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BULLONERIA STRUTTURALE
alla luce della recente normativa europea
EN 14399 EN 15048 EN 1090-2 EN ISO 898-1
rev. 5/2011
Screw making machine (1871)
L’acciaio impiegato
I materiali da costruzione secondo EN ISO 898-1:
la nuova (2009) e la precedente (1999) edizione
- Caratteristiche richieste al materiale:
deformabilità a freddo, sferoidizzazione dei carburi, resistenza meccanica,
indurimento, tenacità, impurezze, grano fine, resistenza alla corrosione e all’usura,
temprabilità, accuratezza dimensionale, trafilatura, pelatura, rettifica, lappatura, tabelle
normative degli acciai e delle caratteristiche meccaniche e fisiche
ler
Negli anni tra 2008 e 2009, con cesi, il secondo radicato invece
la pubblicazione delle normative in ambito tedesco (ved. Nota).
EN ISO 898-1 ed EN 14399-10 Come materiali, il sistema HV
è stato posto l’ultimo tassello al prevede solo la classe 10.9,
tha
nuovo quadro normativo euro- mentre il sistema HR oltre alla
peo sulla bulloneria strutturale. classe 10.9 ha anche la 8.8.
Dalla disamina delle “nuove” Le viti sono in ambedue i casi a
tipologie di bulloneria introdotte gambo parzialmente filettato,
si trae netta l’ impressione che en con differenti lunghezze del loro
siano il frutto di uno scambio di tratto filettato (fino al 50% più
compromesso, di un “do ut des” lungo l’HR).
tra i due gruppi forti della Com- Poco diverse le altezze dei dadi,
missione dopo un confronto du- con quella dell’ HR ca. 9/10 del
er
rato 10 anni, causa la loro inca- diametro, un po’ meno l’ HV, ca.
pacità di convergere su un pro- 8/10.
dotto unico, che fosse il risul- Queste differenze piuttosto rela-
.P
Nota
Alla base delle due tipologie, la francese con HR e la tedesca con HV,
dovrebbero esserci in realtà due diverse “filosofie” sulle modalità di rottura:
per cedimento della vite o del dado.
Nel sistema HR, l’ allungamento plastico dovrebbe portare a collasso la vite per
cedimento nel tratto interno libero del filetto (→ dado più alto e filetto più lungo).
Nel sistema HV invece la rottura avverrebbe prima per “strappamento” del dado
in seguito a cedimento per taglio (e flessione) del filetto (→ dado più basso).
E’ il singolo progettista che dovrebbe scegliere tra queste due “filosofie”.
ler
apposito avvitatore elettrico - solo bulloni AR), sia nella lun-
anche se già in fase di progetto ghezza del filetto (che in questo
bisognerà “fare i conti” con sistema non è solo parziale ma
l’ingombro dell’attrezzo e con la anche a tutto gambo).
tha
La norma permette comunque di usare per le applicazioni senza
precarico anche la bulloneria prevista per il precarico.
ler
vede invece un range di valori preciso, o un campo di valori,
che appare obiettivamente troppo della coppia di serraggio viene
ampio e che per questo è spesso ora “assegnato” per norma al
“ristretto” dai più seri tra i forni- produttore, che in generale è
tha
tori. certamente più “attrezzato” per
Normalmente alla vite non si ap- tale compito, e meglio in grado
plica direttamente il precarico di fornire dei risultati più atten-
voluto (con attrezzo tensiona- dibili rispetto alle possibilità del
tore, il che non comporterebbe en generico utilizzatore finale.
errori), ma invece una certa La determinazione della coppia
coppia (servendosi di una viene eseguita sui singoli lotti di
chiave dinamometrica) che quel produzione, attraverso prove re-
precarico dovrebbe essere in golamentate dalle norme.
er
.P
ler
di progettazione delle
tha
La norma specifica
i requisiti per l’esecu-
EN 1090-2:2008 zione delle strutture
di acciaio, indipen-
Esecuzione delle strutture di acciaio e di alluminio dentemente dalla lo-
ro tipologia.
Parte 2: Requisiti tecnici per le strutture di acciaio
en
Sono norme armo-
nizzate (e recepite da
UNI) che precisano i
EN 14399 EN 15048 requisiti generali
er
(dimensioni, assiemi,
Bulloni Bulloni ecc.) per la bulloneria
normale e AR, adatta
“a serraggio controllato” “non a serraggio controllato” al precarico (EN
14399) o senza pre-
carico (EN 15048).
.P
ler
L’attuale produzione industriale tive presse orizzontali di stam-
di serie della bulloneria prevede paggio.
questi due processi Scopo di questa pubblicazione è
per deformazione a freddo quello di presentare la produ-
tha
per i piccoli diametri zione industriale soprattutto di
grande serie, e quindi i processi
per deformazione a caldo
produttivi per deformazione.
per i diametri più grandi
Il procedimento di deformazione
I piccoli lotti di viti sono di solito
a freddo, oltre che essere il più
en
ottenuti alle macchine utensili
adottato per motivi economici, è
per asportazione di truciolo, le
anche quello in grado di inne-
quali sono indubbiamente più
scare un più favorevole compor-
versatili rispetto alle impegna-
tamento metallurgico.
er
.P
ler
allo stato naturale di laminazione a caldo
acciai legati da bonifica, allo stato ricotto globulare (per una
miglior lavorabilità per deformazione a freddo) o eventualmente
già bonificati
tha
Le caratteristiche che l’acciaio deve possedere dovranno corrispon-
dere alle esigenze del processo produttivo, come di seguito viene
schematizzato.
en
Deformazione a freddo:
deformabilità, duttilità, omogeneità,
er
qualità della superficie del prodotto di partenza
.P
Deformazione a caldo:
fucinabilità o stampabilità
.A
Asportazione di truciolo:
lavorabilità alle macchine utensili
ing
ler
lavorabilità a freddo della ver- oltre 0,2%C.
gella. E’ noto (e intuitivo) che la
Gli acciai a bassa %C pos- distribuzione dei carburi (la ce-
siedono in genere buone carat-
tha
mentite in particolare) sotto for-
teristiche di deformabilità a fred- ma di sferoidi dispersi anziché
do, senza che sia necessario in forma lamellare, gioca a tutto
doverli sottoporre a un tratta- favore della deformabilità.
mento termico preliminare (o in-
Dal punto di vista della struttura,
termedio, cioè a un certo punto
del processo di deformazione).
en
un grano ingrossato conferisce
migliore lavorabilità a freddo, e
La lavorabilità a freddo richiede questo a causa del minor anco-
che il materiale possieda la raggio e del più debole “effetto
er
massima deformabilità prima incastro” tra i grani.
che si formino cricche o rotture, Fisicamente, se i grani sono
e per questo deve essere a grossi dovranno anche essere
elevata duttilità.
