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Gli uomini del paesino s’erano radunati davanti al portone chiuso della
chiesa. Chi portava un bastone, chi un falcetto, chi un forcone. Ognuno
aveva la sua da dire, tutti urlavano e si attizzavano a vicenda.
«Io dico: annamo da quella stregaccia maledetta che vive nello bosco! Ce
deve dicere indove è annato l’eroe! E se non parla quant’è vero Iddio la
scannamo, a lei e a quello cacasotto de lo marito suo!»
Era di un ometto magro e curvo, nascosto dalle schiene delle ultime file.
Il brusio s’interruppe.
Tra gli uomini s’era aperto un varco. S’erano tutti voltati a guardarlo.
«Chi è stato a dicere sempre, in tanti anni, che la bestia non era
assassina? Chi vive nello disprezzo delle leggi de lo Signore?»
«Come può non sapere, quella strega? Quali segreti nasconde? Io dico:
che parli!»
L’ospite
La carrozza attraversava il vialetto che portava alla residenza del
Governatore. Il sole di mezzogiorno infuocava ogni cosa.
Il Vicario Pontificio era un uomo alto, magro, con un naso aguzzo, occhi a
fessura e labbra sottili.
Scese dalla carrozza facendo commenti sugli uccelli di cui sentiva il canto
tutto intorno. Non si aspettava alcuna risposta dai soldati e, anche se ci
fosse stata, non l’avrebbe ascoltata.
«Ora voglio riposare nelle mie stanze», disse. «Appena possibile, avrei
piacere di ricevere uno di quelli omaggi che sapete».