1
s 27 24 41 36 50 46 60 55
dw 24,9 27 23 38 41 34,6 46,6 50 44,6 55,9 60 53,3
±,1 ±,1 ±,1 ±,1
c 0,5 / 0,2÷0,8 0,5 / 0,2÷0,8 0,5 / 0,2÷0,8 0,5 / 0,2÷0,8
r 1,2 0,6 1,5 0,8 2 1 2 1
b 28 38 39 54 44 66 52 78
l>125 44 60 72 84
l>200 57 73 85 97
tutto filetto tutto filetto tutto filetto tutto filetto
b≈l b≈l b≈l b≈l

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 51


D.M. 14 gennaio 2008:
Norme tecniche per le costruzioni (NTC)
Circolare 2 febbraio 2009:
Istruzioni per l’applicazione delle NTC

ler
Per i requisiti il nuovo Testo unico o NTC rimanda integralmente alla

tha
normativa europea, e in particolare alle varie parti della EN 14399.
Da notare (tabelle estratte sottostanti) che tra i bulloni strutturali AR,
anche il Testo Unico non prevede l’uso della classe 12.9.

en
er
.P
.A
ing

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 52


Attraverso le novità introdotte
dalla normativa europea (e dal Testo Unico)

Insieme vite-dado-rondelle

ler
La EN 14399: “Elementi di collegamento strutturali ad alta
resistenza adatti al precarico”

tha
introduce la novità di maggior rilievo nell’ambito della bulloneria.

I vari componenti vite, dado e rondella non devono più essere


considerati separatamente, ma provenire dallo stesso lotto o dallo
stesso lotto esteso (*) di unico produttore, autorizzato da un Ente
en
esterno notificato ad apporre il marchio CE sulle confezioni
(e facoltativamente anche sui componenti).

I due tipi di imballi ora in commercio


er
.P

1) Imballo unico contenente


vite+dado+due rondelle nei sistemi
HR, HV, HRC, o vite+dado nel
sistema SB, dove ogni singolo
.A

pezzo deriva da un unico lotto

k-classi previste: K1 o K2
ing

2) Imballi separati di
viti,dadi e rondelle, tra loro intercambiabili all’interno della stessa
fornitura, provenienti dallo stesso lotto esteso (*) sul quale il fornitore
ha determinato le caratteristiche di serraggio
k-classi previste: solo K1
(*) ”manufacturing lot of that component that mainly influences the result of the suitability test combined with the other .
components from the same supplier chosen by a documented method”

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 53


Possono essere forniti due tipi di rondelle
1. piane semplici (EN 14399-5)
2. piane smussate (EN 14399-6)
tra loro uguali come ingombri, le seconde però con smussi interno ed
esterno su una delle due facce.

rondelle semplici rondelle smussate

ler
tha
en
er
Regole generali di assiemaggio dei componenti sec. EN 1090-2
.P

Il diametro nominale minimo da In particolare deve sporgere (al-


utilizzare per impieghi strutturali meno) un filetto completo ester-
delle viti è M12, se non diver- namente al dado.
samente stabilito nelle specifiche
.A

richieste.
Nelle sezioni in parete sottile e
nei profili in lamiera deve essere
definito il diametro minimo per
ciascuna tipologia di elemento di
ing

fissaggio.
La lunghezza della vite viene
scelta in modo che a fine ser-
raggio siano rispettate le pre-
scrizioni relative alle sporgenze
della filettatura.

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 54


Prima di procedere con il ser- Se non diversamente concordato
raggio vero e proprio del giunto, con il fornitore, dadi e testa nor-
si deve controllare a mano che il mali non devono essere assolu-
dado si avviti con facilità. tamente saldati.
Lo si verifica sia nel caso che i Si deve ricorrere altrimenti ai dadi
componenti da assiemare pro- saldabili previsti per es. dalla
vengano da imballi separati, sia norma DIN 929.
nel caso di bulloni già preas-

ler
semblati dal produttore (imballo Dadi saldabili DIN 929
unico).
Se l’avvitamento a mano risulta
difficoltoso, il bullone deve esse-

tha
re rimpiazzato.
Il dado - che in genere è rivestito
per immersione - deve essere av-
vitato in modo che la marcatura
sia leggibile, quindi rivolta verso en
l’esterno del giunto (la rugosità
della stampigliatura sarebbe in
grado di influire sui valori del- Nei collegamenti a coprigiunto
l’ attrito). semplice (→ con una sola sezio-
er
ne resistente a taglio) a una sola
Marcatura dei dadi fila di bulloni, si deve sempre
inserire una rondella sotto la te-
.P

sta e una sotto il dado.


Le rondelle semplici sono da uti-
lizzare solo sotto i dadi, mai sotto
la testa, dove invece sono da
.A

utilizzare quelle smussate.


Attenzione che lo smusso sia
rivolto verso la testa: questo allo
scopo di evitare possibili effetti
ing

concentrati originati dagli spigoli


vivi (la durezza della rondella
supera 300 HV!).

Le regole sulle modalità di serraggio del bullone


prevedono che la coppia torcente sia applicata al dado
e solo quando ciò non sia possibile si può ruotare la testa della vite
(ved. più avanti le limitazioni).

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 55


Quale che sia l’elemento serrato (dado o testa), per la classe 10.9 è
sempre previsto usare rondelle sia sotto il dado che sotto la testa.