.P
ler
tempra). introdotta perciò una maggiore
A questo proposito, sempre la uniformità tra i materiali delle
norma EN ISO 898-1:2009 pre- classi AR e nelle caratteristiche
scrive che, per le classi dalla 8.8, metallurgiche della sezione.
tha
la martensite formatasi con la Il compito di favorire caratte-
tempra (quindi prima del rinve- ristiche meccaniche più spinte,
nimento) penetri fino al cuore, e più che al materiale, verrà asse-
qui dovrà coprire il 90% della gnato alla diversa modulazione
struttura (il resto può essere en della temperatura di rinvenimen-
perlite-ferrite), limite obiettiva- to, senza però che possa scen-
mente impegnativo, molto difficile dere sotto un valore minimo fis-
da raggiungere specie nei dia- sato dalla norma → ved. tab. 2.
metri più grandi.
er
valori più elevati: per ogni classe AR (quindi da 8.8) si devono garantire
i 27 J a -20°C (le altre caratteristiche sono invece testate a Tamb).
Finora la norma – “cedimento” questo a un’inclinazione metallurgica
naturale dell’acciaio! - sia prevedeva una resilienza via via più modesta
.A
al salire della classe, sia riferiva i valori di essa, come delle altre
caratteristiche meccaniche e fisiche, a una temperatura attorno
a quella ambiente (e non a -20°C come ora), rimandando
all’utilizzatore la verifica di idoneità per temperature più basse.
ing
ler
Duttilità
tha
basilare al fine di garantire un deformare a freddo in un campo
adeguato livello di deformabilità plastico sufficientemente este-
del materiale. so, al riparo quindi dal pericolo
Elevata duttilità significa che il di rottura.
materiale dispone della neces- en Nei test (ved. più avanti) questo
saria riserva plastica prima di si traduce in un elevato angolo
giungere a rottura. di rotazione del dado.
er
Tenacità. Impurezze. Grano fine
.P
Richiamo di metallurgia
Il grano fine, oltre che dal trattamento di normalizzazione, nei microlegati
è anche ottenuto da laminazione condotta a più basse temperature,
posizionate attorno (o al di sotto) di quella di ricristallizzazione.
ler
Temprabilità
tha
scrive (per i bulloni AR) che la sare cioè la velocità critica) è
tempra penetri fino al cuore della ottenuto aggiungendo B, ma
sezione filettata: si è visto infatti anche Mn e Cr, come leganti del-
che la martensite nell’intorno del l’acciaio (cfr. tabelle più avanti).
centro deve interessare almeno il en A titolo di esempio, in figura sono
90% della struttura: in pratica riportate le curve di temprabilità
quindi, struttura quasi completa- per due acciai di ugual tenore di
mente martensitica! C, lo 0,35%, uno dei quali
E questa tempra “a cuore” – contiene però anche una piccola
er
tecnicamente detta temprabilità – %B: la pur minima (0,0008%!)
è “fisicamente” più difficile da presenza di B lo rende un po’
ottenere nei pezzi con diametri meno deformabile, ma in com-
.P
ler
Gli acciai al B possiedono inoltre una resilienza abbastanza più elevata di quella
degli altri acciai legati, e questo sia a temperatura ambiente che a più bassa T.
tha
Accuratezza dimensionale. Trafilatura (pelatura, rettifica, lappatura)
ler
La più diffusa produzione in serie formazione a freddo di viti, dadi e
delle viti - certamente fino a particolari speciali con di dimen-
diametri di ca. 33 mm - è quella sioni decisamente superiori a
tha
per deformazione a freddo con quelle sopra considerate come
ricalcatura. limite per la deformazione a
Nella pratica industriale la rical- freddo.
catura è, con l’estrusione, riser- La V.AR.VIT SBE in particolare è
vata in genere ai prodotti lunghi. en attualmente in grado di produrre
Imbutitura e stampaggio sono viti e dadi deformati a freddo fino
invece specifici dei prodotti piani. alla dimensione M 48.
Nei dadi, la deformazione a fred-
do viene adottata solo per i dia- In ogni caso, l’elevato grado di
automazione dei moderni im-
er
metri foro più piccoli, normal-
mente fino ca. 20 mm, per la dif- pianti richiede quasi necessaria-
ficoltà di punzonamento dei fori. mente ai semilavorati di partenza
Alcune aziende all’avanguardia caratteristiche qualitative sempre
.P
Approvvigionamento vergella
E’ il trattamento di pulizia
iniziale per stadi successivi
(vasche), cui si sottopone la ver-
gella in acidi via via più aggessi-
vi, per poterne asportare croste
ler
di laminazione, grassi in super-
ficie e sporco, in genere.
tha
Fosfatazione
ricottura di globulizzazione,
avente lo scopo di migliorarne la
deformabilità a freddo.
Il trattamento della vergella vie-
ing
ler
tirato, a valle del foro, tramite un ancora più spinte della rettifica
argano cabestano per trafilatura
e infine riavvolto su aspo.
