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L’Orco sbuffava dal naso, grugniva forte e Giovanni era dietro di lui.
Per la prima volta, Giovanni vide un’espressione feroce sul suo volto. Con
due lunghi passi gli fu addosso e lo afferrò per il collo, sollevandolo da terra
come fosse stato un bambino.
L’Orco lo vide.
«È lo vero! Camminai per uno intero giorno nello bosco, col cadavere de
uno bambino tra le braccia, arrivai a quella casa, quella che brucia. La
Vecchia mi fece riposare e mangiare e mi diede questo amuleto. Mi disse
che mi avrebbe salvato»
Dopo una breve pausa parlò ancora: «Però qualcuno oggi muore. La
Vecchia era buona con me. Li òmini dello villaggio la odiavano perché era
buona con me. Oggi li òmini dello villaggio hanno ragione ad avere paura di
me».
Una trappola
Il cielo diventava scuro.
Il Brutto osservava l’alone rosso che si alzava dal bosco, lontano. Cresceva
lentamente un immenso rogo.
Aspettava sempre in quel punto che i bambini tornassero dalla casa del
Governatore.
Li mandava tutti dal Vicario Pontificio con una lettera, dove stava scritto
solo: «Questo è l’omaggio del popolo alla Vostra Signoria».
A volte, lasciava i cadaveri spogliati, perché fosse più facile dare la colpa al
bosco e alle sue creature.
Gli abitanti del Villaggio dovevano credere che l’assassino fosse l’Orco.
Ora era il momento di andare oltre.
Lui sarebbe stato l’eroe che avrebbe guidato il popolo alla vittoria contro la
belva assassina.
Tutto storto
Quando gli uomini del villaggio sbucarono da dietro le rocce con le armi, il
Brutto era già nelle mani del mostro.
Il Brutto stava per gridare all’Orco di stare fermo, che gli abitanti del
villaggio volevano giustizia per le sue…
L’Orco gli aveva preso lo sterno fra le braccia e gli aveva fracassato le
costole con un stretta furiosa.
Giovanni vide che alcuni uomini erano subito saltati alle spalle della bestia,
chi con un falcetto, chi brandendo una zappa come una mazza da guerra.
Vide la mascella di un uomo saltare via e la testa di un altro schiacciata a
terra come fosse stata una prugna.
Uno non ce la fece, l’Orco lo raggiunse con una zampata, gli affondò gli
artigli nella schiena e quello crollò a faccia in giù nell’erba.
Poi vide la bestia correre dietro gli altri assalitori. E vide che aveva un
falcetto infilzato profondamente dentro la schiena.
Belve
Giovanni si chinò sul Brutto. Respirava ancora e lo guardava.
«Siete stati voi a mettere la casa della Vecchia allo foco?», chiese
Giovanni.
Giovanni fu confuso.
Giovanni lo guardò:
«Dove vanno i bambini?», gli gridò.
«E dov’è la belva?»
«Questo qui è ancora vivo. È stato lui ad appiccare lo foco alla casa della
Vecchia».