Composizione del bullone cl.10.9

ler
tha
La sequenza di chiusura deve iniziare dalla zona più rigida del
collegamento, eventualmente anche con cicli di serraggi successivi.
en
Esempio - La zona più rigida di una giunzione con coprigiunti di un
profilo a doppio T si trova in genere al centro del gruppo di bulloni.
In una flangiatura di testa della stessa trave, è invece in prossimità
er
delle ali.
.P

In presenza di fori maggiorati o serrate - da eseguire se l’errore


asolati, si devono usare appo- riscontrato è superiore a 3° per
site piastrine, di materiale e diametri fino a M20, 2° oltre -
dimensioni adeguati, con spes- bisogna inserire piastrine incli-
.A

sore minimo 4 mm. nate di materiale e dimensioni


Piastrine analoghe, o in alter- opportuni.
nativa fino a tre rondelle (in ogni La norma consiglia l’uso di
caso non si devono superare i rondelle anche in presenza di
rivestimenti superficiali spessi, in
ing

12 mm di pacco), si possono
impiegare per arrivare al previ- modo da evitarne o ridurne il
sto spessore di serraggio. danneggiamento.
Si deve avere l’avvertenza di Anche se l’ utilizzo di rondelle nei
disporle dalla parte opposta a collegamenti non precaricati con
quella del componente sul quale fori normali non è richiesto dalla
si agirà poi con la chiave (quindi norma EN 1090-2:2008 (salvo
in genere sotto la testa). che per i bulloni classe 8.8/8), è
però consigliabile disporne alme-
Quando occorra ripristinare l’orto-
no una, sotto l’elemento ruotato.
gonalità tra asse vite e superfici

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 56


Collegamenti non precaricati

La norma stabilisce che in questi anche utilizzando una chiave a


collegamenti si deve assicurare percussione, fermandosi però
un ampio contatto nella zona appena inizia il tipico “martellio”.
centrale tra le piastre, eventual- E’ da prestare particolare atten-
mente anche con l’inserimento di zione a non esagerare con il
spessori di aggiustamento. serraggio dei bulloni delle classi

ler
In questo caso può essere più basse, o di quelli corti o degli
accettato che i vertici siano stac- M12 (che sono i bulloni strutturali
cati, anche fino a 4 mm. più piccoli previsti).
Pur non essendo precaricati, A serraggio completato, deve

tha
questi collegamenti si devono co- restare libero non meno di un
munque chiudere “a mano”, appli- filetto completo oltre il dado, dalla
cando lo sforzo che una persona parte del pacco serrato (e un
normale è in grado di esercitare filetto oltre il dado come visto).
su chiave senza prolunga, o en
Collegamenti precaricati

La coppia di chiusura, diretta- bile e per adeguarla bisognerà


er
mente o indirettamente dichiarata fare riferimento ai criteri dell’Ap-
dal fornitore, è stata testata dallo pendice H della norma o a test
stesso chiudendo il dado, e quin- integrativi eseguiti dal fabbri-
.P

di è realistica quando al dado sa- cante.


rà applicata anche al successivo La lunghezza di serraggio da
montaggio. considerare nel calcolo dell’ effet-
Dovendo ruotare invece la testa to flangia del collegamento, viene
.A

per i motivi di spazio cui si è fatto composta come in figura.


cenno, tale coppia non è attendi-
ing

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 57


Il serraggio con precarico non fine il distacco ai vertici non
richiede di norma ulteriori accor- dovrà superare i 2 mm, metten-
gimenti antisvitamento. do in atto le necessarie azioni
Se i bullon,i già precedente- correttive sui componenti.
mente chiusi a coppia, vengono Se per mancanza di spazio di
per qualche motivo allentati, de- manovra non è possibile agire
vono essere sostituiti con altri, con la coppia sul dado, si può

ler
non riutilizzando gli stessi. farlo sulla testa: saranno però da
Questo non riguarda però la prendere speciali precauzioni, in
fase di premontaggio, dove nor- accordo con il produttore, in base
malmente o non si arriva a chiu- al metodo di serraggio adottato

tha
dere con il 100% del precarico o (tra le quali l’inserire la rondella
non si riapre proprio (è però in smussata sotto la testa ruotata!).
ogni caso da conservare la
medesima posizione). Alla fine del serraggio devono
sporgere, dalla parte del pacco
Prima di precaricare le flange
serrando i bulloni del gruppo,
en
serrato, non meno di quattro filetti
completi.
bisogna verificare la compatibi-
lità dei componenti e la corret- Particolare attenzione è da
tezza dell’accoppiamento. riservare infine a non alterare lo
er
Si può prima eseguire una chiu- stato di lubrificazione originario
sura a mano nei modi già visti e a proteggere i bulloni dalle
per i giunti non precaricati: alla intemperie.
.P

Elementi di fissaggio speciali


.A

Gli elementi di fissaggio Tra questi metodi di fissaggio


(→ fasteners) sono considerati rientrano ad esempio speciali
speciali se non contemplati in fori filettati, i perni filettati, gli
normative europee o interna- incollaggi ecc.
zionali note.
ing

Devono essere allora ben defini-


ti e anche superare i dovuti test.
Speciali elementi o particolari
metodi di fissaggio devono es-
sere stabiliti in accordo con le
raccomandazioni del fabbricante
e con le corrispondenti sezioni
della EN 1090-2 (§ 8.1 ÷ 8.8).
.