Le lavorazioni superficiali pre-
tha
liminari accennate (eseguite su
barre) eventualmente richieste
per applicazioni specifiche, sono:
en
Stampaggio alla pressa
er
L’operazione di stampaggio con- stema di rilevamento e mo-
siste in una sequenza di fasi nitoraggio degli sforzi di deforma-
progressive di deformazione, che zione, integrato nel processo: un
.P
ler
Andamento delle fibre nelle viti stampate
tha
(a testa esagonale, flangiata ecc.)
en
er
.P
.A
ing
ler
tha
Filettatura
mente eseguita a monte del trat- Nel tempo poi, i rulli sono stati
tamento termico. sostituiti da pettini piani tra loro
Rispetto alla filettatura per aspor- affacciati, dotati di moto di lavoro
tazione di truciolo, la “rullatura” rettilineo alternato.
.A
letto).
I pettini sono due, dei quali uno fisso e uno (in genere più corto) mobile,
con facce rigate l’un l’altro contrapposte, quello mobile trascinando il
gambo da filettare con moti uno di lavoro (filettatura+espulsione finale)
e uno di ritorno (+ presa vite successiva).
Il gambo da filettare deve avere diametro di partenza più grande (ma
solo leggermente) del diametro medio della filettatura finale.
ler
tha
I pettini che penetrano gradual- se si vogliono raggiungere le ri-
mente nel gambo cilindrico vanno en chieste tolleranze del filetto.
a formare la base (o fondo) del La rullatura non avviene quindi
filetto, mentre la cresta prende con asportazione di truciolo, ma
forma dal materiale ricalcato, utilizza la sola deformazione
costretto a spostarsi e rigonfiarsi plastica del materiale, il quale
er
plasticamente verso l’esterno, e dovrà perciò possedere una
contemporaneamente e conse- buona deformabilità a freddo, e
guentemente le fibre sono indotte quindi buona duttilità (A > 8%).
.P
ler
tha
Rullatura moderna viti con pettini piani
en
er
.P
.A
(EN 14399: da eseguire dopo zincatura nei zincati a caldo, non ripassare dopo filetto)
ler
spessore di zinco fa variare il diametro medio di ben quattro volte
lo spessore stesso (in pratica a circa un paio di decimi).
tha
Esistono due metodi per tener conto dello spessore del rivestimento.
Il primo è quello di usare dadi maschiati con dimensioni di filetta-
tura maggiorate (campo tolleranza 6AX o 6AZ) e viti aventi una
tolleranza pre-trattamento g o h. en
dadi marcati con la lettera Z dopo la classe
er
.P
.A
ler
Le tolleranze riguardano, oltre la
filettatura esterna (vite) e interna
(dado), anche la restante geo-
metria del bullone (es. la chiave
tha
o il gambo cilindrico).
Difetti superficiali en
Le tipologie di difetti superficiali stampaggio), screpolature di
sono trattate nella norma stampaggio, rigature, buttera-
EN 26157-1 (per le applicazioni ture, ripiegature, segni di uten-
er
generali, e tra queste rientra an- sile o altri danneggiamenti che
che la bulloneria in esame). interessano la superficie.
Dei difetti superficiali fanno La stessa norma ne stabilisce
.P
Trattamento termico
ing
ler
tha
en
er
.P
ler
trattamento termico – o perché parti, od operazioni di rettifica e
oggetto di specifiche richieste da finitura per ottenere prestabilite
parte dell’acquirente o per tolleranze o rugosità superficiali.
particolari esigenze di progetta-
tha
zione.
Filettatura
delle fibre prevale ora l’effetto dirittura anche più che triplicare.
“distensivo” del trattamento ter- L’aumento è più forte, anche se
mico della struttura, anche se il di pochi punti %, su viti passo
filetto risulterà più fragile nei con- grosso rispetto a quelle passo
fronti degli intagli di superficie: la fine, a causa della deformazione
temperatura di trattamento ha più pesante cui sono state sotto-
effetti anche sul precarico di poste.
compressione superficiale da
rullatura, che così viene perso.
ler
Prove meccaniche sui bulloni
tha
La norma EN 898-1:2009 prevede, tra le altre, due significative prove
en
sulle viti, di seguito descritte, aventi o scopo di attestare che la zona di
raccordo testa-gambo non comporta penalizzazioni.
er
Prova di trazione con appoggio a cuneo
distanza minima tra il primo filetto quale può però estendersi nel
completo e la superficie di ap- caso di gambo tutto filetto).
poggio del dado deve essere Il carico alla rottura non deve
almeno uguale a un diametro. risultare inferiore a quello pre-
.A
ler
tha
en
er
.P
.A
ler
la testa con il martello, questa si è tutto filetto, è ammessa la frat-
deve adagiare al piano, e quindi tura nel primo filetto, ma asso-
piegare di (90-ß)°, senza mani- lutamente non nella testa.
tha
Si fa riferimento a schema e tabella seguenti.
en
er
.P
.A
ing
ler
rivestimenti, sono in genere eseguiti con scopi:
di protezione del metallo base da ossidazione atmosferica o di
processo
funzionali, per limitare la dispersione dei valori del coefficiente di
tha
attrito e regolarizzare la coppia di serraggio
estetici
Gli eventuali rivestimenti superficiali devono essere eseguiti per norma
dal produttore o sotto suo controllo.en
Si possono suddividere in:
galvanici per immersione a caldo (zincatura a caldo, hot dip gavanizing)
elettrolitici
er
fosfatici
metallici depositati chimicamente
metallici depositati meccanicamente
.P
Zincatura a caldo
.A
ler
Nel caso di materiali di elevata Quando necessario, può even-
durezza (in pratica ca. oltre 320 tualmente seguire un trattamento
HV), trattati termicamente o in- di deidrogenazione (in ogni caso
cruditi, è consigliabile eseguire il per la cl.10.9).
tha
decapaggio o con acidi meno
Zincatura
La temperatura del bagno è
normalmente sui 460÷480 °C, i
en Le diverse T di zincatura richia-
mate sono anche espressamente
bulloni vengono riposti in appositi citate nella norma ISO 10684.
contenitori (“cestelli”) e immersi Questa raccomanda di non ese-
er
nelle vasche di zincatura. guire zincatura ad alta tempera-
Appena estratti vengono centri- tura per bulloneria cl. 10.9 da M27
fugati per eliminare lo zinco in in poi, allo scopo di evitare la
eccesso (non però nei dadi se formazione di microcricche.
.P
Operazioni finali
La filettatura (“maschiatura”) dei Dovranno poi essere adegua-
dadi deve essere eseguita di tamente lubrificati per garantire
utensile solo dopo la zincatura il corretto rapporto coppia-preca-
per immersione e centrifugazione, rico (vedremo che sono lubrificati
(questa non sarebbe in grado di per il “controllo” dell’attrito).
eliminare lo zinco dal filetto interno!).
ler
allo stoccaggio, per non compro- schiato dopo zincatura.
Grippaggio
tha
A causa della sua minor durezza Si nota che rispetto ai grassi le
rispetto all’acciaio base, lo zinco paste contengono una % di oli
di superficie tende - in particolare più bassa, una maggior compo-
proprio negli accoppiamenti filet- en nente solida e inoltre additivi
tati - a originare fenomeni di resistenti alla corrosione.
“grippaggio” durante la fase di Con l’introduzione delle nuove
serraggio del bullone. normative il trattamento è ese-
Per questo si raccomanda in guito a monte dal produttore, per
er
generale di evitare serraggi a cui i particolari devono essere
secco, e di lubrificare gli accop- utilizzati allo stato di consegna
piamenti filettati zincati con ap- senza ulteriori lubrificazioni da
.P
Trattamenti elettrolitici
ing
ler
Si possono inoltre eseguire:
mersi e agitati per un certo tem-
nichelatura, brunitura, fosfatatura
po in un bagno di soluzioni parti-
nera, ottonatura, bronzatura.
colari (es. 5 g/l di cloruro ferrico).
A parità di micron dello strato, la
tha
zincatura gialla ha una resistenza
superiore (circa doppia) rispetto
alla bianca o alla nera.
en
Fosfatazione
er
Il trattamento di fosfatazione (cioè composto da fosfati idrati
consiste nello spruzzare i prodotti dei metalli presenti nel bagno),
o nell’immergerli in un bagno di poroso, con caratteristiche auto-
.P
Fosfatazione allo Zn
.A
Fosfatazione al Mn
E’ un trattamento autolubrificante neria AR per i problemi di fra-
e antiusura, applicabile quando gilizzazione da idrogeno che può
sia sufficiente una resistenza alla comportare.
corrosione anche più bassa. Lo spessore del rivestimento è
E previsto soprattutto per ingra- maggiore di quello base zinco,
naggeria, camme, ecc., mentre 7÷15 m. .
ler
vente, applicati per immersione o tamento può venir applicato alla
spruzzatura sui particolari (→ bulloneria di acciaio più sensibile
catodo), con l’aggiunta di polimeri all’ infragilimento da H, come è
organici: in particolare il fluoruro quella ad elevato carico di rottura
tha
di carbonio ha come effetto sia di (oltre 1040 N/mm2).
ridurre che di stabilizzare il coef- Lo spessore del rivestimento è di
ficiente di attrito. 5÷8 m e il colore è grigio ar-
Il fissaggio del rivestimento vien genteo.
fatto in forno (→ polimerizza- en Si può comunque procedere con
zione). un ulteriore strato di finitura
Un tipo di rivestimento termo- organica, cromica o trasparente,
indurente anticorrosivo in com- per immersione e cottura, o
mercio è il Molykote D6500, lubrificanti base olio o cere per
er
valida alternativa alla zincatura a ridurre e controllare il coefficiente
caldo o al sistema Dacromet. di attrito.
.P
Rivestimenti meccanici
.A
Decarburazione
ler
E’ un fenomeno tipico della controllata, ma il fenomeno può
bulloneria, e consiste nell’impo- essere innescato anche dalla
tha
verimento di C, che il metallo presenza di H.
trattato termicamente subisce in Una leggera decarburazione
superficie, il che può causare superficiale rimane anche dopo
una diminuzione della resisten- la laminazione a caldo, quando
za del filetto, specie se a passo en non sia prevista la pelatura o
fine. altre lavorazioni di asportazione
E’ in genere causata dall’ atmo- dello strato superficiale decar-
sfera del forno di tempra, nel burato.
caso non venga adeguamente
er
Vengono distinte tre zone.
.P
1- Decarburazione
Consiste nella perdita
.A
di C in superficie, nei
materiali ferrosi da
commercio.
ing
2- Decarburazione parziale
Decarburazione sufficiente a causare una leggera decolorazione
della martensite temprata e una significativa riduzione della du-
rezza rispetto al metallo base circostante (senza però che ven-
gano evidenziati i grani di ferrite all’esame metallografico).
3- Metallo base
E’ il metallo dove non si riscontrano variazioni nella % di C.
ler
esame metallografico, previa Per contrastare la decarburazio-
molatura e lucidatura delle ne, l’atmosfera nei forni di trat-
provette, cui far seguire tamento termico per bulloneria
attacco in soluzione di nital deve essere controllata, in modo
tha
3% per mettere in risalto l’al- da raggiungere un corretto equi-
terazione della microstruttura, librio tra il tenore di C dei pezzi e
dovuta appunto alla decarbu- quello appunto dell’interno del
razione (ingrandimento 100x) forno.
en
Deidrogenazione
er
Richiami di metallurgia
Durante la sua diffusione all’interno della matrice, l’idrogeno incontra dei “vuoti”
e altri tipi di discontinuità o di inclusioni (e la sua mobilità è maggiore nelle zone
con deformazioni plastiche ed è favorita dal movimento delle dislocazioni), lì si
concentra e può combinarsi in forma molecolare H2, dando origine a piccole
bolle di pressione con conseguenti rigonfiamenti specie nelle sezioni più sottili.