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 58


Il precarico secondo EN 1090-2 ed EC3

In accordo con EC3 il precarico ra (quindi in pratica il 56% del


dei bulloni a serraggio controllato medesimo).
viene portato per le classi 8.8 e Mettendo a confronto il “nuovo” e
10.9 al 70% del carico di rottura il “vecchio” criterio di calcolo, si
deduce che il precarico è ora

ler
incrementato del 25%, e questo è
La norma UNI CNR 10011 lo senz’altro dovuto alla maggior
limitava invece all’80% del valore precisione raggiunta nella defini-
minimo tra snervamento (o F0.2 zione del legame tra la coppia e

tha
per AR) e 70% del carico di rottu- il conseguente precarico.

In tabella i valori del precarico Fp,C come riportati dalla EN 1090-2 (*).
en
er

(*) Da applicare in tutti i casi in cui non sia richiesto un valore inferiore, e in tal caso la specifica
deve precisare anche assieme, metodo e parametri di serraggio, requisiti di controllo.
.P

Idoneità degli assiemi: le prove di serraggio


.A

La vecchia normativa non preve- tudinale dell’assieme (vite+dado


deva per la bulloneria strutturale +rondelle), da eseguire con il di-
criteri di accettabilità diversi ri- spositivo e la macchina di figura.
ing

spetto al resto della bulloneria, e Lo scopo è di garantire con


le verifiche di idoneità si esegui- buona attendibilità, che a fronte
vano separatamente per viti, dadi di una determinata coppia di
e rondelle. serraggio, venga effettivamente
Sull’assieme (vite+dado+rondelle) raggiunto il precarico sopra stabi-
non veniva invece prescritta alcu- lito, senza superarlo o portare a
na prova. deformazione plastica la vite.
Le attuali norme EN 14399-2, I test sono condotti a Tamb, con
accanto all’ obbligo di fornire lotti velocità di serraggio compresa
omogenei fissano la prova atti- tra 1 e 10 giri/min.

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 59


Dispositivo e macchina per la prova di serraggio

ler
tha
en
Bloccata la testa della vite, sul banco di prova si applica una coppia di
serraggio al dado, capace di farlo ruotare sulla rondella lubrificata.
er
Analisi dei risultati

Diagramma carico assiale-rotazione dado


.P
.A
ing

Per un dato spessore serrato “a”, richi stabiliti dalla norma la vite, e
la prova sarà superata se la vite di prefissati angoli di rotazione il
non ne uscirà danneggiata, al dado, come esemplificato nel dia-
raggiungimento di determinati ca- gramma stesso.

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 60


Vengono poi determinati n coef- da applicare sempre anche in prati-
ficienti di torsione ki e anche il ca a causa soprattutto del deteriora-
loro valore medio km, costruendo mento delle superfici di appoggio).
per ogni test una curva coppia- Si calcola anche lo scarto qua-
forza di serraggio. dratico medio sk e il suo coef-
I componenti vengono sempre ficiente di variazione o indice di
sostituiti all’inizio di ogni test, dispersione Vk, con le formule
senza riutilizzarli (→ buona regola del riquadro sottostante.

ler
Diagrammi coppia di serraggio-carico assiale

tha
en
er
.P

La bulloneria AR non evidenzia zione permanente dello 0,2% del


un ben definito limite di snerva- tratto di vite precaricato lb,eff, da
mento, che viene perciò sostituito verificare sulla curva carico-allun-
dal limite di snervamento conven- gamento con i criteri di lettura
.A

zionale Rp0,2 (limite di deforma- sotto schematizzati).

Diagrammi carico assiale-allungamento


ing

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 61


Calcolo della coppia di serraggio: il fattore k

Si è già precisato che il preca- dal produttore, che stabilisce - in


rico da generare nel bullone è base ai criteri della EN 14399-2
l’effetto dell’applicazione di una sopra riportati - un fattore k, da
adeguata coppia di chiusura, da considerare come un vero e pro-
introdurre quando possibile agen- prio “fattore di rendimento del-

ler
do sul dado, altrimenti sulla testa la coppia”, nel senso che il ki
della vite. lega l’ “effetto” (→ precarico) alla
La coppia di serraggio del lotto “causa” (→ coppia) che lo ha
prodotto deve essere dichiarata determinato.

tha
Coppia di serraggio
Il coefficiente ki attraverso il diametro d lega la coppia di serraggio Mr,i
con il precarico Fp,C secondo la relazioneen
Mr,i = ki · d · Fp,C

k-classe
er
La normativa ha introdotto tre cosiddette “k-classi “ di serraggio.
A ognuna di esse corrispondono ben precise informazioni sul fattore k,
con l’obbligo del produttore di dichiararlo.
.P

Le k-classi sono riunite in tabella tratta dalla norma EN 14399-1.


.A
ing

E’ previsto che l’acquirente possa richiedere al fornitore una tra le classi


K0, K1 o K2, ed egli, in mancanza di specifica richiesta, può fornire la
K0 (significativa nel caso di applicazione diretta del precarico).

Gli assiemi in classe K2 devono essere obbligatoriamente forniti solo


in confezioni imballate e sigillate dal produttore (quindi non in imballi
separati) contenenti prodotti di lotti omogenei (→ EN 14399-1).

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 62


Coefficienti di serraggio per le classi K1 e K2

K1
Viene controllato un campione di almeno 5 assemblaggi rappresenta-

ler
tivi del lotto, da cui ottenere altrettanti valori ki
ki = Mr,i / (Fp,i d) (i = 1,2,…5..)
E’ sufficiente controllare che tutti i valori siano compresi nell’intervallo

tha
ki = 0,10÷0,16
senza verificarne la dispersione attorno al loro valor medio km.