Maggiore è la quantità di gas contenuta e minori i vuoti presenti, più
questa pressione aumenta, crescendo di pari passo il conseguente stato di
tensione nel metallo (che può anche portare a rottura).
ler
Evitare il trattamento, o non
prevederlo affatto quale fase del
tha
Rivestimento galvanico
Il rivestimento galvanico, e il de- Per i rivestimenti più spessi,
capaggio di pulizia dagli ossidi possono essere necessarie an-
che lo precede, sono causa di che 8÷10 h.
assorbimento di idrogeno ato- Si dà modo così all’idrogeno
mico.
en inglobato nel reticolo cristallino di
Per questo, subito dopo il evolvere verso l’esterno - come è
trattamento di zincatura elettro- già sua tendenza fare essendo in
sovrapressione - e alla struttura
er
litica della bulloneria, viene di
regola eseguito anche un trat- di scaricare le tensioni, che
tamento di deidrogenazione: si altrimenti andrebbero a sovrap-
tratta di una distensione a porsi a quelle di esercizio (e
.P
Zincatura a caldo
Fragilità da idrogeno
Per il decapaggio prima della Rottura testa di vite HV zincata
zincatura di pezzi di elevata
ing
….
ler
portare i pezzi alla temperatura di Effetti analoghi si possono
110 °C, lasciandoli per ca. 8 h; ottenere con una permanenza
segue il raffreddamento che li per più tempo (ca. 6 gg.) a tem-
riporta a Tamb. peratura ambiente.
tha
Invecchiamento da zincatura a caldo
en
er
Richiami alla metallurgia del fenomeno
Il fenomeno dell’invecchiamento si manifesta allorché,
a seguito di un incrudimento per deformazione plastica a freddo,
si riscalda l’acciaio fino a ca. 350 °C.
.P
Invecchiamento da zincatura
La zincatura a caldo della questo fenomeno di degradazio-
bulloneria viene eseguita a tem- ne (acciai non calmati).
peratura di ca. 460 °C, condizione La zincatura quindi non è tanto la
questa perché il processo stesso causa dell’invecchiamento, bensì
dell’invecchiamento - che a tem- un acceleratore, che ne favorisce
peratura ambiente si sviluppe- il manifestarsi in un tempo di di-
rebbe con una evoluzione ben versi ordini di grandezza più bre-
più lenta - venga accelerato nei ve (pochi minuti invece che mesi!).
materiali che sono sensibili a
ler
trae questa volta origine dalla
trazione nel bullone. struttura “interna” del materiale.
Nella maggior parte dei casi si Si manifesta “a lungo termine” in
presenta ”a breve termine”, cioè pieno esercizio, e farà perdere al
tha
appena completato l’assiemaggio bullone un’altra parte dell’origina-
del giunto, o comunque nei pri- rio carico di serraggio.
missimi periodi di servizio, le
ler
degli sforzi che induce defor- ni, fino a ottenere una certa rego-
mazione plastica “locale” e ridi- larità, con estensione delle su-
stribuzione, che comunque ri- perfici a contatto.
tha
Altre concause possono trovarsi nella geometria costruttiva, come:
diametri dei filetti troppo diversi tra loro, e conseguenti superfici di
contatto ridotte rispetto a quelle previste nel progetto
accoppiamenti troppo corti en
flessioni secondarie sul bullone, con sovraccarico lato compresso
superfici di testa e dado non parallele, con pressioni irregolari
fori troppo piccoli (smussi, raccordi!) o troppo grandi (superfici, pressioni!)
er
Altre possono ritrovarsi in ambito operativo, come:
carichi esterni eccessivi, in grado di amplificare il fenomeno
variazioni ripetute di temperatura
.P
Nota
ler
formazione del materiale (come Alle temperature usuali per le
richiederebbe invece il rispetto normali applicazioni, i tempi di
della legge di Hooke!). avanzamento del fenomeno non
Se dopo un certo periodo di sono in genere tali da innescare
tha
esercizio il bullone viene scarica- apprezzabili manifestazioni di
to, esso non riprende la confor- rilassamento a lungo termine, e
mazione iniziale, ma si compor- non sorgono così problemi per la
terà piuttosto come se una parte funzionalità del giunto.
della deformazione elastica si en
trasformasse in plastica.
er
Dati del fenomeno
ler
tamento in seguito a vibrazioni o secondari non previsti, e come
infine per fenomeni di corrosione, tali potenzialmente pericolosi.
tha
en
er
ler
diametro minimo utilizzabile per bulloneria strutturale: M12
sporgenza vite da faccia esterna dado: almeno un filetto
filetti liberi oltre la faccia interna dado: almeno quattro filetti completi
secondo EN 1090-2:2008
tha
filetto a norma ISO 261; ISO 965-2; ISO 965-5
stato superficie: “grezzo” (trattato termicamente+brunito+legg.oleato) o “zincato a caldo”
Sistema HV Sistema HR
en Sistema HRC
EN 14399-4 EN 14399-3 EN 14399-10
EN 14399-5 e 6 EN 14399-5 e 6 EN 14399-5 e 6
filetto parziale corto filetto parziale ISO 888 filetto parziale lungo
(lg. tratto filettato unica in base (3 lg. tratto in base a lg. vite (3 lg. tratto in base a lg. vite)
al solo diametro) ≤ 125, ≤ 200, >200) codolo a rottura calibrata
altezza dado ~ 0,8 d altezza dado ~ 0,9 d altezza dado ~ 0,9 d
2 rondelle bonificate 1 o 2 rondelle bonificate rondella bonificata piana
.A
ler
Sistema SB (structural bolting) EN 15048-1-2:2007
per applicazioni meno importanti e rischiose
bulloni ugualmente certificati da unico produttore,con marcatura CE
diametri per applicazioni standard: da M12 a M36
tha
(la norma non esclude però altri diametri)
gambo a filetto totale o parziale
norma dimensionale viti ISO 4014 …. 4018 (*)
norma dimensionale dadi ISO 4032 - 4033 (*)
classe vite: 4.6, 4.8, 5.6, 5.8, 6.8, 8.8, 10.9
en
norma materiale (acciai al C e legati) EN ISO 898-1
resilienza min. 27 J a -20 °C per bulloni AR
classe dado: 4, 5, 6, 8, 10, 12
rondella (in genere non richiesta, ma consigliata) classe durezza:
er
100 HV o 200 HV; norma ISO 7091
marcatura vite e dado:
classe resistenza + SB + produttore dell’ assieme
(*) Il passaggio da UNI 5337/5738 per le viti e UNI 5587/88 per i dadi a ISO comporta per talune misure
.P
una modifica della chiave (es. per M12 scende da 19 a 18 mm, e per M22 sale da 32 a 34 mm).
Fornitura bulloni
a) unico imballo, con caratteristiche determinate su ciascun lotto di fabbricazione
.A
massima almeno pari al 90% della resistenza di norma della vite (sez. resistente).
ORMA TITOLO
ler
tha
en
er
.P
.A
k 10 15 ~19 ~23
k/d 0,63 0,63 0,63 0,63
m 13 14,5 13 16 20 21,5 19 24 24 25,6 24 30 29 31 29 36
m/d 0,8 0,9 0,8 1 0,8 0,9 0,8 1 0,8 0,9 0,8 1 0,8 0,9 0,8 1
s 27 24 41 36 50 46 60 55
dw 24,9 27 23 38 41 34,6 46,6 50 44,6 55,9 60 53,3
±,1 ±,1 ±,1 ±,1
c 0,5 / 0,2÷0,8 0,5 / 0,2÷0,8 0,5 / 0,2÷0,8 0,5 / 0,2÷0,8
r 1,2 0,6 1,5 0,8 2 1 2 1
b 28 38 39 54 44 66 52 78
l>125 44 60 72 84
l>200 57 73 85 97
tutto filetto tutto filetto tutto filetto tutto filetto
b≈l b≈l b≈l b≈l
ler
Per i requisiti il nuovo Testo unico o NTC rimanda integralmente alla
tha
normativa europea, e in particolare alle varie parti della EN 14399.
Da notare (tabelle estratte sottostanti) che tra i bulloni strutturali AR,
anche il Testo Unico non prevede l’uso della classe 12.9.
en
er
.P
.A
ing
Insieme vite-dado-rondelle
ler
La EN 14399: “Elementi di collegamento strutturali ad alta
resistenza adatti al precarico”
tha
introduce la novità di maggior rilievo nell’ambito della bulloneria.
k-classi previste: K1 o K2
ing
2) Imballi separati di
viti,dadi e rondelle, tra loro intercambiabili all’interno della stessa
fornitura, provenienti dallo stesso lotto esteso (*) sul quale il fornitore
ha determinato le caratteristiche di serraggio
k-classi previste: solo K1
(*) ”manufacturing lot of that component that mainly influences the result of the suitability test combined with the other .
components from the same supplier chosen by a documented method”
ler
tha
en
er
Regole generali di assiemaggio dei componenti sec. EN 1090-2
.P
richieste.
Nelle sezioni in parete sottile e
nei profili in lamiera deve essere
definito il diametro minimo per
ciascuna tipologia di elemento di
ing
fissaggio.
La lunghezza della vite viene
scelta in modo che a fine ser-
raggio siano rispettate le pre-
scrizioni relative alle sporgenze
della filettatura.
ler
semblati dal produttore (imballo Dadi saldabili DIN 929
unico).
Se l’avvitamento a mano risulta
difficoltoso, il bullone deve esse-
tha
re rimpiazzato.
Il dado - che in genere è rivestito
per immersione - deve essere av-
vitato in modo che la marcatura
sia leggibile, quindi rivolta verso en
l’esterno del giunto (la rugosità
della stampigliatura sarebbe in
grado di influire sui valori del- Nei collegamenti a coprigiunto
l’ attrito). semplice (→ con una sola sezio-
er
ne resistente a taglio) a una sola
Marcatura dei dadi fila di bulloni, si deve sempre
inserire una rondella sotto la te-
.P
ler
tha
La sequenza di chiusura deve iniziare dalla zona più rigida del
collegamento, eventualmente anche con cicli di serraggi successivi.
en
Esempio - La zona più rigida di una giunzione con coprigiunti di un
profilo a doppio T si trova in genere al centro del gruppo di bulloni.
In una flangiatura di testa della stessa trave, è invece in prossimità
er
delle ali.
.P
12 mm di pacco), si possono
impiegare per arrivare al previ- modo da evitarne o ridurne il
sto spessore di serraggio. danneggiamento.
Si deve avere l’avvertenza di Anche se l’ utilizzo di rondelle nei
disporle dalla parte opposta a collegamenti non precaricati con
quella del componente sul quale fori normali non è richiesto dalla
si agirà poi con la chiave (quindi norma EN 1090-2:2008 (salvo
in genere sotto la testa). che per i bulloni classe 8.8/8), è
però consigliabile disporne alme-
Quando occorra ripristinare l’orto-
no una, sotto l’elemento ruotato.
gonalità tra asse vite e superfici
ler
In questo caso può essere più basse, o di quelli corti o degli
accettato che i vertici siano stac- M12 (che sono i bulloni strutturali
cati, anche fino a 4 mm. più piccoli previsti).
Pur non essendo precaricati, A serraggio completato, deve
tha
questi collegamenti si devono co- restare libero non meno di un
munque chiudere “a mano”, appli- filetto completo oltre il dado, dalla
cando lo sforzo che una persona parte del pacco serrato (e un
normale è in grado di esercitare filetto oltre il dado come visto).
su chiave senza prolunga, o en
Collegamenti precaricati
ler
non riutilizzando gli stessi. farlo sulla testa: saranno però da
Questo non riguarda però la prendere speciali precauzioni, in
fase di premontaggio, dove nor- accordo con il produttore, in base
malmente o non si arriva a chiu- al metodo di serraggio adottato
tha
dere con il 100% del precarico o (tra le quali l’inserire la rondella
non si riapre proprio (è però in smussata sotto la testa ruotata!).
ogni caso da conservare la
medesima posizione). Alla fine del serraggio devono
sporgere, dalla parte del pacco
Prima di precaricare le flange
serrando i bulloni del gruppo,
en
serrato, non meno di quattro filetti
completi.
bisogna verificare la compatibi-
lità dei componenti e la corret- Particolare attenzione è da
tezza dell’accoppiamento. riservare infine a non alterare lo
er
Si può prima eseguire una chiu- stato di lubrificazione originario
sura a mano nei modi già visti e a proteggere i bulloni dalle
per i giunti non precaricati: alla intemperie.