Indicazioni obbligatorie per norma: 0,10 ≤ k ≤ 0,16


en
Eventuali indicazioni integrative: kmin , kmax rilevati nelle prove sul lotto
k consigliato dal fornitore (*)
Mr,1 = k Fp d (**)
er
(*) può corrispondere al kmax dei test sul lotto o della norma (0,16)
o al km (0,13) della norma
(**) il momento può anche fare riferimento ad altre specifiche direttive o norme
.P

(es. DIN 18800-7) purchè non in contrasto normativo

K2
.A

È controllato un campione come sopra, da cui rilevare 5 o più valori


ki = Mr,i / (Fp,i d) (i = 1,2,...5..)
ing

Si calcola quindi km, che è la media degli n valori ki così ricavati


km =  ki / n con limite km = 0,10÷0,23
e si limita il corrispondente valore dell’indice di dispersione

Vk = sk /km = {(ki – km)² /(n-1)}1/2/km < 0,10

Indicazioni obbligatorie per norma: km , Vk .

Eventuali indicazioni integrative: Mr,2 = km Fp d

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 63


In figura è riportata, per la classe K2, l’etichetta posta su un imballo di
bulloni SBE
 assiemati (vite+dado+rondelle smussate)
 immessi in commercio
 appartenenti allo stesso lotto
con dichiarati in maniera precisa e dettagliata i risultati delle prove
 il valore di km

ler
 il valore di Vk
 per completezza, il corrispondente valore della coppia Mr

tha
zincato (a caldo)

en bullone M 24 cl.10.9
(lg.120)

sistema
dado cl. 10
er
rondella smussata
HV
.P

coppia di serraggio
759 Nm
.A

lotto
n. 264902
ing

km = 0,128 k-classe K2 Vk = 0,03

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 64


L’imballo unico viene normal- sare quando essi non vengono
mente fornito da SBE in classe mantenuti costanti nei vari lotti
K2, anche se su esplicita ri- di produzione (per SBE invece
chiesta dell’aquirente lo rende il k non varia con il lotto, come
disponibile anche in classe K1. precisato nel riquadro a pag. 68.
Nel fac-simile di etichetta sotto La coppia di preserraggio del
riportato sono stampati i dati metodo combinato, che il
che si possono rilevare in un im- produttore può riportare sulla

ler
ballo unico fornito in classe K1. confezione, nel fac-simile ripro-
Oltre ai valori massimo e mini- dotto è stata posizionata al
mo di norma (nonchè medio) del centro del campo previsto, con
ki, il produttore può dichiarare k = 0,13 e inoltre già ridotta al

tha
anche i risultati dei test dello 75%, come ammesso dalla EN
specifico lotto,il che può interes- 1090-2:2008 al § 8.5.4.
1

en numero di lotto
er

valori min e max del


k risultanti dai test
.P

sul lotto
(indicazione
facoltativa)

indicazione della
classe K1 della
.A

bulloneria
(un accordo a livello di
produttori italiani - non
seguito più di tanto! -
aveva tentato di orien-
tare la fornitura di
ing

bulloneria HV solo in
classe K1, e HR in
sola K2)

valore della coppia


da applicare con il
metodo combinato (il
metodo cioè previsto
Nota dalla norma) nella fa-
limiti di norma per il k se di preserraggio e
In questo caso la coppia di dell’angolo di rota-
preserraggio dichiarata è il 75% zione del II° step
della coppia ottenuta dal km tra i (indicazione facoltativa)
limiti di norma (→ 0,13).

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 65


Nel caso di imballi separati dei questo caso corrisponde a un
componenti il bullone, le tre tar- k = 0,135, quindi compreso tra i
ghette di viti, dadi e rondelle limiti di norma.
possono presentarsi come nel- Più precisamente e non in con-
le illustrazioni seguenti. trasto con la norma, nel caso
Su ogni targhetta sono sempre illustrato il valore di coppia di-
indicati i limiti di norma del k. chiarato viene fatto coincidere
dal produttore con quello pre-

ler
Il momento di serraggio è in-
dicato sulla targhetta del dado visto dalla DIN 18800-7 per
(che è rivestito in superficie). bulloneria zincata a caldo e lu-
Il valore della coppia è stato brificata.

tha
“scelto” dal produttore e, in

Viti HV M24 cl. 10.9


en
er
.P
.A

Dadi M24 cl. 10 Rondelle smussate 300 HV


ing

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 66


Importante
Le modalità di serraggio riportate nelle confezioni
sono riferite alla rotazione del dado del bullone.
Nel caso si chiuda la testa della vite, il fabbricante può stabilire
nuovi parametri oppure, in accordo alla EN 1090-2 (App. H),
si possono eseguire dei test per le condizioni locali.

ler
Le due classi a confronto

E’ importante ripetere che l’utilizzatore non deve assolutamente

tha
modificare lo stato di lubrificazione della fornitura, e deve inoltre
provvedere ad una corretta conservazione del prodotto.
Dal confronto fra le due classi Alla base della scelta dei vari
appare evidente l’approssima- produttori di “affinare” le infor-
zione permessa e prevista dalla mazioni sul serraggio possono
en
norma per valori di k in classe esserci filosofie diverse.
K1 e, all’opposto, la precisione Alcuni di loro (è il caso di
proposta invece in classe K2. V.AR.VIT SBE) preferiscono for-
La classe K1 ammette infatti per nire il valore massimo (del k o
er
k un valore massimo di 0,16, un del momento) riscontrato nelle
valore minimo di 0,10, con una prove, puntando e investendo in
variazione massima di 0,06, maniera particolare nella pro-
.P

quasi il 50% del valore medio. duzione in modo da poter con-


A tale “eccesso” della norma, i fermare in tutti i lotti il valore
più responsabili tra i produttori medio 0,13 della norma (o poco
cercano di “rimediare” fornendo oltre), e assicurare un valore
minimo maggiore del limite infe-
.A

all’utilizzatore più precise indica-


zioni di serraggio, così da limi- riore 0,10 della norma.
tare la variabilità della coppia Con tale criterio viene, e di mol-
contenuta nella norma, nei ter- to, limitato il campo di variabilità
mini sopra esposti. del serraggio.
ing