.P
ler
incrementato del 25%, e questo è
La norma UNI CNR 10011 lo senz’altro dovuto alla maggior
limitava invece all’80% del valore precisione raggiunta nella defini-
minimo tra snervamento (o F0.2 zione del legame tra la coppia e
tha
per AR) e 70% del carico di rottu- il conseguente precarico.
In tabella i valori del precarico Fp,C come riportati dalla EN 1090-2 (*).
en
er
(*) Da applicare in tutti i casi in cui non sia richiesto un valore inferiore, e in tal caso la specifica
deve precisare anche assieme, metodo e parametri di serraggio, requisiti di controllo.
.P
ler
tha
en
Bloccata la testa della vite, sul banco di prova si applica una coppia di
serraggio al dado, capace di farlo ruotare sulla rondella lubrificata.
er
Analisi dei risultati
Per un dato spessore serrato “a”, richi stabiliti dalla norma la vite, e
la prova sarà superata se la vite di prefissati angoli di rotazione il
non ne uscirà danneggiata, al dado, come esemplificato nel dia-
raggiungimento di determinati ca- gramma stesso.
ler
Diagrammi coppia di serraggio-carico assiale
tha
en
er
.P
ler
do sul dado, altrimenti sulla testa la coppia”, nel senso che il ki
della vite. lega l’ “effetto” (→ precarico) alla
La coppia di serraggio del lotto “causa” (→ coppia) che lo ha
prodotto deve essere dichiarata determinato.
tha
Coppia di serraggio
Il coefficiente ki attraverso il diametro d lega la coppia di serraggio Mr,i
con il precarico Fp,C secondo la relazioneen
Mr,i = ki · d · Fp,C
k-classe
er
La normativa ha introdotto tre cosiddette “k-classi “ di serraggio.
A ognuna di esse corrispondono ben precise informazioni sul fattore k,
con l’obbligo del produttore di dichiararlo.
.P
K1
Viene controllato un campione di almeno 5 assemblaggi rappresenta-
ler
tivi del lotto, da cui ottenere altrettanti valori ki
ki = Mr,i / (Fp,i d) (i = 1,2,…5..)
E’ sufficiente controllare che tutti i valori siano compresi nell’intervallo
tha
ki = 0,10÷0,16
senza verificarne la dispersione attorno al loro valor medio km.
K2
.A
ler
il valore di Vk
per completezza, il corrispondente valore della coppia Mr
tha
zincato (a caldo)
en bullone M 24 cl.10.9
(lg.120)
sistema
dado cl. 10
er
rondella smussata
HV
.P
coppia di serraggio
759 Nm
.A
lotto
n. 264902
ing
ler
ballo unico fornito in classe K1. confezione, nel fac-simile ripro-
Oltre ai valori massimo e mini- dotto è stata posizionata al
mo di norma (nonchè medio) del centro del campo previsto, con
ki, il produttore può dichiarare k = 0,13 e inoltre già ridotta al
tha
anche i risultati dei test dello 75%, come ammesso dalla EN
specifico lotto,il che può interes- 1090-2:2008 al § 8.5.4.
1
en numero di lotto
er
sul lotto
(indicazione
facoltativa)
indicazione della
classe K1 della
.A
bulloneria
(un accordo a livello di
produttori italiani - non
seguito più di tanto! -
aveva tentato di orien-
tare la fornitura di
ing
bulloneria HV solo in
classe K1, e HR in
sola K2)
ler
Il momento di serraggio è in-
dicato sulla targhetta del dado visto dalla DIN 18800-7 per
(che è rivestito in superficie). bulloneria zincata a caldo e lu-
Il valore della coppia è stato brificata.
tha
“scelto” dal produttore e, in
ler
Le due classi a confronto
tha
modificare lo stato di lubrificazione della fornitura, e deve inoltre
provvedere ad una corretta conservazione del prodotto.
Dal confronto fra le due classi Alla base della scelta dei vari
appare evidente l’approssima- produttori di “affinare” le infor-
zione permessa e prevista dalla mazioni sul serraggio possono
en
norma per valori di k in classe esserci filosofie diverse.
K1 e, all’opposto, la precisione Alcuni di loro (è il caso di
proposta invece in classe K2. V.AR.VIT SBE) preferiscono for-
La classe K1 ammette infatti per nire il valore massimo (del k o
er
k un valore massimo di 0,16, un del momento) riscontrato nelle
valore minimo di 0,10, con una prove, puntando e investendo in
variazione massima di 0,06, maniera particolare nella pro-
.P
ler
cisa della coppia (dichiarata) per ticolare, secca, ben aderente e
cui, pur essendo ammesso chiu- resistente, quindi non generica-
dere anche con il metodo com- mente a base di oli, grassi o
binato, è preferibile applicare paste, ma piuttosto di particolari
tha
quello della coppia più avanti rivestimenti a base di polimeri
illustrato (tutta coppia, in due step). (tipo teflon, con dado immerso).
Dal punto di vista costi, è indub- Studi e ricerche (→ costi) che
bio e giustificato che siano mag- sono a monte rientrano nel know-
giori quelli della fornitura K2. how della singola azienda.
en
Alcuni produttori - la V.AR.VIT SBE in particolare - sono in
grado di spingere il processo produttivo a un livello talmente integrato
er
che i valori di coppia ottenuti sono costanti su tutta la produzione
e non solamente sul singolo lotto.
Viene così semplificato il problema, molto forte al montaggio,
.P
ler
Qui però, in maniera abbastanza grosso, precisando di riferirsi a
generica e piuttosto superficiale, quello grosso, mentre è facile
si stabiliva l’entità della coppia di constatare come questa differen-
serraggio, fissando per il fattore k za poteva essere ampiamente
tha
un valore 0,2, tale quindi che riassorbita dai notevoli margini di
Mr = 0,2 · Fp,C · d incertezza e approssimazione
assegnati al valore di k.
L’applicabilità era estesa indi- I diversi trattamenti superficiali - e
stintamente alle diverse situazio- en anche a questi la norma non
ni, senza “sottilizzare” tanto tra faceva cenno - influiscono sul
filetto a secco e filetto lubrificato coefficiente di attrito in misura
(in genere si restava in una con- percentualmente rilevante.
dizione intermedia, prevedendo
er
Cos’è il coefficiente k
.P
Mr = Fp · (d d/2 f f/2 cos p/2)
Mr = Fp · kd
ler
tha
en
È invece facoltà di ogni singolo produttore
er
scegliere l’abbinamento tra k-classe
e sistemi HR e HV.
.P
Metodo della coppia (→ a norma per la sola classe K2, ved. nota)
Nota
La messa in opera di bulloni precaricati con il metodo della coppia “esige” che a
monte ci sia una buona conoscenza del coefficiente k e della sua dispersione.
E’ per tale motivo che nella tabella sarebbero previsti solo in classe K2, ma tale
limitazione - come precisato nel riquadro di pag. 68 – è stata da SBE superata.
Il primo step ripete quello visto per procedere poi con lo step
sopra per il metodo della coppia. successivo.
Per semplicità, con la classe K1 Il secondo step è la rotazione
è possibile calcolare controllata del dado (nel caso
questo non sia possibile si ruota la
Mr,1 = 0,13·d·Fp,C testa della vite nei termini visti).
ler
Partendo dalla posizione segna-
come ad esempio nella confe- ta, si ruota di un preciso angolo
zione rappresentata a pag. 65. che è funzione dello spessore
Dopo il preserraggio si deve se- (→ rigidezza relativa!) del pacco
tha
gnare con un pennarello la posi- (ved. tab. dalla norma, angoli a gradini,
zione del dado rispetto alla vite, non interpolati → approssimazione!).
en
er
.P
Metodo HRC
ler
d) Quando la coppia di serraggio ha raggiunto la re-
sistenza della sezione calibrata di fondo gola, il
codolo si spezza, restando dentro la bussola.
e) Dopo aver ritratto la bussola esterna, un appo-
tha
sito eiettore espelle il codolo dal mandrino, che a)
va recuperato e smaltito.
en
er
.P
.A
b) c) d) e)
ing
ler
mento”). cole viti (nel senso del diametro,
fino a M12, e della lunghezza).
tha
Controllo del serraggio
Metodo della coppia (controllo del 2°step: 5% per EXC2; 10% per EXC3 e 4)
er
Il controllo è da eseguire fra le 12 e le In caso contrario, l’intero gruppo è
72 h dalla chiusura, con chiave tarata, considerato sotto-serrato e si riapplica
precisa al ± 4%. il 100% della coppia di montaggio ri-
.P
Metodo combinato (EXC2: 5% del 2°step; EXC3 e 4: 5% del 1°step + 10% del 2°)
.A
Bulloni
sistema HRC Per questi assiemi il controllo può
essere unicamente visivo, per veri-
ficare il corretto distacco del codolo su
ogni bullone del giunto.
ler
Riprendendo il riquadro di pag. 69, la sono a loro volta influenzati da
coppia da applicare - ottenuta con un tanti altri elementi quali rugosità,
modello semplificato di giunto - è tolleranze di accoppiamento, trat-
espressa in funzione di molteplici e tamenti termici e superficiali, in-
tha
non del tutto controllabili variabili che grassaggio, oltre che dalla velocità
comportano imprecisione e incertez- del serraggio e dai rilassamenti
ze del serraggio e, più significativa- l’ appoggio del dado non si pre-
mente, del precarico realmente rag- senta a contatto uniforme
giunto. le grandezze geometriche valgono
L’attrito sul filetto e quello sull’ap- en con una certa tolleranza
poggio del dado rappresentano la
maggior fonte di errore nei calcoli.
er
In ambito normativo il problema si è affrontato, come visto,
“spostando” sul produttore il compito di definire il fattore globale k,
prima fatto calcolare “a tavolino” all’utilizzatore o dedotto
.P
ler
todo di serraggio poichè la rotazione za relativa vite-flangia (da conoscere
del dado è proprio diretta conseguen- per poter applicare questo metodo).
tha
Nella fase iniziale (→ preserraggio) precarico, per cui un eventuale errore
della chiusura dei bulloni (fase 0-1 di chiusura non indurrebbe sovrac-
della curva Fp,C - ) il legame preca- carichi eccessivi del bullone, sì sner-
rico-rotazione è chiaramente non vato e incrudito, ma una sola volta
lineare, essendo prevalenti i feno- quindi senza danneggiamento.
meni di assestamento dei vari com- en
ponenti del giunto, piastre in primis.
L’applicazione della coppia di pre-
serraggio pari al 75% di Mr,
garantisce la chiusura “a pacco” delle
piastre, con precarico Fp,C,i posto
er
oltre il punto 1, quindi interno al
campo elastico lineare 1-2
La successiva rotazione dell’angolo
.P
ler
anche in Italia, nella sostanza turale. .
tha
Da un campione di specifiche di serraggio elaborate all’interno di alcune
ditte, è possibile risalire ai valori dei coefficienti k utilizzati per calcolare
la coppia di serraggio, quali ad esempio:
en
per montaggio a secco o con leggera lubrificazione
k ~ 0,20
per viti lubrificate o ingrassate
er
k ~ 0,15
Per vite M24 cl.10.9 può essere fissata una coppia media di 850 Nm.
.P
Con l’entrata in vigore del Testo unico, che si è visto rimandare alla
normativa europea della bulloneria, è diventato obbligatorio
produrre /fornire (→ fornitore)
e montare (→ utilizzatore)
ler
solo bulloneria strutturale a norma.
tha
sono marcate e designate 8.8 o 10.9.
La norma sui materiali è però stata modificata,
per cui la stessa classe fa riferimento a materiali, come visto,
che non hanno in generale
le medesime caratteristiche meccaniche e metallurgiche,
en
in particolare in termini di resilienza.
er
Accanto quindi a problemi di re ancor oggi bulloneria supera-
responsabilità, anche eventual- ta (in genere fondi invenduti di
mente di tipo penale, che pos- magazzino), comunque marcata
.P