In classe K1, la non esatta defi- Altri fornitori scelgono invece di


nizione della coppia “impone” di dichiarare i limiti max e min dei
adottare per norma il metodo test, impegnandosi per conte-
combinato (cioè coppia+angolo, nerne il delta.
ved. capitolo seguente) il quale, Per la coppia propongono quella
stabilendo l’angolo di serraggio di preserraggio oltre all’angolo
finale, non comporta l’applica- di serraggio, basandosi sul km.
zione di una coppia di serraggio Le targhette più sopra riportate
ultima di ben definito valore. evidenziano queste scelte.

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 67


La classe K2 prevede per k Oltre che dover eseguire test più
(medio) un valore max di 0,23, approfonditi, il produttore deve
un valore min di 0,10, e quindi infatti porre in atto delle scelte
un possibile campo di variabilità costruttive più “spinte”, tali cioè
di 0,13. da contenere la dispersione di k
La limitazione dell’indice di di- in una banda più ristretta.
spersione a 0,10 comporta però E’ di conseguenza d’obbligo
una conoscenza molto più pre- realizzare una lubrificazione par-

ler
cisa della coppia (dichiarata) per ticolare, secca, ben aderente e
cui, pur essendo ammesso chiu- resistente, quindi non generica-
dere anche con il metodo com- mente a base di oli, grassi o
binato, è preferibile applicare paste, ma piuttosto di particolari

tha
quello della coppia più avanti rivestimenti a base di polimeri
illustrato (tutta coppia, in due step). (tipo teflon, con dado immerso).
Dal punto di vista costi, è indub- Studi e ricerche (→ costi) che
bio e giustificato che siano mag- sono a monte rientrano nel know-
giori quelli della fornitura K2. how della singola azienda.
en
Alcuni produttori - la V.AR.VIT SBE in particolare - sono in
grado di spingere il processo produttivo a un livello talmente integrato
er
che i valori di coppia ottenuti sono costanti su tutta la produzione
e non solamente sul singolo lotto.
Viene così semplificato il problema, molto forte al montaggio,
.P

di dover cambiare coppia di serraggio all’interno della stessa


misura di bulloni appartenenti a di lotti diversi.
Si realizza così anche l’intercambiabilità, limitando errori e rischi.
La V.AR.VIT garantisce addirittura un valore di km attorno
.A

a 0,14 addirittura su tutta la bulloneria, da M12 a M36.


Forniture con queste caratteristiche - secondo il “rigore” della norma -
devono essere marcate solo con classe K1 e come tali chiuse
solo con il metodo combinato, quindi coppia + angolo.
ing

Ma con il buon senso dei tecnici, il formalismo di tale


prescrizione può essere certamente superata.

Va sottolineato infine che la l’ operatore, mentre l’ assiemag-


produzione di un bullone è gio di vite con dado e rondelle,
attualmente un processo del tutto così come richiesto in classe K2,
automatizzato, per il quale è ri- è un’operazione manuale che
dotto al minimo l’intervento del- grava di ulteriori costi.

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 68


Le prescrizioni della UNI CNR 10011 (superata)

Le prime effettive istruzioni sul una “leggera” lubrificazione).


serraggio dei bulloni proposte per Poi però, con una certa in-
norma apparirono nella oramai coerenza, la stessa norma distin-
“vecchia” UNI CNR 10011. gueva tra passo fine e passo

ler
Qui però, in maniera abbastanza grosso, precisando di riferirsi a
generica e piuttosto superficiale, quello grosso, mentre è facile
si stabiliva l’entità della coppia di constatare come questa differen-
serraggio, fissando per il fattore k za poteva essere ampiamente

tha
un valore 0,2, tale quindi che riassorbita dai notevoli margini di
Mr = 0,2 · Fp,C · d incertezza e approssimazione
assegnati al valore di k.
L’applicabilità era estesa indi- I diversi trattamenti superficiali - e
stintamente alle diverse situazio- en anche a questi la norma non
ni, senza “sottilizzare” tanto tra faceva cenno - influiscono sul
filetto a secco e filetto lubrificato coefficiente di attrito in misura
(in genere si restava in una con- percentualmente rilevante.
dizione intermedia, prevedendo
er

Cos’è il coefficiente k
.P

Il k più che un semplice coefficiente di attrito, è più correttamente un fattore globale:


dipende infatti dall’attrito, ma anche dalla vite come geometria
(angolo , passo p filetto, ddi contatto dado…) e come elasticità.
In termini energia, quella (M) introdotta con la rotazione (unitaria) della coppia viene
.A

assorbita dall’attrito e dalla deformazione elastica secondo la ripartizione di tabella.

45-55% 35-45% ca.10%

lavoro di attrito lavoro di attrito energia


ing

per la rotazione del dado per il contatto tra i filetti elastica


sulla rondella di vite e dado allungam.
vite/dado


Mr = Fp · (d d/2 f f/2 cos p/2)

Mr = Fp · kd

Le componenti delle azioni che agiscono tangenzialmente generano effetti secondari di


torsione nella vite.

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 69


Metodi di applicazione della coppia di serraggio

In base a quanto prescrive la correlati.


norma, la scelta della k-classe è La EN 1090-2 (da cui è tratta la
legata al sistema di serraggio tabella sottostante) fornisce la
adottato, nel senso che classe e corrispondenza tra k-classe e i
metodo di serraggio sono tra loro diversi metodi di serraggio.

ler
tha
en
È invece facoltà di ogni singolo produttore
er
scegliere l’abbinamento tra k-classe
e sistemi HR e HV.
.P

Metodo della coppia (→ a norma per la sola classe K2, ved. nota)

La norma stabilisce di eseguire la chiusura con l’ausilio di un’ idonea


chiave dinamometrica manuale o elettrica, anche se nella fase 1 del
.A

serraggio è permesso servirsi di un avvitatore a percussione.


La chiusura a coppia è condotta con i due step successivi seguenti

preserraggio) 75% della coppia su tutti i bulloni


serraggio finale) 110% della coppia (→1,1 Mr,2)
ing

L’accuratezza delle chiavi di serraggio deve essere ± 4% (secondo


EN ISO 6789), ed è da controllare con cadenza almeno settimanale.

Nota
La messa in opera di bulloni precaricati con il metodo della coppia “esige” che a
monte ci sia una buona conoscenza del coefficiente k e della sua dispersione.
E’ per tale motivo che nella tabella sarebbero previsti solo in classe K2, ma tale
limitazione - come precisato nel riquadro di pag. 68 – è stata da SBE superata.

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 70


Metodo combinato (→ possibile per ambedue le classi K1 e K2)

Il primo step ripete quello visto per procedere poi con lo step
sopra per il metodo della coppia. successivo.
Per semplicità, con la classe K1 Il secondo step è la rotazione
è possibile calcolare controllata del dado (nel caso
questo non sia possibile si ruota la
Mr,1 = 0,13·d·Fp,C testa della vite nei termini visti).

ler
Partendo dalla posizione segna-
come ad esempio nella confe- ta, si ruota di un preciso angolo
zione rappresentata a pag. 65. che è funzione dello spessore
Dopo il preserraggio si deve se- (→ rigidezza relativa!) del pacco

tha
gnare con un pennarello la posi- (ved. tab. dalla norma, angoli a gradini,
zione del dado rispetto alla vite, non interpolati → approssimazione!).

en
er
.P

L’accuratezza delle chiavi nella prima fase di serraggio può scendere a


± 10% con il metodo combinato, altrimenti rimane a ± 4%.
.A

Metodo HRC

Il metodo di serraggio per bulloni nella sezione calibrata di fondo


ing

HRC prevede l’utilizzo di uno gola a resistenza predefinita.


speciale avvitatore a coppie con-
trapposte, con rottura del codolo

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 71


a) La bussola interna viene inserita a fondo sul
codolo.
b) Si fa scorrere manualmente la bussola esterna
fino a completa copertura del dado.
c) Si applica il momento torcente sul dado, tramite
rotazione della bussola esterna.

ler
d) Quando la coppia di serraggio ha raggiunto la re-
sistenza della sezione calibrata di fondo gola, il
codolo si spezza, restando dentro la bussola.
e) Dopo aver ritratto la bussola esterna, un appo-

tha
sito eiettore espelle il codolo dal mandrino, che a)
va recuperato e smaltito.

en
er
.P
.A

b) c) d) e)
ing

Test condotti con le condizioni locali dell’utilizzatore

La norma EN 1090-2 (Appen.H) offre anche un’alternativa alle modalità


“standard” di applicare la coppia, basata sui risultati di test di serraggio
effettuati “in sito”, quindi in cantiere o comunque sul luogo di costruzione.
In particolare essa precisa le modalità del test, come ad esempio l’uso della
stessa chiave che sarà poi utilizzata al montaggio, e ben definiti criteri di
accettabilità dei risultati ottenuti.
I test possono anche essere di laboratorio, a patto di ricreare le condizioni
locali e di adottare lo stesso metodo di serraggio.
Anche il report che documenta i test deve sottostare a precise richieste.

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 72


Serraggio delle viti non precaricate (sistema SB)

Le viti non precaricate devono Si deve chiudere ogni bullone del


essere di norma serrate manua- gruppo, partendo dalla zona più
lmente con una chiave normale rigida, ripassando più volte fino a
(senza prolunghe) o una chiave a ottenere uniformità di serraggio.
percussione (fermandosi all’inizio Bisogna stare attenti a non ec-
del tipico battito di “martella- cedere con la chiusura delle pic-

ler
mento”). cole viti (nel senso del diametro,
fino a M12, e della lunghezza).

tha
Controllo del serraggio

Di seguito solo alcune conside- ra e gruppi di bulloni di controllo.


razioni, rimandando alla norma
EN 1090-2 § 12.5.2 che precisa
% dei controlli in base a classe
en
di esecuzione EXC della struttu-

Metodo della coppia (controllo del 2°step: 5% per EXC2; 10% per EXC3 e 4)
er
Il controllo è da eseguire fra le 12 e le In caso contrario, l’intero gruppo è
72 h dalla chiusura, con chiave tarata, considerato sotto-serrato e si riapplica
precisa al ± 4%. il 100% della coppia di montaggio ri-
.P

Lo scopo è verificare che il dado inizi chiesta, controllandone anche la chiave.


a ruotare non prima 1,1 Mr,2 e che Non è previsto invece il controllo di un
l’angolo non superi i 15°. eventuale sovra-serraggio.

Metodo combinato (EXC2: 5% del 2°step; EXC3 e 4: 5% del 1°step + 10% del 2°)
.A

a) Controllo dopo il 1° step: se il dado gruppo è ritenuto sotto-serrato e viene


ruota oltre 15° con coppia ¾ Mr,2, il richiuso correttamente; con oltre 30°
serraggio del gruppo viene rifatto. sopra il valore di norma l’intero gruppo
b) Controllo prima del 2° step: ripristino è invece sovra-serrato e si deve sosti-
ing

di eventuali contrassegni mancanti. tuire; per valori dell’ angolo intermedi


(cioè tra -15° e +30°), si deduce che il
c) Controllo dopo il 2° step: se al con- controllo è da ritenersi compreso nei
trollo visivo delle marcature l’angolo è
limiti di accettabilità. . .
più di 15° inferiore al valore di norma, il

Bulloni
sistema HRC Per questi assiemi il controllo può
essere unicamente visivo, per veri-
ficare il corretto distacco del codolo su
ogni bullone del giunto.

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 73


Approfondimenti sul serraggio dei bulloni

Procedimento con controllo di coppia

Si tratta di un metodo semplice ed I motivi possono essere i seguenti:


economico e per questo piuttosto  da soli contribuiscono a formare i
utilizzato nella pratica. 9/10 della coppia

ler
Riprendendo il riquadro di pag. 69, la  sono a loro volta influenzati da
coppia da applicare - ottenuta con un tanti altri elementi quali rugosità,
modello semplificato di giunto - è tolleranze di accoppiamento, trat-
espressa in funzione di molteplici e tamenti termici e superficiali, in-

tha
non del tutto controllabili variabili che grassaggio, oltre che dalla velocità
comportano imprecisione e incertez- del serraggio e dai rilassamenti
ze del serraggio e, più significativa-  l’ appoggio del dado non si pre-
mente, del precarico realmente rag- senta a contatto uniforme
giunto.  le grandezze geometriche valgono
L’attrito sul filetto e quello sull’ap- en con una certa tolleranza
poggio del dado rappresentano la
maggior fonte di errore nei calcoli.
er
In ambito normativo il problema si è affrontato, come visto,
“spostando” sul produttore il compito di definire il fattore globale k,
prima fatto calcolare “a tavolino” all’utilizzatore o dedotto
.P

da magari scarsamente attendibili prove di officina.


.A

Nel sistema K2 i test del produttore devono per norma assicurare


nel lotto di bulloni un attrito sufficientemente contenuto e costante,
cui consegue una buona definizione della coppia di serraggio,
da cui l’applicabilità per norma.
La norma prevede poi, correttamente, di abbinare
ing

il serraggio a controllo di coppia


al sistema K2 di definizione del k.

E’ interessante notare che la coppia finale applicata


1,1 Mr,2 = 1,1 k · d (0,7 fub· As)
sollecita la vite molto a ridosso del limite di snervamento convenzionale.
Ad es. per una vite cl. 8.8 si calcola
1,1·0,7·(fyb /0,8) = 0,96 fyb

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 74


Procedimento di serraggio con coppia + angolo

Questo metodo prevede che a un za dell’applicazione della coppia.


preserraggio iniziale a controllo di Lo “spostamento” del dado lungo l’as-
coppia segua la chiusura finale a se della vite (un passo o frazione a
rotazione controllata. ogni giro o frazione) non va tutto in
Il controllo dell’angolo di rotazione è allungamento della vite stessa ma in
una semplice operazione “manuale” e parte comprimerà anche piastre e da-
si può senz’altro adottare come me- do,con ripartizione legata alla rigidez-

ler
todo di serraggio poichè la rotazione za relativa vite-flangia (da conoscere
del dado è proprio diretta conseguen- per poter applicare questo metodo).

tha
Nella fase iniziale (→ preserraggio) precarico, per cui un eventuale errore
della chiusura dei bulloni (fase 0-1 di chiusura non indurrebbe sovrac-
della curva Fp,C - ) il legame preca- carichi eccessivi del bullone, sì sner-
rico-rotazione è chiaramente non vato e incrudito, ma una sola volta
lineare, essendo prevalenti i feno- quindi senza danneggiamento.
meni di assestamento dei vari com- en
ponenti del giunto, piastre in primis.
L’applicazione della coppia di pre-
serraggio pari al 75% di Mr,
garantisce la chiusura “a pacco” delle
piastre, con precarico Fp,C,i posto
er
oltre il punto 1, quindi interno al
campo elastico lineare 1-2
La successiva rotazione dell’angolo
.P

fissato dalla norma (in rapporto allo


spessore delle piastre), porterà a
ridosso se non oltre - il limite di sner-
vamento 2, verso la zona plastica,
dove la curva ha pendenza minima.
.A

Le rotazioni eseguite oltre il punto 2


causano piccoli incrementi Fp del

Lo stesso comportamento si noterà anche applicando i successivi carichi di


esercizio per cui, a questo punto, per preservare il materiale incrudito risulta
ing

fondamentale accertare le caratteristiche/condizioni seguenti


 duttilità/tenacità del materiale, quindi curva piatta e allungata, come esito dei
test richiesti dalla norma al produttore (cfr. diagramma pag. 60)
 giunto ben proporzionato, caratterizzato da piccola rigidezza relativa della vite
 carichi di esercizio definiti con buona attendibilità
E’ infine importante osservare che
 eccedere con la coppia di serraggio (→ metodo della coppia) oltre il punto 2, è
molto più pericoloso di un errore percentualm. uguale dell’angolo di rotazione
 il rilassamento, anche nei confronti della torsione, riporta in ogni caso il
precarico a valori inferiori

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 75


Considerazioni finali

In conclusione di quanto si è fin “rivoluzionano” questo settore


qui esposto è giustificata delle costruzioni, modificando del
l’affermazione che le nuove re- tutto sia le modalità di immis-
gole europee sulla bulloneria sione sul mercato, sia quelle di
strutturale, già recepite in pieno serraggio della bulloneria strut-

ler
anche in Italia, nella sostanza turale. .

Le specifiche di serraggio finora in uso

tha
Da un campione di specifiche di serraggio elaborate all’interno di alcune
ditte, è possibile risalire ai valori dei coefficienti k utilizzati per calcolare
la coppia di serraggio, quali ad esempio:
en
 per montaggio a secco o con leggera lubrificazione
k ~ 0,20
 per viti lubrificate o ingrassate
er
k ~ 0,15
Per vite M24 cl.10.9 può essere fissata una coppia media di 850 Nm.
.P

Secondo le nuove norme il valore di k deve invece essere compreso tra


i limiti estremi
k = 0,10 ÷ 0,23
Si può così rilevare che in Per le viti M24 cl. 10.9 fornite
.A

entrambi i casi, di viti lubrificate e oggi con le nuove regole (e che


di viti a secco, il k previsto dalle sono tra l’altro lubrificate meno
specifiche interne campionate è pesantemente rispetto a quelle
abbastanza più elevato del valore “ingrassate” riportate nell’esem-
ing

minimo che attualmente è rite- pio di specifica) la coppia di ser-


nuto dalla norma già in grado di raggio risulta ad es. 759 Nm,
indurre il precarico (→ che a sua (ved. imballo seguente) corri-
volta è anche più elevato). spondenti a ca. 90% di 850 Nm.

Facendo infatti riferimento alla coppia di 759 Nm dichiarata per HV M24


cl. 10.9, corrisponde un valore di k
k = M / (Fs ∙ d) = 759/(247∙24) = 0,128
che, correttamente, risulta quello stampato sulla confezione.

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 76


ler
tha
en
er
Ricordiamo che si tratta, nel caso dello specifico fornitore, di bulloni
aventi il solo dado trattato con un particolare rivestimento lubrificante
già dal fornitore (e la cui composizione costituisce in genere know-how
.P

aziendale gelosamente custodito dal produttore).

Dal confronto dei vari dati si possono dedurre alcune considerazioni.


.A

 Il valore della coppia di serraggio corrispondente ora


previsto dalla norma, è abbastanza più piccolo di quello delle
specifiche portate ad esempio.
 Non è improbabile che, con quei più alti valori del serraggio,
ing

si possa talora anche aver involontariamente portato a


snervamento i bulloni, specie quelli con resistenza effettiva
non molto superiore alla minima di norma, il che si può più
facilmente presentare per le classi più alte, come la 10.9.
 E’ lecito (e verosimile) quindi ritenere in generale che i
problemi di rottura di bulloni talvolta (non spesso
fortunatamente!) riscontrati nelle costruzioni di carpenteria
metallica possano essere stati causati da un eccessivo
serraggio.

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 77


L’attuale fase di passaggio dal vecchio al nuovo sistema

Con l’entrata in vigore del Testo unico, che si è visto rimandare alla
normativa europea della bulloneria, è diventato obbligatorio
produrre /fornire (→ fornitore)
e montare (→ utilizzatore)

ler
solo bulloneria strutturale a norma.

Ora, sia la “vecchia” che la “nuova” bulloneria

tha
sono marcate e designate 8.8 o 10.9.
La norma sui materiali è però stata modificata,
per cui la stessa classe fa riferimento a materiali, come visto,
che non hanno in generale
le medesime caratteristiche meccaniche e metallurgiche,
en
in particolare in termini di resilienza.
er
Accanto quindi a problemi di re ancor oggi bulloneria supera-
responsabilità, anche eventual- ta (in genere fondi invenduti di
mente di tipo penale, che pos- magazzino), comunque marcata
.P

sono insorgere utilizzando bullo- 8.8 o 10.9, a ignari acquirenti


neria non a norma, altri ne pos- che, in buona fede e rassicurati
sono scaturire dalla molto proba- dal marchio della classe presen-
bile scopertura assicurativa che te sul prodotto, possono non
ne seguirebbe. rendersi conto di aver acquistato
.A

Come qualche primario fornitore e montato formalmente (ma con


sta comunicando ai propri clienti buona probabilità anche sostan-
in questa fase solo apparen- zialmente) un prodotto non a
temente transitoria (ricordiamo: le norma, con tutte le conseguenze
ing

nuove norme sono entrate in che da questo derivano.


vigore pienamente e a tutti gli
effetti!), è qualcosa di più che
una semplice “concorrenza
sleale” (come in alcuni casi già
stabilito dal Tribunale) quella di
quei piccoli fornitori che con-
tinuano “imperterriti” a consegna-

La nuova bulloneria strutturale vers. 5/11 pag. 78

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